mercoledì 10 aprile 2013

ECONOMIA E CRISI OCCUPAZIONALE IN FRIULI - 10 DOMANDE AI CANDIDATI PRESIDENZA E CONSIGLIO REGIONALE - ELEZIONI FVG - APRILE 2013





ECONOMIA E CRISI OCCUPAZIONALE
IN FRIULI

10 DOMANDE

AI CANDIDATI
PRESIDENZA DELLA REGIONE

E AI CANDIDATI
CONSIGLIO REGIONALE

 DEL FVG


Ai Candidati alla presidenza della Regione,
ai Candidati al Consiglio regionale del FVG

Quest'anno ricorre il cinquantesimo anniversario della nascita di questa nostra Regione ed è convinzione comune che lo sviluppo economico e sociale delle nostre terre sia stato anche il risultato dell'autonomia faticosamente conquistata. Oggi però assistiamo ad una generale crisi economica e sociale del Paese con gravi ripercussioni sulla Regione e sul Friuli in particolare.

Prendendo in esame alcuni indicatori non si può non vedere la gravità di quanto emerge:

1)            La situazione occupazionale è gravissima tanto da portare i nostri giovani, anche per le prospettive percepite, a riprendere la via dell'emigrazione. Secondo la ricerca del Centro AltreItalie sulle Migrazioni Italiane/Globus et Locus, in partnership con la trasmissione di Radio 24 “Giovani Talentiil vero volto della nuova emigrazione è quello di giovani, istruiti, invisibili - per metà - all’Anagrafe Italiani all’Estero (Aire), in fuga da un Paese giudicato “allo sfascio” e senza prospettive.
I dati relativi alla nostra regione ci dicono che gli iscritti all'A.I.R.E. vanno complessivamente dal 13% della popolazione nel pordenonese all'11% della provincia di Udine al 5-7% delle provincie di Gorizia e Trieste.
Ovvero l'emigrazione è doppia in Friuli rispetto a Trieste (e rispetto alle altre aree del Nord Italia) e i dati hanno subito un costante incremento nell'ultimo triennio, al ritmo di oltre 2.500 nuovi emigrati "ufficiali" iscritti all'A.I.R.E. per anno. Considerato che dalle interviste effettuate risulta che solo una metà degli emigranti si registra regolarmente si può stimare che negli ultimi tre anni oltre 15.000 giovani abbiano lasciato il territorio regionale. Un numero enorme tenuto conto che sono altamente scolarizzati, con una percentuale di laureati doppia rispetto alle statistiche ufficiali Istat (il 56%  con laurea triennale o magistrale).
Un numero enorme tenuto conto che si somma alla denatalità più volte denunciata e del fatto che solo parzialmente l'immigrazione ha compensato il flusso in uscita ed anzi si calcola che il 30% degli immigrati di questi ultimi anni sia rientrato ai Paesi di origine o si sia trasferito altrove impoverendo ulteriormente il nostro territorio di forza lavoro, delle competenze acquisite, di energie nuove, di investimenti immobiliari e di consumi.

2)            Il tessuto produttivo regionale ha visto un numero di fallimenti enorme, pari al 4,4% delle aziende esistenti nel solo 2012, con Pordenone ai vertici nazionali col 5,9% . In termini assoluti, dal 2009, sono fallite 459 aziende in provincia di Udine, 345 a Pordenone, 125 a Gorizia e 25 a Trieste. Probabilmente la percezione delle forze politiche su tali numeri è viziata dalla diversa attenzione che giornali, televisione e radio danno a quanto avviene nell'area triestina rispetto al Friuli, ma i dati sono impressionanti: 929 fallimenti in Friuli, 25 a Trieste che in qualche modo resiste poiché monopolizza sempre più le attività dei servizi della sfera pubblica garantita! La diversa struttura produttiva della città e del suo porto segna problematiche importanti ma non paragonabili ai tragici numeri del Friuli. Gravissima è la situazione di tutto il settore manifatturiero ed in particolare in quello del legno; tutti i settori soffrono l'incapacità di affrontare il crollo nazionale dei consumi, la difficoltà di affrontare i nuovi mercati e di disporre di nuove tecnologie nella generale crisi del credito. Tra le 21 provincie del NorEst  ve ne sono 18 con un sia pur piccolo incremento di produzione manifatturiera nell'ultimo anno mentre Udine è la peggiore con -18%!

