sabato 31 dicembre 2016

"CITTA' E TERRITORIO: UN NUOVO MODELLO DI ORGANIZZAZIONE DEGLI ENTI LOCALI" di UBALDO MUZZATTI


 
 
RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO
 
 
La redazione del Blog ringrazia l'amico Ubaldo Muzzatti per averci inviato la sintesi di questa sua molto interessante analisi che riteniamo essere un utile contributo alla discussione in corso sulla contestata riforma regionale degli enti locali.  

 
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Città e territorio:
 un nuovo modello di organizzazione
degli enti locali

di Ubaldo Muzzatti
 
 
CITTA’ e TERRITORIO, DIFFERENZE OPPORTUNE (e INEMENDABILI): DA VALORIZZARE

In Friuli Venezia Giulia, anche se più comuni si fregiano del titolo, ci sono poche città e vi risiede meno di un terzo della popolazione. Oltre due terzi, invece, risiedono nelle cittadine, nei paesi e nei borghi del territorio. Semplificando, ma non ci si discosta dalla realtà, possiamo considerare:

  • Città, i quattro capoluoghi (di provincia e di regione);
  • territorio, le cittadine, i paesi, villaggi e borghi dei comuni non capoluogo.

Stabilito, schematicamente, quali sono le città e cos’è il territorio, è indubbio che si tratti di realtà:

  • diverse per dimensione, concentrazione di popolazione, edificazione e infrastrutture; spazi, aree verdi e naturali, contenitori e contenuti, …;
  • con problematiche gestionali e amministrative differenti per molti versi;
  • con esigenze di conduzione, di cure e investimenti affatto simili;
  • persino atteggiamenti e mentalità dei residenti, pur formati dagli stessi curricoli scolastici e distratti dagli stessi media (televisione in primis), palesano qualche differenza.

Non di meno le due realtà, città e territorio, sono indissolubili e complementari, reciprocamente indispensabili per la qualità di vita di tutta la popolazione.

E’ interesse di tutti (ovunque residenti) che:

  • la città realizzi, si doti, sviluppi, organizzi, gestisca, offra, …, i servizi, i contenitori e i contenuti che possono essere localizzati solo in un contesto urbano di una certa dimensione…;
  • il territorio realizzi, si doti, sviluppi, organizzi, gestisca, custodisca, …, quanto rende possibile la fruizione dell’immenso e insostituibile patrimonio, naturale e antropizzato, diffuso...;
  • in entrambe le realtà si attuino politiche e pratiche amministrative, di erogazione dei servizi, di investimenti e gestionali specifici e, quindi, opportunamente differenziati.

Non è la stessa cosa amministrare una città o il territorio e pure abbiamo bisogno di città e comunità extraurbane gestite entrambe in modo ottimale.

Abbiamo l’esigenza di ottimizzare la gestione delle due realtà, nell’interesse di tutti, perseguendo uno sviluppo armonico e complementare.

In alcune regioni europee ciò è realtà. A queste bisogna guardare per adottare adattando.

RAPPORTO AMMINISTRATIVO TRA CITTA’ E TERRITORIO, DUE MODELLI BASE

Non dobbiamo farci distrarre dalle infinite varianti possibili. Il rapporto istituzionale tra la città e il territorio ha due soli modelli base:

  • il modello centralistico (franco-napoleonico) accentrato su un capoluogo, al quale il territorio è sottoposto, sino a perdere persino la sua denominazione, per assumere quella della città;
  • il modello federalistico (renano-danubbiano) che pone sullo stesso piano le comunità grandi e piccole; realizza l’ente di maggiore dimensione con la federazione degli enti minori che lo costituiscono; non sottopone il territorio alla città, riconoscendo necessaria la distinzione tra i grandi centri urbani e i centri minori.

Il modello centralistico (nomen omen) tende inevitabilmente ad accentrare le risorse e le attenzioni nel capoluogo, con un doppio esito negativo:

  • abbandono, spopolamento, depauperamento del territorio; distruzione di valore (patrimonio abitativo, infrastrutturale e culturale abbandonato);
  • inurbamento eccessivo e repentino della popolazione, espansione delle periferie e scadimento della città e della qualità di vita (inquinamento, traffico, rumore); duplicazione dei costi (edificazione e infrastrutturazione in sostituzione di quanto abbandonato).

Questi fenomeni sono stati particolarmente marcati nella Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia; molto più che nella regione ordinaria Veneto, per esempio.

