mercoledì 29 giugno 2016

COMUNICATO STAMPA - LA NOSTRA ANALISI SUL VOTO IN REGIONE



Comitato per l'Autonomia e il Rilancio del Friuli



COMUNICATO STAMPA

23 giugno 2016

 
LA NOSTRA ANALISI

 
SUL VOTO IN REGIONE



Il voto nelle due città regionali, Trieste e Pordenone, sembra meritare un approfondimento perché presenta caratteristiche diverse da quello della grandi città italiane. In quelle abbiamo visto la crescita e l'affermazione del M5S, in regione invece prevale un voto conservatore, un ripiegamento su posizioni già viste, con uomini dalla lunga carriera politica.

Sembra che l'elettorato, nel premiarli, abbia voluto criticare il governo nazionale e quello regionale, responsabile quest'ultimo di riforme mal fatte, dalle UTI alla sanità allo stesso nuovo statuto, dimostrando però con il voto, una certa nostalgia per scelte già fatte in passato.

L'età media dell'elettorato regionale, la storia di questi territori, tutto giustifica un voto così prudente e “conservatore” e tuttavia pone, per le future tornate elettorali, a tutte le forze politiche, un quesito dirompente: come progettare il Friuli di domani?
 
Riproponendo vecchi slogan o proponendo anche all'elettorato più prudente e disilluso un'idea di Friuli capace di memoria ma anche di progetti capaci di creare occupazione e sviluppo?
 
Noi riteniamo che ci sia bisogno di un progetto politico più “friulano”: friulano nel senso di capacità di lavorare su tante piccole cose concrete piuttosto che sbandierare grandi riforme utili solo a chi siede o siederà nel ex palazzo del Lloyd in piazza Unità a Trieste.

Soprattutto, dopo anni di “grandi progetti” incentrati su Trieste, come quelli per il porto vecchio, museo del mare, spiagge a Barcola e quant'altro, che ci sembrano utili solo per il microcosmo degli uffici di progettazione di quella città, abbiamo bisogno che si ponga mano alla realtà friulana.

Ad esempio abbiamo bisogno che i finanziamenti per il recupero edilizio, assolutamente indispensabile in Friuli, non restino bloccati per cavilli burocratici, che si realizzi un collegamento stradale realmente veloce sull'asse GO – UD – PN, che si affronti con realismo il tema dello spopolamento in alcune zone e il generale calo delle nascite, che si aiuti maggiormente ospedali e università. 

Bisogna che la politica in Friuli, a Udine in particolare, sappia affrontare questi temi per uno sviluppo attento alla sua identità e al suo futuro o finiremo tutti, sempre più vecchi, a parlare davanti ad un iPad ai nostri figli all'estero.


Il presidente

dott. Paolo Fontanelli
 
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Il Comunicato Stampa è stato pubblicato mercoledì 6 luglio 2016 sul settimanale "LA VITA CATTOLICA", organo della Arcidiocesi di Udine, nella Rubrica "Giornale aperto" con il titolo "Serve un progetto per il Friuli di domani".

venerdì 24 giugno 2016

REGIONE - RIFORMA ENTI LOCALI? L'ENTE REGIONE E' L'ASSO PIGLIA TUTTO!



REGIONE FRIULI-VG

RIFORMA ENTI LOCALI?

L'ENTE REGIONE

E' L'ASSO PIGLIA TUTTO!


  1. Cancellato l'unico ente di area vasta "intermedio" tra Regione e Comuni previsto dalla Costituzione italiana (le Province).

  2. Cancellata con le Unioni territoriali intercomunali (UTI) l'autonomia costituzionale dei Comuni, svuotati di funzioni e competenze. Comuni che d'ora in poi anche per riparare i marciapiedi delle strade comunali dovranno rivolgersi al “buon cuore” dell'ente regione. Lo svuotamento dei Comuni e l'accentramento tutto a Trieste  operato dalla riforma enti locali della regione, non permetterà più ai cittadini friulani l'esercizio dell'autogoverno  e del controllo sociale con grave pregiudizio della democrazia e della SOVRANITA' che ai sensi dell'art. 1 della nostra Carta Costituzionale appartiene al POPOLO.
      
  3. Le UTI sono solo ed esclusivamente una “associazione intercomunale di gestione di servizi” che sbriciola il Friuli in 17 piccoli feudi retti dal Comune più popoloso il quale potendo contare in sede di Consiglio UTI su un alto numero di voti, potrà farà "il bello e il brutto tempo" cancellando ogni potere decisionale degli altri Comuni.
     
