giovedì 29 ottobre 2015

Lenghe Furlane, RAFFAELE SERAFINI, L'OSTÎR DI “CONTE CURTE”, al à vinçut l'edizion nr. 36 del Premi S. Simon 2015!


LENGHE FURLANE
il 28 di Otubar

RAFFAELE SERAFINI



al à vinçût

l'edizion nr. 36 del

Premi S. Simon 2015 !


Lei ca il Post che j dediche

il BLOG
 "Lidrîs e Butui"


COMPLIMENTS A L'OSTÎR

RAFFAELE SERAFINI!


LA REDAZION DAL BLOG



martedì 27 ottobre 2015

IL CENTRALISMO BONAPARTISTA ALL'ATTACCO DELLE REGIONI!


IL CENTRALISMO

BONAPARTISTA

ALL'ATTACCO DELLE REGIONI!
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Così sul suo Blog scriveva nel 2012

il sempre compianto amico sardo

Gianfranco Pintore


  
L’articolo 114 della Costituzione italiana afferma che “La Repubblica è costituita dai Comuni, dalle Province, dalle Città metropolitane, dalle Regioni e dallo Stato. Prima del 2001, quando con i suoi soli voti (4 in più) il centrosinistra approvò la riforma di questo e degli altri articoli del Titolo V, la Costituzione del 1948 affermava che La Repubblica si riparte in Regioni, Province e Comuni. La trasformazione non è da poco, visto che vi si riconosce, 53 anni dopo la approvazione della Carta italiana, “una posizione paritaria a tutti gli enti costitutivi della Repubblica” fino ad allora un quasi sinonimo di Stato.
  
È una affermazione che irrita, e non poco, gli adoratori del centralismo bonapartista, fra i quali il costituzionalista Michele Ainis che oggi sul Corriere della sera si scandalizza perché così “lo Stato ha la stessa dignità del Comune di Roccadisotto” (fra l’altro inesistente) e parla di “sprezzo del ridicolo”. 
  
È bene, credo, tener presente tutto questo (compreso il neo bonapartismo) oggi che gli scandalosi comportamenti di Grandi e Piccoli Inquilini di alcune amministrazioni regionali (Lazio, Molise, Lombardia, Sicilia, in primo luogo) stanno solleticando i pruriti giacobini e riaccentratori di alcuni maîtres à penser, dispensatori di odio anti autonomista dai media italiani. La loro proposta è semplice: abolire le Regioni additate al pubblico ludibrio non solo, giustamente, per gli sprechi e il malaffare, ma anche per i loro costi. Per ora si limitano a quelle ordinarie, ma già adocchiano le speciali, definite sempre da Ainis anacronistiche.
Sia chiaro, il marciume che giorno per giorno si scopre oggi nel Lazio, ieri in altre regioni e domani forse in altre ancora, è intollerabile e non può certo essere certo estirpato solo con inchieste giudiziarie e neppure solo con dimissioni di presunti rei. Ci vuole – so che è una litania malinconica, ma va recitata – una rivoluzione culturale profonda.
  
Ma le regioni non sono un bubbone da estirpare. Tanto meno lo sono quelle a Statuto speciale che non sono un grazioso dono del centralismo.
  
Il sistema politico italiano ha tante pustole purulente da alimentare un moto di schifo generalizzato. Con due effetti, oltre ad un distacco dalla politica: il primo è quello della comoda scappatoia del “son tutti ladri”, il secondo è quello alquanto patetico del “Chi, io? Gli altri semmai”, accompagnato da un ruffiano battimani agli inquisitori. Sempre pronti, va da sé, a gridare alla persecuzione, quando l’applauso non salva da una indagine sgradita.
  
Ma è il sistema politico dell’intera Repubblica a essere nelle peste, non solo quello regionale, comunale o provinciale. La corruzione nella sanità non è stata inventata dalle regioni, il giorno che ad essa è stata trasferita la relativa competenza. È una malattia di lunga data: chi ricorda lo scandalo degli anni Ottanta con protagonisti un ex ministro della sanità e un direttore del Servizio farmaceutico?
  
