domenica 28 agosto 2016

RIFORMA COSTITUZIONALE DI MATTEO RENZI: SE LO DICE L'ON. ETTORE ROSATO.....



(DE)FORMA COSTITUZIONALE
DI MATTEO RENZI
.............

SE LO DICE ROSATO,

capo gruppo Pd alla Camera,

sicuramente è vero (sic!):


Dal quotidiano
Il  Messaggero Veneto
mercoledì 24 agosto 2016
pagina 11


LA NUOVA COSTITUZIONE

Rosato assicura:

"Il Fvg guadagna

risorse e poteri"

(...)

DOMANDA: Tra i contestatori c'è chi sottolinea la trasformazione del Senato in una sorta di camera di nominati priva di reali poteri. E così?

RISPOSTA DI ROSATO:  «No, e ricordo a tutti come la modifica del ruolo del Senato fosse scritta in tutti i programmi del centrosinistra almeno dal 1996. Era la quarta tesi dell'Ulivo. Poi, con tutto il rispetto, i consiglieri regionali e i sindaci che comporranno il nuovo Senato sono tutt'altro che nominati visto che vengono eletti o con il voto diretto o le preferenze».

Commento della Redazione del BLOG:

Ricordiamo all'on. Ettore Rosato che alla nostra regione spettano SOLO 2 senatori di cui uno sarà sicuramente il sindaco di Trieste. E l'altro sarà nominato dal Consiglio regionale!

Dunque solo due Senatori (il Trentino - Alto Adige... ne avrà QUATTRO!!), di cui uno triestinissimo: da chi sarà dunque rappresentato il 95% del territorio regionale, ossia il Friuli, nel nuovo Senato voluto da Matteo Renzi? Dal sindaco di Trieste?

 Anche se comprendiamo che all'on. Rosato interessa  SOLO Trieste e del restante 95% del territorio regionale non gli importa assolutamente nulla, abbia almeno il pudore di non raccontare frottole, anche se scritte sulle "veline" del Direttivo Pd! 

Da http://www.felicebesostri.it/le-ragioni-del-no/


" (...) Il Senato nuovo è un pasticcio si parla all’art. 57 Cost. di eleggere i senatori con metodo proporzionale tanto per prendere in giro gli elettori ovvero per incapacità di revisionale la Costituzione, quando in 10 circoscrizioni su 21 si elegge un solo senatore consigliere regionale e in 2 due senatori consiglieri regionali! Il metodo proporzionale obbligatorio per il nuovo art. 57 Cost. è inapplicabile. L’ennesima presa in giro. La revisione del Senato è la più grande prova di incapacità normativa: non si sa ancora come i cittadini elettori parteciperanno alla nomina. Quando si trattava di un senatore o 2 tanto valeva farli eleggere direttamente. I sostenitori del SI non hanno pensato al fatto che non si fanno le riforme fotografando lo stato di fatto, cioè pensando ad una Camera dominata dal PD ora o da un Partito della Nazione domani, che nel contempo sia forza dominante in tutte le regioni e province autonome tranne 3: Lombardia 14 senatori, Veneto 7 e Liguria 2, cioè con le opposizioni ad esagerare con 13 senatori su 100, meno di un terzo. (...)

ON.LE  FELICE BESOSTRI

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"IL FVG GUADAGNA RISORSE E POTERI" - Ettore Rosato


La vogliamo smettere di fare affermazioni prive di senso?


Matteo Renzi è contro le REGIONI A STATUTO SPECIALE e nel Pd si sta anche parlando di macroregioni con il Friuli cancellato dalla Costituzione italiana perché diventato una provincia della regione Veneto. Questa è la realtà futura del Friuli con la (DE)forma costituzionale di Matteo Renzi e del Pd: una volta che sarà cancellata dalla Costituzione - grazie al Governo di Matteo Renzi - la democrazia e la sovranità popolare, con un "uomo solo al comando" (fine ultimo di questa de-forma costituzionale!!!) sarà un gioco da ragazzi togliere risorse e poteri alla nostra regione iniziando dal togliere la specialità dimenticandosi che oltre il 50% della popolazione regionale è minoranza linguistica riconosciuta.

