sabato 29 gennaio 2011

LA CONTENTECE DAI FRUTS PAR "ALC&CE' "



La VITA CATTOLICA  Settimanale del Friuli
Arcidiocesi di Udine
Venerdì 21 gennaio 2011


Riviste par fruts
 de laVita Cattolica

 
Zenâr 2011 n. 48
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Rubriche  “Giornale Aperto”

La contentece dai fruts
par “Alc&

di Remo Brunetti

Preseât diretôr.
O ai savût che «Alc&» al torne a jessi. O soi propit content de novitât. Lui al varès di viodi i voi di contentece che a àn i fruts dal comun di Cjavaç cuant che us puarti «Alc&».
Magari cussì no, al è di chesteVierte che o scuen contentâju cun numars vecjos che mi tiravis fûr di pueste.
Savê che cumò o podarai puartâur numars gnûfs mi indalegre la vite.
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giovedì 27 gennaio 2011

27 GENNAIO - GIORNO DELLA MEMORIA



27 GENNAIO 2011

GIORNO DELLA MEMORIA

Poesia



Un paio di scarpette rosse

di  Joyce Lussu


C'è un paio di scarpette rosse
numero ventiquattro
quasi nuove:
sulla suola interna si vede
ancora la marca di fabbrica
"Schulze Monaco".

c'è un paio di scarpette rosse
in cima a un mucchio
di scarpette infantili
a Buchenwald
più in là c'è un mucchio di riccioli biondi
di ciocche nere e castane
a Buchenwald
servivano a far coperte per i soldati
non si precava nulla
e i bimbi li spogliavano e li radevano
prima di spingerli nelle camere a gas

c'è  un paio di scarpette rosse
di scarpette rosse per la domenica
a Buchenwald
erano di un bambino di tre anni
forse di tre anni e mezzo
chi sa di che colore erano gli occhi
bruciati nei forni
ma il suo pianto
lo possiamo immaginare
si sa come piangono i bambini
anche i suoi piedini
li possiamo immaginare
scarpa numero ventiquattro
per l'eternità
perchè i piedini dei bambini morti
non crescono

c'è un paio di scarpette rosse
a Buchenwald
quasi nuove
perchè i piedini dei bambini morti
non consumano le suole...
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mercoledì 26 gennaio 2011

TRIESTE CAPOLUOGO ASSO PIGLIA TUTTO !



IL GAZZETTINO – Udine

Martedì 25 gennaio 2011

Pagina XXIII


TRIESTE CAPOLUOGO

ASSO PIGLIA TUTTO


Lettera di:
Remo Brunetti
Sergio Fantini
Roberta Michieli


A Trieste è stata elaborata una strana teoria, per cui qualsiasi Istituzione regionale non deve avere come scopo primario l'essere al servizio della generalità dei suoi utenti, ma deve solamente dare "lustro" al capoluogo "amministrativo" regionale: Trieste.

Recentemente la Federazione Italiana Gioco Calcio (FIGC), pare giustamente orientata a spostare la sua sede in una località regionale baricentrica. E ciò in quanto la quasi totalità delle associazioni calcistiche regionali si trovano in Provincia di Udine e Pordenone; anche i Goriziani sarebbero più vicini.

Ma subito ecco alzarsi altissime le proteste del mondo politico triestino. Cribbio, ma Trieste è il capoluogo regionale! Mica ve lo sarete dimenticato? E poi Trieste è una splendida città, e merita un lungo viaggio che vi farà perdere una giornata di lavoro!

«Ormai Trieste sta perdendo posizioni su vari fronti e non è accettabile che continui questa sorta di depauperamento in più settori. (…)  modifiche di norme regionali che ci penalizzano in un processo che da tempo sta portando ad un graduale potenziamento delle realtà friulane rispetto a Trieste», scrive nella sua lettera pubblicata recentemente dal Gazzettino, Maria Teresa Bassa Poropat, Presidente della provincia di Trieste.

Ossia, la Presidente della Provincia di Trieste si lamenta perché il progetto di fare di Trieste "l'asso piglia tutto" non è accettato da oltre il 95% del territorio regionale. Si lamenta perché, giustamente, il Friuli sta faticosamente cercando un riequilibrio territoriale che oggi non esiste.

Signora Maria Teresa Poropat, la informiamo che il Friuli non è il retrobottega della sua provincia e la FIGC regionale avrebbe dovuto già da tempo spostare la sua sede in una località baricentrica e più facilmente raggiungibile da tutte le società calcistiche regionali.

Ci perdoni la sincerità, ma le sue proteste sono francamente del tutto fuori posto, perché figlie dell'esasperato campanilismo triestino.

