sabato 30 ottobre 2010

FRIULI – Un Costume da diffondere

Messaggero Veneto – sabato 30 ottobre 2010
Posta dei lettori – pagina XIX
Permettetemi di rispondere alla lettera della signora Cristina Vitale di Udine, del 24 ottobre. Anzitutto certo la Catalogna è un modello esemplare di sviluppo nel rispetto delle minoranze linguistiche, ma che ha oggi un tasso di disoccupazione del 18% con punte oltre il 35 % per i giovani. Ma nessun economista si sogna di dire che sia attribuibile alla spesa pur notevole per il bilinguismo catalano-spagnolo. In Friuli la spesa per l’introduzione nella toponomastica e in tutte le altre iniziative per il rilancio della lingua friulana costa meno di quattro caffè espresso l’anno a testa per ogni cittadino friulano. Quindi non ha alcun impatto pratico sui posti di lavoro e sugli investimenti. A Trieste le iniziative culturali, di cui buona parte più che altro celebrative dell’identità e della partecipazione locale alle varie scuole culturali anche non italiane, costano quasi 300 caffè a testa per triestino. In questa ibrida area penso che lei, signora Vitale, potrebbe permettersi riserve. Per quanto riguarda la disoccupazione intellettuale dei nostri laureati friulani, se le lauree del Sud avessero nei concorsi il peso che oggettivamente dovrebbero avere, cioè minore (dato il costume che laggiù prolifica di “Todos Caballeros”), probabilmente lei e molti altri avrebbero qui il posto. La mancanza di attenzione verso l’identità friulana e le specificità friulane provoca questo e altri problemi economici. Pensi al modo distorsivo con cui sono programmati in regione l’infrastrutturazione, gli studi superiori e la ricerca, situazioni, queste, che veramente penalizzano la competitività delle nostre aziende e dei nostri lavoratori, soltanto per fare un piacere all’elettorato triestino, tanto quello friulano è più tollerante. Quindi non si infastidisca per le esigue spese per l’identità friulana. Se abbiamo ancora un tasso di disoccupazione non drammatico ciò è dovuto anche a taluni aspetti di questa identità. Pensi per esempio agli sprechi nella sanità del Lazio, che costano al contribuente più di tutte le università italiane messe assieme (Cgia, Mestre), e fermo qui la lista dei malanni nazionali da punte di scadimento di costume. Un pò’ di costume friulano, ma quello vero, farebbe tanto bene in giro in questo Paese, e perciò valorizzarlo ci garantisce anche economicamente, per quello che si può in questi tempi calamitosi.

Giancarlo Castellarin

RAI E VOTO – NON UNA PAROLA SULL’AUSTRIA

Messaggero Veneto – Sabato 30 ottobre 2010
Lettere dei lettori
Nel mese di ottobre si sono svolte importanti elezioni amministrative in due repubbliche confinanti, la Slovenia e l'Austria; la Rai regionale, però, ha dedicato servizi ampi e molto dettagliati soltanto a quelle slovene e nemmeno una parola a quelle austriache: forse la colpa dell'Austria è quella di confinare soltanto con la provincia di Udine e non anche con quella di Trieste!

Martino Cudicio - Udine

mercoledì 27 ottobre 2010

“ Autonomia e identità: PROVINCIE FRIULANE - LEGGE DA RILANCIARE”

Quotidiano IL GAZZETTINO (ed. Udine) 27 ottobre 2010
Rubrica LETTERE (pagina XXIII)

