venerdì 24 agosto 2018

MONTAGNA FRIULANA E RIFORMA ENTI LOCALI


MONTAGNA FRIULANA

E RIFORMA ENTI LOCALI

Dal quotidiano
IL GAZZETTINO
(Edizione di Pordenone)

22.8.2018
Articolo a firma di
Davide Lisetto
 
Titolo: Un'unica grande "area montana" in Fvg tra Udine e Pordenone.
 
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COMMENTO
DELLA REDAZIONE DEL BLOG
 
 
Non esiste alcuna “montagna pordenonese, neologismo assurdo inventato dai mass-media per cancellare il Friuli. Esiste solo la MONTAGNA FRIULANA che era divisa sul piano amministrativo tra la provincia di Pordenone e la Provincia di Udine.

Montagna friulana unita da molti  importanti elementi: la lingua e la cultura friulana, la stessa identità  etnica (quella friulana) e l'aver condiviso con il resto del Friuli la complessa storia plurimillenaria di questa regione storica e geografica. 
 
Lingua, cultura, identità friulane e storia del Friuli che la città di Pordenone, nel suo ruolo di capoluogo della Provincia di Pordenone, nel tentativo di accreditarsi capoluogo di una provincia letteralmente inventata  e imposta nel 1968, per 50 anni ha cercato caparbiamente di cancellare.

E infatti - sulle strade provinciali dell'ex-Provincia di Pordenone - non c'è neppure un cartello stradale bilingue (friulano-italiano)! Un chiaro segnale della volontà della "città" di Pordenone di cancellare l'identità maggioritaria della Provincia di cui era capoluogo: l'identità friulana. Non parliamo poi della tutela della minoranza linguistica friulana che la classe dirigente di Pordenone ha sempre ostacolato e osteggiato.

La proposta di Fedriga per la riforma degli enti locali con la sacrosanta cancellazione delle UTI (che hanno svuotato i Comuni delle funzioni comunali trasformandoli in gusci vuoti!) non è ancora stata formulata ma "pare", così si legge nell'articolo del Gazzettino (edizione di Pordenone) del 22 agosto, che tra le ipotesi allo studio della Giunta regionale ci sia anche quella di unire in un'unica area amministrativa tutta la montagna friulana.

E' solo una delle diverse ipotesi formulate e non si sa se sarà concretizzata, ma "pare" sia sufficiente il solo averla ipotizzata perché queste "chiacchiere di corridoio" creino  in anticipo molta agitazione a Pordenone.
 
Udine scippa a Pordenone un pezzo di montagna friulana!!

Ma per favore, basta corbellerie!! Udine non scippa un bel niente a Pordenone considerato il nuovo ruolo che - sempre secondo questa ipotesi di riforma - potrebbe avere Tolmezzo (che non è Udine!!) oltre al fatto che anche la ex-provincia di Udine verrebbe ridotta di un buon terzo di territorio.

Ricordiamo, a puro titolo informativo,  che la parte di montagna friulana che da soli 50 anni (una inezia nel libro di storia!!) faceva parte amministrativamente della provincia di Pordenone, prima del 1968 era "Provincia di Udine" e prima ancora, sotto gli Asburgo, era "Provincia del Friuli". E prima ancora "Patria del Friuli" e "Patriarcato di Aquileia".

E poi siamo certi che il Tarvisiano e le altre zone della montagna friulana (inclusa la montagna friulana del Friuli occidentale) gradiscano il nuovo ruolo di Tolmezzo o invece, al contrario, preferiscano una diversa soluzione?

Ricordiamo che quando anni fa ci fu il famoso referendum per la creazione della Provincia della Carnia, il Tarvisiano e il Gemonese votarono contro la proposta di Illy e contro Tolmezzo e al referendum vinse il "NO" e la provincia della Carnia non si istituì! 

La Giunta Fedriga nel riproporre una nuova riforma degli enti locali,  non può non tener conto della realtà storica  ed etnica unitaria del Friuli che non va disintegrata come invece fanno le UTI della ex-Presidente Serracchiani. Si può creare una realtà amministrativa federale, ma il Friuli ha diritto ad un suo riconoscimento istituzionale sia pur nell'ambito della regione Friuli-Vg.