La cosiddetta tangentopoli si occupò non tanto di assessori regionali o comunali, ma di fauna politica ai vertici dello Stato italiano. La magistratura – si disse – supplì alla incapacità della politica di riformarsi. Ma nessuno, di fronte a quello sconvolgimento epocale (altro che gli scandali “regionali” odierni!), propose di sciogliere lo Stato. La lobbie giacobina (ben radicata nei grandi quotidiani di diverso orientamento) si dà da fare, invece, per sciogliere le regioni come misura atta a moralizzare e ad abbattere la spesa pubblica.
Se questa medicina davvero fosse buona per le regioni, perché non cominciare ad applicarla dallo Stato, questo Leviatano che è il luogo geometrico della corruzione, dello sperpero e della inefficienza?   
Una Repubblica fatta di comuni e di regioni non avrebbe forse più possibilità di essere rispettabile e più utile ai propri cittadini?
    
Forse, neppure i capi della rivolta contro le regioni riuscirebbero ad ammetterlo: la loro non è una opera di contenimento della spesa e di moralizzazione della vita pubblica, o almeno non è quello l’aspetto principale. Quel che essi odorano nell’aria, credo sia un presentimento di crollo dello Stato nazionale, troppo grande e insieme troppo diversificato per reggere.
Invece di prendere atto che l’unitarismo “nazionale” è una finzione, suggeriscono alla politica (troppo presa dalle proprie bipartisan magagne) di cancellare le diversità e di accentrare.
Una tentazione che Mariano Rajoy, in Spagna, ha nei confronti della Catalogna, nazionalità della quale vorrebbe cancellare l’identità con i suoi costi. La prima risposta è stata una manifestazione indipendentista di quasi due milioni di persone. La seconda, secondo quanto si dice, potrebbe essere presto una campagna elettorale con al centro il tema dell’indipendenza. Certo, non esistono nelle regioni ordinarie (e a ben vedere neppure nelle speciali) realtà omologhe alla Catalogna. L’esperimento della Padania, se non fallito per la cupio dissolvi che ha messo in crisi la Lega Nord certo sembra molto ridimensionato. L’autonomismo meridionalista sconta la propria incapacità a farsi classe dirigente autonoma e la propensione a scimmiottare la politica cosiddetta nazionale. Ma non darei per scontato che ci sia un destino già scritto, se i tentativi di cancellazione delle regioni passassero dalla agitazione mediatica dei neo bonapartisti alla azione politica.

 Conto diverso è quello che ci riguarda non solo come regioni speciali, ma soprattutto come Sardegna. Tanto trambusto accentratore spero convinca anche i più tiepidi fra gli autonomisti del fatto che non c’è alcuna speranza nella dipendenza da questo Stato. Bisognerà riparlarne.

  
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COSI' OGGI SUL QUOTIDIANO “L'UNITA'”

GLI “ACCENTRATORI BONAPARTISTI

DEL PARTITO DEMOCRATICO:



PROSSIMA TAPPA

DIMINUIRE LE REGIONI





sabato 24 ottobre 2015

LINGUA FRIULANA IN RAI - IL BLUFF DELL'ORDINE DEL GIORNO ALLA CAMERA!




LINGUA FRIULANA IN RAI

IL BLUFF

DELL'ORDINE DEL GIORNO

ALLA CAMERA!
 


E la stampa locale continua

a fare disinformazione!

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da Facebook
 
Diego Navarria

(Presidente della Assemblea
Comunità linguistica friulana)

 
 


       
"Se uno si affidasse solo ai titoli del Messaggero Veneto di oggi (che allego) potrebbe pensare che ci sia stata una grande apertura alle trasmissioni in friulano in Rai da parte di Roma. Purtroppo non è così.
 
La riforma Rai è passata alla Camera ma senza le trasmissioni in lingua friulana. Questa è la verità.
 
Contrariamente agli impegni che i deputati friulani si erano pubblicamente assunti dopo la mia denuncia sul silenzio dei nostri senatori, la legge nemmeno menziona la lingua friulana. 
I deputati avrebbero dovuto rimediare al testo approvato dal Senato che prevedeva trasmissioni solo in lingua francese in Valle d'Aosta, tedesca e ladina in Trentino-Alto Adige e slovena in Friuli-Venezia Giulia ma così non è stato.
 
Si tratta di una grave ingiustizia da parte del parlamento e della maggioranza che la settimana scorsa non ha recepito in commissione l'emendamento correttivo presentato dall'on. Malisani e poi non ha approvato quello presentato dall'on. Gigli in aula.
 