La prima Repubblica è caduta ma a Trieste una potente lobby, fatta di Destra nostalgica e Massoneria bene introdotte a Roma, continua a trasmettere il vecchio messaggio assistenziale e, al contempo, di chiusura verso il Friuli. Il fenomeno è traversale a tutte le forze politiche triestine, dall’estrema destra alla sinistra. In città quasi tutti meloniani! Anche la Hack è meloniana. Quando sente parlare di istanze friulane per partecipare al banchetto scientifico allarga gli occhioni ingenui come quelli di Maria Antonietta d’Austria esclamante “Ma come, i miei sudditi non mangiano brioches?”. L’obiettivo è di cancellare quello che è stato ottenuto dai Friulani attraverso la legge sulla Ricostruzione in merito ai provvedimenti su università, ricerca, innovazione e infrastrutturazione, per continuare con quelli sulla lingua e sull’identità.
La legge storica del 1976 sulla Ricostruzione sanciva, tra l’altro, la solidarietà friulana rispetto all’ isolamento di Trieste verso Est di quei tempi. A Trieste però, appena incassati i benefici di questa legge promulgata dal Parlamento italiano per il Friuli terremotato, si è solo pensato a garantirsi un ampio ma irrealistico spazio monopolistico verso i settori strategici di università, ricerca e infrastrutture. Questa benevolenza friulana e nazionale ha avuto gravi conseguenze, perché ha illuso le classi dirigenti triestine a continuare con il messaggio diseducativo di una lettura della realtà per cui a Trieste non si hanno gli stessi doveri degli altri italiani e quindi dei friulani. Soprattutto non si devono avere remore ad avanzare progettualità diseconomiche e distorsive rispetto alla centralità del Friuli in regione! Questo attraverso i messaggi di Collino, Menia, Rosolen, Dressi , Belci, Visentini, Maran e altri, accettati da Tondo che, udite udite, ci accusano di frazionismo. E poi c’è sempre una Pordenone ovest, infastidita dei friulani, che dà una mano.

venerdì 22 ottobre 2010

D’Aronco risveglia le varie anime autonomiste e parte l’appello a salvare l’università di Udine

Grande adesione all’incontro in Provincia per festeggiare i novant’anni del patriarca dei friulanisti
di Nicola Cossar
Messaggero Veneto 20 ottobre 2010


UDINE. Che Gianfranco D’Aronco, da sempre anima e saggia guida dell’autonomismo friulano, avesse un grande carisma lo sapevamo, ma nessuno sospettava che avesse anche virtù... taumaturgiche: ieri è riuscito a riunire a palazzo Belgrado – dove veniva festeggiato per i suoi primi 90 anni di impegno e amore per la Piccola Patria – tutte le anime del Friuli. E lui, al termine commenta: «Ha visto? Un miracolo!» E, sorridendo, indica se stesso: «Allora, santo subito!».

Stati generali. Si respirava un gioioso clima da Stati generali ieri a palazzo Belgrado: non per la bandiera con l’aquila di Bertrando che sventolava nel salone del consiglio; non per la torta friulanista finale, bensì per quel diffuso e totalizzante senso di appartenenza che si leggeva sui volti del foltissimo pubblico che gremiva l’aula e, soprattutto, per il peso di ogni intervento. Niente frasi di circostanza, nessuno si è limitato agli auguri o a espressioni di gratitudine, ma tutti hanno approfondito temi e problemi che conducono inequivocabilmente sulla strada maestra dell’identità di un popolo che si interroga sul proprio futuro di fronte alle sfide del mondo globalizzato: l’autonomismo, di cui D’Aronco rimane il padre, il campione e il maestro; la necessità di un patto di crescita tra politica e cultura, tra economia e mondo del lavoro, tra università e ricerca; l’impegno comune per giungere alla piena applicazione delle leggi di tutela e promozione della marilenghe, «perché se togli la lingua a un popolo, questo muore».
Università dei friulani. Vibrante, appassionato e assolutamente centrale l’appello del magnifico rettore Cristiana Compagno affinché non si avverino le voci che parlano di subordinazione, fusione e addirittura smantellamento di quell’a teneo per il quale i friulani scesero in piazza e per il cui futuro sono nuovamente pronti a mobilitarsi. Dopo aver ricordato del collega D’Aronco lo spirito identitario riflessivo, le virtù civili e il senso di un autonomismo aperto all’Europa, la Compagno ha riportato il discorso sull’università: «Oggi viviamo una crisi profonda, di tipo paradigmatico, cioè una situazione in cui non si hanno ricette certe per il futuro, istruzioni per l’uso di fronte a problemi nuovi e urgenti. Però, l’università dei friulani, grazie alle sue radici, alle sue energie e ai suoi risultati, è forte, ha un bilancio sicuro ed è fra i primi atenei d’Italia. È il sistema paese a essere invece in difficoltà e incapace di uscire con la testa dalla crisi. Noi siamo disposti a discutere di tutto e con tutti, ma non a colpi di spot. Perché, allora, si parla di fusioni con Trieste? Perché si parla di cambiamenti strutturali senza una progettualità? Di smantellare un modello virtuoso, sicuramente il più bel frutto del nostro spirito identitario e autonomista?».

