lunedì 30 ottobre 2017

FRIULI - REFERENDUM VIETATI IN REGIONE E POLITICI REGIONALI DALLA MEMORIA MOLTO CORTA




RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO



REGIONE FRIULI-VG
 
REFERENDUM "VIETATI" IN REGIONE


E POLITICI REGIONALI


DALLA MEMORIA MOLTO CORTA

di Remo Brunetti


26 ottobre 2017 

All’indomani dei referendum veneti e lombardi volti a chiedere allo Stato una maggiore autonomia amministrativa, i commenti dei nostri sorestants regionali va dal positivo all’euforico.
Referendum autonomia, Serracchiani:
"Il voto va rispettato, è un segnale che va colto ma bisogna fare attenzione"
"Celebriamo una grande giornata di democrazia" – spiega Tondo
"una occasione, per riaprire il ragionamento su un nuovo sistema di relazioni tra comunità regionali e stato centrale". Commenta Franco Iacop.

Ed eccoli sui media, prodighi di osservazioni e consigli per fatti che accadono in casa d’altri. Sperando che nessuno chieda a loro perché, nel luglio 2016 abbiano rifiutato ai loro concittadini ben 4 referendum.
Un referendum per abrogare la legge regionale 5/2016 “Organizzazione delle funzioni relative al servizio idrico integrato e al servizio di gestione integrata dei rifiuti urbani.”

Un referendum consultivo avente oggetto “Proposta di legge contenente i principi ispiratori di una iniziativa regionale di modifica dello Statuto della Regione Friuli Venezia Giulia mediante l’applicazione, in quanto compatibile con la realtà regionale, della disciplina prevista dallo Statuto della Regione Trentino – Alto Adige”.

Un referendum abrogativo volto a chiedere l’abrogazione delle UTI

E un referendum volto a chiedere l’abrogazione della legge 17/2014 “Riordino dell’assetto istituzionale e organizzativo del Servizio sanitario regionale e norme in materia di programmazione sanitaria e sociosanitaria”.

Si trattava di argomenti importanti sui quali è stato negato ai cittadini il diritto di pronunciarsi.

Evidentemente per loro i referendum sono una ottima cosa, purchè si svolgano a casa d’altri. La democrazia esercitata attraverso un referendum popolare non va più bene quando sono i cittadini friulani e triestini a richiederlo.

Ma con che faccia ora rilasciano dichiarazioni positive a favore dei due referendum appena svolti in Veneto e Lombardia quando hanno rifiutato pari strumento democratico ai cittadini della nostra regione?

REMO BRUNETTI – CAVAZZO CARNICO

 
REFERENDUM NEGATI
dal Consiglio regionale
del Friuli-VG nel 2016
 


L.R. 7 marzo 2003 n. 5. Esame di ammissibilità della proposta di referendum abrogativo regionale n. 3 avente ad oggetto la legge regionale 5/2016 “Organizzazione delle funzioni relative al servizio idrico integrato e al servizio di gestione integrata dei rifiuti urbani”.


L.R. 7 marzo 2003 n. 5. Esame di ammissibilità della proposta di referendum propositivo n. 1 avente ad oggetto “Proposta di legge contenente i principi ispiratori di una iniziativa regionale di modifica dello Statuto della Regione Friuli Venezia Giulia mediante l’applicazione, in quanto compatibile con la realtà regionale, della disciplina prevista dallo Statuto della Regione Trentino – Alto Adige”.


L.R. 7 marzo 2003 n. 5. Esame di ammissibilità della proposta di referendum abrogativo n. 2 avente ad oggetto “Abrogazione degli articoli da 1 a 20, da 23 a 40 e da 56 a 70 della Legge Regionale di data 12.12.2014 n. 26 “Riordino del sistema Regione- Autonomie locali nel Friuli Venezia Giulia. Ordinamento delle Unioni territoriali intercomunali e riallocazione di funzioni amministrative”.


