mercoledì 30 novembre 2016

UDINE, LA CAPITALE MORALE DELLA REGIONE


 
UDINE

LA CAPITALE MORALE

DELLA REGIONE
 
 
 
Sit- in  in Loggia del Lionello a Udine
 
(...) Sulla scalinata si sono raccolti amministratori arrivati dai quattro angoli della regione rappresentanti dei tre capoluoghi governati dal centro destra e della nutrita truppa dei sindaci contrari alle Unioni territoriali intercomunali (...)
 
tratto da:
 
 
articolo a firma di Maura Delle Case
 
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COMMENTO
 

Siamo contenti che i sindaci di Gorizia, Trieste, Pordenone, ecc. abbiano scelto, il 28 novembre 2016, Udine (evidentemente considerata la capitale morale di questa regione) per dire il loro NO al referendum costituzionale, peccato abbiamo sbagliato la piazza: loggia del Lionello, gradevolissimo salotto borghese della città, si usa per contestare l'amministrazione locale!

Per una manifestazione politica contro il governo nazionale sarebbe stata più consona piazza XX settembre (presa di porta Pia) o piazza Libertà.

In ogni caso bene il riconoscimento politico del ruolo di Udine, bene la scelta del NO, per conoscere le piazze ci sarà tempo.


LA REDAZIONE DEL BLOG
 
 

lunedì 28 novembre 2016

REFERENDUM COSTITUZIONALE - BASTA TERRORISMO MEDIATICO!!


REFERENDUM

COSTITUZIONALE 


BASTA

TERRORISMO  MEDIATICO! 

Se vince il No non ci sarà il “diluvio universale”, né il mondo sarà "invaso dai marziani"!

Non succederà assolutamente nulla di particolare. Già nel 2006 un'ampia modifica costituzionale non ha superato il Referendum popolare e non sono straripati i fiumi, né è caduta la neve bloccando la viabilità, né si sono chiusi gli ospedali o i pensionati sono rimasti senza pensione!!

Basta terrorismo mediatico
condito con frottole incredibili!


Un esempio?


Dal 2003 in Italia esistono i LEA (Livelli Essenziali di Assistenza) ossia gli standard di cure mediche a livello nazionale. E inoltre l'art. 120 della costituzione italiana “attualmente vigente” stabilisce che:

"(…) Il Governo può sostituirsi a organi delle Regioni, delle Città metropolitane, delle Province e dei Comuni nel caso di mancato rispetto di norme e trattati internazionali o della normativa comunitaria oppure di pericolo grave per l'incolumità e la sicurezza pubblica, ovvero quando lo richiedono la tutela dell'unità giuridica o dell'unità economica e in particolare la tutela dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali, prescindendo dai confini territoriali dei governi locali. La legge definisce le procedure atte a garantire che i poteri sostitutivi siano esercitati nel rispetto del principio di sussidiarietà e del principio di leale collaborazione."  

Poiché il diritto alla salute è "un diritto civile e sociale", oltre che un "diritto umano", risulta "non corrispondente al vero" quanto dichiarato da Matteo Renzi il 23 settembre 2016: “La riforma consente sulla sanità di avere gli stessi diritti per un bambino malato di diabete in Liguria e uno in Calabria. Sono cose serie”.

Non corrisponde al vero perchè già dal 2003 sono previsti gli stessi livelli di assistenza medica (LEA) in tutto il territorio della Repubblica italiana!!! E' invece vero, ma Matteo Renzi pare esserselo scordato, che ai sensi dell'art. 120 della Costituzione italiana  vigente (articolo poi "ampliato" con alcuni inserimenti con le modifiche costituzionali del 2016!!) IL GOVERNO GIA' PUO' INTERVENIRE e sostituirsi agli organi delle Regioni nel settore sanitario e medico qualora ritenga non vengano garantiti pari livelli assistenziali in tutte le regione italiane.

