martedì 1 luglio 2014

CONFERENZA STAMPA: IN REGIONE SERVE UNA RIVOLUZIONE CULTURALE PER LA LINGUA FRIULANA




L’associazionismo
militante friulano unito:

in Regione serve
una rivoluzione culturale
per la lingua friulana


VINARS 27 DI JUGN

CONFERENCE STAMPE

Palaç de Regjon
Udin

dal sît del Comitât 482

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E je ore di dâsi une dreçade!

 
Urge un rilancio

delle politiche regionali

per la lingua friulana

 
Trascorso ormai un anno dall’insediamento della nuova Giunta regionale guidata da Debora Serracchiani e alla vigilia della discussione in Consiglio regionale sulle variazioni di bilancio – uno dei momenti cardine per valutare concretamente gli indirizzi e le priorità dell’Amministrazione regionale – riteniamo utile, ancor prima che doverosa, un’analisi sulle politiche per la lingua friulana attuate fino a oggi dall’esecutivo regionale.

Politiche linguistiche: un passo avanti e cinque di lato

Per quanto sia giusto riconoscere che, relativamente alle politiche linguistiche per il friulano, l’attuale Amministrazione regionale ha ricevuto una difficile eredità dalla Giunta precedente, a oltre un anno di distanza dal suo insediamento, riteniamo che la maggior parte delle azioni intraprese vadano attribuite tanto in positivo, quanto in negativo alle scelte operate liberamente del governo regionale in carica.

Un passo avanti nel dare attuazione alla legge regionale 29/2007 è stato fatto in aprile grazie all’approvazione da parte della Giunta del regolamento per la certificazione linguistica, strumento indispensabile per garantire la qualità dei servizi linguistici offerti dal personale in servizio nelle amministrazioni pubbliche e nelle scuole. Vi sono però altri strumenti previsti dalla legge che rimangono ancora lettera morta.

Il più importante è senza ombra di dubbio il Piano Generale di Politica Linguistica, documento di programmazione quinquennale che fissa le priorità d’intervento per lo sviluppo e la promozione della lingua friulana.

Durante la precedente legislatura non era stato predisposto alcun Piano, mentre l’attuale Giunta, dopo aver sollecitato una revisione della bozza proposta dalla precedente dirigenza dell’Agjenzie Regjonâl pe Lenghe Furlane, da oltre un mese ha ricevuto il nuovo documento elaborato dall’ARLeF, ma non sembra avere fretta di approvarlo. La mancanza di tale documento blocca inoltre la predisposizione dei Piani con le priorità d’intervento per raggiungere gli obiettivi annuali e dei Piani Speciali di Politica Linguistica quinquennali che dovrebbero essere sviluppati dai singoli enti e dai concessionari di servizi pubblici. Ciò significa che per il momento la programmazione delle politiche linguistiche per il friulano rimane bloccata.

Se una valutazione attenta del documento è doverosa, sarebbe estremamente grave se a bloccarlo non fosse questo scrupolo, ma – come alcune indiscrezioni suggeriscono – l’indisponibilità a garantirne la copertura finanziaria, tanto più quando si consideri il “pragmatismo” evidenziato dal Piano anche sul fronte degli investimenti: si parla infatti delle basi necessarie per una politica seria, non certo di “libro dei sogni”. In tal modo, inoltre, si frustrano anche i segnali di dinamismo mostrati in questi mesi dalla nuova dirigenza dell’ARLeF e si rischia di annullare, di conseguenza, i riflessi positivi che ne derivano per la stessa Giunta regionale.

L’attuale esecutivo prosegue inoltre la pessima abitudine inaugurata dalla Giunta Tondo di non presentare in Consiglio regionale la relazione annuale sui progressi nell’attuazione della legge 29/2007.

Per ora, infatti, non è trapelata alcuna informazione sulla relazione per il 2013 così da offrire il fondato sospetto che tale documento non sia nemmeno mai stato redatto.

Istruzione: il plurilinguismo che ci manca

Una realtà naturalmente multilingue come il Friuli - Venezia Giulia offre anche sul piano degli apprendimenti e degli insegnamenti linguistici un enorme vantaggio competitivo che fino ad ora è stato esplorato solo marginalmente e in forma sperimentale (approccio CLIL o uso veicolare delle lingue in materie non linguistiche) quando invece dovrebbe diventare il principio cardine di tutte le scuole della regione con una presenza curricolare delle nostre lingue. Si creerebbero così dei veri “cittadini europei”, coscienti della propria identità ma anche aperti alle diversità, facilitati nell’apprendimento di altre lingue.

La strada da percorrere dovrebbe quindi essere quella dell’acquisizione di riconoscimenti istituzionali, competenze e risorse adeguate per intraprendere tale percorso. In parole povere l’assunzione da parte della Regione di competenze primarie in tale ambito. Purtroppo, se escludiamo pochi accenni da parte di alcuni esponenti della maggioranza, non ci risulta che l’Amministrazione regionale intenda intraprendere tale percorso.

Un cambiamento così radicale non può certo sostenersi sull’insegnamento curricolare della lingua friulana nelle scuole dell’obbligo così come previsto dalla legge regionale 29/2007 la cui introduzione è stata avviata solamente con l’anno scolastico 2012-2013 e in maniera parziale considerato che per le scuole secondarie di primo grado si procede ancora con il precedente sistema “a progetto”. A rendere l’applicazione della legge alquanto problematica contribuiscono poi, per fare alcuni esempi, la mancanza di una formazione sistematica per gli insegnanti di/in friulano e il loro giusto riconoscimento professionale attraverso la creazione di un’apposita classe di concorso come accade per quanti insegnano altre lingue.