Il territorio, dalla montagna alla bassa friulana, dai borghi alle cittadine già fulcro del policentrismo regionale (Tolmezzo, Gemona, Cervignano, Spilimbergo, Maniago, …) ha avuto scarse attenzioni e poche risorse.

E i risultati si vedono! Basta guardare gli andamenti demografici dei comuni del territorio. Lo spopolamento – si badi bene – è l’effetto (delle disattenzioni) e non la causa del mancato sviluppo. Cui fa riscontro la caotica espansione delle città regionali. Grandi periferie senza pregio cingono d’assedio quelli che erano splendidi centri urbani, a misura d’uomo.

UN MODELLO FEDERALISTICO PER L’ORGANIZZAZIONE DEGLI ENTI LOCALI

E’ il modello vigente (con pochissime differenze sostanziali) in Germania, Svizzera, Austria, Province Autonome di Trento e Bolzano. Posto che come ovunque il Comune è l’istituzione di base questo modello prevede che l’ente immediatamente superiore (intermedio tra comune e regione/provincia/land/cantone):
  • abbia caratteristiche di omogeneità geo-orografiche, socio-economiche, storico-culturali;
  • abbia un’ampiezza sufficiente per erogare servizi e pianificare sviluppo e investimenti;
  • sia costituito da un’aggregazione di comuni con prerogative federalistiche (delega di funzioni e non cessione di competenze; pari dignità degli aderenti; …)
  • sia costituito tra “pari” ovvero operando la separazione dei grandi centri urbani e non sottoponendo a questi i territori circostanti;
  • sia collegio per l’elezione dell’ente superiore, per la certezza della rappresentanza in esso;
  • goda di autonomia e reale facoltà di scelta nelle materie assegnate;
  • sia finanziato con parametri certi, in base a popolazione residente, estensione territoriale, imposte raccolte, singolarmente o in combinazione, secondo i capitoli di spesa.

Questa organizzazione degli enti locali è stata il fattore determinante (anche se non unico) dell’armonico sviluppo riscontrabile nei paesi e province citati. Laddove i fenomeni di depauperamento - evidenti in vaste porzioni del FVG - non ci sono stati.

ADOTTARE – ADATTANDO – IL MODELLO FEDERALISTICO “RENANO-DANUBBIANO”

La regione FVG è molto complessa, per nulla omogenea, ricca di diversità. E tale resterebbe anche la regione Friuli affrancata da Trieste. Non di meno, anzi a maggior ragione, il Sistema Regione – Autonomie locali deve essere: adeguato, efficace, efficiente, equivalente, sostenibile, affidabile, introducibile, condiviso.

Questi requisiti, tenuto conto della complessità detta, possono essere assicurati solo da un’organizzazione di tipo federalistico, lungamente sperimentata e affinata nel tempo con una serie di ritocchi: IL MODELLO RENANO – DANUBBIANO.

In sintesi l’introduzione del modello “renano-danubbiano” in Regione prevede:
 

  • la costituzione di aggregazioni di comuni territoriali compatte e omogenee (da 20 a 25);
  • il riconoscimento di 4 città extraterritoriali con le competenze delle aggregazioni;
  • la fusione di comuni esclusivamente su base volontaria e l’assenso di ciascuno;
  • la costituzione volontaria di sovra-ambiti di scopo, per la gestione delle problematiche specifiche comuni a più aggregazioni, anche non contigue;

Le 4 città extraterritoriali, avranno le medesime competenze delle aggregazioni, in pratica saranno un ente intermedio monocomunale (come le città di Germania e Austria e Bolzano stessa); sindaco e giunta, avranno – oltre che i poteri comunali –quelli del presidente e della giunta delle aggregazioni. Per quanto sopra gli enti intermedi risulteranno dalla somma delle aggregazioni territoriali e delle città extraterritoriali: 24-29.

La compresenza di aggregazioni territoriali, città extraterritoriali e sovra-ambiti di scopo prefigura una forma di organizzazione a matrice, l’unica che permette di gestire efficacemente la complessa situazione del Friuli Venezia Giulia (o anche del solo Friuli), senza sacrificare alcune comunità e porzioni di territorio; in essenza, senza ledere i principi della democrazia.


