lunedì 29 febbraio 2016

REGIONE - PER L'ASSESSORE REGIONALE GIANNI TORRENTI, IL MONDO FINISCE A BARCOLA?

 
REGIONE
 
PER L'ASSESSORE REGIONALE

GIANNI TORRENTI

IL MONDO FINISCE A BARCOLA (Ts)?
 
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Dal quotidiano Il Messaggero Veneto (Ud):

Il sistema bibliotecario

con 18 comuni

è a rischio chiusura


La legge sui beni culturali lo vincola ai confini dell’Uti Friuli centrale. Sindaci e assessori sollecitano la Regione a modificare la norma

di Giacomina Pellizzari

28 febbraio 2016


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UNA DOMANDA

al "triestino" Gianni Torrenti,
 
assessore regionale alla Cultura.
 
 

Scusi assessore Torrenti,
 
ma Lei lo sa com'è organizzata la regione oltre Barcola (Ts)?
 
O forse, da buon "triestinissimo",  conosce, come sospettiamo, solo ed esclusivamente la realtà triestina e su questa realtà “MISURA” tutte le riforme "REGIONALI" che sta attuando?

Tutto quello che va bene per Trieste deve andare bene a tutta la regione? Guarda tu il caso.......l'UTI triestina corrisponde perfettamente alla Provincia di Trieste!!!

E le contestatissime UTI (Unioni Territoriali Intercomunali), sono forse una nuova "unità di misura" internazionale su cui calibrare tutte le future riforme regionali? Non vi è bastato il caos amministrativo che avete già creato con questa riforma degli enti locali (legge regionale 26/2014) mal nata e peggio ancora "imposta"?
 
La Redazione del Blog
 
 

sabato 27 febbraio 2016

DOMANDA: C'E' ANCORA UN FUTURO PER IL FRIULI?


DOMANDA:
 
C'E' ANCORA UN FUTURO 
PER IL FRIULI? 

RISPOSTA: 

 SI, C'E' ANCORA UN FUTURO
PER IL FRIULI!!! 


Se i cittadini  delle province di Pordenone, Udine e Gorizia "pretenderanno" di essere trattati dai  partiti politici italiani che governano a Trieste e a Roma, e dalle Istituzioni pubbliche regionali, in primis Giunta  e Consiglio regionale, come cittadini e non come sudditi e riprenderanno "nelle loro mani" il "loro" destino senza lasciarlo ancora nelle mani di chi si crede l'ILLUMINATO/A e considera l'autonomia e il decentramento decisionale una bestemmia.... 

La Redazione del Blog
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Da l'Editoriale a firma di Roberto Pensa pubblicato sul settimanale LA VITA CATTOLICA il 24 febbraio 2016, prima pagina e segue a pagina 3:

Editoriale

di Roberto Pensa

(direttore responsabile del settimanale
dell'Arcidiocesi di Udine
La Vita Cattolica - Ud)

 
6 maggio, Mattarella
non a Trieste, ma a Gemona


Non ci erano certo necessarie le imbarazzanti esternazioni dell'assessore regionale alla Cultura, Gianni Torrenti, per capire l'essenza delle riforme istituzionali in itinere in Regione e ancor più l'impostazione culturale ad esse sottesa: l'autonomia e il decentramento decisionale visti come un intralcio all'azione “riformatrice” del centro (considerata, per autodefinizione, illuminata). Non quindi le considerazioni da campagna elettorale dell'assessore triestino ci inquietano, ma piuttosto un'altra sorprendente notizia. Il 6 maggio 2016 il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, commemorerà il terremoto del Friuli a....Trieste.

Qui infatti è prevista la seduta straordinaria del Consiglio regionale che rievocherà gli eventi del 1976 e l'epopea della ricostruzione (…).
 
Se fossimo in una regione come tutte le altre sarebbe così. Invece siamo in una realtà duale (Friuli e Venezia Giulia), e questo ha un peso anche per le istituzioni.

(…) suona davvero surreale che la commemorazione di una tragedia che ha strappato un migliaio di vite umane e la celebrazione di una ricostruzione che oggi offre lo splendido volto di paesi rinati senza aver perso il loro volto tradizionale, venga fatta nell'asettica aula legislativa, lontanissima dai fatti. E' come se l'annuale celebrazione dello sbarco in Normandia fosse fatta sulla Costa Azzurra, o il ricordo delle vittime di Marcinelle lontano da quei cunicoli di polvere nera (…).

