giovedì 26 marzo 2015

PER LA "GRANDE TRIESTE" LE GIORNATE DELLA "REPUBBLICA DELLE IDEE" DOVEVANO SVOLGERSI A TRIESTE E NON A UDINE!


LE GIORNATE DELLA
"REPUBBLICA DELLE IDEE"?
 
PER LA "GRANDE TRIESTE"
NON DOVEVANO SVOLGERSI A UDINE
 MA NELLA GRANDE
METROPOLI TRIESTINA!
 
QUANDO AVRA' FINE
L'ARROGANZA DEL
CAMPANILE DI SAN GIUSTO?

25 marzo 2015 
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Pierluigi Sabatti

Sono nato nel 1950 a Trieste. Laureato in legge. Ho fatto il giornalista per quarant’anni principalmente al Piccolo, ma ho collaborato con le radio libere, quando sono nate, poi con la Rai e con giornali nazionali e stranieri. Mi sono occupato di politica estera, di minoranze e di confini. Ho scritto un paio di libri e di commedie. A spingermi in politica, a sostegno di Cosolini sindaco, è stato “Progetto Comune”, gruppo nato spontaneamente per contribuire a cambiare la nostra città.
 
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Ingegner De Benedetti,
l’aver organizzato a Udine le giornate della “Repubblica delle idee” dedicate alla multiculturalità mi ha stupito perché se c’è una città in questa regione in cui la multiculturalità è di casa da secoli quella è Trieste. Non faccio questioni di campanile, ma di tradizioni. Le ricordo che il Friuli celebrerà, con fondi regionali, la “Fieste Patrie dal Friul” che non mi sembra multi ma mono-culturale.
Mi è stato anche detto che si è scelto il capoluogo friulano, e il suo giornale “Messaggero Veneto”, perché non ci sono le tensioni sindacali che invece si avvertono a Trieste.
Ebbene, ingegnere, si è chiesto perché a Trieste c’è un così forte disagio, da far temere per la riuscita di una manifestazione del giornale-corazzata del suo gruppo editoriale?
Evidentemente no.
Eppure dovrebbe sapere che si sta smantellando un giornale nato nel 1881. Fondato da un geniale giovanotto di 21 anni, che aveva dovuto sin dai 14 mantenere la famiglia per la morte del padre. Un giovane che è stato un sostenitore della causa italiana e che perciò è diventato senatore del Regno. Anche se in vecchiaia, la sua origine ebraica, l’ha costretto a perdere” i suoi privilegi e il giornale.

Caro ingegnere, l’aver realizzato qui la manifestazione (o anche altre iniziative) avrebbe sostenuto questo giornale, insieme magari a qualche investimento (i risultati economici del suo gruppo mi sembra che consentano qualche “larghezza”), nel rispetto di una storia che dura da 134 anni e in cui la città si riconosce.

La politica che il suo gruppo sta facendo riguardo al Piccolo mi pare stia dando pessimi risultati, come la perdita di copie e di ruolo che si estendeva anche oltre i nostri confini.
 
La prego di riflettere su queste considerazioni di un vecchio redattore del Piccolo, affezionato al suo giornale e alla sua città.

Pierluigi Sabatti
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Gentile Signor Sabatti,
 
il contenuto della sua lettera mi conferma, qualora ce ne fosse stato bisogno, quanto sia stata giusta la scelta di Udine, con una partecipazione di pubblico davvero straordinaria. 
 
Infatti nella sua lettera lei fa riferimento a un mondo che non c'è più o, per meglio dire, nel quale la sua bellissima città ha perso troppe occasioni per sfruttare la sua posizione geografica - oltre che storico-culturale - che la rendevano il porto naturale del Mediterraneo per tutto il nord dell’Europa.
 
In questa concezione di un mondo che Trieste si è lasciata sfuggire, vorrei ricordarle più specificamente la crisi dell’editoria quotidiana che ci ha COSTRETTO ad azioni di adattamento dei mercati diffusionali e pubblicitari, che per fortuna sono state efficaci e tempestive.
 