Se dunque le cure mediche  dovessero risultare non garantite in ogni parte del territorio della Repubblica italiana, la responsabilità  è esclusivamente del Governo (oggi del Governo di Matteo Renzi!) e non della Costituzione italiana oggi vigente che al contrario già prevede a favore del Governo, all'art. 120, gli strumenti costituzionali per superare ogni eventuale discriminazione territoriale nella tutela della salute.

E se il problema è un problema di finanziamenti ( e principalmente di questo si tratta!!), il Governo provveda evitando di finanziare l'ennesima inutile “grande opera” (leggi, Ponte sullo stretto di Messina!) e trasferendo i relativi fondi alla sanità! 

Si può essere a favore del SI o del NO in questo Referendum costituzionale, ma non è né etico né morale cercare un voto referendario a proprio favore strumentalizzando la sofferenza di chi è ammalato e nascondendo la responsabilità di Palazzo Chigi (ossia del Governo) che non ha dato finora sufficiente attuazione alla Costituzione italiana già in vigore, né ben usato gli strumenti costituzionali che già possiede (art. 120)!



LA REDAZIONE DEL BLOG



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PRECISAZIONE


Disegno di legge, 12/04/2016 , G.U. 15/04/2016 – RIFORMA COSTITUZIONALE



L'art. 120 così  risulta "ampliato" con l'art. 34 della riforma costituzionale (G.U. 15/4/2016)

Art. 34

(Modifica all'articolo 120 della Costituzione).

1. All'articolo 120, secondo comma, della Costituzione, dopo le parole: «Il Governo» sono inserite le seguenti: «, acquisito, salvi i casi di motivata urgenza, il parere del Senato della Repubblica, che deve essere reso entro quindici giorni dalla richiesta,» e sono aggiunte, in fine, le seguenti parole: «e stabilisce i casi di esclusione dei titolari di organi di governo regionali e locali dall'esercizio delle rispettive funzioni quando è stato accertato lo stato di grave dissesto finanziario dell'ente».


sabato 26 novembre 2016

AEROPORTO "DI TRIESTE", PERCHE'?



Comunicato stampa

23.11.2016



Aeroporto “di Trieste” perchè?



Da gennaio ad ottobre 2016 i passeggeri dell'aeroporto di Trieste sono CALATI del 2,9% rispetto allo stesso periodo del 2015, mentre la media italiana è di + 4,1%.

Venezia (Marco Polo) è cresciuta del 9,8%, Treviso del 9,7%, Verona del 7,5%.

Anni di bilanci in perdita, regolarmente ripianati da tutti i cittadini di questa Regione, con investimenti fatti e programmati per migliorare le strutture, senza capire che le scelte strategiche fin qui fatte hanno un limite: quello di aver fatto dell'aeroporto di Ronchi lo scalo di Trieste. Non solo nella sigla internazionale che da sempre lo identifica (TRS) ma ora anche nel nome e, soprattutto, nelle scelte sulla viabilità, collegamenti, promozione turistica: tutto incentrato su Trieste! Ma il “brand” non tira, a quanto pare.

E' pensabile che un aeroporto viva su un bacino di 300.000 abitanti (Trieste, Gorizia e Monfalcone) reggendo anche la concorrenza di Lubiana?

Ormai un buon terzo di friulani gravita sul ben più servito scalo di Treviso, una quota rilevante si serve di Venezia e Verona e, crediamo, la scelta di chiamarlo “di Trieste” non ne migliorerà certo l'immagine promozionale. Era meglio restare sul vecchio “del Friuli-Venezia Giulia” o, meglio ancora “del Friuli” visto che il nome ha ancora, fuori dai palazzi triestini, una sua dignità e attrattività!

Fino a quando continueranno, i friulani, a pagare per l'aeroporto “di Trieste”?