Le piaccia o meno, non esiste solo Trieste!

Remo Brunetti
Sergio Fantini
Roberta Michieli


martedì 25 gennaio 2011

SE IL CALCIO REGIONALE VA A PALMANOVA, TRIESTE INSORGE





IL GAZZETTINO – ed. di Udine

Domenica 23 gennaio 201

“LA CJACARADE”





Se il calcio


regionale


va a Palmanova,


Trieste insorge


di Andrea Valcic




Se qualcuno avesse ancora dubbi sull'amore partecipato e sentito che si vive in qualche ambiente triestino verso il Friuli, dovrà ricredersi in fretta dopo quanto è avvenuto all'assemblea regionale della Figc, la federazione gioco calcio.

In ballo la decisione di spostare la sede dal capoluogo a Palmanova.

Una scelta dettata da motivi logistici, vista l'inadeguatezza di quella attuale, e il desiderio di venire incontro alle società sportive, riducendo tempi e distanze per riunioni e svolgimento di pratiche.

 

 A favore di tale ipotesi ha votato a favore la stragrande maggioranza delle società, mentre le 28 triestine sono uscite dalla sala.

Questo risultato rispecchia null’altro che la realtà dei numeri e le dimensioni di ogni movimento, società, gruppo, anche non sportivi, presenti in Regione. Non sarà mica colpa dei friulani se sono la maggioranza.

Apriti cielo prima e dopo la riunione del comitato regionale con interventi pesanti da parte del solito consigliere Camber, non solo contrario ma deciso a bloccarne l'esito. Come se fosse un caso di lesa maestà nei confronti del capoluogo.

Ecco perché del progetto di spostare a Udine la direzione scolastica regionale non si sente più parlare.


Andrea Valcic




domenica 23 gennaio 2011

FRIULANO CANCELLATO, lunedì a Udine, Conferenza stampa del PD



Riceviamo e  pubblichiamo 


Comunicato stampa


FRIULANO CANCELLATO,

 LUNEDI’ A UDINE CONFERENZA STAMPA PD



Lunedì 24 gennaio a Udine, alle ore 14.30 nella Sala Svevo del Palazzo della Regione in Via Sabbadini, si terrà una conferenza stampa del Partito Democratico del Friuli-Venezia Giulia sui problemi inerenti le politiche della Giunta regionale per la lingua friulana.

Parteciperanno all’incontro l’europarlamentare e segretaria regionale del Pd Debora Serracchiani, il vicecapogruppo in Consiglio regionale Mauro Travanut, il capogruppo al Consiglio provinciale di Udine, Francesco Martines, il segretario provinciale del Pd, Andrea Simone Lerussi, e Lorenzo Fabbro, esperto di tematiche friulaniste e membro della segreteria provinciale di Udine.

Tra i punti all’ordine del giorno la pesante riduzione delle risorse e la cancellazione della lingua friulana nel settore dei media nel bilancio 2011, l’assenza di una linea di azione strategica nelle politiche linguistiche e la perdurante mancata attuazione della legislazione in vigore.

Giancarlo Lancellotti



venerdì 21 gennaio 2011

CENTRALE DI SOMPLAGO : CRITICITA' GEOLOGICHE



LAGO DI CAVAZZO: OGGI






E DOMANI?

Riceviamo e volentieri pubblichiamo le osservazioni dei geologi Dott. Dario Tosoni e Dott. Roberto Cella sul potenziamento della Centrale di Somplago sul Lago di Cavazzo o dei 3 Comuni (lago naturale più grande del Friuli-V.G.), con  l’autorizzazione degli autori alla libera diffusione.

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Criticità geologiche del progetto
 di Potenziamento
 della Centrale di Somplago
(Cavazzo Carnico – Ud)

Osservazioni a cura dei geologi
Roberto Cella e Dario Tosoni

Estratto della relazione ufficiale
presentata alle autorità
11 ottobre 2010

Le osservazioni si possono scaricare
 direttamente da Internet
(è in formato Adobe PDF):


mercoledì 19 gennaio 2011

15 gennaio 2011 - Manifestazione a Tolmezzo: CEMÛT ISE LADE?


Manifestazione a Tolmezzo
Sabato 15 gennaio 2011

CEMÛT ISE LADE?