Per quanto riguarda la formazione, una funzione primaria dovrebbe spettare all’Università degli studi di Udine. In questi ultimi anni ci si trova purtroppo di fronte a due fenomeni convergenti che non contribuiscono certo allo sviluppo di tale funzione: da un lato la riduzione/azzeramento delle risorse attribuite all’ateneo friulano per la lingua, dall’altro il disinteresse sempre più marcato della dirigenza dell’Università di Udine nei confronti dei destini della lingua e delle funzioni che la sua stesse legge istitutiva le attribuiva in proposito.

È chiaro tuttavia che, in mancanza di nuove competenze e di risorse adeguate, la Regione può fare abbastanza poco in tale ambito. Può e dovrebbe però impegnarsi politicamente per muoversi in tale direzione.

Nel frattempo la Commissione per la valutazione dello stato di applicazione dell’insegnamento e dell’uso della lingua friulana nelle istituzioni scolastiche ha concluso la sua analisi sull’andamento dell’attuazione della 29/2007 nelle scuole e rivolto all’Amministrazione regionale una decina di raccomandazioni che non possiamo non condividere.

Si va dalla necessità di “opportune modifiche ed integrazioni al Regolamento” per l’insegnamento della lingua friulana alla richiesta di “svolgere una stabile attività di consulenza nei confronti delle scuole e degli insegnanti”, dal “mettere in atto un piano di formazione continua in entrata e in servizio quale sostegno al miglioramento dell’insegnamento del friulano” allo sviluppo e alla distribuzione “a tutti gli studenti di lingua friulana di testi scolastici in concordanza con i piani scolastici e con le nuove conoscenze pedagogico-didattiche”.

La risposta dell’esecutivo a queste proposte d’intervento, per quanto ne sappiamo, deve ancora arrivare.

I media in friulano: non omologati, non allineati e… penalizzati

In una società come la nostra, per la vitalità di una lingua è fondamentale la sua presenza normale e paritaria anche nei mezzi di comunicazione: televisione, radio, carta stampata, settore digitale. La presenza di media in lingua propria è anche garanzia di una maggiore attenzione per le notizie locali e un presidio importante di democrazia oltre che di occupazione e di pluralismo informativo. È fondamentale allora non solo mantenere, ma piuttosto rafforzare i media attivi in tale ambito partendo da quanti hanno dimostrato in questi anni di essere in grado di offrire con continuità produzioni di qualità.

Per quanto si è visto fino ad ora, la Giunta regionale non condivide affatto questa visione. Ne fanno fede le decisioni e gli atteggiamenti palesati in questo primo anno di attività. Per quanto riguarda la carta stampata l’unica costante in questi anni è stata la mancanza da parte della Regione di una strategia chiara di valorizzazione del friulano. Le risorse hanno subito percorsi altalenanti, anche se generalmente in discesa, e spesso senza quella continuità che è fondamentale per la buona riuscita di un mezzo di comunicazione. Ne sono testimoni le vicende di due realtà molto diverse tra di loro – il mensile La Patrie dal Friûl e il quindicinale Il Diari – ma non per questo meno emblematiche per capire quanto poco importino alla politica regionale le sorti del giornalismo scritto in lingua friulana.

Le politiche per il settore radiotelevisivo però sono ancor più rivelatrici di questo disinteresse, che fa a pugni tra l’altro con la levata di scudi più che compatta da parte della Giunta e del Consiglio regionale in difesa della sede regionale della RAI del Friuli – Venezia Giulia.

Se è vero che con la finanziaria 2014 sono stati reintrodotti dei fondi per il settore radiotelevisivo in lingua friulana, è altrettanto vero che la decisione di suddividere tali risorse per il 90% alle televisioni e per il 10% alle radio significa penalizzare proprio chi più e meglio utilizza il friulano nella propria programmazione. Una scelta che fa il paio con il primo atto di “politica linguistica” per il friulano attuato lo scorso anno dall’Amministrazione regionale e rappresentato da una modifica alla legge 29/2007 che ripropone i meccanismi fallimentari previsti per il settore televisivo dalla precedente legge regionale annullando il peso dei produttori indipendenti.

La “logica” di tali decisioni penalizza dunque proprio i mezzi di comunicazione che più e meglio hanno lavorato in questi anni con e per la lingua friulana.

Non si è tenuto conto della qualità del servizio offerto, né della continuità del lavoro fatto e nemmeno delle professionalità impegnate.

Per assumere queste decisioni non sono stati ascoltati quanti in questi anni, con o senza fondi, hanno mantenuto in vita i media in lingua friulana e, a quanto ci risulta, nemmeno l’ARLeF. Si tratta di scelte che mettono di fronte a due opzioni: o chi le ha fatte non conosce minimamente il settore su cui interviene oppure, se fatte con piena coscienza della situazione, vogliono penalizzare i mezzi di comunicazione in friulano che in questi anni hanno dimostrato di continuare a operare in maniera non omologata e non allineata.

Così, nel mentre quanti fanno quotidianamente “servizio pubblico” in friulano vengono messi in ginocchio, Giunta e Consiglio non esitano a invocare la lingua friulana tra le ragioni per mantenere l’autonomia di una sede regionale RAI in cui tg e gr fanno capo direttamente a Roma e da cui il friulano rimane bandito.