Non ci si può accontentare di aver fatto approvare un ordine del giorno che impegna il governo a provvedere in futuro.
 
La lingua friulana doveva essere in legge avendo la stessa dignità delle altre lingue minoritarie già presenti in RAI, dignità riconosciuta dalla Costituzione, dalle leggi dello Stato e dell'Europa. 

Perché non è stato fatto? 
 
Perchè chi ci rappresenta non pretende il rispetto dei diritti della minoranza più grande presente? 

E l'amministrazione regionale come si è mossa?
 
Vi è poi nell'articolo di Davide Vicedomini una brutta affermazione che forse è la madre del mancato inserimento del friulano in RAI da parte della Camera: si parla di differenza nel nostro ordinamento tra minoranze cosiddette "nazionali" e minoranze storiche.
  
Utilizzare questi termini vuol dire non aver chiaro quanto dispongono le norme, dove questa differenza non esiste, e creare discriminazione tra persone che hanno gli stessi diritti riconosciuti dalla Costituzione.        
 
Ora non rimane altro che ricorrere alla Corte Costituzionale.

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Dal Blog

EURO FURLAN

 

(...) Magari cussì no, scrivi e proponi un emendament nol è avonde, cuant che si acete di ritirâlu in comission e si contentisi di un ordin dal dì che al impegne – Cuant? Cemût? – il guvier a visâsi de cuistion. 
Ir e je lade cussì: l’emendament nol jere plui e al è dome un gjeneric impegn dal esecutîf.
 
Ce che al fâs ridi o che al fâs vaî, sielzêt voaltris – al è il resocont de zornade fat de plui part dai media, là che al somee che chê di îr e sedi stade une concuiste e une vitorie.

 Un biel esempli di disinformazion!!! (...)

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No podìn che jessi dacuardi
 cun Diego Navarria e  Euro Furlan!

Un ordin dal dì che al
impegne (sic!)
il Guvier dome a "visâsi" de cuestion
al è mancul di nuie!

 
LA REDAZION DAL BLOG
 
 

venerdì 23 ottobre 2015

UNIVERSITA' DEL FRIULI SOTTOFINANZIATA - LO RICORDERA' AL MINISTRO IL MAGNIFICO RETTORE PROF. DE TONI?



UNIVERSITA' DEL FRIULI

SOTTOFINANZIATA

IL MAGNIFICO RETTORE

PROFESSORE

ALBERTO FELICE DE TONI

LO RICORDERA' OGGI AL MINISTRO?

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Comitato per l'Autonomia e il Rilancio del Friuli

Udine



Comunicato stampa




Apprendiamo la notizia che il PD organizza per il 23 e 24 ottobre la "festa tematica dell’Unità sull’università" a palazzo Garzolini di Toppo Wassermann, sede della “Scuola superiore dell’Università di Udine”.

Come Comitato firmatario del Patto per l'Università di Udine, pensiamo che sia un buona occasione offerta al Magnifico Rettore prof. De Toni per battere i pugni sul tavolo e ricordare le inadempienze del Governo nazionale e di quello regionale nei confronti dell'università friulana.

Ricordiamo che l'Ateneo è pesantemente sottofinanziato rispetto al numero di studenti, ai corsi, alle performance didattiche e di ricerca e che una legge regionale che prevede l'equiparazione tra Udine e Trieste, in base a parametri oggettivi, giace inoperante da anni in attesa di un introvabile regolamento attuativo!

Ricordiamo anche che, grazie al criterio del costo storico, ancor oggi base primaria del finanziamento statale alle Università italiane, altri atenei italiani tra cui Trieste risultano invece sovra-finanziati.

Perché non rammentarlo in questa occasione? Perchè non pretendere giustizia e i giusti finanziamenti per l’Università friulana e tutte le altre Università sotto-finanziate?

E ci piace immaginare cosa avrebbe detto in merito Ottavio Valerio, anima del Toppo Wassweman, ed il cui spirito aleggia in quei corridoi per tutti coloro che ebbero la fortuna di ascoltarlo.


per il Comitato per l'Autonomia e il Rilancio del Friuli

il presidente

dott. Paolo Fontanelli

Udine, 23 ottobre '15


lunedì 19 ottobre 2015

FUSIONE COMUNI - L'IDENTITA' NON E' IN VENDITA - SCONFITTO L'ASSESSORE PANONTIN A CASA SUA!