L.R. 7 marzo 2003, n. 5. Esame di ammissibilità della proposta di referendum abrogativo n. 1 avente ad oggetto la legge regionale 17/2014 “Riordino dell’assetto istituzionale e organizzativo del Servizio sanitario regionale e norme in materia di programmazione sanitaria e sociosanitaria”.


 

venerdì 27 ottobre 2017

LEGGE ELETTORALE - QUANTI "CRETINI UBBIDIENTI" SARANNO "NOMINATI" IN PARLAMENTO NEL 2018?


LEGGE ELETTORALE

ROSATELLUM BIS
 
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DOMANDA:

"QUANTI

"CRETINI UBBIDIENTI"

SARANNO “NOMINATI” NEL 2018,

NEL PROSSIMO PARLAMENTO

con la nuova legge elettorale? "

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IL CRETINO OBBIDIENTE: STARACE
(di ARRIGO PETACCO)

(…) Premeditata o no che fosse, questa politica gli portò fortuna. All'inizio degli anni Trenta, quando Mussolini, ormai saldo al potere, decise di liberarsi di ogni possibile concorrente giubilando i vari Giovanni Giuriati, Italo Balbo e Roberto Farinacci, non esitò a scegliere quale nuovo segretario del partito il docile Starace. D'altra parte, un uomo privo di idee, di senso critico e portato per natura all'obbedienza cieca, pronta e assoluta era proprio quello che Mussolini cercava per restare solo sulla scena politica.
La nomina del nuovo segretario fece naturalmente molto rumore. Si racconta che Leandro Arpinati, allora sottosegretario all'Interno, corse da Mussolini per dirgli, con la sua abituale franchezza: «Ma lo sai che Starace è un cretino?». Al che il duce rispose: «Lo so. Ma è un cretino ubbidiente».(...)

Fonte: Panorama 15 novembre 1973

Pubblicato dal Blog di Salvatore Lo Leggio:


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PER SAPERNE DI PIU'
SULLA NUOVA LEGGE ELETTORALE
"TRUFFA"


  
 
     
"Ieri, 26 ottobre, a mezzogiorno esatto, il Senato ha approvato definitivamente la Riforma elettorale tanto invocata. 

L'iter legislativo è stato rapidissimo, poco più di un mese dalla presentazione del testo.

CIVICA ha realizzato questo nuovo numero (liberamente scaricabile) che raccoglie una documentazione abbastanza completa per leggere e capire la riforma, che ha preso il nome giornalistico di ROSATELLUM.

La nuova riforma elettorale è anche un ossimoro: è la Legge che non si riesce a leggere.

Si presenta come un "Labirinto giuridico", una costruzione molto sofisticata, tesa a non far capire il suo vero contenuto, gelosamente custodito con otto voti di fiducia.

CIVICA è una specie di filo di Arianna per chi volesse tentare di addentrarsi nel labirinto giuridico con la guida dei testi a fronte realizzati dagli uffici studi di Camera e Senato.
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Buona lettura!

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PIETRO GRASSO
PRESIDENTE DEL SENATO
(SECONDA CARICA DELLO STATO DOPO
IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA)

SI E' DIMESSO DAL
PARTITO DEMOCRATICO
(DI MATTEO RENZI)

Dalla stampa nazionale:

Senato, Pietro Grasso ha rassegnato le dimissioni dal gruppo Pd: “Non avrebbe votato la legge elettorale né la fiducia”


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LA REDAZIONE DEL BLOG


giovedì 26 ottobre 2017

BASTA EMARGINARE IL FRIULI! - COMUNICATO STAMPA



COMUNICATO STAMPA

22 ottobre 2017

Basta emarginare il Friuli.
 