Amministrazioni locali, associazionismo e cultura: tra criticità e immobilismo

La recente delibera della Giunta regionale che interviene sull’assegnazione delle (scarsissime) risorse statali per il friulano attribuite dal Governo italiano al Friuli – Venezia Giulia propone purtroppo la stessa mancanza di analisi della qualità del servizio, della continuità del lavoro e delle professionalità impegnate già segnalata parlando dei media in friulano.

Si eliminano, infatti, tutte le risorse per la cartellonistica e per la comunicazione istituzionale in lingua friulana interrompendo così percorsi positivi avviati in questi anni per concentrare tutti i fondi sugli sportelli linguistici degli enti pubblici, per altro con una scelta di assegnazione territoriale fatta a tavolino che rischia di cancellare esperienze positive e di premiare invece realtà in cui le attività di sportello linguistico non hanno prodotto i risultati sperati.

Viene inoltre confermato l’azzeramento dei fondi per la Biblioteca Civica “Joppi” di Udine deciso dalla precedente Amministrazione bloccando i percorsi di valorizzazione della lingua friulana avviati da tale istituzione in cui, tra l’altro, si conservano alcuni tra i principali monumenti della letteratura friulana.

Sul fronte dell’associazionismo, pur apprezzando la scelta attuata con la finanziaria 2014 di invertire il percorso di tagli lineari introdotto dalla Giunta Tondo per i soggetti ritenuti di primaria importanza per la promozione della lingua friulana, non si può non notare come manchi ancora un sistema chiaro nell’attribuzione di tali risorse così da evitare poi spiacevoli strumentalizzazioni da parte dei detrattori di ogni sforzo di politica linguistica per il friulano. Enti e associazioni, coscienti delle proprie capacità e della qualità del proprio lavoro, sono i primi a volere criteri trasparenti ed oggettivi di assegnazione dei fondi.

Va inoltre notato come, mentre la stessa politica regionale tende spesso a considerare la lingua friulana uno dei tanti componenti della “cultura del Friuli – Venezia Giulia” e non come una componente della vita quotidiana di centinaia di migliaia di cittadini che vivono in questa regione (attraversando cultura, ma anche lavoro, istruzione, salute, informazione, divertimento, ecc.), ci troviamo ancora di fronte a situazioni come quella riproposta dai bandi regionali per l’organizzazione di festival ed eventi culturali in cui, tra le ragioni di esclusione delle domande, troviamo la valorizzazione delle lingue minoritarie! Se su scala internazionale si utilizza il termine “discriminazione positiva” per indicare le politiche di “favore” nei confronti delle realtà minorizzate – siano esse linguistiche, etniche, religiose, di genere o altro – in questo caso il Friuli – Venezia Giulia mette in luce invece un comportamento sì di discriminazione, ma per nulla positiva…
 

Autonomia, specialità e lingua friulana: vonde ipocrisie!

Le “riforme” in discussione a Roma, i crescenti attacchi alle autonomie speciali evidenziati ed enfatizzati dalla stampa, le recenti vicissitudini dell’Ufficio Scolastico Regionale e della sede regionale della RAI sono tutti segnali dei rischi sempre più concreti che minacciano la specialità del Friuli – Venezia Giulia.

Da anni ripetiamo che, una volta analizzate con rigore le varie ragioni solitamente addotte per giustificare il mantenimento dell’autonomia speciale, l’unica a resistere è la presenza ancora maggioritaria in Friuli – Venezia Giulia di comunità che parlano una lingua propria diversa da quella statale.

Motivazione che, per altro, è alla base anche delle principali tra le autonomie “regionali” europee: dalle isole Åland alla Comunità Autonoma Basca, dalla Corsica al Galles…

La Provincia di Trento, pur con poche migliaia di ladini e ancor meno cimbri e mocheni, lo ha capito da tempo e si è mossa di conseguenza.

In Friuli – Venezia Giulia dopo improbabili richiami a confini che non sono più quelli di un tempo, a fantomatiche “piattaforme logistiche” e a opinabili virtù amministrative, si comincia a ragionare sul tema. Non è un caso che i richiami a friulano e sloveno (un po’ meno al tedesco) abbiano cominciato a moltiplicarsi sia con riferimento alle vicende dell’USR e della sede regionale della RAI, sia in occasioni solenni come il cinquantenario della prima seduta del Consiglio regionale.

È nostro dovere ribadire che proprio la pluralità linguistica e nazionale del Friuli – Venezia Giulia può costituire la base per difenderne e rilanciarne la specialità, ma dobbiamo essere altrettanto chiari sul fatto che richiami e proclami su friulano, sloveno e tedesco non sostanziati poi dai fatti sono pura e semplice ipocrisia.

La manifestazione più chiara di tale ipocrisia è certificata, nero su bianco, anche nella finanziaria 2014 dove per il friulano si investe appena lo 0,02% del bilancio regionale. Un dato umiliante se confrontato con quello di altre comunità autonome europee che fanno della loro lingua propria fonte e bandiera di autogoverno.

La recente adesione del Consiglio regionale alla rete europea per la promozione della diversità linguistica (NPLD) – decisione che non si può non guardare con favore – dovrebbe per altro evidenziare ancora di più questa discrepanza tra dichiarazioni d’intenti e fatti concreti. La coerenza impone un maggiore attivismo sul piano delle politiche linguistiche e un sostegno economico adeguato a tali politiche.