Fotografie del Signor Marco Lepre
che ringraziamo.
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Dal sito on-line del settimanale 
laVita Cattolica - Arcidiocesi di Udine

http://s2ew.udine.chiesacattolica.it/arcidiocesi_di_udine__il_portale_online_/archivio_notizie/00004655_In_3000_sfilano_per_tutelare_il_territorio_della_montagna.html

In 3000 sfilano per tutelare il territorio della montagna
Manifestazione da Caneva a Tolmezzo del Coordinamento dei Comitati
TOLMEZZO (15 gennaio ore 17)

Erano in circa 3000, dalla Carnia alla Val Resia, dalla Carinzia alla Bassa friulana, i manifestanti, chiamati a raccolta dal Coordinamento dei Comitati per la salvaguardia del territorio, che hanno partecipato oggi alla sfilata dal ponte Caneva fino al centro di Tolmezzo. L'obiettivo era il medesimo che ha portato in piazza tanta gente a Paluzza lo scorso 13 novembre sempre per iniziativa del Coordinamento: mantenere alta l'attenzione su tutte le situazioni che potrebbero creare danno all'ambiente, in particolare il passaggio nella valle del But dell'elettrodotto aereo proposto dalla cordata Burgo Pittini Fantoni, la privatizzazione e il furto dell'acqua e il raddoppio della centrale idroelettrica di Somplago.

In piazza a Tolmezzo c'erano i rappresentanti dei comitati, anche quelli carinziani, i parlamentari del Pd Strizzolo e Pegorer, il consigliere regionale della Lega, Picco, l'assessore provinciale dell'Udc Faleschini e i sindaci di Arta, Cercivento, Ligosullo, Paluzza, Treppo Carnico, Raveo e Zuglio.

A pretendere la difesa per la terra e la dignità della gente che la popola c'erano soprattutto tanti cittadini, grandi e piccoli, con striscioni, fischietti, slogan e tante bandiere del Friuli. Il tutto sotto gli occhi del sindaco di Tolmezzo Dario Zearo che ha assistito al tutto da una finestra del municipio.

Un comportamento quello di Zearo, acceso sostenitore dell'elettrodotto, che è stato fischiato dai sui cittadini.

http://s2ew.udine.chiesacattolica.it/arcidiocesi_di_udine__il_portale_online_/archivio_notizie/00004655_In_3000_sfilano_per_tutelare_il_territorio_della_montagna.html

sabato 15 gennaio 2011

SVILUPPO E AMBIENTE, TORNI IL DIALOGO




Settimanale LA VITA CATTOLICA
Arcidiocesi di Udine
Venerdì 14 gennaio 2011

“Non si può pensare che la Tav esaurisca le necessità di mobilità dei cittadini e delle aziende del Friuli-V.G.
Quella linea avrà solo due stazioni passeggeri e nodi logistici per le merci in regione: Ronchi aeroporto e Aurisina-Trieste.
E tutto il resto?
Il rischio è proprio questo: trasformare il Friuli in un corridoio dove persone e merci passano veloci ma non lasciano sul territorio niente di positivo alle comunità e alle imprese locali.
La stessa preoccupazione - diventare un corridoio, questa volta di energia, a servizio di interessi di altri
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EDITORIALE
SVILUPPO E AMBIENTE,
TORNI IL DIALOGO