L’area friulana è particolarmente negletta nell’azione delle due ultime Giunte regionali. E’ stata rigettata perfino la proposta del Prof. Sandro Fabbro del “Porto regione”, che conteneva una visione regionale e non municipalista triestinocentrica. Ora si sta invece concretizzando il programma “porto-città”, esclusivamente diretto alla capitale giuliana e supportato su ogni fronte dalla Giunta regionale Serracchiani. Malgrado il forte contributo elaborativo portato da varie associazioni ed esperti del Friuli, il complesso sistema logistico regionale è stato confinato in una visione chiusa alla realtà friulana e aperta soprattutto alle elites portuali di Trieste. In passato la Giunta regionale aveva trascurato la strategia del Corridoio cinque poichè sovraccaricava di impatto ambientale la regione e di spesa lo Stato e, progettata in funzione della sola Trieste, escludeva il Friuli e la direttrice Adriatico-Baltico (dove molto sta investendo l’Austria).
 
Ora la politica è cambiata.
Si è impostata una nuova iniziativa che ha portato all’avvio di un costosissimo potenziamento strutturale della linea ferroviaria Trieste-Venezia, ben oltre alle prospettive più ottimistiche di ripresa del traffico container nel porto della città giuliana. Ma in che contesto? Certo ci sono i cinesi che trattano con tutte le autorità portuali dell’ Adriatico e dei gestori delle ferrovie dell’intera penisola balcanica, per inserirsi massicciamente nei mercati del centro-nord Europa e nelle strutture logistiche dei Balcani, ma dobbiamo sperare che l’Europa non lasci troppi varchi aperti.

Il settore edilizio è strategico per il rilancio dell’economia. Si rimane sorpresi che la proposta del Prof. Sandro Fabbro, di rilancio degli investimenti nel settore per il recupero e la modernizzazione del patrimonio edilizio regionale, con l’applicazione delle norme antisismiche anche nell’area non colpita dal terremoto sia stata brutalmente ignorata con la scusa che già ci sarebbe una leggina attiva.

A Trieste invece il sen. Russo può insistere per ottenere miliardi di investimenti edilizi purchè avvengano nell’area del Porto Vecchio della città giuliana.
Nel porto del capoluogo regionale il privato ha sicuramente portato tanta innovazione, come mai si era vista da decenni: dal sistema gruistico di carico e scarico merci nei moli, alla spinta che ha permesso di triplicare la capacità di movimentazione dei carri ferroviari che raggiunge ora 26.000 carri merci/anno, grazie a felici interventi sull’impostazione e su alcuni storici colli di bottiglia del sistema. Ma dobbiamo sottolineare (fonte la stampa locale) che la sola stazione di Udine movimenta 46.000 carri merci/anno, quasi il doppio della capacità del nuovo sistema di movimento carri merci portuali triestini.
Che il porto di Trieste si stia sviluppando è sicuramente un bene, anche se l’avvenuto infeudamento dei porti di Monfalcone e S. Giorgio di Nogaro non può che avere una lettura friulana negativa. Ma il rilancio – comprendente anche l’insediamento di attività manifatturiere - nelle Aree franche di Trieste non costituisce certo un vantaggio per il Friuli, a meno che lo stesso non abbia a godere di aree parificate.

Purtroppo la disattenzione della politica sulla questione sta diventando oltraggiosa. Abbiamo assistito al depauperamento delle entrate regionali per oltre due miliardi a opera degli accordi col Governo nazionale della Giunta Tondo e della Giunta Serracchiani, mentre Veneto e Lombardia chiedono un trattamento pari alle regioni veramente speciali. Abbiamo assistito al blocco dell’area di ricerca udinese nonché della stessa fiera dell’Innovazione. A tutto ciò si aggiunge la passività dimostrata rispetto alla crisi che ha coinvolto le piccole aziende, e le conseguenze generate dalle perdite delle Banche Venete. L’insieme di eventi negativi elencati, pone serie ipoteche sulla capacità di ripresa complessiva del sistema Friuli, malgrado la presenza di alcuni promettenti risultati nelle medie e grandi aziende, ad esempio della cantieristica, della meccanica e del legno a opera della Friulintagli.

