domenica 9 novembre 2014

REGIONE - RIFORMA ENTI LOCALI: "UN DISASTRO TARGATO PANONTIN !!!"


R E G I O N E

RIFORMA ENTI LOCALI
 
 UN DISASTRO
TARGATO "PANONTIN"!!!

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Dal sito internet
 
del settimanale
 
LA VITA CATTOLICA
 
 
Unioni dei Comuni
ingovernabili
con il voto indiretto


"No al ritorno del Pentapartito". Così nell'editoriale (clicca qui per leggere il testo integrale) pubblicato giovedì scorso, il settimanale "la Vita Cattolica" commenta l'esito delle elezioni provinciali a Pordenone del 26 ottobre, le prime svoltesi con il "metodo Panontin" che prevede il voto dei soli sindaci.
 
Ingovernabilità, necessità di realizzare "grandi coalizioni", debolezza dell'esecutivo sono gli esiti.
 
Insomma un ritorno alla Prima Repubblica. Un risultato che deve far pensare, perché si tratta dello stesso sistema elettorale che verrà utilizzato per le nuove Unioni dei Comuni che dovrebbero sostituire le Province.

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NO AL RITORNO 

 
DEL PENTAPARTITO
      
     4.11.2014
 
Immaginate di comprare un’auto nuova che, però, si ferma in panne poco dopo essere uscita bella fiammante dal concessionario. Penso che il primo istinto dello sfortunato acquirente sarebbe quello di esercitare il diritto di recesso o almeno di esigere dal venditore un minuzioso check up del mezzo. Dal mondo delle quattro ruote trasferiamoci a quello della politica, ed ecco che si materializza un bel problema per il Friuli-Venezia Giulia.
Domenica 26 ottobre, 800 sindaci e amministratori comunali del Friuli Occidentale si sono recati alle urne per il rinnovo del Consiglio della Provincia di Pordenone. Era questo il primo esperimento della «riforma Panontin» che dovrebbe portare alla soppressione delle Province all’interno della nostra Regione. Il condizionale è d’obbligo, poiché sulla norma pende il giudizio della Corte Costituzionale e inoltre, prima di diventare operativa, occorre l’approvazione da parte del Parlamento di una legge di rango costituzionale (quindi, a doppia lettura sia da parte della Camera che del Senato) per modificare lo Statuto regionale.
Una legge che, nell’anno abbondante di giunta Serracchiani, per ora non ha ancora fatto un solo passo in Parlamento ma è desolatamente ferma ai «box» di partenza.
Ad ogni modo, com’è andato l’esperimento? Un disastro assoluto, confermando tutte le perplessita che da queste colonne più volte abbiamo esternato.
A cominciare dalla presentazione delle liste. Complice il fatto che il voto avviene col sistema proporzionale, ogni partito e partitino si è presentato con la sua lista. Mancando coalizioni politiche, non si è naturalmente parlato di programmi e di strategie per il futuro, ma si è andati semplicemente ad una sterile «conta» politica. È vero, come ha ricordato la presidente Serracchiani, che il presidente della Provincia e la sua giunta avranno in pratica quasi solo il compito di «commissario liquidatore» dell’ente, ma prima che il passaggio di competenze e consegne avvenga con le nuove Uti (Unioni territoriali e intercomunali) probabilmente passeranno ancora attraverso le Province fondi, progetti e risorse.
Ma questo è il meno. Ancor più disastroso il risultato elettorale. Lo schieramento di Centrosinistra ha prevalso di pochissimo, con 14 consiglieri su 26. Anche se si trattasse di un monolite politico, basterebbe un’influenza per mettere in difficoltà la «maggioranza». Inoltre, questi 14 consiglieri sono in realtà molto variegati: 8 al Pd, 5 a liste civiche locali, 1 alla sinistra estrema. Soprattutto il rapporto con quest’ultima appare non semplicissimo. Risultato, quindi, l’instabilità politica e la necessità di larghe intese che comprendano anche Udc e Nuovo Centrodestra. Riecco quindi, in diretta dalla Prima Repubblica, il Pentapartito. Insomma un pateracchio. Altra notazione importante: il risultato della lista del Pd è stato molto deludente rispetto alle attese, mentre ha sorpreso la brillante performance delle liste civiche di Centrosinistra. Dietro a questo esito si intravvedono delle coalizioni locali di sindaci che, evidentemente, hanno intenzione di portare avanti in Provincia degli obiettivi molto territoriali, piuttosto che una visione generale del territorio.
Terzo fallimento, il più completo disinteresse della gente. È vero, già prima non è che si andava saltellando di gioia a votare per il rinnovo del Consiglio provinciale, però la gran parte degli elettori esprimeva il suo voto e il suo orientamento dimostrando interesse per questo ente.
Si potrebbe dire pragmaticamente: chi se ne importa! Le prossime elezioni provinciali saranno nel 2016 a Gorizia e Trieste, nel 2017 a Udine. A quel tempo - si ipotizza - il Parlamento avrà già cancellato le Province dallo Statuto regionale e quindi anche questa situazione di transizione sarà esaurita. E invece no! Già, perché questo nuovo sistema elettorale provinciale è esattamente lo stesso che sarà applicato alle nuove Uti, le Unioni territoriali intercomunali che dopo la riforma saranno uno dei cardini del sistema.
Ecco allora l’auto nuova con cui abbiamo iniziato questo editoriale che ha bisogno di urgenti interventi se non vuole trasformarsi in un «bidone».
Escludendo la possibilità di ripensare globalmente la riforma (la giunta Serracchiani ormai deve portarla a termine e non può politicamente tirarsi indietro) ecco allora tre fondamentali necessità di messa a punto del sistema delle Unioni territoriali intercomunali (Uti).
Tre le necessità:
1) il sistema elettorale delle Uti non deve essere proporzionale, pena il verificarsi facilmente delle situazioni createsi in Provincia di Pordenone. Aggravate dal fatto che le maggioranze possono essere variabili nel corso di un mandato, allorquando si vada al rinnovo di qualche amministrazione comunale ricompresa nell’Uti. Va quindi previsto un premio di maggioranza per spingere le forze politiche a coalizzarsi attorno a un progetto
2) per evitare la disaffezione e la lontananza della gente dalle istituzioni, va ripristinato il voto popolare diretto al posto di quello di secondo grado. Aggiungere una scheda per le elezioni nell’Uti quando si celebrano le elezioni regionali, infatti, costerebbe pochissimo, ma avrebbe un grande vantaggio in termini di democrazia e partecipazione.
3) Va data ai territori la possibilità di delimitare i confini delle Uti, scegliendo con quali comuni aggregarsi, in maniera molto più libera di quella imposta dagli attuali limiti minimi di popolazione fissati a 40 mila abitanti. Ciò impone un eccessivo ampliamento territoriale di questi organismi, troppo lontani dai singoli comuni, e comporta di mischiare tra loro situazioni troppo differenti. In particolare, Carnia esclusa, tutti i Comuni di montagna saranno costretti a unirsi con enti di pianura o pedemontana, perdendo totalmente la loro autonomia e le peculiarità gestionali delle terre alte. Troppe differenze per elaborare un progetto territoriale comune di sviluppo. Il rischio è la «balcanizzazione» dei consigli delle Uti, con gruppi di interesse che perseguono strategie completamente diverse, cercando di portare a casa il massimo possibile per i propri sub/territori di riferimento.

