venerdì 14 novembre 2014

REGIONE - STATUTO DI AUTONOMIA : QUANDO LA REGIONE DARA' ATTUAZIONE ALL'ARTICOLO UNDICI?


REGIONE
FRIULI-VENEZIA GIULIA

STATUTO SPECIALE

ARTICOLO 11

UN ARTICOLO MAI ATTUATO
 DALLA POLITICA REGIONALE
E ORA "VIOLENTATO"
DALLA RIFORMA ENTI LOCALI
TARGATA "PANONTIN" !
 
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Statuto speciale della Regione autonoma
 
Friuli - Venezia Giulia


Legge costituzionale
 
31 gennaio 1963, n. 1
 
e successive modifiche e integrazioni


Art. 11
 

La Regione esercita normalmente le sue funzioni amministrative delegandole alle Province ed ai Comuni, ai loro consorzi ed agli altri enti locali, o avvalendosi dei loro uffici.

I provvedimenti adottati nelle materie delegate sono soggetti al controllo stabilito nell’articolo 58.

Le spese sostenute dalle Province, dai Comuni e da altri enti per le funzioni delegate sono a carico della Regione.

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COMMENTO

 
Questo articolo, con la riforma degli enti locali "imposta" dall'alto dall'Assessore regionale Paolo Panontin e dalla Presidente Serracchiani, sarà – nei fatti - definitivamente cancellato dalla legge costituzionale 31 gennaio 1963, n. 1, in quanto questa riforma prevede che tutte le più importanti competenze ora in capo alle Provincie vengano accentrate nelle mani della Regione che così diventerà un mostro amministrativo!

Invece di delegare le funzioni amministrative agli enti locali più vicini ai cittadini riservandosi solo la funzione legislativa e l'alta programmazione, la Regione accentra ancora di più tutto nelle sue mani, violando così l'art. 11 della legge Costituzione 31 gennaio 1963 n. 1!

E i politici eletti in Friuli, i Sindaci dei 211 Comuni friulani, perché non protestano? Gli ordini del partito vengono prima della difesa della comunità friulana? Pare proprio di sì!

 
LA REDAZIONE DEL BLOG
 
 

6 commenti:

  1. DAL SITO INTERNET DELLA REGIONE

    Comunicati Agenzia Consiglio Notizie

    FI: tutte le criticità del ddl di riforma degli Enti locali

    11 Novembre 2014, ore 15:58

    (ACON) Trieste, 11 nov - COM/AB - Il Gruppo di Forza Italia in Consiglio regionale ha denunciato tutte le criticità del disegno di legge della Giunta sulla riforma del sistema Regione/Autonomie locali e lo ha fatto toccando i singoli temi in sintesi, per poi svilupparli con una successiva lunghissima, dettagliata, precisa analisi. Questa la sintesi offerta dallo stesso Gruppo consiliare di FI:

    1) doveva snellire la Regione per trasferire funzioni, risorse e personale ai Comuni, invece ingrassa e appesantisce la Regione a scapito dei Comuni e dei cittadini;

    2) doveva semplificare e razionalizzare le istituzioni pubbliche, invece ne crea di nuove senza eliminare quelle regionali che vuole saldamente governare con propri uomini nominati;

    3) doveva abbattere i costi della pubblica amministrazione e della politica, invece aumenta i costi di decine di milioni di euro e aumenta le poltrone;

    4) doveva combattere la burocrazia, snellire l'Amministrazione, avvicinare la gestione e il controllo dei servizi ai cittadini, invece appesantisce i procedimenti, allontana il luogo decisionale dal cittadino;

    5) doveva esercitare la specialità, invece l'ha sacrificata sull'altare degli interessi del Pd e del Governo nazionale a danno del FVG;

    6) doveva consentire la pianificazione territoriale delle aree vaste, invece alle Unioni sarà consentita una mera programmazione, ovvero meno di nulla;

    7) doveva agevolare l'integrazione socioassistenziale, invece non ne parla nemmeno;

    8) doveva dare più potere ai cittadini e ai sindaci, invece svuota di competenze i Comuni, toglie ogni potere ai sindaci e ai cittadini per attribuirli ai presidenti delle Unioni.

    http://www.consiglio.regione.fvg.it/pagine/comunicazione/comunicatistampa.asp?comunicatoStampaId=344817