Per il “Comitato per l'autonomia
e il rilancio del Friuli”

Dott. Giancarlo Castellarin

domenica 22 ottobre 2017

REGIONE FRIULI-VG. "UNA REGIONE PIEGATA DA DIECI ANNI DI CRISI. QUALI GLI EFFETTI PERMANENTI?" DI PROF. SANDRO FABBRO



Regione Friuli-Vg

 
10 ANNI DI CRISI

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Pubblichiamo di seguito il testo integrale, a firma del prof. Sandro Fabbro, dell'analisi della crisi in cui versa da 10 anni la regione Friuli-Venezia Giulia.

Una rielaborazione di questo documento, sempre a firma del prof. Sandro Fabbro, è stata pubblicata dal quotidiano Il Messaggero Veneto, domenica 15 ottobre 2017 a pagina 15 con il titolo “Nascite a picco, tanti giovani all'estero. In Friuli va peggio che nel Veneto”.

La Redazione del Blog ringrazia il prof. Sandro Fabbro per averle concesso la pubblicazione del testo integrale della sua ottima e precisa analisi.


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Una regione piegata da dieci anni di crisi. Quali gli effetti permanenti?

di Sandro Fabbro (*)
 

Nei paesi occidentali, dall’Australia alla Svizzera, passando per gli Usa e la Germania, ci sono centinaia di “regioni in contrazione” (si vedano gli studi dell’Ocse). Sono, per semplificare, l’altra faccia, quella perdente, della globalizzazione. Sono regioni moderne e dove certo non si vive male, ma dove dinamiche negative della popolazione si combinano con gli effetti recessivi della crisi economica degli ultimi dieci anni portando a situazioni di abbandono e disparità socio-economica, tra regioni ma anche tra aree interne alla stessa regione, che generano rischi e squilibri permanenti di varia natura. I tentativi di costruire politiche “anti-contrazione” non sono molti ma tutti puntano a rivedere radicalmente ogni aspetto delle politiche sociali, economiche e territoriali interne ed esterne alle regioni interessate.

La cattiva situazione demografica credo che ponga già, il FVG, tra le cosiddette «regioni in contrazione»: il tasso di crescita naturale della popolazione è da tempo negativo e colloca il FVG al 19esimo posto (su 20 regioni) in Italia. L’invecchiamento è quasi il doppio rispetto alla media europea. Lo spopolamento di città (Trieste: -26% e Gorizia -17% in 40 anni) e della montagna friulana (-30% circa, a seconda delle delimitazioni, in 40 anni), continua. Ma ciò che preoccupa di più oggi è l’emigrazione dei giovani migliori. La nuova emigrazione registrata all’anagrafe italiana residenti estero (Aire), è raddoppiata in Italia dal 2006 al 2015 ed è composta per la maggior parte da giovani. Questa però, in FVG, è pari al doppio (14%) di quella del Veneto (7%) e molto superiore alla media italiana (8%). Il FVG, quindi, non solo si spopola ma ha smesso di attrarre popolazione e, ora, anche di trattenere in loco la popolazione residente più giovane. Su questa situazione e in un contesto produttivo che, già dai primi anni duemila, appariva piuttosto statico, si sono abbattuti gli effetti della crisi e della successiva recessione. E’ la regione del nord Italia che ha perso più Pil dal 2008 al 2015 (-11% a fronte di -8% in Italia ma dove il Trentino AA è cresciuto invece del 2,7) (dati Istat). Ha perso 34 posizioni per livello di Pil pro capite in Europa (è passata, dal 2008 al 2015, dalla 49esima posizione alla 83esima, su 275 regioni europee) (dati Eurostat). Il saldo imprese nate/morte, che fino al 2007 è sempre stato positivo, dal 2007 al 2016 diventa negativo per 7 anni su dieci (anche gli ultimi tre sono negativi): è una perdita complessiva di 6mila imprese (7% delle imprese regionali) (dati Unioncamere) che costituisce, a meno che non ci sia stato un grande processo di concentrazione che ha assorbito, in poche grandi, una marea di piccole imprese (ma di cui non ci siamo accorti), una perdita secca di capitale imprenditoriale e che forse non era tutto da buttare. Il saldo occupazionale (differenza tra assunzioni e cessazioni), nel periodo 2008-2016, è sempre negativo. Ma in FVG è anche molto peggio della media italiana (-3,8% in FVG; - 1,4% in Italia) e, in provincia di Udine, è peggiore (-6,5%) delle regioni del mezzogiorno (-5,9%) (dati Istat). Il giudizio finale che diamo qui forse contrasta con la narrazione dominante secondo cui vivremmo nel migliore dei mondi possibile, ma non è un’opinione, è un fatto: siamo andati peggio della media italiana e siamo crollati rispetto alle precedenti posizioni in Europa!

