martedì 10 gennaio 2017

DANIELE DI GLERIA - SINDACO DI PAULARO - SPIEGA PERCHE' BOCCIA LE UTI


REGIONE FRIULI-VG 

UNIONI TERRITORIALI INTERCOMUNALI
(UTI)
 

UNA RIFORMA FALLIMENTARE
 
 
(...) non posso e non voglio essere ricordato dalla mia comunità come il Sindaco che ha svenduto il suo paese, non voglio che il ruolo e la rappresentatività  del consiglio comunale venga svilito e con esso il voto espresso dai cittadini.
 
4 gennaio 2017
 
DANIELE DI GLERIA 

Sindaco del Comune di Paularo (Ud) 
 

-------------------
 
La Redazione del Blog nel complimentarsi con il Sindaco di Paularo (Comune montano della Provincia di Udine) - Daniele Di Gleria - per l'articolo a sua firma pubblicato dal settimanale della Arcidiocesi di Udine, La Vita Cattolica, mercoledì 4 gennaio 2017 - pagina 9 - lo ringrazia per averle concesso la pubblicazione del suo scritto anche sul nostro Blog.

Un "bravo" al Sindaco di Paularo, Daniele Di Gleria, che ha avuto il coraggio di dichiarare pubblicamente quanto molti  altri sindaci friulani, che hanno  aderito  alle  UTI  spesso  per  paura  di ritorsioni economiche  o perché spaventati dal rischio "commissario" ("commissariamento" poi dichiarato illeggittimo dal Tar di Trieste!), condividono in silenzio e "lamentandosi solo in osteria"!. 
     
La Redazione del Blog
 
.....................
 

NO AL MIO COMUNE

INUTILE SCATOLA VUOTA
 
 
di Daniele Di Gleria
 
Sindaco di Paularo (Ud)
 
 
La prima grande riforma che ha interessato gli enti locali della nostra Regione è avvenuta con l’entrata in vigore della L.R.1/2006 “Legge Iacop” ed in particolare il capitolo V che prevedeva le associazioni intercomunali.

Il comune di Paularo è stato il promotore nella costituzione dell’Associazione Intercomunale Alta Carnia coinvolgendo i comuni di Arta Terme, Zuglio e Ligosullo per la gestione associata di ben 10 servizi ottenendo ingenti contributi regionali nel periodo 2007-2012.
 
A partire dal 2017 questa funzione non è più percorribile in quanto le Associazioni Intercomunali, così come le Province, sono state sostituite dalle UTI.

Nel 2011, con la Legge regionale 14, ci fu una prima riforma relativa al riordino degli Enti locali, nei confronti della quale il Comune di Paularo assunse una posizione di contrarietà in quanto si temeva la perdita della propria autonomia senza alcun beneficio per il territorio. Successivamente, la L.R.14/2011 venne sostituita dalla L.R.26/14 che, tra le tante cose, introdusse il concetto di obbligatorietà, affiancato da pesanti penalizzazioni economiche in caso di mancata adesione, con ulteriore aggiunta del commissariamento del Consiglio Comunale in caso di bocciatura degli statuti.

Il Comune di Paularo per iniziativa dell’allora Sindaco Faleschini, aveva proposto, in alternativa, una formula organizzativa che prevedeva la figura dei “sindaci delegati” capace di coinvolgere tutte le amministrazioni per competenza piuttosto che per territorio: ogni Sindaco avrebbe avuto un ruolo importante così come i vari Assessori e Consiglieri Comunali che sarebbero stati elementi attivi nella gestione della Carnia.

Poi è mancato il coraggio di applicare lo statuto originario approvato nei vari Consigli Comunali ed è mancato soprattutto il coraggio di scegliere un Presidente che rappresentasse la montagna vera, anzi, si è provveduto immediatamente a modificare lo statuto introducendo i sub ambiti e con essi la riproposizione della giunta, nella falsa convinzione che questa soluzione avrebbe garantito un sistema molto più snello ed efficiente.

Già in questa prima fase avevamo valutato la possibilità di fuoriuscire dall’UTI, ma, ancora una volta, e per spirito di collaborazione, abbiamo concesso fiducia, in attesa dei benefici tanto acclamati con l’applicazione di uno statuto diverso da quello già approvato nei Consigli Comunali, ma, come era facilmente prevedibile questo non si è verificato.

Elemento determinante della decisione è stata l’imposizione del trasferimento dei servizi finanziari e contabili ed il controllo di gestione in UTI dal 01 Gennaio 2017 accelerando così il processo di accentramento delle funzioni non ancora obbligatorie, svuotando i Comuni della gestione del bilancio e quindi delle proprie risorse. La paralisi dell’intera attività gestionale sarebbe stata cosa certa.

Condivido pienamente l’opinione dei colleghi Sindaci che ritengono che con queste azioni, nei prossimi anni, le Amministrazioni Comunali diventeranno delle inutili scatole vuote, svilendo il ruolo del Consiglio Comunale e con esso il concetto di rappresentatività espresso dai cittadini con il proprio voto per ogni singolo Consigliere eletto.