Ma Rosato è un "triestinissimo" e del Friuli e delle minoranze linguistiche regionali - IN PRIMIS QUELLA FRIULANOFONA - "non gliene potrebbe importar di meno". L'unica cosa che gli interessa è "FARE GLI INTERESSI DI TRIESTE".

Interessi che i parlamentari triestini hanno già SUPER-tutelato con la creazione del collegio triestino EXTRA-LARGE che permetterà a Trieste di eleggere deputati triestini con i voti dei friulani...

Ma veramente Rosato è convinto di poter raccontare frottole a raffica? E' vero che la stampa e la RAI censurano le motivazioni dei comitati referendari del No, ma ci sono molti canali per informare i cittadini...


LA DEMOCRAZIA E' UN VALORE TROPPO IMPORTANTE PER LASCIARLO NELLE MANI DI "UN UOMO SOLO AL COMANDO!!

LA REDAZIONE DEL BLOG


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LE RAGIONI DEL "NO"!







Supera il bicameralismo?
NO, lo rende più confuso e crea conflitti di competenza tra Stato e regioni, tra Camera e nuovo Senato
Diminuisce i costi della politica?
NO, i costi del Senato sono ridotti solo di un quinto e se il problema sono i costi perché non dimezzare i deputati della Camera?
Amplia la partecipazione diretta da parte dei cittadini?
NO, triplica da 50.000 a 150.000 le firme per i disegni di legge di iniziativa popolare
 È una riforma legittima?
NO, perché è stata prodotta da un parlamento eletto con una legge elettorale (Porcellum) dichiarata incostituzionale
Garantisce la sovranità popolare?
NO, perché insieme alla nuova legge elettorale (Italicum) già approvata espropria la sovranità al popolo e la consegna a una minoranza parlamentare che solo grazie al premio di maggioranza si impossessa di tutti i poteri
Produce semplificazione?

NO, moltiplica fino a dieci i procedimenti legislativi e incrementa la confusione 

È una riforma innovativa?

NO, conserva e rafforza il potere centrale a danno delle autonomie, private di mezzi finanziari.

È una riforma chiara e comprensibile?
NO, è scritta in modo da non essere compresa

È il frutto della volontà autonoma del parlamento?
NO, perché è stata scritta sotto dettatura del governo
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9 commenti:

  1. DAL SITO: http://www.referendumcostituzionale.online/

    (....)


    12 DOMANDA: Il bicameralismo differenziato semplifica comunque i processi decisionali e assicura maggiore rapidità.
    RISPOSTA: Solo in apparenza. Negli art. 70 e 72 vigenti il procedimento legi-slativo è disciplinato con 198 parole. La legge Renzi-Boschi sostituisce i due articoli con 870 parole. Può mai essere una semplificazione? In realtà si moltiplicano i procedimenti legislativi diversificandoli in rapporto all’oggetto della legislazione. Ne vengono incertezze e potenziali conflitti tra le due camere, che potrebbero arrivare fino alla Corte costituzionale.

    13- DOMANDA: Ma su molte materie la Camera ha l’ultima parola, e questo evita le cosiddette “navette”.
    RISPOSTA: Le navette prolungate con reiterati passaggi tra le due camere sono in genere sintomo di difficoltà politiche nella maggioranza, che – se ci fossero – si manifesterebbero anche con una sola camera decidente. Mentre il Senato comunque partecipa paritariamente su materie di grande rilievo, come ad esempio le riforme costituzionali. Con quale legittimazione sostanziale, data la sua composizione non elettiva?

    14 - DOMANDA: La fiducia viene data dalla sola Camera dei deputati, e questo contribuisce alla stabilità.
    RISPOSTA: Poco o nulla. Nell’intera storia repubblicana il diniego della fiducia ha fatto cadere soltanto due governi (i due governi Prodi). Lo stesso governo Renzi è nato con una manovra di palazzo volta all’omicidio politico di Letta. Senza quella manovra, Letta potrebbe essere ancora in carica dall’inizio della legislatura. Uno dei governi più lunghi in assoluto.

