venerdì 26 dicembre 2014

"CASA EDITRICE KAPPA VU E LINGUA FRIULANA" di Remo BRUNETTI




Casa editrice


E TUTELA

LINGUA FRIULANA

di

Remo Brunetti

 
Ho letto su un articolo pubblicato in questi ultimi giorni sul Piccolo di Trieste, dapprima sbalordito e poi molto preoccupato, la richiesta che il consigliere regionale cividalese Novelli ha rivolto ufficialmente all'Assessore regionale alla cultura Torrenti di cancellare il piccolo finanziamento di 20 mila euro concesso dalla Regione alla Casa editrice Kappa Vu per l'editoria in lingua friulana.

Il motivo della richiesta di cancellazione? Dall'articolo risulta che Novelli abbia posto a Torrenti il quesito se “ è corretto che la Regione finanzi chi nega la Shoah”. Pare che la Shoah cui fa riferimento Novelli non sia quella effettuata dalla Germania nazista, ma quella effettuata dalla Jugoslavia.

La colpa di Kappa Vu? Di aver messo in discussione le reali dimensioni di queste atrocità anche perciò che riguarda le Foibe. Capisco che ogni scusa sia buona pur di togliere finanziamenti all’editoria e alla lingua friulana. Tuttavia inviterei il consigliere alla lettura del rapporto della commissione di storici italo slovena istituita dai ministeri degli esteri di questi paesi nel 1993 e pubblicata dal “Piccolo” nell’aprile del 2001, prima di fare simili affermazioni.

Per quanto riguarda la lingua friulana, Novelli pare ignori le tante pubblicazioni di grande spessore qualitativo pubblicate dalla Kappa Vu in lingua friulana.

Mai sentito parlare della ottima collana “La Comugne”? Mai letto “L'Infier” di Dante Alighieri tradotto in lingua friulana da Pierluigi Visintin? Mai saputo della Odissea di Omero edita dalla Kappa Vu di Udine nella traduzione in friulano, direttamente dal greco, da Perluigi Visintin e Alessandro Carrozzo? Un'opera splendida che solo una casa editrice coraggiosa avrebbe pubblicato stante il basso numero di Friulani che sanno leggere la loro lingua.

Quello che inoltre mi preoccupa è la risposta data dall'Assessore regionale alla cultura Torrenti, che da buon triestino sa che per fare carriera politica a Trieste è indispensabile tener conto della forte presenza in questa città di figli e nipoti di esuli istriani. Mi chiedo però se può un assessore regionale alla cultura ignorare il ruolo fondamentale che la casa editrice KappaVu ha fino ad ora svolto a favore della editoria in lingua Friulana e se conosce le importanti ricerche storiche sull'ebraismo in Friuli pubblicate da questa casa editrice, ricerche storiche presentate e apprezzate anche in Israele.

O forse Torrenti ignora tutto ciò? E allora è meglio si dimetta da assessore regionale alla cultura.

Remo Brunetti
 
 
Lettera inviata alla stampa locale a firma di Remo Brunetti in data 6 dicembre 2014
 
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domenica 21 dicembre 2014

IL FRIULI E L'OFF-SHORE DI VENEZIA - COMUNICATO STAMPA


IL FRIULI

E

L'OFF-SHORE DI VENEZIA

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Comitato per l'Autonomia
e il Rilancio del Friuli

Comunicato stampa

PORTI


Nella contesa in corso tra il porto di Trieste e il progetto del porto off-shore di Venezia sembrerebbe scontato che la politica e l'economia friulana si schierino con Trieste, il cui sviluppo portuale determinerebbe “grandi benefici” al Friuli.
 
