mercoledì 30 ottobre 2013

PREMI S.SIMON E LENGHE FURLANE


PREMI S. SIMON
E
LENGHE FURLANE



La balote dal pizighet


Ancje chest an il Premi S. Simon, che al è calcolât il concors leterari in lenghe furlane plui impuartant, nol à vût nissun vincidôr. La jurie, compagn che un pôcs di agns indaûr, e à decidût che lis oparis in concors a jerin masse pocjis e che no jerin cussì interessantis. (…)
Par nestri cont la cuistion e je une altre. Provìn a sclarîle, in struc: la lenghe furlane no je dome la leterature par furlan e la leterature no je dome i romançs e soredut no je dome il S. Simon.
Il furlan al è une lenghe in cundizions di minorizazion ma, cun dut achel, al ven doprât par fâ robis interessantis, de radio ae musiche, dal cine ae informazion.
Al è une lenghe che e ven doprade cuntune cierte vivarositât ancje inte scriture creative e al baste sgarfâ in rêt par rindisi cont di chest.
Forsit a son in pôcs chei che a scrivin romançs par furlan. E par sigûr a son ancjemò di mancul chei che i romançs par furlan ju lein, ancje parcè che no podìn dismenteâ che fin cumò o sin stâts libars di scugnî jessi analfabetis te nestre lenghe.
Ma nol è dome chest. Cun di fat la scriture e la leture in dì di vuê – e no dome par furlan – a sielzin altris formâts, a tacâ de conte curte, cemût che al mostre ancje il conferiment dal Nobel pe leterature ae scritore canadese Alice Munro.
Se al è alc che nol va, chel al tocje une vore di plui il Premi S. Simon che la leterature par furlan o la lenghe furlane. (…)
Dal Blog “EURO FURLAN
LEI DUT L’ARTICUL
…………
Contis curtis in rêt
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Associazion culturâl
BOTTEGA ERRANTE

E une biele iniziative
alì di Radio Onde Furlane

I LABORATORI DELLA BOTTEGA: ISCRIZIONI APERTE

A UDINE:

SCOLTE &CONTE
laboratorio di scrittura narrativa in lingua friulana

A cura di Maurizio Mattiuzza, Walter Tomada e Franco Marchetta
presso la sede di Radio Onde Furlane (via Volturno)
8 incontri; ogni giovedì dalle 20.30 alle 22.30 a partire dal 15 ottobre


Laboratorio organizzato con il sostegno dell’Arlef (Agenzia Regionale per la lingua friulana)

Il laboratorio di scrittura narrativa in friulano ha come obiettivo quello di trasmettere strumenti, suggestioni e idee a chi vuole cimentarsi nella narrazione in lingua friulana. Sarà un laboratorio pratico in cui i corsisti potranno produrre testi narrativi, racconti e storie in lingua friulana.

Il pdf della scheda completa in italiano e in lingua friulana.

