lunedì 30 aprile 2012

DAL PORTO DI TRIESTE, VANTAGGI PER TUTTI?



Dal porto
di Trieste
vantaggi per tutti?

(…) Sul mensile “Udine Economia”, marzo 2012, edito dalla Camera di Commercio di Udine, in prima pagina è stato pubblicato un editoriale a firma del suo Presidente Giovanni Da Pozzo, dal titolo “Sviluppare l’economia attraverso la portualità”. E all’interno dell’articolo ricompare una vecchia tesi pesantemente sponsorizzata ancor oggi dalla politica triestina e che fu molto in auge negli anni 70 del secolo scorso: << (…) e il punto di riferimento delle infrastrutture in Friuli Venezia Giulia è il porto di Trieste: un suo sviluppo è destinato a far ricadere gli effetti sul mondo produttivo di tutta la regione (…) >>.



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Di seguito tre lettere pubblicate sulla stampa locale nel mese di aprile 2012 e che contestano quanto affermato dal Presidente della Camera di Commercio di Udine, Giovanni Da Pozzo, nel suo editoriale pubblicato sul mensile “Udine Economia”, marzo 2012.

La Redazione del Blog
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Dal porto di Trieste
vantaggi per tutti?

Sul mensile “Udine Economia”, marzo 2012, edito dalla Camera di Commercio di Udine, in prima pagina è stato pubblicato un editoriale a firma del suo Presidente Giovanni Da Pozzo, dal titolo “Sviluppare l’economia attraverso la portualità”. E all’interno dell’articolo ricompare una vecchia tesi pesantemente sponsorizzata ancor oggi dalla politica triestina e che fu molto in auge negli anni 70 del secolo scorso: <<
 (…) e il punto di riferimento delle infrastrutture in Friuli Venezia Giulia è il porto di Trieste: un suo sviluppo è destinato a far ricadere gli effetti sul mondo produttivo di tutta la regione (…) >>.
Da non credere! Lo sviluppo del porto triestino è dunque sinonimo di sviluppo dell’intera regione, Friuli incluso? Suvvia, siamo seri! Dovrebbe essere noto a tutti che Trieste e il Friuli hanno struttura economica totalmente diversa.
Giovanni Da Pozzo forse lo ignora? Parebbe proprio di sì! Che tristezza dover constatare che il Presidente della Camera di Commercio di Udine sponsorizza una tesi triestina del tutto opinabile.
Il Friuli (province di Udine, Pordenone e Gorizia) è sinonimo di agricoltura, agroalimentare, industria manifatturiera, artigianato, commercio, turismo e sviluppo scientifico e culturale. Che vantaggio possono avere tutti questi comparti economici da un forte sviluppo portuale triestino? Assolutamente nessuno! Certamente per Trieste lo sviluppo portuale è importante, ma lo è solo ed esclusivamente per Trieste.
O forse per Giovanni Da Pozzo, un eventuale aumento della forza lavoro friulana a Trieste è un fattore di sviluppo per il Friuli? Sarebbe l’aumento dei posti lavoro a Trieste il grande sviluppo che il porto triestino porterebbe all’intera regione?
E perché mai non si possono creare nuovi posto di lavoro in Friuli sviluppando la sua specifica economia? E perché mai il Presidente della Camera di Commercio di Udine, invece di occuparsi dello sviluppo delle imprese agricole, turistiche, industriali e artigianali friulane, fa sua una leggenda metropolitana tutta triestina?
Ricordo che questa tesi è funzionale alla distribuzione di alti finanziamenti regionali al porto triestino a discapito dell’economia friulana che verrebbe finanziata con i soli fondi regionali residuali.
E in conclusione una domanda a Giovanni Da Pozzo: << Come Presidente della Camera di Commercio di Udine, pensa di attivarsi perché dopo troppi anni trascorsi invano, finalmente il canale navigabile di Porto Nogaro venga riportato almeno a sette metri e mezzo incrementando così le potenzialità e sviluppo di questo porto? >>. E una domanda anche a tutti i friulani: << Fino a quando noi friulani continueremo a tollerare questa classe dirigente pseudo-friulana sempre pronta a “remare” contro gli interessi del Friuli e a favore di Trieste? Non è arrivato il momento di mandarla a casa? >>.
Roberta Michieli – Tavagnacco

La lettera è stata pubblicata sui quotidiani “Il Messaggero Veneto” di Udine, il Gazzettino di Udine e sul settimanale “La Vita Cattolica” dell’Arcidiocesi di Udine.
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Friuli e Trieste:
solo campanili?