Si dice che le merci scaricate a Trieste verrebbero movimentate negli interporti friulani procurando un notevole indotto economico. Basta però dare un'occhiata alla carta geografica e leggere i commenti sui blog triestini per poter intuire un paio di cose:
 
  • da Trieste, per andare a Vienna (e meglio ancora in Slovacchia, Cechia, Ungheria, Polonia) è più rapida la via per Lubiana e in ogni caso le merci, scaricate dalle navi vi possono essere instradate direttamente. Gli interporti friulani sembrano ben poco utili.
  • Trieste guarda con interesse ai mercati dell'ex impero austro-ungarico, forse più appetibili del mercato tedesco dove deve competere con gli agguerriti porti del nord-Europa

Diverso è il discorso relativo a Venezia.

L'investimento per il porto off-shore non sembra proibitivo (corruzione permettendo) e necessiterebbe certamente di porti sulla costa per smistare le merci scaricate dalle grandi navi alle chiatte. Qui Porto Nogaro (con l'interporto di Cervignano del Friuli) e Monfalcone giocherebbero un ruolo strategico per tutti quei container destinati al centro Europa.

Crediamo che la politica friulana dovrebbe ragionare e, per una volta, guardare con interesse a Venezia!

Udine, 15 dicembre 2014



Comitato per l'Autonomia
e il Rilancio del Friuli

Il Presidente

Paolo Fontanelli


mercoledì 17 dicembre 2014

REGIONE - 22,5 MILIONI AL SINCROTONE DI TRIESTE? PER UNA POLTRONA IN CDA


REGIONE

22,5 milioni  
 
al Sincrotrone di Trieste?

Per una poltrona in Cda.

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dal sito del settimanale
 
LA VITA CATTOLICA

15.12.2014
 
 
 

Iniziato il dibattito sulla Finanziaria 2015, entro giovedì il voto. E intanto il Pd ammette

22,5 milioni al Sincrotrone di Trieste? Per una poltrona in Cda
 

(…) Liva ha ricordato i rilievi in Commissione al contestatissimo (in Friuli) investimento di 1,5 milioni annui per 15 anni a favore di Elettra Sincrotrone di Trieste, che ha lo scopo di sostenere l'ammortamento di un mutuo con Bei per il nuovo laser a elettroni liberi, precisando che il finanziamento "è quasi totalmente a carico dello Stato e si colloca fra i 27 e i 50 milioni.
 
Con questa previsione di finanziamento, il socio Regione intende assicurare che nel consiglio di amministrazione della società, e più complessivamente fra i suoi obiettivi di fondo, siano presenti i suoi interessi e si attende ricadute tecnologiche e imprenditoriali - ha concluso - per altro previste nella mission di Elettra Sincrotrone". (…)


LEGGI TUTTO L'ARTICOLO


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DOMANDA
 
 
"Qualcuno" vuole spiegare ai cittadini friulani di questa Regione il perché il Consiglio regionale e la Giunta regionale continuano a stra-finanziare "a piè di lista" teatri e istituzioni triestine?
 
Continua "il fiume di denaro" sulla città più assistita d'Italia come non ne avesse già avuto fin troppo? E la meritocrazia?
 
 
 
LA REDAZIONE DEL BLOG
 
 

lunedì 15 dicembre 2014

TRIESTE, LA GRANDE AMMALATA DI ASSISTENZIALISMO!


 
TRIESTE

LA GRANDE AMMALATA

DI ASSISTENZIALISMO!
 




 
LA DIAGNOSI DI CAMERINI - «IL FONDO TRIESTE CI HA FATTI AMMALARE»
             
«In quei miliardi a pioggia l'origine dell'assistenzialismo. Colpa della politica. E' mancata una visione di sviluppo»

di
Fabio Dorigo


(…)


Domanda:

Gianfranco Gambassini ha dichiarato che «tutti questi soldi non sono serviti a niente...»

Risposta:

Ha ragione. Queste risorse avrebbero dovuto modificare in maniera sostanziale la città dal punto di vista economico. Dovevano servire al suo sviluppo, non ad accontentare qualcuno. Una questione che ha avuto anche una ricaduta psicologica.

Domanda:

Siamo alla psicopatologia...
 
