giovedì 26 febbraio 2015

ZORNADE FURLANE DAI DIRITS - PROGRAMAZION SPECIÂL DI RADIO ONDE FURLANE PAI 27 DI FEVRÂR DAL 2015


ZORNADE FURLANE

DAI DIRITS



Zaromai di cualchi an, intal inovâl dal riviel de Joibe Grasse dal 1511, Radio Onde Furlane e propon pe ocasion une programazion speciâl.

Cussì, pai 27 di Fevrâr dal 2015, su lis frecuencis de emitente furlane al puest dai programs normâi a laran in onde une schirie di aprofondiments e di speciâi musicâi in teme cun chê zornade.



Programazion speciâl

di Radio Onde Furlane

pai 27 di Fevrâr dal 2015

Da Facebook - Comitât 482

https://www.facebook.com/permalink.php?story_fbid=10152839706429125&id=86487824124

 
Dut al sarà proponût su lis frecuencis di Radio. Duncje Furlanis: i 90 Mhz in grande part dal Friûl, i 90.200 e i 106.500 Mhz in Cjargne e i 96.600 Mhz a e Colonie Caroya, in Argjentine

 

lunedì 23 febbraio 2015

ZONE FRANCHE URBANE - LETTERA APERTA ALL'ON.LE ISABELLA DE MONTE


REGIONE
"ZONE FRANCHE URBANE"


LETTERA APERTA
 
 A

L'ON.LE ISABELLA DE MONTE



Gent.ma on.le Isabella De Monte


Le scriviamo pubblicamente questa lettera aperta in relazione alla sua proposta di legge al Senato n°1197 del 5 dicembre 2013 riguardo l'«Istituzione di una zona franca per lo sviluppo dell'economia nelle aree territoriali della regione Friuli-Venezia Giulia prossime all'Austria e alla Slovenia» che sarà presto in discussione a Palazzo Madama.

Il nostro Comitato ha preso posizione contro la proposta della triestina on.le Sandra Savino sulle "zone franche urbane" regionali perché questa proposta considera zone svantaggiate anche territori che non lo sono affatto. Trieste in particolare, ma anche Gorizia, già hanno goduto per parecchi decenni di notevoli vantaggi fiscali oltre che dei sostanziosi Fondi per Trieste e per Gorizia.

La prima città, in particolare, non è zona in difficoltà, posto che presenta un reddito pro-capite tra i più alti d’Italia e il Fondo nazionale per Trieste è ancora attivo e finanzia con contributi in conto capitale (a fondo perduto!) il sistema economico triestino. Creando oltretutto così una pesante sperequazione nei confronti del resto del territorio regionale pesantemente colpito dalla crisi economica in corso.

L'ultimo bando del Fondo per Trieste, di cui abbiamo notizia scade il 31 marzo 2015, a favore delle “piccole media imprese” esclusivamente triestine.

Se in regione dobbiamo parlare di territori svantaggiati, è obbligo fare riferimento alla montagna friulana, particolarmente la cosidetta “Carinzia italiana”, cioè Tarvisio e Pontebba, le alte valli alpine e prealpine e la Slavia friulana.

Inoltre va considerato che il territorio friulano (in particolare le Province di Udine e Pordenone) è pesantemente colpito dalla grave crisi del manifatturiero con fabbriche che chiudono ogni giorno, cassa integrazione ormai a livelli altissimi e disoccupazione che sta gettando nella disperazione troppe famiglie.

Se specifiche agevolazioni fiscali devono essere previste in regione, queste devono andare ai territori effettivamente svantaggiati: con la proposta dell’on.le Savino invece si continua a beneficiare chi ha già avuto moltissimo (Trieste e Gorizia) da oltre 50 anni.


Udine, 14 febbraio 2015

Comitato per l' autonomia e rilancio del Friuli

Il portavoce

Giancarlo Castellarin

  

La lettera aperta è stata pubblicata sul settimanale della Arcidiocesi di Udine - LA VITA CATTOLICA – il 19 febbraio 2015.