Della replica del Presidente CCIA di Udine, Giovanni Da Pozzo in risposta alle fondate critiche della dott.ssa Michieli al suo editoriale in “Udine Economia”, marzo 2012, potremmo come minimo dire che della questione triestina e di quella friulana non se ne è parlato solo negli anni settanta, ma anche il Presidente Regionale Tondo, poco tempo fa, ci ha rammentato che quasi ogni giorno riceve richieste di separazione delle due realtà, pur conservando il contenitore regione FVG.

I veneti, che fanno sempre bene i loro calcoli, quando ci proposero attorno alla fine degli anni novanta di ritornare di nuovo a unirsi al Veneto nel mitico Nord-Est, premettevano sempre che ovviamente per Trieste sarebbe stata ritagliata una separata istituzione su misura. Si capiva la necessità di scaricare i costi di una città senza strutture competitive e con tanti “sogni di gloria”, al livello nazionale.

Il sogno di Da Pozzo e di molti triestini è che Trieste torni a diventare un grande emporio come nell’Ottocento. Magari!, ma sembra solo un suggerimento elettorale commissionato dall’amico Tondo in difficoltà nella città perchè il duo Rosalen-Bandini gli sta dimagrendo il PDL.

Infatti questa ambizione oggi dovrebbe, oltre a essere attraente per i grandi operatori mondiali del mare, ottenere nientemeno che il consenso degli altri porti dell’Alto Adriatico, e dei concorrenti tirrenici e ionici. Dato l’alto l’impegno finanziario e politico, sarebbe indispensabile il supporto del Governo centrale, e della Commissione europea. Ma tutto questo avrebbe come minimo il prezzo di dover aderire a una logica di sistema quindi a cogestire con altri l’opportunità.

Logica di sistema estranea a livello regionale a una città che ha snobbato decisamente l’interporto di Cervignano privilegiando Padova come “porto secco” nell’entroterra e poi ha anche affossato il Terminal della Maersk a Monfalcone (investimento da un miliardo) che sarebbe stato di grande stimolo per l’innovazione che portava.

Questa impresa di trasporto oceanico a conoscenza della attuale pressione corporativa che innalza i costi e deprime la produttività delle banchine triestine, voleva ovviamente gestirlo in proprio. E’ noto che Trieste a causa della sua economia assistita e di rendita (protetta da destra e sinistra), è un vero freno allo sviluppo della regione FVG e del Friuli. Purtroppo la classe partitica preferisce banalizzare la questione dicendo che siamo troppo piccoli o campanilisti! Si è molto parlato in questi anni di unità regionale, di centralismo, anche della competitività del sistema regionale.

Ma la questione è che la politica regionale non vuole fare i conti in modo realistico con il fondato assioma diffuso a Trieste e in Friuli, cioè che i due sistemi sono tra loro poco comunicanti non per la cattiveria dei rispettivi autonomismi o per ritardi della lettura sulla globalizzazione (cosa che semmai attiene ai partiti) ma perché non c’è empatia e non sono assolutamente complementari.

Giancarlo Castellarin – Udine


La lettera è stata pubblicata sul settimanale “La Vita Cattolica” dell’Arcidiocesi di Udine

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I friulani
meritano di meglio

Notizia di questi giorni, il Friuli è in recessione o quasi, le ore di cassa  integrazione aumentano, le aziende chiudono oppure sono strangolate dalle tasse, dai debiti o dai crediti non pagati, anche dallo Stato, alla Zanussi iniziano a tagliare i dipendenti e la Danieli pensa bene di creare un progetto pilota da 500 milioni in Serbia. Di che si occupa la politica regionale?
Abbiamo il coordinatore regionale del Pdl che solo qualche mese fa, mentre tutto il paese era sull'orlo della bancarotta, definisce "una malattia" i friulanisti (tema importantissimo a quanto pare).
Abbiamo un presidente della Camera di Commercio di Udine che si preoccupa di rilanciare il porto di Trieste, dimenticando forse che quando il porto di Trieste era al massimo dello splendore in Friuli si moriva di fame e, viceversa, nonostante il porto del capoluogo giuliano sia in crisi da 50 anni ciò non ha certo impedito il prodigioso sviluppo dell'economia friulana in questo lasso di tempo.
E, dulcis in fundo, abbiamo un governatore che, mentre l'economia friulana va a rotoli, si preoccupa di temi fondamentali come Erdisu, Ater ed unione delle provincie di Trieste e Gorizia, magari regalando un pezzetto di Friuli come Cervignano e Cividale.
Un proverbio dice che ognuno ha quello che si merita, ma io non sono d'accordo, i friulani non hanno fatto niente di così negativo per meritarsi questo.
Mirko Trevisan – Udine

La lettera è stata pubblicata sul quotidiano Il Messaggero Veneto - Udine
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sabato 28 aprile 2012

ANCJE CHEST AN AL TORNE "PREMI FRIÛL" !