Chi svilupperà ora in Friuli

progetti di area vasta?
 

L'autonomia speciale di cui gode la nostra regione è stata utilizzata dalla attuale Giunta regionale per cancellare ogni forma di autonomia del territorio (Friuli) e centralizzare tutto nelle mani dell'ente regione!


DOMANDA


Siamo certi che questa sia la riforma degli enti locali che i cittadini della nostra regione chiedevano?

O è  invece una riforma funzionale esclusivamente alla alta burocrazia regionale triestina che ora deciderà tutto, ma proprio tutto?

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DAL SITO ISTITUZIONALE

DELLA REGIONALE

22 giugno 2016



Accordo stipulato da l'ANCI e la Giunta regionale

 
 
  
Ma l'ANCI ha consultato i Sindaci ricorrenti al TAR o ha solo dato una mano all'assessore Panontin a risolvere i " suoi“ problemi con i sindaci ricorrenti ?


LA REDAZIONE DEL BLOG



  

martedì 21 giugno 2016

FUSIONE DEI PICCOLI COMUNI? UNA OPERAZIONE DEMAGOGICA SCONFITTA DAI CITTADINI.


FUSIONE DEI PICCOLI COMUNI?
 
UNA OPERAZIONE DEMAGOGICA
SCONFITTA DAI CITTADINI!
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Dal quotidiano IL PICCOLO di Trieste

18 giugno 2016


 
"(…) Le parole di Diego Moretti, capogruppo in piazza Oberdan dei democratici corroborano il quadro:
 
(…) Quanto alle identità, «non si perderanno, perché Staranzano e Ronchi hanno una loro forza che va al di là dell’appartenenza a una specifica entità amministrativa». Dalla fusione deriverebbero invece vantaggi, come l’esclusione dai vincoli di bilancio per gli investimenti e la «disponibilità per 5 anni di almeno 3 milioni di euro nella spesa corrente». «Vogliamo sputarci sopra in periodi in cui i Comuni fanno fatica a chiudere il bilancio?», conclude. (...)"

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Dal sito internet
di CHAMBRA D'OC
 
 
IRES - un convegno preoccupante
 
 
 
Mercoledì 15/06/2016. Convegno presso l’IRES “Dentro il Piemonte: verso una nuova geografia amministrativa”
 
 
(...) Le relazioni non hanno avuto possibilità di contradditorio in quanto il tempo per eventuali interventi dal pubblico è stato, improvvisando, fissato in UN MINUTO. Anche perché doveva parlare, giustamente (ma magari dopo aver sentito anche voci fuori dal coro), l’Assessore Reschigna.....
 
Il convegno quindi tendeva a convincere il pubblico sulla necessità di fondere i piccoli comuni.
 
E sorge una domanda: perché? Perché non si è anche parlato delle UNIONI che funzionano?
 
Perché questa operazione voluta dalla politica nazionale di fondere i comuni a suon di euro ( per il resto i soldi non ci sono e i piccoli comuni anno dopo anno vengono depredati di IRPEF e altre tasse restituendo sempre minori risorse, ormai vicine allo zero)? In Italia i comuni sono ormai meno di 8000 mentre in Francia sono 36.000.
 
Non sarà che i sindaci dei piccoli comuni di solito non hanno un padrone politico mentre i comuni più grandi sono più manovrabili in quanto legati alla politica?
 
Il discorso potrebbe scendere nei dettagli ma mi limito a citare una riflessione di Annibale Salsa, galantuomo amante della montagna, antropologo, geografo, past-presidente generale del CAI cui il Comune di Ostana il 25 giugno conferirà la cittadinanza onoraria.
 
Il concetto di "fusione" implica la eliminazione delle parti (i piccoli Comuni) che andranno a comporre la nuova realta' da fondere. Le singole componenti perdono ogni autonomia e riconoscibilita' anche nel nome che spesso viene sostituito con nomi di fantasia, poco collegati al territorio di riferimento. Una operazione di rimozione della memoria storico-identitaria iniziata con Napoleone e proseguita sotto il fascismo. Non si tratta di evocare anacronistici campanilismi ma di contrastare fenomeni di spaesamento e di perdita del sentimento di appartenenza alla comunita'.
 
Nella "unione" si possono realizzare le stesse necessarie economie attraverso la gestione associata dei servizi ma salvaguardando l'autonomia dei singoli comuni sia in termini di riconoscibilita' che di denominazione. Il concetto di "unione" riprende anche filosoficamente quello di "unita' nella diversita", concetto nobile e rispettoso della rappresentanza di tutti.
 