REGIONE - FUSIONE COMUNI

L'IDENTITA'

NON E' IN VENDITA!

Sconfitto l'assessore regionale
Paolo Panontin

a casa sua!

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Dal sito internet del settimanale Il FRIULI




Azzano-Pravisdomini,

la gente manda a monte

la fusione

di

Daniele Micheluz



Nel referendum di domenica prevalgono in maniera netta i contrari. Putto: "Abbiamo perso, restiamo divisi". Il fronte del no: "Ha vinto la democrazia".

Non ci sarà alcuna fusione tra Azzano Decimo e Pravisdomini. La gente dei due comuni ha espresso nettamente il proprio rifiuto al progetto, nel referendum che si è tenuto domenica. La percentuale contro la fusione non lascia spazio a dubbi: l'80,77% ha detto un 'no' categorico, contro il 19,23% che ha votato sì.

Poca differenza tra le opinioni dei due territori. Ad Azzano Decimo, Comune dal quale è partita l'idea e che si sono spesi molto per la campagna referendaria con in primis il sindaco Marco Putto e l'assessore regionale Paolo Panontin (azzanese doc), il no ha toccato l’80,33% mentre a Pravisdomini l’82,62%. Alle urne si sono recati meno della metà degli aventi diritto (43,67%), ma in questo caso non c'era alcun quorum da raggiungere (….).

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COMMENTO


L'opinione pubblica friulana è contraria alle fusioni dei Comuni calate dall'alto a "suon di  contributi a fondo perduto", e sarebbe ora di smetterla di parlare di "VITTORIA DEL CAMPANILE" ogni qualvolta le Comunità a maggioranza votano "NO".

Non siamo più, almeno si spera!, durante il regime fascista in cui ci fu una fase di aggregazioni e soppressioni autoritative dei Comuni.


L'IDENTITA' E' UN VALORE FONDAMENTALE

DI COESIONE SOCIALE e

NON E' IN VENDITA!


 Concetto sempre di difficile comprensione per chi è uno "sradicato", innamorato della "globalizzazione", e con la mentalità del contabile”.

L'IDENTITA' è il principale elemento della "coesione sociale": fattore quest'ultimo fondamentale nella vita di ogni comunità, grande, piccola o piccolissima che sia.

E' soprattutto grazie alla grande "coesione sociale", figlia della identità friulana, se il Friuli terremotato ha saputo superare la grande tragedia del terremoto del 1976.



LA REDAZIONE DEL BLOG



sabato 17 ottobre 2015

RIFORMA ENTI LOCALI - STRADE PROVINCIALI COL PASSAGGIO ALLA REGIONE COSTI AL +159%




REGIONE FRIULI


RIFORMA ENTI LOCALI



Quello che

l'assessore Panontin

non ci racconta!
 
 

STRADE PROVINCIALI

COL PASSAGGIO ALLA REGIONE

COSTI AL +159%


              
Lo denuncia una ricerca della Cgia di Mestre.

E nelle zone periferiche manutenzioni a rischio.

   
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Dal sito internet del settimanale

LA VITA CATTOLICA

(Udine)



29.07.2015 - Più costi e meno servizi nelle aree più marginali, come la montagna. Questo protrebbe accadere tra un anno sulle strade friulane.
Le Province del Friuli-Venezia Giulia gestiscono attualmente oltre 2 mila chilometri di strade utilizzando circa 200 dipendenti, con un costo medio del personale che si attesta al di sotto dei 4 mila euro per chilometro.
A partire dal 1° luglio 2016, come previsto dalla legge regionale n.26/2014, la proprietà delle strade provinciali verrà trasferita alla Regione, ai Comuni e alle Uti (Unioni territoriali intercomunali). Entro il 1° marzo 2016 la Regione dovrà individuare quelle di interesse regionale, che verranno affidate a FVG Strade, e quelle di interesse locale.
Come scrive il compianto Giuseppe Bortolussi, direttore Cgia di Mestre recentemente scomparso, nell’indagine da lui curata «Le Province: operazione verità, l’attuale costo al chilometro» per FVG Strade è di 10 mila euro; pertanto, quelle strade provinciali che verranno gestite dalla società di proprietà della Regione potrebbero subire un’espansione della spesa di circa il 159%.
Gli standard di FVG Strade prevedono, infatti, una presenza di personale, rapportato al chilometro, ben superiore a quella delle attuali province: il rapporto chilometro/operaio è di 1 operaio ogni 22 chilometri per le Province rispetto ad 1 operaio ogni 13 chilometri in FVG Strade, il 40 per cento in più.
Ma non è solo questa proiezione a preoccupare il Presidente dell'Unione Province italiane del Friuli-Venezia Giulia, Pietro Fontanini, relativamente al frazionamento della viabilità provinciale, seppure il dato finanziario potrebbe risultare pesantissimo per le casse pubbliche.
La preoccupazione vale anche per la parte di rete stradale che verrà ceduta ai Comuni e alle loro Unioni.
Con la moltiplicazione dei centri di spesa (si passerà da 4 a 18 Uti) e lo smembramento delle attuali strutture amministrative verranno a cadere tante economie di scala ma, soprattutto, si profilano serie difficoltà per le Uti situate nei territori più periferici che dovranno sostenere un peso gestionale rilevantissimo per le modeste risorse di cui potranno disporre.
In sostanza, proprio le Unioni di montagna, quelle meno dotate finanziariamente di risorse proprie, saranno chiamate a sostenere i costi maggiori per assicurare la fruizione di assi viari che, per la condizioni geografiche e meteorologiche, necessitano di una manutenzione costante e molto onerosa.