Considerato che non ritengo plausibile che l’UTI possa ragionevolmente conseguire un sufficiente livello di operatività e di salvaguardia dei diritti, delle aspettative e delle esigenze del territorio e che inoltre non possa assolutamente permettersi, in un periodo di forte crisi economica come quella che stiamo vivendo alcun tipo di esperimento sulla pelle altrui e considerato inoltre che la posizione di attesa e di collaborazione che questa amministrazione ha dimostrato in questo periodo non possa più essere mantenuta, abbiamo deciso di fuoriuscire dall’UTI portando al voto del Consiglio Comunale la proposta di revoca delle delibere di approvazione dello Statuto.

Con il programma elettorale abbiamo proposto di mantenere operativa al 100% la struttura comunale ed intendiamo mantenere tale promessa. Paularo è un Comune con quasi 2800 abitanti, esistono molte associazioni che lavorano sul territorio per mantenere vive le proprie usanze, la propria cultura, la propria storia e tradizione; l’anno appena concluso ha visto nascere nuove attività commerciali mentre altre si sono rinnovate per stare al passo con i tempi. Credo nella mia gente e non posso permettermi di tradire la loro fiducia, soprattutto dei più giovani sempre più attratti dalla città. Svuotare il Comune delle proprie funzioni vorrebbe dire aumentare, intensificare, accelerare il percorso di spopolamento della montagna, nella consapevolezza che specialmente nelle nostre zone ogni forma di arretramento sociale ed economico diventa irrecuperabile fino a determinare la morte dei piccoli Comuni.

In conclusione, non posso e non voglio essere ricordato dalla mia comunità come il Sindaco che ha svenduto il suo paese, non voglio che il ruolo e la rappresentatività del Consiglio Comunale venga svilito e con esso il voto espresso dai cittadini.

 
IL SINDACO

Daniele DI GLERIA


4 commenti:

  1. Scommettiamo che se avesse vinto il SI al referendum costituzionale del 4 di dicembre le UTI imposte in regione da Serracchiani/Panontin sarebbero state IMPOSTE dal Governo Renzi in tutte le regioni italiane in sostituzione delle Province e con la funzione di "enti di area vasta"?

    Le UTI regionali? Un esperimento sulla pelle dei friulani e dei triestini...

    RispondiElimina
  2. Dal quotidiano "Il Messaggero Veneto" (Ud) del 5 gennaio 2017 - pagina 32:

    1) ENTI LOCALI - PAGNACCO NEL CONSORZIO, L'UTI CENTRALE PERDE PEZZI

    L'assemblea dei sindaci ha accolto la richiesta dell'amministrazione. Salgono a otto i Comuni che hanno deciso di rimanere fuori dell'Unione.

    e ancora:

    2) Pagnacco - "Una riforma sbagliata, delegittima i sindaci" - Il primo cittadino Luca Mazzaro: se passa la riforma NON HA PIU' SENSO CANDIDARSI.

    e ancora:

    3) La riflessione - "DECISIONE CHE ESPRIME IL RIFIUTO DI SCELTE CALATE DALL'ALTO"

    Le conclusioni di Enrico Bulfone, l'avvocato che ha curato i ricorsi al Tar avviati dalle "municipalità ribelli":

    "(...) Imporre a un sistema già collaudato un "capo" dei sindaci scelto in base al numero di abitanti, spartendo i voti NON PIU' IN MANIERA PARITARIA, (in comunità collinare ogni sindaco ha un voto) non garantisce democrazia e per molti primi cittadini è una condizione inaccettabile. Una legge che conferma le sue criticità e che rischia di dissolvere anni di impegno e collaborazione tra le amministrazioni della zona collinare che finora hanno lavorato raggiungendo insieme obiettivi importanti"
    (Li)


    RispondiElimina
  3. "Successivamente, la L.R.14/2011 venne sostituita dalla L.R.26/14 che, tra le tante cose, introdusse il concetto di obbligatorietà, affiancato da pesanti penalizzazioni economiche in caso di mancata adesione, con ulteriore aggiunta del commissariamento del Consiglio Comunale in caso di bocciatura degli statuti."

    Daniele Di Gleria
    ........

    Il commissariamento fu cancellato dal TAR di Trieste. Incredibili i ricatti finanziari e politici subiti dai Comuni friulani e triestini.

    Comuni che con l'obbligo di entrare in una UTI (assegnata obbligatoriamente dalla giunta regionale!!) e a cui conferire moltissime competenze comunali, di fatto sono SVUOTATI a vantaggio di una istituzione non solo non prevista dalla Costituzione italiana e che la Corte Costituzionale ha chiarito NON ESSERE UN "ENTE LOCALE" ma solo una associazione di Comuni, ma che non essendo ad elezione diretta, sfugge al controllo democratico dei cittadini!!!

