domenica 12 luglio 2015

MINORANZE LINGUISTICHE E L'ITALICUM - COLOSSALE PRESA IN GIRO PER LA MINORANZA LINGUISTICA FRIULANA

 
 
 
 
MINORANZE LINGUISTICHE
 
 E L'ITALICUM
 
 

COLOSSALE PRESA IN GIRO

PER LA MINORANZA

LINGUISTICA FRIULANA



 
"L’Italicum colpisce di nuovo. Con i due collegi previsti qualche triestino in più e qualche friulano di meno. Ed una colossale presa in giro per la minoranza linguistica friulana.”
 
Giorgio Cavallo
 

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RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO




LA LEGGE ELETTORALE ITALICUM

COLPISCE ANCORA!

 
di


GIORGIO CAVALLO




L’Italicum colpisce di nuovo. Con i due collegi previsti qualche triestino in più e qualche friulano di meno. Ed una colossale presa in giro per la minoranza linguistica friulana.

Con la proposta di delimitazione dei 100 collegi previsti dall’Italicum si definisce ulteriormente il futuro della rappresentanza parlamentare del Friuli-Venezia Giulia.

I contenuti del testo di legge dell’Italicum sono noti. Ci vuole il 3% di risultato su base “nazionale” delle liste concorrenti per poter accedere alla ripartizione dei seggi della Camera dei Deputati. Le elezioni vengono vinte dalla lista o coalizione di liste che ottiene la più alta percentuale di voti, o in prima istanza se viene superato il 40% o in sede di ballottaggio tra i primi due (liste o coalizioni di liste) in caso diverso. Ci sono complessivamente 20 circoscrizioni regionali e, al loro interno, 100 collegi plurinominali, salvo Valle d’Aosta e Trentino Alto Adige/Sudtirol. Circa 340 seggi vanno alla maggioranza e circa 260 alle opposizioni. Del principale partito di maggioranza cento candidati di fatto verranno eletti senza preferenze come capilista nei collegi plurinominali mentre medesima sorte avranno eventuali eletti di altre liste della coalizione vincente. Per quanto riguarda le opposizioni, per le liste perdenti che partecipano alla ripartizione dei seggi è probabile che la quasi totalità dei seggi vada ai capilista di circoscrizione non soggetti a preferenze.

Questo meccanismo peraltro inficia il tentativo di equilibrio di genere, poiché la previsione di liste di collegio con alternanza di genere e la possibilità di esprimere due preferenze purché di genere distinto non da alcuna garanzia di equilibrio di elezione che di fatto è lasciato prevalentemente alla scelta dei capilista.

Le norme relative alla definizione dei collegi prevedono che il loro dimensionamento possa permettervi l’elezione da tre a nove parlamentari. Su questa base il F-VG avrebbe potuto essere sede di due o tre collegi.

Con il decreto del ministro Boschi la Circoscrizione del F-VG, che sulla base del censimento 2011 ha diritto a 13 deputati, viene suddivisa in due collegi con probabile elezione di 5 deputati nel debordante collegio “triestino” e di 8 in quello comprendente Udine e Pordenone. Visto il meccanismo automatico di elezione dei capilista e pur tenendo conto che la lista vincitrice a livello italiano porterà a casa nello stesso collegio di Trieste almeno 3 seggi (di cui un capolista e verosimilmente un rappresentante della minoranza slovena) non sfugge che, con l’attuale distribuzione dei consensi elettorali, gli altri 2 seggi non potranno che essere appannaggio dei “nominati” triestini alla testa delle liste di opposizione. In questo modo una realtà provinciale che ha circa il 18% di abitanti potrà giocarsi il 40% degli eletti nell’intera Regione.

Se i partiti in Friuli, Gorizia Pordenone Udine, contano qualcosa è bene che battano un colpo.

Ma veniamo alle questioni riguardanti le minoranze linguistiche.

La Valle d’Aosta/Vallee d’Aoste è identificata con un unico collegio che elegge direttamente il candidato più votato. Il Trentino Alto Adige/Sud Tirol viene ripartito in otto collegi uninominali delimitati ai sensi dell’art.7 della Legge 277 del 4.08.1993, quindi su base linguistica. In questi collegi il candidato della lista che ottiene più voti viene eletto. Gli ulteriori deputati spettanti alla circoscrizione regionale vengono eletti su base regionale; il metodo è un po’ complicato ma la sostanza è che non rientrano nella ripartizione dei seggi su base italiana. I voti espressi per liste che appartengono al gioco per la definizione delle percentuali italiane (3% e 40%) vengono conteggiati solo in relazione a queste percentuali ma non nella ripartizione dei seggi.

Per quanto riguarda le altre minoranze linguistiche si prevede la possibilità di ottenere seggi da parte di liste rappresentative di minoranze linguistiche in circoscrizioni di Regioni il cui statuto speciale contempla una particolare tutela di tali minoranze linguistiche, e purché ottengano una percentuale del 20% nell’intera circoscrizione regionale. Si tratta di una norma applicabile unicamente al Friuli - Venezia Giulia, purché si possa interpretare l’art.3 dello statuto in questo senso, poiché Valle d’Aosta e Trentino/Sudtirol hanno comunque le loro norme specifiche e Sicilia e Sardegna non mi risulta abbiano norme statutarie di tutela di minoranze linguistiche.

Teoricamente liste rappresentative della minoranza friulana, di quella slovena e di quella tedesca possono ottenere seggi, nell’ambito della ripartizione italiana totale, purché raggiungano il 20% dei voti nell’insieme dei due collegi che compongono la circoscrizione regionale del Friuli - Venezia Giulia.

