martedì 31 maggio 2011

INFRASTRUTTURE: Il Friuli - Venezia Giulia ridotto ad un corridoio.



Dal sito internet di

“CARTAESTNORD”


Infrastrutture:

Il Friuli–Venezia Giulia

ridotto ad un corridoio


Venerdì 13 Maggio 2011

Andrea Wehrenfennig

(Legambiente del Friuli - Vg)

Di seguito l'approfondito intervento di Andrea Wehrenfennig (Legambiente del Friuli-Venezia Giulia) al convegno «La democrazia alla prova – Il futuro della partecipazione dei cittadini ai progetti di infrastrutture di trasporto».

La politica dei trasporti della Regione Friuli-Venezia Giulia si pone l’obiettivo di rendere la regione una piattaforma logistica al servizio dei traffici internazionali sull’asse Nord-Sud e su quello Est-Ovest. In realtà essa rischia di ridursi alla promozione di nuove grandi opere infrastrutturali, che dovrebbero attraversare le aree regionali dotate del maggiore valore ecologico. In questo modo il territorio regionale verrebbe attraversato da sempre maggiori flussi di traffico su strada, con tutte le conseguenze negative in termini di inquinamento ed esternalità negative, senza invece produrre le attese ricadute sull’economia locale.

Il Piano regionale delle infrastrutture e della logistica prevede una serie di nuove grandi opere infrastrutturali, di cui le maggiori sono già state inserite nella Legge Obiettivo. Tra di esse una nuova linea ferroviaria Venezia-Trieste ad Alta Velocità/Alta Capacità, la terza corsia dell’autostrada A4 Venezia-Trieste, la trasformazione in autostrada della Villesse-Gorizia, la nuova autostrada a pedaggio Cimpello-Sequals-Gemona e il collegamento autostradale A23-A27 Carnia-Cadore.
Queste due ultime opere, insieme alla TAV Venezia-Trieste, vanno ad impattare sulle aree più sensibili dal punto di vista ecologico della regione: il Carso, la montagna, diversi fiumi.

Il Piano dichiara la volontà di riequilibrare il trasporto di merci e persone trasferendolo dalla strada alla rotaia, ma viene smentito dalla scelta di sviluppare contemporaneamente nuove grandi opere sia autostradali che ferroviarie, con costi altissimi e finanziamenti non disponibili, per cui alla fine le opere autostradali vengono finanziate tramite la società regionale Autovie Venete e realizzate, mentre quelle ferroviarie restano in attesa di inesistenti contributi statali......

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sul sito internet di "CARTAESTNORD"



sabato 28 maggio 2011

23 luglio 2008 - Il Governo: "Insegnate in friulano"





23 luglio 2008
IL GOVERNO:
“INSEGNATE IN FRIULANO”
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28 maggio 2011
L.R. 29/2007
( Norme per la tutela, valorizzazione e promozione della lingua friulana)

QUESTA LEGGE REGIONALE
E’ ANCORA TOTALMENTE
NON ATTUATA PERCHE' PRIVA
DI TUTTI I REGOLAMENTI APPLICATIVI!
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Estratto dall’articolo a firma di Antonella Lanfrint
pubblicato sul quotidiano Il Gazzettino – Udine
 martedì 12 agosto 2008