La geografia, specie quando si parla di un terremoto con il suo strascico di morti, distruzioni e lacerazioni, è fondamentale. (...)


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Da l'Editoriale a firma di Roberto Dominici pubblicato sul settimanale LA VITA CATTOLICA il 24 febbraio 2016, prima pagina e segue a pagina 3:


Editoriale 
 
di
 
Roberto Dominici
 
(già Assessore regionale alla Ricostruzione)

 
1976, Stato e Regione

rispettarono il territorio
 
 
Nel corso di questi decenni post-terremoto più volte si è affermato, e giustamente, che la scelta basilare per la ricostruzione del Friuli è stata la attribuzione della competenza a ricostruire alla Regione. E' veramente la “madre” di tutte le scelte che nel loro insieme andranno poi a costituire il cosiddetto “Modello Friuli”, (…).

Perché "madre" di tutte le scelte? Perché senza di essa, senza cioè il potere autonomo di decisione, non avremmo potuto "calibrare" gli interventi ricostruttivi secondo le esigenze che il territorio esprimeva. (...).

Nel nostro caso si è trattato di una autentica novità poichè prima, di fronte a grandi calamità, lo Stato manteneva in capo a se stesso ed alle sue strutture, la competenza ad intervenire. 
 
Tra lo Stato, la Regione e gli Enti Locali non si è avuta confusione di ruoli. Vi è stata, in questo modello triangolare, una collaborazione piena e rispettosa delle competenze di ciascuna istituzione (...)
 
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E QUESTA L'OPINIONE

di SERGIO CECOTTI

(ex sindic di Udin e
ex President di regjon) 


Radio Onde Furlane

TRASMISSION RADIOFONICHE

DRET E LEDRÔS

di sabide 22.02.2016
 
 
La metude in discussion

 dal Friûl
 
e la riforme da lis UTI
 

Buine scolte!

Buon ascolto!
 
 
 
 
Interviste a Sergio Cecotti

 
cu la partecipazion di:
 
Ferdinando Ceschia - Sindacalist
 
Elena D'Orlando - Professore universitât di Udin di dirit costituzionâl
 
Federico Simeoni - Conseîr provinciâl (Udin) 
 
 

mercoledì 24 febbraio 2016

MODELLO FRIULI? NO, MODELLO SERRACCHIANI/PANONTIN: VOGLIO, ORDINO E COMANDO!


REGIONE

Unioni Territoriali Intercomunali

"MODELLO FRIULI"?

NO,

"MODELLO SERRACCHIANI/PANONTIN":

VOGLIO, ORDINO, COMANDO!!!

E poiché "NON UBBIDISCI"....
adesso "ti sistemo io"!

Il modello "Serracchiani/Panontin"? 

Quanto di più lontano si possa immaginare dal "Modello Friuli"  che ha significato e significa ancora:

1) attuazione del principio di sussidiarietà (verticale e orizzontale)
2) attuazione del decentramento spinto
3) riconoscimento a scalare dell'autonomia (dallo Stato, alla regione, ai Comuni)
4) centri di spesa localizzati
5) controllo ravvicinato dei cittadini.
      
 LA REDAZIONE DEL BLOG 
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UNA DOMANDA

MA QUANTO E' GIA' COSTATA ALLE TASCHE DEI CITTADINI DI QUESTA REGIONE LA "IMPOSIZIONE DALL'ALTO" DI QUESTA RIFORMA DEGLI ENTI LOCALI TARGATA SERRACCHIANI/PANONTIN, CON LE UTI ORMAI  IMPANTANATE CON IL 40% DEI COMUNI CHE LE RIFIUTANO,   IL CAOS AMMINISTRATIVO PRESENTE E FUTURO  E IL PERSONALE DELLE PROVINCIE CON IL PIU' RICCO STIPENDIO DEI "REGIONALI" ?

DI SEGUITO UNA PRIMA RISPOSTA.... 