PREMI FRIÛL


LA Farie CREATIVe
DE musiche Furlane
 
cONCORS  INMANEÂT di
RADIO ONDE FURLANE!

Al è za in rêt il bant 2012 par cjançons e jingles radiofonics par furlan, cun di plui al è pront par saltâ fûr il cd di Ulisse e i Ciclopi, i zovins vincidôrs dal an passât

Al è jessût ta chestis zornadis il bant par partecipâ al Premi Friûl che, aromai di trente agns incà, al è la farie creative des novitâts musicâls par furlan.

Il concors inmaneât di Radio Onde Furlane si insuaze tes azions promovudis dal progjet SUNS de ARLeF (Agjenzie Regjonâl pe Lenghe Furlane) e al va dilunc a pontâ sui grups zovins e su la sperimentazion intai gjenars musicâi plui atuâi, cu la convinzion che lenghe furlane e vedi di confrontâsi cence pôre cu la modernitât, di là di cierts stereotips che le volaressin peade a di un mont contadin che nol esist plui.

Par partecipâ ae edizion dal 2012, i grups e/o i singui musiciscj a àn di mandâ dentri dai 15 di Jugn une cjançon compagnade dal so test (par furlan o intune altre lenghe minorizade dal Friûl).

Framieç dal materiâl rivât a saran sielzûts tra i 3 e i 6 artiscj che a sunaran intant de finâl che e previôt une esibizion dal vîf di 15/20 minûts e che si tignarà ai 28 di Lui alì dal Parc dal Cormôr (Udin) inte suaze dal Homepage Festival.

Come par solit, cui che al vinç il Premi Friûl al varà la pussibilitât di publicâ une sô produzion discografiche pe etichete Musiche Furlane Fuarte.

Dentri dal Premi Friûl però ancje chest an no podeve mancjâ une novitât.

Cun di fat, dongje de sezion musiche si ‘nd à ancje une pai jingles radiofonics.  Cui che al vûl al pues partecipâ e creâ jingles gnûfs (di no plui di 30 seconts) pe “Radio libare dai furlans”. Ta chest câs la idee miôr e sarà premiade cuntun  iPad, simpri ai 28 di Lui alì dal Parc dal Cormôr, intant de finâl.

Altris informazions su lis dôs sezions si cjatin sul sît http://www.ondefurlane.eu/ là che si pues lei il bant e discjariâ la schede par partecipâ al concors.

Cun di plui al è pront par saltâ fûr il cd di Ulisse e i Ciclopi, il grup rivelazion che al à vinçût la edizion passade dal Premi Friûl. I doi fantats (ghitare / batarie) di Mortean a àn produsût un cd di rock esplosîf che al supe tant dal blues des origjins che dal punk plui rumorôs, passant par scjassadis adrenalinichis e slambradis psichedelichis.
Ancjemò une conferme, duncje, de funzion di scuvierte, produzion e promozion che il Premi Friûl al à vût e al à intal panorame musicâl furlan e plui in gjenerâl de culture furlane dal dì di vuê. Dai Mitli FLK a Lino Straulino, dai Arbe Garbe a DJ Tubet, juste par fâ cualchi non, ducj o cuasi a àn tacât dal Premi Friûl e di Radio Onde Furlane.

Par info telefonâ al 0432 530614 o scrivi a premifriul@ondefurlane.eu



martedì 24 aprile 2012

AGENZIA TURISMO FVG: "BIANCO&NERO", NUOVO SPRECO DI FONDI PUBBLICI?



AGENZIA TURISMO FVG
“Bianco&Nero”
nuovo spreco
di fondi pubblici?


L’Assessorato regionale al turismo ha negato i finanziamenti al più importante Festival europeo del Cinema popolare asiatico in svolgimento in questi giorni a Udine
FAR EAST FILM FESTIVAL

ma pare che concederà ben 400 mila euro alla prossima edizione di “BIANCO & NERO”, la manifestazione culturale udinese targata “TURISMO FVG”, nonostante le due precedenti edizioni siano ricordate soprattutto per le polemiche sollevate e oggi  ci risulti che le ben note "tabelle" non lo abbiano nemmeno previsto.