Relativamente alle Uti, ricordiamo al Presidente Massimiliano Fedriga, e a chi ci legge, le importanti  dichiarazioni dell'ex assessore regionale Torrenti (Assessore della  Giunta Serracchiani) confermate poi anche dall'ex-Presidente di regione ed ex-sindaco di Udine, Sergio Cecotti, riportate nel nostro Post del 2016 di cui il link di seguito incollato.  

Se Torrenti ha un pregio (o un difetto sul piano politico…) è la sincerità…

http://comitat-friul.blogspot.com/2016/02/la-riforma-regionale-degli-enti-locali.html

Non esiste nessuna
"montagna pordenonese"!!


LA REDAZIONE DEL BLOG
 
 

mercoledì 22 agosto 2018

TRIESTE e il TRAM DI OPICINA: MA QUANTO MI COSTI!!


TRIESTE E
IL TRAM DI OPICINA

MA QUANTO MI COSTI!!
 
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DOCUMENTI
 
1) Dal quotidiano IL PICCOLO (Trieste) del 16 agosto 2018. Articolo a firma di Gianluca Modolo
 
"Capitolo soldi. Per rimettere in sesto la storica linea ne sono stati scuciti molti. Subito dopo l’incidente Comune e Trieste Trasporti sborsarono 200 mila euro. Qualche mese fa l’amministrazione ne ha messi sul piatto altri 323 mila. E poi c’è l’impegno preso dalla Regione. Tre milioni di euro: 500 mila per il 2018, 1,2 milioni per il 2019 e 1,4 per il 2020. Il tira e molla di questi ultimi due anni (si parte, anzi no, forse tra un po’) ha smosso anche le coscienze dei triestini che, in 20 mila l’anno scorso, hanno firmato una petizione, lanciata da questo giornale. (...)".

 
2) Domande - quanto è già costato all'amministrazione pubblica il tram di Opicina  “per manutenzione e sostituzione parti meccaniche non più funzionanti” ? E con quali risultati considerato che è più il tempo che è non attivo che quello che è in servizio?
 
Dal quotidiano IL PICCOLO (Trieste) - articolo a firma di Benedetta Moro del 29 ottobre 2017


TITOLO - Trieste, i dolori del tram costati 11 milioni in dodici anni
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Nel frattempo la Regione si è sempre dimostrata molto poco disponibile e matrigna con le realtà culturali ed economiche in difficoltà in Friuli…
 
Gli ultimi due casi in ordine di tempo:
 

1) CAPRIVA DEL FRIULI 
Dal quotidiano IL PICCOLO (Trieste) - articolo a firma di Matteo Femia del 14 agosto 2018

TITOLO - Affittare o vendere la cantina per sanare i conti di Villa Russiz.

"L’ipotesi estrema al vaglio della Regione è di cedere a terzi l’azienda vitivinicola. Bisogna arrivare al pareggio di bilancio della Fondazione nel medio periodo."
 

2) TOLMEZZO (provincia di Udine) - L'importante museo Gortani di Tolmezzo rischia la chiusura per "carenza di finanziamenti pubblici"
A) Dal sito "Il Paîs" - articolo di David Macor - 10 agosto 2018:
"Il Museo carnico delle Arti popolari ‘Michele Gortani’ di Tolmezzo, aperto nel 1963, sta attraversando una fase molto critica. Per diverse ragioni, prima delle quali la carenza di finanziamenti, rischia la chiusura (...)"

B) così il settimanale IL FRIULI  il 14 agosto 2018:

Il Consiglio di amministrazione della Fondazione Museo carnico delle Arti popolari ‘Michele Gortani’ di Tolmezzo, a seguito della conferenza organizzata per rendere pubblica la situazione di crisi del Museo carnico, si è riunito per affrontare un unico punto all’ordine del giorno: le dimissioni del presidente.
La scelta adottata dal presidente è motivata dalla volontà di responsabilizzare le istituzioni membri della Fondazione: la Regione autonoma Friuli Venezia Giulia, la Città di Tolmezzo, l’Unione territoriale intercomunale della Carnia, il Bacino imbrifero montano del Tagliamento e la Società Filologica Friulana. Il sotto-finanziamento cronico della Fondazione non consente di sostenere la situazione ulteriormente, e ciascuna decisione in merito alla sopravvivenza del Museo carnico deve spettare alle istituzioni membri. (…)


http://www.ilfriuli.it/articolo/Cultura/Museo_Gortani_di_Tolmezzo_in_crisi-points-_si_dimette_il_presidente_Claudio_Lorenzini/6/184820
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LA REDAZIONE DEL BLOG
 

mercoledì 15 agosto 2018

COLLEGHIAMO LUBIANA CON LA LINEA FERROVIARIA REGIONALE "PORDENONE-UDINE-GORIZIA"