LA RIFORMA MUTILATA

-Chi avesse studiato, almeno superficialmente, lo stato dell’arte, ovvero come sono, da dove vengono, come stanno cambiando le articolazioni degli enti locali in Italia e in Europa;

-chi avesse seguito e studiato le precedenti riforme approvate e i vari tentativi di riforma in FVG;

-chi avesse seguito, passo a passo, l’iter legislativo che ha portato alla L.R. n. 26/214 (delle UTI),

sa e deve riconoscere che:

  • l’impostazione originaria del disegno di legge era positiva, aderente al modello federalistico;
  • le attività e gli incontri preparatori sono stati molti, capillari e anche qualificati;

per contro:

  • la pregiudiziale perimetrazione delle UTI in base agli ambiti Socio Sanitari, anziché sulle aggregazioni riconosciute dalla popolazione (i mandamenti), ha impedito di individuare delle unioni omogenee e condivise da ampie maggioranze (l’unanimità è impossibile);
  • vi è stato un momento, con una delle ultime bozze del DdL, in cui era stata persino accolta la distinzione tra città e territorio (elemento cardine del modello federalistico e fondamentale per uno sviluppo diffuso e non concentrato) ma poi sono intervenuti i “primi dei primi” che, ambendo al feudo, hanno stravolto l’impianto originale e reintrodotto elementi centralistici, estranei al modello federalistico, tra cui:

    • La preminenza dei centri maggiori, sancita per default;
    • Il voto ponderale che favorisce i centri maggiori, in particolare gli ex capoluoghi;
    • Le cariche elettive e non a rotazione (che con quel sistema di voto …);
    • Le sedi fisse e non a rotazione (i capoluoghi usciti dalla porta, rientrano dalla fin.);
    • Le Unioni grandi con possibilità di sub-ambiti (anziché compatte, con sovra-ambiti);
    • Le Unioni disomogenee (la più marcata disomogeneità è tra città e territorio!);
    • La ricostituzione di 3 mini province centralistiche: le UTI incentrate su Pordenone, Trieste e Udine.

RITOCCARE, RIFORMARE o RIPROGETTARE IL SISTEMA “REGIONE – AUTONOMIE LOCALI”?

Anche se la legge non è ancora a regime, appare evidente che qualcosa bisognerà fare se non si vuole completare l’azione congiunta di decadimento del territorio (per abbandono) e delle città (per eccessivo e scadente accrescimento): la gente si sposta dove si concentrano attenzioni e soldi!

Quale che sia la portata dell’intervento correttivo, è auspicabile che:

  1. si tenga in maggiore considerazione la complessa realtà della Regione;
  2. si ottemperi al dettato costituzionale che pone tutti i cittadini sullo stesso piano;
  3. si ricordi che le istituzioni devono essere equiordinate;
  4. si definiscano compiutamente, qualificandoli e quantificandoli, i bisogni e le esigenze da soddisfare, i requisiti da rispettare, le finalità da raggiungere (non semplici linee guida);
  5. si studino a fondo le articolazioni delle autonomie locali europee e le loro evoluzioni;
  6. si adottino metodi e procedure sperimentati per ri-progettare la riforma;
  7. si scelga il progetto che effettivamente soddisfa più e meglio tutti i requisiti del punto 4.;
  8. prima dell’approvazione, si simulino e verifichino, quantificandoli, gli effetti della legge.

UBALDO MUZZATTI
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Il documento che riceviamo e pubblichiamo, è una sintesi dell’intervento di Ubaldo Muzzatti, esperto di organizzazione, al convegno:
 
“PORDENONE E IL FRIULI OCCIDENTALE DOPO LA PROVINCIA: COESIONE O MARGINALITA’”
 
Tenutosi a Pordenone il 28/11/2015 a cura dell’associazione Identità e Innovazione
 
Relatori: i professori dell’Università di Udine: avv. Longo, avv. Cevolin, Strassoldo; il consigliere regionale De Anna
 
 

lunedì 26 dicembre 2016

PROVINCE - LETTERA APERTA ALL'ON. ETTORE ROSATO


PROVINCE

LETTERA APERTA

ALL'ON. ETTORE ROSATO


Capogruppo alla Camera
del Partito Democratico




On.le Ettore Rosato,

si ricorda questa sua dichiarazione del 5 novembre 2016, riportata virgolettata dal quotidiano Il Messaggero Veneto di Udine?



IL MESSAGGERO VENETO (Ud)

sabato 5 novembre 2016 - pag.16

servizio a cura di Maurizio Cescon


ROSATO: "Grande bufala, fronte del NO in affanno"

(...) Rosato affida la spiegazione "tecnica" ai funzionari della Regione, ma osserva: "Abbiamo fatto tutte le verifiche del caso, abbiamo scritto le cose come stanno e ci sentiamo in una botte di ferro". "(...) Anzi, con la nuova Costituzione le Regioni Speciali avranno una tutela massima(...). Rosato ribadisce poi che "una volta in vigore la nuova Carta cambiata dopo l'esito del referendum, si applicherà la modifica implicita degli Statuti delle regioni Autonome (....). La modifica implicita su questo specifico punto evita il complicato iter per la modifica costituzionale dello Statuto, che allungherebbe a dismisura  i tempi(...)"