LA REDAZIONE DEL BLOG
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19 Apr 12 – CS

Bianco&Nero: nuovo spreco di fondi pubblici?

“Un contributo regionale pari a quattro volte l’intero budget del Comune di Udine per gli eventi estivi, un finanziamento pubblico che, mosca bianca del settore, non conosce flessione. Sono solo alcune delle indiscrezioni che circolano sulla prossima edizione di “Bianco&Nero”, la manifestazione culturale udinese targata Turismo FVG, che mi hanno spinto a presentare un’interrogazione urgente all’Assessore al Turismo Federica Seganti per fare luce su quanto sta accadendo.”

Così il consigliere del Pd Paolo Menis che spiega: “In un contesto di grave difficoltà per il comparto culturale, quando a livello regionale leggiamo che nel capitolo di bilancio dedicato ai grandi eventi di rilievo nazionale ed internazionale organizzati da Turismo FVG sono stanziati solo 1,5 milioni di euro e le ben note “tabelle” non lo hanno nemmeno previsto, fa specie scoprire che l’iniziativa Bianco&Nero viene ripescata dal dimenticatoio e gode di una corsia preferenziale agli occhi della Regione.

Mentre il Comune di Udine è costretto a rivoluzionare i suoi programmi a causa della contrazione delle risorse ed eventi storici dell’orizzonte culturale cittadini, come ad esempio il Far East Film Festival si vedono negare il sostegno dell’Assessorato al Turismo – nonostante il loro successo sia sotto gli occhi di tuttiapprendo oggi con stupore, prosegue il democratico, che esisterebbe addirittura una convenzione per un evento di cui a meno di quattro mesi dal suo inizio non è dato conoscere nemmeno una bozza di programma. E parliamo di centinaia di migliaia di euro.

Ancora oggi, a due anni di distanza dall’ultima edizione (la seconda), ha sottolineato Menis nel suo intervento, cittadini ed operatori ricordano Bianco&Nero più per le polemiche che ha sollevato che per i risultati ottenuti. Gioverà, infatti, ricordare che nella sua pur brevissima storia, esso si è segnalato più per le clamorose gaffe (come quella relativa alla mostra fotografica di Newton in cui furono esposte stampe invece che fotografie), per le pesanti assenze istituzionali e per la scarsa trasparenza organizzativa, che per il valore artistico e culturale dei suoi appuntamenti. Per non parlare del ruolo del Comune di Udine che, da quanto ci è dato sapere, non è stato minimamente coinvolto nella progettazione.

Evidentemente tutto questo non basta a ripensare il ruolo di Bianco&Nero, né a mettere in discussione i suoi cospicui finanziamenti, conclude il democratico, perché probabilmente questa manifestazione risponde ad interessi che poco hanno a che vedere con quelli culturali.

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Di seguito pubblichiamo il testo dell’interrogazione a risposta immediata presentata al Presidente della Regione e all’Assessore Regionale al Turismo Federica Seganti, dal consigliere regionale Paolo Menis (PD).

INTERROGAZIONE
A RISPOSTA IMMEDIATA

SUI CONTRIBUTI ALL’ASSOCIAZIONE CULTURALE “BIANCO E NERO”

Premesso:
-         che il difficile momento economico ha spinto tutti i livelli dell’amministrazione pubblica a comprimere il proprio intervento a sostegno del settore culturale;
-         che queste difficoltà si stanno ripercuotendo in modo particolare sugli enti locali che spesso si sono trovati costretti a rivoluzionare completamente i loro programmi a causa della continua riduzione delle risorse trasferite per il settore culturale, come ha dovuto fare recentemente lo stesso Comune di Udine con il cartellone estivo;
Preso atto:
-         che, a due anni di distanza dall’ultima edizione (la seconda), la manifestazione “Bianco e Nero”, organizzata dalla omonima Associazione di Gabriele Massarutto e Claudio Tognoni con il sostegno dell’Agenzia Turismo FVG, è ancora ricordata dagli operatori, più  per le polemiche che l’hanno accompagnata (in merito a collocazione temporale, contributi, ecc.) che  per i risultati ottenuti in termini di presenze;
-         che, pur nella sua brevissima storia, la manifestazione si è segnalata per le clamorose gaffe (come quella relativa alla mostra fotografica di Newton), per le pesanti assenze agli appuntamenti istituzionali, per la scarsa trasparenza organizzativa, e non per il valore artistico e culturale;
Ritenuto:
-         che, visti i sopracitati precedenti, “Bianco e Nero” non possa essere considerato un evento di valore finalizzato al rilancio culturale della città di Udine;
Considerato:
-         che il bilancio regionale ha stanziato al capitolo “finanziamento all' Agenzia Turismo FVG per la promozione, l'organizzazione e la realizzazione di grandi eventi di rilievo nazionale ed internazionale” solo un milione e mezzo di euro, mentre le famose tabelle per eventi di interesse regionale non ha previsto la manifestazione “Bianco e Nero”