Il direttore e la redazione de Il Piccolo lo hanno capito, sottoscrivendo ultimamente un accordo che è stato considerato soddisfacente, pur con i sacrifici imposti dalla situazione.
 
Continui a comperare Il Piccolo, perché è pieno di notizie dalla regione e dal mondo ed è scritto da validi giornalisti in armonia con un ottimo direttore.
 
Cordiali saluti, Carlo De Benedetti
 
 
 
 
 
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Grazie Ing. Carlo De Benedetti

per la risposta da Lei data in difesa dello splendido pubblico friulano presente in questi giorni a Udine alle giornate della "Repubblica delle idee".

Un pubblico europeo, come europea è la storia millenaria del Friuli e di Udine.

Un Friuli da sempre plurilingue e pluriculturale che ha ospitato a Udine - salone del Parlamento, nel Castello che si può ammirare in pieno centro storico - il più antico Parlamento d'Europa (1231 -1805).

Un Parlamento di cui evidentemente a Trieste si ignora perfino l'esistenza. Così come Trieste pare ignorare che lo Stato Patriarcale fu uno Stato in cui la convivenza di lingue e culture non diede luogo a conflitti, ma bensì ad una pacifica integrazione, unico caso in tutta Europa.

Uno Stato la cui istituzione nell'anno 1077, da 40 anni viene ricordata il 3 di Aprile di ogni anno in quella parte del territorio regionale che va dal Livenza al Timavo (ossia la quasi totalità del territorio regionale con esclusione della sola provincia di Trieste), territorio che dall'epoca longobarda si chiama "Friuli".....senza alcuna aggiunta!

Il nome "Venezia Giulia" dovrà attendere il nazionalismo italiano del 1863 per essere inventato in una rivista milanese..... 

 

 LA REDAZIONE DEL BLOG

 
  
  
N.B. Dal sito internet
http://www.forumeditrice.it/cirf-didattica-online/storia-parlamento-patria-friuli.html
 
Il Parlamento della Patria è un istituto di governo adottato dai patriarchi a partire dalla seconda metà del XIII secolo (ma il primo atto rimastoci è del 1231). L’assemblea comprendeva rappresentanze dei centri principali, che occupavano la porzione laica dei seggi, unitamente al clero e alla nobiltà. Le funzioni di governo demandate al Parlamento riguardavano la difesa, organizzata su base comunitaria, la fiscalità e, in parte, l’amministrazione della giustizia. L’insieme delle leggi emanate dal Parlamento costituirono il fondamento delle Costituzioni della Patria del Friuli. La prima raccolta di questo codice di norme, che avrebbe regolato la convivenza friulana nei secoli a venire, risale al patriarca Marquardo di Randeck (1365-1381). Il corpus delle leggi fu periodicamente rinnovato nei secoli successivi. Con l’avvento della Dominante, larga parte delle prerogative del Parlamento furono assorbite dalle magistrature centrali dello Stato veneto, svuotandolo, di fatto, di funzioni. Tuttavia, anche in ragione della portata simbolica delle riunioni dell’assemblea per una società fortemente segmentata per ceti, la sua attività proseguì fino all’avvento dell’amministrazione francese nel 1805, che lo sciolse in quell’anno.
 
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lunedì 23 marzo 2015

REGIONE - RIFORMA ENTI LOCALI: I NODI VENGONO AL PETTINE?


REGIONE

RIFORMA ENTI LOCALI

I NODI

VENGONO AL PETTINE?




La riforma degli enti locali voluta dalla Presidente Serracchiani e dall'Assessore Panontin, tiene conto della realtà identitaria, storica e geografica del Friuli? Ossia, tiene conto anche del territorio o è solamente basata sui numeri della popolazione e su principi aziendalistici?

Personalmente dubito che Serracchiani e Panontin sappiamo “cos'è” il Friuli e sono fortemente convinta che questa riforma degli enti locali sia essenzialmente una riforma tecnocratica aziendalistica imposta dall'alto.