In relazione alle sue dichiarazioni riportate virgolettate dal Messaggero Veneto, facciamo nostra la lettera dell'amico Alberto Fabris pubblicata sul settimanale della Arcidiocesi di Udine, "La Vita Cattolica", il 14 di dicembre 2016 con il significativo titolo  "Dubbi costituzionali e bugie pre elettorali" e le riproponiamo la stessa domanda di Alberto:

DOMANDA:

In base al principio giuridico della "modifica implicita" (che, come lei dichiara, vi pone in una "botte di ferro"!!), la "cancellazione delle Province" dal nostro Statuto di autonomia è dunque annullata avendo stra-vinto il No al referendum confermativo del 4 di dicembre, No che ha confermato le province in Costituzione?  

Restiamo in fiduciosa attesa di una sua risposta....

LA REDAZIONE DEL BLOG

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Dal settimanale
La Vita Cattolica (Ud)

Rubrica "Giornale aperto"
del 14 dicembre 2016

Lettera a firma di Alberto Fabris che ringraziamo per averci concesso la pubblicazione della stessa sul nostro Blog.


DUBBI COSTITUZIONALI E BUGIE PRE ELETTORALI


"Nel corso del dibattito sul referendum costituzionale del 4 dicembre autorevoli costituzionalisti hanno sostenuto che se avesse vinto il sì, la norma contenuta nella riformata costituzione relativa al doppio incarico di consigliere regionale e senatore, avrebbe disapplicato automaticamente la clausola di non eleggibilità ad altri incarichi istituzionali dei consiglieri regionali contenuta nei statuti speciali delle regioni autonome. La norma contenuta nella costituzione, è stato sostenuto, prevale sulla legge costituzionale con cui viene aggiornato lo statuto di ogni regione autonoma, statuto che deve essere armonizzato col dettato costituzionale.

Ma vale anche nell'altro senso?

Cioè se la costituzione, visto l'esito del referendum, prevede le provincie questa norma disapplica la riforma degli statuti speciali che le cancella?

Nella regione autonoma Friuli-V.G. la presidente Serracchiani, ritenendo la vittoria del sì cosa fatta ed archiviata, ha fatto approvare, per essere più lealista del re, la cancellazione delle provincie dallo statuto di autonomia: unica regione ! Fino a che punto una regione autonoma può esercitare la competenza sull'organizzazione degli enti locali, fino alla possibilità della loro soppressione in evidente sfregio al principio di armonia col dettato costituzionale? E se così fosse una regione autonoma avrebbe il potere di intervenire in modo così incisivo e radicale sulle materie affidate alla sua competenza primaria?

Alberto Fabris 
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martedì 20 dicembre 2016

E ORA UNA LEGGE ELETTORALE PIENAMENTE COSTITUZIONALE


E ORA

UNA LEGGE ELETTORALE

PIENAMENTE
 
COSTITUZIONALE!



Chiuso il capitolo Referendum con la stra-vittoria dei NO con ben 20 punti di differenza, ora va mandata in soffitta la legge elettorale ITALICUM (imposta al Parlamento dal Governo di Matteo Renzi, approvata utilizzando anche il voto di fiducia) e sostituita - tenendo conto della futura e vicinissima sentenza della Corte Costituzionale - con una nuova legge rispettosa della Costituzione italiana e della SOVRANITA' popolare (art. 1 della Carta Costituente).

Una legge elettorale che non discrimini più tra minoranze linguistiche come fa invece ora l'ITALICUM!

Una legge elettorale che non obblighi i friulani ad essere "donatori di voti" a favore dei parlamentari triestini grazie ad un collegio elettorale triestino extra-large: a ognuno il suo! 

LA REDAZIONE DEL BLOG

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Dal Blog del senatore

FELICE BESOSTRI

“Ripartire dopo la vittoria del no per una legge elettorale pienamente costituzionale”

 


Pubblicato da: Felice Besostri 18 dicembre 2016



I Comitati direttivi dei Comitati per il No nel referendum costituzionale e contro l’Italicum riuniti congiuntamente il 14 dicembre a Roma hanno espresso un forte ringraziamento alle elettrici e agli elettori che con la loro partecipazione straordinaria, al di sopra di ogni previsione, hanno consentito una vittoria del No, contro le deformazioni della Costituzione del governo Renzi.
 