Quanto dovremo aspettare per vedere migliorare i servizi anche in funzione di tutta l'area friulana che soffre di un progressivo isolamento, come dimostrato anche dalle scelte della giunta regionale e di RFI di investire sulla tratta ferroviaria Venezia – Trieste mentre Pordenone e Udine possono aspettare e la linea ferroviaria per Venezia viaggia con i ritmi di quando c'erano le vaporiere?


per il Comitato per l'Autonomia
e il Rilancio del Friuli

il presidente
Paolo Fontanelli

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E questa la dichiarazione,
riportata virgolettata dalla stampa,
della Presidente regionale
Debora Serracchiani

Dal quotidiano IL MESSAGGERO VENETO
26 novembre 2016

http://messaggeroveneto.gelocal.it/udine/cronaca/2016/11/26/news/nuove-rotte-e-alta-velocita-ecco-i-piani-di-sviluppo-1.14472280?ref=hfmvuder-1


«E’ stato un lavoro duro, durissimo - ha rimarcato -. Diventiamo finalmente raggiungibili. Questo non sembrava nemmeno un aeroporto, adesso ha una dignità diversa. Nei miei incontri istituzionali, con politici o imprenditori stranieri, vorrei smettere di dire che Udine o il Friuli sono “solo” vicini a Venezia. L’identità è importante».


UNA DOMANDA
ALLA PRESIDENTE SERRACCHIANI:


Considerato che "l'identità è importante", ora potrà dire nei suoi incontri istituzionali che Udine o il Friuli sono "VICINI A TRIESTE"?

Peccato che Trieste non abbia nulla da spartire con Udine e il Friuli né sul piano storico, né sul piano geografico e ancor meno sul piano identitario.

Peccato che il Friuli e Udine vorrebbero essere ricordati "senza citare i vicini di casa".

Magari, Presidente Serracchiani, potrebbe dire nei suoi incontri istituzionali che il Friuli - regione storica e geografica millenaria - confina con la Slovenia e l'Austria, che è abitato da una popolazione plurilingue e, già che c'è, potrebbe anche ricordare che la lingua friulana è riconosciuta e tutelata dallo Stato italiano e dalla Unione Europa e potrebbe anche aggiungere che questa lingua è parlata da oltre il 50% della popolazione regionale.

Ma forse pretendiamo troppo da chi è convinta che la Regione sia solo Trieste...

Per il resto, per quanto riguarda il futuro dell'aeroporto di Ronchi.....il libro dei sogni non si nega a nessuno.

Peccato però  che siano sogni molto ma molto costosi, anzi "costosissimi"  e pagati dai cittadini di tutta la regione e non solo dai triestini.

 La Redazione del Blog




mercoledì 23 novembre 2016

Friuli - Elettrodotto Wurmlach-Somplago - Comunicato Stampa: "A ciascuno il suo!!"



Elettrodotto
Wurmlach-Somplago


RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO

COMUNICATO STAMPA


Unicuique suum

A ciascuno il suo (Cicerone)

 
La presidente della giunta regionale Serracchiani sotto un titolo a piena pagina annuncia che l’elettrodotto Wurmlach-Somplago potrà essere totalmente interrato, attribuendo il merito di ciò “al lavoro dell’amministrazione e del confronto con Alpe Adria energia spa”, cioè a se stessa.

I Comitati popolari che operano nella nostra montagna salutano l’abbandono della disastrosa variante aerea di tale elettrodotto e, nell’occasione, ricordano alla debole memoria della presidente alcuni momenti salienti della vicenda:

  1. Il merito non è suo ma dei 4000 carnici che qualche anno fa sono scesi in piazza a Tolmezzo ed a Paluzza a manifestare la loro decisa opposizione all’elettrodotto aereo;
  2. Il merito è dei Comitati popolari che hanno tenuto tante assemblee nei paesi delle valli ed organizzato le manifestazioni nell’indifferenza della classe politica e delle istituzioni. E’ di quei Comuni e loro sindaci della Val But che si sono fermamente opposti.
  3. Il merito  è  di  tutti  coloro   che   non  hanno   mai  creduto, contestandola, alla bufala dell’impossibilità dell’interramento dell’elettrodotto sparsa a piene mani da esponenti politici, tecnici servizievoli e, purtroppo, qualche amministratore comunale. Costoro hanno diffuso la bufala per coprire un interesse privato a scapito di quello pubblico. Ora la smentita.
  4. Il merito è dei vicini carinziani e delle loro amministrazioni comunali che si sono opposte con dimostrazioni popolari ed in sede giudiziaria sino ad ottenere la bocciatura del progetto aereo da parte del Consiglio di Stato di Vienna (non di Roma!)
  5. Il demerito è invece di quelle amministrazioni comunali e loro sindaci (Cavazzo Carnico, Lauco, Tolmezzo) che a suo tempo diedero il proprio nulla osta alla variante aerea o che non si opposero.
  6. L’elettrodotto aereo Wurmlach- Somplago è stato proposto anni fa dalla privata Alpe Adria Energia spa all’Unione Europea - tant’è che tuttora figura nella lista dei collegamenti energetici europei prioritari - quando sui banchi del parlamento europeo sedeva proprio l’on. Serracchiani, che nulla fece per fermare il percorso di quest’opera, fonte di tante preoccupazioni per gli abitanti delle valli attraversate.
  7. Preoccupazione che tuttora rimane per il fatto che l’elettrodotto “potrà” essere interrato, il che non significa che “sarà” interrato. Tanto più che in materia di elettrodotti nella nostra regione se ne sono viste e se ne stanno vedendo di tutti i colori grazie alla sudditanza della Regione a Terna spa.
  8. Per questo motivo, pur prendendo atto del superamento di quello che sinora è stato il tabù dell’interrato, siamo e saremo particolarmente vigili, pronti alla mobilitazione. Sin da ora chiediamo che del progetto della variante interrata sia data piena informazione alla popolazione.
  9. Siamo convinti che l’interramento degli elettrodotti sia non solo possibile ma necessario: è una questione di civiltà. Per questo il nostro pensiero scende dalle nostre montagne verso la piana friulana ed inorridisce alla vista di quei minareti-sostegno dell’elettrodotto aereo Redipuglia-Udine ovest: uno sfregio al Friuli ed alla credibilità del piano paesaggistico regionale. Anche quell’elettrodotto va interrato! Per di più l’interramento in pianura è più facile che in montagna.
  10. Non ci sfugge la imbonitoria “tempistica referendaria” della presidente Serracchiani in cerca di voti. Ma in materia di energia può gabbare gli sprovveduti, non chi ha ben esaminato la legge di riforma costituzionale che, togliendola alla competenza concorrente della Regione, ha introdotto all’art.31 (Modifica dell’art. 117) lettera v) la competenza legislativa esclusiva dello Stato in materia di: produzione, trasporto e distribuzione nazionali dell’energia. Il che significa che il governo di Roma farà quello che vorrà senza confrontarsi con regioni, territori, popolazioni.

    Conseguentemente, ove la riforma costituzionale fosse approvata, l’annuncio “interrato” della Serracchiani da Trieste potrebbe nuovamente diventare “aereo” da Roma, dove la lobby energetica è ben più introdotta e protetta di quanto non lo sia già a Trieste.
Carnia, 21.11.2016

Hans Puntel – Comitato “Carnia in Movimento” , Alto But

Franceschino Barazzutti – “Comitato tutela acque del bacino montano del Tagliamento, Tolmezzo”                                    

Antonino Galassi - “Comitato acqua Libera”, Paluzza

Ira Conti – Comitato “Per altre strade Carnia – Cadore”, Val Tagliamento

Paolo Querini – “Comitato Val Degano”

Marco Lepre – “Legambiente della Carnia”
 
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lunedì 21 novembre 2016

REFERENDUM COSTITUZIONALE - ITALIANI ALL'ESTERO ELETTORI DI SERIE "C" E IL "BICAMERALISMO PERFETTO" DEGLI STATI UNITI D'AMERICA!


REFERENDUM COSTITUZIONALE

ITALIANI ALL'ESTERO
ELETTORI DI SERIE "C"
e
IL "BICAMERALISMO PERFETTO"
DEGLI STATI UNITI D'AMERICA

Ma lo sanno gli elettori italiani,
che vivono in Italia o all'estero?

O Matteo Renzi
si è dimenticato di dirglielo? 