Di mio sottolineo SOTTO IL FASCISMO.
 
Giacomo Lombardo (sindaco pro tempore del Comune di Ostana)
 
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NOTA DELLA
 
REDAZIONE DEL BLOG
 
 
 
FORTUNATAMENTE le operazioni della politica non di rado vengono sconfitte dalle comunità locali e dai cittadini che sono gli unici che detengono la "SOVRANITA' COSTITUZIONALE".

E' ciò che è successo nei tre referendum che hanno avuto luogo in  Friuli il 19 giugno 2016, dove i cittadini hanno votato CONTRO la fusione del loro Comune "sponsorizzata" a suon di milioni dalla Giunta regionale.
 
 
 
 Nel frattempo sono sotto gli occhi di tutti i disastrosi bilanci della grandi città (vedi Roma ad esempio e lo scandalo di "mafia capitale" ...)  i cui debiti vengono sistematicamente ripianati con la fiscalità generale, ossia con i soldi di tutti i cittadini italiani inclusi quelli dei piccoli Comuni: meno male che grande è sempre sinonimo di efficienza e ottimi servizi...

Per "tutti" gli altri Comuni, piccoli e medi, costantemente depredati dallo Stato centrale, i soldi invece mancano sempre!!
 
 




 

domenica 19 giugno 2016

UNIONI TERRITORIALI INTERCOMUNALI: UN FRIULI A MACCHIA DI LEOPARDO E UTI INESISTENTI!


REGIONE FRIULI

(Province di Udine, Gorizia e Pordenone)


UNIONI TERRITORIALI INTERCOMUNALI?
(UTI)


UN CAOS AMMINISTRATIVO

FIGLIO DELL'ARROGANZA POLITICA!! 

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Lettera a firma di Luca Campanotto (Rivignano), pubblicata mercoledì 15 giugno 2016 sul settimanale dell'Arcidiocesi di Udine, “LA VITA CATTOLICA”, rubrica “Giornale aperto”


Avremo un Friuli

a macchia di leopardo?

di Luca Campanotto


Sono state depositate le tre sentenze Tar sulle Uti.

Sono molto preoccupato per lo stato dell'informazione sia in Italia che in Friuli.

Contrariamente alle voci che sono state fatte girare dal sistema mediatico, in realtà si è trattato di decisioni sostanzialmente salomoniche, e almeno su un punto la Regione Autonoma è risultata soccombente: i commissariamenti degli organi anche elettivi degli enti locali sono stati ritenuti illegittimi e il terzo ricorso dei Comuni dissenzienti è stato accolto.

Traduzione: avremo un Friuli a macchia di leopardo; le Uti partiranno solamente “con chi ci sta”; potrà esserci una cinquantina di isolette che se ne staranno fuori, tagli permettendo.

Aveva ragione pre Meni Zanier: stiamo tornando al feudalesimo.
 
Luca Campanotto ( Rivignano)

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Le  UTI costituite con atti del Commissario?

NON ESISTONO!!

C'è scritto nella sentenza del TAR!!


Da un articolo del quotidiano Il Messaggero Veneto (Ud) - di sabato 18 giugno 2016 - pagina 34 - pubblicato con il titolo "L'Uti del Gemonese non decolla. Il sindaco: non vogliamo sanzioni" (articolo a firma di "p.c.").


"Uti del Gemonese in stallo dopo la sentenza del Tar, e da Gemona il sindaco Urbani chiede l'annullamento delle penalizzazioni alla Regione.

In base al giudizio del Tar, la Regione non poteva imporre dei commissari che, nel caso del Gemonese, avevano imposto la diminuzione dei voti di rappresentanza al comune di Gemona nel direttivo della futura unione.

"Il Tar - sostiene il sindaco Paolo Urbani - oltre ad aver così riconosciuto l'autonomia di ogni singolo consiglio comunale, ha anche sancito l'interruzione dell'Uti Gemonese già avviata.
Se l'atto del commissario non è considerato valido, i Comuni di Artegna, Venzone e Trasaghis devono tornare in consiglio a ribadire la volontà. Ciò ritarderà l'avvio dell'Uti rispetto alla data del 15 aprile come era stato fissato dalla Regione, e dunque incorreranno nelle stesse sanzioni di chi non aveva aderito all'Uti".