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giovedì 15 ottobre 2015

NUTELLA - HA RAGIONE DIEGO NAVARRIA!


NUTELLA

HA RAGIONE

 DIEGO NAVARRIA

Presidente della Assemblea
Comunità linguistica friulana


DA IL SITO ON-LINE DEL MESSAGGERO VENETO


http://messaggeroveneto.gelocal.it/udine/cronaca/2015/10/15/news/nutella-indigesta-a-molti-friulanisti-ma-piace-a-fontanini-1.12265274?ref=hfmvudea-1



(…) «Non ci siamo – ha tuonato Navarria –. La migliore intenzione, anche quella lodevole di utilizzare le varie parlate per vendere Nutella, può ottenere irritazione in chi non si sente rispettato per quello che è. Scrivere “Il tuo dialetto” sopra l’elenco delle frasi in lingua friulana è offensivo. Vorrei proprio vedere come un qualsiasi italiano reagirebbe di fronte a chi qualificasse alcune frasi in lingua italiana come frasi dialettali».

Un problema di definizione del friulano – riconosciuta come lingua minoritaria dallo Stato italiano sin dal 1999 –, ma anche di contenuti della campagna di marketing della multinazionale e della diffusione delle etichette.

«Su 8 frasi in friulano – ha concluso Navarria – ben 3 sono scritte in modo errato. Trovo inaccettabile che in una campagna di vendita che sarà costata fior di quattrini alla multinazionale Ferrero non si sia chiesta la consulenza a una persona che conoscesse la nostra lingua.

E poi è inaccettabile che le etichette in lingua friulana siano destinate alle province di Udine e Pordenone, mentre in quella di Gorizia si troveranno quelle in dialetto veneto. Quindi chi abita a Cormons o a Mariano del Friuli o a Capriva del Friuli dovrà convincersi a gustare la famosa crema alla nocciola leggendo “Come xea” oppure “Ostregheta”».(...)”


COMMENTO


La campagna pubblicitaria della multinazionale Ferrero sarà costata fior di quattrini.

Ma chi l'ha progettata risulta “avere le idee ben confuse” sul tema delle minoranze linguistiche e i loro diritti linguistici posto che considera "dialetti della lingua italiana" anche le lingue delle minoranze linguistiche storiche che vivono in Italia.

Se le scritte prescelte fossero state in italiano, tedesco, francese o inglese, il team che ha progettato questa campagna di marketing non si sarebbe sicuramente permesso gli “strafalcioni” grammaticali contenuti nelle piccolissime frasi scelte in lingua friulana. Avrebbe fatto scrivere le frasi da persone competenti.

E che dire poi di una Provincia di Gorizia dove per il team che ha progettato l'operazione di marketing, non esiste la lingua friulana ( e neppure quella slovena a quanto pare!) ma solo una “ipotetica” parlata dialettale veneta? E informarsi? No, vero?