Il Friuli è una regione con una storia unitaria millenaria, un territorio ricchissimo di diversità sia linguistiche che culturali. E' soprattutto un territorio con una caratteristica importante: è formato da tante piccole e medie comunità dalla forte identità. Realtà, quest'ultima, che chi è sradicato, urbanizzato e ha il mito della globalizzazione, fa tantissima fatica a rispettare e comprendere.

Il “campanile” non è affatto un elemento negativo nel momento in cui significa “solidarietà sociale” ed è un dato “identitario”. Chi sa “chi è” non teme la globalizzazione ed è aperto al mondo. E' lo sradicato, chi è privo di identità che teme l'incontro con il “diverso” linguistico e culturale.

Fa scuotere la testa la pretesa di Panontin di imporre dall'alto la fusione dei Comuni sulla base esclusiva del numero degli abitanti, ossia sulla base di un dato esclusivamente aziendalistico tecnocratico.
Ma ogni territorio, ogni comunità ha anche gli anticorpi per opporsi alla sua cancellazione.

Il “salt, onest e lavorador” riferito al Friuli, è un falso e recente slogan. Peccato che i politici regionali siano ignoranti in storia friulana. La ricostruzione del Friuli terremotato non fu affidata prioritariamente ai Sindaci per dono divino o grazie ad una classe politica illuminata, ma perchè così lo pretesero con forza le comunità friulane terremotate.

Forse Panontin e Serrachiani dovrebbero studiare questa pagina di storia recente del Friuli prima di procedere a gran passi con una riforma degli enti locali di stampo esclusivamente aziendalistico.

O forse preferiscono sperimentare cos'è il “ribellismo friulano”? Mi pare che i segnali siano già chiari e forti: e questo è solo l'inizio...

 
Roberta Michieli – Tavagnacco

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La lettera è stata pubblicata sul quotidiano IL MESSAGGERO VENETO mercoledì 4 marzo con il titolo “Gli errori della Regione”; e giovedì 5 marzo sul settimanale della Arcidiocesi di Udine, LA VITA CATTOLICA, con il titolo “Il campanile permette di aprirsi al mondo”.

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Dal quotidiano Il Messaggero Veneto (Ud)

Ricorso anti Unioni, aumenta la fronda tra i Comuni friulani 

 
Secondo i promotori le adesioni sarebbero già quaranta. Nella lista anche le amministrazioni di Codroipo e Gemona
 
 
di Maura Delle Case
 
19 marzo 2015
 
"La chiamata alle armi inizia a dare i suoi frutti. La trincea a farsi affollata. Quaranta e oltre sono i Comuni del Friuli Venezia Giulia pronti a impugnare tutti gli atti e i provvedimenti attuativi della riforma degli enti locali licenziata dal Consiglio regionale poche settimane fa. Una ventina hanno già approvato in giunta la delibera d’impugnazione, altrettanti sono in procinto di farlo. (...)"
 

giovedì 19 marzo 2015

FIESTE DAL FRIÛL - UN ORDINE DEL GIORNO CHE DIVIDE LA REGIONE



 
FIESTE DAL FRIÛL

UN ORDINE DEL GIORNO

CHE DIVIDE LA REGIONE



Comitato per l'Autonomia e il Rilancio del Friuli



COMUNICATO STAMPA

17 marzo 2015 

 
CHI DIVIDE LA REGIONE


 

L'intero Consiglio comunale di Trieste ha votato all'unanimità (!) contro l'istituzione della Festa della Patria del Friuli del 3 aprile.

 
Non è una novità questa incredibile animosità della politica triestina contro tutto ciò che sa di friulano considerata la pari delibera votata dal Consiglio comunale di Trieste contro la legge regionale 29/2007 che recepiva la legge statale 482/99 per la tutela minoranza linguistiche, salvo poi fare quadrato su ogni privilegio e super-finanziamento destinato a Trieste.
 
Dunque i popoli del Friuli (popoli che per tantissimi secoli hanno condiviso una storia comune in un territorio ancor oggi plurilingue e pluriculturale e che include tutta quella parte del territorio regionale che va dal Timavo alla Livenza, con esclusione di Trieste) non dovrebbero, secondo i rappresentanti della città alabardata, nemmeno ricordare la propria storia, le proprie origini.
 