Non si dica, per piacere, che è tutta colpa della crisi, dei tagli ai trasferimenti dello Stato centrale o del Patto di stabilità perché per la lingua friulana la “crisi” c’è sempre stata: c’è sempre qualcosa di più importante o di più urgente da fare, c’è sempre qualche ragione par tagliare, ridurre o rinviare.

Un primo passo per invertire la rotta potrebbe arrivare dall’approvazione in tempi rapidi del Piano Generale di Politica Linguistica e dalla sua completa copertura finanziaria attraverso le variazioni di bilancio (permettendo così di superare l’inqualificabile 0,02% per la lingua friulana), accompagnati da una consultazione e da un coordinamento costante della Giunta regionale con l’ARLeF quando si tratta di assumere decisioni relative alla lingua friulana.

Un primo passo per nulla rivoluzionario, cui deve seguire però un cambio di mentalità significativo che permetta non solo di garantire i diritti linguistici di friulani, sloveni e germanofoni del Friuli – Venezia Giulia, ma anche di rendere il nostro patrimonio linguistico, culturale e identitario una marcia in più per tutta la regione. Per farlo mettiamo a disposizione, ancora una volta, le nostre forze, le nostre conoscenze e le esperienze maturate in anni di battaglie e di impegno quotidiano per la lingua friulana e per i diritti linguistici dei friulani (ma anche di sloveni e tedeschi del Friuli).

Sapranno la Giunta e il Consiglio regionale accettare la nostra disponibilità e intraprendere il percorso per una Regione che sia davvero autonoma e speciale?

Udin/Udine 27.06.2014



Comitât - Odbor - Komitaat - Comitato 482
il portavoce Carlo Puppo

Union Scritôrs Furlans
il presidente Renzo Balzan

Società Filologica Friulana
il presidente Federico Vicario

Serling soc. coop.
il presidente Alessandro Carrozzo

Radio Onde Furlane
il direttore Mauro Missana

Ladins dal Friûl, mensile
il direttore Renzo Balzan

La Vita Cattolica, settimanale
il direttore Roberto Pensa

La Patrie dal Friûl, mensile
il direttore Andrea Valcic

KappaVu, casa editrice
la responsabile Alessandra Kersevan

Istituto “Achille Tellini”
il presidente Luigi Geromet

Informazione Friulana soc. coop.
il presidente Paolo Cantarutti

Il Diari, quindicinale
il direttore Mauro Tosoni

Comitato per l’autonomia e il rilancio del Friuli
il presidente Paolo Fontanelli

Clape di culture Patrie dal Friûl
il presidente Romano Michelotti

CLAAP (Centri di Linguistiche Aplicade “Agnul Pitane”)
il presidente Luca Peresson

Associazione Glesie Furlane
il presidente Giovanni Pietro Biasatti

Associazione Colonos
il direttore Federico Rossi
 
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Tabele dade fûr ae stampe
 
 
 
 
 

sabato 28 giugno 2014

28 GIUGNO 1914: UN SECOLO FA A SARAJEVO....


DALLA AGENZIA STAMPA

DEI VESCOVI ITALIANI

L'Agenzia Sir

(Servizio informazione religiosa):


UN SECOLO FA A SARAJEVO...


"Popolo senza Stato"

Anche il Friuli soffre

 
Il problema irrisolto è ancora quello del 1914: lo status delle minoranze culturali e linguistiche, dei "popoli senza Stato", troppo spesso compressi nei loro diritti naturali. Prerogative enunciate in molte Costituzioni e convenzioni internazionali, ma mai attuate in molti Paesi, tra i quali sicuramente l’Italia (e il popolo friulano ne soffre moltissimo)

Roberto Pensa (*)



Dal sito on line

del settimanale dell'Arcidiocesi di Udine

LA VITA CATTOLICA



La lezione dimenticata

di Sarajevo”


di


Roberto Pensa



Editoriale del 26 giugno 2014





 

venerdì 27 giugno 2014

REGIONE - IL TRATTINO C'E' ANCORA!


REGIONE

IL TRATTINO C'E' ANCORA!

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Sentenza nr. 215 del 18 luglio 2013

della Corte Costituzionale

SENTENZA N. 215
ANNO 2013
REPUBBLICA ITALIANA
IN NOME DEL POPOLO ITALIANO
LA CORTE COSTITUZIONALE
composta dai signori: Presidente: Franco GALLO; Giudici : Luigi MAZZELLA, Gaetano SILVESTRI, Sabino CASSESE, Giuseppe TESAURO, Paolo Maria NAPOLITANO, Giuseppe FRIGO, Alessandro CRISCUOLO, Paolo GROSSI, Giorgio LATTANZI, Aldo CAROSI, Marta CARTABIA, Sergio MATTARELLA, Mario Rosario MORELLI, Giancarlo CORAGGIO,
ha pronunciato la seguente
SENTENZA
nel giudizio di legittimità costituzionale dell’art. 14, comma 16, del decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95 (Disposizioni urgenti per la revisione della spesa pubblica con invarianza dei servizi ai cittadini nonché misure di rafforzamento patrimoniale delle imprese del settore bancario), convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 135, promosso dalla Regione autonoma Friuli-Venezia Giulia con ricorso notificato il 15 ottobre 2012, depositato in cancelleria il 19 ottobre 2012 ed iscritto al n. 159 del registro ricorsi 2012. (…)


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Comunicato Stampa

Comitât pe Autonomie e pal Rilanç dal Friûl

Comitato per l'autonomia e il rilancio del Friuli


Il nome della nostra Regione



Ormai è una storia vecchia di una dozzina di anni, ma ogni volta che si legge un documento ufficiale (e si parla di sentenze della Corte Costituzionale, di leggi nazionali, di manifesti di convocazione delle elezioni, ecc.) non si può non notare che, per lo Stato e per lo Statuto regionale questa Regione si chiama Friuli-Venezia Giulia, con quel trattino che i Padri Costituenti, avevano inserito tra Friuli e Venezia Giulia nel 1947, ben consci del fatto che andavano a creare una regione formata da due realtà ben distinte, il Friuli e Trieste,  mentre per i documenti della Regione, per la stampa locale e per un solo articolo della Costituzione, modificato nel 2001 ma evidentemente ininfluente per la Corte, ci chiamiamo Friuli Venezia Giulia, senza il trattino.
 