Urbani ricorda che le penalizzazioni legate alla riduzione di trasferimenti regionali andranno a colpire  non solo i Comuni che hanno fatto ricorso, ma anche quelli che hanno bocciato lo statuto e quelli che lo hanno approvato, ma oggi quest'ultimo documento risulta nullo perché imposto da un commissario.

"E' una situazione kafkiana (...)

"Oggi - conclude Urbani - sono 125 i Comuni penalizzati, cioè più della metà sul territorio regionale. Sta alla Regione capire che i sindaci, prima che uomini di partito, sono sentinelle dei territori il cui obiettivo è rispondere alla gente che li vota e non ai partiti che vogliono colonizzarli".

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PRECISAZIONI GIURIDICHE

della Redazione del Blog
 

Il Tar annullando le nomine dei commissari ha annullato anche tutti gli atti da essi adottati compresi gli Statuti di ben SEI "UTI".

UTI che al 15 aprile 2016 risultano dunque - come ben spiegato dal Sindaco di Gemona, Paolo Urbani -  non costituite poiché mancanti di Statuto!!!

venerdì 17 giugno 2016

L'ULTIMO DEBITO DELLO STATO ITALIANO VERSO IL FRIULI - COMUNICATO STAMPA




 
Comunicato Stampa

del 14 giugno 2016


L'ultimo debito dello Stato italiano

verso il Friuli


Quando lo Stato italiano cominciò a trasformare il proprio esercito, abolendo (più esattamente “sospendendo”) il servizio di leva e chiudendo decine e decine di caserme sul territorio friulano, in molti immaginarono che a questa scelta potesse corrispondere una grande opportunità di sviluppo.

Meno servitù militari, minori condizionamenti urbanistici, caserme e poligoni militari da poter trasformare in case, fabbriche, piazze e luoghi di socializzazione erano l'aspetto positivo della trasformazione che tutti immaginavano.

A distanza di quindici anni dobbiamo renderci conto che la crisi economica che imperversa dal 2008, la mancanza di adeguate risorse per gli enti locali e la crisi demografica in atto hanno impedito lo sviluppo tanto atteso ed hanno evidenziato l'aspetto negativo di quella trasformazione: ad ogni chiusura di caserma, ad ogni trasferimento di reparto fuori regione ha corrisposto la chiusura di bar e pizzerie, la crisi di fornitori e servizi e il trasferimento di famiglie di ufficiali e sott'ufficiali con la perdita di decine di posti di lavoro.

In qualunque altra Regione una scelta politica che comportasse un simile effetto economico ed occupazionale pesantemente negativo avrebbe determinato una fortissima richiesta di misure compensative adeguate.

Nel Friuli-Venezia Giulia, invece, si è pensato che bastasse avere in cambio un po' di quelle caserme, di fatto ridotte a nuovi centri di costo per le amministrazioni locali.

Oggi è necessario che la politica prenda atto dell'errore commesso nella sottovalutazione delle conseguenze della trasformazione del cosiddetto “modello di difesa” e sarebbe quindi utile che la politica regionale portasse sul tavolo del confronto con lo Stato questo problema chiedendo adeguate compensazioni, magari fabbriche come a Bolzano dove si costruiscono mezzi blindati, o Firenze con l'azienda farmaceutica militare o altro.

In Friuli però! Perché se poi il tutto finisse a Trieste oltre al danno avremmo la beffa!

C'è assoluto bisogno che la Politica sappia individuare modi concreti, con investimenti adeguati, che non siano ovviamente devastanti elettrodotti Terna o treni ad alta velocità che nemmeno si fermerebbero in Friuli, per creare occupazione.

Il danno all'economia regionale, prima collocandovi gran parte dell'Esercito con le pesantissime servitù militari che hanno condizionato per decenni lo sviluppo economico e poi togliendolo, con le conseguenze di cui si è detto, rappresenta un grande debito che lo Stato ha verso il Friuli.


Il presidente del Comitato

Paolo Fontanelli
 
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Il Comunicato Stampa è stato pubblicato mercoledì 15 giugno 2016 sul settimanale della Arcidiocesi di Udine - LA VITA CATTOLICA - rubrica "Giornale aperto".
 

domenica 12 giugno 2016

LEGGE ELETTORALE PER LE EUROPEE E TUTELA MINORANZE LINGUISTICHE


 
 

LEGGE ELETTORALE

PER LE EUROPEE E TUTELA

MINORANZE LINGUISTICHE  

 
 
 
Dopo il rinvio alla Consulta dei Tribunali di Trieste e Cagliari su incostituzionalità discriminazione minoranze linguistiche, sta iniziando la discussione alla Corte Costituzionale ma in Friuli (regione in cui vive la seconda minoranza linguistica -  in  termini  numerici - riconosciuta  dalla Stato italiano ai sensi dell'articolo 6 della Costituzione italiana) pare nessuno lo sappia!
 