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Fondo Gorizia


Dal sito internet

del quotidiano

IL PICCOLO di Trieste



 

21 febbraio 2015


La giunta integrata ha deliberato le nuove linee di intervento che prevedono liquidazioni anticipate per sostenere gli investimenti e far ripartire l’economia

 
di Francesco Fain


(...) Ricordiamo che dal 27 novembre 2013 (giorno in cui è iniziata la presidenza, alla Camera di commercio, di Gianluca Madriz) al 27 novembre 2014, il Fondo Gorizia ha stanziato 11 milioni 158mila 550 euro così suddivisi: 7.891.440 messi a disposizione di 102 imprese e i restanti 3.267.110 che hanno dato gambe a 27 progetti per il territorio. Di questi fondi, 8.100.411,11 sono stati attinti dal tesoretto” del Fondo Gorizia che è composto, al netto, da 25 milioni. La cifra rimanente è costituita, invece, dai fondi di rotazione che permettono lunga vita al più importante “salvadanaio” dell'Isontino assieme alla Fondazione Carigo. (...)”

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FONDO PER TRIESTE

Dal quotidiano IL PICCOLO di Trieste




«Una cifrona enorme». Fulvio Camerini non crede ai suoi occhi. Il medico cardiologo, 86 anni, senatore dal 1996 al 2001 per l’Ulivo, fatica a mettere in fila i 6.200 miliardi erogati in 57 anni dal Fondo Trieste. Saranno anche vecchie lire, ma è un assegno enorme. Una pioggia di soldi. Appunto. E la natura di pioggia è parte del problema. Camerini ne sa più qualcosa. Nel 1999 riuscì, con un blitz in Parlamento dove era in discussione la Finanziaria, a incrementare la quota annuale di 5 miliardi riportando il Fondo Trieste alla quota storica di 60miliardi di lire. L’obiettivo era finanziare il completamento della Grande viabilità triestina per il tratto Padriciano-Cattinara. E sono solo 5 miliardi su 6.200. (...)



mercoledì 18 febbraio 2015

COSTITUZIONE ITALIANA - ART. 1, SECONDO COMMA: " LA SOVRANITA' APPARTIENE AL POPOLO."



COSTITUZIONE

DELLA REPUBBLICA ITALIANA *

[ Gazzetta Ufficiale 27 dicembre 1947, n. 298 ]

IL CAPO PROVVISORIO DELLO STATO

Vista la deliberazione dell’Assemblea Costituente, che nella seduta del 22 dicembre 1947 ha approvato la Costituzione della Repubblica Italiana;

Vista la XVIII disposizione finale della Costituzione;

PROMULGA

La Costituzione della Repubblica Italiana nel seguente testo:

 
PRINCIPÎ FONDAMENTALI

ART. 1.

L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.

La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.

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DOMANDE

A Roma e in Regione, ancora "LA SOVRANITA' APPARTIENE AL POPOLO" come scritto nel 1947 dai Padri della Costituzione italiana all'art. 1, secondo comma?
  
Oppure un Parlamento di "nominati"  viola il principio fondamentale della Costituzione italiana che prevede che debba essere il popolo a scegliere senatori e deputati e non i leader dei partiti politici? La Corte Costituzionale non ha dichiarato incostituzionali le "liste bloccate"?

Il progetto di "neo-centralismo regionale" che sta alla base della riforma degli enti locali targata "Panontin" (riforma che svuota  Provincie e Comuni, con  i Sindaci, eletti democraticamente dai cittadini, che conterranno come il due di picche!), che trasferisce alla Regione tutte le competenze provinciali più importanti, perché non è stato sottoposto ad un referendum popolare?
 
 
LA REDAZIONE DEL BLOG

lunedì 16 febbraio 2015

RIFORMA ENTI LOCALI "PANONTIN" - E' TUTTA DA RIPENSARE!


REGIONE

RIFORMA ENTI LOCALI

"PANONTIN"

E' TUTTA DA RIPENSARE!