Roberto Pensa

Direttore responsabile del settimanale dell'Arcidiocesi di Udine, “LA VITA CATTOLICA”

5 commenti:

  1. La riforma degli Enti locali targata "Panontin" è un disastro su tutta la linea, ma neppure la consapevolezza di ciò sicuramente fermerà la Giunta Serracchiani che, come giustamente scrive Roberto Pensa, "la giunta Serracchiani ormai deve portarla a termine e non può politicamente tirarsi indietro".

    Friulani e triestini saranno quindi costretti a subire - dall'alto - una pessima riforma degli Enti locali targata "Panontin"?

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  2. “Il comma 145 dell’art. 1 della legge 7 aprile 2014, n. 56, ovvero la cosiddetta legge Delrio, sulle città metropolitane, province, unioni e fusioni di comuni, dispone espressamente che anche il Friuli Venezia Giulia debba adeguare il suo ordinamento ai principi della legge. Cosa faremo quando il Governo impugnerà presso la Corte costituzionale tutte quelle normi che confliggono con i principi contenuti nella Delrio? Inaugureremo una stagione conflittuale per soddisfare chi o che cosa?”

    LEGGI TUTTO:

    http://www.ilfriuli.it/articolo/Politica/Autonomie_locali-points-_aumentano_i_costi_e_diminuisce_la_qualità_dei_servizi/3/137698

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  3. "IL DISASTRO TARGATO PANONTIN" non solo viola palesemente la COSTITUZIONE ITALIANA, ma viola anche la legge Delrio ( Legge 7 aprile 2014, n. 56) approva ta dal Parlamento italiano. Legge che al comma145 prevede che OBBLIGATORIAMENTE trovi applicazione anche nella nostra regione.


    LEGGE 7 aprile 2014, n. 56

    Disposizioni sulle citta' metropolitane, sulle province, sulle unioni e fusioni di comuni. (14G00069) (GU Serie Generale n.81 del 7-4-2014)

    note: Entrata in vigore del provvedimento: 08/04/2014

    http://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2014/4/7/14G00069/sg

    (...)

    85. Le province di cui ai commi da 51 a 53, quali enti con funzionidi area vasta, esercitano le seguenti funzioni fondamentali:

    a) pianificazione territoriale provinciale di coordinamento, nonche' tutela e valorizzazione dell'ambiente, per gli aspetti di competenza;

    b) pianificazione dei servizi di trasporto in ambito provinciale, autorizzazione e controllo in materia di trasporto privato, incoerenza con la programmazione regionale, nonche' costruzione e gestione delle strade provinciali e regolazione della circolazione stradale ad esse inerente;

    c) programmazione provinciale della rete scolastica, nel rispetto della programmazione regionale;

    d) raccolta ed elaborazione di dati, assistenza tecnico-amministrativa agli enti locali;

    e) gestione dell'edilizia scolastica;

    f) controllo dei fenomeni discriminatori in ambito occupazionale epromozione delle pari opportunita' sul territorio provinciale.