Risposta:

La paralisi della creatività e della produttività. Tipica dei luoghi dove ci si abitua all’assistenzialismo. È il caso di Trieste. Bloccata. Ferma. Un conservatorismo diffuso.


Domanda:

La medicina del Fondo Trieste ha fatto più male che bene.
 
Risposta:

Ho paura di sì. Ha stabilizzato il paziente. Rimanendo nella Sanità. Negli anni ’60 la buona borghesia triestina andava a curarsi in Svizzera. Era più semplice che far migliorare o crescera la sanità qui.

Domanda:

Problema di conservatorismo...
 
Risposta:

Non si è mai voluto cambiare nulla. Ospedale Maggiore e Porto Vecchio non si toccano, era lo slogan della Lista per Trieste, per esempio.

Domanda:


Bruno Marini ha rivelato che nel 2003 fu fatto sparire il libro sul Fondo Trieste per non far sapere a Roma quanti soldi erano arrivati a Trieste..
 
 
Risposta:

(ride) Ho letto. Questa è la grande politica triestina. Le grandi visioni della politica triestina.
 
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Dal quotidiano
 
IL GAZZETTINO (Ud)
 
Domenica 7 dicembre 2014
 
 
TLT, la nostalgia di un'illusione
 
di Pavel Zalar
 
 
(....)
 
 
UN FIUME DI DENARO
 
 
L'aiuto economico degli alleati fu fondamentale. Il governo militare che amministrava la zona A sostenne massicciamente la città attraverso il piano Marshall. Arrivarono tra il 1947 e l'anno successivo, dodici milioni di dollari. Bisognava dare dell'occidente un'immagine confortevole, rassicurante, far vedere che il mondo che si opponeva al comunismo era ricco e prospero.
 
A essere aiutata era tutta l'economia triestina, attraverso le commesse dei cantieri navali e i lavori pubblici.
 
Il porto conosce nel 1949 un movimento di 3,4 milioni di tonnellate, record nella storia, la disoccupazione viene dimezzata nel giro di pochi anni.
 
Nasce la zona industriale Zaule, (...) agli inizi degli anni cinquanta nascono sedici nuove imprese. Viene rilanciata l'industria petrolifera: l'Aquila nel 1954 diventa la seconda raffineria d'Italia per capacità produttiva.
 
L'essere un'economia assistita fu anche il suo limite.

(...).
 
 
..................
 

E IL FRIULI? 
 
           
Nel frattempo i Friulani emigravano in massa con la valigia di cartone e il Friuli era considerato  dal Governo centrale "territorio a perdere" in caso di conflitto bellico e pertanto non meritevole di essere finanziariamente aiutato.
 
Nessun piano  Marshall per il Friuli! Nessun "Fondo per il Friuli" per la "Regione friulana" in miseria perché la sua economia era stata totalmente distrutta durante la Prima guerra mondiale!
 
Ogni volta che il Friuli - regione storica e geografica millenaria - ha preteso quanto gli spetta,  il campanilismo triestino si è subito attivato per impedirlo (leggi: università del Friuli, centri di ricerca e innovazione tecnologica, produzione teatrale, tutela lingua friulana, portualità, ecc.)

E i politici eletti in Friuli, nel nome del "santo dogma" della "unità regionale triestinocentrica", ancor oggi si guardano bene dal pretendere quanto spetta al Friuli sposando invece sempre le tesi e richieste della lobby triestina! 
 
 
LA REDAZIONE DEL BLOG 
 
 
 


venerdì 12 dicembre 2014

LA GUERRA DI TRIESTE CONTRO L'OFF SHORE DI VENEZIA



LA GUERRA DI TRIESTE

CONTRO

L'OFF-SHORE DI VENEZIA


........





  (...)

20 metri di fondale naturale

 
Per essere più competitivo nel panorama portuale europeo il Porto di Venezia sta progettando una piattaforma d'altura a circa 8 miglia nautiche al largo della bocca di porto di Malamocco, in un’area dove i fondali hanno una profondità naturale di 20 m.
 
