sabato 30 luglio 2011

Nuie bêçs pal furlan a scuele!


Nuie bêçs
pal furlan a scuele!

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CONSIGLIO REGIONALE
FRIULI – VENEZIA GIULIA

Via libera alle variazioni di bilancio

Il Consiglio regionale ha approvato

il provvedimento da

186,5 milioni


Udine (29 luglio, ore 12.30). Il Consiglio regionale del Friuli - Venezia Giulia ha approvato all'alba di oggi l'assestamento del bilancio 2011 e del bilancio pluriennale 2011-2013, con 31 voti favorevoli della maggioranza e 19 voti contrari dell'opposizione. Il voto finale sul provvedimento che complessivamente ammonta a 186,5 milioni di euro è arrivato dopo l'esame durato tutta la notte. Com'era successo a dicembre in occasione dell'approvazione della legge finanziaria regionale, un emendamento sul comparto unico dei lavoratori regionali ha innescato una polemica che ha portato l'opposizione ad abbandonare l'aula, nonostante l'appello del presidente della Regione, Renzo Tondo. La maggioranza, che aveva presentato l'emendamento a tarda notte, ha così approvato - con l'astensione del consigliere del Gruppo Misto, Alessia Rosolen - la misura che prevede che al comparto unico sia applicato, a partire dal primo gennaio 2008, l'aumento tabellare risultante dai contratti collettivi nazionali. L'articolo 13, tra le altre cose, prevede che la Regione finanzi l'aumento di capitale da 7,7, milioni di euro di Finanziaria Mc, nell'ottica della revisione della banca Mediocredito. Non sono mancate, poi, svariate approvazioni di finanziamenti puntuali a singoli progetti e associazioni. Dei 36 ordini del giorno presentati, ne sono stati accolti 30.

dal sito internet del settimanale

LA VITA CATTOLICA


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SU UNA DISPONIBILITA’ DI

186,5 MILIONI DI EURO,

NEMMENO UN CENTESIMO
RISULTA ASSEGNATO
DAL CONSIGLIO REGIONALE
ALL’INSEGNAMENTO  A SCUOLA
DELLA E IN LINGUA FRIULANA !

Insegnamento richiesto da oltre
il 60% delle famiglie residenti
nelle Provincie di
Udine - Pordenone - Gorizia, 
 e più di  30.000 studenti appartenenti
alla minoranza linguistica storica friulana, 
minoranza riconosciuta e tutelata
dallo Stato italiano e dal Consiglio d'Europa,
che da anni richiedono "invano"
il rispetto dei loro diritti linguistici
costituzionalmente garantiti
e "sistematicamente violati"
 dallo Stato italiano
e dalla regione Friuli - Venezia Giulia.



I FRIULANI RINGRAZIANO
E NON DIMENTICANO!


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Nel secondo commento al Post, pubblichiamo l'emendamento presentato dal Consigliere regionale PAOLO MENIS (Pd)  in sede di approvazione dell'Assestamento di Bilancio 2011. L'emendamento non è stato accolto.

  

giovedì 28 luglio 2011

UN CORRIDOIO PER IL RILANCIO DEL FRIULI




Messaggero Veneto

martedì 26 luglio 2011

Pagina 1 e 5

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UN CORRIDOIO

PER IL RILANCIO

DEL FRIULI VG

di SANDRO FABBRO
Università di Udine

Qualche giorno fa si è svolto un incontro piuttosto inusuale nel panorama Regionale. Presso la sede udinese di Confindustria sono state convocate, dal presidente Adriano Luci, organizzazioni diverse per compiti e missione: le varie categorie economiche, i sindacati, il Comitato per l'Au­tonomia ed il Rilancio del Friuli, l'Associazione Friuli Europa, la Camera di Commercio di Udine, la Fondazione Crup, il Rettore dell'Università di Udi­ne. Tutti insieme per discutere delle prospettive e delle oppor­tunità, per la società regionale e per il Friuli, dei nuovi scenari infrastrutturali e di trasporto post-crisi. Dopo una relazione tecnica di chi scrive, anche l'As­sessore regionale alle Infrastrut­ture e Trasporti Riccardo Riccardi ha portato un importante contributo.

