martedì 10 aprile 2012

ANCHE PORDENONE E' FRIULI !






ANCHE PORDENONE


E' FRIULI !



di
Giancarlo Castellarin

Il neo direttore del Messaggero Veneto, Omar Monestier, nel suo primo editoriale scrive: <<La nostra forza, il nostro vanto, è saper raccontare con libertà, ma anche con onestà e riguardo per ogni sensibilità, uno spicchio di Paese pervaso da un forte spirito identitario>>. E aggiunge: <<Lo sappiamo fare con il nitore di chi è in grado di rappresentare tutti gli interessi legittimi delle popolazioni friulane e pordenonesi perchè siamo animati dall’amore per la verità e dal rispetto che si deve a coloro che sono portatori di intelligenza e di spirito critico>>.
Va tutto bene però per spirito di verità e soprattutto nitore, dobbiamo rammentare al nuovo direttore che <<dal Livenza al Timavo, siamo in Friuli ed è Friuli anche Pordenone>>.
La mia famiglia è da secoli residente nel Friuli occidentale. L’area nel 1825 soffrì la separazione della diocesi di Concordia Sagittaria, (sin lì suffraganea della arcidiocesi di Udine, come erede del patriarcato di Aquileia) e fu aggregata alla diocesi Patriarcale di Venezia. Contemporaneamente subì anche la conferma dell’annessione del comprensorio di Portogruaro alla provincia di Venezia ad opera del Governatore austriaco del Lombardo-Veneto come ritorsione alla dura e coerente opposizione di mons. Cappellari arcivescovo di Udine, alla sua intromissione negli affari ecclesiastici.
Da allora molti guai sono capitati al carattere di friulanità delle nostre genti. Infatti accanto all’azione negativa dei signorotti veneziani che avevano acquistato terreni e attività in modo forzoso nel sedicesimo secolo, instaurando in vaste zone situazioni di sfruttamento coloniale, si aggiunse anche  una sorta di delegittimazione strisciante di parte del clero alla peculiarità friulana. Clero che in ossequio a Venezia, si prestava agli atteggiamenti della storica insofferenza veneziana verso tutto quello che sapeva di “Patria del Friuli” e anche di terraferma come ci dice il grande storico di Venezia, Alvise Zorzi.
Si produssero inoltre numerose immissioni di personale di servizio ecclesiale da oltre Livenza che generalmente non mostrava di tenere in dovuto conto la nostra identità.
Questa atmosfera sfavorevole verso la componente friulanofona della popolazione in provincia di Pordenone (ancora oggi maggioritaria) fu rafforzata con massicce immigrazioni di mezzadri veneti e anche istriani nel dopoguerra, fino all’ inizio degli anni 60. Immigrati che oggi si riconoscono in generale nel contesto di Friuli occidentale, terra nella quale vennero a sostituire le numerosissime famiglie friulane che con l’emigrazione avevano cercato di scampare alle miserie del dopoguerra e dell’isolamento del Friuli in seguito al blocco degli investimenti indotti dalla Cortina di Ferro.

L’imprenditore di origine carnica Zanussi iniziò a metà novecento a creare il miracolo degli stabilimenti di Porcia con i ragazzi del Malignani di Udine (tra cui il leggendario manager Di Vora). Dopo il rifiuto del Presidente della provincia di Udine Candolini, alla candidatura dell’area udinese agli ambiziosi progetti di sviluppo dello stesso imprenditore, (spinto dai militari che avevano paura di trovarsi in mezzo a masse rosse fuori dalle caserme e accanto alle difese lungo la frontiera), Zanussi attuò una forte concentrazione degli investimenti nell’area di Porcia.

Fu allora che Pordenone Centro potè godere di tutti i vantaggi di cui ora mena vanto, compreso un modo di gestire la costruzione della nuova provincia che passava sopra le teste di gran parte dei comuni della Destra Tagliamento con la compiacenza di Trieste.

A tutt’oggi spiega Musatti (storico della Destra Tagliamento), Pordenone Centro si esprime in modo troppo centralistico rispetto alla realtà policentrica della provincia e si rifiuta persino di appoggiare la rivendicazione del portogruarese di ritornare in Friuli.

Ora tanti anni sono passati dai peggiori atteggiamenti e si vuole dimenticare, ritrovare un giusto equilibrio e affrontare le nuove situazioni in un clima positivo.