Triste e, soprattutto, indegno di una città che può vantare ben altra storia e cultura, ma che oggi, a quanto pare, è ridotta a queste polemiche.
 
E chissà cosa direbbero a Trieste se un centinaio di Consigli comunali del Friuli cominciassero legittimamente ad inondare la Regione, i giornali e le televisioni di ordini del giorno contro i finanziamenti per la Barcolana o per quelli, ben più consistenti, a teatri e circoli culturali giuliani.
 
La divisione all'interno della regione la crea questo ordine del giorno votato a Trieste, non certo il ricordo di una data fondamentale per i popoli del Friuli e per i friulani in particolare.
 
 
Ai consiglieri regionali che voteranno oggi per la festa del 3 aprile il nostro sincero ringraziamento.



Comitato per l'Autonomia
 
e il Rilancio del Friuli

il Presidente

dott. Paolo Fontanelli

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Il Comunicato Stampa è stato pubblicato sul settimanale dell'Arcidiocesi di Udine, LA VITA CATTOLICA, giovedì 19 marzo 2015, rubrica "Giornale aperto", con il titolo "FIESTE DAL FRIÛL, INDEGNO IL VOTO DI TRIESTE";

e sul quotidiano IL GAZZETTINO di Udine in data 19 marzo con il titolo "L'ASTIO DI TRIESTE CONTRO IL FRIULI" 

 



sabato 14 marzo 2015

LA REGIONE ALL'EXPO "NASCONDE" IL FRIULI - ARIA DI FVG? UN OGM ALL'EXPO.


 

La Regione
 
all'Expo
 
"nasconde" il Friuli
 
 
Aria di FVG?
 
 
Un Ogm all'Expo



(…) Uno dei più straordinari prodotti alimentari friulani, apprezzatissimo anche all’estero, è il prosciutto di San Daniele, che si presenta come un ottimo veicolo per promuovere turisticamente l’intero «terroire» della fascia collinare friulana. Non solo gastronomia, dunque, ma anche natura, storia, cultura. E San Daniele, in questo, non ha da invidiare nulla a nessuno. Questo, però, purtroppo, potrà accadere solo in parte per una scelta che definire sciagurata è poco.

Il prosciutto, come tutti i friulani sanno, da molti anni ha la sua festa, anzi la sua «Aria di Festa»,(..)
Ebbene, cosa ha pensato la Regione? (…) in occasione di Expo 2015 (...) «Aria di festa» si chiamerà «Aria di Friuli-Venezia Giulia», denominazione che (non abbiamo dubbi in proposito...) si trasformerà, in brochure e annunci pubblicitari, in Aria di FVG.
Insomma, un prodotto culturale «geneticamente modificato», che con una denominazione burocratico-amministrativa nasconde a milioni di visitatori dell’Expo il vero «terroire» della nostra eccellenza gastronomica, cioé il Friuli.
E non vale la giustificazione che, per allargare la promozione al territorio, la festa coinvolgerà altri 12 comuni, perché si tratta di realtà esclusivamente friulane: Gemona del Friuli, Ragogna, Fagagna, Udine, Spilimbergo, Codroipo, San Giorgio della Richinvelda, Valvasone-Arzene, Maniago, Cividale, Corno di Rosazzo e Aquileia.
Quindi, perché non chiamarla «Aria di Friuli»? Sarebbe sicuramente un messaggio più chiaro (almeno ci troverebbero sull’atlante) e attraente (un popolo, una lingua, una cultura...e non un acronimo senza volto) per i turisti cinesi, americani o russi.
Ma agli elettori triestini, chi glielo spiega?
Roberto Pensa
(Direttore Responsabile settimanale "La Vita Cattolica")

Leggi tutto l'articolo

dal sito on-line

del settimanale

LA VITA CATTOLICA




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L'articolo a firma di Roberto Pensa, è stato pubblicato sul settimanale "La Vita Cattolica", come editoriale di prima pagina, edizione del 12 marzo 2015, con il titolo “Aria di FVG? Un Ogm all'Expo”

