venerdì 20 luglio 2012

LA TUTELA DELLE LINGUE MINORITARIE TRA PREGIUDIZI TEORICI, CONTRASTI IDEOLOGICI E BUONI MOTIVI di MARCO STOLFO



In sintesi, i diritti linguistici rientrano a pieno titolo nei diritti fondamentali dell’uomo e la loro tutela è uno dei compiti dello stato democratico contemporaneo.


 Lo sostengono «buone ragioni» di vario genere: filosofiche, culturali, giuridiche e politiche.

Marco Stolfo

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Chi lo dice ai "solerti" funzionari ministeriali che, con riferimento alle 12 minoranze linguistiche storiche riconosciute dallo Stato italiano con la legge 482/99, legge di cui violano i principi giuridici primari, hanno inventato l’incostituzionale e incredibile definizione “Lingua madre straniera” ?




La Redazione del blog


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LA TUTELA

DELLE LINGUE MINORITARIE

TRA PREGIUDIZI TEORICI,

CONTRASTI IDEOLOGICI

 E BUONI MOTIVI


MARCO STOLFO

Università di Torino
Anno 2003

Saggio di 14 pagine


Questo saggio affronta alcune delle argomentazioni che vengono utilizzate più frequentemente nel dibattito riguardante la tutela delle lingue minoritarie da parte di quanti sono contrari a qualsiasi forma di riconoscimento e di promozione istituzionale del pluralismo linguistico. In questo quadro figurano in particolare tre presunte antinomie teoriche: tra universale e differenza, tra uguaglianza e diversità e tra individuo e collettività. C’è poi un quarto argomento che viene opposto alla tutela delle lingue minoritarie e riguarda la loro utilità nella comunicazione.

L’autore contesta queste posizioni, evidenziandone l’assenza di effettivo legame con la realtà e la natura pregiudiziale e ideologica, e propone alcuni «buon motivi» a favore della promozione efficace e concreta del pluralismo linguistico. (…)

(…) L’espressione «minorizzate» applicata alle lingue, alle culture, alle religioni, alle comunità ed alle persone che si trovano in questa situazione esprime in modo più chiaro il senso e le ragioni di ogni realtà minoritaria, che è tale non oggettivamente, ma per effetto dell’azione ostile o dell’inazione della maggioranza.

Lo stato nazionale, che fa proprie le peculiarità linguistiche e culturali della maggioranza dei suoi cittadini e le impone con tutti gli strumenti di cui dispone anche a quanti entro i suoi confini hanno caratteristiche diverse, allo scopo di giustificare la sua esistenza e perpetuare il proprio potere, è in quanto tale il principale «creatore di minoranze».

Pertanto, eguaglianza è «qualcosa» di ben diverso da omogeneità.

Limitarsi ad un’interpretazione formale di un principio fondamentale di questa portata
— l’eguaglianza, appunto — significa travisarlo e fare un cattivo servizio alla causa della democrazia, alla quale a parole si fa riferimento.

Eguaglianza sostanziale e garanzie istituzionali precise alla libertà di lingua, come si è visto, sono rispettivamente l’obiettivo e gli strumenti, in questo ambito, di uno stato democratico veramente tale.

Analogamente, ritenere che la libertà di lingua può essere garantita senza l’intervento attivo delle istituzioni, il quale essenzialmente consiste nel riconoscimento e nell’uso ufficiale (istruzione, pubblica amministrazione, media) delle lingue tradizionalmente usate in un determinato territorio, significa riferirsi ad un’interpretazione formale e quindi distorta del principio di libertà.

Si ritiene — a torto, considerando le riflessioni fatte a questo proposito — che l’azione delle istituzioni a favore delle minoranze — cioè in ultima analisi a favore dei bisogni e dei diritti degli individui che fanno parte delle comunità minorizzate — sono lesive dei diritti dei singoli cittadini ed in particolare di quanti, tra questi, appartengono alla maggioranza.

Se proprio deve esserci incompatibilità tra collettività e individuo, essa si verifica, in assenza di regole e azioni di tutela delle minoranze, a danno del singolo individuo che usa una lingua minorizzata, vi si riconosce ed è pertanto a sua volta minorizzato: egli subisce in questo modo le limitazioni alla propria individualità messe in atto dalla collettività organizzata sulla base dei valori linguistici e culturali maggioritari.

Risulta evidente, a questo punto, come il riconoscimento del pluralismo linguistico sia un aspetto non secondario di una democrazia vera, reale e sostanziale, nella quale c’è spazio per l’affermazione positiva del diritto alla lingua, che si articola in una pluralità di complementari esigenze in generale definita collettivamente «diritti linguistici»

Si capisce altresì come mai in Europa questi principi siano affermati e spesso anche applicati a livello internazionale, statale e regionale.

Aspirare ad usare la propria lingua in ogni ambito ed in ogni forma di comunicazione, nei rapporti con le istituzioni, nei servizi, nei media e nelle scuole, nonché in relazione con il proprio territorio (utilizzando la toponomastica originaria), significa, per ogni individuo, voler vedere affermati fondamentali bisogni: di essere se stesso, di volere essere se stesso, di riconoscersi in un determinato gruppo, di esprimere in questo modo e a questo riguardo la propria opinione, di poter usufruire di tutta una serie di servizi in modo equo e quindi di non subire discriminazioni (palesi o occulte, sono tali comunque) sulla base delle proprie specificità linguistiche e culturali.

