IL
FRIULI -VENEZIA GIULIA
TRA
GLI SCONFITTI DELLA CRISI
di
Sandro
Fabbro
L’Istat
ha appena annunciato che il Pil crescerà, su base annua, dell’1,2%
il che significa lo 0,1% in più rispetto alle previsioni. Ciò
sembra bastare al governo per annunciare trionfalmente che siamo in
pieno rilancio economico (e “fuori dalla crisi”).
Cosa dovrebbe mai dire la Spagna dove si avrà una crescita, per il
terzo anno consecutivo, superiore al 3%! Ma, al di là delle libere
interpretazioni macroeconomiche, i dati trimestrali sul PIL nazionale
non danno conto degli impatti profondi e locali della crisi. Tali
numeri, infatti, se non sono collocati entro la giusta prospettiva
temporale e spaziale, rimangono del tutto muti rispetto alle
situazioni regionali o ci possono raccontare ogni tipo di storia.
Diversamente, i dati Eurostat sul reddito pro capite nelle regioni
europee tra 2008 (anno di avvio della crisi) e 2015 (ultimo anno
disponibile) danno conto, invece, di divari territoriali che si sono
allargati ed approfonditi e di un processo di riposizionamento
interno, tra le 276 regioni dell’EU a 28, di vaste proporzioni.
Il
“reddito pro capite” è un indicatore socio-economico sintetico,
certamente discutibile (come tutti gli indicatori) ma ancora unico
disponibile per confrontare tra di loro i livelli di benessere
relativo di aggregati geografici grandi quanto interi Paesi ma anche,
come nel caso in esame, come singole regioni. Se il divario tra
l’area dove si ha il reddito pro capite maggiore (“Inner London,”
la più ricca, con un reddito pro capite, nel 2008, pari a 3,5 volte
quello medio europeo e che diventa, nel 2015, pari a 5,8 volte la
media europea) e l’area dove tale valore è il più basso (la
regione di Severozapaden, in Bulgaria, dove si ha un valore, nel 2008
e anche nel 2015, pari solo allo 0,3 della media europea) si è
infatti allargato enormemente, è però nelle situazioni intermedie
che troviamo importanti ed inaspettati cambiamenti.
Questi
riguardano anche il FVG che, nel 2008, si collocava al 49.mo posto
della graduatoria europea del reddito pro capite (su 271 regioni
dell’EU a 27) ma che, nel 2015, registra un peggioramento della
propria posizione e non di poco! E’
infatti scivolato bruscamente di più di trenta posizioni portandosi
all’83.mo posto (sulle 276 regioni dell’EU a 28).
Questo
dato testimonia dell’impatto reale della crisi in FVG più di tanti
numeri del tutto autoreferenziali.
Il FVG,
cioè, pur collocandosi in una posizione che rimane, anche se di
poco, superiore al valore medio europeo, perde, nel periodo
considerato, molte posizioni a vantaggio di altre regioni che invece,
nonostante la crisi, hanno migliorato le loro posizioni: non solo
molte regioni tedesche e polacche registrano importanti avanzamenti
ma anche regioni più vicine a noi e più direttamente comparabili
con il FVG, registrano tutt’altra performance: la
Provincia di Trento migliora addirittura la sua posizione passando,
nella graduatoria europea, dal 43.mo al 39.mo posto e meglio ancora
fa quella di Bolzano che sale di ben dieci posizioni, mentre la
Carinzia, che partiva dal 97.mo, arriva al 70.mo posto.
Non si può dire, quindi, che la performance negativa del FVG dipenda
da condizioni strutturali oggettive quali la piccola dimensione
territoriale o demografica.
Su questo punto,
semmai, i dati presentati sollevano altre domande intriganti: i
successi della Provincia di Trento (e ancor più di Bolzano), da una
parte, e del Land della Carinzia, dall’altra, dimostrerebbero che
non è
vero che “il piccolo non è più bello” (e quindi efficiente,
competitivo ecc.) e che, per superare la crisi,
alle piccole regioni non rimarrebbe altro che andare verso una
sistematica ”reductio ad unum” e cioè verso l’eliminazione di
realtà intermedie e minori e l’aggregazione spinta verso l’alto
di istituzioni ed organizzazioni (come si è cercato di fare in FVG
negli ultimi anni). Per
capire le cause della “sconfitta” del FVG bisognerà certo
indagare più a fondo, ma, intanto, non possiamo non annoverare il
FVG tra i “vinti” e non certo tra i “vincitori” della crisi.
La
“narrazione” della crisi e delle sue soluzioni, tuttavia, a casa
nostra, continua ad essere del tutto autocelebrativa.
Se un certo “ottimismo della volontà” può anche essere
comprensibile, continuare
invece a proporre una lettura tutta positiva dello stato della
regione, come fanno le autorità politiche regionali, appare, alla
luce dei citati dati europei, non solo sbagliato ma anche fuorviante
perché non permette di collocare l’asticella delle sfide future al
giusto livello di impegno.
Non si può, peraltro, sperare in un serio
confronto pre-elettorale, in vista delle elezioni regionali del 2018,
senza che il dibattito pubblico sia preventivamente informato sugli
esiti reali della crisi. Ma, dopo quasi dieci anni, manca ancora una
seria analisi dell’impatto della crisi sul FVG! Istituzioni come la
Regione e le Università, dovrebbero porsi, ciascuna secondo la
propria missione, questo compito di conoscenza dello stato del
territorio regionale (in comparazione con le altre regioni europee) e
le forze di opposizione dovrebbero pretenderlo perché, se la gravità
della situazione fosse quella qui prospettata, tutti dovrebbero
esserne correttamente informati ed anche il dibattito pre-elettorale
in regione dovrebbe focalizzarsi, prima di tutto, sui temi
dell’impatto territoriale della crisi, sul lavoro e sulle
prospettive per i giovani che se ne vanno per mancanza di
opportunità. Ma
una lettura minimamente condivisa degli esiti della crisi non sembra
essere la preoccupazioni principale delle élite dirigenti.
Evidentemente fa paura alzare il velo sulla realtà.
Prof. Sandro Fabbro
20 agosto 2017
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L'articolo a firma del prof.
Sandro Fabbro – docente all'Università di Udine – è stato
pubblicato sul quotidiano il Messaggero Veneto (Udine) domenica 20 agosto
2017 con il titolo “Fvg tra i vinti della crisi. Perdute 34
posizioni nella claffica europea”.
La
Redazione del Blog ringrazia il prof. Sandro Fabbro per averle
concesso la pubblicazione della sua precisa e puntuale analisi economica/politica.
LA
REDAZIONE DEL BLOG
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Il Prof. Sandro Fabbro è docente presso l'Università di Udine. Dal 1995 tiene corsi di Pianificazione territoriale, di Politiche urbane e territoriali e di Tecnica Urbanistica presso i Corsi di Laurea in Ingegneria Civile ed in Ingegneria dell'ambiente e delle Risorse e di Urbanistica presso il Corso di laurea in Scienza dell'Architettura.