lunedì 12 settembre 2011

UN POSSIBILE PERCORSO DI RIFORMA

di Roberto Dominici

La manovra finanziaria ora all'esame del Parlamento (manovra sulla quale diverse e sotto diversi aspetti sarebbero le valutazioni di merito da fare) non comprende interventi sulla soppressione delle Province e sulla riduzione del numero complessivo dei parlamentari. Interventi questi sui quali si intende agire separatamente con provvedimenti legislativi di rango costituzionale. È certamente positivo che il Parlamento italiano venga portato, quanto al numero dei suoi componenti, al livello, più o meno, del Parlamento degli Stati più significativi dell'Europa. Ma non basta. Occorre rivedere, anzi rifare, la legge elettorale prevedendo che siano gli elettori a scegliere veramente i proprio rappresentanti, ancorandoli così al territorio che sono chiamati a rappresentare, uscendo da un sistema, quello in vigore, che nella sostanza si impernia sulla nomina di soggetti graditi al dominus di questo o quel partito. Occorre altresì che il mandato parlamentare sia svolto a tempo pieno ed esclusivo.

L'altro tema, quello della soppressione delle province, non è certo nuovo. Se ne discusse abbondantemente anche in sede di Assemblea Costituente prima di giungere all'approvazione dell'art. 114 (“la Repubblica si riparte in Regioni, Province e Comuni”), articolo poi modificato con la legge costituzionale 3 del 2001 (la Provincia rientra tra i soggetti costitutivi dello Stato).

I tempi, le situazioni, le esigenze ovviamente cambiano e stimolano la riflessione anche sui temi per così dire istituzionali. Ed allora province sì o province no? Province con i compiti attuali o Province con compiti ulteriori o diversi? È bene che su un interrogativo così rilevante si rifletta bene e si pesino seriamente i pro ed i contro, avendo ben presente che non si devono confondere tra loro Regione e Provincia che sono per compiti Enti diversi. La riflessione va fatta specialmente nel Friuli Venezia Giulia, per come è nata e per come è fatta la Regione e, soprattutto, perché la specialità affida alla Regione, non allo Stato (non quindi ad altri), la competenza primaria di legiferare in merito e a decidere. Il problema è di come intende organizzarsi per il futuro la Regione. Una soluzione potrebbe essere quella di tenere in capo ad essa il potere legislativo, di alta programmazione, di indirizzo, di controllo e di trasferire al sistema delle autonomie (Province e Comuni singoli o associati) le competenze amministrative, gestionali con il vantaggio di renderle più vicine al territorio. Le Province poi potrebbero, per loro scelta, attuare forme di collaborazione su cose o su progetti di comune interesse. È importante che gli enti locali siano posti nella condizione di essere utili alla comunità di riferimento.

Si vogliono invece sopprimere le Province?
In tali ipotesi non è pensabile limitarsi alla soppressione.

I compiti istituzionali della Provincia a chi vengono affidati? Con ogni probabilità alla Regione. Ma allora andremmo verso l'accentramento e non verso il decentramento di funzioni. Ai Comuni? Ma essi, nella dimensione tipica che hanno nella nostra realtà, saranno nella condizione di poter positivamente adempiervi?

Bisogna pensare ad una nuova entità intermedia, con compiti di area vasta, derivanti in parte da funzioni regionali e in parte da affidamenti comunali.

In ogni caso è necessaria una logica ed efficace progettualità. Non sono argomenti da approccio frammentario. La politica, con l'aiuto di quanti possono dare un contributo di idee, deve cominciare a pensare, ad elaborare, per l'appunto, un progetto strategico, tanto per l'ampiezza e la profondità, quanto per la proiezione temporale, e deve creare le condizioni per un effettivo coinvolgimento dei cittadini delle comunità, delle istituzioni, delle associazioni.

La specialità ce lo consente. E la specialità non va solo declamata di tanto in tanto. Va praticata giorno dopo giorno negli spazi legislativi regionali, nei confronti delle disposizioni nazionali, avendo cura di praticare politiche che incidano sulle ragioni della specialità stessa.
Roberto Dominici
 Comitato Autonomia e Rilancio del Friuli

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