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martedì 29 ottobre 2013

PENDOLARI E TRENI ALTA VELOCITA' VENEZIA-TRIESTE



PENDOLARI
e
TRENI AD ALTA VELOCITA’
VENEZIA –TRIESTE

DAL COMUNICATO STAMPA n. 314 DEL COMITATO PER LA VITA DEL FRIULI RURALE  - 27/10/2013

IL TRASPORTO IN FVG PRESO A MODELLO

 (…)  il 23 abbiamo preso il treno Mestre Udine delle 19.16 e…
(…) E’ stato come tuffarsi in un film del neorealismo, quando i pochi treni venivano presi d’assalto da un popolo assetato di futuro. A Mestre, in mezzo ad una folla di pendolari e, senza nemmeno un copione, siamo dunque penetrati in un treno che al suo arrivo era già stracolmo di passeggeri.
Un treno da terzo mondo, (…) : uno schiaffo alla dignità di un Paese che continua ad essere ingannato con lo specchietto delle allodole dell’Alta Velocità.
Ma non basta: a bordo non c’era uno straccio di orario che ti indicasse il percorso, né un solo avviso audio ad annunciare l’approssimarsi di stazioni che restavano anonime, buie e prive di quelle insegne che ti aiutano a capire dove ti trovi. Nelle due ore di viaggio un solo annuncio audio a dirti che i lavori in corso potrebbero procurare possibili ritardi: riguardano un altro percorso rispetto a quello che hai creduto di intraprendere e allora ti assale l’angoscia di aver sbagliato treno e di aver sbagliato di nascere in questa Regione. (...)
Non ti rimane che guardarti attorno e scopri un popolo, che non ride, vinto più dal logoramento psichico che dalla stanchezza fisica. Ti dicono che è sempre così e qualche volta anche peggio. Ma poi abbassano gli occhi e tu capisci che per loro non c’è nulla da fare, che sono in balia alla più cupa delle rassegnazioni. Capisci che sono consumati dalla quotidiana umiliazione di esse trattati come delle bestie. (...)
(…) Allora ti assale il ricordo dei treni inglesi che hai usato sino a poche ore prima. E ti sovviene il loro lindore, la loro puntualità, la educazione degli addetti, l’attenzione dedicata alla sicurezza, alla costante informazione e all’assistenza dei più deboli. (…)
E’ la metastasi del sistema e chi in questa Regione si è arrogato il diritto esclusivo di decidere, sguazza nella generale rassegnazione e nell’accondiscendenza dei mezzi di informazione. (…).
Denunci chi continua a sostenere la TAV e non si preoccupa di potenziare la linea esistente, di far funzionare una stazione e quell’ascensore che renderebbe possibile l’accesso al treno ai portatori di handicap. Capisci, infine, come mai l’attrattività turistica dell’Italia sia precipitata al ventisettesimo posto al mondo e non al primo, come potrebbe e dovrebbe. (…)
Tibaldi Aldevis
Comitato per la Vita del Friuli Rurale

venerdì 25 ottobre 2013

L'UNIVERSITA' DEL FRIULI SI ALLEA CON LUBIANA !







L’UNIVERSITA’
DEL FRIULI
SI ALLEA CON LUBIANA


Ateneo del Friuli:
avanti tutta
con l'internazionalizzazione


Dal sito internet del settimanale  “LA VITA CATTOLICA”

22.10.2013
L'Università di Udine ha attivato una partnership scientifica con l'Istituto nazionale di chimica della Slovenia (Nic) nell'ambito di progetti di ricerca europei, di corsi di laurea e di dottorato e della mobilità dei ricercatori, nei settori delle nanotecnologie, dei materiali, della chimica e biochimica, e dell'ingegneria chimica. L'accordo quadro di cooperazione tra le due istituzioni è stato firmato oggi a Lubiana dal rettore dell'Ateneo friulano, Alberto Felice De Toni, e del responsabile dell'Istituto italiano di cultura di Lubiana, Angelo Izzo.
Le attività in cooperazione fra Udine e Lubiana inizieranno già in questi mesi. A partire dal processo di internazionalizzazione dei corsi di studio dell'Ateneo friulano, in particolare con seminari di «visiting scientists» nell'ambito del corso di laurea magistrale in Ingegneria per l'ambiente e l'energia, del corso di dottorato in Scienze dell'ingegneria energetica e ambientale e degli altri dottorati di area scientifica e tecnologica.
L'Istituto nazionale di chimica di Lubiana è una istituzione scientifica di livello internazionale, leader in Slovenia nell'alta formazione e nella ricerca; vi lavorano circa 260 scienziati, un quarto dei quali giovani ricercatori.
«Si tratta di un primo fondamentale accordo - ha spiegato il rettore Alberto Felice De Toni - con l'obiettivo di estenderlo a breve ad altre importanti istituzioni scientifiche slovene e all'Università di Lubiana, nel quadro della nostra strategia di internazionalizzazione delle attività didattiche e di ricerca, specie nei settori più all'avanguardia e di frontiera che segneranno il futuro già nei prossimi anni»
«La collaborazione - ha sottolineato il direttore del dipartimento di Chimica, Fisica e Ambiente, Alessandro Trovarelli - permette l'accesso dei nostri ricercatori ad una istituzione con un potenziale di strumentazione all'avanguardia in settori strategici per l'Ateneo e darà la possibilità di sviluppare progetti congiunti nell'ambito dell'imminente lancio dei bandi del programma europeo Horizon 2020».
L'Istituto nazionale di chimica di Lubiana è attivo nella ricerca di base e applicata, orientata verso le biotecnologie, la protezione ambientale, la chimica, la ricerca sui materiali, l'ingegneria chimica. Può contare su importanti collaborazioni scientifico-industriali - in particolare nel settore alimentare, chimico e farmaceutico - che, sul versante del bilancio, fruttano circa il 25 per cento delle entrate dell'ente.