3)            L'impoverimento del tessuto sociale regionale è ben documentato anche dai dati relativi ai richiedenti assistenza presso le strutture caritative presenti in regione. Anche qui i dati testimoniano una grave situazione nelle diverse aree della regione. Ad esempio, relativamente all'attività del Banco alimentare col programma "Siticibo"  in provincia di Trieste vi sono 4 enti che ricorrono alla raccolta del cibo in scadenza presso i supermercati per rifornire le proprie mense, 2 in provincia di Gorizia, 18 a Udine e 14 a Pordenone. Complessivamente nel 2012 i vari enti assistenziali legati ai programmi del Banco Alimentare hanno distribuito in regione 2050 tonnellate di generi alimentari (70 TIR, per rendere l'idea!).

4)            La logica con cui ha operato la Regione nell'ultimo quinquennio è sembrata essere quella di dirottare risorse e progetti a singole aree regionali, prevalentemente sull'area triestina, piuttosto che puntare su progetti di sviluppo dell'intera regione. La scelta di mega-investimenti relativi alla ricerca o alla realizzazione della terza corsia ha impegnato ed impegnerà ingentissime risorse senza che ad oggi si siano realizzati o si possano prevedere incrementi di occupazione e di crescita del Pil. Il crollo dell'export (-18,4% in provincia di Udine negli ultimi 5 anni, - 8,7 nel 2012) testimonia lo scarsissimo impatto su occupazione e produzione degli investimenti della Regione nel settore della ricerca e nel sostegno all'imprenditoria regionale.

Considerata la situazione il Comitato per l'autonomia e il rilancio del Friuli chiede ai candidati alla presidenza della Regione ed ai candidati al Consiglio regionale:

1)            Come intendete rilanciare l'occupazione in Regione ed in Friuli in particolare, tenuto conto delle diverse strutture produttive e del diverso impatto della crisi per le varie aree regionali?
2)            Cosa sarà fatto per fermare lo spopolamento della montagna friulana?
3)            Come sarà tutelato il patrimonio ambientale, turistico e paesaggistico friulano?
4)            Sarà rispettato il referendum sull'acqua?
5)            Quali finanziamenti saranno implementati per l'Università di Udine per rilanciarne il ruolo, l'attività di ricerca e l'azione propulsiva sull'economia del territorio e per eliminare lo squilibrio dovuto allo storico sottofinanziamento rispetto all'Università di Trieste?
6)            Come si pensa di affrontare la crisi del credito alle imprese? Continuando a puntare su pochi progetti imprenditoriali innovativi che finora hanno dato scarsa occupazione o cercando di sostenere l'artigianato e la piccola e media imprenditoria nel suo complesso? Cosa dovrebbe fare la Regione per rilanciare il settore produttivo in particolare nelle provincie di Udine e Pordenone?
7)            Con quali criteri dovranno essere distribuite le risorse complessivamente disponibili per il territorio regionale? Su base storica col persistere dello squilibrio di risorse assegnate all'area udinese rispetto a quella triestina, come ben documentato nel recente libro "Mandi Trieste" di Roberto Meroi, Editoriale Programma, 2013, pp. 206? O sulla base del reddito prodotto? O in relazione alla superficie dei territori?
8)            Molti degli investimenti della Regione appaiono oggi sproporzionati per il bilancio regionale e per l'effettiva utilità fin qui realizzata per il territorio.  Si pensa di proseguire su questa linea o non va tutto rivisto secondo un criterio più prudente, vista la consistente decurtazione delle risorse finanziarie per i prossimi anni?
9)            Dove saranno fatti i tagli per garantire comunque gli attuali livelli di assistenza sanitaria, di politiche scolastiche, trasporto pubblico e sostegno all'economia?
10)       La lingua friulana rappresenta, assieme a sloveno e tedesco, il motivo fondante dell'autonomia regionale, oltre che costituire il diritto di un popolo alla propria lingua madre. Come intendete tutelarla?

Comitato per l'autonomia
 e il rilancio del Friuli
aprile 2013

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