di Roberto Pensa

I critici che gli contestavano l'inapplicabilità della sua «rivoluzionaria» teoria (che ispirò la rinascita degli Stati Uniti dopo la grande depressione del 1929) ad orizzonti temporali più ampi, il grande economista inglese John Maynard Keynes rispose con la celebre frase: «Nel lungo periodo siamo tutti morti». Con un classico humor britannico, esprimeva così la coscienza di essere interprete di una scienza non esatta, perché soggetta a troppe variabili e all'imprevedibilità dei comportamenti umani. E quanto avesse ragione, lo dimostra oggi il fatto che ben pochi economisti avevano previsto la grande crisi finanziaria della quale stiamo pagando ancora le conseguenze e di questi tempi si fatica a prevedere anche quello che succede da mattina a sera.
Chissà cosa direbbe però oggi, il più grande economista del XX secolo, se potesse commentare il più imponente piano di sviluppo delle infrastrutture di trasporto in atto in Friuli-Venezia Giulia (si stima un investimento complessivo di 6 miliardi euro da Venezia al confine sloveno). Negli ultimi giorni del 2010, infatti, Rete ferroviaria italiana ha consegnato ai sindaci dei territori interessati i progetti preliminari per la realizzazione del Corridoio V ferroviario ad alta velocità-alta capacità da Venezia a Trieste, la cosiddetta Tav. Ebbene, per la tratta più impegnativa (con tunnel e viadotti sul Carso) e costosa, la Ronchi-Trieste che poi dovrebbe ancora connettersi alla Slovenia, si stima che le opere potrebbero essere operative appena nel 2050!
Altro che lungo periodo! Qui stiamo parlando quasi di un'altra era. Pensiamo a com'era diverso il nostro Friuli 40 anni fa, nel 1971. Allora, con un prezzo del petrolio molto basso prima della crisi del 1973, le ferrovie erano considerate quasi un ferro vecchio da dismettere a vantaggio della mobilità stradale. È muta testimone di questa fase storica l'attuale strada «Ferrata», costruita sul rilevato della ferrovia direttissima Udine-Portogruaro, grande progetto (purtroppo) abbandonato a metà dell'opera negli anni '60. Quali analisi ci assicurano che i mastodontici progetti di oggi nel 2050 saranno ancora profittevoli e attuali dal punto di vista tecnologico, per il trasporto delle merci e delle persone? Chi può ragionevolmente fare una stima dei traffici proiettandosi così lontano nel tempo?
Ma soprattutto, è stata mai fatta una vera valutazione e discussione pubblica di possibili scenari e modelli alternativi? Purtroppo, quando si parla di grandi opere in Italia, la trasparenza, l'analisi razionale e la ricerca di coesione e condivisione con i territori interessati sono una chimera. Lo dimostra il proliferare di comitati di protesta in ogni angolo del Friuli. Per rimanere alle ferrovie, tra i 200 km all'ora della Tav e i 70/80 km/h (quando va bene) ai quali si viaggia sulle attuali linee come la Udine-Gorizia-Trieste e la Udine Venezia (non parliamo poi delle merci!), non può esistere una mediazione che si fondi sul miglioramento della rete esistente e che magari ci assicuri che, oltre ad andare un po' più veloci, i treni non si fermino quando d'inverno cadono appena 10 centimetri di neve, come è accaduto in dicembre? Anche perché, non si può pensare che la Tav esaurisca le necessità di mobilità dei cittadini e delle aziende del Friuli-V.G. Quella linea avrà solo due stazioni passeggeri e nodi logistici per le merci in regione: Ronchi aeroporto e Aurisina-Trieste. E tutto il resto?
Il rischio è proprio questo: trasformare il Friuli in un corridoio dove persone e merci passano veloci ma non lasciano sul territorio niente di positivo alle comunità e alle imprese locali. Giustamente le piccole imprese e gli artigiani della Pedemontana si sono rivoltati contro la nuova autostrada Cimpello-Sequals. Un'arteria progettata senza svincoli intermedi e a pedaggio, quindi inutile per sgravare la viabilità delle comunità locali e magari creare in loco nuove occasioni di sviluppo.
La stessa preoccupazione - diventare un corridoio, questa volta di energia, a servizio di interessi di altri - riunirà nuovamente migliaia di persone in Carnia, questa volta a Tolmezzo sabato 15 gennaio, per protestare contro l'elettrodotto Wurmlach-Somplago, che deturperebbe irrimediabilmente la Valle del But. Sulla questione, il presidente della Regione Renzo Tondo nella sua conferenza stampa di fine anno ha pronunciato parole sagge: «Approveremo in giunta la dichiarazione di strategicità dell'elettrodotto dall'Austria a Somplago alla condizione, però, che la ricaduta sia sul territorio».
Ebbene, in. questo numero de «la Vita Cattolica», un alto funzionario dell'Unione Europea ribadisce che Bruxelles non pemetterà ai gestori di una linea transfrontaliera di vendere energia direttamente ai privati a costi minori di quelli del mercato nazionale italiano. Solo i gestori della linea, potranno trarne un vantaggio per un certo numero di anni in modo da recuperare il costo dell'investimento e un giusto tasso di remunerazione finanziaria, sotto il controllo della Ue. Da ciò si possono trarre due conclusioni: la gente della Valle del But non potrà avere alcun vantaggio (bollette più basse, nuovi posti di lavoro dall'insediamento di nuove aziende attratte dal minor costo dell'energia...) dalla realizzazione dell'elettrodotto. In secondo luogo, poiché per i gestori il rientro dell'investimento e di una giusta remunerazione è garantito dai meccanismi previsti dall'Unione Europea, cade anche l'alibi per non realizzare l'elettrodotto interrato. Sarebbe più costoso sì, ma anche un punto di mediazione tra esigenze della produzione e dell'ambiente che la gente ha già dimostrato di poter accettare. I proponenti del progetto avrebbero a questo punto solo il problema di veder rinviato di qualche anno il rientro completo dei loro investimenti. È un ostacolo davvero insormontabile?
Roberto Pensa


venerdì 14 gennaio 2011

ELETTRODOTTO, BASTA BUGIE !


