Dal porto
di Trieste
vantaggi per tutti?
(…) Sul mensile “Udine Economia”, marzo 2012, edito dalla Camera di Commercio di Udine, in prima pagina è stato pubblicato un editoriale a firma del suo Presidente Giovanni Da Pozzo, dal titolo “Sviluppare l’economia attraverso la portualità”. E all’interno dell’articolo ricompare una vecchia tesi pesantemente sponsorizzata ancor oggi dalla politica triestina e che fu molto in auge negli anni 70 del secolo scorso: << (…) e il punto di riferimento delle infrastrutture in Friuli Venezia Giulia è il porto di Trieste: un suo sviluppo è destinato a far ricadere gli effetti sul mondo produttivo di tutta la regione (…) >>.
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Di seguito tre lettere pubblicate sulla stampa locale nel mese di aprile 2012 e che contestano quanto affermato dal Presidente della Camera di Commercio di Udine, Giovanni Da Pozzo, nel suo editoriale pubblicato sul mensile “Udine Economia”, marzo 2012.
La Redazione del Blog
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Dal porto di Trieste
vantaggi per tutti?
Sul mensile “Udine Economia”, marzo 2012, edito dalla Camera di Commercio di Udine, in prima pagina è stato pubblicato un editoriale a firma del suo Presidente Giovanni Da Pozzo, dal titolo “Sviluppare l’economia attraverso la portualità”. E all’interno dell’articolo ricompare una vecchia tesi pesantemente sponsorizzata ancor oggi dalla politica triestina e che fu molto in auge negli anni 70 del secolo scorso: <<
(…) e il punto di riferimento delle infrastrutture in Friuli Venezia Giulia è il porto di Trieste: un suo sviluppo è destinato a far ricadere gli effetti sul mondo produttivo di tutta la regione (…) >>.
Da non credere! Lo sviluppo del porto triestino è dunque sinonimo di sviluppo dell’intera regione, Friuli incluso? Suvvia, siamo seri! Dovrebbe essere noto a tutti che Trieste e il Friuli hanno struttura economica totalmente diversa.
Giovanni Da Pozzo forse lo ignora? Parebbe proprio di sì! Che tristezza dover constatare che il Presidente della Camera di Commercio di Udine sponsorizza una tesi triestina del tutto opinabile.
Il Friuli (province di Udine, Pordenone e Gorizia) è sinonimo di agricoltura, agroalimentare, industria manifatturiera, artigianato, commercio, turismo e sviluppo scientifico e culturale. Che vantaggio possono avere tutti questi comparti economici da un forte sviluppo portuale triestino? Assolutamente nessuno! Certamente per Trieste lo sviluppo portuale è importante, ma lo è solo ed esclusivamente per Trieste.
O forse per Giovanni Da Pozzo, un eventuale aumento della forza lavoro friulana a Trieste è un fattore di sviluppo per il Friuli? Sarebbe l’aumento dei posti lavoro a Trieste il grande sviluppo che il porto triestino porterebbe all’intera regione?
E perché mai non si possono creare nuovi posto di lavoro in Friuli sviluppando la sua specifica economia? E perché mai il Presidente della Camera di Commercio di Udine, invece di occuparsi dello sviluppo delle imprese agricole, turistiche, industriali e artigianali friulane, fa sua una leggenda metropolitana tutta triestina?
Ricordo che questa tesi è funzionale alla distribuzione di alti finanziamenti regionali al porto triestino a discapito dell’economia friulana che verrebbe finanziata con i soli fondi regionali residuali.
E in conclusione una domanda a Giovanni Da Pozzo: << Come Presidente della Camera di Commercio di Udine, pensa di attivarsi perché dopo troppi anni trascorsi invano, finalmente il canale navigabile di Porto Nogaro venga riportato almeno a sette metri e mezzo incrementando così le potenzialità e sviluppo di questo porto? >>. E una domanda anche a tutti i friulani: << Fino a quando noi friulani continueremo a tollerare questa classe dirigente pseudo-friulana sempre pronta a “remare” contro gli interessi del Friuli e a favore di Trieste? Non è arrivato il momento di mandarla a casa? >>.
Roberta Michieli – Tavagnacco
La lettera è stata pubblicata sui quotidiani “Il Messaggero Veneto” di Udine, il Gazzettino di Udine e sul settimanale “La Vita Cattolica” dell’Arcidiocesi di Udine.
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Friuli e Trieste:
solo campanili?