TRIESTE

NON E' IL PRICIPALE
HUB FERROVIARIO
DELLA REGIONE!
 
COLLEGHIAMO LUBIANA
CON LA LINEA FERROVIARIA
PORDENONE-UDINE-GORIZIA!!

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Dal quotidiano “IL PICCOLO” di Trieste dell'11 agosto 2018 :

TRIESTE. La Giunta regionale, su proposta dell'assessore a Infrastrutture e Territorio, Graziano Pizzimenti, ha approvato la proposta tariffaria per i servizi ferroviari transfrontalieri Udine-Trieste-Lubiana tra la Regione Fvg e la Repubblica di Slovenia, che saranno attivati dal 9 settembre 2018, a cura di una partnership tra le società ferroviarie l’italiana Trenitalia (Fs) e la slovena SZ. I collegamenti ferroviari saranno garantiti con cadenza giornaliera con due coppie di corse di cui una prolungata fino a Udine, con l'utilizzo dei nuovi elettrotreni Etr 563 di proprietà regionale e affidati in uso a Trenitalia. I treni, attrezzati e certificati anche per la circolazione su rete slovena, dispongono di 272 posti a sedere e 30 posti bici su appositi supporti.(....)



COMMENTO della Redazione del Blog:

  1. suggeriamo all'assessore regionale a Infrastrutture e Territorio, Graziano Pizzimenti, di verificare qual è in regione il principale hub ferroviario e di fornirsi di una cartina geografica con disegnate le linee ferroviarie regionali. Così scoprirà che Trieste non si trova nel centro geografico della regione ma al suo estremo margine sud/est, totalmente decentrata rispetto al resto della regione (il Friuli). Scoprirà anche che il centro geografico regionale è la città di Udine e che la linea ferroviaria principale della regione, sempre dimenticata dalla politica regionale e mal collegata con il resto d'Italia, è la linea “Pordenone-Udine-Gorizia. E' notorio che la linea ferroviaria Trieste-Venezia serve solo Trieste ed emargina tutta la regione, salvo le pochissime fermate nella Bassa friulana. L'hub ferroviario che in regione registra il maggior numero di passeggeri? Udine, ovviamente! Ma tutto questo a Trieste lo sanno perfettamente. Il problema è che purtroppo “non gliene importa nulla”!!!

  2. Basta guardare una cartina geografica ferroviaria della regione per capire che il percorso più logico per unire via treno la regione a Lubiana, è il prolungamento della linea Pordenone-Udine-Gorizia. E i triestini? Grazie al breve tratto ferroviario Trieste-Gorizia possono utilizzare la fermata goriziana della linea ferroviaria Pordenone-Udine-Gorizia-Lubiana. Ma la logica e il buon senso paiono essere merce rara soprattutto nel mondo della politica quando si tratta di accontentare il campanilismo triestino: poco importa se siamo davanti ad un "progetto garantito FLOP"  per mancanza di utenti perché il bacino che serve è ampiamente insufficente!

    E per cortesia basta con l'affermazione farlocca della importanza strategica (sic!!) della  fermata ferroviaria all'aeroporto di Ronchi dei Legionari tanto non ci crede nessuno a questa frottola: qual è il numero di passeggeri che sale o scende da questa fermata "strategica"? A noi risulta un numero risibile… 

LA REDAZIONE DEL BLOG
 
 

lunedì 6 agosto 2018

PORTO DI SAN GIORGIO DI NOGARO - QUANDO SI DRAGHERA' ANCHE IL PORTO?


PORTO DI
SAN GIORGIO DI NOGARO
(Provincia di Udine)

    QUANDO SI DRAGHERA'
    ANCHE IL PORTO?
     