    15 DOMANDA: Il rapporto di fiducia verso la sola Camera dei deputati rafforza la governabilità.
    RISPOSTA: La governabilità dipende non dal numero delle camere, ma dalla coesione della maggioranza che sostiene il governo. Una maggioranza composita e frammentata non potrà mai produrre governabilità. È decisiva una buona legge elettorale, che componga in modo corretto i valori della governabilità e della rappresentanza.

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  2. DA: http://www.felicebesostri.it/le-ragioni-del-no/

    Pubblicato da: Felice Besostri 27 agosto 2016

    "La legge elettorale chiamata Italicum (legge n. 52/2015 entrata in vigore il 23 maggio 2015 e non il 1° luglio 2016, come i sostenitori del sì vogliono far credere) e la revisione, non riforma ma deforma, costituzionale Renzi-Boschi sono tra loro strettamente legate, come lo erano il Porcellum ( legge n. 270/2005) e la revisione costituzionale Berlusconi-Calderoli. Il Porcellum è stato dichiarato parzialmente incostituzionale, anche con il mio contributo insieme con gli avvocati Aldo Bozzi e Claudio Tani, con la sentenza n. 1/2014 della Corte Costituzionale e la revisione costituzionale di Berlusconi fu bocciata dal referendum costituzionale del 2006. Ora i sostenitori del Sì negano il rapporto tra la legge elettorale e la revisione costituzionale perché temono la stessa sorte. Infatti ben due tribunali italiani Messina e Torino hanno mandato alla Corte Costituzionalità l’Italicum su molti aspetti non di poco conto come il premio di maggioranza assegnato con il ballottaggio e i capilista bloccati e pluricandidabili. Con procedura d’urgenza le due ordinanze del 17 febbraio Messina e del 5 luglio sono state riunite per l’udienza del 4 ottobre 2016. Se la Corte Costituzionale dovesse applicare all’Italicum i principi della sentenza sul Porcellum la sua sorte sarebbe segnata, ma la composizione della Corte è stata cambiata: è persino entrato il costituzionalista Barbera, uno dei padri spirituali della nuova legge elettorale. Sia la legge elettorale che la revisione costituzionale sono state approvate da un Parlamento eletto con una legge incostituzionale e con l’apporto decisivo e determinante di parlamentari eletti con un premio di maggioranza illegittimo. In un qualunque altro paese basterebbe questo fatto per votare NO, invece non se ne parla quasi. (...)

    Le ragioni del NO non hanno spazio nei mass media televisivi e della stampa quotidiana: anche questo è un motivo per votare NO: cosa deve nascondere il governo se le critiche non possono essere conoscute dal popolo sovrano? Le imprecisioni se taciute ed anche le falsità se ripetute riflettono una concezione del popolo come massa di manovra e non come detentore della sovranità. Non si affronta il merito, ma prima si voleva chiamare il popolo ad un plebiscito sul capo del governo, visto il fallimento alle elezioni amministrative del giugno, ora la strategia è quella del terrore: se vincesse il NO ci sarebbe una crisi economica e finanziaria. (...)

    ON.LE ELICE BESOSTRI

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  3. "se vincesse il NO ci sarebbe una crisi economica e finanziaria."

    DI NO CRODI LIS MONADIS CHE A SON DAÛR A INVENTÂ CHEI DAL "SI"....

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  4. tratto da:

    http://www.orizzontescuola.it/news/referendum-costituzionale-usb-motivi-del-no

    (...)

    1 - VERI CONSERVATORI SONO I FAVOREVOLI AL SI...