Della replica del Presidente CCIA di Udine, Giovanni Da Pozzo in risposta alle fondate critiche della dott.ssa Michieli al suo editoriale in “Udine Economia”, marzo 2012, potremmo come minimo dire che della questione triestina e di quella friulana non se ne è parlato solo negli anni settanta, ma anche il Presidente Regionale Tondo, poco tempo fa, ci ha rammentato che quasi ogni giorno riceve richieste di separazione delle due realtà, pur conservando il contenitore regione FVG.
I veneti, che fanno sempre bene i loro calcoli, quando ci proposero attorno alla fine degli anni novanta di ritornare di nuovo a unirsi al Veneto nel mitico Nord-Est, premettevano sempre che ovviamente per Trieste sarebbe stata ritagliata una separata istituzione su misura. Si capiva la necessità di scaricare i costi di una città senza strutture competitive e con tanti “sogni di gloria”, al livello nazionale.
Il sogno di Da Pozzo e di molti triestini è che Trieste torni a diventare un grande emporio come nell’Ottocento. Magari!, ma sembra solo un suggerimento elettorale commissionato dall’amico Tondo in difficoltà nella città perchè il duo Rosalen-Bandini gli sta dimagrendo il PDL.
Infatti questa ambizione oggi dovrebbe, oltre a essere attraente per i grandi operatori mondiali del mare, ottenere nientemeno che il consenso degli altri porti dell’Alto Adriatico, e dei concorrenti tirrenici e ionici. Dato l’alto l’impegno finanziario e politico, sarebbe indispensabile il supporto del Governo centrale, e della Commissione europea. Ma tutto questo avrebbe come minimo il prezzo di dover aderire a una logica di sistema quindi a cogestire con altri l’opportunità.
Logica di sistema estranea a livello regionale a una città che ha snobbato decisamente l’interporto di Cervignano privilegiando Padova come “porto secco” nell’entroterra e poi ha anche affossato il Terminal della Maersk a Monfalcone (investimento da un miliardo) che sarebbe stato di grande stimolo per l’innovazione che portava.
Questa impresa di trasporto oceanico a conoscenza della attuale pressione corporativa che innalza i costi e deprime la produttività delle banchine triestine, voleva ovviamente gestirlo in proprio. E’ noto che Trieste a causa della sua economia assistita e di rendita (protetta da destra e sinistra), è un vero freno allo sviluppo della regione FVG e del Friuli. Purtroppo la classe partitica preferisce banalizzare la questione dicendo che siamo troppo piccoli o campanilisti! Si è molto parlato in questi anni di unità regionale, di centralismo, anche della competitività del sistema regionale.
Ma la questione è che la politica regionale non vuole fare i conti in modo realistico con il fondato assioma diffuso a Trieste e in Friuli, cioè che i due sistemi sono tra loro poco comunicanti non per la cattiveria dei rispettivi autonomismi o per ritardi della lettura sulla globalizzazione (cosa che semmai attiene ai partiti) ma perché non c’è empatia e non sono assolutamente complementari.
Giancarlo Castellarin – Udine
La lettera è stata pubblicata sul settimanale “La Vita Cattolica” dell’Arcidiocesi di Udine
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I friulani
meritano di meglio
Notizia di questi giorni, il Friuli è in recessione o quasi, le ore di cassa integrazione aumentano, le aziende chiudono oppure sono strangolate dalle tasse, dai debiti o dai crediti non pagati, anche dallo Stato, alla Zanussi iniziano a tagliare i dipendenti e la Danieli pensa bene di creare un progetto pilota da 500 milioni in Serbia. Di che si occupa la politica regionale?
Abbiamo il coordinatore regionale del Pdl che solo qualche mese fa, mentre tutto il paese era sull'orlo della bancarotta, definisce "una malattia" i friulanisti (tema importantissimo a quanto pare).
Abbiamo un presidente della Camera di Commercio di Udine che si preoccupa di rilanciare il porto di Trieste, dimenticando forse che quando il porto di Trieste era al massimo dello splendore in Friuli si moriva di fame e, viceversa, nonostante il porto del capoluogo giuliano sia in crisi da 50 anni ciò non ha certo impedito il prodigioso sviluppo dell'economia friulana in questo lasso di tempo.
E, dulcis in fundo, abbiamo un governatore che, mentre l'economia friulana va a rotoli, si preoccupa di temi fondamentali come Erdisu, Ater ed unione delle provincie di Trieste e Gorizia, magari regalando un pezzetto di Friuli come Cervignano e Cividale.
Un proverbio dice che ognuno ha quello che si merita, ma io non sono d'accordo, i friulani non hanno fatto niente di così negativo per meritarsi questo.
Mirko Trevisan – Udine
La lettera è stata pubblicata sul quotidiano Il Messaggero Veneto - Udine
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