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Dallo “Speciale” pubblicato

sul settimanale LA VITA CATTOLICA

12 febbraio 2015

Mons. Genero:
“Ripensare e approfondire
la riforma”

di

Roberto Pensa

E' necessario un ripensamento su una riforma, quella delle autonomie locali, che rischia di cancellare il ruolo dei Comuni, realtà fondamentale in Friuli. A dirlo è il Vicario generale dell'Arcidiocesi di Udine, mons. Guido Genero.

(…)

Domanda:

Quindi sarebbe bene non cancellare le realtà comunali, che spesso, soprattutto in montagna, sono un baluardo a cui la gente si aggrappa per resistere.

Risposta:

“Non vedo attualmente nessun'altra prospettiva, perché cancellare il Comune significa da una parte semplicemente svuotare delle residenze secolari di un loro diritto, di una loro dignità, io direi anche di una loro felicità, senza in realtà aiutare il centro di riferimento con vere novità. Perchè, in realtà, mi pare che questa riforma miri a fondere i servizi, anziché razionalizzarli. La centralizzazione non è mai una buona scelta, nel nostro caso ancora di meno penso

(…)

Domanda:

In un'epoca in cui si denuncia la lontananza della politica dalla gente comune, ha senso creare degli organismi con rilevanti poteri – come le unioni dei comuni – che non sono eletti dal popolo?

Risposta:

“Questo è tipico dell'infatuazione tecnologica e tecnocratica.
 
Volendo eliminare gli enti di vasta area come le Province, se ne creano altri che non hanno le caratteristiche essenziali di quelli di prima e, per contro, comportano nuovi problemi. Avremo quindi degli organismi che tendono a interpellare di meno i cittadini. Voglio vedere poi se ci sarà davvero una consultazione con qualche forma referendaria. E' pericoloso, perchè il particolarismo, poi, potrebbe far scoppiare questa pretesa riforma. Per cui, veramente, ci vorrebbe un ripensamento, una fase di riflessione, di approfondimento."

Roberto Pensa

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UNIONI COMUNALI:

ECCO PERCHE' UDINE CI RIMETTE

di ROBERTO MEROI



E' curioso rilevare come a meno di 50 chilometri da Udine sia in atto un fermento politico non indifferente. In vista delle scadenze imposte dalla Regione per le definizioni dei confini degli ambiti territoriali, a Pordenone e dintorni si stanno dando un gran da fare per aggregarsi tra comuni. Ormai è chiaro che da quelle parti hanno un obiettivo ben preciso: superare con la loro nuova Uti gli abitanti del comune di Udine! E sulla carta ci possono riuscire. Cordenons, Porcia, San Quirino e Roveredo in Piano sono già convinti di allearsi con Portus Naonis. Ci sono poi Fiume Veneto, Fontanafredda e Zoppola molto tentati di entrare a far parte anche loro della mega Pordenone. Qualora questa aggregazione dovesse realizzarsi in toto, sapete quanti abitanti farebbe? Circa 130 mila!

Trieste stessa, con il nuovo assetto territoriale deciso dall'alto, si troverebbe di colpo a salire a 232 mila anime, praticamente tutte quelle attualmente residenti nell'intera provincia!

A rimetterci da questa riforma sarà soprattutto Udine. Persa la qualifica di capoluogo della più vasta (adesso divisa in ben 9 parti!) e popolata provincia della regione, Udine rischia ora di trovarsi con un pugno di mosche in mano.

Ci sono spinte di chiaro segno politico che stanno mettendo fine ad ogni sogno di unità del Friuli storico e a tutte le velleità autonomiste. Spinte politiche contestualmente rivolte a penalizzare la sola grande città che avrebbe potuto fare da traino al Friuli unito.

Udine sta venendo massacrata mediaticamente, attaccata e accusata di non si sa quali nefandezze. Di questi tempi, poi Udine è assediata politicamente con lo scopo di farle perdere più pezzi possibile di quello che invece è il suo naturale hinterland. Contrariamente a quanto avviene a Pordenone, qualcuno sta spingendo i comuni confinanti con Udine verso altre unità territoriali vicine. Nonostante che la realtà dipinga il lungo tratto di strada che da Paderno sale fino a Tricesimo come un tutt'uno e che la logica dica che Povoletto, Reana del Rojale e la stessa Tricesimo facciano parte dell'Uti udinese. Così dicasi di Remanzacco che, tra l'altro, con Udine condivide il parco del Torre. Ci vuole buon senso. Crediamo che Udine non debba essere abbandonata da nessuna delle cittadine confinanti, se non altro per la sua gloriosa storia.