Non si impara solo la lingua, ma si usa la lingua per apprendere. Sta qui per il ministero all'Istruzione il valore dell'insegnamento veicolare delle lingue minoritarie riconosciute con la legge 482, di cui nel 2009 si celebrano i dieci anni dalla promulgazione. Tra le 12 lingue minoritarie riconosciute dal Parlamento c'è anche il friulano. Lo mette nero su bianco l'ultima Circola­re inviata alle scuole dal dicastero retto da Mariastella Gelmini, dando ai progetti che useranno la lingua veico­lare nelle scuole la priorità nella di­stribuzione dei finanziamenti.
«L'uso veicolare e contestuale delle lingue minoritarie per l'insegnamento dei contenuti disciplinari del currico­lo come la storia, la geografia... - si legge nel documento del 23 luglio -, ha trasformato le stesse lingue storiche in lingue vive, rendendo il loro ap­prendimento efficace: non si impara solo ad usare la lingua, ma si usa la lingua per apprendere».
In Friuli Venezia Giulia tesi non certo nuove, se non fosse che ora a sostenerle non sono i cosiddetti "friulanisti" o qualche docente universita­rio deciso a spiegare da queste parti ciò che in Europa è dato acquisito. Questa volta è il ministero dell'Istruzione del Governo Berlusconi,  (…). Senonché, ora è la stessa Direzione generale per l'autonomia scolastica ad emanare da Roma la Circolare in cui si ribadisce, tra l'altro, il valore del­l'uso veicolare delle lingue minoritarie e, a scanso di equivoci, la stessa Direzione ricorda pure gli estremi di legge che rendono non solo possibile, ma doveroso tale insegnamento. «La legge 482 - ricorda il ministero - ha introdotto, in particolare agli articoli 4 e 5, specifiche disposizioni in materia di promozione della lingua delle minoranze, sia co­me strumento di svolgimento di attività didattiche nella scuola materna e di insegna­mento delle discipline nella scuola elementare e secondaria di 1° gra­do, sia come oggetto specifico di apprendimento».
Di più. Poiché il documento è stato emanato per dettare i criteri con cui saranno finanziati i progetti di insegnamento delle scuole per l'anno sco­lastico 2008/2009 (domande entro il 30 settembre, da redigersi obbligatoria­mente in italiano e nella lingua mino­ri taria), al primo punto si segnala alle scuole, di cui ha ben presente l'autonomia, il valore del metodo Clil: la pratica, cioè, «che integrando la lin­gua con il contenuto, con l'insegna­mento delle discipline attraverso l'uso della seconda lingua, ha permesso di affrontare i contenuti con un approc­cio nuovo, originale e più stimolante». Il metodo, fa sapere ancora il ministe­ro, «ha trovato ampia applicazione nei Paesi europei, con ottimi risultati».
I tecnici della Gelmini, poi, paiono proprio determinati a sostenere la va­lidità della loro «segnalazione», senza timore di ledere l'autonomia scolasti­ca. Avvertono, infatti, che nella distri­buzione dei fondi saranno «privilegia­ti i progetti che utilizzeranno la lingua come strumento per svolgere l'attività didattica». Sarà quindi data «rilevan­za al numero delle discipline, comprese nel curricolo obbligatorio, interes­sate allo studio delle lingue e delle culture delle minoranze».
(…) Il ministero, nell'inviare la sua nota ufficiale, premette che nel 2009 si celebreranno i 10 anni dall'entrata in vigore della legge 482, che ha dato «applicazione al dettato costituzionale e alla normativa europea» e ha svilup­pato un'azione «il cui principio cardi­ne è che le diversità linguistiche costi­tuiscono per l'Italia e per l'Europa una risor­sa, un elemento fonda­mentale di cultura e de­mocrazia».
Tornando alla que­stione di fondo, per quanto ci riguarda l'in­segnamento del friulano, tedesco e sloveno nelle scuole, il ministe­ro ci tiene a puntualizzare che «tutela­re l'apprendimento delle lingue mino­ritarie è indice di salvaguardia del di­ritto all'istruzione nella lingua della comunità alla quale l'alunno appartie­ne».
Antonella Lanfrit





lunedì 23 maggio 2011

Al Visionario di Udin, si scree la Mostre "Riviel di ingjustri"



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Sabide ai 28 di Mai,
Udin, Visionario, 18.30,
scree di
“Riviel di ingjustri”
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Mostre
des taulis originâls dai fumuts sul 1511 dal Premi Friûl, ospit speciâl Luigino Peressini

Sabide ai 28 di Mai a sîs e mieze sot sere (18.30) alì de sale esposizion dal Visionario di Udin si scree “Riviei di ingjustri”, la mostre des taulis origjinâls dai fumuts che e àn partecipât ae edizion 2010 dal Premi Friûl di Onde Furlane che e jere dedicade ae Joibe Grasse dal 1511.
La iniziative e je inmaneade di Informazione Friulana / Radio Onde Furlane e de Associazion 1511 cul jutori dal assessorât pe culture dal Comun di Udin.....

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domenica 22 maggio 2011

Allarme per Valle Grotari: già distrutti molti nidi !






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Allarme per Valle Grotari:

aperta la chiavica,
 
WWf: già distrutti molti nidi


Dal sito internet del settimanale
“LA VITA CATTOLICA"


MARANO LAGUNARE (18 maggio, ore 14.30) - Nella Valle Grotari, paradiso degli aironi situato presso l'abitato di Marano Lagunare, fino a ieri, tutto era tranquillo: i primi pulcini di airone cenerino si erano appena involati dai grossi nidi sugli arbusti, gli aironi rossi stavano covando nel fitto del canneto, così come i tarabusini. Falchi di palude, tuffetti, folaghe e germani reali avevano già i piccoli; anche i moriglioni e l’oca selvatica stavano nidificando: tutto sembrava perfetto ma “qualcuno” ha deciso di rompere l’incantesimo, ovvero di rendere molto difficile l’esistenza a questi animali.

