martedì 15 agosto 2017

IL SETTIMANALE DELL'ARCIDIOCESI DI UDINE, "LA VITA CATTOLICA", ERA UNA VOCE "FUORI DEL CORO". LO SARA' ANCORA?


 
 
 
"LA VITA CATTOLICA"

UN SETTIMANALE “FUORI DEL CORO”:

LO SARA' ANCORA?

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Da sito “GIORNALISTI Italia”

(Il giornale dei giornalisti)

http://www.giornalistitalia.it/udine-ha-bisogno-della-sua-vita-cattolica/

 
Il settimanale diocesano nato nel 1926
è vivo e vegeto, altro che da “rottamare” 

Udine ha bisogno della sua “Vita Cattolica” 

 
Scritto da Roberto Pensa il 08/01/2016


UDINE – Un progetto concepito 90 anni fa può essere ancora d’attualità oggi, quando uno dei verbi più di moda è «rottamare»? Se guardiamo alla storia de «la Vita Cattolica» dobbiamo rispondere senza dubbio di sì. Un giornale così era sicuramente necessario e atteso in quel lontano 10 gennaio del 1926 quando il primo numero uscì (appena 4 pagine, ma il primo passo di una avventura che ha cambiato la storia del Friuli), ma è altrettanto necessario per l’oggi del popolo friulano.

Tempi difficili, sia quelli di ieri che quelli di oggi. All’alba del 1926, sulla diocesi di Udine che cercava di lasciarsi alle spalle le conseguenze della terribile Grande Guerra, incombeva quello scontro di ideologie che avrebbe funestato tutto il resto del «secolo breve». Ai primi fermenti socialisti nelle campagne e nelle fabbriche faceva da contrappunto la rapida ascesa dell’ideologia fascista.

Un manipolo di laici (il nostro settimanale diocesano, infatti, non nasce come espressione della Curia o del clero, ma dall’intuizione dell’Azione Cattolica diocesana) decise che, in quel frangente (e in quelli ben più tragici che sarebbero venuti, e che i più intellettualmente accorti già presentivano), non si poteva lasciare campo libero alla propaganda dei ben finanziati mass media liberali e massonici, e nemmeno al movimentismo fascista e socialista. Non poteva mancare la voce dei cattolici friulani. E questi due aggettivi, nell’intuizione dei fondatori, andavano necessariamente a braccetto.

Così vedeva, infatti, «la Vita Cattolica», il suo primo direttore, don Olivo Comelli: «Una rassegna dei più importanti avvenimenti religiosi, sociali e politici dal punto di vista cattolico, avuto riguardo di quelli che più interessano il nostro Friuli». Occorreva certo una voce cattolica, ma era altrettanto necessario che ciò si realizzasse «da friulani», a partire dalle peculiarità della nostra cultura, della nostra lingua friulana, della struttura sociale di un Friuli legato alla terra e ad un tessuto di piccole comunità e paesi.
C’erano molti dubbi sul fatto che l’impresa potesse riuscire. Ma
il giornale andò e divenne protagonista nell’opinione pubblica friulana. Oggi possiamo dire che «la Vita Cattolica» ha tenuto fede con onore per 90 anni al suo mandato fondativo. Tenne testa come si poteva al fascismo; lanciando messaggi di umanità e di speranza nel futuro preparò, sotto il tallone del Terzo Reich, il momento della liberazione; difese nel dopoguerra la libertà dal pericolo di una nuova ideologia totalitaria; seguì la rinascita del Friuli ma anche il dramma e le esigenze dei tanti emigranti; denunciò l’emarginazione e l’arretratezza delle campagne e della montagna. Le grandi battaglie per una ricostruzione post-terremoto rispettosa della cultura e della storia delle comunità coinvolte, per la nascita dell’Università del Friuli, per la tutela della lingua e della cultura friulana, per una informazione Rai meno triestinocentrica, per difendere il territorio da progetti di mero sfruttamento economico sono le grandi perle di questa lunga storia. Senza dimenticare il quotidiano impegno per far emergere nelle cronache la vivace vita delle comunità cristiane e delle «periferie», come direbbe Papa Francesco, a partire dalla montagna e dai piccoli paesi.

Battaglie, queste ultime, tutte ancora attuali. Anche le grandi conquiste del ‘900 per i friulani, sono oggi costantemente minacciate da orientamenti culturali, economici e politici che le mettono costantemente in discussione. Una visione prevalente sostiene che alla globalizzazione si può rispondere solo con l’accentramento verticistico dei poteri decisionali, la riduzione dell’autonomia decisionale dei poteri locali, siano essi politici che economici.

