sabato 18 febbraio 2017

LEGGE ELETTORALE - BASTA DISCRIMINAZIONI TRA MINORANZE LINGUISTICHE!!



LEGGE ELETTORALE

Basta discriminazioni
tra minoranze linguistiche!!
 
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Assemblee de Comunitât Linguistiche Furlane

Li dal Comun di Cjarlins - Place S. Roc, 24 – 33050 Cjarlins / presso il Comune di Carlino P. S. Rocco, 24 - 33050 Carlino

Estratto dalla deliberazione n. 5 del 04.02.2017

(omissis)

OGGETTO: “Rappresentanza politica in parlamento della minoranza linguistiche friulana -

Mozione

L’ASSEMBLEA DELLA COMUNITA’ LINGUISTICA FRIULANA

(Organismo istituzionale previsto dalla l.r. 26/2014 e costituita da n. 102 Comuni)

Vista la legge 6 maggio 2015, n. 52, “Italicum”, relativa alla normativa elettorale;

Verificato che il c.d. Italicum prevede soglie di sbarramento del 20% per le liste rappresentative di comunità linguistiche su base circoscrizionale;

Considerato:

· che tale regime è derogato per Trentino Alto-Adige/Südtirol e Valle D’Aosta/Vallee d'Aoste, dove risulta in vigore un regime elettorale speciale in cui sarà utilizzato il sistema dei collegi uninominali al fine di tutelare la minoranza linguistica;

· che in particolare per la Valle d’Aosta/Vallee d'Aoste, viene istituito un singolo collegio maggioritario uninominale a turno unico;

· che per il Trentino-Alto Adige/Südtirol è previsto un sistema misto particolare basato sull’attribuzione complessiva di un totale di 11 seggi conformati tendenzialmente sulla omogeneità territoriale e linguistica;

Ricordate la sentenza n.215/13 e la sentenza n.159/09 della Corte Costituzionale con cui si riconosce la necessaria tutela delle minoranze linguistiche quale principio fondamentale dell’ordinamento costituzionale e si censurano le discriminazioni tra le 12 minoranze riconosciute dalla legge 482/1999;

Ritenuta pertanto incostituzionale l’attuale normativa elettorale per irragionevole ostacolo alla rappresentanza politica e istituzionale delle minoranze linguistiche legalmente riconosciute;

Evidenziata palese violazione dei criteri di territorialità con la violazione dei criteri direttivi di cui alla lett. c) dell’art. 4 L. 52/15, che prevedevano, nella delimitazione dei collegi, il rispetto delle
aree di tutte le comunità linguistiche autoctone riconosciute dalla legge, anche in deroga agli ordinari criteri demografici;

Evidenziato inoltre che, mediante la creazione nella nostra Regione di due collegi il cui confine sottrae amplissime aree friulanofone per inglobarle nel debordante collegio triestino, verrà diluita, senza possibilità di rappresentanza, la minoranza friulana e anche la più ridotta minoranza slovena;

Ritenuto necessario modificare l’attuale normativa affinché le minoranze linguistiche territoriali possano vedersi riconosciuta adeguata ed effettiva rappresentanza all’interno del parlamento
nazionale;

Tutto ciò premesso

Visto il regolamento per l’organizzazione e il funzionamento dell’Assemblea della Comunità Linguistica Friulana

Con voti UNANIMI espressi per alzata di mano

D E L I B E R A

1. Di chiedere al Parlamento della Repubblica Italiana che, nell’ambito della revisione della legge elettorale, sia garantita la rappresentanza politica della minoranza linguistica friulana all’interno del Parlamento stesso.

2. Di inviare copia della presente mozione ai parlamentari del Friuli-Venezia Giulia e ai Capigruppo del Consiglio Regionale della Regione Autonoma Friuli-Venezia Giulia.
 
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RINGRAZIAMENTI 
 
La Redazione del blog ringrazia Diego Navarria, Presidente della "Assemblee de Comunitât Linguistiche Furlane", per averle concesso la pubblicazione dell'estratto dalla deliberazione nr. 5 del 4 febbraio 2017.
 