mercoledì 20 ottobre 2010

D ARONCO E IL FRIULI

Messaggero Veneto — 19 ottobre 2010 pagina 01 sezione: PRIMA
Una vita per il Friuli. È questa la prima immagine che viene alla mente pensando a Gianfranco D’Aronco. Il nostro era in prima fila nella battaglia autonomistica già ai tempi della Costituente, segretario del Movimento popolare friulano, a fianco del senatore Tiziano Tessitori. D’Aronco è ancora oggi l’esponente più attivo e in vista del variegato (e forse un po’ disperso) universo friulanista. Per oltre sessantacinque anni, D’Aronco ha portato avanti la sua battaglia per il Friuli, anzi per una certa idea di Friuli. Credo che, al mondo, soltanto Andreotti possa vantare un impegno politico di pari durata temporale; non credo, però, che il Divo Giulio possa altresì vantare una coerenza e fedeltà ai propri principi pari a quella di D’Aronco. In questo egli resta unico. Una idea di Friuli. Pier Paolo Pasolini, che pure non la condivideva affatto, nei suoi scritti riconosce a D’Aronco una idea coerente di cosa il Friuli debba essere. Un’idea piú pragmatica, meno poetica, di quella del grande casarsese. Ma un’idea così determinata da sostenere un impegno lungo una vita, e un’idea che ancora oggi appare attuale. Forse, paradossalmente, oggi ancora più attuale di allora. Secondo me, l’idea daronchiana di Friuli si fonda su due cardini principali. Il primo è la identità del Friuli, intesa non solo come fatto storico e linguistico, ma come obiettivo politico, nel senso di una identità da restaurare anche in termini istituzionali, con la creazione di una entità territoriale – chiamiamola Regione autonoma o come vogliamo – che esprima l’autogoverno del popolo friulano, anzi l’originalità dell’autogoverno dei friulani. D’Aronco non ha mai considerato l’istituzione della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia (con o senza trattino) come una soluzione del tutto soddisfacente e quindi da considerarsi definitiva.

sabato 16 ottobre 2010

Università, grido d’aiuto

L’appello di rettore e studenti dopo lo stop alla riforma: «Pronti a mobilitarci»
Il Gazzettino - Venerdì 15 Ottobre 2010,

«Il governo non ha una prioritaria e chiara individuazione delle risorse indispensabili per la sostenibilità, prima ancora che per il miglioramento del sistema universitario». È la denuncia che ieri è partita congiuntamente da rettore, Cristiana Compagno, prorettore, rappresentanti dei ricercatori e presidente del Consiglio degli studenti a fronte del rinvio della discussione alla Camera della riforma universitaria targata Gelmini. Uno slittamento, probabilmente di un mese, perché il disegno di legge non ha la copertura finanziaria. A pesare sul conto economico sarebbero le modifiche apportate per dare prospettiva ai ricercatori. Che a Udine sono 294 e svolgono un «ruolo insostituibile».

Una situazione preoccupante, per cui l'ateneo friulano «fa appello a tutte le forze parlamentari, agli attori politico-istituzionali locali e nazionali affinché l'università, la ricerca e l'alta formazione siano posti, una volta per tutte, come priorità dell'agenda politica». Dalle parole ai fatti, Udine «mobiliterà tutta la sua comunità universitaria, 20 mila persone, per far conoscere i gravi problemi di sostenibilità e di sviluppo dell'università italiana».

venerdì 15 ottobre 2010

Il popolo di Onde Furlane

L’utilizzo di toni trionfalistici nel recensire a posteriori piccoli e grandi spettacoli ed eventi cultuali è ormai un clichè assodato. Spesso chi vive queste iniziative da spettatore ha una percezione sostanzialmente diversa rispetto ai numeri e al successo millantato da smaliziati ed abili uffici stampa.
A dispetto di questa tendenza poco edificante, dopo l’happening di sabato scorso a Chiasiellis di Mortegliano, Radio Onde Furlane può orgogliosamente confermare di essere una delle realtà culturali più seguite e apprezzate del panorama locale.
A dimostrarlo sono le millecinquecento persone che hanno riempito l’area di Festintenda a Chiasiellis a partire dalle 17 fino a tarda notte. Poche settimane fa l’emittente radiofonica si era fatta portavoce di una convinta campagna contro l’azzeramento dei fondi regionali per le trasmissioni in lingua friulana, a causa del quale corre il rischio di una forte riduzione del personale e della programmazione. In mancanza di una parte considerevole del già scarso appoggio economico istituzionale, Onde Furlane ha deciso di rimboccarsi le maniche e chiamare a raccolta i propri ascoltatori, ricevendo un inaspettato bagno di folla oltre che innumerevoli attestati di solidarietà da parte di personalità di spicco della cultura friulana, fra cui Pierluigi Cappello, Pierluigi Di Piazza, Gianpaolo Gri e molti altri che hanno deciso di rispondere all’appello lanciato nelle dirette radiofoniche delle scorse settimane.