Gli italiani residenti all'estero non avranno più alcun senatore nel nuovo Senato "imposto" dal Governo di Matteo Renzi (la modifica dell'art. 57 prevede la cancellazione di riserva di posti in Senato per la circoscrizione estero per il Senato)  nonostante il nuovo Senato abbia ancora compiti importanti.

Nella famosa lettera inviata pochi giorni fa da Matteo Renzi agli italiani all'estero, quale Segretario del Partito Democratico, è stata fornita questa informazione o forse .....  è meglio che gli italiani all'estero non sappiano?

Lo sanno gli italiani all'estero che votare "Si"  - come suggerito nella lettera che Matteo Renzi ha loro inviato -  significa essere privati di una rappresentanza che ora hanno e che con il Sì non avranno più?

Da una intervista all'avv. Felice Besostri :

Domanda: (...) Quindi gli italiani all’estero non saranno rappresentati nel nuovo senato?

Risposta: No, non sono rappresentati. Ed è per loro lo svantaggio principale del votare Sì. Avevano 6 senatori su 315, con la riforma ne avrebbero 0 su 100. Ne ha invece 2 la Val d’Aosta con 126mila abitanti, mentre gli italiani all’estero sono 4 milioni.

Domanda: Cosa che forse molti di loro non sanno…

Risposta: Renzi per un minimo di decenza dovrebbe dirglielo.


Domanda: E con l’Italicum quali sarebbero le conseguenze per gli italiani all’estero?

Risposta: Anche con la riforma della legge elettorale gli italiani all’estero avrebbero svantaggi. Sarebbero puniti da questa legge che divide gli italiani in tre categorie: di serie A, di serie B e di serie C. Quelli di serie A sono gli abitanti del Trentino Alto Adige e della Val d’Aosta, che eleggono i loro rappresentanti al primo turno, restano in regione e partecipano all’eventuale ballottaggio. Di serie B sono tutti gli altri, la cui rappresentanza dipende da un premio di maggioranza. E infine gli italiani di serie C sono quelli all’estero, perché votano anche i loro dodici rappresentanti al primo turno, ma non possono votare al ballottaggio. E questo senza che ci sia una norma che dica che non possono votare.

Domanda:  Ma perché?

Semplicemente perché bisognerebbe reinviare le schede elettorali per il ballottaggio, e non c’è né il tempo né la voglia. Così, senza che ci sia una norma che lo dica. Questo significa che li hanno presi in giro. Vorrei sapere se queste cose ci sono nella lettera di Renzi agli italiani all’estero per il Sì.
(...)

fonte il "Blog dell'avv. Felice Besostri":

http://www.felicebesostri.it/besostri-ma-la-riforma-penalizza-gli-italiani-nel-mondo/

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E ancora:


Gli italiani che vivono nella Repubblica federale degli Stati Uniti d'America hanno spiegato a  Matteo Renzi che nella prima potenza mondiale - gli Stati Uniti d'America -  vige il "bicameralismo perfetto"?

Per chi non lo sapesse - Matteo Renzi compreso? - informiamo che  negli Stati Uniti d'America il potere legislativo federale  è esercitato da un'assemblea bicamerale, il "Congresso degli Stati Uniti d'America" (corrispondente al nostro Parlamento)  formato dalla Camera dei Rappresentanti e dal Senato  e  le leggi statunitensi non possono essere emanate senza il consenso di entrambi le camere: ossia il Congresso degli Stati Uniti d'America è un caso di BICAMERALISMO PERFETTO!!


Quanti italiani che si apprestano a votare  il  4 dicembre 2016, lo sanno?



LA REDAZIONE DEL BLOG


venerdì 18 novembre 2016

REFERENDUM COSTITUZIONALE: FERMIAMO LA DERIVA NEO-CENTRALISTA!



Comitât pe Autonomie
e pal Rilanç dal Friûl


Comunicato stampa



Il Comitato per l'autonomia e il rilancio del Friuli invita a votare NO al prossimo referendum confermativo del 4 dicembre.