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martedì 22 ottobre 2013

PROVINCE, L'APPELLO DI 44 COSTITUZIONALISTI: NO A RIFORME DI PURA IMMAGINE, DANNI PROFONDI A DEMOCRAZIA.


Province,
l'appello di 44 costituzionalisti:
no a riforme di pura immagine,
danni profondi a democrazia.
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Dal sito internet dell’UPI
UNIONE PROVINCE ITALIANE

Si a riforma delle autonomie locali condivisa ed efficace, con un approccio coerente e di sistema, senza strappi, senza operazioni di pura immagine, destinate a produrre danni profondi e duraturi sulla democrazia locale.

Sono 44, ma il numero è destinato a crescere, i professori ordinari di materie giuspubblicistiche che hanno deciso di inviare alle Commissioni affari costituzionali del Parlamento e a tutti i gruppi parlamentari un appello, per richiamare le forze politiche ad affrontare la riforma del sistema delle autonomie locali in modo coerente e senza strappi, senza operazioni di pura immagine, destinate a produrre danni profondi e duraturi sull’efficacia, sull’efficienza e sulla tenuta democratica del nostro sistema autonomistico (…)



Per una riforma razionale del sistema delle autonomie locali

APPELLO

alle Commissioni Affari Costituzionali e ai Gruppi Parlamentari della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica


Il sovrapporsi disordinato di provvedimenti di “riforma” del sistema delle autonomie locali (sul destino delle Province, sull’istituzione delle Città metropolitane, sulla riduzione della frammentazione territoriale dei Comuni) lascia disorientati, sia quanto al merito delle politiche di riorganizzazione tentate, sia quanto alla loro legittimità costituzionale. Siamo consapevoli che una radicata campagna di opinione vede con sospetto ogni ipotesi che venga rappresentata come di “conservazione” dell’esistente. Ma non possiamo sottrarci al dovere, scientifico prima che morale, di richiamare tutte le forze politiche e la società civile, le imprese, le forze intellettuali del nostro Paese ad una riflessione attenta e condivisa.

Quanto al destino delle Province – oltre a ricordare che la Corte costituzionale ha dichiarato la incostituzionalità (con la sentenza n. 220/13) dei confusi e contraddittori provvedimenti degli ultimi governi, perché approvati con atti di urgenza (decreti-legge) – riteniamo che non si possa comunque con legge ordinaria sopprimere le funzioni di area vasta delle Province e attribuirle a Regioni e Comuni, né trasformare gli organi di governo da direttamente a indirettamente elettivi, né rivedere con una legge generale gli ambiti territoriali di tutte le Province. Non si possono, infatti, svuotare di funzioni enti costituzionalmente previsti e costitutivi della Repubblica (art. 114), né eliminare la diretta responsabilità politica dei loro organi di governo nei confronti dei cittadini, trasformando surrettiziamente la Provincia in un ente associativo tra i Comuni, mentre le funzioni da svolgere non sono comunali. Quanto alla revisione generalizzata degli ambiti territoriali provinciali, c’è il problema della compatibilità con il procedimento previsto dall’art. 133 Cost.

Aggiungiamo, peraltro, che perplessità suscita anche la strada della revisione costituzionale, intrapresa dal Governo all’indomani della ricordata pronuncia della Corte, con una iniziativa (A.C. n. 1543) volta alla soppressione-decostituzionalizzazione delle Province, poi seguita da un disegno di legge ordinario (A.C. 1542) volto a sottrarre alle Province la gran parte delle funzioni di area vasta, nonché da un opinabilissimo provvedimento di commissariamento fino a giugno 2014 di tutte le Province con organi in scadenza prima della prossima tornata elettorale-amministrativa (art. 12 del D. L. n. 93/13, ora A.C. n. 1540). Questa appare per molti versi una scorciatoia fonte di ulteriori complicazioni per il rischio di un mancato rispetto del principio autonomistico sancito in Costituzione.