Eppure, fin dalle denominazioni utilizzate per le varie Uti regionali, temiamo che con questa riforma si stia navigando a vista.

Si pensi che Udine e pochi comuni confinanti diverrebbe «Friuli Centrale»! Si pensi che i comuni friulanofoni della provincia di Gorizia adesso farebbero parte dell'«Alto Isontino»! Denominazione, tra l'altro, incoerente rispetto a quelle Uti che farebbero riferimento ad altri fiumi friulani (Livenza, Sile, Noncello, Natisone).

Si pensi che l'Uti del «Torre» pur di arrivare a 40 mila abitanti andrebbe ad includere un'area di ben 364 kmq: ben 6 volte e mezzo il territorio dell'attuale comune di Udine!

Si mediti sul caos che sta facendo questa riforma, che Leopoldo Coen ha definito anche «inutile».


Sabato 7 febbraio 2015 - Il Gazzettino (Ud)

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giovedì 12 febbraio 2015

DICIAMO "NO" ALLE ZONE FRANCHE URBANE DI TRIESTE E GORIZIA!


DICIAMO NO

ALLE ZONE FRANCHE URBANE
DI TRIESTE E GORIZIA!

……….
 

COMITATO PER L’AUTONOMIA
E IL RILANC IO DEL FRIULI

 

COMUNICATO STAMPA
 

Diciamo no
alle zone franche urbane
di Trieste e Gorizia!


 «(…) il fronte politico deciso a impegnare il governo per consentire le zone franche urbane in Friuli-Venezia Giulia. Da Trieste a Tarvisio, da Gorizia a Cividale. Con l’obiettivo di contrastare la concorrenza di Slovenia e Austria. Alla Camera i parlamentari di Forza Italia, Movimento 5 Stelle e Lega Nord hanno unito le forze.» si legge in un articolo pubblicato recentemente sulla stampa locale.

In un periodo di piena delocalizzazione in Cina e Far East, com’è possibile far credere che la concorrenza di Slovenia e Austria si limiti a una stretta fascia confinaria comprensiva di Trieste, Gorizia, Tarvisio e Cividale del Friuli?

L'impressione, piuttosto, è che ci si trovi di fronte ai soliti provvedimenti fiscali e finanziari a favore di Gorizia e Trieste, oggi «camuffati» con l'estensione alle cittadine di Tarvisio e Cividale del Friuli.

Già dal 1955 fino ai giorni nostri, le aree triestina e goriziana hanno goduto dei generosissimi Fondo per Trieste (oltre 6.500 miliardi di lire!) e Fondo per Gorizia, sommati ai notevoli vantaggi finanziari e fiscali che all’interno della stessa regione hanno creato per decenni una gravosa concorrenza sleale e uno svantaggio finanziario rilevantissimo a danno dei cittadini e dell’imprenditoria delle province di Udine e Pordenone. Ciò nonostante, la politica regionale ancora insiste?

La conseguenza della creazione delle zone franche urbane di Trieste, Gorizia, Tarvisio e Cividale del Friuli comporterà l'ulteriore delocalizzazione di imprese friulane delle province di Pordenone e Udine, aree oggi già pesantemente colpite dalla crisi economica e occupazionale. E' questo che si vuole?

Dov'è la Confindustria della provincia di Udine e quella di Pordenone? Dove sono i sindaci dei comuni friulani esclusi da questa “super-regalia” ai soliti super-beneficiati? Perché non alzano tutti la loro voce per protestare contro questa ulteriore pesantissima sperequazione all’interno della stessa regione?