giovedì 14 ottobre 2010

Incuintri par fâ i augûrs al prof. Gianfranco D’Aronco

COMITÂT PE AUTONOMIE E PAL RILANÇ DAL FRIÛL
PROVINCIE DI UDIN
ISTITÛT LADIN FURLAN “PRE CHECHO PLACEREAN


cun la colaborazion:

Regjon Autonome Friûl Vignesie Julie
Comun di Udin
Universitât dal Friûl
Societât Filologjiche Furlane
Fondazion CRUP
La Patrie dal Friûl

a  INMANEIN

par martars 19 di Otubar a lis 17.30

tal Palaç Belgrât - Sede de Provincie di Udin – Salon dal Consei
l’incuintri par fâ i AUGÛRS al

prof. Gianfranco D’Aronco
“pari” dal autonomisim furlan
pai siei 90 agns

jentrade di
Roberto DOMINICI


a pandaran i lôr auguris :

ELIO DE ANNA Assessôr de Regjon Autonome Friûl Vignesie Julie
PIERI FONTANIN President de Provincie di Udin e de Comunitat des Provinciis Furlanis
FURIO HONSELL Sindic dal Comun di Udin
CRISTIANA COMPAGNO Magnific Retôr de Universitât dal Friûl
LORENZO PELIZZO President de Societât Fiolologjiche Furlane
LIONELLO D’AGOSTINI President de Fondazion CRUP
GEREMIA GOMBOSO Segretari dal Istitût Ladin Furlan “Pre Checo Placerean”

Al moderarà

William CISILINO
Daûr vie al sarà ufiert un ghirindel furlan

domenica 10 ottobre 2010

COMUNICATO STAMPA

Comitât pe autonomie e pal rilanç dal Friûl
In una interrogazione al Presidente Tondo, relativa all’azzeramento dei fondi per le convenzioni con le emittenti radiofoniche e televisive private per la realizzazione di programmi in lingua friulana, presentata a metà settembre, il consigliere regionale della Slovenska skupnost, Igor Gabrovec, ha ribadito che: "l’importanza , - per una lingua come quella friulana, per troppo tempo esclusa dalle scuole e dalle pubbliche amministrazioni – della diffusione tramite i mass media è evidente a tutti ed è riconosciuta anche dalla LR 15/96". Come “Comitato per l’autonomia e il rilancio del Friuli”, non possiamo che concordare con quanto dichiarato dal consigliere Igor Gabrovec e fare nostra la sua interrogazione al Presidente Tondo. Particolarmente grave ci sembra il non aver previsto nel bilancio regionale 2010 fondi a favore delle due più importanti emittenti radiofoniche friulane: Radio Onde Furlane e Radio Spazio 103. Crediamo non sia necessario ricordare il grande numero di ore che queste due emittenti dedicano ogni giorno, per 360 giorni all’anno, alla lingua friulana e soprattutto l’alto livello qualitativo raggiunto da queste due radio.
Esprimiamo la nostra piena solidarietà a Radio Onde Furlane e Radio Spazio 103, confidando nel contempo che la Giunta Tondo ritorni sui suoi passi e riveda il grave azzeramento di questi fondamentali fondi indispensabili per due emittenti (Radio Onde Furlane e Radio Spazio 103) che da sempre sono protagoniste nel panorama dei programmi radiofonici in lingua friulana.

