Comunicato stampa
“Il porto off-shore
di Venezia”
Arrivano notizie sul veloce stato di avanzamento del progetto del nuovo porto insulare al largo dalla laguna di Venezia, impensierendo i movimenti ambientalisti. Ma la regione Veneto, in forza nella Piattaforma logistica Padana, dimostra una forte determinazione a volgere a proprio vantaggio la competizione con Trieste.
La Serracchiani già contestò l’annunciato porto off-shore di Venezia. Ma a Roma la Lobby veneta ottenne rapidamente lo stanziamento di centocinquanta milioni per la progettazione di un impianto portuale da tre milioni di Container, con un investimento che non si fermerà a tre miliardi, peraltro ben sussidiati, intrapresa che sposta molti equilibri nel Nord-Est.
Il traffico interesserà strutture ferroviarie padane e transalpine oltre al sistema delle idrovie e delle autostrade, dato che si vuole deviare sull’Adriatico una parte del traffico dei porti del mare del Nord. L’ex assessore Riccardi sottolineò che non c’è alternativa a una strategia comune dei Porti dell’Alto Adriatico, data la concorrenza dei porti del Tirreno.
Ma la dimensione e la tempistica dell’iniziativa veneta è già ben oltre a quella del discusso progetto della Piattaforma logistica del FVG prima Fase, che prevedeva, col raddoppio del Molo settimo di Trieste e il nuovo Terminal di Monfalcone, di movimentare circa tre milioni di container. Oggi quindi appare nella sua negatività la non realizzazione del progetto della banchina tecnologica della multinazionale di trasporto oceanico Maersk assieme a Unicredit, da almeno un milione di container. Ora la nuova maggioranza in Consiglio regionale rilancia il progetto del raddoppio del Molo settimo e sarebbe auspicabile che Trieste riuscisse a far partire almeno parte della Fase uno della Piattaforma logistica FVG.
E il Friuli, dal rafforzamento del Sistema portuale adriatico, potrebbe ricavare vantaggi. Infatti parte dei Container movimentati dovranno passare anche per Tarvisio, e Udine diventerebbe un nodo ferroviario fondamentale. Ma è importante che venga perseguito un modello di sviluppo logistico e di servizi a terra, come quelli del Piemonte e Lombardia, e in parte nel Veneto con il coinvolgimento del territorio con i cosiddetti porti secchi, che è carente nel disegno della Piattaforma logistica FVG, indirizzo che permetterebbe di integrare il Friuli nel progetto.
Ma il nostro manifatturiero, le nostre imprese logistiche e il terziario avanzato saranno capaci di ritagliarsi nuovi ruoli e spazi? E la nostra politica regionale sarà capace di adeguare strutture, ad esempio a Udine la Circonvallazione ferroviaria Est (che non è presente nell’ elenco di opere del Commissario per il Corridoio cinque), la strutturazione e l’ampliamento della già prevista area di dieci ettari per iniziative di supporto interportuale, l’adeguamento dell’interporto di Cervignano, la connessione alle aree industriali?
Si riuscirà a stimolare e organizzare gli operatori dei servizi indotti, al fine di cogliere opportunità e ottenere commesse e contratti?
La discussione e l’elaborazione di ricerche e piani di attacco al mercato dovrebbe aprirsi a partire dalle nostre categorie produttive e sindacali, di strutture come l’Ente Camerale, del nostro Ateneo, e lo stimolo delle forze della società civile e dei nostri organi di informazione .
Udine, 3 giugno 2013
Comitato per l’autonomia
e il rilancio del Friuli
e il rilancio del Friuli
Roberto Dominici, Giancarlo Castellarin,
Paolo Fontanelli, Roberta Michieli
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Il Comunicato Stampa è stato pubblicato sul settimanale dell'Arcidiocesi di Udine, LA VITA CATTOLICA, giovedì 6 giugno 2013, con il titolo "Porti: Friuli stretto tra Trieste e Venezia" .
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