A partire da sabato 14 marzo l'editoriale a firma di Roberto Pensa  può essere commentato sulla pagina Facebook de "La Vita Cattolica": 
 

 
 

venerdì 13 marzo 2015

FIESTE DAL FRIÛL - IL 3 DI APRILE NON DIVIDE MA UNISCE


 

Il 3 aprile


"FIESTE DAL FRIÛL"


non divide ma unisce


I sindaci di
"Laboratori di Autonomie"
si esprimono

 
da Facebook

di "LABORATORI DI AUTONOMIE"
 
https://www.facebook.com/pages/Laboratori-di-Autonomie/1509633949277094?fref=photo

 
E in corso una accesa polemica sulla proposta di legge in discussione nel Consiglio regionale per l’istituzione della “Fieste de Patrie dal Friûl” da celebrarsi il 3 aprile. I sottoscritti, a nome dei 16 sindaci firmatari dei principi del “Laboratori di Autonomie”, ritenendo di poter portare un contributo utile, esprimono quanto segue:

La Storia ci dice che il 3 aprile del 1077 l'imperatore Enrico IV diede l’investitura al Patriarca Sigeardo, ovvero il potere temporale su di un vasto territorio che ebbe sempre il Friuli al suo centro e che per molti secoli, sia con il patriarcato sia sotto la dominazione veneziana, ebbe il nome di “Patria del Friuli” o semplicemente “Patria”. Fu proprio questa la situazione politica ed istituzionale che definì e definisce tuttora la fisionomia del “Friuli” e ciò che con questo nome si esprime.

Con orgoglio possiamo poi ricordare che nello stato patriarcale si costituisce il parlamento più antico d’Europa, il “Parlamento della Patria del Friuli” che riassume, nei suoi componenti, da un lato la specificità e l’unitarietà territoriale del Friuli, dall’altro la sua particolarissima pluralità linguistica e culturale.

Basti ricordare che il 3 aprile 1077 l'imperatore Enrico IV e il patriarca (Sigeardo di Beilstein) erano tedeschi, la lingua ufficiale era il latino e i popoli che abitavano, e abiteranno fino ad oggi, il Friuli, erano e sono di lingua friulana, slovena, tedesca, con antiche parlate venete a Marano e a Grado. E se andiamo a vedere la composizione del Parlamento della Patria, cui partecipavano un centinaio tra nobili, ecclesiastici e comunità (e in seguito anche i rappresentanti delle ville rurali “la Contadinanza”), ci accorgiamo della pluralità linguistica presente. Ad esempio c’erano i rappresentanti delle "terre" di Marano (di parlata maranese), di Molfalcone (bisiaco), di Sacile (veneto). Come anche i Castellani di Tolmino (sloveno), di Porcia, di Gruaro, di Aviano, di Azzano, di Meduna, di Maniago (di là da l’aghe) . Il posto più importante nel Parlamento della Patria (dopo il Patriarca e, in seguito, dopo il Luogotenente veneziano) lo occupava il vescovo di Concordia, con giurisdizione sul mandamento di Portogruaro e l’attuale provincia di Pordenone. Le discussioni parlamentari avvenivano prevalentemente in friulano.

La Patrie dal Friûl, con il suo Parlamento che funzionò dagli inizi del 1200 al 1805, ha rappresentato quindi un esempio di convivenza linguistica e culturale unica in Europa. Uno stile di convivenza, una diversità linguistica, un modo di vivere impresso nella cultura del Friuli e che gli stati nazionali e i nazionalismi dell’ultimo secolo, grazie a battaglioni di politici, funzionari, maestri, sacerdoti, giornalisti, hanno cercato in ogni modo di combattere e ridurre a “minoranza”.

C’era quindi una forte capacità di apertura e di dialogo con le tante diversità culturali di chi ha da sempre abitato queste terre e di quanti queste terre nei secoli hanno accolto; capacità di cui oggi – tempo in cui domina l’omologazione e il pensiero unico non solo in chiave culturale ma anche socioeconomica – si sente terribilmente la mancanza.

l 3 aprile è quindi una data che unisce e non una data che divide. Perché il 3 Aprile dovrebbe finalmente diventare la festa di tutto il Friuli, non solo di quello parlante friulano, ma anche di quello parlante sloveno, tedesco e altre lingue e dialetti.