    Una riforma degli enti locali pessima, calata dall'alto e IMPOSTA con ricatti di ogni genere....

    Una riforma che riporta il Friuli all'epoca medioevale, diviso in FEUDI come nel 1300, dove comanda il feudatario più potente, ossia il Sindaco del Comune con la maggiore popolazione che grazie al voto ponderato fa l'asso piglia tutto!!

    E i Comuni più piccoli in termini di popolazione? Alla mercè del comune più popoloso....

    QUESTE SONO LE UTI IMPOSTE DALLA PRESIDENTE DEBORA SERRACCHIANI!!

    RispondiElimina
  4. dal sito del settimanale IL FRIULI.IT

    http://www.ilfriuli.it/articolo/Politica/Don_Zannier_critico_con_la_riforma_delle_Uti-points-_%E2%80%9CFriuli-points-_ritorno_al_Medioevo_territoriale%E2%80%9D/3/162195


    FRIULI: RITORNO AL MEDIOEVO TERRITORIALE

    Non accadeva da sette secoli. Dallo Stato Patriarcale, passando per il dominio veneziano, napoleonico, austriaco e italiano, Udine era sempre stata la capitale amministrativa del Friuli. Il passaggio di Gorizia agli Asburgo aveva causato una prima divisione regionale e statuale, non sanata che per un breve periodo all’indomani della Grande Guerra. La Provincia del Friuli integrale durò poco e Gorizia ritornò capoluogo di Provincia. Nel Secondo Dopoguerra si è costituita la Provincia di Pordenone, favorita da Trieste, divenuta nel frattempo capitale della composita Regione Friuli-Venezia Giulia. L’ultimo tentativo di smembrare il Friuli è stato il progetto della quinta provincia di Tolmezzo. Trieste ha sempre avuto la sindrome dell’accerchiamento, a torto o a ragione. L’ingiusta mutilazione territoriale del retroterra carsico potrebbe essere una scusante che oggi non regge. Ora vengono azzerate tutte le province della Regione a vantaggio dell’unico Centro non friulano. Udine rappresentava il Friuli storicamente, culturalmente e amministrativamente, sia pure indebolito da campanilistiche e inutili divisioni. La sua cancellazione è un atto di ingiustizia verso la realtà della Patria del Friuli e un atto di incurante disprezzo verso la nostra identità e la nostra Storia. Ma si può chiedere rispetto a chi non sa nulla del Friuli? Da un po’ di tempo in qua i Friulani votano per esiti maldestri. Dove sono scomparsi i radicalfriulanisti? I leninisti della lingua? E il clero etnico e gli intellettuali di ogni specie e grado? Tutti presi in contropiede o cavalli di Troia. Inutile lamentarsi di realtà territoriali e linguistiche smembrate, quando si lavora allo smembramento del Friuli per entità non friulane e addirittura non italiane. Questo Friuli polverizzato in 17 emirati posticci è un ritorno ai frazionamenti medioevali e semifeudali. Un comune per sua natura non ha mai la visione globale del territorio di un ente sovracomunale che funge da equilibratore delle diverse e singole esigenze. Mi domando perché si siano aboliti i mandamenti che illustravano le medie città provinciali. Sempre per risparmiare soldi? e per soldi preture e tribunali? E per soldi le province? Può essere. Ma, finiamola di dire insulsaggini. Si farebbero anche riforme pretestuose e fantasiose per stare a galla politicamente e in questo caso favorire un’unica città, non friulana, cui dobbiamo far capo e servire. Speriamo contro ogni speranza per il bene del Friuli. Il presidente della agonizzante Provincia di Udine, Pietro Fontanini ha fatto celebrare l’Anno dei Patriarchi con manifestazioni e pubblicazioni di sorprendente attualità. Non mi curo delle vane critiche alla sua iniziativa anche da parte di chi sta diluendo il Friuli. I Patriarchi rappresentano, insieme al Ducato Longobardo, un momento forte e irripetibile della nostra identità storica e umana. L’abolizione delle Province annulla la presenza delle realtà civili e dello Stato. Non ci saranno più prefetti, presidenti, questori. I presidenti delle “Unioni” saranno dei semplici “primi inter pares”. Le città capoluogo di Provincia non potranno fondare identità civile, ridotte a vestigia storiche turistiche. Restano le Diocesi con i Vescovi. Non risulta che l’Arcidiocesi di Udine e quelle di Gorizia e Concordia-Pordenone vengano soppresse e i Friulani potranno vedere nelle rispettive sedi episcopali e nel territorio ad esse connesso una più ampia e vasta aggregazione morale e culturale. E i nostri Vescovi sono pure gli eredi del glorioso Patriarcato di Aquileia, di Aquileia e non di Trieste, con buona pace di certe riforme.

    Se lo Stato (o il Friuli) si scioglie, supplet Ecclesia.

    Don Domenico Zannier

    RispondiElimina