REGIONE
FRIULI-VG
UN'UNICA CAMERA
DI COMMERCIO
REGIONALE?
Basta con la frenetica vulgata
aggregativa e accentratrice!!
Basta con la frenetica vulgata
aggregativa e accentratrice!!
Imprese
iscritte/attive nelle 4 Cciaa regionali:
Cciaa
UDINE: 44.057
Cciaa GORIZIA:
9.031
Cciaa TRIESTE:
14.097
Cciaa PORDENONE:
23.793
La
Cciaa di Udine che ha quasi il 50% di TUTTE le aziende regionali iscritte/attive,
perchè mai dovrebbe accettare la Camera di Commercio regionale unica perdendo così la sua autonomia ed efficienza, aggregandosi a chi ha solo 9.031
aziende attive (Gorizia), 14.097 aziende attive (Trieste) e solo
23.793 aziende attive (Pordenone)?
"la Camera di commercio di Pordenone, come quella di Udine, rappresentano delle realtà solide ed efficienti, gestite in evidente modo virtuoso e produttivo, perchè non impegnarsi a mantenere lo status quo?" Markus Maurmair
"la Camera di commercio di Pordenone, come quella di Udine, rappresentano delle realtà solide ed efficienti, gestite in evidente modo virtuoso e produttivo, perchè non impegnarsi a mantenere lo status quo?" Markus Maurmair
E
basta parlare di “campanili” ogni qual volta si vuole imporre dall'alto una scelta accentratrice "decisa" dalla Giunta regionale: non è un problema di "campanili" ma di realtà efficienti che non devono essere smantellate.
Tutto ciò che è Friuli centrale (Provincia di Udine, ossia il 50% del territorio regionale) è sempre "campanile" per la politica regionale triestinocentrica, nel mentre Trieste e la città di Pordenone non sono MAI "campanile": vonde, no!!
La Redazione del Blog
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LE
CAMERE DI COMMERCIO
RIMANGANO
AUTONOME
di
Markus
Maurmair
Gentile Direttore,
l'accesa
discussione di questi giorni, generata dalle prese di posizione del
presidente degli industriali pordenonesi, mi spinge a fare alcune
considerazioni, che gradirei condividere con Lei, nel merito di uno
dei temi lasciati sullo sfondo, ma centrale nella crescente
contrapposizione tra Udine e Pordenone: la richiesta di una camera di
commercio unica a livello regionale, quale superamento
della norma
nazionale
che imporrebbe l'aggregazione del solo ente pordenonese a quello
della capitale del Friuli.
Innanzitutto si
deve ricordare che l'attuale campo di confronto è fondato su leggi
che sono da valutare in ragione dell'evoluzione democratica
conseguente alla sonora
bocciatura della riforma costituzionale del 4 dicembre scorso.
Infatti, con quell'esito referendario è stata sancita la
rottamazione dell'idea di uno Stato neo centralista
con la quale si voleva e, per alcuni, vuole governare l'Italia
inseguendo la compressione del principio di sussidiarietà
sviluppatisi, in venti e più anni, dopo la caduta della Prima
Repubblica. Pertanto bisognerebbe prendere atto che la legge statale
di accorpamento delle Camere di commercio, varata nel 2015 e attuata
con decreto pochi giorni prima del referendum costituzionale, in
linea con le logiche neo centraliste dell'allora governo, è stata
di fatto cassata, nel merito dei principi ispiratori, con il voto di
milioni di cittadini che hanno bocciato la riforma costituzionale.
Onestà
intellettuale chiederebbe, a chi ancora guida l'Italia, di rivedere
il proprio disegno riconoscendo la supremazia dei cittadini e
cancellando una legge ormai superata dall'espressione del voto.
Secondariamente
la frenetica vulgata aggregativa e accentratrice dovrebbe avere un
fondamento logico e razionale che non ritrovo nella generalizzata
espressione dei più che perorano la causa della camera di commercio
unica. Personalmente,
avendo perseguito e raggiunto l'obiettivo di fondere due Comuni, in
primis per motivi di opportunità amministrativa, quindi non tanto
per una “moda delle fusioni” quanto per evidenti motivazioni
razionali, cioè con i bilanci alla mano, ritengo che tale logica
debba muovere anche le scelte sulle camere di commercio, come mi
immagino sia stato fatto per l'aggregazione di quelle di Gorizia e
Trieste.
Perciò,
tenuto conto che la Camera di commercio di Pordenone, come quella di
Udine, rappresentano delle realtà solide ed efficienti, gestite in
evidente modo virtuoso e produttivo, perchè non impegnarsi a
mantenere lo status quo?
Sono
certo che lo Statuto della nostra Regione autonoma rappresenti la
migliore cassetta degli attrezzi per salvaguardare l'autonomia delle
camere di commercio del Friuli-Venezia Giulia che negli anni,
attraverso una gestione capace delle risorse economiche provenienti
dal sistema delle imprese hanno accresciuto la competitività del
sistema imprenditoriale, l'offerta formativa e culturale del
territorio e la sua coesione sociale.
La
domanda vera è se ci sono attori politici che intendono esercitare
realmente la nostra autonomia, preservando le tre camere di commercio
esistenti, dando un senso compiuto alla specialità che ci è
riconosciuta dalla Costituzione, che abbiamo salvaguardato il 4
dicembre scorso, rinnovando così gli ideali di equilibrio tra i
territori e la lungimiranza con cui è stata guidata nel passato la
nostra regione.
MARKUS
MAURMAIR
(Sindaco
di Valvasone-Arzene – Patto per l'Autonomia)
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La
lettera a firma di Markus Maurmair è stata pubblicata mercoledì 19
luglio 2017 sul settimanale della Arcidiocesi di Udine – LA VITA
CATTOLICA – rubrica “Giornale aperto”, pagina 25.