I fondamentali, quindi, non paiono essere per nulla a posto: meno reddito, meno imprese, meno occupati ma anche meno qualità ed attrattività complessiva del territorio.

Se il FVG è, oggi, diversamente dai primi anni duemila, una «regione in contrazione” (e di ciò, sia chiaro, non siamo qui a rallegrarcene, anzi), la prognosi è di una regione più vecchia e meno dinamica; meno capace di innovazione; con un territorio meno attrattivo e più vulnerabile ai rischi (del cambiamento climatico ma anche di immigrazione incontrollata) e più costoso da gestire. E dove anche la politica rischia di avvitarsi su sé stessa perché, più passa il tempo, più diventa difficile reagire a questa situazione, rendendo inevitabili peraltro i conflitti tra territori per accaparrarsi i pezzi di una torta in riduzione!

Ci vorrebbe più di uno studio o di un convegno per capire quali siano le cause a cui attribuire questa situazione. Ma non credo sia per colpa di un infausto destino. Da calcoli pubblicati e basati per la gran parte sulle relazioni di parificazione del bilancio regionale da parte della Corte dei Conti (**), si può constatare che, nel periodo 2011-2017, si somma, a quanto detto, anche una enorme contrazione della spesa pubblica degli enti locali e del bilancio regionale che raggiunge mediamente i 1,4 miliardi l’anno. Tutti soldi, in un modo o nell’altro, trattenuti o trasferiti allo Stato per risanare il suo debito. E’ una spesa mancata, in regione, pari a circa 10 md di euro che è, si badi, pari al doppio di quello che ci sarebbe spettato in termini di peso demografico nel Paese e che potrebbe spiegare la perdita di diversi dei punti di PIL regionale avvenuta in questi anni e la posizione, del FVG, peggiore della media italiana.

Ammesso di poter essere ancora in tempo per reagire alla “contrazione”, cosa dovremmo fare? Non ci sono ricette miracolose ma, in un prossimo articolo, cercheremo di provare a rispondere a questa domanda.

Prima di tutto, però, una domanda più generale è d’obbligo: c’è, almeno in potenza, la volontà politica necessaria per reagire? Al momento viene da dire di no, perché, se si continua a negare che una crisi sia mai esistita o a dire che, se è esistita, ha riguardato tutti senza differenze e che comunque oggi ne siamo brillantemente fuori, è chiaro che nessuno si impegnerà mai per una, comunque molto impegnativa, politica anticrisi e tutti, da una parte e dall’altra, preferiranno “tirare a campare” anche se, a parole, dandosele di santa ragione. Non volendo riconoscere prima il male, anche una cura diventa ovviamente inconcepibile.

(*) Sandro Fabbro è professore di politiche urbane e regionali presso l’Università di Udine




PROF. SANDRO FABBRO

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I colori e il grassetto sono della Redazione del Blog.