Il terminal d’altura permetterà alle più grandi navi di oggi e di domani di toccare il Porto di Venezia senza scavare ulteriormente i canali lagunari. Grazie alla nuova piattaforma il Porto di Venezia sarà tra i pochi in Italia dove potranno attraccare navi da 20.000 TEU.
 
Sarà inoltre possibile distribuire le merci ai mercati europei e italiani sfruttando di volta in volta gli scali terrestri più convenienti. Il terminal diventerà dunque l’anello di congiunzione tra i poli logistici esistenti e i traffici marittimi del commercio globalizzato
 

I settori di traffico della piattaforma d'altura

 
La piattaforma d'altura tratterà principalmente container e petrolio.
 
Per quanto riguarda il settore petrolifero, il terminal sarà collegato agli impianti della costa attraverso un oleodotto. In questo modo le navi petroliere saranno estromesse dalla laguna, attuando quanto previsto dalla legislazione speciale per Venezia.
 
Il nuovo terminal accoglierà anche le navi portacontainer dal maggior pescaggio, dando supporto alla piattaforma logistica e ai terminal portuali di Montesyndial, Chioggia, Mantova e Porto Levante per la movimentazione dei container.
 
Il terminal d'altura inoltre sarà collegato con il sistema fluviale.

(…)

..........


COMMENTO

I porti di Venezia e di Trieste, idem di Capodistria, sono inevitabilmente in concorrenza, piaccia o non piaccia questa è la legge del mercato.
 
Trieste, per via politica, sta cercando di bloccare l'Off-Shore di Venezia perché teme che questo progetto danneggi il porto triestino?
 
E Venezia risponde rivolgendosi all'Europa e giocando tutte la carte politiche che possiede.
 
Lo sviluppo del porto di Trieste non può avvenire bloccando lo sviluppo della portualità altrui (Venezia, Capodistria, Monfalcone, San Giorgio di Nogaro): questa è una strategia perdente. E la sinergia tra i porti ha nella "libera concorrenza"  il suo limite, come oggi è dimostrato dalla guerra in atto tra Venezia e Trieste.

Venezia ha un suo progetto che può essere vincente oltre che essere atteso da 40 anni a salvaguardia della sua laguna, e Trieste?
 
 

LA REDAZIONE DEL BLOG


martedì 9 dicembre 2014

FINANZIARIA REGIONALE 2015 - E CHI CHIEDE PER IL FRIULI CIO' CHE GLI SPETTA?


 
FINANZIARIA REGIONALE 2015


LA LOBBY TRIESTINA

OTTIENE:

UN FINANZIAMENTO "PUNTUALE"

DI 23 MILIONI DI EURO

AL SINCROTONE DI TRIESTE!



E "CHI CHIEDE" PER IL FRIULI

CIO' CHE GLI SPETTA?

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COMUNICATO STAMPA

DEL

COMITATO PER L'AUTONOMIA

E IL RILANCIO DEL FRIULI



 
"Come è difficile competere con un sincrotone!
 

Basta la parola per intimidire, un investimento colossale, macchinari incomprensibili a chi non abbia una laurea in fisica, ricerche dai nomi altisonanti. Con i costi conseguenti. Con Trieste è sempre così, bel altro rispetto ad un allevamento di trote o un campo sperimentale di mais!

Certo è strano che un centro di ricerca che ha una valenza mondiale si riduca a farsi finanziare dai contadini friulani...

(Giusto per fare un conto a spanne, dai 23 milioni previsti almeno un quindicina sono tasse pagate dal Friuli).

E agli stessi contadini friulani non si presenta un rendiconto delle ricerche fatte, del loro valore scientifico, delle ricadute sulla comunità scientifica mondiale.

Nemmeno delle ricadute sull'industria locale, dato certamente prosaico ma che ci piacerebbe tanto sapere.