    Occorre innanzitutto rovesciare il senso comune che è stato costruito in questi mesi dalla propaganda del Governo, amplificata dagli organi di comunicazione compiacenti per cui “conservatore” è chi si oppone alla riforma. È vero piuttosto il contrario: conservatore è chi vuole mantenere in essere gli equilibri di potere e gli assetti sociali vigenti, veri conservatori sono allora i fautori di una riforma che sbilancia l’equilibrio tra i poteri a netto vantaggio dell’esecutivo e consegna ai governi la possibilità di procedere indisturbati nell’applicazione di politiche di “austerità” basate sui tagli allo stato sociale - e quindi sulla redistribuzione della ricchezza dal lavoro al profitto - che hanno caratterizzato gli ultimi decenni. Si tratta di un passaggio politico tipicamente “gattopardesco”: all’apparenza cambiare tutto per consolidare la posizione del dominante.

    2. … CHE VOGLIONO L'IPERSTABILIZZAZIONE DELL'ESECUTIVO

    In sostanza lo sbilanciamento dei poteri in favore dell’esecutivo (alcuni costituzionalisti hanno parlato di un “premierato assoluto”) si produce attraverso vari dispositivi: con la fine del bicameralismo perfetto sarà solo la Camera dei deputati e non più anche il Senato a votare la fiducia al Governo; il combinato disposto della riforma e della nuova legge elettorale (il cosiddetto “Italicum”) assicurerebbe al partito di maggioranza relativa, anche se risultasse votato da una minoranza esigua degli aventi diritto al voto, la possibilità di governare senza impedimenti. Vengono ampliate le prerogative del Governo che può chiedere alle Camere la votazione prioritaria dei disegni di legge dichiarati essenziali per l'attuazione del programma; le modalità di elezione degli organi di garanzia, primi fra tutti Presidente della Repubblica e membri della Corte costituzionale, subiscono un’alterazione a vantaggio della maggioranza politica espressione del Governo. Insomma, la nuova Costituzione ridurrebbe gli spazi di partecipazione democratica dei cittadini e dei lavoratori, per disegnare istituzioni ritagliate a uso e consumo delle oligarchie dominanti di turno.

    (...)

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  5. "Dunque solo due Senatori (il Trentino - Alto Adige... ne avrà QUATTRO!!)"

    SPIEGAZIONE:

    Dal quotidiano "l'Adige.it" - 28.9.2015

    https://www.ladige.it/news/politica/2015/09/28/senato-trentino-alto-adige-pi-seggi-altre-regioni

    "Trentino e l'Alto Adige, insieme alla Valle d'Aosta, saranno i territori più rappresentati - rispetto alla popolazione residente - nel Senato che nascerà dalla riforma costituzionale.
    Basti dire che sui 95 senatori di cui sarà composto il nuovo Senato ( 74 consiglieri regionali e 21 sindaci ) la Provincia di Trento potrà contare su 2 senatori (un consigliere provinciale e un sindaco) e così la Provincia di Bolzano.
    Per fare un confronto il Trentino avrà lo stesso numero di senatori della Liguria o delle Marche, che hanno tre volte la sua popolazione, ovvero oltre 1 milione e mezzo di abitanti contro il mezzo milione della Provincia di Trento, ma anche la stessa rappresentanza di una regione a statuto speciale come il FRIULI VENEZIA GIULIA che conta più di 1,2 milioni di abitanti.
    La riforma costituzionale prevede infatti che ogni regione abbia diritto ad almeno due seggi (un sindaco e un consigliere regionale) e le due Province autonome vengono considerate ciascuna al pari di una Regione, di qui la sovra-rappresentazione dei due territori nel Senato (...)
    ..............

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  6. "RISPOSTA DI ROSATO: «No, e ricordo a tutti come la modifica del ruolo del Senato fosse scritta in tutti i programmi del centrosinistra almeno dal 1996. Era la quarta tesi dell'Ulivo."

