giovedì 17 gennaio 2013

ACCIAIO, TRALICCI E CAMBIALI DA PAGARE di ROBERTO PENSA


ACCIAIO, TRALICCI
E
CAMBIALI DA PAGARE

Editoriale di ROBERTO PENSA
Settimanale dell'Arcidiocesi di Udine
LA VITA CATTOLICA
giovedì 10 gennaio 2013


Arriva la fine della legislatura, ed è tempo di riscuotere le cambiali di consenso a suo tempo firmate dai politici.
Così il 2013 si è aperto con una esplicita dichiarazione del cavaliere del lavoro Andrea Pittini, prontamente diffusa dai più importanti mass media regionali senza alcun tipo di contradditorio: «Non ci fanno realizzare l'elettrodotto Würmlach-Somplago - ha detto in estrema sintesi fondatore delle acciaierie di Rivoli di Osoppo - e per questo l'energia costa troppo. Potremmo delocalizzare alcune produzioni».
Il monito colpisce nel segno. Passano pochi giorni - poche ore...- e l'assessore regionale Sandra Savino assicura che l'ok tecnico della Regione all'elettrodotto che attraverserà la frontiera italo-austriaca arriverà entro metà gennaio.

Solo un cenno, di sfuggita, dell'assessore, sulla grande mobilitazione di migliaia di persone contro il progetto di questa infrastruttura aerea che modificherà  per 35 km il paesaggio della valle del Bût con tralicci alti anche 60 metri: «Nell’ultima finanziaria noi abbiamo previsto un piano di compensazioni ben preciso per i territori che subiscono impatti ambientali per lo sviluppo delle infrastrutture energetiche », taglia corto Savino.

Si tratta di un metodo ben tristemente noto in Italia, a cui tanto deve l'attuale crisi. Quando un'industria o un settore economico ha un problema, non si va ad analizzarne e ad aggredirne le cause, ma si cerca di assicurare per vie traverse compensazioni e rendite di posizione che possano rimediare in «altra» maniera agli svantaggi di competitività, per convincere gli imprenditori a «tenere duro». Il settore dell'auto è emblematico: da decenni l'industria nazionale arranca a star dietro alla qualità e ai costi dei concorrenti, ma invece di agire sulle cause (il mercato del lavoro, la ricerca, la qualità, la logistica...), si è preferito «dopare» la domanda di auto «made in Italy» con «incentivi ecologici», incentivi «per lo sviluppo del Sud» e così via...

La politica energetica del Friuli-Venezia Giulia segue questo disastroso assioma. A partire dal fatto che la Regione non conosce nemmeno i termini reali del problema: non esiste, infatti, un Piano energetico regionale che analizzi la situazione e detti scelte strategiche. È come se la Saf affidasse il servizio di trasporto pubblico regionale ad autisti che guidano bendati... girando il volante solo sulla base del loro istinto o dei suggerimenti dei passeggeri seduti in prima fila!

Così, di fronte ad un problema reale (in Italia l'energia costa il 30% in più che all'estero), nell'impossibilità e/o nell'incapacità di incidere realmente su di esso, si inventano le «scorciatoie»: i nostri imprenditori continuino pure a pagare le loro bollette stratosferiche, la politica gli assicurerà un modo «facile» di fare utili su un altro versante in modo da compensarli.

Tutti sanno che l'elettrodotto Würmlach-Somplago non può incidere in alcun modo sul costo dell'energia. Il realizzatore dell'infrastuttura, per ovvie regole di contrasto alla concorrenza sleale tra imprese, non potrà utilizzare direttamente o vendere alle imprese del Friuli-Venezia Giulia l'elettricità più a buon mercato importata dall'Austria. Queste quantità andranno vendute alla borsa elettrica italiana: gioveranno sicuramente al sistema complessivo, ma essendo molto piccole rispetto al fabbisogno nazionale, provocheranno solo una piccola diminuzione dei costi dell'energia che si «spalmerà» su tutti i compratori, dalla Sicilia all'Alto Adige.

Perché allora Pittini, Fantoni e Burgo, insieme all'Enel, insistono tanto per questo elettrodotto? Perché è un investimento che darà a loro - ma solo a loro, e non al sistema economico friulano nel suo complesso - una buona redditività, e questo servirà a «compensarli» dello svantaggio in termini di bolletta energetica rispetto ai concorrenti esteri.

Nulla di male, né tanto meno di illegale, dal punto di vista di un imprenditore. Disastroso, invece, sul versante della politica.

Per rendere bene e velocemente, l'elettrodotto va fatto nel modo più semplice e meno costoso. Quindi aereo, ignorando invece le tecniche interrate che ormai sono uno «standard», specie nelle valli alpine con potenzialità turistiche e paesaggistiche, come è senza dubbio quella del Bût.

