COMUNICATO
STAMPA
Friuli: solo una
espressione geografica?
La riforma degli Enti Locali dell'ex
leghista Panontin, ora assessore della Serracchiani,
sta arrivando al dunque ed il risultato finale sarà tutto a danno
del Friuli.
Ci sarà una delega alle Unioni dei comuni per la tutela
dello sloveno, la
dichiarazione priva di pudore dell'assessore che “Intendiamo
comunque dare dignità all’area giuliana”
per
surrogare la mancata area metropolitana per Trieste
e
lo spezzatino del Friuli.
Al
di là di tutti i dubbi sulla funzionalità ed economicità questa
riforma penalizzerà il Friuli, discrimina tra la minoranza friulana
e quella slovena e farà
lo spezzatino del Friuli stravolgendone la rappresentanza
istituzionale.
In
questa situazione resta gravissimo il silenzio dei consiglieri eletti
in Friuli, forse preoccupati più di tutelare un ipotetico interesse
delle loro aree di riferimento in contrapposizione a Udine (priva
comunque di poteri e di peso politico) che di subire l'ulteriore peso
discriminatorio di Trieste e di questa politica incentrata su una
capitale imposta al Friuli nel 1963.
Avevamo
chiesto che almeno si prevedesse l'Assemblea
delle Unioni dei comuni del Friuli,
con specifiche competenze e par di capire che ciò sia spacciato come
una operazione di accentramento su Udine.
In
realtà quello che si vuole è negare ogni minima rappresentanza
amministrativa e politica unitaria del Friuli.
E non è casuale che Panontin appartenga alla realtà pordenonese più
visceralmente anti-friulana.
Bisogna
dunque spiegare che una Assemblea
di Unioni comunali,
più o meno di pari peso demografico/geografico, è
una struttura federativa,
in cui gli interessi di ciascuno hanno ugual peso.
Una
capitale con tante piccole Unioni è invece una struttura piramidale
in cui le Unioni di Sacile o di Latisana, piuttosto che quella di
Gorizia, conteranno come quella di Udine, cioè niente.
Se
questa sarà l'esito della riforma il Friuli potrà essere
considerato meno di una “espressione geografica”, più presente
nella memoria dei nostri emigranti che nelle intenzioni di chi vi
abita o nei progetti politici di chi dovrebbe dargli dignità
politica.
E
la
società civile friulana dovrà chiedersi fino a quando sopportare
questa prospettiva.
12 novembre 2014
Comitato
per l'Autonomia e il Rilancio del Friuli
Il
presidente
Paolo
Fontanelli
….............
Il
Comunicato Stampa a firma di Paolo Fontanelli è stato pubblicato sul
settimanale della Arcidiocesi di Udine - LA VITA CATTOLICA - giovedì 13 novembre 2014, con
in calce questo commento di Roberto Pensa, Direttore responsabile del
settimanale citato:
"Caro Fontanelli, visto come vanno le cose c'è da sperare che il Friuli rimanga almeno una espressione geografica, visto che da tempo il Friuli Orientale è diventato (specie sui mass media) "Isontino", il Friuli Occidentale "Destra Tagliamento" e spopolano espressioni come " il Palmarino", "il Latisanese", ecc...
La stessa Regione sui giornali ormai è ridotta all'inespressivo e irritante acronimo di FVG.
Solo la Rai, suo malgrado, ogni tanto deve pronunciare per esteso il nome della Regione perché, fortunatamente, nel parlato ancora nessuno osa abbreviarlo.
Per controbilanciare questo slancio "friulanista", la Rai però attribuisce sempre al Friuli-Venezia Giulia temi che sono esclusivamente friulani.
L'espressione più ridicola è "la montagna del Friuli-Venezia Giulia", come se nella Venezia Giulia ci fosse territorio montano.
A dire il vero fino a non pochi anni fa sul Carso c'era pure la comunità montana, ma poi il tempo delle regalie che trasformava il ciglione carsico in vetta alpina per godere dei relativi privilegi è finito.
(R.P.)"
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NOTA DELLA REDAZIONE
DEL BLOG
La "Assemblea dei comuni friulani" va a sostituire la "Assemblea delle Provincie friulane" (Ud, Pn e Go) già a suo tempo costituita ai sensi dell'articolo 29 della legge regionale 1 del 2006.
Assemblea la cui istituzione fu sempre "ostacolata" dalla politica regionale triestinocentrica che ha fatto della unità regionale un totem indiscutibile e che rifiuta il riconoscimento istituzionale amministrativo della millenaria Regione Friuli (tutta la Regione meno la Provincia di Trieste) sia pur all'interno della regione costituzionale Friuli - Venezia Giulia.
Il riconoscimento della realtà duale della regione Friuli - Venezia Giulia non piace a una Trieste che ambisce ad essere il "solo" fulcro e centro di una Regione artificiale inventata nel 1947 ed istituita nel 1963.
E neppure piace ad una politica regionale triestinocentrica che insegue dal 1963 la cancellazione del Friuli, considerato un ostacolo ad una "omologazione regionale" che non rispetta le differenze tra Friuli e Trieste.
Ma nel momento in cui si vanno a svuotare le province di Udine, Pordenone e Gorizia (Friuli centrale - occidentale - orientale) trasformando il Friuli in uno "spezzatino", è indispensabile istituire una "realtà istituzionale di area vasta" in cui i Friulani possano riconoscersi e che abbia tutte le competenze necessarie e indispensabili per autonomamente decidere il destino economico, ambientale, culturale, linguistico, infrastrutturale, del Friuli multilingue e pluriculturale.
Trieste e il Friuli sono due realtà che possono convivere all'interno della stessa regione, ma solo se ci sarà il riconoscimento della realtà duale della Regione Friuli - Venezia Giulia all'interno di una "regione leggera" che si limita a legiferare e non pretende di diventare un "mostro amministrativo" come invece IMPONE la riforma degli enti locali "targata Panontin", violando così anche l'art. 11 della legge costituzionale nr. 1 del 1963 (Statuto speciale della regione autonoma Friuli-Venezia Giulia).
PIACCIA O NON PIACCIA all'ex leghista Panontin e alla Presidente Serracchiani, la "QUESTIONE FRIULANA" esiste e potrebbe esplodere mettendo così fine a questa regione posticcia.
Il ribellismo friulano è "carsico" e da sempre presente nel dna dei Friulani....