L’allarme viene dal Wwf, che denuncia il grave fatto avvenuto nella giornata di ieri: l’apertura, ad opera di personale incaricato dall'amministrazione comunale, della chiavica (porte a saracinesca) che separa la valle dalla laguna, con il conseguente ingresso dell’acqua salmastra dalla laguna e l’alzarsi del livello dell’acqua di oltre un metro: «Qualcuno – attacca l’associazione –, su evidente disposizione programmata, ha operato in maniera irresponsabile nel momento più delicato per gli uccelli, ossia quello della riproduzione e cova. Con l’apertura della chiavica molti nidi sono già stati danneggiati o addirittura sommersi, a grave danno delle specie di falco di palude, tarabusino, airone rosso, basettino, germano reale, moriglione, folaga, oca selvatica ecc.. Ma non solo! L’acqua salmastra sta spazzando via la ricca fauna di anfibi (rane verdi, raganelle, ululoni, tritoni, elementi primari della catena alimentare di vari ardeidi».

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nel sito internet del settimanale “LA VITA CATTOLICA"



mercoledì 18 maggio 2011

Legge regionale sulle cave: "comuni espropriati della gestione del loro territorio"



Dal quindicinale “DOM

Anno XLVI n. 9

15 maggio 2011

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LEGGE SULLE CAVE
COMUNI ESPROPRIATI

DELLA GESTIONE

DEL LORO TERRITORIO


IL CONSIGLIO REGIONALE ha approvato la nuova normativa che toglie alle amministrazioni locali il potere di decidere.

di R.D.

Nel 2007 ci fu la richiesta di apertu­ra di una cava di pietra piasentina a Cedermas, in comune di Pulfero. Avrebbe rappresentato un nuovo sfregio al territorio delle Valli del Natisone, già costellato da numerose ferite infertegli dai cavatori. Il consiglio comuna­le, sollecitato dall'azione del comitato «Di­fendiamo il Craguenza» che raccolse 1236 firme, all'unanimità diede parere negativo e la cava non si fece. Ora, però, l'opposizione degli enti locali non sarebbe più possibile, in quanto la decisione sulla concessione di nuove attività estrattive spetta alla Regione.
Il Consiglio regionale lo scorso 4 mag­gio ha approvato, infatti, la nuova normati­va. Gli schieramenti hanno votato compat­ti: centrodestra a favore, centrosinistra con­trario. È rientrato, quindi, il dissenso della Lega Nord, che lo scorso marzo, assieme alle opposizioni, aveva rifiutato la volontà di passare sopra la testa dei sindaci e delle amministrazioni locali.

«I comuni sono stati espropriati della ti­tolarità della gestione del loro territorio, laddove si dice che le autorizzazioni pos­sono essere date anche contrariamente a quanto previsto dal piano regolatore co­munale. C'è il rischio che un comune si ri­trovi una cava in casa senza sapere niente», ha tuonato il relatore di minoranza, Gior­gio Brandolin (Pd), che ha sottolineato pu­re «l'incoerenza» della Lega Nord. Anche Stefano Ristette (Sel) ha evidenziato che «la legge in vigore aveva un suo perché, questa ha delle forzature e degli eccessi».
Alessandro Colautti (Pdl) ha sostenuto, invece, che la nuova normativa «permette di uscire da una fase di anarchia, in cui non c'è una visione d'insieme.  Non si può la­sciare al comune un diritto d'arbitrio».  Non è dello stesso avviso Alessandro Corazza (Idv). «Sei mesi di continui ri­mandi — ha dichiarato - che hanno dato tempo a chi ha interessi nel settore di fare quegli affari e compravendite, denunciate durante la lunga discussione in Consiglio regionale, che marchiano l'entrata in vigo­re di questa legge come una brutta pagina per la politica regionale, oggetto di sparti­zioni di un mercato ancora poco aperto. Si sarebbe dovuto mettere la tutela dell'am­biente davanti al "partito dei cavatori", che trova supporter trasversalmente nei due maggiori partiti di maggioranza e opposi­zione, che in Italia fa enormi guadagni da concessioni che non fanno rientrare nelle casse pubbliche più del 4% del profitto: uno sfruttamento dell'ambiente non sostenibile».
In ogni caso le norme approvate sono transitorie. La regolamentazione sull'aper­tura di nuove cave sarà compito del Piano regionale per le attività estrattive. Brandolin ha scommesso, però, che esso «non ve­drà la luce durante il mandato di questo consiglio». Colautti, si è detto certo, inve­ce, che il piano «sarà approvato entro un anno o, comunque, entro la fine della legi­slatura», dunque entro la primavera 2013.