 

mercoledì 18 ottobre 2017

"SANITA' REGIONALE: QUALE FUTURO?" - CONVEGNO A PRECENICCO (UDINE) VENERDI' 20 OTTOBRE 2017

 
 
REGIONE FRIULI-VG
 
SANITA' REGIONALE
TRA AUTOREFERENZIALITA' POLITICA
E I DATI STATISTICI UFFICIALI

Cosa sta succedendo
nella sanità regionale?
 
Il rapporto Crea ha nei mesi scorsi retrocesso la regione Friuli-Vg dal 2° al 20° posto fra i sistemi sanitari regionali. Che fare per riportare la regione ai passati livelli di eccellenza che ora abbiamo perduto? E come giudicare la riforma sanitaria regionale attuata dalla Giunta Serracchiani? A questo domande risponderà il dibattito organizzato a Precenicco (Udine) venerdì 20 ottobre 2017 c/o auditorium Comunale, ore 20.30.
 
Un tema importante perché il diritto alla salute è uno dei diritti fondamentali del cittadino.
 
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RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO
 
SISTEMA SANITA'
 
Lo scenario attuale e le strade percorribili
 
 
 
 
C O N V E G N O
 
VENERDI' 20 OTTOBRE
 
ORE 20.30 A PRECENICCO
 
C/O AUDITORIUM COMUNALE
 
 
INTERVENGONO:
 
ROBERTO PETRI
Dir. Dip. di Chirurgia Generale
Ospedale di Udine
 
STEFANO MEDURI 
Dir. Struttura Complessa  di radiologia
dell'Ospedale di Palmanova-Latisana
 
GIORGIO MATASSI
biologo ed ex assessore regionale alla sanità
 
GIANPIERO FASOLA
direttore del dipartimento
di Oncologia Ospedale di Udine
ed ex assessore regionale alla sanità
 
 
SALUTI INIZIALI
 
ANDREA DE NICOLO' - Sindaco di Precenicco
 
INTRODUZIONE

 MASSIMO MORETUZZO
sindaco di Mereto di Tomba
e coordinatore del Patto per l'Autonomia
 
MODERA
 
il giornalista  WALTER TOMADA
 
CONCLUSIONI
 
SERGIO CECOTTI
ex sindaco di Udine
e ex Presidente della regione Friuli-VG
 
 
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domenica 15 ottobre 2017

REGIONE FRIULI-VG - UNA AUTONOMIA SPECIALE NELLE MANI DI UNA CLASSE POLITICA REGIONALE CHE DIMOSTRA INCAPACITA' E SUBORDINAZIONE.


REGIONE FRIULI-V.G.

UNA AUTONOMIA SPECIALE
NELLE MANI DI
UNA CLASSE POLITICA REGIONALE
CHE DIMOSTRA
INCAPACITA' E SUBORDINAZIONE  
 
 
Presentiamo due casi emblematici  molto rappresentativi del perché la regione Friuli - VG sta andando alla deriva tra incapacità politica e subordinazione al governo centrale (Roma).
 
CASO UNO

L'acqua friulana regalata a società “foreste” senza che Giunta e Consiglio regionale ritenessero di dover intervenire a tutela di un patrimonio regionale che oltre tutto è un fondamentale “bene comune indispensabile al cittadino” oltre che "l'oro bianco" di oggi e di domani.

CASO DUE


Due “patti” politici scellerati (Tremonti/Tondo e Padoan/Serrachiani) che hanno impoverito notevolmente i cittadini friulani e triestini  e subordinato l'autonomia speciale al "governo amico" di palazzo Chigi (sede del governo italiano dal 1961). Due patti che hanno ridotto di moltissimo, in termini reali, la percentuale fiscale (sei/decimi sulla carta)  che la regione si trattiene a fronte delle competenze acquisite.