INTERROGA

il Presidente della Regione e l’Assessore Regionale al Turismo per sapere se corrisponde al vero la notizia che Turismo FVG è pronta a stipulare una convenzione diretta avente ad oggetto un nuovo stanziamento di 400 mila euro a favore dell’edizione 2012 della manifestazione culturale “Bianco e Nero” da tenersi a Udine, naturalmente all’insaputa degli amministratori della città.
                                                                           PAOLO MENIS
Trieste, 12 aprile 2012
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lunedì 23 aprile 2012

IL RICATTO ENERGETICO - di Aldevis TIBALDI



Riceviamo dal “Comitato per la Vita del Friuli Rurale” e con il fine di contribuire al dibattito sullo sviluppo energetico regionale e statale, pubblichiamo.

La Redazione del Blog

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COMUNICATO STAMPA N. 109 
10/ 4/2012

Elettrodotto Redipuglia-Udine ovest e dintorni.




IL RICATTO ENERGETICO


LETTERA APERTA Al Presidente della Confindustria udinese, dott. Adriano Luci

La fuga in Serbia della Danieli, che qualcuno si ostina ad attribuire ai detrattori dell’elettrodotto aereo Redipuglia-Udine ovest, sta suscitando una bordata di sciocche quanto paradossali e tardive recriminazioni che nulla, o quasi, hanno a che vedere con la realtà dei fatti. Chi oggi si strappa le vesti per l’ennesima delocalizzazione dimentica la premurosa accoglienza accordata da Tondo al Presidente della Serbia, giunto a siglare il contestato accordo. Ma non può nemmeno ignorare che all’illusione del patriottismo friulano la Danieli ha preferito la logica del profitto, ovvero rifugiare i propri interessi in uno Stato dove l’operaio costa un quarto e dove i beni collettivi sono piegati al volere del privato. Resta il fatto che la Danieli non è andata in Germania dove vige lo stato di diritto e dove le industrie energivore non godono di favori di sorta.

Piangere sulla fuga di un prestigioso protagonista dell’industria regionale non ha più alcun senso. Attribuirne la colpa all’elevato costo dell’energia, perché causato dalla mancata realizzazione del megaelettrodotto Redipuglia-Udine ovest è una penosa menzogna che non giova a nessuno, tanto meno alla generalità dei membri della Confindustria.

Paradossalmente è vero l’esatto contrario e, allora, c’è da chiedersi se simili dicerie non giovino a chi, in seno alla Confindustria, gode di una posizione dominante e, incurante di abbattere i costi dell’energia, mira piuttosto ad avvantaggiarsene.

Il fatto è che il panorama energetico risulta dominato da un numero limitato di centrali a combustibili fossili che immettono l’energia prodotta in grandi dorsali ad alta tensione da cui si dipartono le reti che arrivano all’utenza civile ed industriale. Tale sistema, che incide in maniera significativa sul prezzo finale dell’energia, presenta un’evidente rigidità: infatti il flusso di elettricità viaggia in maniera unidirezionale, dal luogo di produzione a quello di consumo e assegna all’utente finale il ruolo passivo di semplice “consumatore” di energia.
Come se non bastasse lo Stato Italiano ha voluto ignorare il libero mercato sollecitato dalla Comunità Europea per assegnare alla TERNA la gestione del dispacciamento energetico in sostanziale regime di monopolio, tant’è che oggi, forte di un apporto finanziario statale che non chiede nulla in cambio, la Società può vantarsi di essere il primo operatore di trasmissione in Europa e il sesto al mondo per chilometri di linee gestite. Quale sia il segreto di tanto successo è l’ignavia dello Stato Italiano che da 20 anni a questa parte si guarda bene dal redigere il Piano Energetico Nazionale e lascia fare.

