lunedì 30 luglio 2018

PARCO DEL MARE (TRIESTE) - UNA UTOPIA DANNOSA PER TRIESTE E TUTTA LA REGIONE!!


PARCO DEL MARE
(TRIESTE)

UNA UTOPIA DANNOSA

PER TRIESTE E TUTTA LA REGIONE!!

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Dossier

1) "Parco del Mare dannosa utopia" di Paolo Rumiz.

Lettera inviata dal giornalista e scrittore triestino Paolo Rumiz al quotidiano "Il Piccolo" che l'ha pubblicata il 25 gennaio 2017. Paolo Rumiz è da sempre fortemente contrario al progetto dell'acquario che dovrebbe sorgere nell'area contigua al Pedocin e alla Lanterna

25 gennaio 2017

Ha ragione il signor sindaco di Trieste a voler fare il parco del mare entro la fine del mandato: così i debiti dell’operazione li pagherà il suo successore. Difatti egli sa benissimo - e se non lo sa è grave - che in Italia non esiste un solo acquario in attivo. Quello famoso di Genova, che arranca come visitatori, è una macchina infernale già superata: enormi masse d’acqua da ripulire, vasche da riscaldare, pesci che muoiono continuamente. Gli effetti collaterali sarebbero tali anche a Trieste che al prossimo candidato-sindaco basterà raccogliere firme contro il progetto per una decina di giorni davanti al “Pedocin” per vincere le elezioni. Suggerisco già il nome del nuovo partito: “La Lanterna”. Un simbolo imbattibile.”



2) Così si è espressa nel tempo la politica regionale…


A) "Nel 2014 il vicepresidente regionale di centrosinistra Sergio Bolzonello stronca il Parco: «Neanche un euro, progetto inattuabile». Nel 2014, quando Paoletti tira fuori la destinazione di Porto Lido, la Regione cambia idea. Nel settembre del 2015 il progetto viene presentato all’ente pubblico: lo firma l’architetto statunitense Peter Chermayeff, autore degli interventi all’acquario di Genova e dei parchi acquatici di Boston, Osaka, Baltimora e Lisbona. Il disegno iniziale è maestoso, poi viene liofilizzato per ridurre costi di gestione e spazi.”
 

B) Così l’attuale sindaco di Trieste Dipiazza il 27 aprile 2010; oggi, anno 2018, è favorevolissimo al Parco del mare… con i soldi della regione, ovviamente!


Da IL PICCOLO di Trieste, 27 aprile 2010: 


 

C) Maggio 2018: Fedriga nuovo garante del "Parco del mare" di Trieste.



D) E oggi (28 luglio 2018) a Trieste in Consiglio comunale - sindaco Dipiazza -  stanno perfino imbrogliando le carte: si scrive "Porto Lido" e si legge "Parco del mare!!

"TRIESTE Il Parco del mare è passato in Consiglio comunale sotto il falso nome di Porto Lido. Il limite dei 10 metri di altezza uscito dalla porta (con la variante numero 3 del Prg) e rientrato dalla finestra (con un ordine del giorno della maggioranza). Nella variante di assestamento approvata ieri in Consiglio comunale non si fa cenno progetto di Antonio Paoletti. Il riferimento riguarda il progetto di “Porto Lido” approvato il 13 marzo 2007. Un progetto destinato a non vedere la luce. Eppure, la deroga ai 10 metri di altezza, richiesta dall’Autorità portuale in cambio della variazione della linea di costa della Piattaforma logistica, è stata attribuita all’unanimità al progetto del Parco del mare che, nelle intenzione di Antonio Paoletti, dovrebbe subentrare a Porto Lido nell’area della Lanterna. (…)"

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CONCLUSIONE

C'è qualche UTOPIA triestina che la Giunta regionale (poco importa chi è il Presidente di regione….) non sia disponibile ad “appoggiare e finanziare”, ovviamente finanziare con i soldi di tutti i cittadini del Friuli-Venezia Giulia (di cui il Friuli è il 90% del territorio regionale e l'80% della popolazione regionale) e senza alcuna valutazione critica Pare proprio di no….
 
Dopo aver ripianato i debiti plurimilionari  del teatro lirico Verdi di Trieste, tutta la regione dovrà ripianare i costi insostenibili del "parco del mare" triestino?  Pare proprio di Sì!!

LA REDAZIONE DEL BLOG
 
 

domenica 29 luglio 2018

LA QUESTIONE FRIULANA - COMUNICATO STAMPA del 5 luglio 2018


COMITATO PER L'AUTONOMIA 
E IL RILANCIO DEL FRIULI

COMUNICATO STAMPA
5 luglio 2018

 

LA QUESTIONE FRIULANA

Non si era mai visto che 19 consiglieri regionali giurassero in friulano. Un fatto trasversale che possiamo interpretare come segno di una identità riscoperta, in una fase storica in cui questo avviene un po' ovunque ma che è particolarmente importante per il Friuli. Forse.
Forse, poichè nei primi mesi di questa legislatura regionale appare evidente l'attenzione del presidente Fedriga per l'area triestina, dove sembrano crescere idee di una autonomia locale. Presidente che pare continuare per ora nel solco della triestinocentrica Giunta Serracchiani.
Non una parola, per ora, su come le risorse regionali, decurtate o rimpinguate che siano, debbano venir ripartite tra Friuli e Trieste, permanendo gli attuali evidentissimi squilibri.
Due esempi:
- la spesa sanitaria sulla base dei "costi standard" non è stata rispettata nella capitale regionale e Trieste ha ricevuto un rifinanziamento cospicuo per ripianare lo sforamento mentre le altre Aziende sanitarie hanno tirato la cinghia, o meglio l'hanno tirata i friulani (soprattutto carnici, quelli di qua e di là “da l'aghe”, goriziani e Basso Friuli!). Oltre al fatto che non un posto letto è stato tagliato a Trieste! Forse sarà una idea alla friulana ma, oltre che - giustamente - chiedere maggiori risorse bisognerebbe chiedere che queste siano gestite in modo uniforme sul territorio e senza sprechi (vedasi Corte dei Conti). I consiglieri friulani sapranno fare "cartello" nei confronti dei colleghi triestini, in particolare di quelli del rinnovato "fondo Trieste" ?
- l'università del Friuli ha perso un po' di posizioni nella graduatoria nazionale perché, secondo le cronache giornalistiche, è penalizzata rispetto a Trieste per le poche borse di studio a disposizione. Strano. Strano poichè l'Ente regionale per il diritto allo studio (ARDISS) che ha sostituito il vecchio ERDISU dovrebbe distribuire equamente le risorse. Dovrebbe, nel silenzio della politica friulana.
Emerge quindi con forza il tema della questione friulana: non basta un giuramento in friulano, serve la precisa volontà di rappresentare quella minoranza, quel popolo con progetti di sviluppo, di crescita economica e sociale, di difesa delle risorse in qualunque forza politica ci si riconosca.
Ovvero servirebbe la volontà di costituirsi in una forza di raccolta e rappresentanza del territorio, come succede in Scozia, in Catalogna, in Sudtirolo o in Val d'Aosta, non per una antistorica chiusura identitaria ma per il futuro del Friuli.
Questo si aspettano dalle forze politiche autonomiste votate recentemente i tanti elettori friulani che le hanno sostenute.

Per il Comitato per l'autonomia e il rilancio del Friuli
il Presidente - Dr. Paolo Fontanelli