Sorge la domanda: come ci chiamiamo? 

Come cittadini dobbiamo riferirci allo Statuto ed al nome usato sempre dalla Corte Costituzionale o prendiamo per buona la pigra abitudine di qualche politico regionale e di qualche giornalista che hanno deciso di risparmiare la fatica di scrivere quel trattino?
E per le varie magistrature: sono validi tutti gli atti dove la Regione è indicata con un nome  diverso da quello indicato nello Statuto?

Forse basterebbe chiedere agli elettori cosa ne pensano di queste invenzioni geografiche, buona ultima quella del “pordenonese”! 

Basterebbe fare un bel referendum regionale, e allora ci piacerebbe proporre che, nel rispetto della storia, questa Regione venisse denominata Regione autonoma Friuli e Trieste

Il Presidente del
Comitato per l'autonomia e il rilancio del Friuli

Paolo Fontanelli

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Il Comunicato Stampa è stato pubblicato sul quotidiano IL GAZZETTINO (Udine) e sul settimanale LA VITA CATTOLICA

mercoledì 25 giugno 2014

SFANGAMENTO DI VERVEGNIS, CONSEGUENZE PER IL LAGO DI CAVAZZO.

 
 
 
LAGO DI CAVAZZO 
(Fotografia di Roberta Michieli) 
 


Sfangamento di Verzegnis,

conseguenze

per il Lago di Cavazzo.

Analisi e controproposte

dell'ing. Dino Franzil

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Dal Blog

Alesso e dintorni”

http://cjalcor.blogspot.it/

"I Comitati hanno diffuso un articolato documento, redatto dall'ing. Dino Franzil, nel quale vengono analizzate le proposte di Edipower per lo sfangamento del Lago di Verzegnis. L'ing. Franzil, sulla base dei dati disponibili, contesta il metodo scelto da Edipower per le operazioni di sfangamento, ritiene che questa procedura porterà alla distruzione ambientale del torrente Ambiesta e avrà non poche conseguenze dannose per il Lago di Cavazzo. In alternativa, viene proposta la rimozione del fango ed il suo utilizzo per finalità agricole e/o industriali.

Trattandosi di un documento complesso, viene di seguito pubblicata la prima parte; la seconda sarà pubblicata domani (oltretutto il documento originale non è immediatamente pubblicabile in rete ed ha dovuto essere quindi rielaborato e ridotto nella qualità delle immagini). Ovviamente ci si augura che anche la lettura di questo documento sia utile alla definizione del problema e contribuisca alle discussioni partecipate e, in ultima analisi, aiuti alla definizione delle scelte che dovranno essere intraprese.

(A&D)"
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CONSIDERAZIONI SUL PIANO OPERATIVO DI RIMOZIONE DEI SEDIMENTI ACCUMULATI NEL BACINO DI AMBIESTA


Ing. Dino Franzil



 
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La Redazione del Blog ringrazia l'Ing. Dino Franzil, il Blog A&D e i Comitati, per averci concesso la pubblicazione della Relazione.

domenica 22 giugno 2014

AL TEATRO NUOVO "GIOVANNI DA UDINE" TORNI LA PROSA ANCHE IN FRIULANO


MINORANZE LINGUISTICHE

Al Teatro Nuovo
 
 
“Giovanni da Udine” (Udine)

torni la prosa anche in friulano

 
Dal sito del settimanale
dell'Arcidiocesi di Udine

LA VITA CATTOLICA


http://www.lavitacattolica.it/stories/cultura_e_spettacoli/5135_al_teatro_nuovo_torni_la_prosa_anche_in_friulano/#.U6bgEWdZr5o



18.06.2014 - Dare continuità al progetto «Farie Teatrâl Furlane» per fare in modo che la produzione teatrale in lingua friulana abbia un'organizzazione stabile.
Al nuovo corso di quest'iniziativa che, nella prima edizione, nel 2011, ha permesso di realizzare lo spettacolo «Pieri da Brazzaville», sono al lavoro Provincia e Comune di Udine, Arlef, il Teatro Nuovo Giovanni da Udine, la Fondazione Crup, l'Ert (Ente regionale teatrale) e Bepi Agostinis, vera anima del progetto che ne sta seguendo i diversi passaggi.
Nei giorni scorsi a Palazzo Belgrado si è svolta una riunione tra i vari partner istituzionali per definire i contenuti della convenzione, obiettivi e sviluppi del progetto che sarà sottoposto all'attenzione dell'assessore regionale alla cultura Gianni Torrenti.
«La Provincia di Udine è molto motivata e sostiene con convinzione questo progetto - ha commentato il presidente della Provincia di Udine Pietro Fontanini - che consentirà di arricchire la produzione del Teatro Nuovo Giovanni da Udine per quel che riguarda la prosa in marilenghe».
L'intento è quello di concludere l'iter burocratico nel prossimo mese per consentire alla «Farie» di introdurre nuovi spettacoli in lingua friulana già nel cartellone teatrale della prossima stagione. «La Farie - ha aggiunto Fontanini - rappresenta un'ulteriore strumento per dare dignità alla nostra lingua e alla nostra cultura. Fondamentale sarà concretizzare questa rinnovata sinergia proponendo nuove rappresentazioni in lingua friulana dal prossimo autunno per offrire alla grande percentuale di persone che in regione la usano quale codice comunicativo, un motivo in più per continuare a farlo e per credere nelle sue potenzialità».
Presenti all'incontro per il Comune di Udine l'assessore Antonella Nonino, per l'Arlef il direttore William Cisilino, per il Teatro Nuovo Giovanni da Udine il presidente Tarcisio Mizzau e Bepi Agostinis.