Lo straordinario risultato nel referendum del 4 dicembre non solo ha bocciato la deformazione della Costituzione proposta dalla Renzi-Boschi ma ha reso inservibile la legge elettorale ipermaggioritaria per la Camera (Italicum), che per di più è in attesa del giudizio della Corte dopo le istanze degli avvocati del nostro Comitato che ne hanno denunciato l’incostituzionalità in punti fondamentali. L’affluenza al voto del 4 dicembre è un fatto politico di grande forza che inverte la tendenza all’astensione e che conferma che elettrici ed elettori hanno ben compreso la posta in gioco e hanno deciso di partecipare al voto bocciando le modifiche costituzionali del governo.

Ha votato il 70% degli aventi diritto, in controtendenza con le recenti consultazioni, confermando che gli elettori quando sanno di poter contribuire a decidere partecipano e votano. Per di più questo conferma che la Costituzione non è affatto lontana dall’attenzione dei cittadini, che invece si sono dimostrati ben consapevoli della sua importanza a garanzia della convivenza civile nel nostro paese, della qualità della nostra democrazia, dell’attuazione effettiva di diritti fondamentali (lavoro, salute, istruzione, ecc.) in essa ben descritti e per la cui attuazione occorrono assetti istituzionali e modalità decisionali coerenti con gli obiettivi. Chi pensava che aumentando il numero dei votanti avrebbe vinto il Si ha sbagliato i suoi conti. Gli elettori hanno votato in tanti per bocciare a stragrande maggioranza la deformazione della Costituzione voluta dalla Renzi- Boschi, smentendo questa predizione, che in sostanza giudicava gli elettori immaturi. Il movimento referendario ha sempre chiesto agli elettori di andare a votare, ritenendo che il voto sia anzitutto una prova di maturità e di democrazia e ha sempre avuto fiducia negli elettori, nella convinzione che convincere astenuti ed indecisi a votare è in sé un contributo importante alla partecipazione democratica. Questo i Comitati referendari lo rivendicano con orgoglio. Il voto non lascia dubbi, il No ha stravinto. Dal 4 dicembre scorso chiunque proporrà modifiche della Costituzione dovrà prestare grande attenzione alla loro coerenza con lo spirito e l’impianto della nostra Carta fondamentale, che non può e non deve essere stravolta nei principi fondamentali. Inoltre in futuro dovranno essere sottoposte agli elettori solo proposte chiare, mettendoli in grado di scegliere, senza i confusi imbrogli contenuti nella deformazione Renzi- Boschi.

Ora occorre continuare non solo con la vigilanza sul rispetto dell’esito del voto, ma anche un impegno a sostegno delle iniziative referendarie promosse sul lavoro. Rivendichiamo il diritto di Comitati come il nostro, che sono rappresentanti dei cittadini e da essi partecipati (oggi sono circa 750 i nostri comitati territoriali) di essere ascoltati e messi in condizione di fare circolare le loro opinioni. I direttivi proporranno alla prossima assemblea nazionale dei comitati locali che si svolgerà il 21 dicembre a Roma di mantenere attivo e vitale il movimento che si è creato durante la campagna referendaria come insieme di cittadini che vogliono fare sentire la loro voce e pesare nelle scelte. Cittadini protagonisti, senza alcuna tentazione di trasformarsi in partito, che hanno l’obiettivo di fare crescere la partecipazione, di contrastare il tentativo di ridurre gli spazi di democrazia di cui lo stravolgimento della Costituzione era un tentativo per fortuna respinto dalla vittoria del No. E’ tuttora in atto un tentativo mediatico strumentale, presente durante tutta la campagna elettorale, di ignorare i Comitati di cittadini, di schiacciare il No sui partiti, perfino quando la loro presenza è stata irrilevante o tardiva nella campagna referendaria. E’ una lettura del referendum e della vittoria del No sbagliata e spesso strumentale che vuole nascondere il ruolo dei cittadini protagonisti del risultato, che ignora il grande ruolo non solo dei Comitati ma anche dell’Anpi, dei sindacati confederali e di base e di altre importanti associazioni e dei giovani delle donne e dei cittadini del Mezzogiorno. Questa lettura ha l’obiettivo di oscurare le rappresentanze dei cittadini come del resto è già stato fatto per mesi, con una vera e propria discriminazione , in assenza di una reazione vera dell’Agcom. Per questo faremo sentire in tutti i modi possibili la nostra opinione sul futuro della legge elettorale, che deve essere una svolta di sostanza rispetto non solo al Porcellum ma anche all’Italicum che ne è l’erede.