Udin, 6 di Otubar 2010
Comitât pe autonomie e pal rilanç dal Friûl

sabato 9 ottobre 2010

UNIVERSITA’ – NESSUN VANTAGGIO DALL’UNIFICAZIONE di Marzio Strassoldo

7 OTTOBRE 2010 - Quotidiano IL GAZZETTINO – UDINE - L’INTERVENTO
Entrambe le Università della regione rispondono ad una propria missione, marittima e internazionale quella di Trieste, territoriale e proiettata a iniettare elementi di innovazione nel sistema industriale friulano e a dare risposte ad una crescente domanda di istruzione che nasce dalle province friulane, quella di Udine. Le Università sono strutturalmente in competizione, perché devono attrarre studenti, competere per le risorse per la ricerca, acquisire contratti con l'industria, entrare nei processi di mobilità internazionale. Parlare di unificazione significa negare i vantaggi competitivi che nascono da una larga legittimazione popolare, che riguarda soprattutto l'Università di Udine, voluta dal popolo friulano dopo una dura azione per strappare alle classi dirigenti locali e alle rappresentanze parlamentari la istituzione di un nuovo centro di alta formazione e di ricerca.

venerdì 8 ottobre 2010

LETTERA APERTA a ROBERTO MORELLI

Silvana Schiavi Fachin
già docente di Didattica delle Lingue Moderne, Università di Udine

Leggo su Il Piccolo del 19 settembre scorso , edizione di Trieste, l’articolo Due Università, un solo futuro, in cui Lei, giornalista professionista e docente di Teoria e Tecnica del Linguaggio Giornalistico alla Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università di Trieste, consapevole dello stato gravissimo in cui si trovano gli atenei italiani in conseguenza dei tagli tremontiani e gelminiani , avanza la sua diagnosi dei mali dell’università e propone la sua terapia. La diagnosi si incentra grossolanamente su tre aspetti: a) la voragine della finanza pubblica;b) il consumo eccessivo e sconsiderato delle risorse da parte degli atenei;c) la resistenza anche da parte dei due sistemi universitari regionali verso forme di razionalizzazione e di riorganizzazione.
Cerco di affrontare brevemente i tre punti.

giovedì 7 ottobre 2010

Giulianizzazione o defriulanizzazione di Gorizia

MESSAGGERO VENETO – Posta del Lettori – 4 ottobre 2010

FRIULI - Operazione di snaturalizzazione

Ci è capitato tra le mani il "Dizionario biografico dei giuliani, fiumani e dalmati" pubblicato nel 2009 a Gorizia dall'Anvgd (Associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia) e dalle Edizioni della Laguna. Scorrendolo abbiamo scoperto che tra le file dei "giuliani" sono stati arruolati anche friulani doc come Gian Giuseppe Bosizio (1660-1743), che tradusse l'"Eneide" di Virgilio in friulano; il popolarissimo Pietro Zorutti (1792-1867); il gradiscano Federico de Comelli (1826-1892), che per primo usò la denominazione "Friuli Orientale" per indicare il "Friuli Isontino" e, last but not least, il poeta Celso Macor di Romans d'Isonzo. E poi E. Bearzot, F. Capello, R. Carrara, P. Cocolin, R. Collini, H. Kitzmæller, G. Maghet, J. Mazzon, V. Peri, F. Spessot, M. Strassoldo, L. Tavano, D. Zoff eccetera, tutti inseriti e spudoratamente giulianizzati nell'opera in questione anche con la "benedizione" del professor Fulvio Salimbeni dell'Università di Udine.
Il colmo è che ai tempi di Bosizio e di Zorutti la parola "giuliano", come la si intende oggigiorno, neppure esisteva essendo stata inventata solo nel 1863 al seguito della Venezia Giulia. Evidentemente continua l'operazione di snaturalizzazione di tutto quanto rappresenta il Friuli: nel Friuli Isontino ormai non si può più essere friulani ma solo giuliani, nel restante Friuli solo friulo-giuliani. E fra non molto, di questo passo, scomparirà anche il primo termine di questo binomio.

