lunedì 14 giugno 2010

Università, la Regione non può far finta di niente

Messaggero Veneto — 05 giugno 2010 pagina 21 sezione: UDINE
Dibattito di ROBERTO DOMINICI

Nella prima decade di giugno il consiglio regionale dovrebbe esaminare il disegno di legge a sostegno delle Università della Regione. Dico “dovrebbe” poiché il nuovo assessore competente per materia è stato appena nominato e poiché, per quanto si sente, a breve potrebbero esserci “rimescolamenti” di deleghe in giunta regionale e, tra queste, potrebbe essere compresa anche la delega alle Università. A me pare che in una siffatta situazione un rinvio dell’esame consiliare non sarebbe ingiustificato anche per dare al neoassessore, che è esterno e che quindi non ha seguito l’iter del provvedimento, la possibilità di rendersi direttamente conto dei problemi che la legge in approvazione vuole affrontare come pure di quelli che non affronta e che, invece, dovrebbe affrontare. È positivo il fatto che in sede di “Conferenza”, organismo di nuova istituzione nella legge, le decisioni siano prese, come proposto dal Comitato per l’autonomia e il rilancio del Friuli, alla unanimità e non a maggioranza per scoraggiare possibili logiche territoriali. Ci sono però altri problemi di non poco peso e tuttora aperti che il Consiglio Regionale non può eludere. Tra essi merita una menzione particolare il finanziamento statale alle due Università della Regione: cronico “sottofinanziamento” dell’Università di Udine (ormai oltre i 100 milioni di euro), consistente “sovrafinanziamento” della Università di Trieste. Questo è un dato di fatto suffragato da numeri concreti e noti come note sono le ragioni, non condivisibili, di una tale situazione che riguarda anche diverse altre Università italiane. La Regione può ignorare o far finta di ignorare un tanto? Può limitarsi ad affermare che il problema è di competenza dello Stato?
Credo proprio di no. No perché con la nuova legge regionale non ci si limita a disciplinare l’erogazione dei contributi agli atenei; si ha l’ambizione di dar vita (con sostegni per altro assai limitati) a un “sistema universitario regionale”. No perché tale “sistema” non potrà reggere qualora le “condizioni di partenza” dei soggetti componenti siano di fatto sostanzialmente e pesantemente diverse tra loro e quindi non eque. No perché è interesse della comunità regionale poter contare su due atenei, entrambi veramente qualificati, in grado di competere e di cooperare. Alla Regione non si chiede di supplire con propri mezzi alla carenza di fondi statali. Si chiede di non ignorare il problema e di riconoscere in legge la condizione di sottofinanziamento che oggi riguarda Udine e che domani potrebbe riguardare Trieste. Questo non significa alimentare contrapposizioni di vecchio stampo; significa avere una visione veramente regionale della questione universitaria. Credo che la politica ci debba serenamente pensare. So che taluno ipotizza di trasferire il problema dalla legge al regolamento. Non voglio pensare a “furbate”. Dico solo che non è la stessa cosa e che non si vede come il Regolamento, che dovrebbe essere di attuazione della legge, possa andare oltre l’eventuale silenzio di essa. Qui si innesta un ulteriore argomento, forse il più rilevante guardando soprattutto alla prospettiva: l’attribuzione alla Regione, in nome del federalismo, delle competenze in materia di Università. Chi crede nell’autonomismo non può che essere a favore della attribuzione di sempre maggiori competenze dallo Stato alla Regione. È rilevante però capire come e a quali condizioni. Con un incremento della compartecipazione regionale ai tributi incassati dallo Stato sul suo territorio? Con il trasferimento alla Regione dei fondi che ora lo Stato assegna (abbiamo visto con quale sperequazione!) alle Università di Trieste e di Udine? Sono temi da approfondire subito per non trovarsi un domani “scoperti” e senza rincorrere acriticamente esempi di altre realtà che, come quella del Trentino, sono diverse dalla nostra. Le tappe del percorso potrebbero così sintetizzarsi cominciando dal basso: 1) chiedere innanzi tutto, prima che l’Università, la competenza in materia di istruzione; 2) chiedere allo Stato il ripiano del “sottofinanziamento” dell’Università del Friuli ristabilendo condizioni di equità tra atenei poiché altrimenti il problema verrebbe trasferito in toto alla Regione con conseguenze ben immaginabili; 3) fare uno studio attento su ciò che l’acquisizione della competenza in capo alla Regione comporta nel medio-lungo periodo. Diversamente l’operazione gioverebbe allo Stato, ma potrebbe non giovare alla Regione. Dunque sì, ma a certe condizioni. Ecco allora il ruolo, la funzione della politica, chiamata a misurarsi su questioni rilevanti che vanno oltre il contingente perché attengono alla prospettiva. Confido non manchi di esserne all’altezza.



Nessun commento:

Posta un commento