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LEGGI ANCHE:
 

1) dal settimanale ilFRIULI.it

Il ‘parlamento’ friulano

alza la testa

 4.2.2017


 
 e
 
2) dal sito del mensile
in  lingua friulana

LA PATRIE DAL FRIÛL

EDITORIÂL di Dree Venier
Zenâr-Fevrâr 2017
 

Leç eletorâl taliane gnove:
al coventarès un...Furlanellum
 

 
(...) Par prionte, no rispiete la minorance furlane. Cun la determinazion dai coleçs eletorâi dal Italicum il Friûl al è stât spacât in doi cuntune part sot Triest.  Chei che a votaran in chê, a coventaran dome a mandâ su candidâts triestins. Nol sucêt cussì in Trentin e Sud Tirôl, li che i coleçs a son plui piçui, fats daûr de presince des minorancis sul teritori.

La gnove leç e je stade judicade de Cort Costituzionâl e in part mandade indaûr, duncje si ‘nd à  di fâ une gnove. Al è di tignî prisint che la Consulte no à tocjât il cantin des circoscrizions eletorâls parcè che il tribunâl di Triest – che al à di trasmeti ae Cort lis cuistions – al à pensât ben di no mandâlu indevant. No parcè che nol podès vê mani, ben si intint: dome parcè che no lu à judicât rilevant.

Di sigûr la discussion par vê une gnove leç eletorâl e sarà lungje, ancje parcè che e je dute une part dal Parlament che e à l’interès di puartâ indevant la legjislature il plui pussibil, ancje par facendis di tacuin.
 
In chest mismàs al sarès spazi par un intervent di bande de nestre Regjon. L’imprest si clame voto alle Camere: in pratiche une mozion che, fate buine dal Consei Regjonâl, e ven presentade al Parlament li che si invide a tignî presinte une cuistion. Chest voto al pues jessi ancje une leç fate e finide. (...)


Dree Venier
 
 
 
Lei dut l'editoriâl:
 
 
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4 commenti:

  1. "Evidenziato inoltre che, mediante la creazione nella nostra Regione di due collegi il cui confine sottrae amplissime aree friulanofone per inglobarle nel debordante collegio triestino, verrà diluita, senza possibilità di rappresentanza, la minoranza friulana e anche la più ridotta minoranza slovena;"

    COMMENTO

    Perché la Presidente Debora Serracchiani, Vice segretaria nazionale del Partito Democratico, a suo tempo non ha bloccato il campanilismo triestino e i parlamentari triestini, vietando la creazione di un collegio elettorale triestino extra-large?

    Avrebbe potuto bloccare questa operazione che ha il fine ultimo di aumentare i parlamentari triestini a discapito del 90% del territorio regionale, ossia il Friuli..... ma non lo ha fatto!

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  2. LA LEGGE ELETTORALE NON PENALIZZI IL FRIULI di ROBERTO MEROI

    Attualmente in Parlamento siedono quattro deputati di origine triestina, due nati a Roma, uno a Verona, uno a Lecce, uno a Monfalcone, due in provincia di Pordenone e uno solo nato a Udine. Dei sette senatori eletti in Friuli-Venezia Giulia nel 2013, uno è nato in Piemonte e risiede in Toscana, gli altri sono nati due a Trieste, due in provincia di Gorizia, uno in provincia di Pordenone e uno è originario del Belgio. La provincia di Udine, con oltre 530 mila abitanti, non ha a Roma nemmeno un senatore!

    Trieste, oltretutto, ha la straordinaria fortuna di avere attualmente a Roma ben 7 suoi parlamentari residenti in una città di circa 200 mila anime: una sproporzione se si considera che ne rimangono solo 11 a rappresentare il milione di abitanti del resto della regione.

    A ciò va aggiunto che sia Ettore Rosato, capogruppo alla Camera per il Pd, sia Massimiliano Fedriga, capogruppo alla Camera per la Lega Nord (oltre ad essere segretario regionale), sia Sandra Savino, coordinatore regionale per Forza Italia, sono di Trieste.