Costano di più, è vero, ma sono assolutamente sostenibili dal punto di vista economico, anche considerando che l'Unione Europea «premierebbe» una scelta ambientalmente più sostenibile aumentando la durata della concessione ai privati dell'elettrodotto (che, dopo un certo numero di anni, stabiliti dalla Ue, deve tornare infrastruttura pubblica).

Ma bisogna fare cassa, presto e tanto.

Quindi la politica sceglie di essere forte coi deboli (i territori della montagna) e debole coi forti (la grande impresa).

Questo merita di essere un tema centrale nell'imminente campagna elettorale. Ma non si pensi che basti non votare alle prossime elezioni l'attuale giunta regionale. Quella precedente di centrosinistra, guidata dall'industriale Riccardo IIly, esprimeva le stesse posizioni; Lodovico Sonego, il battagliero assessore all’Energia di quel tempo, convintamente pro elettrodotti, è candidato ai primi posti nelle liste del Pd alle prossime elezioni parlamentari.

A proposito, volete sapere davvero perché l'energia costa tanto in Italia?

A parte discorsi già noti come la struttura ancora oligopolistica della distribuzione nazionale del gas, guardatevi su internet (www.report.rai.it) la puntata di «Report» del 16 dicembre scorso, dal titolo «Ritardi con Eni».

Il nostro paese consuma 78 miliardi di metri cubi di gas all'anno, 20 dei quali ci arrivano dalla Russia. E ci costano molto. Tra i principali imputati i contratti di lungo termine con la Russia, i cosiddetti «take or pay», conclusi per motivi politici più che economici.

Il 10 ottobre scorso è stato comunicato al Senato che il «take or pay», la clausola per cui prenoti il gas, ma se non lo ritiri lo paghi lo stesso, costa 1,5 miliardi di euro all'Eni. Il cui presidente Scaroni ha proposto che parte di questa cifra gravi sui conti dello Stato.

roberto pensa


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E QUESTA LA RISPOSTA
DELLA
MONTAGNA FRIULANA

Il no dei sindaci all'elettrodotto nella Valle del But
«Vogliamo il bene del nostro territorio e della nostra gente»

Comunicato dei Sindaci dei Comuni della valle del But

Sull’elettrodotto Würmlach-Somplago la stampa locale ha recentemente riportato
alcune dichiarazioni di un anonimo responsabile del procedimento, dell’Assessore all’ambiente , energia e politiche della montagna Sandra Savino e del cavaliere Andrea Pittini.

Tali dichiarazioni ci hanno sorpreso in quanto abbiamo saputo dal giornale ciò che in un corretto rapporto istituzionale, quali Sindaci legittimi rappresentanti di un territorio attraversato dall’elettrodotto, avremmo dovuto sapere anticipatamente e direttamente dall’Istituzione Regione.

Tale modo è offensivo ed un segnale di uno scorretto modo di agire improntato al centralismo.

Circa le citate dichiarazioni ed al progetto di elettrodotto aereo noi Sindaci abbiamo alcune domande da porre ed alcune cose da dichiarare.

L’anonimo responsabile del procedimento ha affermato che la Regione ha tutta l’intenzione di dare il parere favorevole e – addirittura - che “lo studio presentato da Stefano Filacorda, dell’Università di Udine ha dimostrato che l’impatto dell’impianto sulla fauna selvatica tende allo zero. Dunque daremo il parere favorevole”

Ci chiediamo come mai tale parere favorevole venga anticipato da un tecnico e non dal responsabile politico della Regione.

Dall’Università di Udine, nata dal terremoto per volontà dei friulani perché fosse al servizio del Friuli, ci saremmo aspettati che studiasse più l’impatto dell’elettrodotto-mostro sul nostro territorio e sulla popolazione che quello sulla “fauna selvatica”!

Circa le dichiarazioni dell’Assessore Savino sulle “esigenze dei territori, che devono essere gratificati” precisiamo, quali legittimi rappresentanti dei cittadini e dei territori dei nostri Comuni, che né detti territori né detti cittadini sono a disposizione degli interessi di un imprenditore privato che vuole costruirsi un “merchand line” e tantomeno sono in vendita.

Abbiamo apprezzato la dichiarazione del cavaliere Pittini di elogio dei suoi dipendenti, di voler loro bene, di non tradirli mai.

Ebbene, anche noi Sindaci, tanto più per aver ricevuto con il voto la fiducia dei nostri cittadini, elogiamo l’operosità passata e presente degli abitanti della nostra valle,
dichiariamo di voler bene anche noi al nostro territorio ed alla nostra gente e di non tradirla.

Gente che merita tutto il rispetto nostro, dei governanti della Regione, dello Stato, dello stesso cavaliere Pittini.

Gente che ripetutamente, fermamente e civilmente ha espresso la propria volontà: che l’elettrodotto, aereo non si deve fare.

Valle del But, 05 gennaio 2013

I Sindaci di Cercivento, Ligosullo, Treppo C.co, Arta Terme, Sutrio, Paluzza

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