Riteniamo pertanto positivo che la Regione ufficializzi la festa del 3 aprile, festa che comunque già si celebra da oltre 40 anni in moltissimi luoghi del Friuli e del mondo dove ci sono friulani.

Il 3 aprile non deve però essere un momento nostalgico o epico ma deve servire per ragionare sul momento presente e sul futuro del Friuli e delle comunità che lo costituiscono. Deve servire per conoscere le proprie radici, per prendere coscienza di quali siano le fondamenta della propria cultura, deve servire quindi per definire la propria identità. Per sapere chi siamo ma anche, proprio grazie all’esperienza plurilingue e multiculturale della “Patrie dal Friûl”, per relazionarci in modo positivo con altri popoli e altre culture, in particolare verso quella dimensione europea cui il Friuli ha sempre guardato.

Il 3 aprile, quindi, non va visto come la festa di chi parla friulano, ma di tutti i friulani che, al di là della lingua parlata, abitano il Friuli dalla Livenza al Timavo o che sono “ator pal mont”. E soprattutto, contrariamente a molte feste patriottiche degli stati nazionali, il 3 aprile non esalta il primato di un popolo contro altri ma, proprio per quel suo essere composto da tante diversità, proprio per il richiamo a quell’esempio di millenaria convivenza di popoli, diventa un forte simbolo di unione e di condivisione in quel luogo che si chiama Friuli.

 

Per i Sindaci del Laboratori di Autonomie
 

Diego Navarria,
 
Sindaco di Carlino
 
Massimo Moretuzzo,
 
Sindaco di Mereto di Tomba


lunedì 9 marzo 2015

SEMPRE MENO FRIULI NEI NOMI - Comunicato Stampa








Comitato per l'Autonomia e il Rilancio del Friuli





COMUNICATO STAMPA

 



SEMPRE MENO FRIULI NEI NOMI



E' bello girare il mondo e potersi qualificare come “friulano” ovvero “udinese”. Sono termini che identificano ovunque emigranti operosi, una ricostruzione post-terremoto encomiabile, prodotti di qualità, perfino una squadra di calcio meritoriamente famosa.
 
Poi si torna in regione e si trova che gli enti del Friuli orientale, in Provincia di Gorizia, vogliono identificarsi come “della Venezia Giulia” usando una denominazione utilizzata a pieni mani dal passato regime fascista per scopi non propriamente nobili e privo di alcuna memoria storica; che per Pordenone, almeno “entro le mura”, qualunque denominazione che non contenga il nome Friuli può andare bene e che la Regione impone ovunque l'impronunciabile “friuliveneziagiulia”.
 

Da notare che le altre “due Venezie”, ossia Venezia Euganea o Propria e Venezia Tridentina, da un pezzo sono già state confinate, e giustamente, nei libri di storia.
 
Proprio nessuno nel 2015 si sognerebbe di denominare le provincie di Trento e di Bolzano, con il nome “Venezia Tridentina”, ma il neo irredentismo italiano con base a Trieste, sul confine orientale ha evidentemente ancora bisogno di un “nome politico” che confermi a tutti che “le terre perdute” con la sconfitta nella seconda guerra mondiale, non sono plurilingui e pluriculturali, come in realtà sono sempre state nella loro lunga storia, ma – nel nome della Repubblica di Venezia e dell’Impero romano - sono solo ed esclusivamente italianissime. Peccato che la Repubblica di Venezia non abbia mai messo piede né a Gorizia, né a Trieste....
 
Forse bisognerebbe consultare qualche esperto di psicologia della regressione, per capire questa foga nel cancellare o negarsi il nome di Friuli che pur ha una valenza storica ed economica innegabile ed assolutamente qualificante. 


Pare che ai friulani resterà la possibilità di celebrare la festa del 3 aprile, sperando che nel frattempo molti insegnanti si studino la storia del Friuli e qualche politico di sinistra rilegga quanto scriveva nel 1936 il catalano Andreu Nin.