In cosa consiste l'opportuni­
tà, molto concreta e per nulla campata in aria, di cui si è di­scusso? Consiste: a. in un forte potenziamento dei porti di Monfalcone e Trieste, cui si candidano investitori privati come Unicredit e Maersk - una grande banca europea ed un operatore della logistica mon­diale -, che consentirebbe di moltiplicare il movimento di container, nei porti regionali, tra i mercati del Far East e quelli tedeschi del centro Europa; b. nel fatto che i porti, e l'intero FVG, appoggiandosi ad una fer­rovia esistente come la Pontebbana ed alle sue notevoli poten­zialità di trasporto merci, verrebbe a collocarsi, in pochi an­ni, in posizione nodale tra le aree produttive del nord del Pa­ese, la grande area economica in espansione che si colloca tra Baviera e Polonia e i flussi mercantili dal e per il Far East. Cosa significa tutto ciò? Significa di­ventare un gateway di livello europeo.

L'essere gateway europeo non vuoi dire affatto, come pensano i pessimisti ad ol­tranza, essere solo terra di veloce transito di merci né, come pensa­no gli ottimisti ad oltranza, puntare solo sulle rendite di passag­gio come fossimo una grande sta­zione di servizio. Qui si tratta, in­vece, di costruire programmati­camente, nell'arco di una decina d'anni, un solido progetto regionale dalle rilevanti implicazioni economiche, dal limitato costo per le finanze pubbliche (poche centinaia di milioni per il com­pletamento delle opere) e, con le opportune cautele, dal limitato impatto ambientale: in altre pa­role, uno scenario di sviluppo fu­turo largamente "sostenibile".

Al­la condizione, tuttavia, di ricono­scere che le necessarie azioni programmatìche, economico-industriali, infrastrutturali, regolative non nascono da sole ma devo­no essere create soprattutto attraverso un forte impegno unitario della politica regionale. Il collo­carsi sui grandi flussi di merci di cui si è detto, infatti, può consen­tire, ad una buona aliquota di queste merci, di fermarsi in Friuli dando luogo a processi produtti­vi capaci di generare qui nuovo valore aggiunto e, quindi, nuove opportunità di occupazione qua­lificata, in primo luogo per i gio­vani. Ma la sola classe politica, ancorché motivata, non basta! Per fare ciò bisogna mettere al la­voro tutto il mondo economico e le classi dirigenti regionali affin­chè, quello che oggi è solo uno scenario auspicato (ancora da pochi, peraltro, perché molti neppure lo conoscono) possa di­ventare anche uno progetto con­creto rispetto al quale tutti posso­no avere qualcosa da fare: i porti, gli interporti, le zone industriali, le reti di grandi e piccole impre­se, le istituzioni, le Università con la ricerca scientifica e tecnologi­ca ecc…

Siamo però già molto tardi e decisioni fondamentali dovran­no essere prese entro poche setti­mane.

La prima decisione impor­tante è quella relativa al ricono­scimento del tracciato meridio­nale del Corridoio Adriatico-Bal­tico (di fatto la ferrovia Pontebbana) in sede di commissione euro­pea; la seconda, è quella relativa ai provvedimenti governativi (o regionali se quelli non ci saranno; ma non è la stessa cosa) per avviare, sul territorio, gli interven­ti privati sui porti di Monfalcone e Trieste (che, se non si faranno qui, troveranno altrimenti porte aperte a Capodistria!); la terza è quella relativa agli investimenti infrastrutturali per completare, in regione, le infrastrutture ferro­viarie necessarie (raddoppio del­la Cervignano-Udine, completa­mento della circonvallazione fer­roviaria di Udine, raccordi ferroviari mancanti con le grandi zo­ne industriali).

Ma il dibattito, in Friuli, su que­ste questioni è, purtroppo, debo­le se non quasi assente. La stam­pa friulana ne parla pochissimo. La classe dirigente è poco informata e forse non è neppure con­sapevole della partita che si sta giocando in questi mesi. La Re­gione se ne occupa da tempo ma in un contesto di politiche quasi settoriali (un unico Assessore de­ve, peraltro, occuparsi, allo stes­so tempo, delle rotatorie di paese e dei corridoi europei!).

La Giun­ta è distratta dalle sue turbolen­ze interne. Il Consiglio regiona­le e le forze politiche si occupa­no d'altre cose, forse più impor­tanti. Il Friuli pensa che sia una questione di Trieste. Udine, che potrebbe costituire, con la altre città regionali di terra, un pun­golo importante, è concentrata su altri eventi. Trieste piange l'ennesima perdita (quella dell'alta velocità) e, temendo di vedersi portare via da Monfalcone anche il porto, sembra contrastarne il progetto di ampliamento. Insomma, tutti gio­cano a minimizzare se non a eli­dersi a vicenda.