A subirne le conseguenze è il consumatore costretto a pagare la bolletta energetica fra le più care al mondo e, quindi, a garantire l’esorbitante attivo del Concessionario.
Con tutti quei denari e la contestuale arrendevolezza delle autorità locali si possono promuovere costose campagne pubblicitarie per forzare l’opinione pubblica ostile alle sue linee di sviluppo, sostenere accattivanti premi e sponsorizzazioni, promuovere le famigerate compensazioni, commissionare “indagini demoscopiche” mirate, finanziare gli ambientalisti che di tale generosità si sentono debitori, suscitare il consenso fra i media. Ebbene, dovendo coltivare la rete delle alleanze, alcune società private vengono ammesse al banchetto: è il caso delle linee transfrontaliere, quali la Somplago-Wurmlach.

Resta comunque il fatto che dopo la realizzazione di una nuova linea la bolletta energetica non è mai diminuita, anzi, si è radicalizzato il potere dominante con una accresciuta rigidità strutturale, ovvero, con la costruzione di dorsali sempre più potenti.

Eppure, nei paesi civili dove non prevalgono le rendite di posizione e si valorizzano i percorsi decisionali e le qualità ambientali, si è sviluppato un radicale ripensamento delle modalità di produzione e consumo dell’energia. La generazione distribuita rappresenta una diversa modalità di pensare e gestire la rete elettrica, basata non più, o non solo, su grandi centrali collegate a reti di tralicci, bensì su unità produttive di energia rinnovabile di piccole-medie dimensioni, distribuite omogeneamente sul territorio e collegate direttamente alle utenze o comunque a reti a basso voltaggio: un sistema virtuoso che libera l’utente dalla posizione di soggetto passivo per renderlo attore consapevole. Tra gli altri vantaggi ne deriva una minore lunghezza delle reti, ben sapendo che gli elettrodotti aerei perdono per strada almeno il 7% dell’elettricità trasportata e comportano ingenti costi di manutenzione che paghiamo in bolletta nonché un costante rischio di interruzioni e black-out.

La generazione distribuita, invece, minimizza questi rischi, e aumenta l’affidabilità della rete, poiché il fermo di un impianto non comporta l’interruzione della fornitura, ma viene compensato dalla presenza delle altre centrali. Questo aspetto è particolarmente importante per gli impianti a fonti rinnovabili, che per la maggior parte erogano energia in maniera discontinua. La rete elettrica, all'interno di questo nuovo scenario, cambia completamente ruolo e funzioni. E' infatti destinata gradualmente a trasformarsi da rete "passiva", in cui l'elettricità semplicemente scorre dal luogo di produzione a quello di consumo, a rete "attiva" e "intelligente" (smart grid), capace di gestire e regolare più flussi elettrici che viaggiano in maniera discontinua e bidirezionale. Con la progressiva diffusione dei piccoli impianti a fonti rinnovabili, i luoghi di produzione e di consumo dell'energia elettrica tendono non solo ad avvicinarsi, ma spesso a coincidere.

I paesi europei più consapevoli ne hanno colto gli indubitabili vantaggi, tanto da spingere la Comunità Europea a sollecitare negli Stati membri l’adozione di un modello energetico basato sulla generazione distribuita. Un modello a tutti gli effetti “democratico” che suscita l’innovazione e nel contempo favorisce una provvidenziale autonomia dalle fonti fossili e quindi dalla instabilità dei paesi che ne sono produttori. Un modello che si attaglierebbe perfettamente alle caratteristiche del sistema produttivo e alle prerogative istituzionale di una Regione che, a dispetto della miopia del suo esecutivo, è pur sempre una Regione Autonoma a Statuto Speciale.

A maggior ragione stupisce che il vertice confindustriale si pieghi a proposte operative che poco o nulla hanno a che vedere con il progresso, l’innovazione tecnologica, la salvaguardia ambientale, che non suscitano il benessere, né la crescita di quella green economy che in altri paesi è fonte di uno sviluppo industriale diffuso. Si rimane costernati nel vedere che i finanziamenti del nostro fotovoltaico finiscono per buona parte in Germania, perché qui nessuno se ne fa carico e, intanto, si vara una nuova legge sull’energia che non innova un bel nulla e si fa il tifo per mega elettrodotti aerei che attraversano il Friuli, deturpandolo, o per un rigassificatore che inquina il golfo di Trieste e che il maltempo renderebbe  inoperativo.

Caro Luci, spero che questa mia, scoraggiando le sterili doglianze, stimoli il dibattito e che il cerchio magico formato da chi lucra sull’energia, dalle associazioni di categoria, dai politici miopi e dai media nostrani si apra finalmente ad un confronto leale nell’esclusivo interesse della collettività e di quelle aziende che si giovano delle qualità ambientali e culturali della nostra Terra, senza che per questo si debba emulare ad ogni costo la Serbia. Con i più cordiali saluti.