Udine, 1 marzo 2015

COMITATO PER L'AUTONOMIA
 
E IL RILANCIO DEL FRIULI

Il Presidente

PAOLO FONTANELLI

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Il Comunicato Stampa è stato pubblicato mercoledì  4 marzo sul quotidiano IL GAZZETTINO di Udine; giovedì 5   marzo sul settimanale dell'Arcidiocesi di Udine LA VITA CATTOLICA.

Il Comunicato Stampa è stato pubblicato anche sul quotidiano IL PICCOLO di Trieste.

 

mercoledì 4 marzo 2015

REGIONE - IL BUS SCONTATO PER GLI ESULI ISTRIANI???


REGIONE

Il bus scontato per

gli esuli istriani ??? 

 

Presidente Serracchiani,

cosa aspetta ad abrogare
questo assurdo
e costosissimo privilegio?
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Dal sito internet del quotidiano

IL PICCOLO di Ts


(,,,) Ma le tessere dell’autobus, mai chieste, potrebbero arrivare a prezzi stracciati. Per gli esuli l’abbonamento annuale sarebbe gratuito, o quasi: 5 euro e 15 centesimi anziché i 343,50 richiesti. Questo, almeno, prendendo alla lettera le leggi regionali in materia. Meglio usare il condizionale visto che, questa volta, a bisticciare con la Storia ci si mette pure la Burocrazia.

(…) A partire dal legislatore di centrodestra che, per “par condicio”, animato da spirito di rivalsa e giustizia nei confronti dei partigiani, così pare, nel 2007 aveva pensato di infilare in una norma sul trasporto pubblico un comma ad hoc. In mezzo a invalidi, ciechi e sordomuti, nel calderone dei beneficiari delle agevolazioni ci sono finiti pure gli istriani, i fiumani e i dalmati di tutto il Friuli Venezia Giulia. (...)




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Serracchiani sdogana

il bus scontato per gli esuli



"La vicenda delle tessere bus agevolate per gli esuli, la battaglia di Bruno Marini, si chiude con il lieto fine. Perché a intervenire, stavolta, è direttamente la presidente della Regione Debora Serracchiani.
 
La governatrice prende carta e penna e conferma, in una nota, quanto già annunciato dall'assessore provinciale Vittorio Zollia:  il beneficio rientrerà nel prossimo bando di gara del Trasporto pubblico locale. Per gli istriani, così come per le altre categorie (…)
 
La governatrice ha deciso di intervenire personalmente sulla questione «in quanto ho ritenuto necessario fare rapidamente chiarezza su un problema che ha toccato la sensibilità di persone, per lo più anziane e già colpite dall’ingiustizia della storia». "
 

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COMMENTO



Presidente Serracchiani,

ma si rende conto  che chi è nato in Istria tra il 1940 e il 1947,  quando è arrivato esule con la  sua famiglia nella nostra Regione era un lattante o un bambino di pochi anni? Si rende conto che queste persone vivono tra noi da almeno 67 anni (se nate nel 1947) ed hanno già goduto, come esuli istriani, di importanti benefici?

Vogliamo ricordarne alcuni? Ci risulta che ben il 15% di tutti i posti di lavoro sia pubblici che privati sia stato riservato per legge ai profughi istriani e su tutto il territorio nazionale. Idem nella assegnazione delle case popolari. Benefici che oltre tutto hanno pesantemente penalizzato soprattuttto i triestini e i goriziani che si sono visti superare nelle graduatorie dagli esuli istriani di allora.
 
Presidente Serracchiani, a distanza di 70 anni a quale titolo gli esuli istriani, arrivati bambini di pochi anni  in regione, hanno diritto ad uno sconto generosissimo sull'abbonamento all'autobus (5 euro e 15 centesimi anziché i 343,50 richiesti precisa l'articolo del Il Piccolo di Trieste)?  Non ritiene che questa tipologia di sconti vada riservata alle categorie protette che effettivamente hanno titolo per pretenderla? 
 

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