    Per l'elezione dei deputati del Friuli-Venezia Giulia, la riforma elettorale che era stata votata dal Governo Renzi («Italicum») prevedeva la suddivisione in due zone dell'intero territorio regionale. Quella ad est, dove avrebbero votato gli elettori della provincia di Trieste, gli elettori di quella di Gorizia e una consistente parte di quelli della provincia di Udine residenti in una fetta di territorio che va da Tarvisio a Latisana. Ovviamente, ad essere favoriti in quel collegio sarebbero stati i candidati della città più popolosa, quindi Trieste. Nella zona ad ovest invece avrebbero votato tutti gli elettori della provincia di Pordenone e solo la parte rimanente di quelli della provincia di Udine. Una simile ripartizione avrebbe condotto all'elezione di un numero di deputati triestini doppio rispetto a quelli eletti nell'intera provincia udinese, che ha più di due volte gli abitanti della provincia di Trieste!

    Al Governo Gentiloni e ai partiti di opposizione spetta ora il compito di elaborare una nuova legge elettorale meno penalizzante per il Friuli.

    ROBERTO MEROI
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    La lettera a firma di Roberto Meroi è stata pubblicata sul settimanale della Arcidiocesi di Udine, LA VITA CATTOLICA, mercoledì 11 gennaio 2017, rubrica "Giornale aperto".

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  3. Benon, jo o proponarès che si clamàs, in maniere plui semplice, Comunitât di LENGHE furlane, cence une traduzion masse mecaniche dal talian.

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  4. RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO:

    "Vi trasmettiamo la traduzione in italiano dell’editoriale uscito sul mese di febbraio del nostro direttore Andrea Venier, visto che ci è stato chiesto da più parti.

    Si può trovare in originale in lingua friulana sul nostro sito www.lapatriedalfriul.org.

    Ricordiamo che è possibile abbonarsi al mensile La Patrie dal Friûl, lo storico giornale in lingua friulana dal 1946, tramite bollettino postale o anche on line: http://www.lapatriedalfriul.org/?page_id=7

    La Redazione"

    Nuova legge elettorale italiana: servirebbe un… Furlanellum
    Di Andrea Venier

    Tutto si può dire, ma non che la legge elettorale Italicum non abbia il nome giusto. Uno specchio perfetto dell’Italia: garantisce il posto sempre ai soliti, tramite il capolista bloccato. Va in “soccorso del vincitore” con il premio di maggioranza. È stata fatta prima dell’approvazione del sistema politico che doveva servire (poi bocciato dal referendum del 4 Dicembre), come un abuso edilizio.
    In fine, non rispetta la minoranza friulana. Con la determinazione dei collegi elettorali dell’Italicum il Friuli è stato spezzato in due, con una sua consistente parte andata sotto Trieste. Chi voterà in quella, servirà solo ad eleggere candidati triestini. Non succede così in Trentino e Sud Tirolo, dove i collegi sono più piccoli, ritagliati a seconda della presenza delle minoranze sul territorio.
    La nuova legge è stata giudicata dalla Corte Costituzionale e respinta, dunque bisogna farne una nuova. È da tenere presente che la Consulta non ha toccato la questione delle circoscrizioni elettorali perché il tribunale di Trieste - che ha il compito di trasmettere alla Corte le eccezioni presentate in Friuli-Venezia Giulia - ha pensato bene di non inoltrarla. Non perché non avesse fondamento, si intenda: solo perché non l’ha giudicata rilevante.
    Sicuramente la discussione per avere una nuova legge elettorale sarà lunga, visto che tutta una parte del Parlamento ha interesse a proseguire la legislatura il più possibile, anche per questioni di portafoglio.
    In questo momento di confusione ci sarebbe spazio per un intervento da parte della nostra Regione. Lo strumento si chiama voto alle camere: in pratica una mozione che, approvata dal Consiglio Regionale, si presenta al Parlamento e dove lo si invita ad affrontare una questione. Questo “voto” può essere anche una legge tout court.
    La Regione Speciale Friuli-Venezia Giulia potrebbe avanzare una proposta per far rispettare le minoranze sul suo territorio: magari una legge, che sarebbe presentata al di fuori dei partiti e quindi da veti politici. Chissà che non potesse essere approvato un ipotetico… Furlanellum. A ogni modo, questa azione fisserebbe un principio all’attenzione del Parlamento: si devono tutelare le minoranze del Friuli.
    Ma perché la Regione e persino i parlamentari triestini dovrebbero sostenere questa proposta? Perché garantire le minoranze oggi come oggi è l’appiglio più solido per garantire la specialità della Regione, che conviene anche a Trieste. Forse anche più che al Friuli.
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