In effetti, la soppressione delle Province potrebbe essere realizzata solo se le funzioni di area vasta, risultassero tutte attribuibili ai Comuni o alle Regioni. Ma queste funzioni, di cui tutti riconoscono l’esistenza e il necessario esercizio, sia quelle operative (viabilità, edilizia per l’istruzione secondaria, lavoro e formazione professionale, trasporti pubblici locali, gestione del ciclo dei rifiuti, protezione della natura e dell’ambiente), sia quelle di coordinamento (le pianificazioni con riflessi territoriali cioè le più rilevanti scelte di localizzazione) non sono attribuibili ai Comuni, che anzi sono in molti casi i principali destinatari delle scelte di area vasta operate nei loro confronti. L’attribuzione delle funzioni di area vasta alle Regioni è, a sua volta, in contrasto con la configurazione costituzionale, non amministrativa e operativa, dell’ente regione, che dovrebbe invece qualificarsi essenzialmente come sede di scelte legislative e programmatorie, evitando di burocratizzarsi e di accentrare gestioni amministrative, oltretutto in contrasto con il principio di sussidiarietà.

La decostituzionalizzazione, che consisterebbe nella soppressione della parola Provincia in Costituzione, salvo a consentire alle Regioni di costituire con proprie leggi enti intermedi per svolgere le funzioni di area vasta – come di recente prospettato anche da opinioni espresse nell’ambito della “Commissione per le riforme costituzionali” – appare quindi assai opinabile, perché cade in una contraddizione evidente: se si riafferma l’esistenza di funzioni di area vasta (né comunali, né regionali), queste funzioni non possono essere attribuite ad enti di incerta e variabile natura (in qualche regione enti o uffici dipendenti, in altre enti locali a base associativa, in altre enti locali elettivi).

(…) Nel contempo va ridotta drasticamente la miriade di enti e altri soggetti strumentali e di società a vario titolo costituite da Regioni e Enti locali, che complicano, spesso duplicano e comunque costano, sfuggendo anche al controllo democratico e alle garanzie che debbono offrire autonomie effettivamente responsabili. (…)

11 ottobre 2013

L’appello è sottoscritto dai seguenti professori ordinari di materie giuspubblicistiche:

Gian Candido De Martin (Università Luiss Guido Carli – Roma)
Francesco Merloni (Università di Perugia)
Piergiorgio Alberti (Università di Genova)
Laura Ammannati (Università di Milano)
Enzo Balboni (Università Cattolica - Milano)
Luigi Benvenuti (Università di Venezia - Cà Foscari)
Mario Bertolissi (Università di Padova)
Raffaele Bifulco (Università Luiss Guido Carli - Roma)
Antonio Brancasi (Università di Firenze)
Maria Agostina Cabiddu (Politecnico di Milano)
Marcello Cecchetti (Università di Sassari)
Vincenzo Cerulli Irelli (Università di Roma Sapienza)
Omar Chessa (Università di Sassari)
Mario Pilade Chiti (Università di Firenze)
Pietro Ciarlo (Università di Cagliari)
Stefano Civitarese Matteucci (Univ.“G.D’Annunzio” Chieti – Pescara)
Guido Clemente di San Luca (II Università di Napoli)
Francesco Clementi (Università di Perugia)
Cecilia Corsi (Università di Firenze)
Gianfranco D’Alessio (Università di Roma Tre)
Mario Dogliani (Università di Torino)
Carlo Emanuele Gallo (Università di Torino)
Silvio Gambino (Università della Calabria)
Maria Immordino (Università di Palermo)
Aldo Loiodice (Università “Aldo Moro” di Bari)
Isabella Loiodoce (Università “Aldo Moro” di Bari)
Nicola Lupo (Università Luiss Guido Carli - Roma)
Stelio Mangiameli (Università di Teramo)
Guido Meloni (Università del Molise) 6
Ida Nicotra (Università di Catania)
Valerio Onida (Università di Milano)
Giorgio Pastori (Università Cattolica - Milano)
Aristide Police (Università di Roma Tor Vergata)
Ferdinando Pinto (Università di Napoli “Federico II”)
Alessandra Pioggia (Università di Perugia)
Andrea Piraino (Università di Palermo)
Paola Piras (Università di Cagliari)
Aldo Sandulli (Università S.Orsola Benincasa – Napoli)
Giovanni Serges (Università di Roma Tre)
Fabio Severo Severi (Università di Trieste)
Ernesto Sticchi Damiani (Università del Salento)
Vincenzo Tondi della Mura (Università del Salento)
Paolo Urbani (Università “G. D’Annunzio” Chieti - Pescara)
Mauro Volpi (Università di Perugia)

LEGGI TUTTO L’APPELLO

giovedì 17 ottobre 2013

ELETTRODOTTI - BASTA ADEGUARSI A CIO' CHE SERVE A TERNA !