L’Italicum è una legge elettorale di cui i Comitati referendari hanno promosso l’abolizione e l’incostituzionalità.
 
La nuova legge elettorale deve avere questi capisaldi: rispetto dei principi fondamentali della Costituzione, scelta degli eletti da parte degli elettori, rappresentanza proporzionale perchè il voto dei cittadini deve avere lo stesso peso. Al fine di elaborare una proposta dei Comitati referendari per la legge elettorale, comprendente modifiche al voto degli italiani all’estero e garanzie per una vera parità di accesso all’informazione, i direttivi hanno costituito un gruppo di lavoro. Una legge elettorale coerente per Camera e Senato deve essere approvata rapidamente dal parlamento, che si deve assumere la responsabilità politica di consentire alle italiane e agli italiani di andare a votare appena possibile, per dare vita ad una rappresentanza parlamentare rinnovata e credibile. I direttivi ritengono necessario inoltre che avvalendosi delle competenze di tanti autorevoli costituzionalisti, magistrati, giuristi, cittadini si svolga con i tempi necessari una iniziativa di merito per l’attuazione della Costituzione e per identificare le singole modifiche necessarie a partire dall’articolo 81, la cui versione attuale è inaccettabile.

L’attività dei Comitati che si sono mobilitati per il referendum nei territori e nazionalmente proseguirà, accogliendo la richiesta corale che viene dai territori. Quindi non ci sarà nessun rompete le righe dei nostri Comitati nazionali e territoriali ma il proseguimento vigile, attento e combattivo dell’iniziativa nei prossimi mesi, per questo è convocata il 21 gennaio 2017 a Roma dalle 10 alle 17 l’assemblea nazionale.

a cura dei Comitati per il No


sabato 17 dicembre 2016

REGIONE - REFERENDUM: LE PROVINCE NON SONO STATE ABROGATE - E ORA?



ATTO "NUMERO UNO"

La Camera abroga le Province

 APPROVATA IN VIA DEFINITIVA

 LA LEGGE COSTITUZIONALE

 CHE MODIFICA LO STATUTO FVG

 

19.7.2016



da un articolo pubblicato sul sito on-line del settimanale IL FRIULI.IT a firma di Silvia De Michielis

http://www.ilfriuli.it/articolo/Politica/La_Camera_abroga_le_Province/3/157112



Le quattro Province regionali vanno ufficialmente in archivio. Poco prima delle 18, infatti, la Camera ha approvato in via definitiva la legge costituzionale che modifica lo Statuto della Regione. A favore hanno votato in 337 (i gruppi della maggioranza), in 61 hanno votato no (Lega, Fi e Fdi) e in 107 si sono astenuti (M5s e Si). Il nuovo Statuto, oltre a sopprimere le Province, prevede due livelli di governo territoriale: la Regione e i Comuni. Questi ultimi, però, potranno ‘associarsi’ dando vita a "città metropolitane", che dunque entrano anche esse nello statuto. Il nuovo Statuto, inoltre, abbassa da 25 a 18 l'età per poter essere eletti consiglieri regionali. Infine, lo Statuto diminuisce da 15 mila a 5 mila, il numero di firme necessarie per l'iniziativa legislativa popolare.

I COMMENTI. "Il Friuli Venezia Giulia è la prima Regione in Italia ad aver completamente cancellato le Province dal suo ordinamento: è un evento di cui possiamo andare fieri tutti". Lo ha affermato la presidente della Regione Debora Serracchiani, commentando il voto della Camera dei deputati (…)

"Se in autunno, come io spero, i cittadini bocceranno la riforma costituzionale di Renzi e della Boschi ci troveremo nella paradossale situazione di avere le Province previste dalla Costituzione italiana, ma eliminate dallo Statuto del Friuli Venezia Giulia». Per questo motivo Sandra Savino, parlamentare di Forza Italia, nella dichiarazione di voto alla Camera dei deputati sulla proposta di legge costituzionale di modifica dello Statuto del Friuli Venezia Giulia, ha chiesto di rinviare il voto a dopo lo svolgimento del referendum autunnale. Fra le altre criticità che la riforma presenta, la Savino, si è soffermata sulla forzatura legata alla città metropolitana: "Bocciata unanimemente dal Consiglio Regionale, la città metropolitana, è stata reinserita nell’articolato da un Senatore che ha voluto impostarvici sopra una campagna per le primarie poi clamorosamente persa". (…)