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CASO UNO
 
 

LA LEZIONE DI FORNI:
ACQUA, DIRITTO O PROFITTO?

di Massimo Moretuzzo
Coordinatore “Patto per l'autonomia”

4 ottobre 2017 


Apprendiamo dalla stampa che un Comune della montagna friulana, Forni di Sotto, è stato citato al Tribunale superiore delle acque pubbliche da parte di una azienda privata, la Edipower spa.

Il reato contestato al Comune è quello di voler realizzare un acquedotto per portare l’#acqua potabile nelle case dei propri cittadini, utilizzando la sorgente del rio Chiaradia; invece la suddetta impresa ritiene che le acque di questo rio montano debbano essere prioritariamente disponibili per i propri fini di produzione di energia idroelettrica di sua proprietà situata a valle della presa dell’acquedotto.

Quindi siamo nella situazione in cui un’Amministrazione comunale, democraticamente eletta a rappresentanza di una Comunità, che intende garantire ai suoi cittadini un diritto fondamentale come quello dell’accesso all’acqua potabile, utilizzando una risorsa che è presente sul suo territorio e che è innanzitutto un bene comune, viene citata in giudizio da parte di una impresa privata quotata in borsa che utilizza questo bene comune per produrre profitto e dividendi da spartire ai propri soci, che nulla hanno a che fare con i cittadini e le comunità di Forni di Sotto e della Carnia. (…)

Ora non serve essere ferocemente autonomisti per capire che a queste spregiudicate mosse industriali e finanziarie di player “foresti” sarebbe dovuta seguire una reazione forte da parte della Regione F-VG, anche in forza del proprio statuto di autonomia. (…)

Invece chi ha guidato la regione negli ultimi dieci anni ha preferito tacere, per non dispiacere ai padroni che nelle segreterie dei partiti romani decidono chi deve guadagnare e chi deve subire.

 
Massimo Moretuzzo
Coordinatore Patto per l'Autonomia
 
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CASO DUE
 

RIDATECI IL MALLOPPO! LA RAPINA DELLO STATO CENTRALE ALLA FINANZA LOCALE DEL F-VG

7 ottobre 2017
 
da PATTO PER L'AUTONOMIA


 
La spesa pubblica del F-VG viene penalizzata dallo stato per 1,8 miliardi all’anno. Da tempo alcune voci, in particolare in Friuli, AFE e Patto per l’Autonomia, dicono: dobbiamo riprenderci questi soldi. Così dice ora anche Massimiliano Fedriga sul Piccolo del 5 ottobre ed è giusto. Finalmente si comincia a capire che il peggioramento delle condizioni di vita in F-VG non dipende solo dai soldi che spendiamo per i rifugiati. (...)
 
(…) In relazione ai due Patti perversi che contribuiscono in maniera significativa al quadro generale vengono spesso portate delle giustificazioni.
 
I difensori di Tondo asseriscono che quei 370 milioni vennero dati per un fondo a favore del federalismo a fronte di una entrata ben superiore proveniente dall’IRPEF delle pensioni per titolari residenti nel F-VG. Ma le entrate derivavano da un obbligo definito da una sentenza della Corte Costituzionale. E Il federalismo non si fece ma il fondo rimase: Tondo non versò nulla per alcuni anni ma poi si dovette provvedere.
 
I difensori di Serracchiani mettono in evidenza uno sconto di 350 milioni nei tre anni 2015-2018, ma in cambio si rinunciò a cause sulla legittimità delle leggi e atti del governo, cause che altre regioni vinsero.
 
Nel complesso su questa vicenda la classe politica regionale non ha fatto bella figura nel non difendere le entrate del proprio territorio denotando incapacità e subordinazione (...)