Aldevis Tibaldi
Comitato per la Vita del Friuli Rurale
Via Volta 10 Porpetto UD cap. 33050 

venerdì 20 aprile 2012

AZIENDA SANITARIA REGIONALE UNICA? NO GRAZIE!



AZIENDA SANITARIA
REGIONALE  "UNICA"?

NO GRAZIE !

No al trasferimento all’intera Regione del fallimentare esperimento già attuato in Provincia di Pordenone!

(..) "Nel merito della proposta di legge, si intravede inoltre la volontà di trasferire alle altre Province della Regione la nuova pianificazione sanitaria prevista per la provincia di Pordenone a titolo di sperimentazione che però, a distanza di circa due anni, non ha prodotto gli effetti sperati, anzi, ha evidenziato forti criticità sul piano dell'organizzazione e sulla prevenzione per il territorio, in quanto sono stati trasferiti gli ospedali di rete sotto la competenza dell'ospedale di riferimento.
"Ma ora - avverte Moretton - nonostante i risultati non positivi sotto gli occhi di tutti, Tondo vuole trasferire al resto del territorio regionale ciò che non ha funzionato a Pordenone, coinvolgendo anche gli ospedali di riferimento di Udine e Trieste. Ne consegue che la politica sanitaria che ha determinato l'equilibrio tra azienda territoriale e ospedaliera verrà così scardinata, causando l'accentramento negli ospedali di riferimento di nuova utenza proveniente dagli ospedali di rete, rendendo difficile, se non caotica, la gestione negli ospedali di riferimento (….)

LEGGI TUTTO IL COMUNICATO PUBBLICATO SUL  SITO UFFICIALE DEL CONSIGLIO REGIONALE DEL FRIULI – VENEZIA GIULIA




mercoledì 18 aprile 2012

"LA CARTA EUROPEA? SI, ANZI NO !" di Marco STOLFO



La Carta europea?

Sì, anzi no

di

Marco Stolfo



Lo scorso 9 marzo sul sito internet della Presidenza del Consiglio si poteva leggere quanto segue: «Il Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro degli affari esteri e del Ministro per gli affari regionali, ha ratificato la Carta europea delle lingue regionali o minoritarie».

Una notizia troppo bella per essere vera. E infatti non lo è, come è sembrato evidente a qualcuno sin dal primo momento – per esempio a chi scrive, sulla base di qualche nozione tecnica e avendo memoria del fatto che la ratifica della Convenzione quadro per la protezione delle minoranze nazionali è avvenuta in seguito all'approvazione di un'apposita legge, la 302/1997 – e come è emerso in maniera formale settantadue ore più tardi con la precisazione pubblicata su http://www.governo.it/.

Più modestamente, perché altro non avrebbe potuto fare, l'esecutivo ha approvato un disegno di legge (ddl) che ha come oggetto la ratifica di quella convenzione adottata quasi vent'anni fa dal Consiglio d'Europa e firmata dall'Italia nel 2000. Eppure per almeno tre giorni – ma ancora più a lungo, a leggere certe dichiarazioni pubbliche di comprensibili (e in teoria condivisibili) felicitazioni «per l'avvenuta ratifica della Carta» – è sembrato che anche l'Italia fosse entrata per davvero tra quegli stati formalmente impegnati a rispettare almeno i minimi standard di tutela definiti in Europa.

In attesa di vedere quale sarà l'esito dell'iter parlamentare del ddl governativo, si può considerare sin d'ora la vicenda della presunta e inesistente ratifica come esemplare: sia di un diffuso pressapochismo, tra istituzioni e media, che ha caratteri generali e abbraccia in particolare minoranze e tutela, sia di un certo ottimismo “a prescindere” espresso da esponenti del mondo delle comunità la cui lingua è diversa e distinta dall'italiano.

A monte c'è la evidente imprecisione di chi ha redatto, senza controllare (o senza capire?), la nota ufficiale riguardante la seduta del Consiglio dei Ministri, alla quale ha fatto seguito la diffusione della notizia, in prevalenza senza verifiche e approfondimenti, forse per l'autorevolezza della fonte: dal Friuli alla Sardegna, dal Piemonte al Trentino-SüdTirol, i media che se ne sono occcupati lo hanno fatto in netta prevalenza riprendendo il comunicato governativo – considerata l'autorevolezza della fonte... – e talvolta con ulteriori imprecisioni.