    QUESTA E' LA VERITA'CHE ROSATO NON CI RACCONTA:

    DAL SITO

    http://www.huffingtonpost.it/andrea-pertici/non-e-la-riforma-dellulivo_b_11505098.html

    "L'argomento - rilanciato da Arturo Parisi in un'intervista a La Stampa - è ricorrente: questa riforma costituzionale sarebbe quella dell'Ulivo. Probabilmente il richiamo a questa positiva esperienza di centrosinistra - essenzialmente confinata nel biennio 1996-1998 (nonostante qualche successivo tentativo di rianimarla) - è dovuto al tentativo di alcuni esponenti del Partito democratico di convincere gli elettori "ulivisti" che quella è la loro riforma.
    Ora, in realtà, il governo dell'Ulivo (cioè il primo governo Prodi) si tenne lontano dalle riforme costituzionali (non aveva neppure un ministro incaricato in materia), ma nel programma presentato dalla coalizione nel 1996, in effetti, la tesi n. 4 se ne occupava (brevemente). A scanso di ogni equivoco, vale la pena riportare letteralmente questa parte alla quale i sostenitori del parallelo con l'attuale riforma si attaccano con tanta enfasi.

    Tesi n. 4

    Una Camera delle Regioni

    La REALIZZAZIONE DI UN SISTEMA DI ISPIRAZIONE FEDERALE richiede un cambiamento della struttura del Parlamento.

    Il Senato dovrà essere trasformato in una CAMERA DELLE REGIONI, composta da esponenti delle istituzioni regionali che conservino le cariche locali e possano quindi esprimere il punto di vista e le esigenze della regione di provenienza.

    Il numero dei Senatori (che devono essere e restare esponenti delle istituzioni regionali) dipenderà dalla popolazione delle Regioni stesse, con correttivi idonei a garantire le Regioni più piccole.

    Le delibere della Camera delle Regioni saranno prese non con la sola maggioranza dei votanti, ma anche con la maggioranza delle Regioni rappresentate.

    I poteri della Camera delle Regioni saranno diversi da quelli dell'attuale Senato, che oggi semplicemente duplica quelli della Camera dei Deputati. Alla Camera dei Deputati sarà riservato il voto di fiducia al Governo. Il potere legislativo verrà esercitato dalla Camera delle Regioni per la deliberazione delle sole leggi che interessano le Regioni, oltre alle leggi costituzionali.

    (FINE PRIMA PARTE - CONTINUA)

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  7. (SECONDA PARTE)

    "RISPOSTA DI ROSATO: «No, e ricordo a tutti come la modifica del ruolo del Senato fosse scritta in tutti i programmi del centrosinistra almeno dal 1996. Era la quarta tesi dell'Ulivo."

    QUESTA E' LA VERITA'CHE ROSATO NON CI RACCONTA:

    DAL SITO ttp://www.huffingtonpost.it/andrea-pertici/non-e-la-riforma-dellulivo_b_11505098.html

    (SECONDA PARTE)

    "Ora, salva la qualificazione del «Senato della Repubblica» (questo rimane il nome) come «rappresentativo delle istituzioni territoriali», su ognuno dei punti di merito, la riforma costituzionale del 2016 risulta distante da quella prefigurata sinteticamente nel programma dell'Ulivo.

    Vediamo perché andando per punti:

    1) il testo del 2016 non realizza alcun «sistema di ispirazione federale». Anzi, come evidente anche a una sua prima lettura - e ammesso dagli stessi autori e sostenitori della revisione costituzionale - si procede a una ri-centralizzazione di molte competenze e all'inserimento di una forte clausola di supremazia dello Stato (azionabile dal Governo nazionale), con una significativa diminuzione di peso politico delle Regioni;

    2) il testo del 2016 non prevede la presenza in Senato di (soli) «esponenti delle istituzioni regionali». I consiglieri regionali (74 su cento e più) sono eletti tra i partiti presenti in Consiglio regionale «con metodo proporzionale» e saranno quindi espressione delle articolazioni regionali dei partiti piuttosto che delle Regioni stesse. Ma il Senato sarebbe poi composto da 21 (o 22, a seconda delle interpretazioni) sindaci, che non si vede perché dovrebbero ritenersi rappresentativi delle Regioni, e infine dai senatori nominati dal Presidente della Repubblica, dagli ex Presidenti della Repubblica e - ad esaurimento - dai senatori a vita, che ancora più evidentemente - e per espressa disposizione costituzionale - non rappresenterebbero le «istituzioni territoriali» e le Regioni in particolare;

    FINE SECONDA PARTE - CONTINUA

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  8. ULTIMA PARTE:

    "RISPOSTA DI ROSATO: «No, e ricordo a tutti come la modifica del ruolo del Senato fosse scritta in tutti i programmi del centrosinistra almeno dal 1996. Era la quarta tesi dell'Ulivo."