Soprattutto si richiede che Pordenone Centro che sarà forse un’isola diversa, non pretenda (del resto invano) di assemblare al suo modello culturale il resto della provincia, ma imbocchi la strada del rispetto e della cooperazione. Ci vuole attenzione anche alle diversità culturali di una popolazione che non vuole dimenticare la sua lingua e la sua antica storia, mentre troppi personaggi, a partire da assessori provinciali e regionali pur della Destra Tagliamento, si spendono a compiacere certi boss del Noncello, ancora occupati a diffondere antiche diffidenze.

Quindi nell’augurare buon lavoro al direttore del Messaggero Veneto, va affermato che nella Destra Tagliamento, tra la gente c’è la volontà di guardare avanti e costruire, con una identità che continua a chiamarsi friulana e del Friuli Occidentale.

Anche se in alcuni palazzi, ancora dopo il duemila, l’antica intolleranza non è sopita, ci auguriamo anche che il vostro giornale, (che succede al “Corriere del Friuli”, chiuso durante il periodo fascista per sopire tendenze autonomiste in Friuli rispetto al Veneto), perda la dizione “Veneto “ .

Si continui invece a sorreggere i friulani della Destra e della Sinistra Tagliamento fino all’Isonzo, nel loro sforzo di civile avanzamento, dedicando alle birichinerie della politica regionale almeno la qualità e intensità di informazione adeguate.

Giancarlo Castellarin

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La lettera è stata pubblicata giovedì 29 marzo 2012 sul settimanale dell'Arcidiocesi di Udine "La Vita Cattolica", e domenica 8 aprile sul quotidiano "Il Messaggero Veneto".

5 commenti:

  1. Ho il piacere di leggere solo ora questo articolo e senza polemica alcuna (sono Pordenonese da generazioni) volevo solo far notare due cose:
    1) Pordenone, lungo tutta la sua storia, non è mai stata (sottolineo mai) sotto il Patriarcato di Aquileia, nemmeno per un giorno, terminato l'Impero è sempre stata o autonoma o Veneziana o Asburgica.
    2) In questo articolo, come quasi sempre si fa, la destra tagliamento viene rappresenta come un'unica realtà etnografica mentre sappiamo che essa comprende una zona friulanofona ed una veneta (ed i confini sono chiari e netti: http://it.wikipedia.org/wiki/File:Italy_-_Forms_of_Dialect.jpg ) naturalmente nessun Pordenonese sa parlare in friulano quindi...
    Dopodichè, che senso ha riportare i meriti degli uni piuttosto che degli altri nello sviluppo economico della città quando è grazie all'incontro delle genti che un luogo cresce?!

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  2. Da autoctono della destra tagliamento con un genitore friulanofono e l' altro venetofono penso di essere una delle persone più neutrali in grado di affrontare questo spinoso argomento. Pordenone già prima della guerra ci teneva alla propria identità veneta e si sentiva schiacciata da un dominio straniero, il friuli a trazione udinese; l' odio è stato ricambiato da udine dopo il '68, anno d' istituzione della provincia di PN, divisa tra venetofoni e friulanofoni. Sicuramente c'è stato un tentativo, peraltro parzialmente riuscito, da parte dei pordenonesi di modellare la destra tagliamento a propria immagine e somiglianza distruggendo l' identità popolare friulana che ovviamente si sentiva più legata a udine che a pordenone; operazione catalizzata dalla presenza nelle fila pordenonesi di moltissima gente d' origine veneta che non ha mai saputo nulla della situazione linguistica e culturale del friuli occidentale e quando scopriva che nella maggioranza dei paesi si parla in friulano si stupiva perchè per loro i friulani si trovano oltre il tagliamento. C'è stata sicuramente una bonifica linguistica e culturale ma ciò non toglie a udine le sue colpe dovute a moltissime ingerenze e a un atteggiamento dittatoriale nei confronti di tutti i comuni friulano, compresi pordenone e gorizia con cui udine intreccia relazioni solo per fare la parte del più forte e assecondare i propri interessi. Non c'è dunque da sorprendersi se gorizia molte volte preferisce rivolgersi a trieste e il tentativo pordenonese di costruire la propria identità provinciale su base veneta, che è almeno parzialmente giustificato dall' atteggiamento centralista udinese che anche sulla questione della lingua friulana si è posta come depositaria unica ed autoreferenziale del friulano, elevando la propria versione come friulano standard e ignorando le varianti occidentali e orientali, ma soprattutto quella carnica, probabilmente il vero e proprio friulano

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    1. Giancarlo Castellarin è un friulano del Friuli occidentale che ben conosce la realtà di questa parte del Friuli. E' grazie all'Industria Zanussi che Pordenone a metà del XX secolo aumenta e di molto il numero dei suoi abitanti, prima era una piccolissima realtà territoriale. Che tutta la Provincia di Pordenone sia Friuli è un dato storico e culturale innegabile.