…...e intanto il porto di San Giorgio di Nogaro (Provincia di Udine)  agonizza con il porto ancora da dragare e pescaggio massimo di 6 metri, pardon, 6,20 come da ordinanza della Capitaneria, con 20 milioni di euro già spesi inutilmente poiché la regione ha dragato il "SOLO" canale.....e non anche il porto, come se le navi si fermassero “FUORI” del porto!!

Sarebbe interessante saperne di più e se questa nuova Giunta regionale - Presidente Massimiliano Fedriga - ha in programma di risolvere il problema “infinito” dei dragaggi indispensabili per il presente e il futuro del Porto di San Giorgio di Nogaro (Udine), un porto industriale con molte potenzialità che una insensata politica regionale sta distruggendo. 
 
In ballo ci sono importanti attività economiche a livello regionale e oltre 1400 posti di lavoro che senza dragaggi sono a rischio….

Documentazione

Dal quotidiano "Il Messaggero Veneto (Udine)" – 26 ottobre 2017 – articolo a firma di Francesca Artico:

(…) Bocche cucite tra gli operatori portuali profondamente preoccupati dalla situazione, solo a qualche addetto delle case di spedizione sfugge che il nodo determinante restano i fondali, in quanto seppur da 6 metri siano stati portati con una ordinanza della Capitaneria di Porto dopo le operazioni di dragaggio a 6,20 metri di pescaggio, è più che mai urgente vengano messi a disposizione i 7.50 metri necessari a permettere l'ingresso a Porto Magreth di navi commerciali da 12 mila tonnellate di stazza, contro le attuali che hanno una stazza massima di 5-6 mila tonnellate. (….)

Ricordiamo che il porto friulano ha una potenzialità di movimentazione pari a 3 milioni di tonnellate: nel periodo prima della crisi ha raggiunto una operatività di 1,7 milioni di merci transitate per il porto friulano (unico nella provincia di Udine e il più importanta nel Nord d'Italia).Va anche sottolineato che lo scalo nogarese è la più grande azienda dell'Aussa Corno, con circa 400 addetti (una cinquantina in meno rispetto a cinque anni fa), tra imprese portuali (Impresa Midolini e la storica Impresa Porto Nogaro che hanno in affitto le strutture), case di spedizione e agenzie marittime, ormeggiatori, piloti, dogana e Capitaneria di Porto, con un indotto che si aggira attorno ai mille addetti.
 
…………….
 
Dopo i dragaggi la situazione è perfino peggiorata…
 
Dal quotidiano Il Messaggero Veneto - 23 giugno 2018 - articolo a firma di Francesca Artico
 
(…) Rispetto a prima dei dragaggi le navi fluviali di certe dimensioni, che non hanno pescaggi superiori ai meno 6 metri, sempre venute a Porto Nogaro, non possono più entrare.».(…)
 
In regione non c'è solo il Porto di Trieste e il suo porto vecchio o i posti di lavoro della Ferriera triestina di Servola (tematiche SEMPRE al centro della politica regionale e sempre presenti con continui servizi al telegiornale regionale RAI delle 19.30 del TG3 sede di Trieste ) ma ci sono anche i 1400 posti di lavoro del Porto di San Giorgio di Nogaro (Udine).
 
Com'è possibile spendere ben 20 milioni di euro per peggiorare la situazione precedente ai dragaggi? 20 cm di "pescaggio" in più nel canale fluviale - dopo il dragaggio da 20 milioni di euro  - è una autentica "presa in giro". Quanti anni dobbiamo ancora attendere per veder dragato anche il porto?
 
Sia a Trieste (canale petroli) che a Monfalcone si draga normalmente ogni volta che serve…..  


LA REDAZIONE DEL BLOG


giovedì 2 agosto 2018

LAGO DI CAVAZZO - SICCITA': NO A INTERVENTI PARZIALI ED EGOISTICI!!