Su alcuni quotidiani, infatti, sono uscite indicazioni riguardanti la possibilità, presunta discendente dalla inesistente ratifica, di insegnamento e uso delle lingue nelle scuole, di utilizzo nella pubblica amministrazione, nelle circoscrizioni giudiziarie e nei media, nonché di promozione di specifiche attività culturali. In realtà quelle indicate non sono possibilità derivanti dai (presunti) nuovi impegni assunti con la presunta ratifica, bensì è quanto è previsto – e nonostante ciò solo parzialmente attuato – da una legge dello stato, in vigore da più di un decennio: la Legge 482/1999.

La differenza tra i contenuti delle norme di tutela e la loro assai parziale e limitata applicazione è la ragione per cui in molti, in buona fede, hanno mostrato di credere all'inesistente ratifica. Anche perché in passato a Roma proprio la sua assenza è stata tirata in ballo, senza alcun fondamento giuridico ma con un certo successo concreto, come causa della mancata realizzazione di quanto sancito dalla 482, per esempio in merito alle garanzie di presenza delle lingue delle minoranze linguistiche storiche all'interno del servizio pubblico radiotelevisivo.

Al momento di andare in stampa non disponiamo ancora del testo del disegno di legge e pertanto non è possibile approfondirne i contenuti. A quanto sembra, il ddl non dovrebbe discostarsi nella sostanza da quello presentato alle Camere dal governo Prodi nel 2007, richiamandosi così a quanto è già previsto nella Legge 482/1999.

Si possono comunque trarre ancora alcune considerazioni su quanto è avvenuto.

La prima riguarda chi è contro la tutela delle minoranze linguistiche, che ha colto l'occasione della notizia dell'inesistente ratifica per manifestare nuovamente le proprie posizioni in merito.

La seconda, invece, si riferisce alla decisione del Consiglio dei ministri di riprendere in mano la questione “Carta europea”: un'iniziativa che può essere valutata in maniera positiva, come una manifestazione di attenzione nei confronti delle minoranze e della loro tutela, la quale tuttavia non fa venire meno l'impatto negativo che avranno i nuovi dolorosi tagli ai già decurtati fondi dedicati all'attuazione della Legge 482/1999, di cui abbiamo già riferito su queste pagine. Proprio a questo proposito, infine, il sostanziale silenzio che ha accompagnato un mese e mezzo fa questa operazione diventa ancor più assordante rispetto alle tante fragorose dichiarazioni di plauso per un'«avvenuta ratifica» che non c'è stata e che ad oggi non c'è.

Marco Stolfo

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L’articolo a firma del dr. Marco Stolfo è stato pubblicato sul mensile della minoranza linguistica occitana “OUSITANIO VIVO”, marzo 2012


martedì 17 aprile 2012

V E R G O G N A ! PER L'AGENZIA REGIONALE "TURISMO FVG", LA LINGUA E LA CULTURA FRIULANA NON ESISTONO!






V E R G O G N A !

 
NELL’ULTIMA PUBBLICITA’
A MEZZO STAMPA
DELL’AGENZIA REGIONALE
TURISMO FVG
LA LINGUA E LA CULTURA FRIULANA
NON ESISTONO!


Di seguito pubblichiamo quanto si può leggere nell’ultima campagna stampa dell’Agenzia regionale "Turismo FVG" e in questi giorni, aprile 2012, visibile anche sulla stampa locale regionale:

“Se l’Europa allargata punta a diventare unita nella diversità, il Friuli Venezia Giulia lo è già. In una regione incastonata tra i picchi delle Alpi, le onde dell’Adriatico, le cime delle Dolomiti e le colline del Collio si incontrano la cultura italiana, slava e germanica, in una sorta di caleidescopio di tradizioni, lingue e confessioni (…)

Vedi la "cartella stampa" nel sito internet
della Agenzia TURISMO FVG
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Costituzione italiana
Art. 6

La Repubblica tutela con apposite norme le minoranze linguistiche.
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Legge 15 Dicembre 1999, n. 482

"Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche "

Art. 2.

1.     In attuazione dell'articolo 6 della Costituzione e in armonia con i princípi generali stabiliti dagli organismi europei e internazionali, la Repubblica tutela la lingua e la cultura delle popolazioni albanesi, catalane, germaniche, greche, slovene e croate e di quelle parlanti il francese, il franco-provenzale, il friulano, il ladino, l'occitano e il sardo.

L'AGENZIA REGIONALE 

"TURISMOFVG"

CONOSCE L'ART. 2 DELLA LEGGE 482/99 ?


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