Se la soppressione delle Province in Friuli Venezia Giulia è espressione della competenza statutaria regionale esclusiva in materia ordinamento degli enti locali, sarebbe stata allora sufficiente una legge regionale ordinaria, non sarebbe stata necessaria una legge costituzionale. Ma il Consiglio Regionale ha scelto il percorso della modifica statutaria quindi il Parlamento è stato coinvolto e non può ritenersi estraneo ad una riforma che sopprime enti locali ancora costituzionalmente previsti e necessari, non considerando il principio di sussidiarietà contenuto nell’art.118 di derivazione comunitaria”. Lo dichiara la parlamentare Serena Pellegrino (SI) vicepresidente della commissione Ambiente a Montecitorio dopo l’approvazione avvenuta questo pomeriggio, con una maggioranza risicata ottenuta chiamando al voto molti membri del Governo, delle modifiche dello Statuto speciale della Regione Friuli Venezia Giulia. “Riconfermo - afferma Pellegrino - quanto ha espresso l’on. Alfredo D’Attorre nella dichiarazione di voto, e cioè che l’approvazione di questa riforma costituisce un pessimo precedente con il rischio che altre regioni seguano il cattivo esempio centralista del Friuli Venezia Giulia (…)
 
La grande preoccupazione per il futuro prossimo - conclude Pellegrino - è che partirà quella guerra istituzionale tra Comuni e Regione che, come ha detto l'onorevole Gigli, non fa bene proprio a nessuno. Chi ha voluto questa riforma se ne assuma la responsabilità oggi e rispetto al futuro, quando altre maggioranze saranno al governo del Friuli Venezia Giulia”. (...)

“Da oggi il nostro assetto istituzionale sarà più efficiente, più snello e moderno: potremo risparmiare risorse che investiremo in servizi per i cittadini”. Lo affermano la segretaria del Pd Fvg, Antonella Grim, e il presidente del partito regionale Salvatore Spitaleri, commentando l’approvazione definitiva, oggi alla Camera, della riforma dello Statuto di Autonomia del Fvg. (...)

(…) Secondo Spitaleriquello di oggi è il primo tempo di un percorso di nuovo rafforzamento dell’autonomia e della Specialità della nostra regione, che giungerà a compimento con il passaggio referendario di ottobre. Il Fvg dimostra di essere una regione autonoma e speciale perché – conclude - fa delle sue prerogative, competenze e risorse, un volano di sviluppo per la regione e per l’intero Paese”.



ATTO "NUMERO DUE"


Il popolo SOVRANO con il referendum del 4 dicembre 2016 ha BOCCIATO – con 20  punti  di scarto  tra  i  SI' (40%) e  i  NO (61%) ! - la  "legge costituzionale  di Matteo  Renzi" di riforma costituzionale!!!

Nella Costituzione italiana le province non sono state cancellate!



ATTO "NUMERO TRE"

ED ORA?


Perchè la maggioranza regionale (Partito democratico) non ha voluto rinviare il voto del Parlamento alla legge costituzionale della riforma del nostro Statuto di autonomia a dopo il voto del referendum del 4 di dicembre come richiesto dall'on. Savino? Non era forse una scelta saggia e obbligata?

Perchè la Presidente Serracchiani ha PRETESO di ANTICIPARE il risultato del referendum nazionale  del 4 di dicembre e fatto approvare la legge costituzionale di modifica dello statuto di autonomia della nostra regione con una “maggioranza risicata”?

Voleva forse essere la PRIMA DELLA CLASSE e portare a compimento una riforma regionale degli enti locali (per altro già fallimentare, contestatissima, con un mare di problemi non risolti e costi già molto alti!!) in cui la nostra regione era “LA CAVIA” di una riforma poi da estendere in tutta Italia?



LA REDAZIONE DEL BLOG



sabato 10 dicembre 2016

GLI ESULI ISTRIANI EQUIPARATI AGLI INVALIDI!!!





Novembre 2016

Regione Friuli-Vg

ARRIVA
"BABBO NATALE"
PER GLI ESULI ISTRIANI! 


"EQUIPARATI AGLI INVALIDI" 
SALIRANNO SUI BUS
PAGANDO SOLO
5 EURO L'ANNO!

Grazie Debora Serracchiani!