Settimanale LA VITA CATTOLICA
 Arcidiocesi di Udine
Venerdì 14 gennaio 2011
Pagina 18 – REGIONE

ELETTRODOTTO,
BASTA BUGIE

Associazioni, comitati e popolazione,
uniti per smascherare false promesse e veri obiettivi.
 In piazza anche contro la privatizzazione dell'acqua


La montagna torna in piazza. Dopo la grande manifestazione del 13 novembre a Paluzza, sabato 15 i comitati si ritroveranno alle13.30 sul ponte di Caneva di Tolmezzo.

L'esperto: l'Unione Europea vuole per tutti lo stesso prezzo. Chi ci guadagna? Solo i costruttori.

di Valentina Zanella

INFINE, HA CAPITOLATO anche il presidente della Regione, Renzo Tondo. Nella tradizionale conferenza di fine anno lo ha detto a chiare lettere: «Affinchè l'elettrodotto Wurmlach-Somplago abbia il sì della Giunta ci dovranno essere ricadute positive sul territorio». Ricadute che, a ben vedere, sembrano non prospettarsi affatto, come rilevato già da tempo sulle pagine della «Vita Cattolica».
Per fare ulteriore chiarezza abbiamo intervistato Massimo Maraziti, membro della Commissione europea per l'Energia, che si occupa proprio delle autorizzazioni per le linee all'interno dell'Unione Europea.
Niente energia low cost
Pur premettendo che «le valutazioni della Commissione vengono fatte caso per caso», il funzionario spiega che «in linea generale l'obiettivo dell’Unione Europea è di creare un mercato omogeneo e non di frammentare l'Europa in tanti sottomercati. L'orientamento, dunque, è di far sì che ci sia lo stesso prezzo per tutti gli utilizzatori».

Cosa chiede l'Europa
Una linea di indirizzo che, nelle intenzioni dell'Ue, dovrebbe essere applicata in tutte le prossime procedure di autorizzazione. Compresa, dunque, quella per l'elettrodotto della Carnia.
Così è avvenuto, ad esempio, lo scorso novembre nel caso del via libera alla prima merchant line in corrente alternata, la Tarvisio-Arnoldstein che, sottolinea Maraziti, «è la prima infrastruttura di interconnessione con l'estero la cui capacità di trasporto è gestita integralmente dai soggetti investitori e costituisce, quindi, un precedente». Un caso che ci fornisce indicazioni preziose. Ai soggetti promotori di quell'elettrodotto, infatti, è stata negata la possibilità di vendere direttamente l'energia (quindi pure di applicare prezzi ridotti), e l'Italia ha dovuto prenderne atto, correggendo il tiro e modificando il decreto precedentemente predisposto, per uniformarsi alle disposizioni comunitarie.
Pur non spingendosi fino al punto di dare per certo che ciò accadrà anche per l'elettrodotto della Valle del But («del quale peraltro non abbiamo ricevuto alcuna informazione. Non conosco il progetto né le caratteristiche, salvo quanto ho letto sui giornali»), Maraziti afferma che «questa regola sarà applicata in tutti i casi in cui sarà possibile farlo».
E i vantaggi alla Carnia?
Tradotto, significa che gli imprenditori Pittini e Fantoni non potranno commercializzare a più basso costo l'energia importata alle imprese del territorio, né distribuirla a prezzo agevolato alle popolazioni locali, ma dovranno metterla a disposizione di terzi, tramite un'asta. L'energia sarà poi venduta alla Borsa italiana ad un prezzo di mercato, uguale per tutti.
Il guadagno per loro? Il ricavato delle stesse aste. Il guadagno per la Carnia? Pressoché nullo, se si esclude la lieve riduzione del prezzo che potrebbe derivare da un maggiore afflusso di energia austriaca più a buon mercato. Vantaggio che, comunque, sarà irrisorio, perché da dividersi tra tutti gli operatori. Dal Friuli alla Calabria.
Infine tutto va a Terna
Non è finita. Maraziti spiega anche dell'altro. Chiarisce, ad esempio, che le deroghe dell’Unione europea per l'affidamento della gestione della capacità di trasporto sulle linee sono limitate a un periodo di tempo determinato: quello nel quale si stima il «recupero» dell'investimento fatto dai privati (16 anni nel caso della Tarvisio-Arnoldstein). Ciò significa che allo scadere di questo «periodo di ammortamento» nemmeno per Pittini e Fantoni ci sarà più alcuna possibilità di guadagno e l'infrastruttura passerà in mano pubblica.
Lasciando però alla Carnia un'ingombrante eredità. Fatta di piloni alti 60 metri.

valentina zanella