Dal quotidiano
IL MESSAGGERO VENETO - Udine

La mancata adesione ridurrà i contributi a 81 municipi. Riccardi (Fi): è un vero ricatto, la presidente ci ripensi

di Maura Delle Case



(….) Riservato agli enti che aderiranno alle Uti entro il prossimo 15 aprile: varrà 50 milioni quest’anno, 100 milioni il prossimo, 150 milioni nel 2018 riducendo così la coperta “ordinaria” ad appena 200 milioni da spartire tra 216 municipi. Inutile tirarla.
«I Comuni resteranno senza ossigeno - rincara la dose il forzista -. Strozzati da questa manovra destinata ad incidere sulla pelle viva della gente, che tra qualche mese dovrà fare i conti con un peggioramento dei servizi causato dei tagli». Per capire quanto incideranno, basta dare un’occhiata ai dati che Riccardi si prepara oggi a denunciare in aula.
Se la geografia del “no” non si modificherà, i Comuni che non potranno beneficiare del fondo perequativo saranno 81. Tanti quanti gli enti locali che non hanno approvato in consiglio atto costitutivo e statuto dell’Uti. Municipi piccoli e grandi, che ci rimetteranno in modo proporzionale.
Qualche esempio? Cividale del Friuli nel 2015 ha ricevuto dalla Regione trasferimenti per 3,2 milioni di euro. Dal prossimo anno, a meno di un dietrofront del consiglio, ne perderà 517, per passare a 1 milione nel 2017 e a 1,5 milioni nel 2018. Stesso destino, anche dal punto di vista quantitativo, per Codroipo. 

Gemona ne perderà rispetto ai 2,8 milioni dell’anno scorso, 452 mila quest’anno, 898 mila il prossimo e 1,3 milioni nel 2018. Dogna, il più piccolo ente tra i “ribelli”, si vedrà tagliati sui 275 mila euro dell'anno scorso 44 mila euro quest’anno, 87 il prossimo e 130 mila nel 2018.

«Un vero Vietnam», ha ribadito ieri Riccardi, che oltre a denunciare la sperequazione attacca il dispendio di risorse per avviare Uti che non sono partite.

«Vogliamo parlare dei 6 milioni di euro che la Regione ha già trasferito nelle casse dei Comuni capofila per far partire le Unioni? Risorse finalizzate all’acquisto di scrivanie e nuove seggiole?

O vogliamo parlare dei 26 milioni che l’assestamento 2015 ha garantito alle Unioni a titolo di incremento del fondo unitario dimenticando che sono derivanti dal gettito Imu e dunque sono soldi di tutti i Comuni? Mi limito a tirare una riga in fondo alle spese pro Uti sostenute dalla Regione nel 2015, almeno stando alle norme. Sommano a 52 milioni di euro. Alla faccia dei risparmi».

Dal fronte finanziario, il leader di centrodestra si prepara ad allargare la panoramica: «Perché le criticità mica finiscono qui.

Ne cito solo un’altra tra le tante. Il destino della Comunità collinare, consorzio volontario che oggi aggrega funzioni di 15 Comuni il cui patrimonio, da 28 milioni di euro, dovrà essere messo in liquidazione, al costo di 2 milioni, per effetto di questa riforma che ha il “pregio” d’aver spaccato un fronte rimasto unito per ben 40 anni. Concludo con un appello. E mi rivolgo alla presidente: fermatevi»

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domenica 21 febbraio 2016

NEL 1976 TERREMOTATO FU IL FRIULI E NON TRIESTE!!!

 
 



Colpito dal sisma nel 1976 fu

IL FRIULI
 
ma il 6 maggio
 
il Presidente della Repubblica

andrà a TRIESTE!!!

 

Al centro della programmazione regionale per i 40 anni del drammatico ricordo del terremoto in Friuli del 1976, c'è soprattutto Trieste che allora non fu minimamente colpita dal sisma.

Inoltre, nel mentre la politica regionale plaude ed esalta in maniera "retorica" il “MODELLO FRIULI”, figlio dell'art. 5 della Carta Costituzionale (Principio autonomistico), in Parlamento si  stanno  approvando  modifiche  al nostro Statuto di  autonomia  speciale - volute dalla Giunta regionale Serracchiani e approvate da un "distratto" Consiglio regionale -  che risultano in contrasto con l'art. 5  e in cui non solo viene TRADITO lo spirito del “MODELLO FRIULI” ma che permetteranno all'Ente regione di IMPORRE la sua volontà ai Comuni regionali (UTI incluse!!), andando così nella direzione opposta al "MODELLO FRIULI" e al principio della Sussidiarietà. 