ELETTRODOTTI
BASTA ADEGUARSI
A CIO’ CHE SERVE A TERNA !

Il Gazzettino – Udine – 15 ottobre 2013 – L’intervento.
ELETTRODOTTO – LA PARTITA NON E’ FINITA

(…) La seconda, legata alla supposta valenza strategica di quest’opera per il Friuli, riproponeva in chiave più moderna, un’antica ferita: quella delle servitù addossate a noi per interessi di caratteri ben più ampio. Che l’elettrodotto Redipuglia-Udine Ovest si faccia per mettere in sicurezza i fabbisogni energetici della nostra “Piccola Patria”, accontenta gli adolescenti e i puri di spirito. L’opera ha valore assoluto per Terna, per il suo progetto di leadership europea, per la rete di connessioni che congiungerebbe l’Est, produttore di energia, con il resto della Comunità, che energia domanda  (…)

FERDINANDO CESCHIA  -
Segretario provinciale della UIL di Udine

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Cisl e Uil: «Elettrodotto? Così non va»

I segretari Muradore e Ceschia invitano la Serracchiani «a rimettere tutto in gioco e ripensare al tracciato vicino all’A4»
di Maura Delle Case

(…) E perché no, interrato. Per Muradore e Ceschia infatti non solo si può. Si deve. «A costo di farlo pagare un centesimo in più sulla bolletta, con una tassa di scopo vera, perché – denuncia il segretario di Cisl Udine - tanto per non dimenticarcelo, l’elettrodotto con i piloni alti 80 metri lo pagheremo comunque noi in bolletta». La richiesta del sindacato, da sempre ostile alla maxi opera ritenuta inutile ai fini energetici e dannosa dal punto di vista ambientale e paesaggistico, è dunque chiara: se l’elettrodotto dev’essere realizzato, almeno lo si faccia vicino all’autostrada. La sfida alla presidente Serracchiani, «che ci aveva promesso un metodo diverso», è lanciata. La parola d’ordine, per il sindacato, è partecipazione. (…)

Primo il fabbisogno energetico. «Bisognerebbe però dire che non si tratta di quello del Fvg dove di energia ne abbiamo a sufficienza, come dimostrano gli stessi dati in possesso di Terna, e dove oggi, complice la crisi, le necessità sono anzi decresciute». Abs? «Basterebbe una linea interrata di 6 chilometri per garantire il sito dal rischio di uno stop produttivo», taglia corto Muradore.

D’altro canto ci sono pesanti costi per il territorio. «Piloni alti 80 metri...non vengano a raccontarci che sono poco impattanti – concludono i sindacalisti -. A rimetterci è la bellezza del nostro territorio che non è solo una banale questione estetica, ma costituisce un’importante occasione economica.
Chi dice che l’elettrodotto non sarà impattante sa di dire una mostruosità».

Messaggero Veneto – 13 ottobre 2013

LEGGI TUTTO L’ARTICOLO:
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L’eletttrodotto
dai troppi perché
ancora sospesi

di Andrea Valcic

IL GAZZETTINO – domenica 13 ottobre 2013  - LA CJACARADE

Il punto interrogativo verrà posto alla fine come l'incipit che consiste in un unico perché. Così deve essere dopo la firma apposta dalla presidente Serracchiani alla convenzione con Terna per la realizzazione dell'elettrodotto Redipuglia-Udine ovest, visti i tanti dubbi che tale opera continua a suscitare tra popolazione e amministratori locali. Cominciamo dalla constatazione che invece il rigassificatore di Zaule, non si farà. La Regione ha fatto marcia indietro, rimangiandosi il ruolo strategico dell'impianto.

I dietro front si danno solo per Trieste, per il Friuli gli ordini non si discutono. Nessun dubbio nemmeno per la richiesta di interramento della linea: si sono prese per oro colato le argomentazioni di Terna, mentre la stessa, in Piemonte, ha accettato la condizione per un tratto ben più lungo.

Una diversa "pesatura" anche da parte di Ww/e Legambiente, la cui "lotta continua" riguarda sempre e comunque strategie energetiche di tante società ad esclusione di Terna.