Nelle Valli del Natisone l'approvazione della nuova normativa suscita grande pre­occupazione. Si teme l'apertura di nuove cave, con nuovi danni al territorio e senza alcun vantaggio per la popolazione locale. L'attività delle cave, infatti, contrariamente a quanto si possa pensare, non ha portato nelle valli del Natisone nessun tipo di gua­dagno. Non crea nuovo lavoro in quanto molto materiale viene usato per la costru­zione di scogliere a rinforzo degli argini dei fiumi per il quale non c'è bisogno di un particolare lavoro di modellatura, senza contare che di solito le imprese che si occu­pano delle estrazioni portano spesso con sé gli operai, non coinvolgendo minimamen­te la forza lavoro della zona. Inoltre, nono­stante i comuni ricevano un compenso in denaro da queste imprese, la somma spes­so non è nemmeno sufficiente per sistema­re le strade danneggiate dal transito dei ca­mion carichi di pietra.

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domenica 15 maggio 2011

TAV: MORETTI E LA SCOPERTA DELL'ACQUA CALDA




Dal sito internet del
WWF FRIULI  VENEZIA GIULIA



TAV


MORETTI E LA

SCOPERTA

DELL’ACQUA CALDA


di Dario Predonzan
(Reponsabile energia e trasporti
WWF Friuli Venezia Giulia)


12/5/211 – Il Wwf: “L’ad di Ferrovie dello Stato ha detto cose che tutti gli esperti sanno da tempo: l’alta velocità tra Venezia e Trieste non ha senso perché non c’è un bacino di passeggeri sufficiente”

In fondo, cos’ha detto l’ad di FS, ing. Mauro Moretti, nell’ormai famosa intervista al direttore del PICCOLO del 29 aprile scorso? Cose che tutti gli esperti (quelli veri) di ferrovie sanno da tempo: i treni ad alta velocità non hanno senso se non c’è un bacino di passeggeri sufficiente, perché servono ad unire tra loro grandi città o sistemi metropolitani.
E di sistemi del genere, nella pianura padano - veneta, ad est di Milano, c’è soltanto l’area Padova-Mestre-Venezia (con l’aeroporto di Tessera). Né Trieste, né Lubiana, hanno una dimensione adeguata a giustificare una linea da 300 km/h, laddove basterebbe al massimo un quadruplicamento da 200 km/h che “costa molto meno e dà maggiore servizio al territorio”. E fa anche meno danni all’ambiente, aggiungo io.

Moretti ha detto poi, cosa anche questa ben nota, che “oltre confine non ci sono ancora neppure le progettazioni preliminari”, anche perché – com’è arcinoto – la Slovenia è molto più interessata al raddoppio della linea per il Porto di Capodistria ed ha difficoltà ancora maggiori dell’Italia, nel reperire le somme enormi richieste dalla costruzione dell’ormai mitico “Corridoio V”.

Poi Moretti ha ricordato che la domanda di mobilità su ferro sta crescendo sulla linea Pontebbana, verso Vienna ed i mercati del Nord Europa, linea che però – ancorché moderna (è stata inaugurata nel 2000) – “fa 30/35 treni al giorno e ne potrebbe fare 300”.
Intanto, è il caso di aggiungere, la parallela autostrada A23 scoppia di traffico, che in buona parte potrebbe andare su ferro, se FS lo volesse ed organizzasse in modo decente i propri servizi merci e passeggeri.

Per aver detto queste cose in un impeto di sincerità, Moretti ha scatenato però un coro di proteste indignate bypartisan da quasi tutto il mondo politico regionale e da quello economico. Tondo, Riccardi, Serracchiani, Bassa Poropat, Bandelli e il presidente regionale di Confindustria, Calligaris, hanno infatti ripetuto l’abusato ritornello: la regione non può essere tagliata fuori perché è un “ponte strategico”, la TAV è indispensabile al funzionamento dei porti (!), le forze politiche devono ribellarsi all’ipotesi di Moretti, ecc.
Dimenticando tutti, al solito, di dire che la TAV (progettata con parametri adatti solo ai treni passeggeri veloci) non ha nulla a che fare con il trasporto merci, che la capacità delle linee ferroviarie attuali è più che adeguata ai volumi di traffico generati dai porti del Friuli Venezia Giulia, e così via.