    86. Le province di cui al comma 3, secondo periodo, esercitano altresi' le seguenti ulteriori funzioni fondamentali:

    a) cura dello sviluppo strategico del territorio e gestione di servizi in forma associata in base alle specificita' del territorio medesimo;

    b) cura delle relazioni istituzionali con province, province autonome, regioni, regioni a statuto speciale ed enti territoriali dialtri Stati, con esse confinanti e il cui territorio abbia caratteristiche montane, anche stipulando accordi e convenzioni congli enti predetti.

    87. Le funzioni fondamentali di cui al comma 85 sono esercitate nei limiti e secondo le modalita' stabilite dalla legislazione statale e regionale di settore, secondo la rispettiva competenza per materia ai sensi dell'articolo 117, commi secondo, terzo e quarto, della Costituzione.

    88. La provincia puo' altresi', d'intesa con i comuni, esercitare le funzioni di predisposizione dei documenti di gara, di stazione appaltante, di monitoraggio dei contratti di servizio e di organizzazione di concorsi e procedure selettive.

    89. Fermo restando quanto disposto dal comma 88, lo Stato e leregioni, secondo le rispettive competenze, attribuiscono le funzioni provinciali diverse da quelle di cui al comma 85, in attuazionedell'articolo 118 della Costituzione, nonche' al fine di conseguirele seguenti finalita': individuazione dell'ambito territoriale ottimale di esercizio per ciascuna funzione; efficacia nello svolgimento delle funzioni fondamentali da parte dei comuni e delle unioni di comuni; sussistenza di riconosciute esigenze unitarie; adozione di forme di avvalimento e deleghe di esercizio tra gli entiterritoriali coinvolti nel processo di riordino, mediante intese oconvenzioni. Sono altresi' valorizzate forme di esercizio associato di funzioni da parte di piu' enti locali, nonche' le autonomie funzionali. Le funzioni che nell'ambito del processo di riordino sono trasferite dalle province ad altri enti territoriali continuano ad essere da esse esercitate fino alla data dell'effettivo avvio di esercizio da parte dell'ente subentrante; tale data e' determinata nel decreto del Presidente del Consiglio dei ministri di cui al comma 92 per le funzioni di competenza statale ovvero e' stabilita dalla regione ai sensi del comma 95 per le funzioni di competenza regionale.

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  4. LEGGE 7 aprile 2014, n. 56

    Disposizioni sulle citta' metropolitane, sulle province, sulle unioni e fusioni di comuni. (14G00069) (GU Serie Generale n.81 del 7-4-2014)

    note: Entrata in vigore del provvedimento: 08/04/2014

    http://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2014/4/7/14G00069/sg


    (...)

    145. Entro dodici mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, le regioni a statuto speciale Friuli-Venezia Giulia e Sardegna e la Regione siciliana adeguano i propri ordinamenti interni
    ai principi della medesima legge. Le disposizioni di cui ai commi da 104 a 141 sono applicabili nelle regioni a statuto speciale Trentino-Alto Adige e Valle d'Aosta compatibilmente con le norme dei rispettivi statuti e con le relative norme di attuazione, anche con
    riferimento alla legge costituzionale 18 ottobre 2001, n. 3.
    (...)

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  5. http://www.consiglio.regione.fvg.it/pagine/comunicazione/comunicatistampa.asp?comunicatoStampaId=301702

    "(…) Un'organizzazione territoriale nuova e moderna che l'assessore regionale Paolo Panontin si è impegnato a perseguire nella proposta di riforma che presto arriverà in Consiglio regionale: " (…) Non è difficile immaginare che le competenze oggi assegnate alle Province possano essere affidate senza troppe difficoltà organizzative a Comuni e Regione, ma su una cosa dobbiamo essere chiari: non credo che i termini di costi avremo, almeno inizialmente, un grande risparmio, ma passando a un modello amministrativo di area vasta ne guadagneremo in efficienza. Le forme di aggregazione dovranno creare un sistema coerente, ma fin d'ora posso dirvi che sono contrario all'Area metropolitana di Trieste: aprirebbe immediatamente una Questione friulana e io non firmerò mai una riforma che possa mettere in crisi l'unione della nostra regione. (…)”
    ...........

    COMMENTO

    Dunque per l'assessore Panontin la "questione friulana"
    è un problema da risolvere cancellando il Friuli e i Friulani, attraverso una SUA riforma che frantuma il Friuli e ne cancella ogni rappresentatività politica?

    Avremo dunque un Presidente di regione simile al Podestà, posto che le Unioni di Comuni saranno del tutto prive di poteri reali e tutte le competenze più significative che ora sono in capo alle province andranno alla Regione? E i sindaci friulani continuano a tacere invece di ribellarsi a tutto questo?

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