mercoledì 18 giugno 2014

NUOVE TARGHE PER I MEZZI SPECIALI: LA REGIONE "BUTTA 45 MILA EURO"




 Dal sito on-line del quotidiano

il Messaggero Veneto:


Nuove targhe

per i mezzi speciali:


la Regione

"butta 45 mila euro"


Approvata una delibera risalente al 2010, ma non c’è una legge che obbliga al cambio. L’assessore Panontin: tutti i veicoli saranno più riconoscibili e utilizzati solo per finalità specifiche

di Maurizio Cescon

UDINE. Talvolta un dettaglio fa la differenza. Devono averlo pensato in Regione quando, nella passata legislatura, era stato deciso di cambiare le targhe di tutti i mezzi speciali. Centinaia di auto, fuoristrada, camioncini, persino imbarcazioni in dotazione alla Protezione civile o al Corpo forestale.

Adesso, dopo un lungo iter, cominciato nel 2010, con un passaggio a vuoto nel 2011 (la prima proposta di targa fu cassata dal Ministero dei trasporti, ndr), c’è stata finalmente l’approvazione dell’apposita delibera, nella seduta di giunta di venerdì scorso.

Il costo dell’operazione?

Presto detto: 45 mila euro, Iva compresa.

Una bella sommetta, anche perchè nessuna legge dello Stato obbligava la Regione all’abbandono delle vecchie targhe. (…)

18 giugno 2014 

LEGGI TUTTO L'ARTICOLO:


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Ma pe tutele de lenghe furlane
la Regjon  no à mai bêçs!



E torne la fieste par

RADIO ONDE FURLANE

al Parc del Cormôr (Udin)

al 21 di Jugn 2014

oris 8 sot sere

(h. 20.00)

Jentrade libare


L’emittente sabato

 chiamerà a raccolta

con la festa di autofinanziamento.

www.ondefurlane.eu


Dal sito on-line
del Messaggero Veneto (Ud)



(…) «La prima edizione di "Viva Onde Furlane" risale al 2010, per dare una risposta alle difficoltà economiche causate dalla scarsa attenzione dell’amministrazione regionale per la lingua friulana», ricorda Paolo Cantarutti, il presidente di Informazione Friulana, la cooperativa editrice di Radio Onde Furlane.

«Passano gli anni – aggiunge –, ma la situazione non accenna a migliorare, nonostante quello che siamo e che facciamo. La nostra è un’impresa sociale, che dà lavoro a sei persone e che avrebbe bisogno di far lavorare con maggiore continuità almeno alcuni dei nostri tanti collaboratori. Credo di non esagerare se dico che per la promozione della lingua friulana, per l’informazione, per l’intrattenimento e per la creatività giovanile, siamo una risorsa per l’intero Friuli».

«Eppure questo nostro ruolo non è adeguatamente riconosciuto – aggiunge Mauro Missana, direttore dell’emittente – nonostante le previsioni di legge sulla tutela delle minoranze linguistiche, sulla cultura e sulle radio comunitarie» (…)


LEGGI TUTTO L'ARTICOLO

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venerdì 13 giugno 2014

REGIONE E MINORANZE LINGUISTICHE





REGIONE FRIULI-VG

E MINORANZE LINGUISTICHE

 

I FRIULANI

SONO FORSE FIGLI

DI UN DIO MINORE? 

 

APPROVATO IL PROGRAMMA D'INTERVENTI PER LA COMUNITÀ ITALIANA DI SLOVENIA E CROAZIA


Udine, 16 mag (2014) - La Giunta regionale, su proposta dell'assessore alla Cultura Gianni Torrenti, ha approvato oggi il Programma degli interventi 2014, predisposto dall'Università Popolare di Trieste, diretto a favorire la conservazione e lo sviluppo del patrimonio culturale e linguistico delle Comunità degli Italiani in Slovenia e Croazia.

Complessivamente, le iniziative previste nell'anno in corso corrispondono ad
un impegno finanziario della Regione pari a 800.000 euro. Più nel dettaglio, come evidenziato nel Programma presentato dall'Università Popolare alla Regione, particolare attenzione verrà riservata al sostegno delle 52 Comunità degli Italiani per lo svolgimento di attività in campo culturale ed artistico, al supporto alle istituzioni della Comunità nazionale italiana (tra queste, il Centro di Ricerche Storiche di Rovigno, la casa editrice Edit di Fiume, l'Agenzia informativa adriatica di Capodistria), gli interventi a favore degli istituti scolastici con lingua d'insegnamento italiana.