      E' errato pensare che sia Friuli solo dove si parla in lingua friulana, ma il riferimento è al dato etnico, sì pluringue, ma uniforme dal Livenza a Timavo con la consapevolezza millenaria di essere un unico popolo. Anche la Slavia friulana (una realtà territoriale dove si parlano dialetti sloveni) è Friuli e nessun appartenente alla minoranza linguistica slovena lo ha mai messo in discussione pur giustamente rivendicando la proprio particolarità linguistica e culturale.

      Con la creazione dell'industria Zanussi e la gran richiesta di mano d'opera, circa 60.000 veneti (principalmente dalla provincia di Treviso) si sono trasferiti a Pordenone e dintorni. La stessa cosa è avvenuta a Gorizia, dopo il 1947, con gli esuli istriani che in massa si sono trasferiti in questa piccola città mutandone la composizione linguistica e culturale. Istriani che guardavano, e guardano ancor oggi, a Trieste e poco conoscevano, e continuano a non conoscere il Friuli orientale. Ricordo che anche per Vienna Gorizia è sempre stata Friuli.

      Gorizia e Pordenone: due città che hanno subito una mutazione etnica in tempi molto recenti. Possiamo per questo considerare non Friuli, Gorizia e Pordenone? Oltretutto Pordenone, come capoluogo di provincia, avrebbe dovuto rispettare la realtà culturale e linguistica della quasi totalità del territorio che governava, ma non lo ha mai fatto continuando così ad essere un corpo estraneo non accettato dalla quasi totalità degli abitanti di questa provincia.

      Le colpe di Udine? Quelle di tutti i capoluoghi di Provincia, incluso Pordenone nel momento in cui è diventata la città capoluogo di una nuova provincia in grandissima parte friulanofona.

      Per quanto riguarda la lingua friulana, ricordo che il friulano standard si è formato nel 1600 grazie ad alcuni grandi letterati che scrivevano in lingua friulana. Grazie al loro prestigio hanno di fatto creato il friulano standard poi diffusosi spontaneamente in tutto il Friuli, occidentale, centrale e orientale. Esattamente come è successo in Italia con Dante Alighieri e la sua Divina Commedia. Accusare Udine anche di questo significa ignorare la storia della lingua friulana.

      Ricordo che Pordenone, come città capoluogo della Provincia di Pordenone, non ha mai tutelato la lingua friulana e i fondi che riceveva dalla regione per la tutela della minoranza friulanofona li ha spesi "in altro": in questa provincia, nelle strade provinciali non c'è un solo cartello stradale bilingue (italiano-friulano) nel mentre nelle Province di Gorizia e Udine tutti i cartelli stradali sono bi-lingui e anche tri-lingue (italiano, sloveno e friulano).

      Pordenone città, nella sua componente veneta di NUOVA IMMIGRAZIONE, per imporsi si è inventata un nemico, Udine e ha ben seminato odio verso questa città, facendola diventare - nell'immaginario collettivo - un nemico anziché un alleato politico contro la centralizzazione di tutto a Trieste...



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    2. In generale sono d' accordo con la sua risposta; preciso che non ho mai messo in dubbio l' appartenenza del pordenonese venetofono al friuli ma ho semplicemente scritto che non veniva rispettato dal centralismo udinese-friulano. Mio nonno era originario di Vallenoncello, comune autonomo fino al 1930 quando è stato annesso a pordenone, quindi non proprio nel cuore della città; mi raccontava che il fastidio verso udine e i friulanofoni era capillare in tutte le aree venetofone del pordenonese e questo è anche confermato dal tentativo di "smarcarsi" da udine attraverso una proposta di fusione tra porcia, pordenone e cordenons (che comunque è friulanofona) negli anni '30. Dunque questo clima teso era già presente nel primo dopoguerra e ribadisco che udine ha le sue colpe. Ancora oggi su questioni come la camera di commercio, la fiera, il nuovo ospedale ci mette ancora il bastone fra le ruote, dividendosi i fondi con trieste. Ha ragione quando dice che pordenone non ha rispettato i friulanofoni della destra tagliamento tentando di venetizzarli sfruttando anche l' immigrazione veneta e finalizzando i fondi provinciali ad un' operazione di de-friulanizzazione. Tuttavia le colpe non sono solo della mia città.