Gianni Nazzi
Clape Culturâl Aquilee
Udine

martedì 5 ottobre 2010

Commento sull'Università di Arnaldo Baracetti

Vorrei approfondire rapidamente il mio pensiero sulla dichiarazione dell’on. Collino, fatta l’altro giorno a Grado, per una fusione tra l’Università friulana e quella triestina, già seccamente esclusa dalla Rettora Compagno e altri interlocutori del suo stesso schieramento politico. L’ Ateneo friulano è stato voluto e deciso dalla nostra gente e dalle nostre istituzioni, dopo anni e anni di pressioni precedenti contro le resistenze pervicaci triestine, a seguito del terremoto del 1976. La sua legge istitutiva, la 546 del 1977, è la prima delle tre grandi leggi nazionali per la ricostruzione e la rinascita del Friuli. All’art. 26 di tale legge sta scritto testualmente: “L’Università di Udine si pone l’obiettivo di contribuire al progresso civile, sociale e alla rinascita economica del Friuli e di divenire organico strumento di sviluppo e di rinnovamento dei filoni originali della cultura, della lingua, delle tradizioni e della storia del Friuli“. Con una simile chiara e netta missione affidata all’Università friulana, dovrebbe essere evidentissimo a tutti (e lo dovrebbe essere chiaro pure all’on.Collino) che operando una fusione, sarebbero cancellati, in un colpo solo, autonomia e identità del nostro Ateneo. , Sono ancora ogoglioso, come politico friulano, di avere blindato in legge, assieme agli altri parlamentari del Friuli quegli obiettivi. Se ora vogliono sul serio cancellarli, devono con altra legge cancellare l’art. 26 della 546 e, a tal fine, devono trovare i parlamentari friulani disposti a ciò e poter vincere le resistenze popolari e istituzionali che si scatenerebbero in tutto il Friuli! Allora, siamo stati proprio facili profeti nel prevedere che avremmo avuto una vita travagliata per la nostra Università, sempre sotto attacco. Anche, se per i triestini, sempre con la legge 546, abbiamo votato, allora, l’istituzione dell Area di ricerca per Trieste. Il che prova, ancora una volta, che noi friulani non siamo antitriestini. Siamo stati e siamo, soltanto tenaci e agguerriti difensori dei diritti del popolo, della gioventù friulana, del Friuli intero, dal pordenonese, all’udinese, alla Carnia, al goriziano.

Un‘ultima considerazione. Da buoni friulani, si perda l’abitudine, per decidere sul Friuli, di andare a pietire o concordare con Trieste. Su ciò che si deve fare in Fruli, lo si deve decidere in Friuli, valorizzando le istituzioni rappresentative friulane e la già istituita, ancora nel 2007, Comunità delle Province friulane, che non può più essere ignorata dalla Regione che prosegue imperterrita nella sua politica centralistica, malgrado la stessa legge regionale, approvata ancora nel 2006. Ciò deve valere anche per l’autonomia di Trieste che sarà agevolata dalla prevista Area metropolitana triestina. A Collino e ad altri, che la pensano come lui, vorrei ricordare, che due anni fa tutte le rappresentanze culturali, economiche e sociali del Friuli (non solo di Udi ne) hanno firmato solennemente il Patto tra esse e l’Università della nostra terra per la strenua difesa della sua’autonomia e della sua identità. Per tutti, allora, Adriano Luci, Presidente di Confindustria friulana, ebbe giustamente a dire che tali valori sono intoccabili!
Arnaldo Baracetti, dal Comitât pe autonomie e pal rilanç dal Friûl

venerdì 1 ottobre 2010

Compagno: mai la fusione con Trieste

Messaggero Veneto — 28 settembre 2010 pagina 06 sezione: SPECIALI
UDINE. La proposta dell’europarlamentare del Pdl Giovanni Collino sulla fusione delle Università di Udine e Trieste fa discutere: soprattutto in Friuli, anche ieri, la provocazione è stata al centro del dibattito politico. Dal Pdl arrivano posizioni opposte, dal Partito democratico le critiche alla maggioranza, mentre il rettore dell’ateneo di Udine Cristiana Compagno sottolinea l’importanza dell’identità, conferma l’apertura a collaborare ma stoppa qualsiasi fusione. «L’università di Udine - ha detto ieri il rettore, che è in missione in Siria - ha sempre inteso il federalismo come valorizzazione delle individualità territoriali operose e come un possibile sbocco di un rapporto bloccato tra Stato e Università, capace di condurre verso un sistema più equo dei “costi standard”, capace di premiare il merito e la virtuosità. La soluzione - ha aggiunto - non sta, come appare da alcune dichiarazioni, nell’eliminare le identità e nell’accorpare qualche ufficio come se si trattasse di una qualsiasi azienda di servizi semplici».