Si tratta di una palese discriminazione nei confronti di quanto previsto per la Val d’Aosta e per il Trentino/Sudtirol che ne rende palese là incostituzionalità.

Nel testo dell’Italicum a proposito del particolare regime per la Val d’Aosta e per il Trentino/ Sudtirol non si cita mai le parole “minoranza linguistica” ma il riferimento al Mattarellum per la definizione dei collegi uninominali ne rende evidente il senso.

Va ricordato che attualmente pendono presso la Corte Costituzionale dei giudizi in merito alla costituzionalità della legge elettorale per le elezioni europee sollevate da più tribunali in relazione alla non praticabilità di discriminazioni tra diverse minoranze linguistiche.

L’Italicum comunque non trascura le minoranze linguistiche in riferimento alla definizione geografica dei collegi elettorali e riprende quanto a suo tempo previsto appunto dal Mattarellum esplicitando che “la delimitazione dei collegi deve tener conto dell’esigenza di agevolare la loro inclusione (delle minoranze linguistiche) nel minor numero possibile dei collegi”.

Cosa che non pare sia stata rispettata, e probabilmente neanche presa in considerazione, nella definizione dei collegi nella circoscrizione del F-VG per quanto riguarda la minoranza friulana attualmente insediata ufficialmente negli oltre 150 comuni che hanno deliberato in merito sulla base di quanto previsto dalla Legge 482/99.

Inoltre la legge prevede esplicitamente che “nella circoscrizione Friuli-Venezia Giulia uno dei collegi plurinominali è costituito in modo da favorire l’accesso alla rappresentanza dei candidati espressi dalla minoranza linguistica slovena con riferimento all’art.26 della Legge 38 del 22.02.2001” (che dice “le leggi elettorali dettano norme per favorire l’accesso alla rappresentanza di candidati appartenenti alla minoranza slovena”). E’ una norma che non garantisce molto sul piano pratico dove quasi tutto dipenderà dai capilista che verranno indicati dai partiti in quel collegio. E sarebbe stato molto più logico concentrare i comuni con presenza della minoranza slovena in un collegio più piccolo rispetto a quanto previsto. Tutto questo avrebbe potuto far anche capire che era molto meglio suddividere la Regione F-VG in tre collegi e non in due.

Ci sono perciò molte argomentazioni che invitano a respingere la delimitazione dei collegi previsti dal ministro Boschi, di carattere politico ed anche di carattere giuridico.

Al fondo però c’è soprattutto la necessità di cambiare l’Italicum per correggere la palese discriminazione nei confronti dell’insieme delle minoranze linguistiche, distinguendo, come si è fatto, tra quelle che hanno una protezione internazionale e le altre. C’è una possibilità politica legata ad un ravvedimento dei legislatori. Non c’è da crederci molto. Più probabile la seconda, legata alla palese incostituzionalità delle norme approvate rispetto a quanto definito dalla Legge 482/99. E questo cammino potrebbe intrecciarsi proprio con le modifiche della costituzione in corso, senza le quali l’Italicum è di fatto inapplicabile.

Sarà quindi importante lavorare in ambedue le direzioni avendo peraltro chiaro un obiettivo pratico abbastanza semplice in termini legislativi: un sistema elettorale per la Sardegna e il Friuli-Venezia Giulia, regioni che vedono una presenza significativa e maggioritaria di minoranze linguistiche, analogo a quello previsto per il Trentino/ Sudtirol, con l’elezione diretta a livello regionale di tutti i parlamentari spettanti.

Giorgio Cavallo

10 luglio 2015
 
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La Redazione del Blog ringrazia Giorgio Cavallo per averle concesso la pubblicazione del documento.
 
I colori e il grassetto sono della Redazione del Blog.
 

 

3 commenti:

  1. (...) un obiettivo pratico abbastanza semplice in termini legislativi: un sistema elettorale per la Sardegna e il Friuli-Venezia Giulia, regioni che vedono una presenza significativa e maggioritaria di minoranze linguistiche, analogo a quello previsto per il Trentino/ Sudtirol, con l’elezione diretta a livello regionale di tutti i parlamentari spettanti.(...)
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    Difficile arrivarci vero avv. Debora Serracchiani, Presidente regione Friuli-vg e nr. 2 del PD a Roma?

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  2. "In questo modo una realtà provinciale che ha circa il 18% di abitanti potrà giocarsi il 40% degli eletti nell’intera Regione.
    Se i partiti in Friuli, Gorizia Pordenone Udine, contano qualcosa è bene che battano un colpo. "

    Se a questo si aggiunge la possibilità di creare la città metropolitana triestina, è chiaro il disegno politico di disintegrare il Friuli, ossia il 90% del territorio regionale che finirà per diventare la colonia della città più "assistita" d'Italia: la città di Trieste!

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  3. Molto esauriente e chiaro l'intervento di Giorgio Cavallo (magari ci informasse così anche la stampa a ciò deputata). Ho mandato anch'io al "nostro quotidiano" un contributo per sottolineare un aspetto dell'Italicum che è deleterio, non solo per le minoranze linguistiche - eccetto Valdostani, trentini e Sudtirolesi - ma per la democrazia stessa.
    Si tratta di quel passaggio - mai messo sotto i riflettori da stampa e politici - che fa un "frullato nazionale" dei voti, talchè il voto nei singoli collegi potrà essere del tutto inutile...buona lettura.
    Se non lo pubblica in breve il quotidiano (ormai glielo ho mandato) ve lo farò comunque leggere.
    Ubaldo Muzzatti

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