Stiamo cosi per­dendo una grande opportunità per una sorta di distrazione, se non di ignavia, generali! Ma qui è in gioco il senso stesso dell'esi­stenza di una Regione e per di più Autonoma! Non resta che appellarsi alla responsabilità individuale. Chi più ha potere (non solo politico) e senso di re­sponsabilità verso il futuro di questo territorio, prenda in ma­no la questione senza titubanze e senza opportunismi e la im­ponga all'agenda politico-stra­tegica di tutta la regione. Per questo la riunione dell'altro giorno, presso Confindustria di Udine, anche se ancora semina­le è un buon segno in questa di­rezione.

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Prof. Sandro Fabbro
Professore di strategie urbane e regionali
Dipartimento di Ingegneria Civile ed Architettura
Università degli Studi di Udine

domenica 24 luglio 2011

Perchè NO alla fusione dei Comuni.



“Fondere i Comuni non ha senso, è come mettere l'identità nel bicchiere, scuotere e pensare che ne esca un misto.  E' vero,"piccolo è bello" non basta più: la soluzione però non sta nel diventare grandi quanto nel diventare più forti.”
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Perché NO
alla fusione dei Comuni.
di
Alberto BERGAMIN
Componente del Consiglio delle Autonomie Locali
Componente del Direttivo regionale dell'ANCI
Sindaco di Medea

Nell'incrociarsi del voto sulla manovra Tremonti a Roma e sull'assestamento del bilancio regionale a Trieste si fa strada la percezione di una regione fuori dal contesto.
Parliamo di Enti Locali visto che della loro riforma si parla da tempo, troppo, e appunto tra Roma e Trieste, ieri, sono arrivate le prime, contraddittorie risposte.
Il Parlamento vota una norma sui piccoli Comuni che individua nell'esercizio delle funzioni fondamentali in forma associata il perno del nuovo assetto nazionale delle autonomie locali. Associazionismo e scadenze definite: entro il 2011 la gestione associata di due funzioni fondamentali, entro il 2012 di quattro, entro il 2013 di tutte e sei.
E in Friuli Venezia Giulia cosa si fa? Si vota una norma che pare scritta qualche anno fa, agli albori del dibattito sulla riforma degli enti locali, che individua nelle fusioni tra piccoli Comuni il cuore della riforma. Una norma, si badi bene, che non traccia un percorso ma enuncia l'impegno della Regione a "favorire" la fusione dei comuni "mediante la promozione di una cultura sovracomunale" ed a "incentivare" (bontà sua) "percorsi di sviluppo del territorio e di potenziamento dei servizi a livello sovracomunale". Ancora meglio si fa col comma 2 dell'articolo in questione che recita: "Per la promozione di cui al comma 2 la Regione supporta i Comuni, anche attraverso l'organizzazione di specifici eventi".
Ma come? E' vero che il Friuli Venezia Giulia ha competenza esclusiva in materia di ordinamento delle autonomie locali ma è altrettanto vero che una classe politica accorta deve saper annusare l'aria, tener conto della direzione nella quale soffia il vento; deve soprattutto saper governare "con" la sua gente, non "contro". E' vero anche che, nella difficoltà di proporre un disegno organico di riforma degli enti locali e mettendo sul tavolo solo un primo, parziale tassello, logica e correttezza imporrebbero che se ne discutesse con l'ANCI e con il Consiglio delle Autonomie Locali. Niente di tutto ciò.
La Giunta regionale, dopo aver precipitosamente spazzato via le parti più innovative della riforma varata dalla Giunta Illy (con la legge n. 1 del 2006) e successivamente commissariato le Comunità Montane per una riforma che ad oggi nemmeno si intravvede, con un'incredibile leggerezza e calpestando elementari regole istituzionali poste alla base dei rapporti tra Enti aventi lo stesso rango costituzionale, compie oggi, con un emendamento alla legge di assestamento del bilancio, la scelta delle fusioni per i piccoli Comuni.
A mio giudizio, quello del Sindaco di un piccolo Comune, ciò che serve oggi per i piccoli Comuni non è imboccare una scorciatoria ma una nuova politica regionale perché i piccoli Comuni costituiscono l'ossatura delle autonomie locali e sono determinanti per l'attuazione del decentramento, delle politiche di sviluppo locale, per il mantenimento di livelli minimi dei servizi pubblici essenziali.
Per consentire di svolgere al meglio queste loro funzioni determinanti e per riempire di contenuti il sistema regionale, la strada giusta non è la cancellazione delle loro identità; è viceversa l'elaborazione di organiche politiche di sviluppo.
A costo di ripetere cose già dette in altre occasioni, diciamo che troppo spesso il legislatore - che talora assume atteggiamenti non solo superficiali ma anche incomprensibilmente punitivi - si dimentica che i piccoli Comuni hanno caratteristiche strutturali molto differenti da quelle delle città, grandi o meno grandi che siano, e che queste devono essere non subite ma aggredite per consentire l'adempimento dei numerosi impegni amministrativi che la legge impone.
Non la loro cancellazione, quindi, ma quello che è necessario e possibile fare oggi è dettare una normativa differenziata per i Piccoli Comuni.
In Friuli Venezia Giulia, prima di imboccare la scorciatoia della loro cancellazione, va verificata la possibilità di una revisione organica della normativa regionale per i Comuni fino a 3.000 abitanti che preveda:
1)  il rifinanziamento del fondo straordinario degli investimenti, da destinare in gran parte ai Comuni di minore dimensione demografica (le decine e decine di ordini del giorno votati nei Consigli Comunali in questo senso rappresentano un segnale eloquente della gravita della situazione);
2)  la riduzione dell'I.V.A. per i lavori pubblici e per i servizi che vengono erogati dagli enti (per quest'ultimo aspetto mi pare che siamo in dirittura di arrivo);
3)  normative differenziate per i lavori pubblici. Non sembra essere più sufficiente una diversificazione normativa legata soltanto agli importi delle opere da realizzare o dei servizi da acquisire sul mercato. A questo criterio occorre legare quello della capacità organizzativa che impone una riflessione su modelli gestionali diversi per quei Comuni che possono contare su pochissime unità di personale, poco specializzate, a cui è demandato il compito di gestire tutte le funzioni amministrative di cui il comune è titolare;
4)  politiche generali di sostegno a favore dei Comuni minori con incentivi fiscali a favore delle famiglie e delle attività commerciali e politiche di tutela e sostegno del patrimonio culturale, artistico e paesaggistico;
5)  progetti mirati al recupero o alla manutenzione del territorio. Occorre evitare di caricare esclusivamente sulle spalle del Comune, già in difficoltà, gli oneri della gestione del territorio (si pensi solo alle problematiche tuttora aperte riguardo alla gestione e manutenzione delle aree demaniali passate dallo Stato alla Regione);
6)  la creazione di un fondo regionale "certo" a favore della gestione in forma associata dei servizi e delle funzioni in vista di un auspicabile, consistente aumento dei processi di aggregazione fra i Comuni. La gestione associata volontaria è la risposta intelligente per salvaguardare i valori e le tradizioni di ciascuno ed assicurare efficienza al sistema;
7)  una maggiore flessibilità nella gestione delle risorse umane, prevedendo disposizioni specifiche che amplino l'autonomia degli enti nella fase di contrattazione;
8)  evitare che il digital divide spacchi la regione lungo la dorsale che separa i piccoli dai grandi comuni: questo significa ad esempio sbloccare le condizioni per far funzionare la banda larga anche nei tenitori dove c'è meno mercato.