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  2. Dal sito internet del settimanale LA VITA CATTOLICA (Ud)

    Riforme: «Le Regione dimagrisca e rispetti le identità locali»

    http://www.lavitacattolica.it/stories/politica/6693_riforme_le_regione_dimagrisca_e_rispetti_le_identit_locali/#.VGb6yWctDcs

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  3. DAL BLOG DI WILLIAM CISILINO

    Il 23 DI OTUBAR 2014

    TITUL: L’articul dal Statût che Triest no à mai volût meti in vore e la rivoluzion di Comel

    TEST:

    “La Regione esercita normalmente le sue funzioni amministrative delegandole alle Province ed ai Comuni, ai loro consorzi ed agli altri enti locali, o avvalendosi dei loro uffici”.

    Al pâr impussibil, ma cheste norme no je une propueste di modifiche dal Statût dal F-VJ fate di resint dal Comitât pe Autonomie e pal Rilanç dal Friûl.

    Chest, al è il test za in vigôr di passe 50 agns dal articul 11 dal Statût.

    Un test mai metût in vore (e cumò mancul che mai), fale vie pe ricostruzion post-Taramot, co al jere president Antoni Comelli.

    E propite come vuê, za fa 30 agns – ai 23 di Otubar dal 1984 – e colave la sô ultime Zonte, daspò 11 agns di presidence de Regjon (dal 1973 al 1984), metût di bande de gnove gjenerazion Dc, cun da cjâf Adriano Biasutti.

    Di Antoni Comel, nassût a Nimis tal 1920 e vignût a mancjâ tal 1998, mi à simpri colpît la svolte autonomiste de ultime fase de sô vite. Svolte criticade, di bande di chei autonomiscj che cuant che al veve il podê ju tratave come se a vessin vude la peste; (…)

    LEGGI TUTTO IL TESTO:

    http://cisilino-udine.blogautore.repubblica.it/2014/10/23/larticul-dal-statut-che-triest-no-a-mai-volut-meti-in-vore-e-la-rivoluzion-di-comel/

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  4. Dal numero 43 del 2014 di GNOVIS settimanale online dell'Associazione per l'Autonomia del Friuli
    "Identità e Innovazione":

    "Forte opposizione all’impostazione del ddlr 68 espressa anche dai presidenti della Provincia di Gorizia, Enrico Gherghetta e della Provincia di Trieste Maria Teresa Bassa Poropat.
    “La Regione deve alleggerirsi - ha affermato Gherghetta - delegando le funzioni amministrative ai territori che sono da valorizzare, sono il vero perno del cambiamento.
    Con questa riforma, invece, i Comuni, diventeranno uffici periferici della Regione, ancorchè fusi. E anche le minoranze spariranno”.
    Per Bassa Poropat, “questa riforma sarà un flop, dividerà i territori. Ha un sacco di carenze, è nata male, la seconda versione è molto diversa dalla prima e non si è mai capito cos’è accaduto. E con la previsione dei sub-ambiti ci sarà un livello in più. Tutto contrasta, poi, con l’idea del risparmio, tant’è che fior fior di studi - quello della Bocconi del 2011 a esempio - hanno confermato come con la riforma delle Province ci sarà un aumento della spesa del 10-15%."
    ...................

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  5. Dal numero 43 del 2014 di GNOVIS

    TITOLO: Le proposte delle Province per la riforma delle autonomie.

    TESTO - Oltre una ventina di proposte di emendamenti al Disegno di Legge regionale n. 68, il progetto di riordino degli enti locali, per renderlo più in linea con la normativa nazionale, la Legge 56/2014 nota come “Delrio” che mantiene le Province ridisegnandone la governance e affidando loro il ruolo di punto di riferimento per la gestione dei servizi dell’area vasta. Ad avanzare i correttivi al testo è l’Upi Fvg il cui presidente Pietro Fontanini, a palazzo Belgrado, ha organizzato un incontro al riguardo con i consiglieri regionali chiamati nelle prossime settimane ad analizzare e approvare l’articolato.