Il Consiglio regionale, in occasione della visita del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, deve riunirsi nel Palazzo della regione a Udine, capitale del Friuli, e non nella città alabardata che ci risulta abbia oltre tutto già “fregato” al Friuli negli anni del post terremoto, una fetta molto consistente dei finanziamenti totali stanziati in più anni per la  ricostruzione dei territori friulani colpiti dal sisma nel 1976. E senza aver avuto nemmeno un lampadario rotto e con "contemporaneamente attivo" un ricco e pluri-miliardario (60 miliardi di vecchie lire all'anno?)  Fondo per Trieste! Ma c'è un limite alla spudoratezza e alla ingordigia triestina?
 
I sindaci dei Comuni che nel post terremoto del 1976, seppero allora pretendere l'applicazione dell'art. 5 della Costituzione italiana e il decentramento amministrativosono forse oggi diventati sindaci "simpri sotans e cul cjapiel in man" tradendo anche loro il modello Friuli  "contentons di cuatri fruçons di contribûts publics" o gli è rimasta ancora una briciola della forza, della consapevolezza e della dignità che avevano nel 1976?
 
Dulà isal finît il "MODEL FRIÛL", daûr a jessi gjavât vie ancje dal nestri Statût di autonomie speciâl par podê permeti ae Presidente Debora Serracchiani di imponi lis UTI a ducj i Comuns? 


LA REDAZIONE DEL BLOG

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sabato 20 febbraio 2016

REGIONE - RIFORMA ENTI LOCALI: "IL RE E' NUDO" ESCLAMO' L'ASSESSORE REGIONALE GIANNI TORRENTI!

 
 
 
 
REGIONE
Riforma enti locali

Cancellazione Province e 
Unioni Territoriali Intercomunali 


"IL RE E' NUDO!!!",
 
esclamò l'assessore regionale Gianni Torrenti, esaltando  la riforma regionale degli enti locali. Era vero, "il Re era nudo", lo sapevano tutti in Giunta regionale, ma non  si doveva dire la verità ad alta voce....


 (Libera  interpretazione da "I vestiti dell'imperatore", una celebre fiaba di Hans Christian Andersen) 

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Dal sito on-line del settimanale
dell'Arcidiocesi di Udine
LA VITA CATTOLICA

18.02.2016 



Esaltando sul «Piccolo» l'istituzione delle Uti, l'assessore ne «confessa» l'intima essenza.
 
Torrenti: «Via i capoluoghi provinciali, Trieste unico riferimento anche per il Friuli»

«C’è una sottovalutazione della riforma degli enti locali con la quale Trieste resta l’unico capoluogo della Regione visto che scampaiono i capoluoghi di Provincia. E questo non viene percepito. È la prima volta nella storia che Trieste è l’unico capoluogo del Friuli Venezia Giulia. Sono Pordenone e Udine che si dovrebbero preoccupare». E ancora: «C’è una nuova visione di Trieste come punto di riferimento dell’intera regione. La centralità di Trieste è aumentata in modo esponenziale». Autore di questa clamorosa «gaffe» freudiana, trascinato dal clima rovente della campagna elettorale comunale tergestina, è l'assessore regionale alla Cultura, Gianni Torrenti, che attribuisce una tale risultato al lavoro «in tandem» tra la presidente Debora Serracchiani e il sindaco di Trieste Roberto Cosolini.

Una realtà innegabile, quella detta da Torrenti, e che «la Vita Cattolica» denuncia con forza sin dalla campagna elettorale alle ultime elezioni regionali, quando il progetto di riforma del Centrosinistra ha cominciato a delinearsi. Fa tuttavia specie che a parlare in questo modo sia l'assessore regionale alla Cultura, trascinato nella rissa dal senatore triestino Francesco Russo che ieri, ancora sulle pagine del quotidiano triestino, accusava Serracchiani di non volere l'area metropolitana di Trieste perché condizionata da non meglio precisate «frange friulaniste».
Un opinione molto disinformata, quella del senatore Russo, il cui orizzonte politico non supera probabilmente Barcola e che non si è accorto della battaglia che la gran parte dei movimenti friulanisti sta iniziando per sostenere il referendum propositivo per la creazione di una provincia autonoma del Friuli e di un'area metropolitana autonoma a Trieste.
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giovedì 18 febbraio 2016

LA RIFORMA REGIONALE DEGLI ENTI LOCALI SERRACCHIANI/PANONTIN? SERVE ESCLUSIVAMENTE A CANCELLARE IL FRIULI.


 
 
 
LA RIFORMA REGIONALE

DEGLI ENTI LOCALI

SERRACCHIANI/PANONTIN?