Al Friuli deve bastare il nome: sincrotone, e pagare a piè di lista."


Udine, 5 dicembre 2014


COMITATO PER L'AUTONOMIA

E IL RILANCIO DEL FRIULI

il Presidente

PAOLO FONTANELLI
 
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LA VITA CATTOLICA

giovedì 4 dicembre 2014

Editoriale di

Roberto Pensa


Ma ora quel poco

facciamolo fruttare



E' appena iniziata nella prima commissione consiliare la discussione sulla Finanziaria regionale 2015 e le sorprese, a livello di finanziamenti “puntuali”, cioè con un preciso “nome e cognome” non potevano certo mancare.

Molto attiva, come sempre, la lobby triestina, che fin dalle prime battute ci ha messo la sua “zampata”: 23 milioni di stanziamento per potenziare il Sincrotone, l'acceleratore di particelle situato sull'altopiano carsico, fiore all'occhiello del mondo scientifico giuliano.

Si dirà che la ricerca scientifica è importante, e che in questo campo Trieste eccelle
 
 
Poco importa se a finanziare così intensamente uno strumento scientifico di rilevanza internazionale sia, da sola, la nostra piccola Regione Friuli-V.G.

E poco importa se il Sincrotrone, strumento di «ricerca di base», non sia destinato a portare immediati vantaggi competitivi alle nostre imprese.

Poi chissà se salterà fuori ancora qualcosa di «triestino» nella Finanziaria 2015: magari quel grande acquario che da molti anni «sogna» la Camera di commercio tergestina, reclamando dalla Regione decine di milioni di euro.

E le reazioni dal Friuli?

Se il consigliere regionale Luca Ciriani (Fratelli d'Italia - Alleanza Nazionale) prova a dire che sarebbe meglio investire quei 23 milioni nelle scuole, nel dissesto idrogeologico o nelle strutture ospedaliere, il Comitato per l'autonomia e per il rilancio del Friuli fa il confronto con le misere risorse annue previste per la lingua e la cultura friulana (compreso l'insegnamento nelle scuole!), «ben» 1,7 milioni di euro.

Dalla maggioranza però Cristiano Shaurli (Partito Democratico) risponde che in realtà non si tratta di 23 milioni nel 2015 ma di 1,5 milioni all'anno per 15 anni. Così anche per l'avvenire siamo «sistemati»: e ci sono anche da pagare le «annualità» del ripianamento, deciso dalla Finanziaria dello scorso anno, del vorticoso deficit del Teatro Verdi di Trieste (in quel caso 14 rate annuali da 1 milione l'una).

Ma, chiosa Shaurli, «chiediamo ciò che ci spetta, critichiamo, ma ci rendiamo più deboli con il mero campanile soprattutto su fondi alla ricerca e di questa importanza».

Già, quello che ci spetta. Ma chi lo chiede?

Evidentemente il mega finanziamento al Sincrotrone è stato richiesto da un ampio schieramento di «opinion leader» triestini alla Giunta regionale. La «geografia» delle istituzioni triestine, tutta concentrata sulla «città-porto», giova sicuramente a favorire una univocità di obiettivi.
 
Ma il Friuli è diviso: Gorizia, Pordenone e Udine, chi ha la priorità per un grande progetto? I capponi di Renzo litigano, e insieme vanno verso il macello. Magari, già in partenza, si divide mentalmente il «malloppo» in tre, accontentandosi di «progettini» invece che perseguire grandi obiettivi.

E questo fino ad oggi: perché ora, grazie alla riforma approvata la scorsa settimana dal Consigliò regionale, le tre province litigiose sono destinate a moltiplicarsi. I capponi litigiosi da 3 diventeranno una quindicina di «provincette», col probabile risultato di finire in padella più rapidamente e con meno resi­stenza.