In sintesi, i diritti linguistici rientrano a pieno titolo nei diritti fondamentali dell’uomo e la loro tutela è uno dei compiti dello stato democratico contemporaneo. Lo sostengono «buone ragioni» di vario genere: filosofiche, culturali, giuridiche e politiche.

Dr. Marco Stolfo
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2 commenti:

  1. RICEVIAMO DA BEPI AGOSTINIS E PUBBLICHIAMO:

    "Un articul une vore impuartant e clâr, ma i nestris sorestants a fasin fente di no capî, al sarès il moment di fâ une rivoluzion, ma tros nus vegnaressino daûr? Chel che al mancje al furlan e je la dignitât di no sintîsi furlan,
    mandi Bepi Agostinis"

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  2. PER LA TUTELA DELLA LINGUA FRIULANA LA REGIONE HA PREVISTO NEGLI ULTIMI ANNI FINANZIAMENTI SEMPLICEMENTE "IMBARAZZANTI" TANTO SONO STATI MISERI, ALTRO CHE MILIONI! EPPURE PER IL CONSIGLIERE REGIONALE DAL MAS, PARE CHE QUESTI FINANZIAMENTI SIAMO MILIONARI!

    MI PIACEREBBE MOLTISSIMO SAPERE SE IL CONSIGLIERE REGIONALE DAL MAS HA VOTATO CONTRO IL FINANZIAMENTO DI UN MILIONE DI EURO CHE RECENTEMENTE IL CONSIGLIO REGIONALE HA CONCESSO A FAVORE DEI 22.000 (LEGGISI: VENTIDUEMILA!) CITTADINI SLOVENI E CROATI DI LINGUA ITALIANA.

    E' DA NOTARE CHE LA NOSTRA REGIONE "E' OBBLIGATA" AI SENSI DELLA L.R. 29/2007, A FINANZIARE ADEGUATAMENTE LA MINORANZA LINGUISTICA STORICA FRIULANA, MINORANZA RICONOSCIUTA DALLO STATO ITALIANO AI SENSI DELL'ART. 6 DELLA COSTITUZIONE ITALIANA CON LA LEGGE 482/99. MINORANZA "INTERNA" ALLA NOSTRA REGIONE.

    AL CONTRARIO, LA NOSTRA REGIONE, NON HA ALCUNA COMPETENZA GIURIDICA E LEGISLATIVA SU TERRITORI SITI FUORI DELLA NOSTRA REGIONE E PERTANTO NON POTREBBE FINANZIARE LA MINORANZA ITALIANA CHE VIVE IN SLOVENIA E CROAZIA.

    PER QUANTO RIGUARDA L'UNIVERSITA' FRIULANA, AVERE DUE UNIVERSITA' IN REGIONE E' UNA GRANDE RICCHEZZA E POCO CONTA IL NUMERO DI ABITANTI DELLA NOSTRA REGIONE.

    LO SCIOVINISMO, DA QUALUNQUE PARTE POLITICA VENGA, E' SEMPRE DA CONDANNARE.

    MI AUGURO CHE IL CONSIGLIO REGIONALE PROVVEDA A CENSURARE LE SCIOVINISTE DICHIARAZIONI DEL CONSIGLIERE REGIONALE DAL MAS.

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    Comunicati Agenzia Consiglio Notizie

    Pdl: Dal Mas, la Provincia di Udine è il nostro Meridione

    20 Luglio 2012, ore 15:13

    (ACON) Trieste, 20 lug - COM/AB - "Per quanto riguarda la spesa, la Provincia di Udine è il nostro Meridione, quando ogni anno più di qualche milione di euro si continua a buttare dalla finestra per il friulano".

    A sostenerlo è il consigliere regionale del Pdl Franco Dal Mas in merito a un dibattito che si è sviluppato in questi giorni e che ha visto il presidente della Provincia di Udine, Pietro Fontanini, parlare di Grande Friuli e Città Metropolitana.

    "È giusto richiamare la Regione ad affermare la propria competenza in materia di Enti locali; per altro, il decreto sulla spendig review assegna alle Regioni speciali di uniformarsi al principio ma, giocoforza, i criteri con i quali si contiene la spesa non possono che essere esplicitazione dell'autonomia".

    "La Provicia di Udine - conclude Dal Mas - è il nostro Meridione e il suo presidente ci dovrebbe dire come intende spiegare agli abitanti del Friuli Venezia Giulia lo spreco di milioni di euro per il friulano, per i suoi vocabolari e per l'insegnamento della lingua quando, secondo i criteri della spending review, in provincia di Udine si dovrebbero ridurre di almeno 200 i posti letto in sanità e quando il dualismo Udine-Trieste ci ha consegnato due Università per una regione con solo 1 milione 200.000 abitanti".

    http://www.consiglio.regione.fvg.it/pagine/comunicazione/comunicatistampa.asp?comunicatoStampaId=279559

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