ARC/RM


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DOMANDE

ALLA PRESIDENTE

DEBORA SERRACCHIANI


La crisi economica c'è solo quando si deve finanziare la legge regionale 29/2007 - tutela lingua friulana - e la minoranza linguistica friulanofona ? Pare proprio di sì.....


E per l’ARLeF? 400 mila euro in tutto, “forse” appena sufficienti a pagare le spese fisse di amministrazione.....

Insegnamento lingua Friulana a scuola:
Legge finanziaria regionale 2014 - Euro 450.000,00.
Quasi la metà di quanto stanziato dalla Regione per i 20.000 cittadini sloveni e croati di lingua italiana! Ben 500.000,00 euro in meno rispetto al finanziamento stanziato nella Finanziaria regionale 2013 (Giunta Tondo). E ciò nonostante da anni sia altissima la percentuale di famiglie richiedenti l'insegnamento "in/della"  lingua friulana a scuola e sia noto il ruolo fondamentale della scuola nella tutela delle lingue minorizzate. Richiesta mai rispettata dalla politica regionale!

In Slovenia nei Comuni in cui è presente la minoranza linguistica italiana anche le scuole statali di lingua slovena devono - per legge - insegnare la lingua italiana.

Da noi in Regione invece si tagliano con la mannaia i finanziamenti destinati alle minoranze linguistiche e contemporaneamente si regalano ben 14 milioni di euro ad un teatro sprecone, con una iper-produzione di opere liriche, un numero esorbitante di personale  e con un pauroso buco di bilancio: il teatro lirico Verdi di Trieste! Un teatro che, nonostante sia stato per anni commissariato a causa dei debiti di bilancio, l'assessore regionale "triestino" Gianni Torrenti, si ostina a considerare una "eccellenza" a livello nazionale! Più fai debiti e più sei una "eccellenza": ma solo se hai la sede a Trieste! 

Nessun contributo per il teatro in lingua friulana, lingua oltretutto incredibilmente esclusa anche dai bandi regionali sulla cultura...... 

Solo 100 mila euro per la tutela della lingua friulana in radio e televisioni e oltretutto distribuiti con criteri del tutto discutibili e non rispettosi della l.r. 29/2007.

E la cultura in lingua friulana è anche esclusa dai bandi per i progetti culturali regionali  emanati nel 2014.
 
Teatro, musica, manifestazioni culturali che utilizzano come lingua veicolare la lingua friulana, che si arrangino con la pidocchiosa e discriminante "miseria" che la Regione eroga per la tutela della lingua friulana! Viviamo dunque in una regione a "statuto speciale" ove vige il regime di APARTHEID CULTURALE? Pare proprio di sì!

Ci fa piacere  ovviamente che i 20 mila (leggisi VENTIMILA) cittadini sloveni e croati di lingua italiana, che già godono di un finanziamento annuale complessivamente superiore ai cinque milioni di euro, vengano finanziati anche dalla nostra regione, ma è scandaloso il trattamento che la Regione riserva agli oltre 600 mila friulanofoni – leggisi SEICENTOMILA - solo lo 0,02% del bilancio regionale! 

E com'è che la Presidente Serracchiani e la sua Giunta, strumentalizzano la presenza massiccia di minoranze linguistiche in regione per "salvare" la RAI TS e l'Ufficio scolastico regionale? 
 
Le minoranze linguistiche regionali sono solo una "FOGLIA DI FICO", salvo poi riservare loro una miseria di finanziamenti regionali?
 
 
 

LA REDAZIONE DEL BLOG
 
 

lunedì 9 giugno 2014

IL GOVERNO DI MATTEO RENZI NON RISPETTA L'ART. 6 DELLA COSTITUZIONE ITALIANA NEL SETTORE RADIOTELEVISIVO!


IL GOVERNO DI
MATTEO RENZI

 
Non rispetta
l'art. 6 della Costituzione italiana
nel settore radiotelevisivo.


Sentenza della Corte Costituzionale
nr. 215 del 2013

Un optional?
 
 
Con la sentenza numero 215, depositata il 18 luglio 2013, la Corte Costituzionale precisa che non è ammessa discriminazione tra le 12 minoranze linguistiche riconosciute ai sensi dell'art. 6 della Costituzione.
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Dal sito internet

del settimanale
dell'Arcidiocesi di Udine
 
LA VITA CATTOLICA




 
5.06.2014
«La sede Rai di Trieste proseguirà il suo lavoro mantenendo l'autonomia finanziaria e contabile». Lo conferma il senatore Lodovico Sonego (Partito Democratico). «L'originaria versione del decreto legge 1465 in corso di conversione - afferma in una nota - prevedeva la possibilità che ciascuna delle sedi regionali Rai potesse essere soppressa nel quadro di una ristrutturazione del servizio pubblico. Gli emendamenti, confermati con il voto di fiducia, garantiscono in ogni Regione o Provincia Autonoma la presenza Rai con propria redazione e strutture adeguate alle specifiche produzioni. Nel caso di Friuli-Venezia Giulia, Trentino-Alto Adige e Valle d'Aosta non ci si limita tuttavia alla redazione. È stato infatti ulteriormente disposto che le sedi che garantiscono trasmissioni in lingue minoritarie, è il caso della sede del Friuli Venezia Giulia per lo sloveno, mantengono anche la loro autonomia finanziaria e contabile. È ragionevole ipotizzare - conclude Sonego - che le norme non verranno modificate dalla Camera».