    QUESTA E' LA VERITA'CHE ROSATO NON CI RACCONTA:

    DAL SITO

    http://www.huffingtonpost.it/andrea-pertici/non-e-la-riforma-dellulivo_b_11505098.html

    ULTIMA PARTE DEL DOCUMENTO DI ANDREA PERTICI:

    3) il testo del 2016 non prevede nessun meccanismo idoneo a determinare che i senatori esprimano «il punto di vista e le esigenze della regione di provenienza». In particolare non è prevista né la presenza di rappresentanti istituzionali (tipo il Presidente), né il voto per Regione, né nessun altro meccanismo, mentre va certamente in senso inverso, portando ad esprimere posizioni politiche di provenienza, la distribuzione proporzionale tra i partiti presenti nei Consigli regionali;

    4) nel testo del 2016 non ci sono praticamente «correttivi idonei a garantire le Regioni più piccole»: a parte il numero minimo di due, per il resto i senatori sono eletti semplicemente in proporzione alla popolazione, con forti differenze, da due a quattordici, estranee alle Camere rappresentative degli Stati o - come avrebbe voluto l'Ulivo - delle Regioni;

    5) nel testo del 2016 le delibere non sono assunte (anche) «con la maggioranza delle Regioni rappresentate». Il voto avviene semplicemente «per teste», dove ciascuno, eletto perché esponente di un partito, voterà (normalmente) secondo l'orientamento di quel partito, come gli altri esponenti dello stesso, a prescindere dalla Regione di appartenenza;

    6) il testo del 2016 non attribuisce al Senato la funzione di «deliberazione delle sole leggi che interessano le Regioni». Al contrario il Senato non ha specifiche competenze in merito e, viceversa, interviene, ancora secondo una logica di bicameralismo perfetto, su molte materie estranee alla competenza statale, tanto che - come ha detto l'ex Presidente della Corte costituzionale De Siervo - «paradossalmente i nuovi Senatori sarebbero chiamati a occuparsi di politica estera e comunitaria, di assetto dell'amministrazione locale, di istituti di democrazia diretta, di ordinamento elettorale delle Regioni ecc., ma non di ciò che le Regioni devono fare».

    Ecco, come si vede, la revisione costituzionale su cui dovremo pronunciarci è lontanissima da quella presente nel programma dell'Ulivo (giusta o sbagliata che fosse, in tutto o in parte).

    Naturalmente, che vent'anni dopo si proponga una riforma diversa non è di per sé né sorprendente né sbagliato. Ciò che lascia molto perplessi, però, non è soltanto che il testo licenziato dalle Camere lo scorso aprile elimini il voto popolare per una delle due Camere senza conseguire - ormai è evidente - l'obiettivo di realizzare una Camera rappresentativa delle Regioni, ma anche che si continui a raccontare che quello è il testo dell'Ulivo. Ciò è smentito - come si vede - punto per punto. Quando è in gioco il voto dei cittadini - quali che siano le preferenze di chi si rivolge loro - è bene essere chiari e precisi e stare al merito delle questioni (a questo siamo e rimarremo affezionati e abbiamo cercato di farlo con La Costituzione spezzata. Su cosa voteremo con il referendum costituzionale, Lindau, 2016).

    Segui Andrea Pertici su Twitter: www.twitter.com/andrea_pertici

    (FINE DEL DOCUMENTO DI ANDREA PERTICI)
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  9. PROF. ANDREA PERTICI

    E' professore ordinario di diritto costituzionale nell'Università di Pisa

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