Le riforme istituzionali in atto, che diminuiscono la rappresentanza democratica e cancellano il Friuli suddividendolo in 17 entità amministrative privandolo di una unitaria espressione istituzionale, e quelle economiche che vanno all’attacco di ciò che resta dell’autonomia finanziaria locale (le Banche di credito cooperativo), ne sono una efficace espressione.

L’autonomia dell’Università del Friuli e la sua rispondenza all’originaria missione di riscatto dopo le distruzioni del terremoto, la promozione e la tutela della lingua e delle cultura friulana, il tema dell’informazione pubblica Rai sbilanciata verso Trieste, la difesa delle comunità locali alle quali si deve il «miracolo» di una vincente ricostruzione post-terremoto, sono tutte sfide apertissime.
E accanto ad esse altri grandi nodi stanno arrivando al pettine: la pesante denatalità, che rischia di far letteralmente scomparire il popolo friulano; l’eclisse della famiglia, da sempre culla e motore dell’identità friulana, sempre più fragile e confusa con altre forme di convivenza caratterizzate da ben minore forza progettuale e stabilità; la nuova emigrazione, che vede la nostra gioventù (spesso il fior fiore, la parte meglio formata e più motivata) prendere la strada di qualche paese estero, privando il Friuli di forze e intuizioni essenziali; la desertificazione della montagna, una parte tanto rilevante per gli equilibri del Friuli, non solo per incidenza geografica ma anche culturale e sociale.

Per tutte queste sfide, e per tante altre, garantiamo ai friulani il nostro impegno. Tutto ciò è ispirato e rafforzato dal nostro essere settimanale della Chiesa Udinese, dalla nostra prima missione: far sì che il messaggio del Vangelo di Gesù Cristo, che ha permeato così a fondo la storia e la cultura del Friuli, continui ad operare in mezzo a noi e ad orientare le scelte della nostra società.

Si potrebbe obiettare che, nell’era di internet, c’è un sufficiente pluralismo di opinioni da rendere superfluo questo impegno informativo della Chiesa Udinese. Ma ciò solo in apparenza e superficialità: i numeri dell’informazione in Friuli-V.G. parlano di un sostanziale duopolio (i quotidiani del gruppo Espresso e i notiziari della Rai), ma che a causa della tendenza dell’informazione pubblica ad accodarsi alle gerarchie di notizie scelte da «Piccolo» e «Messaggero Veneto», somiglia spesso a un monopolio.

Chi vuole leggere qualcosa «fuori dal coro», sia sulla carta stampata che sul web, ha a disposizione «la Vita Cattolica» e non molto altro. Sempre meno, perché la gravissima crisi dell’editoria ha spento molte voci e altre rischiano di dover tacere nel breve periodo. Anche la nostra voce ha bisogno più che mai del sostegno dei suoi lettori, economico tramite gli abbonamenti e gli acquisti in edicola, ma ancor di più attraverso un costante confronto di idee, che oggi ha a disposizione molti canali sul web e sui social network.

Il Friuli ha bisogno de «la Vita Cattolica» e il settimanale diocesano, in questi tempi difficili, ha bisogno più che mai di lettori attenti e partecipi. Come fu in quel lontano e difficile 1926.


ROBERTO PENSA

8 gennaio 2016
 
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Un articolo a firma di Roberto Pensa, fino a pochi giorni fa Direttore responsabile  del settimanale della Arcidiocesi di Udine, "LA VITA CATTOLICA", oggi rimosso dall'incarico.
 
Lo abbiamo trovato in rete pubblicato dal sito www.giornalistitalia.it  l'8 gennaio 2016.  Un articolo che ci  è piaciuto molto e che condividiamo pienamente: per questo abbiamo scelto di farlo conoscere anche a chi segue il nostro Blog.

Lo vogliamo considerare l'EDITORIALE di saluto del dr. Roberto Pensa ai suoi lettori. L'ultimo in ordine di tempo dei tanti suoi ottimi Editoriali pubblicati per sette anni in prima pagina, e continua a pagina 3, su La Vita Cattolica .  
 
"Chi vuole leggere qualcosa «fuori dal coro», sia sulla carta stampata che sul web, ha a disposizione «la Vita Cattolica» e non molto altro", scriveva Roberto Pensa l'8 gennaio 2016.
 
Sarà così anche in futuro o la nuova linea editoriale del settimanale «la Vita Cattolica» ora guidato da Monsignor  Guido Genero, tradirà i "laici cattolici friulani" che nel 1926 hanno voluto creare "una voce libera e fuori del coro"?
 