SERVE ESCLUSIVAMENTE

A CANCELLARE IL FRIULI


Adesso, se per caso qualche Sindaco FRIULANO non lo aveva ancora capito, o fingeva di non averlo capito perchè doveva UBBIDIRE agli ordini della Giunta regionale, lo “CERTIFICA” anche il “triestino” Assessore regionale TORRENTI!!!


Dal quotidiano

IL PICCOLO di Trieste

articolo a firma di Fabio Dorigo

18 febbraio 2016



"(…) assessore triestino Gianni Torrenti: «C’è una sottovalutazione della riforma degli enti locali con la quale Trieste resta l’unico capoluogo della Regione visto che scampaiono i capoluoghi di Provincia. E questo non viene percepito. È la prima volta nella storia che Trieste è l’unico capoluogo del Friuli Venezia Giulia». Un risultato assicura Torrenti, ottenuto dal lavoro portato avanti in tandem dalla presidente Serracchiani con il sindaco Roberto Cosolini. «C’è una nuova visione di Trieste come punto di riferimento dell’intera regione. (...)”

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Lettera aperta
all'Assessore  regionale
GIANNI TORRENTI

Assessore,
pensa davvero che i friulani non lo avessero già capito da un pezzo che la Riforma regionale degli enti locali, fortemente voluta dalla Presidente della Regione Debora Serracchiani, e poi attuata dal suo fedelissimo scudiero Paolo Panontin, aveva come scopo primario e fondamentale quello di destrutturare totalmente il Friuli e fare di Trieste il “caput mundi” di questa regione artificiale inventata nel 1947 e attuata nel 1962?
Ma ora ne abbiamo anche la prova documentata: le sue dichiarazioni!!! E le sue sono dichiarazioni pesanti perché Lei è un Assessore della Giunta Serracchiani e dunque "persona" informata "sui fatti".
Ora abbiamo una ragione in più per pretendere la cancellazione della "oscena e incostituzionale" legge regionale 26/2014 (riforma enti locali) e il riconoscimento istituzionale della realtà DUALE della nostra regione con la creazione di due Provincie autonome (Friuli e Trieste) all'interno di una stessa regione: regione "Friuli e Trieste". Che poi era il progetto del Padre della nostra regione: l'Avv. Tiziano Tessitori.
Trieste non è la capitale del Friuli e la regione Friuli (Gorizia, Udine e Pordenone) assieme alle sue minoranze linguistiche (che non sono una frangia - SIC!!! - ma rappresentano ben oltre la metà dei cittadini della nostra regione!! Solamente i friulanofoni sono oltre 600 mila, a cui vanno aggiunti gli slovenofoni della Provincia di Udine e Gorizia e i tedescofoni della provincia di Udine ) costituisce il 90% del territorio della regione amministrativa FRIULI-Trieste.
 
IL FRIULI NON E'
LA “BRAIDA” DI TRIESTE!!!

 
La Redazione del Blog
 

martedì 16 febbraio 2016

UNITA' TERRITORIALI INTERCOMUNALI (UTI): COSTITUZIONE ITALIANA E ARROGANZA PARTITICA


REGIONE FRIULI-VG

UTI

UNITA' TERRITORIALI INTERCOMUNALI


COSTITUZIONE ITALIANA

E ARROGANZA “PARTITICA”

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COSTITUZIONE ITALIANA
(OMISSIS)

PRINCIPI FONDAMENTALI

(art. 1 – 12)

ART. 1

L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.

La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.

(OMISSIS)

ART. 5.
 
La Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali; attua nei servizi che dipendono dallo Stato il più ampio decentramento amministrativo; adegua i principi ed i metodi della sua legislazione alle esigenze dell’autonomia e del decentramento.



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E' QUESTO IL NUOVO
ART. 1
DELLA COSTITUZIONE ITALIANA,
 PER LA GIUNTA REGIONALE
DEL FRIULI-VG?


ART. 1

L’Italia è una Repubblica oligarchica, fondata sui partiti politici governativi.

La sovranità appartiene ai partiti politici governativi.