Oltretutto, va tenuto conto che in questo momento di pesantissima crisi economica in grave difficoltà sono soprattutto le due province di Udine e Pordenone che si trovano di fronte a una disoccupazione altissima, non calmierata dai posti di lavoro nel settore pubblico come avviene invece a Trieste.

Quindi, o il provvedimento va a beneficio di tutta la regione o non va attuato!

Udine, 25 gennaio 2015
 

Comitato per l’autonomia
e il rilancio del Friuli

Il Portavoce
Giancarlo Castellarin
 
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Il Comunicato Stampa è stato pubblicato sul quotidiano "Il Messaggero Veneto" di Udine in data venerdì 30 gennaio 2015 e  sul settimanale dell'Arcidiocesi di Udine, "La Vita Cattolica", in data giovedì 5 febbraio 2015. 

 

domenica 8 febbraio 2015

RADIO ONDE FURLANE, UN SOGNO CHE DURA DA TRENTACINQUE ANNI


Radio Onde Furlane,

un sogno che dura

da trentacinque anni


di Roberto Meroi

Mercoledì 4 Febbraio 2015

Il Gazzettino (Ud)


"Amarcord. O mi visi. Mi ricordo che nel febbraio 1980 sono iniziate le prime trasmissioni radiofoniche - sulle frequenze dei 90 Mhz - di una nuova emittente chiamata Onde Furlane. Non posso non ricordarmene, per il fatto che quella radio libera io stesso ho contribuito concretamente a farla nascere.

In Friuli erano gli anni successivi ai terremoti del maggio e settembre 1976 e tanta era diventata la voglia dei friulani di lottare uniti per la rinascita materiale e culturale. Una delle rivendicazioni forti era quella di poter ottenere un'università autonoma.
E uno degli elementi cardine di questa ritrovata fratellanza d'intenti era la lingua friulana. I colori giallo e blu del Friuli spuntavano un po’ ovunque. Era cresciuto molto l'orgoglio di appartenenza ad un popolo vero.

In questo contesto effervescente e coinvolgente, alcuni amici, il cui interesse comune era la crescita della coscienza identitaria, si incontrarono e decisero di intraprendere insieme un percorso incerto ma affascinante. Dopo alcune riunioni preparatorie iniziate nell'estate del 1979, si giunse finalmente all'atto notarile del
2 febbraio di 35 anni fa che, oltre a me, vide l'adesione di altri 10 soci fondatori della "Cooperative di informazion furlane", tra cui il presidente Silvano Pagani, Sergio Venuti, Mauro Tosoni, Elia Mioni, Federico Rossi, Giorgio Cavallo.Subito dopo, da un piccolo appartamento di un palazzone di 13 piani in piazzale Cella a Udine, si partì a spron battuto con le trasmissioni completamente in lingua friulana.

Fu un successo. Come fu un successo la raccolta di firme (52 mila) di richiesta allo Stato italiano del riconoscimento ufficiale della nostra lingua. Ancor più imponente fu il risultato della petizione per la costituzione della Regione Friuli, dal Livenza al Timavo, con il territorio triestino a se stante: ben 93.541 firme!

Alla fine, università e lingua friulana sono diventate realtà importanti. Rimarrebbe da realizzare l'autonomia del Friuli.

L'avventura straordinaria di Onde Furlane continua. È proprio il caso di augurare cento di questi giorni alla radio libera dei friulani! "

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35 agns di Onde Furlane
 

Tancj auguris!

 

Dal Blog "Lidrîs e Butui" 
 

L’associazione Lidrîs e Butui è attiva a Torino dal 2003.
Il sodalizio si propone di “unire e aggregare i Friulani residenti in Torino, nell’area metropolitana torinese e nel resto del Piemonte” e di sostenere la valorizzazione e l’uso della lingua friulana  e la conoscenza e il rinnovamento della cultura del Friuli.
 

 

"Chê dai 2 di Fevrâr e je une date impuartante pal Friûl, almancul dal 1980 incà. Cun di fat, in chê dì di trentecinc agns indaûr e tacave a trasmeti Radio Onde Furlane, che in dut chest timp, cemût che al ven contât ancje in chest articul (zapruder_ondefurlane), saltât fûr sul numar 34 de riviste Zapruder. Storie in Movimento, pal Friûl e pai furlans no je stade dome une radio, ma ancje tant di plui. 