      Riguardo la lingua friulana vorrei precisare che grandi poeti della destra tagliamento non sono stati presi in considerazione per la koinè friulana, soprattutto nel XX secolo quando ne abbiamo avuti alcuni di un certo peso. E penso che i linguistici e filologi nostrani avrebbero dovuto prendere un po' di più in considerazione il friulano carnico.

      La venetizzazione e la statisticamente meno rilevante meridionalizzazione di Pordenone, "simpaticamente" definita "piccola napoli" hanno creato problemi che pagano tutti i cittadini della dx tagliamento: dalla sanità ridotta all' osso alla privazione delle risorse provinciali che finiscono per essere spartite tra udine e trieste, tutto questo a causa dell' intima divisione provinciale. Comunque trieste non il vero nemico, ma è chi ne fa le veci; è roma che decide, le colpe di trieste sono 100 volte inferiori rispetto a quelle del dispotismo romano-meridionale. Comunque colgo l' occasione per complimentarmi per questo sito. Passo.

      P.S. 60.000 mila veneti sono un numero enorme! Può linkarmi qualche documento che tratti l' immigrazione veneta degli anni 60-70 nel pordenonese? Grazie.

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    3. Per quanto riguarda la lingua friulana e la sua coinè, la invito a informarsi con più precisione sul concetto di coinè.

      La coinè non nasce per "imposizione dall'alto dei linguisti" ma "spontaneamente e dal basso" per scelta dei letterati (poeti e prosatori) che scelgono il "modo" di scrivere del letterato più prestigioso. Così è successo in TUTTE le lingue del mondo (incluso la lingua italiana). Così è successo anche per la lingua friulana. Quando Pier Paolo Pasolini scrive le sue poesie e liriche in lingua friulana la coinè di questa lingua è già esistente dal 1600. E non mi risulta affatto che Pasolini sia un poeta e scrittore (Casarsa) dimenticato, anzi è esattamente il contrario. Ma la coinè della lingua friulana si è formata nel 1600 e Pasolini ha scritto in lingua friulana a metà del secolo scorso a coinè ormai formata e radicata da quattro secoli (o anche di questo Udine sarebbe responsabile?)

      L'astio verso Udine mi risulta sia solo di parte della classe dirigente della città di Pordenone che aveva bisogno di crearsi un nemico per imporsi.

      Le ricordo che Trieste è diventata capoluogo di regione solo ed esclusivamente grazie ad un patto tra la Democrazia cristiana di Pordenone e quella di Trieste: scippando così a Udine un ruolo che le spettava di diritto sia perché si trova al centro geografico della regione, sia per la sua storia.

      Le ricordo che se esiste la regione Friuli-Venezia Giulia ciò è dovuto esclusivamente alla grande battaglia del friulanissimo Tessitori. Vinta la battaglia di creare una regione autonoma, il Friuli si è visto scippare da Trieste (con la complicità della democrazia cristiana di Pordenone) il ruolo primario di cui aveva diritto e la regione ha iniziato a essere interpretata con centro a Trieste. Pordenone città ancor oggi si allea sistematicamente con Trieste pensando così di portarsi a casa le briciole che Trieste lascia cadere dalla tovaglia.

      Che moltissimi veneti (principalmente trevisani)- si calcola sui 60mila ma potrebbero essere anche di più - si siano trasferiti a Pordenone grazie alla grande richiesta della manodopera che la Zanussi richiedeva è un dato di fatto stra-noto: basta chiedere a chi era adulto all'epoca o verificare nei registri comunali la provenienza territoriale di chi si è trasferito negli anni '50 e '60 del secolo scorso nei "dintorni" delle fabbriche Zanussi. Prima la città di Pordenone era poca cosa sul piano del numero degli abitanti.

      Grazie per i complimenti e mandi.

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