E' abrogato l'art. 5 della Costituzione italiana, Principi fondamentali.
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dal sito on-line del settimanale

LA VITA CATTOLICA


Uti al via il 15 aprile con chi ci sta. Per chi dice no, taglio dei fondi   

15.02.2016
O aderisci volontariamente all'Uti o ti taglio i fondi.
Suonano più o meno così, in parole povere, gli emendamenti al disegno di legge n. 136 sul riordino delle funzioni provinciali, approvato a maggioranza oggi, con il fronte di centrosinistra favorevolmente compatto, mentre centrodestra e Movimento 5 Stelle votavano no. Tra i cambiamenti, sicuramente la costituzione del Capo IV bis ha registrato la maggior parte degli interventi in quanto prevede la costituzione di diritto (ex lege) delle Uti dal 15 aprile 2016 tra i Comuni che a quella data abbiano approvato lo statuto della costituenda Unione. Inoltre l'avvio delle funzioni associate, da parte delle Uti, passa al primo luglio 2016, data in cui è fissata anche la decorrenza dell'operatività delle Uti. La costituzione ex lege opera anche tra i Comuni della Comunità montana della Carnia e del Consorzio comunità collinare che abbiano approvato lo statuto della rispettiva Uti, se nel frattempo tali enti non si siano trasformati in Unione. Una volta costituite, le Uti possono adattare il proprio statuto alle necessità derivanti dalla difformità della loro composizione rispetto alle previsioni del Piano di riordino territoriale (Prt). L'esercizio associato della funzione in materia di servizi sociali dei Comuni da parte delle Uti avrà luogo dalla realizzazione del Prt sull'intera regione, ciò per evitare la frammentazione dei servizi sociali.
Alla volontarietà dell'adesione alle Uti (fino ad ora era obbligatoria, con tanto di commissariamento "ad acta" per chi non provvedeva agli atti necessari) ha però un risvolto importante: la Giunta regionale interviene agendo sulle quote di perequazione del Fondo ordinario transitorio per le Uti istituito nella LR 18/2015: la quota di perequazione è concessa dal 2016 ai Comuni delle Uti che abbiano approvato lo statuto entro il 15 aprile 2016, mentre a quei Comuni che entrano in una Uti dopo il 15 aprile 2016 è concessa dall'anno successivo a quello di adozione della delibera di ingresso. Insomma, o si aderisce nei tempi stabiliti o si resta a bocca asciutta.
Il Fondo transitorio, oggi pari a 19.125.500 euro per il triennio 2016-1018, di cui 5.613.500 euro per l'anno 2016 e 6.756.000 per ciascuno degli anni 2017 e 2018 (così stabilito nella legge di stabilità, ovvero la LR 34/2015), è abbassato a 16.860.000 euro totali e a 3.348.000 euro per il 2016. Così come alle Comunità montane, fino alla loro soppressione è assegnato un Fondo straordinario, per l'anno 2016, non più di 1.082.500 euro ma di 3.348.000.

La Giunta scavalca il Tar e ignora le richieste di mediazione
Grande perplessità desta il fatto che la Giunta regionale forzi la mano prima che il Tar del Friuli-Venezia Giulia possa esprimersi sui ricorsi presentati da numerosi comuni sulla legittimità delle Uti. Importanti udienze sono attese a marzo.
Ignorate anche numerose iniziative di mediazione...(...)
        
     
 

domenica 14 febbraio 2016

SANITA' - CENTRO UNICO D'ACQUISTO, CONVIENE SEMPRE?


"CENTRO UNICO D'ACQUISTO"
CONVIENE SEMPRE?


E I COSTI DELL'ESPONENZIALE INCREMENTO DI BUROCRAZIA CHE SI VERIFICA OGNI QUAL VOLTA SI PASSA DA UN SISTEMA SEMPLICE AD UN SISTEMA COMPLESSO, PERCHE' NON VENGONO PRESI IN CONSIDERAZIONE?

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PREMESSA

"ECONOMIE DI SCALA"

E "DISECONOMIE DI SCALA"


Tratto da:


"Si realizzano economie di scala (economies of scale) quando si ottiene un costo medio unitario della produzione che diminuisce al crescere delle dimensioni dell’impianto, fermi restando i prezzi dei fattori produttivi (macchine, immobili, lavoro, altri input di produzione) e ipotizzando che ogni impianto è utilizzato alla sua capacità ottima. Simile è il concetto di economie di produzione di massa (economies of mass production) che si riferisce, però, più propriamente all’organizzazione industriale e commerciale della grande impresa moderna. Non costituiscono economie di scala le riduzioni di costo medio unitario ottenute migliorando l’efficienza degli impianti e l’impiego del lavoro e dei materiali male utilizzati, ovvero passando a produrre con impianti a tecnologia diversa dalla precedente. Nemmeno costituiscono propriamente economie di scala le riduzioni di costo medio unitario che si verificano all’aumentare della produzione di un dato impianto sottoutilizzato. Può darsi, inoltre, che oltre a une certa dimensione dell’impianto i costi medi unitari cessino di diminuire rimanendo più o meno costanti (ciò che sembra verificarsi nel trasporto ferroviario) ovvero che prendano a crescere (in quest’ultimo caso si parla di diseconomie di scala). Cosa diversa sono le economie di scala monetarie (o pecuniarie) che un’impresa realizza quando ottiene di acquistare risorse di beni e servizi a prezzo minore aumentandone la domanda o semplicemente avvantaggiandosi di una sua posizione di monopsonio"

(redatto da gcl - Gian Carlo Loraschi)

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SANITA' REGIONALE
CENTRO UNICO D'ACQUISTO,
CONVIENE O SI CREERANNO
DISECONOMIE DI SCALA?


La classe politica (poco importa se regionale o nazionale!!) parla sempre e solo di economia di scala nel mentre pare ignorare che esistono anche le diseconomie di scala”. Nei suoi ragionamenti il politico risulta semplificare sempre moltissimo la realtà e di prassi ignora e non prende mai in considerazione l'elemento costo costituito dalla BUROCRAZIA.

Nel caso dei “centro unico d'acquisto” REGIONALE nel settore sanitario la politica regionale pare dimenticare che:

  1. Nel mentre è semplice l'organizzazione dell'Ufficio acquisti di un singolo ospedale, ove il rapporto tra i medici e il personale amministrativo responsabile di tale Ufficio è molto stretto e immediato, complesso e molto costoso (la burocrazia in Italia notoriamente ha un costo altissimo!!!) risulta invece controllare l'organizzazione di un “centro unico acquisti” dell'intero comparto sanitario regionale. Più una organizzazione è grande e più è difficile da controllare. E per controllare una organizzazione di area vastissima (l'intera regione!) si deve far ricorso ad una burocrazia di prassi complessa e "ingessante". Sicuramente scarsamente flessibile.

  2. Con una gestione centralizzata a livello regionale, diventerà difficile, e con tempi troppo lunghi, risolvere gli imprevisti: non basterà più infatti una telefonata all'Ufficio acquisti dell'ospedale, ma ci saranno le regole della burocrazia regionale da rispettare!!

  3. Chi deciderà – a livello regionale - “cosa comperare”?

     C
    hi deciderà qual è il “prodotto migliore” da acquistare quando di mezzo c'è la vita umana da salvare e/o da curare? Il “contabile regionale” che guarda solo i costi o il medico, unico tecnico del settore sanitario? E la cura da utilizzare,  farmaci e esami inclusi, chi la deciderà? Con la "gestione unica  regionale dell'acquisto" dei farmaci e attrezzature mediche, esisterà ancora la libertà medica di scegliere la cura e la strategia medica, o ciò sarà deciso dal politico e dal contabile in base esclusivamente al principio ragioneristico del "contenimento dei costi"? 

     
  4. Da ultimo, ma non ultimo per importanza, sul piano dello sviluppo della ricerca scientifica medica e farmaceutica , è da tener presente che  le aziende piccole e medie, anche se producono prodotti ottimi, non riescono ad offrire prezzi concorrenziali con le grandi aziende “multinazionali”. E se l'unico parametro considerato dal "contabile regionale" sarà il prezzo...saranno tutte messe "fuori gioco"!

In conclusione, nella analisi del vantaggio/svantaggio della istituzione di un “centro unico d'acquisto” a livello regionale, perchè non si tiene anche conto dell'aumento dei costi determinati dall'aumento esponenziale della BUROCRAZIA? I "maggiori costi" della BUROCRAZIA, non sono forse costi da conteggiare? Perché non vengono neppure presi in considerazione?
Siamo certi che i maggiori elevatissimi costi della burocrazia regionale conseguenti alla creazione di "un centro unico d'acquisto" regionale, non creeranno una situazione di "DISECONOMIA DI SCALA"

Eppure è noto che l'Italia è un paese che sotto il profilo burocrazia non è secondo a nessuno in Europa e nel resto del mondo e proprio ciò tiene gli investitori stranieri lontani dall'Italia....


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