Allora li informiamo noi:

Comuni della provincia di Gorizia per la lingua friulana:

Capriva del Friuli,
Cormons,
Dolegna del Collio,
Farra d’Isonzo,
Gorizia,
Gradisca d’Isonzo,
Mariano del Friuli,
Medea,
Monfalcone,
Moraro,
Mossa,
Romans d’Isonzo,
Sagrado,
San Lorenzo Isontino,
Villesse.


Comuni della provincia di Gorizia per la lingua slovena:


Cormons,
Doberdò del Lago,
Gorizia,
Monfalcone,
Ronchi dei Legionari,
Sagrado,
San Floriano del Collio,
Savogna d’Isonzo.


Comuni della provincia di Gorizia per la lingua friulana e slovena:


Cormons,
Gorizia,
Monfalcone,
Sagrado.






Altro che scritte in dialetto veneto!!!




LA REDAZIONE DEL BLOG


mercoledì 14 ottobre 2015

ATAC AE ATONOMIE FURLANE - RADIO ONDE FURLANE: DIBATIT RADIOFONIC SU "AUTONOMISCJ E AUTONOMIIS 2.0"



Bandiere di vuere dal Patriarcjât dal Friûl
 

RADIO ONDE FURLANE

DIBATIT SU
 
"AUTONOMISCJ
E AUTONOMIIS 2.0"



TRASMISSION

"DRET E LEDRÔS"
par cure di Mauro Missana

la sabide
il 10 di Otubar 2015


SCOLTE IN STREAMING




Intervistis a:


GIORGIO CAVALLO 

MASSIMO MORETUZZO
"Pat pe autonomie"

SERGIO CECOTTI

MICHELE COREN
Slovenska Skupnost/Unione Slovena

PAOLO FONTANELLI
Comitât pe autonomie e il
rilanç del Friûl

FEDERICO SIMEONI
Moviment “Patrie Furlane”

MARZIO STRASSOLDO
Gjornâl on-line “Identitât e Inovazion”
 
ANDREA VALCIC
Diretôr mensîl “La Patrie dal Friûl”


ALESSANDRO CARROZZO

Confront tra Friûl e  Catalonie.

BUINE SCOLTE

domenica 11 ottobre 2015

"PATTO PER L'AUTONOMIA" - Movimento dei sindaci in Friuli



VONDE ATACS

AE AUTONOMIE

E AL FRIÛL!


DOSSIER

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Comitato per l'Autonomia e il Rilancio del Friuli

 
Comunicato stampa

Diceva Andreotti che un sigaro e un ordine del giorno non si nega a nessuno e tuttavia chissà quali meriti ha il senatore Ranucci per ottenere l'approvazione da parte del Senato dell'Ordine del giorno che impegna il Governo a presentare una ulteriore proposta di modifica della Costituzione per ridurre il numero delle Regioni!

La furia “riformista” di proposte di modifiche su modifiche alla Carta Costituzionale ci sta nauseando e ora arriviamo a una proposta di cui si deve far carico il Governo perchè evidentemente il senatore Ranucci, come parlamentare, non è capace di scrivere un emendamento compiuto, assumersene la responsabilità, e farlo votare!

Il Senatore quindi, prudentemente, si trincea dietro un ordine del giorno per ora di scarso effetto ma di cui potrà vantarsi per infiocchettare il suo curriculum politico e affida ad una futura sessione di revisione costituzionale l'obiettivo di ridurre il numero delle Regioni. Obiettivo che vede la scomparsa della nostra Regione come uno dei pochissimi risultati ottenibili – storicamente sacrificare il Friuli è una costante dello Stato italiano!

In verità viene il dubbio che al Governo interessi più l'impegno ad una ulteriore revisione della Carta, visto che la riforma in discussione presenta sicuramente delle incongruenze, piuttosto che il passaggio sul commassamento delle Regioni.

Per ora abbiamo sentito la reazione dei Senatori Sonego e Pegorer, gli altri parlamentari friulani tacciono? La presidente Serracchiani non viene sentita dal Governo prima di accettare simili ordini del giorno?  