 
 
Lago di Cavazzo
(foto di Roberta Michieli)
 
 
Lago di Cavazzo in estate
paradiso dei velisti
(foto di Roberta Michieli)
 
 
Lago di Cavazzo,
controluce al tramonto
(foto di Roberta Michieli) 
 
 
RICEVIAMO
DA FRANCESCHINO BARAZZUTTI
E PUBBLICHIAMO

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COMUNICATO STAMPA

Siccità.
No a interventi parziali ed egoistici,
 sì a soluzioni complessive e rispettose
dell’ambiente e delle comunità locali.
 

 
Le alte temperature di questi giorni stanno provocando siccità in tutta la nostra regione, dalla montagna al mare: annaffia il proprio orticello la vecchierella nei paesi di montagna con acqua del rubinetto sempre più cara, irriga i vasti campi l’agricoltore di pianura. 
Mentre la vecchierella della montagna tace e nessuno parla per lei, invece, dalla pianura friulana puntuali come la morte si alzano, come in ogni calura estiva, un lamento ed una sollecitazione alla Regione.
Il lamento riguarda il pericolo della perdita dei raccolti e pertanto è comprensibile e condivisibile. La sollecitazione alla Regione riguarda invece la derivazione irrigua dallo scarico del Lago di Cavazzo o dei Tre Comuni. Sollecitazione non comprensibile e non condivisibile, poiché basata su una soluzione del problema inadeguata, parziale ed egoistica, soddisfacente solo e soltanto il proprio parziale bisogno a danno di altri territori e comunità. 
La presidente del Consorzio di Bonifica Friulana, Rosanna Clocchiatti, ha dichiarato alla stampa che “diventa imprescindibile dare attuazione alla realizzazione del collegamento tra il sistema derivatorio Ledra-Tagliamento e lo scarico del Lago di Cavazzo”. Già, lo scarico. E il lago di Cavazzo? Chi se ne frega! Problemi loro, della gente della Val del Lago! Alla pesante servitù a monte dello scarico della centrale di acque gelide e fangose nel lago si aggiungerebbe un’ulteriore servitù a valle con i prelievi del Consorzio. 
Il Consorzio prelevi pure l’acqua all’attuale scarico del lago ma se e solo quando l’acqua vi giungerà direttamente dallo scarico della centrale mediante una condotta che bypassi il lago, salvandolo dall’interrimento previsto da recenti studi, tra poco più di cento anni. La prelevi lasciando un’adeguata portata al Tagliamento e per la sua sponda pordenonese. 
Di fronte all’immane “problema acqua” che sta diventando tragico per l’umanità i dirigenti del Consorzio dovrebbero avere posizioni meno egoistiche e parziali e più attente alle soluzioni globali e condivise. Anche complementari con bacini nella stessa pianura. 
Peraltro, al Consorzio non possono non conoscere quanto il Piano Regionale di Tutela delle Acque prevede abbinato al loro progetto derivatorio dal Lago di Cavazzo “Contestualmente dovrà anche essere valutata la fattibilità tecnico - economica di realizzazione di un canale di by – pass, o di altra soluzione progettuale che mitighi l’impatto dello scarico della centrale di Somplago sul lago di Cavazzo con lo scopo di recuperare le condizioni di naturalità del lago stesso e di garantirne la fruibilità”. 
Inoltre, i dirigenti del Consorzio dovrebbero sapere che con l’art 11 della L.R. 6 febbraio 2018 n.3 la Regione è autorizzata ad indire un concorso di ideeal fine di recuperare le condizioni di naturalità del Lago dei Tre Comuni e di garantirne la fruibilità in conformità al Piano regionale di tutela delle acque”. 
Condizioni di naturalità e di fruibilità del lago: sono possibili unitamente alla produzione idroelettrica ed al prelievo irriguo. E’ una sfida di civiltà. 
Recentemente sulla sponda del lago i neo assessori regionali all’ambiente Scoccimarro e alle finanze Zilli hanno incontrato i Comitati Salvalago, Legambiente, il sindaco di Trasaghis, il presidente dell’Ecomuseo e varie persone interessate al futuro del lago.
Ci auguriamo che i buoni intendimenti espressi abbiano un concreto seguito. Al neo direttore generale dell’assessorato all’ambiente, ing. Canali, auguriamo buon lavoro, confidando sul suo equilibrio e sulla sua competenza più che sulla sua provenienza di direttore del Consorzio. 
 
I Comitati Salvalago
Val del Lago, 02 agosto 2018