Da il quotidiano IL PICCOLO di Trieste

26 novembre 2016



Gli esuli salgono sul bus a soli cinque euro all’anno

Il nuovo bando per il trasporto pubblico locale prevede l’agevolazione ad hoc. Uno sconto di quasi 340 euro rispetto a chi paga l’abbonamento per intero

di Gianpaolo Sarti


LEGGI TUTTO L'ARTICOLO




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COMMENTO

DELLA REDAZIONE DEL BLOG

Ma ve lo ricordate lo spaventoso "can can mediatico" che fu sollevato nel 2013 per i 6.300 euro all'anno che spendeva il Consiglio regionale per la traduzione in simultanea, durante le sedute dell'Aula, dalla lingua  friulana alla lingua italiana?

Che la minoranza linguistica friulana fosse riconosciuta e tutelata dalla Repubblica italiana ai sensi dell'art. 6 della Costituzione italiana, ovviamente era un fatto del tutto irrilevante per chi denunciava sulla stampa lo "spreco" di ben 6.300 euro ad anno solare....

Per chi non se lo ricorda ecco un ripasso dei fatti.... 

Ragionamenti pelosi a Trieste



Il consigliere triestino del PDL Bruno Marini denuncia lo spreco di soldi regionali per pagare le traduzioni in Consiglio regionale in lingua friulana, slovena e tedesca. (...)

leggi tutto:
 

E la Presidente Debora Serracchiani?

Risulta d'accordissimo su questo regalo natalizio agli istriani arrivati in regione dal 1947 al 1950, circa 65/70  anni fa......

Se 6300  euro  annui  erano  uno  spreco nel 2013  secondo alcuni consiglieri regionali,  quanto costerà  a  tutti  i cittadini della nostra regione questo incredibile "regalo di Natale" a chi non ha alcun titolo per essere equiparato agli invalidi?

Provate a moltiplicare il regalo di 340 euro a testa per mille richiedenti (ma saranno moltissimi di più soprattutto a Trieste!) e avrete la risposta....

E la Corte dei Conti regionale non ha nulla da obbiettare?



La Redazione del Blog  


lunedì 5 dicembre 2016

REFERENDUM - IL NO NON BASTA


Comitât pe Autonomie e pal Rilanç dal Friûl


Comunicato Stampa

5 dicembre 2016


Il No non basta


Ci aveva provato Berlusconi nel 2006, ora ci ha provato Renzi a stravolgere la Costituzione cercando di imporre nuove regole.

Modifiche gravi, in parte improvvisate, in parte strumentali, in parte percepite come un attacco ai diritti, alle autonomie, al retaggio di una Guerra di Liberazione che è stata ed è percepita ancora oggi, come l'atto fondante di questa Repubblica.

Si è pensato di ridurre a slogan il Si (e in parte anche il No) mentre sia il dato dell'affluenza che il risultato del voto ci dicono che le elettrici e gli elettori italiani hanno cercato di capire ed hanno deciso, a larghissima maggioranza, che bisognava dire NO sia per il metodo che per il merito.

C'è un popolo maturo, dietro a questo NO, in attesa di essere rappresentato politicamente in modo serio e capace da persone in grado di saper governare e non di fare vuoti proclami, di rispettare il Paese, quello che lavora ogni giorno, i suoi cittadini, le sue Autonomie, di pretendere dai media imparzialità e capacità di raccontare il paese reale e non solo quello più urlato o più ammanigliato...

In Friuli il No ha vinto, grazie anche all'impegno di tutti i movimenti autonomisti friulani ed al Comitato friulano per il NO, non in modo più eclatante che altrove, ma neanche in subalternità ad una presidente di Regione che ha guidato dai teleschermi e dalla stampa locale la propaganda del Si e che se ne era fatta interprete concreta con le sue riforme. Nella cosiddetta Prima Repubblica ne trarrebbe le conseguenze anche a livello locale ed il suo partito, per primo, ne dovrebbe chiedere le dimissioni.

Dai primi commenti non sarà così e sembra che il partito di maggioranza non sappia assumere il ruolo di interprete dei bisogni e dei diritti dei cittadini, limitandosi a logiche di conquista e gestione del potere, peccato.

In ogni caso questa tempesta sulla Costituzione dimostra i rischi che l'autonomia speciale del Friuli-VG sta correndo e il No, da solo, non basterà a tutelarla ed a rafforzarla.



per il Comitato per

l'Autonomia e il Rilancio del Friuli

il Presidente

Paolo Fontanelli
 
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Il comunicato stampa è stato pubblicato sul settimanale della Arcidiocesi di Udine, LA VITA CATTOLICA (Ud) il 7 dicembre 2016.