Il presidente del Comitato

Paolo Fontanelli

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Movimento dei sindaci

in Friuli
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RADIO ONDE FURLANE

scolte in Streaming 

Intervistis a
cure di Mauro Missana
a
MASSIMO MORETUZZO
e
SERGIO CECOTTI



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Dal sito on-line

del settimanale dell'Arcidiocesi di Udine

LA VITA CATTOLICA

9.10.2015




«Rischio macroregione.
Subito il "Patto per l'autonomia"»

di Stefano Damiani
  

Con l'appoggio di Verdini e Renzi e il «cambiamento degli equilibri politici in Parlamento», «per la prima volta è possibile che la legge sulla riforma delle Regioni (quella che ne prevede la riduzione a 12, con la creazione di una macroregione in cui il Friuli finisce con il Veneto, ndr), abbia i numeri per essere approvata. Per questo anche noi non abbiamo più anni per organizzarci, ma settimane».
Così Sergio Cecotti, ex sindaco di Udine ed ex presidente della Regione, alla conferenza stampa che ha presentato il nuovo «Patto per l'autonomia», la coalizione nata all'interno del «Laboratorio di autonomia», per opera di un gruppo di sindaci della Provincia di Udine, ma anche di quelle di Pordenone e Gorizia, allo scopo di difendere la specialità della regione, messa a rischio dalle Riforme.
La coalizione è stata presentata questa mattina al Caffè Caucig di Udine da un ricco parterre di sindaci - Massimo Moretuzzo, sindaco di Mereto di Tomba, Gianpaolo Bidoli, di Tramonti di Sotto, Giovanni Battista Bossi, di Bicinicco, Marco Del Negro, di Basiliano, Markus Maurmair, di Valvasone - e consiglieri comunali - Gianluca Casali, di Martignacco, Miriam Causero, di Carlino, Fabrizio Mascarin, di Dolegna del Collio, Elisabetta Basso, Premariacco. Presenti anche il parlamentare del Pd, Paolo Coppola, i consiglieri regionali Enzo Martines (Pd) e Claudio Violino (Gruppo misto), oltre a numerosi altri amministratori, tra cui il vicesindaco di Udine, Carlo Giacomello.
«Siamo preoccupati – ha detto Moretuzzo –. Le dichiarazioni a favore della macroregione sono ormai bypartisan e non sono semplici boutade». E ad aggravare ancor più la situazione, ha proseguito il sindaco di Mereto di Tomba l'accoglimento, da parte del Governo, dell'ordine del giorno del senatore Ranucci che prevede la riduzione a 12 delle regioni. Ipotesi che metterebbe fine all'autonomia e con la conseguenza di indebolire da un lato la democrazia locale - aumentando lo iato tra istituzioni e cittadini - e di conseguenza "la coesione sociale che è stata il punto di forza dello sviluppo del Friuli-Venezia Giulia".
Di qui la proposta del Patto per l'autonomia, ovvero, ha spiegato Morettuzzo, "una rete di amministratori, esponenti del mondo economico e culturale, oltre gli schieramenti di sinistra e di destra" con lo scopo di difendere specialità ed autonomia.
«L'ordine del giorno sulla riduzione del numero delle regioni – ha poi aggiunto Moretuzzo – grida vendetta. Auspico che tutti i deputati facciano tutti gli atti necessari affinché esso non diventi legge».
Dichiarazione che ha chiamato in causa l'unico parlamentare friulano presente. «Per me l'autonomia non si tocca - ha rassicurato Paolo Coppola - e su questo, al di là di alcuni che portano avanti discorsi puramente elettoralistici, ho rilevato un accordo sul fatto che togliere l'autonomia al Friuli-V.G. per qualche voto non darebbe nessun beneficio. Non credo ci sia pericolo, ma l'odg approvato ieri è molto grave e inaccettabile".
Intanto, però, Cecotti suona la carica del Patto per l'autonomia, ipotizzando «una coalizione, progressista, ma aperta anche al centro destra, che si presenti alle elezioni politiche».

Stefano Damiani
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Ten di voli: Facebook

LABORATORI DI AUTONOMIE



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Lei ancje:  IL POST DEL BLOG
DI "EURO FURLAN"



"Îr a misdì a Udin al è stât presentât il Patto per l’Autonomia, une iniziative cjapade sù di un trop di sindics e di aministratôrs locâi cun chê di difindi e promovi la specialitât de Regjon e di slargjâ i spazis de democrazie partecipade.
La iniziative e somee jessi chê juste tal moment just (o almancul: prime che al sedi masse tart).

 E rive juste tal moment che la fantasime dal Partito della nazione e mostre ad in plen la sô brute muse grise, nere e cun trê pineladis di ros, di blanc e di vert (o di Verdin?): centraliste, pseudoeficientiste, afariste e nazionaliste. (....)"
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