 
LA REDAZIONE DEL BLOG 
 
 
 

10 commenti:

  1. "Per tutte queste sfide, e per tante altre, garantiamo ai friulani il nostro impegno." - ROBERTO PENSA

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    COMMENTO:

    Questo è stato per 90 anni il settimanale LA VITA CATTOLICA. Lo sarà ancora sotto la guida di Monsignore Guido Genero o diventerà un "giornale di Curia"?

    Ci sono state spinte politiche regionali perché LA VITA CATTOLICA cessi di essere "UNA VOCE FUORI DEL CORO"?

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  2. Mons. Guido Genero è il Vicario generale, quindi il vice arcivescovo della Arcidiocesi di Udine. Di lavoro dovrebbe già averne molto come vice arcivescovo! Come farà a svolgere anche il ruolo di Direttore responsabile del settimanale LA VITA CATTOLICA? O il suo è solo un nome di passaggio e presto sarà sostituito da un altro nome, il vero sostituto del dr. Roberto Pensa, ossia da chi dopo 90 anni dovrà trasformare La Vita Cattolica in un settimanale allineato al monopolio mediatico già esistente in regione? Un copia incolla di veline inviate dalla Giunta regionale? E' questo il futuro molto prossimo di questo glorioso settimanale cattolico?

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  3. CHI E' MONS. GUIDO GENERO?

    Dal sito www.udine20.it

    http://www.udine20.it/udine-mons-guido-genero-e-il-nuovo-vicario-generale/


    "E’ monsignor Guido Genero il nuovo Vicario generale dell’Arcidiocesi di Udine.
    L’Arcivescovo, mons. Andrea Bruno Mazzocato, ha dato l’annuncio ieri pomeriggio a Lignano, durante l’Assemblea dei sacerdoti che ha aperto la tre giorni residenziale del clero. Mons. Genero, attualmente arciprete di Cividale, sostituirà mons. Giulio Gherbezza agli inizi del prossimo mese di settembre.
    L’Arcivescovo ha ringraziato pubblicamente mons. Gherbezza per la grande disponibilità dimostrata nei suoi confronti sin dal suo ingresso a Udine, unita ad una fedele collaborazione e ad un vero amore per il clero e per l’Arcidiocesi. La vicinanza di Mons. Gherbezza è stata per lui un prezioso sostegno nei primi mesi di servizio pastorale in Friuli.

    Nato nel 1947 a Ruscletto (comune di S. Vito di Fagagna, provincia di Udine), mons. Genero è entrato nel Seminario diocesano nel 1957. Dopo l’ordinazione presbiterale avvenuta il 25 settembre del 1971 è stato nominato vicario parrocchiale di Buttrio.

    Ha conseguito il diploma in canto gregoriano presso il Conservatorio “Benedetto Marcello” di Venezia.

    Nel 1974 ha ottenuto la Licenza in teologia presso l’Istituto di liturgia pastorale di S. Giustina di Padova, specializzandosi quindi negli studi della liturgia presso il Pontificio Istituto liturgico di S. Anselmo in Roma e l’Institut Supèrieur de Liturgie di Parigi.

    Richiamato in diocesi in seguito al terremoto del 1976 è stato nominato vicario parrocchiale della B. V. M. del Carmine in Udine, direttore dell’Ufficio liturgico diocesano e insegnante di liturgia presso lo Studio Teologico Interdiocesano.

    Dal 1977 al 1993 è stato docente di Regìa e musicologia liturgica presso l’Istituto di liturgia pastorale di S. Giustina in Padova. Nel settembre del 1992 è stato nominato direttore dell’Ufficio Liturgico Nazionale della Conferenza Episcopale Italiana svolgendo l’incarico a Roma fino all’agosto del 1997. Contemporaneamente è stato docente di liturgia presso la Facoltà teologica “Marianum”. Nominato cappellano di Sua Santità nel 1994.
    Ritornato in diocesi, è diventato parroco arciprete della Parrocchia di S. Maria Assunta, nonché canonico della Collegiata di S. Maria Assunta di Cividale del Friuli con il compito di vicario foraneo. Attualmente è docente di liturgia presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Udine e presso la sede staccata della Facoltà Teologica del Triveneto, nel seminario interdiocesano di Castellerio (Udine). E’ anche presidente della Commissione diocesana per l’arte sacra di Udine."

