lunedì 28 giugno 2010

Ufficio di polizia per le minoranze

Settimanale LA VITA CATTOLICA – Udine

Sabato 26 giugno 2010
EDITORIALE a firma di EZIO GOSGNACH


I capo della polizia, Antonio Manganelli, da Padova ha annunciato «la costituzione di un ufficio centrale dedicato alle minoranze che dipenderà dalla struttura della polizia criminale». Poi ha spiegato che il nuovo servizio «sarà un osservatorio sulle minoranze come quella degli omosessuali, la minoranza ebraica e quante sono a rischio di discriminazione». Probabilmente a Manganelli non è nemmeno passato per la testa che nel Belpaese ci sono 12 minoranze linguistiche storiche, tutelate da provvedimenti legislativi, e che le disposizioni contro il razzismo si applicano anche «ai finì di prevenzione e di repressione dei fenomeni di intolleranza e di violenza nei confronti degli appartenenti alle minoranze linguistiche» (art. 23 della legge statale 38/2001).


Del resto, sono pochi gli italiani a conoscenza che circa il 5 per cento della popolazione autoctona della Repubblica, quasi 3 milioni di persone - sono stime del ministero dell'Interno - ha come lingua materna una lingua diversa dall'italiano e che queste comunità, contro le quali in passato è stata messa in atto una pesante politica di assimilazione, non godono tutt'oggi della protezione che spetta loro secondo la Costituzione e le disposizioni europee. In questo quadro, poi, trova particolare rilievo la situazione del Friuli, terra di incontro e convivenza di friulani, sloveni e tedeschi.

Certo, le norme di legge statali e regionali non mancano. Tanto che la Regione se n'è fatta vanto durante la recente ricognizione quinquennale da parte del Comitato consultivo della Convenzione quadro per la protezione delle minoranze nazionali del Consiglio d'Europa. «Non ci sono lingue minori, molto è stato fatto di cui andare fieri», ha affermato il vicepresidente del Consiglio regionale, Maurizio Salvador, illustrando agli ospiti di Strasburgo le «incisive misure di tutela» adottate.

E l'assessore Roberto Molinaro ha consegnato una relazione dettagliata sull'attuazione delle politiche per le lingue locali valutate come «molto positive per i risultati raggiunti».

Peccato che la tutela e la promozione delle identità etniche spesso vengano enunciate, ma poi restino lettera morta. Ad esempio, è ben vero che oltre il 60 per cento degli allievi della scuola dell'obbligo sia iscritto all'insegnamento della lingua friulana, ma poi le scuole che insegnano seriamente la «marilenghe» sono davvero poche. È vero anche che la Regione si è dotata di un'agenzia per il friulano, Arlef, ma la lascia senza personale e senza fondi. È vero che da anni si sta lottando per trasmissioni Rai in friulano, ma i risultati sono scarsi. È vero, ancora, che l'uso pubblico delle lingue locali è garantita, ma l'attuazione pratica viene rallentata in ogni modo.

Quanto alla comunità slovena, quella della provincia di Udine è tuttoggi discriminata e limitata nei propri diritti. Ad esempio non può ricevere le trasmissioni televisive Rai in sloveno e alcuni comuni sono ancora privi della toponomastica in lingua locale. Certe forze politiche addirittura assecondano antistoriche e antiscientifiche tesi della non slovenità dei dialetti parlati nella Slavia Friulana e a Resia. Eloquente è, in proposito, la polemica sulla scuola bilingue di San Pietro al Natisone.
Le comunità di lingua tedesca, infine, attendono ancora gli effetti della loro specifica legge regionale di tutela e lamentano l'assenza in Valcanale della cartellonistica stradale in tutte le lingue locali.


In comune c'è il problema delle risorse finanziarie, da sempre insufficienti, ma ancor più ridotte col pretesto della crisi economica in atto. Ma è sbagliato ricondurre tutto a una questione di soldi. In realtà il problema principale è la mancanza di volontà politica nella tutela e valorizzazione delle lingue locali. A tutti i livelli amministrativi e culturali in Italia e in Friuli-V.G. persiste il retaggio di 150 anni o quasi di mentalità e pratiche assimilatorie. Basta ricordare le campagne di stampa contro le minoranze linguistiche che si propongono ciclicamente.

Di strada da fare, allora, ce n'è ancora molta per attuare pienamente la Costituzione e garantire a ogni cittadino i propri diritti civili. Chissà se il clima cambierà grazie all'ufficio centrale costituito da Manganelli? Sicuramente potrà dare un contributo importante.

In ogni caso, friulani, sloveni e tedeschi hanno resistito a bufere ben peggiori delle attuali e hanno saputo mantenere la propria identità. Con l'Europa al loro fianco sapranno di certo conquistare tempi migliori.

Ezio Gosgnach


1 commento:

  1. Compliments al setemanâl La Vite Catoliche pal biel "Editoriâl" del so Diretôr Ezio Gosgnach e il bielonon "Special" (pagjinis 4 e 5) a firme de gjornaliste Erika Adami.

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