L'unico baluardo del Friuli unito, in questa sciagurata riforma, è rimasta l'Assemblea del­la comunità linguistica friulana, che sarà formata dai tutti i sindaci del Friuli storico che vorranno aderirvi. Un organismo solo consultivo e che può occuparsi esclusivamente di promozione della lingua e della cultura friulana. Sarebbe però un delitto lasciar morire questa opportunità piangendo per quello che non è, ma non cogliendo appieno ciò che può diventare. Andreotti diceva spesso che non ci sono poltrone importanti, ma lo diventano a seconda della persona che vi siede sopra.
 
Anche un organismo consultivo, ma formato da sindaci friulani coraggiosi e con una visione di futuro, può dare un segnale importante. Non sprechiamolo.
 
L'Assemblea va costituita quindi al più presto, deve rappresentare tutto il Friuli storico, e deve esprimere una leadership innovativa dei sindaci sul tema della marilenghe. Questo si aspettano ora i Friulani.


ROBERTO PENSA
 
Direttore responsabile Settimanale
 
LA VITA CATTOLICA

sabato 6 dicembre 2014

UDINE "CITTA' DEI TEATRI" - FINALMENTE UNA BUONA IDEA!



UDINE

"CITTA' DEI TEATRI"

FINALMENTE

UNA BUONA IDEA!

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Ci vuole un

"Teatri nazionâl furlan"
 
di
 
Roberta Michieli


Ho letto con piacere che il Politeama Rossetti ha rinunciato ai sogni di gloria, ossia a formulare la richiesta a Roma di diventare “teatro nazionale”. Sogno di gloria che – debiti milionari permettendo - non avrebbe potuto “giocare in casa” ma obbligatoriamente avrebbe dovuto passare attraverso la cancellazione per fusione del teatro stabile udinese CSS (Centro Servizi e Spettacoli) e l'Accademia Nico Pepe, pure di Udine.

Con ancor maggior piacere ho letto la “tardiva” proposta di Honsell e del suo giovanissimo assessore alla cultura (entrambi grandi fautori della fusione CSS/Politeama Rossetti!) di creare un forte circuito teatrale udinese trasformando così Udine nella “città dei teatri”. Proposta che avrebbe dovuto essere subito scelta dalla Giunta Comunale di Udine invece di inseguire assurdi “sogni regionali” triestinocentrici.

Incredibile poi che il consigliere regionale friulano Alessandro Colautti, dopo essersi “preoccupato” (sic!) per i debiti milionari del Rossetti, metta da parte il buon senso e gli impegnativi vincoli posti dall'art. 10 della legge statale che crea il Teatro nazionale, e richieda a gran voce la fusione tra Css e Rossetti e l'istituzione in regione di un teatro nazionale. Se solo pochissime (e solamente le più grandi!) realtà teatrali italiane faranno richiesta per diventare teatri nazionali, un motivo evidentemente c'è anche se ciò pare sfuggire a Colautti.

Mi risulta poi che non una parola venga spesa da Alessandro Colautti per il “teatri nazionâl furlan”. Forse è meno meritevole delle sue attenzioni politiche del teatro stabile triestino Politeama Rossetti? Com'è che la politica friulana dimentica sistematicamente il teatro in lingua friulana, lingua quest'ultima parlata da oltre 600 mila cittadini di questa regione, oltre che tutelata ai sensi degli articoli 3 e 6 della Costituzione italiana?

Evidentemente sul piano politico è considerato molto più progressista e benemerito salvare un teatro triestino che nel 2012 ha rischiato la “liquidazione coatta” (ossia la sua chiusura!) e che ha oltre due milioni di debito patrimoniale, che valorizzare le eccellenze teatrali udinesi e friulane senza svenderle a Trieste e operare a favore della tutela della minoranza linguistica friulana!

Roberta Michieli - Tavagnacco

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La lettera a firma di Roberta Michieli è stata pubblicata sul settimanale della Arcidiocesi di Udine, La Vita Cattolica, giovedì 27 novembre 2014 con il titolo “Ci vuole un Teatri nazionâl furlan”.