domenica 25 novembre 2012

VERSO UN NUOVO PARADIGMA NELLA POLITICA LINGUISTICA E CULTURALE - di SILVANA SCHIAVI FACHIN




VERSO UN NUOVO PARADIGMA

NELLA POLITICA

LINGUISTICA E CULTURALE

di

Silvana Schiavi Fachin

del gruppo di ricerca

del Centro Internazionale sul Plurilinguismo dell’Università di Udine


Il 18 ottobre scorso, nella sala “ Altiero Spinelli” del Parlamento Europeo di Bruxelles, il gruppo europeo di ricerca EUNoM (European Universities’ Network on Multilingualism) ha presentato ad un pubblico di specialisti provenienti da tutta Europa, di europarlamentari e di rappresentanti del Consiglio d’Europa i risultati di un lavoro triennale di ricerca su Globalizzazione, modernità e conoscenza: Opportunità e sfide in un mondo multilingue“.

Il documento finale analizza le profonde implicazioni che i processi di globalizzazione e di modernizzazione hanno avuto sulla nozione di lingua e sui conseguenti cambiamenti che generano sugli apprendimenti e sugli insegnamenti linguistici in tutti i paesi del mondo. Il multilinguismo, il multiculturalismo e la multietnicità sono diventati ormai un tratto universale del nostro tempo. La mobilità dei gruppi umani si è particolarmente accentuata e quindi il contatto di diverse lingue e diverse culture è ormai caratteristico di quasi tutte le aree del mondo. Anche il concetto di stato-nazione, nonostante le persistenti resistenze di alcuni Stati come l’Italia, va perdendo l’originaria forza e vigoria con la conseguente, graduale devoluzione da parte dell’Unione Europea di competenze alle autonomie regionali. IL rapido sviluppo di un’economia della conoscenza sta infine ponendo l’accento su ampi settori del mondo del lavoro che vengono svolti sempre più spesso in contesti dove operano gruppi di lavoro e che poggiano su alti livelli di  innovazione e di conoscenza e  richiedono  quindi il possesso di buoni livelli di competenze. Anche linguistiche e culturali.
Entro questo quadro di riferimento i ricercatori e gli specialisti che hanno contribuito ad approfondire i temi fondamentali del progetto EUNoM ed in particolare la formazione professionale dei docenti di lingue; la dimensione  interculturale degli insegnamenti linguistici; la revisione curricolare dei sistemi scolastici  dalla prima infanzia all’età adulta; la ricerca e l’uso delle tecnologie  dell’informazione e della comunicazione (T.I.C.) ecc., si sono posti l’obiettivo di formulare una serie di raccomandazioni da inserire nel nuovo programma 2014 -2020 in elaborazione presso la Commissione Europea.

Cercherò qui di sintetizzare i punti di maggiore rilievo del documento, sui quali dovremmo poter costruire un programma di politica linguistica efficace in Italia e in Friuli - Venezia Giulia.

L’importanza del  contesto .

1.     Ogni processo di educazione plurilingue non dovrebbe prescindere dall’analisi dei bisogni  e dai desideri comunicativi orali e scritti degli apprendenti, dall’infanzia all’età adulta .
1.1                       Se pensiamo, ad esempio, ai bambini o agli adolescenti della nostra regione , ci rendiamo immediatamente conto che le lingue di contatto diverse dall’italiano non possono che essere il friulano,  lo sloveno  e il tedesco nelle loro diverse varianti locali o standard, essendo queste ultime le lingue dei paesi confinanti. E’ infatti il possesso – anche limitato - di queste lingue che permette agli allievi un uso delle lingue anche al di fuori della scuola , nei contatti con parlanti che vivono o visitano la nostra regione o che possono incontrare facilmente andando in Austria e  in Slovenia. Un’oculata  programmazione linguistica regionale permetterebbe a tutte le nostre scuole di promuovere un efficace quadrilinguismo di base come già si fa nelle Province di Bolzano e di Trento e di avviare tutta la popolazione scolastica a percorrere quella fase dell’educazione linguistica che ha come obiettivo primario di “ imparare ad imparare le lingue”, un presupposto cardine, secondo la ricerca più accreditata, per  il raggiungimento di un poliglottismo anche in altre lingue in età adulta. L’introduzione obbligatoria dell’inglese in età precoce finisce per confinare la lingua all’interno delle materie  scolastiche con poche  o nessuna occasione per usarla come strumento vivo di scambio e privandola del contatto con i contesti  culturali autentici dei popoli che la usano.  Anche le lingue della nuova immigrazione (l’albanese, il cinese, l’arabo, ecc.) potrebbero rappresentare in questa fase un ulteriore potenziamento dell’educazione plurilingue di base  se la politica linguistica regionale prevedesse una diffusa sensibilizzazione delle famiglie e dell’opinione pubblica, una sistematica collaborazione con l’università per la creazione di strumenti adeguati e per la formazione professionale dei docenti.
1.2                        All’ingresso della secondaria superiore gli studenti, guidati da un opportuno orientamento, potrebbero già essere in grado di scegliere le lingue (almeno due) o una lingua che desiderano  approfondire per conseguire più alti livelli di competenza orale e scritta o in una  nuova lingua che vogliono imparare. Le scelte potranno derivare da  interessi personali e/o dalle esigenze dell’indirizzo di studi prescelto e dalle domande del mondo del lavoro.
1.3                       Anche l’educazione plurilingue degli adulti andrebbe progettata e proposta tenendo presenti i loro concreti bisogni di interagire nella comunità e nel loro ambiente di lavoro.
Questa prospettiva degli insegnamenti linguistici prevede che la regione, analogamente a quanto hanno fatto le province di Bolzano e di Trento, chieda e ottenga dallo Stato la competenza primaria sull’istruzione e sia quindi in grado di legiferare e quindi risolvere uno dei nodi, a mio avviso particolarmente cruciali, dell’organizzazione scolastica: la possibilità di strutturare un curricolo nel quale siano inserite tutte le lingue areali e nel quale tutti i docenti concorrono ad un unico progetto di educazione linguistica e permettono di sviluppare tutta una serie di analisi comparative tra le varie lingue e tra i diversi contenuti culturali che sono i pilastri  dell’educazione plurilingue e interculturale.