Curiosamente, le reazioni indignate hanno omesso di intervenire su altre due importanti dichiarazioni di Moretti: quella in cui denuncia le gravi difficoltà finanziarie in cui il sistema perverso dei general contractor (voluto da Confidustria e dalle grandi imprese di costruzioni, con l’avallo del Governo) ha lasciato FS, favorendo la crescita fuori controllo dei costi delle infrastrutture. E soprattutto quella in cui Moretti ricordava di aver presentato quattro anni fa un progetto di infrastrutturazione ferroviaria del Porto di Trieste (in particolare per il Molo V e VII e per il riuso della stazione di Campo Marzio), senza ottenere alcuna risposta dall’Authority portuale: nessuno pensa di chiedere lumi in merito all’allora presidente Boniciolli?

Tuttavia, la levata di scudi ha ottenuto il risultato di far fare a Moretti una precipitosa marcia indietro: sincero sì, ma coraggioso solo per l’espace d’un matin.
L’agenzia stampa di FS (FSNews) aveva pubblicato infatti il 28 aprile una sintesi delle dichiarazioni dell’ad di FS, che sostanzialmente coincideva con quanto pubblicato il giorno dopo sul PICCOLO.
Il 29 aprile, invece, viste le reazioni suscitate, FSNews smentiva che Moretti avesse mai rilasciato interviste in esclusiva al PICCOLO, il quale avrebbe forzato l’interpretazione delle sue parole titolando “TAV a Venezia nel 2019, a Trieste mai”.
Eppure il Direttore Possamai aveva solo fatto fino in fondo il suo mestiere (non è cosa da tutti, oggi, nei media italiani…): chissà quante proteste saranno arrivate anche a lui!
Rimane l’amarezza per il fatto che tanti personaggi “importanti” continuino ad illudere l’opinione pubblica (e forse anche sé stessi), sventolando il feticcio della TAV e rifiutando nel contempo di fare i conti con i dati di fatto, noti da sempre e ora sottolineati anche da Moretti.

Ringraziando per l’ospitalità che spero possa essermi concessa, porgo i più distinti saluti


Dario Predonzan
Responsabile energia e trasporti
WWF Friuli Venezia Giulia



sabato 14 maggio 2011

VIDEO TELECARNIA: si je tornade a impiâ la vôs!




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Si je tornade a impiâ

 la vôs di

“VideoTeleCarnia”


VideoTeleCarnia”, l’emitent che dal 1980 a trasmet da Trep in Cjargne, à tornât a tacâ i siei programs doprant il sistem digitâl. Da cualchi dì si pos gjoldi dai siei servizis in dut il Friûl baste cjatâ il cjanâl fasint la ricercje automatiche cul ricevidôr digitâl, selezionant il cjanâl 690.

Celestino Vezzi – Trep



giovedì 12 maggio 2011

JOIBE GRASSE 1511 - Convegno internazionale di Studi dal 12 al 14 maggio




JOIBE GRASSE 1511
DAL 12 AL 14 MAGGIO
CONVEGNO INTERNAZIONALE DI STUDI
Rivolte e ribellismo tra medioevo ed età moderna.
A cinquecento anni dalla “Joibe grasse 1511 - Friûl"


GIOVEDI’ 12 MAGGIO  
Salone del Parlamento del Castello di Udine
Ore:  15.00 – 19.00

VENERDI’ 13 MAGGIO 
Castello di Colloredo di Mont’Albano
Ore:  9.30 -13.00/14.30-1830

SABATO 14 MAGGIO 
Sala Gusmani – Palazzo Antonini
Università di Udine
Ore: 9.30 – 13.00

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domenica 8 maggio 2011

LINEA TAV: LA NEFASTA CONFUSIONE TRA TRASPORTO MERCI E TRASPORTO PASSEGGERI.