O pensìn che se no fos stade – e se no fos, ancjemò in dì di vuê – la «radio libare dai furlans», il Friûl e furlans a saressin (ancjemò?) mancul libars e mancul furlans. 

Par sigûr, cence Onde Furlane, la lenghe furlane e sarès mancul “lenghe”: in tiermins di forme, stant che la azion de radio e di ce che si môf ator di jê e à vût une funzion no di pôc a pro dal so ricognossiment public a nivel politic e normatîf; in tiermins di sostance, par vie che il so ûs cuotidian te comunicazion, te informazion e tal intratigniment le à rinovade e rinfuarcide, i à dât une gnove vivarositât e i à dât chel status di lenghe vive, moderne e normâl (o almancul une part di chel) che lis dinamichis di minorizazion no i vevin permetût e dispès no i permetin ancjemò. 

E je vere – cemût che a sclarissin su chei altris media dal Friûl il diretôr responsabil de emitente, Mauro Missana, e il president di Informazione Friulana, la cooperative che e je la editore de radio, Paolo Cantarutti – che chel di chest an «nol è un inovâl “taront” compagn dal prin cuart di secul, memoreât dîs agns indaûr, o dal trentenâl, festezât cuntun program siôr di manifestazions, però al è par sigûr un altri travuart impuartant e par chest al merete ricuardât. 

Lis celebrazions – se si à voie di clamâlis cussì – a cjapin dentri une schirie di iniziativis dilunc vie dal mês di Fevrâr.

 Si scomence doman, sabide ai 7 di Fevrâr, cuntune pontade speciâl di Dret e Ledrôs, l’apontament setemanâl condusût di Mauro Missana a tacâ di 9.30 a buinore, là che si fasarà in struc la storie de radio e di chel Friûl «diferent» che al è stât contât cun costance de emitente, tra rivendicazions di autoguvier e di tutele dai dirits linguistics, informazion cence bavais, musiche, culture e contats cu la Europe e cul mont, cul Friûl emigrant e cun chel imigrât. 

Al sarà ancje alc altri di gnûf tal palinsest.

 Simpri doman ai 7 di Fevrâr, a 8.30 a buinore, a tachin lis pirulis setemanâls di storie, di memorie, di savietât e di ironie popolâr di Robononis: ridi e riduçâ te Basse Furlane, par cure di Ferruccio Tassin.

Impen, lunis 9 di Fevrâr, simpri a 8.30 a buinore, al torne Corais Musicâi, trasmission di divulgazion e aprofondiment musicâl prontade e condusude di Lia Bront cu la colaborazion tecniche di Roberto Gariup.

Pes novitâts plui impuartantis pai 35 agns di Onde Furlane si à di spietâ la fin dal mês, cu la scree dal sît web gnûf e di une app di pueste che e permetarà di scoltâ la «radio libare dai furlans» in ogni dontri cul smartphone e cul I-phone.

O spietìn di viodi – e soredut di doprâ – chel e chê. Par intant, o sin ancjemò in timp par dî e par scrivi: 
 

Tancj auguris, Onde Furlane!"

 
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 RADIO ONDE FURLANE
 
 
 

venerdì 6 febbraio 2015

"FRIULANOFOBIA", MALE ANTICO DI UNA SCUOLA CHE SI CREDE MODERNA

 
 
"FRIULANOFOBIA",
male antico di una scuola
che si crede moderna
 
dal settimanale degli sloveni
della Provincia di Udine
 
Novi Matajur
28 gennaio 2015
 
 
 
"Condut che lu previôt la legislazion di tutele, il furlan al cjate ancjemò une vore di ostacui par jentrâ tês scuelis, là che e covente pardabon une pratiche concrete de istruzion plurilengâl e de educazion ae diversitât, ma a son dirigjents scolastics e insegnants che a fasin cuintri ae lenghe e ai dirits linguistichis za prime des iscrizions. 
 