La revisione curricolare dei sistemi scolastici

Le leggi sull’autonomia scolastica e le buone pratiche condotte in altri paesi dicono che sia l’organizzazione del curricolo, sia le modalità degli insegnamenti dovrebbero essere lasciate alla responsabilità dei collegi docenti che dovrebbero adeguarle alle risorse umane, alle risorse materiali e ambientali disponibili. Nel settore delle lingue, la ricerca ha tuttavia messo in evidenza le seguenti linee guida: a) ogni insegnante (anche di matematica, fisica, storia, ecc. ) è un insegnante di lingua; b) la progettazione dei contenuti curricolari dovrebbe quindi essere progettata e coordinata  almeno da tutti gli insegnanti di una certa fascia d’età  con sistematici riferimenti tra i diversi contenuti e le diverse lingue veicolari; c) l’uso veicolare delle lingue native, seconde e straniere secondo la modalità CLIL (Content and Language Integrated Learning”) proposto in moduli adeguati al livello di competenza raggiunto dagli apprendenti e alla difficoltà dei contenuti disciplinari.

La formazione professionale degli insegnanti

Anche gli insegnanti sentono da qualche tempo il bisogno di riorganizzare sia l’azione linguistica , sia i contenuti culturali per adeguarli ai nuovi contesti nei quali si trovano ad operare  e che sono, ad un tempo, multilingui, multiculturali e multietnici. Bisognerà dunque ristrutturare la loro preparazione professionale sia iniziale che in servizio per offrire a tutti e non soltanto a quelli di una lingua particolare (l’italiano, il tedesco, il francese, l’inglese, ecc.) un soddisfacente armamentario di teorie linguistiche e di teorie dell’apprendimento  che evidenzino anche le implicazioni emozionali, culturali e sociali dell’uso delle lingue cosicché, invece di promuovere nei loro studenti,  soltanto la correttezza formale, sappiano farne dei  comunicatori plurilingui, capaci di interagire empaticamente con l’interlocutore .  
Per trarre alcune brevi conclusioni, mi sento di affermare che si tratta di un potenziale ancora largamente inesplorato che ci chiede di risolvere alcuni nodi strutturali e che richiede un urgente e sistematico coinvolgimento dell’intero tessuto sociale, dalle famiglie sino alle rappresentanze politiche che hanno nelle loro mani le redini per produrre i necessari cambiamenti per realizzare un progetto di grande levatura politica  che accrescerà la qualità delle relazioni tra le persone e quindi il loro benessere, investendo soprattutto nell’elevazione delle competenze dei cittadini e quindi nell’innalzamento culturale della società.
E’ una sfida: solo se noi adulti, nei nostri diversi ruoli, saremo in grado di avviare un percorso ben strutturato e profondamente innovativo avremo svolto correttamente e onestamente un compito che la ricerca ci affida e che recherà beneficio soprattutto alle giovani generazioni. 

SILVANA SCHIAVI FACHIN 

Educazione Plurilingue/Educazion Plurilengâl/Plurilingual Education

--------------

La Redazione del Blog,
ringrazia
la Prof.ssa SILVANA SCHIAVI FACHIN
per averci dato l'opportunità di pubblicare
questo importante documento.  

1 commento:

  1. Chest document al è la miôr rispueste aes "scrovadis e slogans" saltadis fûr intai intervents di plui di cualchi "sorestan public" inte Cunvigne divuelte îr intal Palaç de regjon a Udin, su la metude in vore de leç regjonâl 29/2007 (tutele lenghe furlane).

    Par l'assessôr De Anna, lui al è assessôr ae "CULTURE LINGUISTICHE": ma si puedial lâ indenant disint chestis scrovadis? Ma saial ce che e je la "POLITICHE LINGUISTICHE" di une lenghe minorizade? Ma che al torni a zuiâ ae bale ovâl!

    RispondiElimina