Posta dei lettori – pagina XIX
Permettetemi di rispondere alla lettera della signora Cristina Vitale di Udine, del 24 ottobre. Anzitutto certo la Catalogna è un modello esemplare di sviluppo nel rispetto delle minoranze linguistiche, ma che ha oggi un tasso di disoccupazione del 18% con punte oltre il 35 % per i giovani. Ma nessun economista si sogna di dire che sia attribuibile alla spesa pur notevole per il bilinguismo catalano-spagnolo. In Friuli la spesa per l’introduzione nella toponomastica e in tutte le altre iniziative per il rilancio della lingua friulana costa meno di quattro caffè espresso l’anno a testa per ogni cittadino friulano. Quindi non ha alcun impatto pratico sui posti di lavoro e sugli investimenti. A Trieste le iniziative culturali, di cui buona parte più che altro celebrative dell’identità e della partecipazione locale alle varie scuole culturali anche non italiane, costano quasi 300 caffè a testa per triestino. In questa ibrida area penso che lei, signora Vitale, potrebbe permettersi riserve. Per quanto riguarda la disoccupazione intellettuale dei nostri laureati friulani, se le lauree del Sud avessero nei concorsi il peso che oggettivamente dovrebbero avere, cioè minore (dato il costume che laggiù prolifica di “Todos Caballeros”), probabilmente lei e molti altri avrebbero qui il posto. La mancanza di attenzione verso l’identità friulana e le specificità friulane provoca questo e altri problemi economici. Pensi al modo distorsivo con cui sono programmati in regione l’infrastrutturazione, gli studi superiori e la ricerca, situazioni, queste, che veramente penalizzano la competitività delle nostre aziende e dei nostri lavoratori, soltanto per fare un piacere all’elettorato triestino, tanto quello friulano è più tollerante. Quindi non si infastidisca per le esigue spese per l’identità friulana. Se abbiamo ancora un tasso di disoccupazione non drammatico ciò è dovuto anche a taluni aspetti di questa identità. Pensi per esempio agli sprechi nella sanità del Lazio, che costano al contribuente più di tutte le università italiane messe assieme (Cgia, Mestre), e fermo qui la lista dei malanni nazionali da punte di scadimento di costume. Un pò’ di costume friulano, ma quello vero, farebbe tanto bene in giro in questo Paese, e perciò valorizzarlo ci garantisce anche economicamente, per quello che si può in questi tempi calamitosi.
Giancarlo Castellarin