L'abbiamo gi
à detto in altre occasioni. Lo ripetiamo perché una riflessione attenta va fatta per evitare errori che potrebbero compromettere il futuro della comunità regionale.
C'è un cambio di ciclo evidente nella società. Negli ultimi 10-15 anni tutto è stato "centrifugo": la globalizzazione, la mobilità esterna.
Ora c'è un ritorno "centripeto" con la rivalutazione del locale in senso economico ma anche identitario.
Si riparte dai piccoli Comuni con la tendenza a tornare nei borghi perché lì c'è qualità della vita, la società è anche orizzontale non solo verticale. C'è un ritorno al sociale rispetto alla centralità dell'economia.
Il sociale è una componente dello sviluppo, la coesione diventa altrettanto importante dell'economia.
L'attualità vede il passaggio dalle "bolle" ai "fondamentali". Se Dio vuole si sono sgonfiate le bolle della finanza, delle banche, del calcio...
Se si torna al territorio, alle cose quotidiane, alla qualità vera, al senso che le cose si misurano - e non si raccontano solamente - è un ritorno al fondamentale della "qualità" e dei "rapporti" ed il piccolo Comune è il luogo naturale in cui il ritorno ai fondamentali della convivenza si fa più sentire.
Già la città è più fumosa, più "panna montata" come dice qualche filosofo. Le bolle si sono sgonfiate o si stanno sgonfiando, ma "fare bolle" è più facile nelle grandi città.
Fondere i Comuni non ha senso, è come mettere l'identità nel bicchiere, scuotere e pensare che ne esca un misto.
E' vero,"piccolo è bello" non basta più: la soluzione però non sta nel diventare grandi quanto nel diventare più forti.
Medea, 15 luglio 2011

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Il documento è pubblicato sul sito internet
del settimanale dell’Arcidiocesi di Udine
"LA VITA CATTOLICA"
Sezione documenti



venerdì 22 luglio 2011

Lingua friulana e Bilancio regionale: dome fruçons?