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  4. Chi è il dr. Roberto Pensa:
    Da un articolo pubblicato sul quotidiano Il Messaggero Veneto di Udine il 25 settembre 2010:

    http://ricerca.gelocal.it/messaggeroveneto/archivio/messaggeroveneto/2010/09/25/UD_05_UDE2.html

    "25 settembre 2010

    (...) Nell'ottica della continuità è stato scelto anche il nuovo direttore. Roberto Pensa, 42 anni, giornalista professionista, laureato in economia, LAVORA A LA VITA CATTOLICA DAL MARZO 1997. Durante tutta la direzione di Gosgnach ha ricoperto l'incarico di caporedattore (...)"

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  5. Così nel 1926:

    "non si poteva lasciare campo libero alla propaganda dei ben finanziati mass media liberali e massonici, e nemmeno al movimentismo fascista e socialista."

    Così oggi nel 2017:

    Non si può lasciare spazio a chi vuol centralizzare tutto nelle mani di pochi uccidendo la democrazia e l'autogoverno del territorio; non si può lasciare spazio alle lobby finanziarie e internazionali che considerano i territori "spazi da depredare".

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  6. Egregio dott. PENSA, gentile Rioberto, mi unisco a quanti solidarizzano con Lei per una giubilazione del tutto incomprensibile (o comprensibilissima?).
    Lei è una grande risorsa per il giornalismo e per il Friuli.
    Bisogna che Lei ( e che noi) si trovi al più presto il modo di beneficiarne a pieno.
    Ogni ben e mandi
    Ubaldo Muzzatti

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  7. "PROPOSTA ... DECENTE"
    Fra pochi mesi si terranno le elezioni regionali.
    Da molti anni il Friuli non ha in consiglio regionale una valida e specifica rappresentanza. Gli effetti negativi si vedono tutti, ahi noi.
    Come per le ultime tornate si parla e si briga per avere finalmente una rappresentanza autonomista. Molte, troppe, le sigle che vi si stanno cimentando.
    Si spera in Cecotti come catalizzatore.
    Bene speriamo.
    Le ultime volte che abbiamo a avuto degli autonomisti friulani in consiglio si contarono sulle dite di una mano.
    I motivi sono tanti, uno dei quali è che nell'era dell'immagine i candidati devono essere noti, credibili, affidabili per raccogliere i voti dei friulani.
    se no, questi votano "sul sicuro" i soliti partiti nazionali...
    E allora propongo alla lista, o alle liste, fiulaniste che si presenteranno (speriamo) alle prossime regionali, un nome sicuro, sotto tutti i punti di vista:
    ROBERTO PENSA!
    chiedo venia all'interessato per aver buttato lì il suo nome senza preventivo
    accordo.
    Ma la cosa è assai seria,
    sappiamo chi è Roberto Pensa e che cosa farebbe per il Friuli in Consiglio regionale e sapiamo che gode della stima di molti friulani e che quindi sarà sicuramente eletto, con una buona messe di preferenze.
    ergo...

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  8. Ritengo doveroso spendere qualche parola anche a favore dell'altro "silurato" in contemporanea, Marco Tempo.

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    1. Questa la lettera a firma di Bepi Agostinis - socio fondatore del nostro Comitato - che abbiamo pubblicato il 7 agosto 2017 in un nostro Post:

      http://comitat-friul.blogspot.it/2017/08/rimossi-roberto-pensa-direttore-del.html

      La nostra solidarietà ovviamente è estesa anche a Marco Tempo, direttore fino a poco tempo fa di "Radio Spazio" e di cui abbiamo molto apprezzato la linea editoriale.

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  9. Dal settimanale in lingua slovena DOM del 31 agosto 2017 - pagina 7

    Titolo dell'articolo: "Mons. Genero direttore dei media diocesani"

    Nel testo si legge anche:

    "(...) Da parte sua, mons. Genero, ci ha fatto sapere che la sua direzione ha CARATTERE TRANSITORIO e che la linea editoriale dei media diocesani non cambia. Sono confermate la pagina in sloveno su "la Vita cattolica" e la trasmissione settimanale "Okno v Benecjo".


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    AVEVAMO DUNQUE VISTO GIUSTO QUANDO AVEVAMO PROSPETTATO LA POSSIBILITA' - CONSIDERATO I TANTI IMPEGNI DI CURIA DEL MONS. GENERO - CHE L'INCARICO DI DIRETTORE ASSEGNATO A MONS. GENERO FOSSE UN INCARICO TEMPORANEO IN ATTESA DI NOMINARE IL "VERO" DIRETTORE RESPONSABILE?

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