Le modifiche alla Costituzione votate a maggioranza dal Parlamento non rispondono ai bisogni del Paese, costituiscono un attacco alle autonomie regionali e comunali, non rappresentano un passo significativo verso la semplificazione amministrativa e verso la riduzione dei costi della politica e della pubblica amministrazione, non tengono alcun conto del principio di sussidiarietà, introducono significativi elementi di conflittualità istituzionale, espropriano il Parlamento di prerogative di sovranità e danno il potere di dichiarare lo stato di guerra alla sola Camera con voto a maggioranza.
In particolare la scelta del governo nazionale di introdurre queste modifiche costituzionali viene interpretata dal nostro Comitato come il tentativo di stravolgere la riforma costituzionale del 2001 accentrando in modo irragionevole poteri e risorse in capo al governo nazionale di turno.

Anche la norma transitoria di salvaguardia per le Province e Regioni a statuto speciale, per come è scritta, sta ottenendo l'effetto di aizzare le Regioni ordinarie contro le speciali, con una grave frattura tra autonomie ed aprendo la strada a revisioni degli Statuti speciali assolutamente penalizzanti.

E' necessario che ci si renda conto che questa riforma deve essere bocciata per poter riaprire una stagione di rilancio del diritto alla specialità ed all'autonomia, dell’attuazione del fondamentale principio autonomistico (art. 5 della Costituzione italiana) a beneficio di tutte le regioni italiane e serve una azione unitaria e coerente dei comitati e dei movimenti legati al Friuli per fermare questa riforma e questa deriva neo-centralistica.


per il "Comitato per l'Autonomia
e il Rilancio del Friuli"

il presidente
dott. Paolo Fontanelli

18 novembre 2016



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giovedì 17 novembre 2016

REGIONE FRIULI: FUSIONE COMUNI - UNA REGOLA ANTIDEMOCRATICA DA MODIFICARE!!


REGIONE FRIULI-Vg

Fusione dei Comuni di
Gemona  e Montenars

Referendum di domenica
6 Novembre 2016

"Il Comune più grande (Gemona)

"SI ANNETTE"

il Comune più piccolo (Montenars)!!" 



Questi i risultati del referendum
 del 6 novembre:

1) COMUNE DI GEMONA (11.096 abitanti): 81,55% DI FAVOREVOLI ALLA ANNESSIONE DEL COMUNE DI MONTENARS NEL COMUNE DI GEMONA (OSSIA....NEL "LORO" COMUNE!!)
 

2) COMUNE DI MONTENARS (543 abitanti)IL "NO" ALLA FUSIONE CON GEMONA E' STATO DEL 68,1%.



COMMENTO
della Redazione del Blog


Per la legge regionale sulle fusioni dei Comuni, attualmente in vigore,  non conta nulla che i cittadini di Montenars a maggioranza non vogliano essere "CANCELLATI PER ANNESSIONE" dal Comune più popoloso, ossia dal Comune  di Gemona del Friuli, ma, al contrario,  vogliano invece continuare  ad  essere un Comune a sé e non conta neppure nulla che lo abbiano anche dichiarato nel segreto dell'urna.

L'ultima parola spetta al Consiglio regionale ma l'assessore regionale  competente, Paolo Panontin, da dichiarazioni alla stampa, non lascia alcuna speranza alla democrazia e alla scelta democratica dei cittadini del Comune di Montenars.

I voti sono stati messi tutti "assieme" e poi contati senza distinguere i votanti dei due Comuni: una regola tanto assurda quanto anti-democratica....  

Non ha neppure alcuna rilevanza la concreta possibilità  di poter svolgere le competenze/funzioni comunali in rete con i Comuni confinanti, superando così le problematiche amministrative legate alla piccola dimensione del Comune.

Né nulla ci risulta abbia fatto l'Ente regionale (ad autonomia speciale!!) in favore dei piccoli Comuni, prevedendo ad esempio una legislazione regionale che favorisca queste realtà locali che negli anni hanno perso abitanti perché carenti di servizi essenziali.
L'ente regione si è invece sempre limitato solo a  "spingere" per la cancellazione per annessione dei piccoli Comuni in realtà comunali più grandi!