Ligua friulana
e Bilancio regionale:
dome fruçons?

Nel bilancio regionale 2011 risulta uno stanziamento complessivo di “miserevoli” 500 mila euro per il finanziamento della politica linguistica di tutela della “minoranza linguistica storica friulana” nell’ambito dell’istruzione pubblica (scuole materne, primarie e medie). Tale stanziamento risulta di entità pari al costo che l’Amministrazione regionale, a mezzo Turismo FVG, sta sostenendo per un progetto che prevede trasmissioni radiofoniche da Piazza Ponterosso a Trieste, programmate dal 9 al 25 luglio 2011.
La tutela della minoranza linguistica storica friulana, nell’ambito del fondamentale settore dell’istruzione pubblica, nel Bilancio regionale, ha dunque lo stesso peso di questa iniziativa di Turismo FVG, dal dubbio ritorno in termini di promozione turistica ?
E i “miseri” finanziamenti azzerati dagli assessori Molinaro e De Anna, alle radio e televisioni locali che utilizzano la lingua friulana nelle loro trasmissioni? 200 mila euro cancellati perché considerati uno spreco pur essendo meno della metà dello stanziamento previsto per questa iniziativa di Turismo FVG, dal dubbio ritorno in termini di promozione turistica, e pur essendo obbligata la regione a finanziare le radio e televisioni locali che trasmettono in lingua friulana (l.r. 29/2007)
Perché
in termini di promozione turistica e sviluppo economico, il plurilinguismo e l’altissima presenza in regione di minoranze linguistiche storiche (maggioranza regionale), sono costantemente ignorati dalla politica regionale?
Perché
tutto si finanzia in Regione, meno l’unico motivo che giustifica l’autonomia speciale della nostra Regione, ossia la presenza di minoranze linguistiche storiche riconosciute e tutelate ai sensi dell’art. 6 della Costituzione italiana (friulani, sloveni e germanici)?
Perché
la Legge regionale 29/2007 (tutela della lingua friulana) a quattro anni dalla sua approvazione è ancora del tutto non attuata?
I diritti linguistici, diritti costituzionali primari e fondamentali, quando avranno diritto di cittadinanza nella nostra Regione?

L’autonomia speciale quanto vale sul piano economico, gestionale ed organizzativo?
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INTERROGAZIONE ORALE N. 1091
Primo interrogante: Travanut
Gruppo consiliare: PD
Consiglieri proponenti: Travanut
Presentata il: 15/07/2011
Stato: Non evasa
Oggetto: Sul progetto di promozione turistica della Regione realizzato da RTL 102,5 dal 9 al 25 luglio 2011
Testo: APPRESO che la Amministrazione regionale, a mezzo di Turismo FVG, finanzierebbe un progetto di promozione turistica della Regione, del valore presunto di 500.000,00 euro, da realizzarsi a Trieste. Progetto che prevede delle dirette radiofoniche da Piazza Ponterosso, l’utilizzo di una piattaforma satellitare sky, di una rete televisiva digitale e di una web TV. Il tutto affidato, per la realizzazione a RTL 102,5;

AVUTO NOTIZIA che nell’ambito della realizzazione di questo progetto opererebbe, il condizionale in questi casi è d’obbligo, un imprenditore strettamente legato a vincoli di parentela con la Capo segreteria dell’assessore alle Attività produttive Federica Seganti.;

RITENUTO che in un momento come quello attuale, comunque di difficoltà per il settore turistico la considerevole somma di 500.000,00 euro per azioni di promozione turistica potrebbe sicuramente essere impegnata meglio delle previste dirette radiofoniche da piazza Ponterosso di Trieste dal 9 al 25 luglio e da servizi su piattaforma digitali e satellitari e su web tv il cui ritorno, in termini di immagine per la Regione è ancora tutto da verificare;

INTERROGA
Il Presidente della Regione

per sapere

- a seguito di quale procedura e con quale atto della Amministrazione regionale e/o di Turismo FVG è stato approvato il progetto di cui sopra;

- se ritiene congrua la somma di 500.000,00 euro per detto progetto;

- con quali mezzi e forme si potrà verificare l’utilità e il ritorno in termini di immagine e soprattutto in termini di presenze turistiche in Regione del progetto;

- se corrisponde al vero che nell’ambito del progetto opererebbe un imprenditore strettamente legato da vincoli di parentela con la Capo segreteria dell’assessore alle Attività produttive Federica Seganti.
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