REGIONE
RIFORMA
ENTI LOCALI
"PANONTIN"
E'
TUTTA DA RIPENSARE!
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Dallo
“Speciale” pubblicato
sul
settimanale LA VITA CATTOLICA
12
febbraio 2015
Mons.
Genero:
“Ripensare e approfondire
la riforma”
di
Roberto
Pensa
E'
necessario un ripensamento su una riforma, quella delle autonomie
locali, che rischia di cancellare il ruolo dei Comuni, realtà
fondamentale in Friuli. A dirlo è il Vicario generale
dell'Arcidiocesi di Udine, mons. Guido Genero.
(…)
Domanda:
Quindi sarebbe bene non cancellare le realtà comunali, che
spesso, soprattutto in montagna, sono un baluardo a cui la gente si
aggrappa per resistere.
Risposta:
“Non vedo attualmente nessun'altra prospettiva, perché cancellare
il Comune significa da una parte semplicemente svuotare delle
residenze secolari di un loro diritto, di una loro dignità,
io direi anche di una loro felicità, senza in realtà aiutare il
centro di riferimento con vere novità. Perchè, in realtà, mi
pare che questa riforma miri a fondere i servizi, anziché
razionalizzarli. La
centralizzazione non è mai una buona scelta, nel nostro caso ancora
di meno penso”
(…)
Domanda:
In
un'epoca in cui si denuncia la lontananza della politica dalla gente
comune, ha senso creare degli organismi con rilevanti poteri – come le
unioni dei comuni – che non sono eletti dal popolo?
Risposta:
“Questo è tipico
dell'infatuazione tecnologica e tecnocratica.
Volendo
eliminare gli enti di vasta area come le Province, se ne creano altri
che non hanno le caratteristiche essenziali di quelli di prima e, per
contro, comportano nuovi problemi.
Avremo quindi degli organismi che tendono a interpellare di meno i
cittadini.
Voglio vedere poi se ci sarà davvero una consultazione con qualche forma referendaria.
E' pericoloso, perchè il particolarismo, poi, potrebbe far scoppiare
questa pretesa riforma. Per cui, veramente, ci vorrebbe un
ripensamento, una fase di riflessione, di approfondimento."
Roberto Pensa
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UNIONI
COMUNALI:
ECCO
PERCHE' UDINE CI RIMETTE
di
ROBERTO MEROI
E' curioso
rilevare come a meno di 50 chilometri da Udine sia in atto un
fermento politico non indifferente. In vista delle scadenze imposte
dalla Regione per le definizioni dei confini degli ambiti
territoriali, a Pordenone e dintorni si stanno dando un gran da fare
per aggregarsi tra comuni. Ormai è chiaro che da quelle parti hanno
un obiettivo ben preciso: superare con la loro nuova Uti gli abitanti
del comune di Udine! E sulla carta ci possono riuscire. Cordenons,
Porcia, San Quirino e Roveredo in Piano sono già convinti di
allearsi con Portus Naonis. Ci sono poi Fiume Veneto, Fontanafredda e
Zoppola molto tentati di entrare a far parte anche loro della mega
Pordenone. Qualora questa aggregazione dovesse realizzarsi in toto,
sapete quanti abitanti farebbe? Circa 130 mila!
Trieste
stessa, con il nuovo assetto territoriale deciso dall'alto, si
troverebbe di colpo a salire a 232 mila anime, praticamente
tutte quelle attualmente residenti nell'intera provincia!
A
rimetterci da questa riforma sarà soprattutto Udine.
Persa la qualifica di capoluogo della più vasta (adesso divisa in
ben 9 parti!) e popolata provincia della regione, Udine rischia ora
di trovarsi con un pugno di mosche in mano.
Ci
sono spinte di chiaro segno politico che stanno mettendo fine ad ogni
sogno di unità del Friuli storico e a tutte le velleità
autonomiste. Spinte politiche contestualmente rivolte a penalizzare
la sola grande città che avrebbe potuto fare da traino al Friuli
unito.
Udine
sta venendo massacrata mediaticamente, attaccata e accusata di non si
sa quali nefandezze. Di questi tempi, poi Udine è
assediata politicamente con lo scopo di farle perdere più pezzi
possibile di quello che invece è il suo naturale hinterland.
Contrariamente a quanto avviene a Pordenone, qualcuno sta spingendo i
comuni confinanti con Udine verso altre unità territoriali vicine.
Nonostante che la realtà dipinga il lungo tratto di strada che da
Paderno sale fino a Tricesimo come un tutt'uno e che la logica dica
che Povoletto, Reana del Rojale e la stessa Tricesimo facciano parte
dell'Uti udinese. Così dicasi di Remanzacco che, tra l'altro, con
Udine condivide il parco del Torre. Ci vuole buon senso. Crediamo che
Udine non debba essere abbandonata da nessuna delle cittadine
confinanti, se non altro per la sua gloriosa storia.
Eppure,
fin dalle denominazioni utilizzate per le varie Uti regionali,
temiamo che con questa riforma si stia navigando a vista.
Si pensi
che Udine e pochi comuni confinanti diverrebbe «Friuli Centrale»!
Si pensi che i comuni friulanofoni della provincia di Gorizia adesso
farebbero parte dell'«Alto Isontino»! Denominazione, tra l'altro,
incoerente rispetto a quelle Uti che farebbero riferimento ad altri
fiumi friulani (Livenza, Sile, Noncello, Natisone).
Si pensi
che l'Uti del «Torre» pur di arrivare a 40 mila abitanti andrebbe
ad includere un'area di ben 364 kmq: ben 6 volte e mezzo il
territorio dell'attuale comune di Udine!
Si
mediti sul caos che sta facendo questa riforma, che Leopoldo
Coen ha definito anche «inutile».
Sabato
7 febbraio 2015 - Il Gazzettino (Ud)
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