 
Sulla stampa e la televisione (nazionale e regionale) ci sarà una riga o un fotogramma?
 
Era il 15 maggio 2014


(…) Per la seconda volta nel giro di pochi giorni e ormai alla vigilia del voto per il Parlamento Ue, la legge elettorale per le europee viene rimessa alla Corte Costituzionale. Dopo il tribunale di Venezia, scende in campo quello di Cagliari, ma per una questione diversa: le minoranze linguistiche.

Nell'ordinanza firmata dal giudice Ignazio Tamponi, infatti, il quesito sottoposto alla Consulta riguarda il fatto che la legge 18/1979, quella che regola in Italia il voto per eleggere gli europarlamentari, modificata nel 2009, ammette solo le liste di candidati presentate da partiti o gruppi politici espressi dalle minoranze di lingua francese, tedesca o slovena, e non di altre minoranze linguistiche. Una disposizione che secondo i ricorrenti che si sono rivolti al tribunale cagliaritano, non rappresenta e non tutela altre componenti, a cominciare da quella sarda. (...)

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giovedì 9 giugno 2016

REFERENDUM CONFERMATIVO RIFORME COSTITUZIONALI: VOTARE "NO" PER ESSERE ANCORA "SPECIALI"

 
 

 
Referendum:
 
COMITATO
"votare NO"
 
per essere ancora "speciali"
 
 
"Sono speciale. Voto NO". Il suo atto fondativo sarà celebrato alla sala La Galetiere di Coseano venerdì 10 giugno alle 20.30.
 
 
 

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO

Nasce il Comitato che si oppone alle modifiche centraliste della Carta Costituzionale. Venerdì a Coseano, unico paese ribelle al plebiscito del 1866, il suo atto fondativo: molte le adesioni di importanti personalità per difendere l’autonomia dei territori .
 

Referendum: votare NO per essere ancora "speciali"  
 

Ci fu solo un paese dove nel 1866 il plebiscito per l’adesione all’Italia vide trionfare il No: Coseano. E proprio da lì, 150 anni dopo, partirà venerdì 10 giugno la resistenza a un nuovo plebiscito, il referendum costituzionale che contiene significativi elementi che possono ripercuotersi in modo negativo sulla Regione F-VG sia dal punto di vista amministrativo-decisionale che economico, minandone in modo drastico la specialità. Per questo un nutrito gruppo di esponenti del mondo politico, culturale ed economico regionale ha ritenuto fosse necessaria la costituzione di un Comitato per il NO, articolato il più possibile sui territori e nelle comunità friulane, che si chiamerà "Sono speciale. Voto NO". Il suo atto fondativo sarà celebrato alla sala La Galetiere di Coseano venerdì 10 giugno alle 20.30.

Hanno già aderito personalità come Mario Anzil, Mario Banelli, Franceschino Barazzutti, Elisabetta Basso, Franco Belci, Giampaolo Bidoli, Gianluca Casali, Giorgio Cavallo, Sergio Cecotti, William Cisilino, Roberto Dominici, Sandro Fabbro, Angelo Floramo, Paolo Fontanelli, Geremia Gomboso, Alessandro Marangoni, Markus Maurmair, Renzo Medeossi, Massimo Moretuzzo, Renzo Pascolat, Federico Rossi, Andrea Valcic, Elia Vezzi, Andrea Venier, Roberto Visentin. Molti altri però si sono dichiarati interessati, e il dialogo è aperto anche con altri comitati del NO che si stanno articolando in Friuli.
 
L’azione di contrasto alle modifiche del Titolo V della Costituzione, relative ai rapporti tra i diversi livelli di governo della Repubblica, Stato, Regioni, Comuni, è particolarmente urgente perché esse sono caratterizzate dalla compressione dei livelli di autonomia e delle competenze regionali. Tutte le scelte fondamentali per le nostre comunità verranno prese a Roma, e le decisioni dei territori sempre più periferiche e poco influenti: il ruolo del "Senato delle Autonomie" appare avvolto dal mistero e non sembra garantire effettiva rappresentanza alle comunità regionale, l’Italicum discrimina in modo evidente le minoranze e la tendenza centralistica che si tende ad affermare appare molto minacciosa per la nostra specialità.
 