Insomma "questo matrimonio si ha da fare!" piaccia o non piaccia ai cittadini del Comune di Montenars che essendo pochi contano come il due di fiori quando la briscola è di "coppe": decide in esclusiva il Comune più popoloso!!!
 
Così il Prof. Gianfranco D'Aronco - Presidente onorario del Comitato per l'autonomia e il rilancio del Friuli - commenta questa operazione politica anti-democratica in una intervista a firma della giornalista Erika Adami, pubblicata mercoledì 9 novembre 2016 sul settimanale della Arcidiocesi di Udine, LA VITA CATTOLICA, a pagina 9:

(...) Domanda: Professore, che effetto le fa l'idea che il Comune di Montenars possa sparire?

Risposta: "Mi pare un assurdo, anzi una prepotenza, non aver usato il metodo della doppia maggioranza, come per Manzano e San Giovanni al Natisone (dove la fusione è stata bocciata dai votanti di entrambi i Comuni). A Gemona saranno contenti, a cominciare dal bravo sindaco; a Montenars meno. Più che un referendum mi è parsa una annessione. Bella forza e bella giustizia" (...)

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Un caso similare alla cancellazione forzosa del comune di Montenars era avvenuto in Toscana. Ne avevamo parlato in questo Post dell'11 febbraio 2016:

http://comitat-friul.blogspot.it/2016/02/fusione-comuni-cosi-nella-toscana-di.html


In Toscana i Comuni si sono ribellati; e in Friuli nessuno dice nulla?

Oggi tocca a Montenars e domani a chi toccherà d'essere "cancellato per annessione" nel comune più popoloso?


La redazione del Blog 


  

martedì 15 novembre 2016

REFERENDUM, ALCUNI QUESITI FONDAMENTALI di ROBERTO DOMINICI


 
 
REFERENDUM,

ALCUNI QUESITI FONDAMENTALI

di

Roberto Dominici


Quando i cittadini sono chiamati ad esprimersi esercitando la propria sovranità, il nostro invito è di informarsi personalmente, al fine di avere chiari tutti gli elementi di giudizio circa la posta in gioco e le sue durature conseguenze”.

Così il Presidente della Cei nella prolusione al Consiglio episcopale a proposito del prossimo referendum. Ricordo poi che il Presidente Einaudi era solito dire che per decidere bisogna prima conoscere. Nel caso del referendum, dunque, è bene ascoltare tutti ma poi riflettere e decidere in proprio senza lasciarsi trascinare da logiche di appartenenza, da slogans spesso superficiali, dalla sola formulazione dei quesiti.

La materia oggetto di referendum è vasta e complessa e, pertanto, richiederebbe un esame articolato ed approfondito che, purtroppo, non è possibile fare in un intervento di estrema sintesi.

Ad esempio: Senato sì, Senato no, Senato diverso. Credo però che ciò che interessa di più sia il tema della autonomia regionale con riguardo specifico alla nostra. Ed allora proviamo a porci insieme alcuni interrogativi.

La nuova disciplina costituzionale definisce le materie di esclusiva competenza dello Stato e quelle di competenza delle Regioni. Ciò, in linea di principio, è positivo. Ma tra le competenze dello Stato sono inserite pure le materie cosiddette “ripartite”, cioè quelle che oggi sono a competenza “mista” dello Stato e delle Regioni. Si dice che ciò avviene per evitare conflitti di attribuzione. Se questa è la ragione, è da ritenersi positiva la soluzione adottata (tutto in capo allo Stato) o si poteva pensare altrimenti, per esempio mantenere la competenza “mista” e precisare bene, per entrambi i soggetti istituzionali, i termini dell'esercizio delle competenze ripartite? Eppoi: è un bene che il territorio non abbia “potere” alcuno su questioni e problemi che comunque lo riguardano? È da ritenersi positiva questa “recisione” dell'autonomia regionale in genere con conseguente riaccentramento in sede nazionale?