In occasione di "scuole aperte" si ripresentano i soliti problemi.
 
Il diritto all'istruzione è un diritto fondamentale, così come il diritto alla conoscenza e all'uso della lingua propria, il cui esercizio effettivo presuppone che vengano meno quelle limitazioni al principio di eguaglianza messe in atto attraverso forme di discriminazione positiva basate sulla specificità linguistica. Per queste ragioni e tenendo altresì conto del fatto che, nel caso delle minoranze, la negazione della diversità linguistica e del diritto alla lingua è stata praticata con particolare forza proprio in campo educativo, la normativa di tutela prevede specifiche disposizioni riguardanti l'uso e l'insegnamento delle lingue minoritarie nelle scuole.
 
Ciò è evidente già nella legge 482/1999, il primo provvedimento organico che a livello statale dà finalmente attuazione al principio fondamentale della Costituzione italiana secondo cui "la Repubblica tutela le minoranze linguistiche con apposite norme". La legge statale  - della cui approvazione e promulgazione due mesi fa, in un emblematico silenzio è caduto il quindicesimo anniversario - pur con qualche contraddizione dedica infatti all'istruzione una specifica attenzione. Lo stesso fanno il suo regolamento attuativo e ancor di più, con riferimento alla lingua friulana, la legge regionale 29/2007, che riprende la legge statale e ne colloca principi e contenuti in maniera più aderente alla realtà del Friuli che, per le sue caratteristiche e per adeguarsi agli standard europei, necessità di una effettiva educazione plurilingue, in grado di garantire tanto il diritto alla lingua (alle lingue) quanto il diritto all'istruzione (anche delle - e nelle - lingue).
 
Passano gli anni, ma tanto la legge 482/1999 quanto la 29/2007 stentano purtroppo a trovare attuazione, in generale e proprio nel campo strategico dell'istruzione.
 
Conferme in tal senso giungono da quanto sta avvenendo in questi giorni di "Scuole aperte", gli incontri con genitori e ragazzi nei quali gli istituti scolastici si fanno conoscere dai loro potenziali allievi e dalle loro famiglie che, dal 15 gennaio al 15 febbraio, devono provvedere all'iscrizione dei figli per l'anno 2015/2016.

Due settimane fa, per esempio, un quotidiano locale segnalava il caso di una dirigente scolastica di Pordenone che invitava esplicitamente i genitori a non richiedere l'insegnamento della lingua friulana, considerato un'inutile perdita di tempo e un ostacolo all'organizzazione delle altre attività didattiche. Nello stesso articolo inoltre si leggeva che "quando ci si reca in segreteria per iscrivere i bambini a scuola, è lo stesso personale a dissuadere i genitori dal presentare la richiesta". Si tratta di fatti che offrono seri motivi di preoccupazione: da una parte ci sono funzionari pubblici che operano per non dare attuazione a quanto previsto dalla legge, la violano deliberatamente e con essa violano i principi che la ispirano contrastando con le stesse finalità  che dovrebbero essere perseguite dalle istituzioni scolastiche; dall'altra c'è un'informazione che affronta la questione con superficialità, per esempio senza interrogarsi sulla legittimità di certi comportamenti.

Quello di Pordenone, purtroppo, non è un caso isolato. Non mancano infatti altri esempi di omissione o di esplicita dissuasione nei confronti dell'uso e dell'insegnamento della lingua friulana. Lo si può constatare navigando in rete, tra blog e social networks, dove già da tempo sono segnalate situazioni del genere e c'è chi scrive, con ragione, di "monalinguismo" e "friulanofobia", e lo si sperimenta direttamente entrando in contatto con il mondo della scuola.

Il tutto si verifica spesso in istituzioni scolastiche che a parole si presentano anche attente al rispetto della diversità, al dialogo interculturale, all'accoglienza, alla legalità, alla dimensione europea, al legame  con il territorio. Un paradosso che se non fosse triste e inquietante, sarebbe semplicemente ridicolo.

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I colori e il grassetto sono stati posti dalla redazione del Blog.