mercoledì 10 febbraio 2016

REGIONE: NO ALLE FUSIONI DEI COMUNI CALATE DELL'ALTO!



FUSIONE COMUNI
 
"MONFALCONE – RONCHI
STARANZANO"


I Consigli comunali di Ronchi e Steranzano, hanno già democraticamente deliberato di essere CONTRARI alla FUSIONE.

Perché dunque sprecare soldi pubblici per un referendum il cui  risultato negativo è già scontato? 

O alla Giunta regionale la batosta dell'80,77% di NO alla fusione "Azzano Decimo-Pravisdomini" non è stata sufficiente? Va cercando un'altra sicura batosta pur di non demordere da un suo "obiettivo politico"  già  rifiutato dai cittadini?
 
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 PER SAPERNE DI PIU'
 
 
1) "È nato il comitato "no fusione" . Iniziativa per coinvolgere i cittadini in un percorso teso a salvaguardare l’autonomia dei comuni di Ronchi dei Legionari, Staranzano e Monfalcone.

1
3/11/2015 di Guido Baggi"
 
 
2) Da Facebook "Comitato RONCHI No Fusione"
 
 
 
E l’art. 19 (Esito del referendum e adempimenti conseguenti)

1. Il quesito sottoposto ai referendum di cui agli articoli 17 e 18 è approvato quando la risposta affermativa ha raggiunto la maggioranza dei voti validamente espressi. Nel caso di fusione tra due o più Comuni, qualora il Consiglio comunale abbia espresso parere contrario all’iniziativa, per l’approvazione del quesito sottoposto a referendum è necessario altresì che in quel Comune la risposta affermativa raggiunga la maggioranza dei voti validamente espressi.
…....


L’ultimo capoverso significa che, avendo avuto il parere preventivo contrario dei Consigli Comunali di Ronchi dei Legionari e Staranzano, in quei Comuni vi deve necessariamente essere la maggioranza dei SI alla fusione, affinché il referendum si chiuda positivamente. Non vi può essere il conteggio complessivo dei voti dei tre Comuni, quindi il cittadino di ogni Comune è significativamente protagonista della scelta.
 
3) Da una intervista pubblicata su "LA VOCE ISONTINA"
 
 
(....)

DOMANDA:

Il comitato per il NO vede nella fusione una diminuzione di democrazia. La legge regionale prevede in caso di fusione la possibilità di mantenere, nei Comuni che si fondono, i Municipi con organi eletti direttamente dai cittadini. Come valuta questa possibilità? 

RISPOSTA: 

Considero i Municipi alla stregua dei Consigli di quartiere, dotati di mero potere consultivo. Uno sfogo utile per mantenere quella facciata democratica con la quale si intende nascondere le politiche decisioniste rese necessarie dalle assurde politiche deflazionistiche. Resistere a livello locale a questi furti di democrazia è per noi l’ultima trincea contro lo smantellamento del Bene Pubblico che è sotto gli occhi di tutti. Per animare questa nuova Resistenza dobbiamo far capire alla gente che la posta in gioco è molto più alta di quanto possa apparire. Tant’è vero che anche nel caso di supremazia del No, non è escluso, come lei ben sa, che una decisione della Regione possa scavalcare l’esito delle urne. Un po’ come Tsipras è stato costretto a fare in Grecia. Perciò è necessario che si voti in massa. Solo una vittoria schiacciante sarà ascoltata da chi di dovere.

DOMANDA:
 
"Noi non siamo contrari in linea di principio alla fusione tra realtà territoriali... siamo contrari a questa fusione": così è scritto nel volantino del Comitato per il NO. Quale è il motivo della differenza tra la linea di principio e la fusione che, in caso di esito affermativo del referendum, avrà un percorso stabilito da una apposita legge regionale?
 
RISPOSTA:
 
Ci sono esempi di fusioni tra comuni omogenei, cui si è arrivati con opportuno percorso di informazione e di consenso popolare. Sono progetti maturati col necessario tempo e che hanno un loro preciso e rispettabile senso. Il progetto di questa fusione calata dall’alto è invece improntato dalla fretta di arrivare al risultato, facendo uso della carota ma anche del bastone; come si fa con gli animali. Lo riteniamo offensivo per l’intelligenza della gente comune, oltre che insensato per una sfilza di ragioni che esporremo con ordine quando avremo finito di sistemare le nostre idee. Per adesso raccogliamo testimonianze da parte di cittadini che hanno già fatto questo percorso di fusione e raccogliamo le ragioni pro o contro espresse dai concittadini. Perché a noi interessa parlare con la gente più che col ceto politico.
(...)
 
4) E in un recentissimo passato....

"Azzano Decimo-Pravisdomini 80% di no alla fusione. Batosta per Panontin".

AZZANO DECIMO – Con uno schiacciante 80,77 per cento, i cittadini hanno bocciato la proposta di fusione tra i Comuni di Azzano Decimo e Pravisdomini.
 
I no alla proposta di fusione, nei 15 seggi tra Azzano Decimo e Pravisdomini, sono stati 5.763 (80,77 per cento), i sì 1.372 (19,23 per cento), le schede bianche 13, quelle nulle 29. Hanno votato 7.177 elettori dei due comuni (il 43,74 per cento degli aventi diritto), 7.135 i voti validi.
Scorporando i due comuni, il risultato non è molto diverso: nei 12 seggi di Azzano Decimo, infatti, il no ha raggiunto l’80,33 per cento (4.622 voti), il sì il 19,67 (1.132 voti): 5.790 i votanti (il 42,35 per cento), 5.754 i voti validi, 13 le schede bianche e 23 quelle nulle.
A Pravisdomini, i non sono stati ancora di più, 1.141 (l’82,62 per cento) contro i 240 sì (il 17,38). Ai tre seggi si sono recati 1.387 elettori (il 50,66 per cento), i voti validi sono stati 1.381, sei le schede bianche.
 
La popolazione dei due comuni, insomma, ha detto a chiare lettere che vuole restare divisa destinati e, come primo risultato, già sono state avanzate da più parti le richieste di dimissioni dei rispettivi sindaci, Marco Putto (Azzano Decimo) e Graziano Campaner (Pravisdomini).

Sconfitta di grosse dimensioni anche per la Regione, che si è spesa molto per le fusioni tra comuni e, soprattutto, per l’assessore alle Autonomie locali, Paolo Panontin, azzanese, e già sindaco della cittadina pordenonese.
                       
Pubblicato il 19 / 10 / 2015


5) LA STORIA E L'IDENTITA' DI UN TERRITORIO NON CONTANO NULLA? 
 
L'OPINIONE DI UN SINDACO
 
  
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