Per le Regioni a statuto speciale, quindi anche il F.V.G., la legge a giudizio referendario precisa (art. 39, comma 13) che “le disposizioni di cui al Capo IV (tra esse quelle suindicate) non si applicano alle Regioni a statuto speciale … fino alla revisione dei rispettivi statuti sulla base di intese con le medesime Regioni ….”. Dunque un “regime transitorio” durante il quale si va avanti con lo statuto vigente. È pacifico che prima o poi tale regime dovrà avere conclusione; credo più prima che poi poiché tutto l'assetto istituzionale dovrà allinearsi alle nuove disposizioni costituzionali.
 
Che succederà in quel momento con riguardo alle nostre competenze? Saranno mantenute? Saranno ampliate come vorrebbero i cultori della specialità o saranno ristrette in ossequio alla “filosofia” ispiratrice dell'attuale riforma e cioè più Stato?
 
La norma dice che la revisione dello statuto speciale avviene “d'intesa” con la Regione, il che, secondo alcuni, è elemento di garanzia per la specialità e, secondo altri, è addirittura occasione di revisione in meglio della stessa. Ma sarà così? Che rapporto si instaurerà con lo Stato nel momento in cui si andrà a definire l'”intesa”? Regione e Stato saranno veramente nei fatti e non solo formalmente sullo stesso piano negoziale o lo Stato tenderà a prevalere? Per i reggenti della Regione sarà determinante, come è decisamente auspicabile, il dovere di rappresentare le esigenze dei nostri territori o esso, per necessità comprensibili ancorché non giustificabili, cederà il passo ad altre ragioni od esigenze?
 
Ed ancora: che “peso” avrà l'”intesa” nei confronti del Parlamento chiamato poi a legiferare? Ed ai fini dell'”intesa” si potrà prescindere dai principi ispiratori della riforma che sono volti a potenziare il ruolo dello Stato, non quello delle Regioni?

A mio giudizio meglio sarebbe stato se la norma, senza addentrarsi sul territorio della revisione dello statuto speciale, si fosse limitata a prevedere l'“intesa” per l'attribuzione alla Regione di ulteriori competenze rispetto a quelle già in essere. Con una norma così non avrebbero spazio gli interrogativi prima posti. Ma così non è.

C'è poi la “clausola di supremazia” (art. 31 della legge costituzionale) secondo la quale la legge nazionale può intervenire anche sulle materie di competenza regionale “quando lo richieda il Governo per la tutela dell'unità giuridica ed economica della Repubblica, ovvero la tutela dell'interesse nazionale”. Come dire a ciascuna Regione: hai sì la competenza su questa o quella materia ma essa può essere “espropriata” caso per caso ricorrendo le situazioni appena dette. È la classica “spada di Damocle. Va bene così? Va bene rischiare la “compressione” della specialità nel suo complesso ed il possibile “svuotamento”, nei casi suindicati, di competenze già proprie?

Questi sono ovviamente solo alcuni spunti per stimolare la riflessione e sono riferiti, come dicevo all'inizio, esclusivamente a temi che attengono l'autonomia regionale.
 
Dobbiamo essere consapevoli del fatto che col referendum sono gli elettori, cioè ciascuno di noi, e non altri ad assumere la decisione finale. Ciascuno con la propria valutazione e con la propria visione del futuro assetto istituzionale.
 
La risposta agli interrogatori posti può aiutare a decidere. Almeno me lo auguro.

Roberto Dominici

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Il documento a firma di Roberto Dominici  è stato pubblicato sul settimanale dell'Arcidiocesi di Udine, LA VITA CATTOLICA, mercoledì 9 novembre 2016 – Rubrica “Giornale aperto”; è' stato pubblicato sul quotidiano IL MESSAGGERO VENETO (Ud), mercoledì 16 novembre 2016, rubrica "Idee" a pagina  41
 
La Redazione del Blog ringrazia Roberto Dominici, già Assessore regionale alla ricostruzione (post terremoto del 1976) della regione Friuli – Venezia Giulia, per averle concesso la pubblicazione del suo documento.

Colori, grassetto e sottolineato sono della Redazione del Blog.

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