Le parole di Sonego confermano che per «minoranze» non si intendono tutte le lingue minoritarie tutelate dalla legge 482, ma solo quelle tutelate da trattati internazionali con Stati esteri (i Sudtriolesi dall'Austria e i valdostani dalla Francia in virtù degli accordi post-bellici, gli sloveni di Gorizia e Trieste dalla Slovenia col Trattato di Osimo).
L'applicazione dell'art. 6 della Costituzione nel settore radiotelevisivo, insomma, è ancora lontana.
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sabato 7 giugno 2014

LA POLITICA CULTURALE REGIONALE VA MODIFICATA !




Comitato per l'Autonomia e il Rilancio del Friuli
Udine
 

COMUNICATO STAMPA
 

LA POLITICA CULTURALE REGIONALE
VA MODIFICATA!
 
"Noi crediamo che il criterio più corretto per ripartire i fondi debba essere quello della qualità e della tutela delle esperienze culturali diffuse sul territorio e non quello dei costi storici di gestione."
 
 
 
Una settimana fa l'assessore Torrenti dichiarava a un noto giornale locale:

Ogni settore economico e sociale candida qualcuno – aggiunge l’assessore – e il settore della cultura di Trieste ha puntato su di me. Tutti i settori economici hanno rapporti con le pubbliche amministrazioni ed è normale che, nel rispetto dalla legge, le campagne elettorali vengano finanziate da qualcuno e che quel qualcuno siano le persone e le realtà più vicine al candidato (…)
Certamente non vi è nulla di male (forse) se una cooperativa triestina decide di dare un contributo di ben 10 mila euro per la campagna elettorale regionale del Presidente del teatro di cui cura la gestione. Ognuno gioca le sue carte ed avere come consigliere regionale il proprio ex-Presidente, dunque un sicuro amico nell'arena politica, potrebbe ritornare utile. Se poi questo caro amico, non eletto poi consigliere regionale nel 2013, diventa Assessore regionale alla cultura per scelta tecnica della Presidente Debora Serracchiani, e la cooperativa riceve dalla Regione un finanziamento di ben 440 mila euro, allora la dichiarazione sopra riportata pone interrogativi e sorgono spontanee alcune domande:
  • lo Statuto regionale dice, all'art.16 che “I consiglieri regionali rappresentano la intera Regione senza vincolo di mandato” Verrebbe da immaginarsi che anche gli assessori debbano seguire la stessa norma; a Torrenti è sfuggita? Perchè a vedere i criteri usati per distribuire i finanziamenti dell'assessorato regionale alla cultura, sembra proprio che l'assessore operi con un preciso “vincolo di mandato”! E non è casuale che gli attuali criteri seguiti dall'assessore Torrenti corrispondano esattamente a quanto da lui dichiarato nella sua veste di Presidente del teatro triestino Miela il 4 di novembre 2012 ad un giornalista del Piccolo di Trieste. Così infatti si leggeva “virgolettato” il 4 di Novembre 2012, sul quotidiano Il Piccolo di Trieste: «Chiederemo - spiega Torrenti - che in finanziaria si sostengano chi ha un’attività vincolata come i teatri stabili. In modo da tutelare il lavoro».

    http://ilpiccolo.gelocal.it/cronaca/2012/11/04/news/teatri-chiusi-con-i-fondi-dimezzati-1.5974215


    Ossia chiedeva che venisse finanziata e privilegiata la cultura triestina, basata prevalentemente su enti con dipendenti, diversamente da quella friulana dove invece è il volontariato a predominare. Giusto difendere il lavoro, ma perchè a farne le spese deve essere il Friuli? Noi crediamo che il criterio più corretto per ripartire i fondi debba essere quello della qualità e della tutela delle esperienze culturali diffuse sul territorio e non quello dei costi storici di gestione.
  • L'assessore non cita gli indubbi meriti della cooperativa culturale Bonawentura. Forse bastava quello per spiegare il motivo del finanziamento, invece è il fatto che “Trieste ha puntato su di me” a costituire la motivazione e la giustificazione del finanziamento. E' accettabile? E quindi sono accettabili le evidenti sperequazioni nella distribuzione delle risorse della cultura sul territorio regionale?
  • ogni settore economico e sociale candida qualcuno” In realtà sono i partiti che candidano, dice la Costituzione. Forse Torrenti vuol rilegittimare una qualche norma relativa alla Camera dei Fasci e delle Corporazioni? O forse vuole dirci che anche gli altri assessori rappresentano precisi settori economici? E qui i casi sono due: o smentiscono o spiegano al popolo friulano e triestino chi li ha candidati e perchè.
E dobbiamo ricordare anche che, come si legge nel bando per i finanziamenti regionali 
 

All'Art. 5 – ESCLUSI Non sono considerati i progetti finalizzati ad iniziative aventi ad oggetto:
a) valorizzazione delle lingue minoritarie

Forse che per l'assessore non è cultura quella fatta nelle tre lingue minoritarie regionali ghettizzate nei pochissimi e miserevoli finanziamenti che la regione eroga per la “politica linguistica di tutela” ?
 
A noi sembra che si sia passato il segno e che sia ora di una diversa idea di politica culturale in Regione e per il Friuli!
 
31 maggio 2014
 
Paolo Fontanelli

Presidente
Comitato per l'autonomia e il rilancio del Friuli
 
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Il Comunicato Stampa sopra riportato è stato pubblicato sul settimanale della Arcidiocesi di Udine, La Vita Cattolica,  giovedì  5 giugno 2014, con il significativo titolo di "ASSESSORE NEL NOME DI CHI?"