La Redazione del Blog ringrazia il Prof. Sandro Fabbro, docente all’Università friulana, per averci concessa l’opportunità di pubblicare sul nostro sito un suo importante commento all’articolo pubblicato sul quotidiano “Il Piccolo” di Trieste in data 29 aprile 2011 e relativo alla linea TAV Venezia-Trieste e alle dichiarazioni alla stampa  di Moretti  ad di Ferrovie dello Stato.
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(a margine delle dichiarazioni alla stampa di Moretti ad di Ferrovie dello Stato)

La nefasta confusione
tra trasporto merci
e trasporto passeggeri

di Sandro Fabbro
Professore di strategie urbane e territoriali
Università di Udine

Le cose che Moretti, ad di Ferrovie dello Stato, ha detto alla stampa qualche giorno fa sono quelle che ogni persona di buon senso vede da sola: l'alta velocità per i passeggeri, da Venezia a Zagabria, non si  giustifica in termini di bacino di utenza; quindi, in termini funzionali ed economici, in quest’area, l’alta velocità passeggeri, stando così le cose, non ha senso! Ciò non significa che non abbia un valore politico-strategico. Anzi, direi che avrebbe un grande valore politico-strategico in particolare per dotare un territorio non metropolitano, come quello alpino-adriatico, di una dorsale capace -se solo però ci fosse una strategia di questo tipo-, di farne un più coeso e strutturato sistema urbano policentrico. E' una visione su cui si  potrebbe e dovrebbe discutere ma che, al momento, non ho sentito proporre da alcuno e che comunque, finiti non si sa dove i discorsi sull’Euroregione, non si sa chi mai oggi potrebbe  promuovere politicamente e finanziare dal punto di  vista economico. Ma non è certo un problema di Moretti! Insisto a dire, quindi, che, prima di tutto, invece di continuare a usare tautologie (la TAV serve perché serve) bisognerebbe distinguere chiaramente tra strategie passeggeri e strategie per le merci. In ogni caso è prioritario puntare sulla valorizzazione delle infrastrutture che già ci sono e  che sono sottoutilizzate e che invece rischiano di essere bypassate  da scelte europee che vanno in altra direzione per scarsa capacità del sistema Paese di stare sui tavoli europei. Parlando di Pontebbana, Moretti sfonda quindi una porta aperta. Ma anche la VE-TS – a doppio binario elettrificato – è ancora una tratta con ampie possibilità di assorbimento prima della saturazione. Però è anche vero che il progetto preliminare della ferrovia dell’alta velocità VE-TS  (al costo di diversi milioni) l'hanno fatto loro (RFI)!  Perché se non c’erano ragioni strategiche? Perché continuare ad  alimentare speranze o a generare conflitti ed opposizioni se non è  lì il problema?
L’importanza strategica della VE-TS è sicuramente legata alle relazioni tra la pianura padano-veneto-friulana e il bacino danubiano centrale. In particolare alle prospettive di relazioni con la Europa Centro Orientale, l’Ucraina e la Russia, dove oggi si registrano le quote prevalenti di flussi di scambio commerciale. Questa prospettiva è poi filtrata dai programmi sloveni che danno assoluta priorità alle relazioni N-S con la Europa Centrale. Ma qui, attenzione, si parla di merci e non di passeggeri! La differenza è fondamentale. Qui molti sbagliano prendendo lucciole per lanterne!
La cosa più sorprendente è, quindi, che si continui a vagheggiare una insostenibile TAV passeggeri prima di aver sviluppato un ragionamento sulle possibili evoluzioni della domanda di trasporto merci, di cui, solo alla fine del progetto preliminare di RFI, esistono solo poche e vaghe tracce. In sostanza si è saltata la fase logica/metodologica della “fattibilità” in cui, ancor prima di dettagliare le opere del tracciato prescelto, si valuta la prospettiva temporale in cui la domanda saturerà la offerta e si mettono sul tappeto varie alternative tra miglioramento dell’esistente e nuove opere. Infine, per essere realisti, proprio perché parliamo di merci e non di persone, va detto che, solo se l’Alto Adriatico riuscirà a diventare un terminale portuale sud europeo paragonabile a quelli del Nord Europa, nell’interscambio con il Sudest asiatico, e dentro un tempo ragionevole – al massimo l’arco di un decennio – allora il quadruplicamento della VE-TS (per le merci e quindi con velocità inferiori ai 200 km/h) sarà la condizione necessaria a tale disegno strategico.
Altrimenti possiamo scordarci anche l’alta capacità merci in quanto la capacità residua della ferrovia esistente sarà tale da reggere anche eventuali incrementi della capacità di movimentazione di container, da parte dei porti regionali, per molti anni ancora.
Prof. Sandro Fabbro
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