Ridurla o perderla significherebbe il rischio di una perdita significativa del PIL regionale, con quello che comporta sulla già sofferente occupazione o sugli investimenti nei vari settori sociali (sanità, cultura, lavoro). Ecco perché è partita la mobilitazione sui territori, per far sì che l’impianto della Costituzione non venga stravolto svilendo ancor di più le funzioni della Regione e della nostra autonomia. E la sicurezza è che stavolta il NO non si limiterà alla sola Coseano …
 
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"Sono speciale voto NO"




venerdì 3 giugno 2016

FONDO PER TRIESTE E PRIVILEGI TRIESTINI


 
 
 
IL FONDO PER TRIESTE?


Una pesantissima fonte di discriminazione finanziaria e di sviluppo economico all'interno della stessa regione e a danni del Friuli (più del 90% del territorio regionale).

Da un articolo pubblicato sul settimanale “IL NUOVO” il 6 settembre 2007 a firma di Martina Seleni:

(...) Mezzo secolo contributi

Il Fondo venne istituito con legge dello stato nel lontano 1955, e da allora ha portato ad aziende, enti ed associazioni cittadine una cifra strabiliante, che si avvicina, se consideriamo gli indici di rivalutazione che ci aiutano a capire meglio quale sarebbe il suo valore attuale, a 6.200 miliardi di lire. Originariamente la funzione era quella di “salvagente finanziario”, destinato, per fare un solo esempio, alla costruzione del Molo Settimo, del Porticciolo di Grignano, del pontile dell'Oleodotto, del Centro Tumori e del liceo classico “Petrarca”; alla ristrutturazione del Teatro “Verdi” e alla infrastrutturazione della Grandi Motori; al restauro del museo Rivoltella; alla realizzazione di insediamenti a Borgo San Sergio e nel quadrilatero di Rozzol Melara; a stanziamenti a favore dell'Ezit e dell'Ospedale di Cattinara (…)

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E OGGI?

Fondo Trieste per le PMI        


Venerdì 13 Febbraio 2015 08:24 
      
          Le piccole imprese della Provincia di Trieste possono inviare le richieste per accedere al Fondo Trieste, secondo quanto stabilito dal Commissariato del Governo nella Regione Friuli Venezia Giulia.
 
Il bando consiste nell’erogazione di contributi per l’accesso al credito delle aziende attive nella produzione industriale, settore edilizio compreso, e nei servizi connessi alle attività portuali ed i trasporti.
 
Contributi
 
Sono previsti contributi in conto capitale in regime de minimis che possono arrivare a coprire fino al 30% degli investimenti, relativi alle spese sostenute e fatturate dal 31 marzo 2015 al 30 settembre 2016. I fondi possono essere utilizzati per promuovere la ristrutturazione di strutture dismesse come anche il cambiamento di prodotto o di processo.
 
Domande
 
Le richieste di accesso al Fondo devono essere inviate entro il 31 marzo 2015 secondo quanto previsto dal bando, pubblicato sul sito del Ministero dell’Interno.
         

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COMMENTO

Contemporaneamente il Friuli era discriminato (e continua ad esserlo!) non potendo godere di finanziamenti similari al Fondo per Trieste per il sostegno della sua economia e per il suo sviluppo scientifico,  culturale e linguistico.

Un Friuli che per  molti decenni è stato soggetto a servitù militari pesantissime e con una economia in grave difficoltà.
 
Un Friuli che dovrà attendere il devastante terremoto del 1976 perchè Roma si accorga che non c'è solo Trieste, meno del 5% del territorio regionale. Un Friuli a cui Trieste - una città perennemente assistita - voleva negare il diritto all'istituzione di una Università pubblica autonoma e completa di tutte le Facoltà di base. Università friulana che ancor oggi periodicamente Trieste cerca di cancellare proponendo assurdi progetti di fusione con l'Università triestina. Friuli a cui Trieste continua a negare il diritto ai centri di ricerca autonomi e il "costituzionale" diritto alla tutela della minoranza linguistica friulana che "riconosce" (sic!!) solo come fonte di sprechi!
 
Una Trieste che non si è ancora liberata dalla "visione municipalistica" della realtà nella convinzione che oltre Barcola c'è il deserto dei Tartari "con i nemici che avanzano...".


BASTA PRIVILEGI

A TRIESTE!!
 
 
La Redazione del Blog
 
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