Infine gli industriali friulani disposti a minacciare delocalizazioni devastanti se non si fosse realizzato l'elettrodotto: è possibile avere la quota esatta di quanta energia verrà utilizzata in loco e quale sarà il suo costo? Alla fine dunque arriva il grande punto interrogativo: questi tralicci che vantaggi porteranno al Friuli e a che prezzo per ambiente e agricoltura ?

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domenica 13 ottobre 2013

GIU' LE MANI DAL TORRENTE PALAR (Alesso di Trasaghis)


Uno scorcio del torrente Palar
(foto di Roberta Michieli)

Riceviamo e pubblichiamo

I COMITATI SONO ANCORA DESTI
E NON DORMONO: 
NEMMENO SUL PALAR

      Sul Blog “Alesso e dintorni”, all’attenzione di tutti i lettori è stata portata una certa notiziola: l’apertura della procedura per l’autorizzazione all’installazione di una centralina idroelettrica sul torrente Palar da parte della Ditta Eisackwerk  s.r.l. di Bolzano.
     A rieccoci: e, come più volte denunciato in tutte le salse, l’assalto alla diligenza continua!
     Un attacco oltremodo ipocrita perché sferrato da chi, trentini e altoatesini, rifiutano certi lavori in casa propria approfittando della straordinaria autonomia loro concessa,  proponendoli  però in casa altrui!
    D'altronde, la Ditta Eisackwerk  s.r.l. di Bolzano i Comitati la conoscono da tempo, così com’è noto il diniego della Provincia di Trento a lavori simili da fare su quel territorio: tra cui il progetto “Altissimo”, termine che deriva dal nome della cima del Monte Baldo dove, dopo lo scavo di una grotta, convogliarvi le acque del Garda mediante ripompaggio e produrre così elettricità a ciclo continuo:  Vero ing. GARZON???  D'altronde chi non muore si rivede!
     In vero anche i Comitati hanno proposto centraline e captazioni delle acque ad uso idroelettrico ed irriguo, sottolineando però che questi lavori debbono realizzarsi mediante le acque delle turbine della Centrale di Somplago le quali, bypassando il lago con tubazioni subacquee, possono essere captate dal canale di scarico presso Trasaghis.
     Lago, Leale e Palar quindi, possono e  devono essere lasciati in pace da parte di chi cerca solo di intascare:  al di la e al di sopra di norme e diritti della gente!
     Devono, questi Signori, capire che la S.A.D.E.  non esiste più, come non esiste più un popolo ignorante, sottomesso e incapace di reagire, come accadde  50 anni fa, alla realizzazione della diga del Vajont!!! Una vergogna immonda che ancora grida vendetta agli uomini e a Dio!!!
      Comunque, pur silenti, noi dei Comitati continuiamo a lavorare affinché la Regione attui un Piano Generale per lo sfruttamento sostenibile delle Risorse Idriche, senza il quale tanti avranno buon gioco nel servire carte truccate: soprattutto di questi tempi in cui gli Enti locali si dibattono in enormi difficoltà economiche.
     Importanti segnali di attenzione politica su questo Piano li abbiamo avuti sia durante la campagna elettorale che dopo! Ma di certo staremo all’erta incalzando la Regione per questo Studio: unico strumento capace di proteggere ciò che è di tutti, al riparo di giochetti economici/politici di cui l’Italia intera è stanca ed ormai satura  oltre misura.
    Un’ultima annotazione: giorni fa la Soprintendenza ai Beni Ambientali e Monumentali ha dato parere negativo all’installazione di pannelli fotovoltaici su un’abitazione presso il lago di Cavazzo, prescrivendo che potranno essere autorizzati solo se incorporati nel manto di copertura.
     Tanto di cappello nel porre cotanta attenzione a questi seppur minimi particolari però, e la Soprintendenza vorrà scusarci, sui mega lavori Edipower perché tanto silenzio? Eppure anche su ciò essa ha giurisdizione!  O sbaglio? Ma forse nel campo dell’elettricità esiste quella di serie A e quella  di serie B e normative conseguenti!
     Chiudiamo con un’ultima nota: pur abituati a lavorare nel silenzio spesso assordante, sarebbe cosa gradita sapere anche cosa ne pensano sul tema i tanti estimatori estivi del Palar!! La risposta, ovviamente, non comporta tickets!

11 ottobre 2013

Dino RABASSI: già Sindaco di Trasaghis e componente  del “Comitato a difesa e sviluppo del lago”

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Il blog “ALESSO E DINTORNI”