    Si tratta di modifiche finalizzate a recepire nel testo di
    legge regionale gli elementi sostanziali della normativa
    nazionale che, peraltro, impone all’articolo 145
    l’applicazione dei principi della stessa anche alle Regioni speciali. L’attuazione della normativa statale
    consentirebbe un’armonizzazione del processo di riforma regionale al quadro nazionale, contesto in cui è stato ridefinito il compito delle Province quali enti di supporto ai Comuni e alle Unioni di Comuni in quanto
    maggiormente adeguate a garantire la gestione dei servizi essenziali ai territori senza incidere sulla spesa.

    Non a caso, alle “nuove” Province il legislatore nazionale ha riassegnato le funzioni fondamentali come la gestione della viabilità e dell’edilizia scolastica, dell’ambiente e della pianificazione aggiungendo però anche le funzioni di supporto ai Comuni sugli aspetti amministrativi. Un modello che, inoltre, consente di mantenere un numero limitato di interlocutori - e non invece l’eccessiva frammentazione con la creazione di un numero ancor indefinito di Unioni intercomunali - , snella, flessibile e rispettosa dell’autonomia degli enti locali e dei territori e con maggior forza nell’interlocuzione nei riguardi della Regione.

    Fontanini, affiancato dal presidente del Consiglio provinciale di Udine Fabrizio Pitton in veste di componente dell’Ufficio di Presidenza dell’Upi Fvg ha
    espresso ai consiglieri presenti le preoccupazioni delle
    quattro Province in relazione alla riforma.

    (PRIMA PARTE)

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  6. Dal numero 43 del 2014 di GNOVIS

    TITOLO: Le proposte delle Province per la riforma delle autonomie.

    (SECONDA E ULTIMA PARTE)

    “Preoccupazione che non sono solo delle Province ma anche dei Comuni che, anche in questa sede, in occasione del consiglio provinciale aperto del 27 ottobre, le hanno esternate. Le critiche al provvedimento - ha ricordato Fontanini - riguardano in particolare i tempi di attuazione della riforma, troppo ravvicinati che causeranno involuzioni e cortocircuiti nell’erogazione dei servizi fondamentali come la gestione della viabilità, delle scuole superiori, dei centri per l’impiego e della motorizzazione civile”. Evidente, inoltre, il processo di accentramento di 8 funzioni in capo alla Regione “che contrasta - ha ribadito Fontanini - con i principi del federalismo, della sussidiarietà e dell’autonomia delle nostre comunità”.

    All’incontro, ai quali sono stati invitati tutti i consiglieri regionali, sono intervenuti gli esponenti di Nuovo Centro Destra-Fratelli d’Italia/Alleanza Nazionale, Movimento 5 Stelle, Gruppo Misto, Lega Nord, Forza Italia, Autonomia Responsabile.

    Tra gli emendamenti proposti: l’assegnazione alle Province delle loro funzioni fondamentali per contrastarne lo svuotamento previsto dal Ddlr 68; l’attribuzione agli enti istituzionali di competenze ora in capo ad agenzie, società e organismi; la previsione di un monitoraggio dell’impatto finanziario della riforma con cadenza semestrale per la durata di 5 anni; la riduzione del numero dei Consiglieri provinciali a 12 nelle Province con popolazione residente superiore ai 500 mila abitanti e a 10 nelle altre; la riduzione da 10 a 3 dell’obbligo di permanenza nell’Unione; il limite demografico minimo per ciascuna Unione pari a 10 mila abitanti (anziché 40 mila) e 5 mila abitanti (anziché 30 mila) nel caso dei Comuni montani; il rinvio al 1 gennaio 2016 dell’entrata in vigore delle Uti (anziché al 1 agosto 2015) e al 31 maggio (anziché 28 febbraio) dell’atto di ricognizione spettante alle Province sul quale si chiede un modello da definire in sede all’Osservatorio per la riforma.

    Nelle Province dove sono presenti cittadini appartenenti alle minoranze linguistiche storiche, inoltre, deve essere garantita la loro rappresentanza tra i componenti del Consiglio provinciale. Un’aggiunta, quest’ultima, in relazione all’importanza e alla centralità delle minoranze linguistiche e alla tutela dei loro diritti cui si è discusso nell’incontro tra l’Ufficio di presidenza dell’Upi Fvg e il primo cittadino del comune carsico di Monrupino Marko Pisani; riunione alla quale ha preso parte anche il consigliere regionale Igor Gabrovec (Slovenska Skupnost) che ha illustrato le proposte emendative al Ddlr 68 per tutelare i diritti della minoranza slovena.
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