 
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DA UN DOCUMENTO DELLA ASSOCIAZIONE
 
"Associazione Friuli Europa"

Convegno

"Un cantiere
per rigenerare il Friuli subito"

https://www.youtube.com/watch?v=3D1dRq8m42Y
 
L'intervento dell'Ing. Giorgio Cavallo

Tema: La dimensione finanziaria e le caratteristiche di un intervento pubblico straordinario.

  
 
(...)
 
LA DIMENSIONE ED IL PESO DELLA RIDUZIONE DI SPESA ATTRIBUIBILE AI PATTI TONDO-TREMONTI E SERRACCHIANI-PADOAN
 
Nella successiva Tabella 1-1 sono riportate le partite contabili risultanti dai due accordi Tremonti-Tondo (2010) e Padoan-Serracchiani (2014). Quest’ultimo Patto corregge la motivazione del primo e quindi il “contributo per l’attuazione del federalismo fiscale” diventa “contributo per la sostenibilità del debito pubblico", riducendo le cifre del contributo per gli anni 2015-2017 ma rinunciando a ricorsi sulla legittimità costituzionale dei tagli alle compartecipazioni effettuati dal governo nelle leggi finanziarie e impegnandosi a effettuare i pagamenti dei saldi tra contributo e compensazione relativa al credito nei confronti dello stato per la partita pregressa della compartecipazione ai versamenti IRPEF effettuati da pensionati residenti in F-VG ma effettuati fuori Regione (partita da circa 500 milioni di euro anno). Il contributo di cui sopra è in realtà un gentile omaggio del F-VG alle finanze statali, non ha paragoni in altre regioni a statuto speciale, e dura senza scadenza. La questione va ricontrattata entro il 2017: senza tale iniziativa si ritorna alle cifre del Patto Tremonti-Padoan, cioè versamento a perdere di 370 milioni di Euro all’anno. (...) 
 
 
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Dal sito triestino
"RINASCITA TRIESTINA"
 
 
 
CONFRONTO TRA DUE REGIONI A STATUTO SPECIALE - CIRCA IL 90% DELLE TASSE RESTA A BOLZANO E TRENTO MENTRE ALLA REGIONE FRIULI - VENEZIA GIULIA DOVREBBE TEORICAMENTE RESTARE IL 60% MA IN REALTA' DOPO GLI ACCORDI SERRACCHIANI-PADOAN  E TONDO-TREMONTI LA REGIONE FVG TRATTIENE SOLO CIRCA 3/10 (IL 30%) DELLE IMPOSTE: UNA DIFFERENZA IN MENO DI CIRCA 1.800 MILIONI A FAVORE DI ROMA.  LA SICILIA INVECE TRATTIENE IL 100 % ! SI VEDE CHE HA USATO ARGOMENTI CHE NON SI POSSONO RIFIUTARE  (...)
 
Sono di ieri alcuni articoli, pubblicati anche dal Corriere, che illustrano come il referendum Veneto mira a raggiungere i livelli di autonomia delle Province Autonome Speciali di Bolzano e Trento (clicca QUI per l' articolo) e così è presentato dal Governatore Zaia, mentre le autonomie della Regione Friuli-Venezia Giulia sono ritenute insufficienti, come in effetti sono.

Sopra pubblichiamo la scheda, tratta dal Corriere, che raffronta le competenze della Provincia Autonoma di Bolzano con quelle della Regione FVG e possiamo notare che Bolzano ha competenze tanto estese che, insieme al 90% delle tasse trattenute ne fanno quasi uno "stato nello stato".
Una condizione invidiabile per chi, come Trieste, subisce le angherie e le inefficienze burocratiche di un centralismo, anche regionale, ottuso e anacronistico.

E' scandaloso che politici come Tondo e Serracchiani abbiano devoluto tanti denari della comunità locale (oltre 1.800 milioni) per accordi con i governi romani guidati dai loro partiti che non hanno ridotto nemmeno di un centesimo il debito pubblico italiano: bastonati e presi in giro ! (...)
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LA REDAZIONE DEL BLOG 
 
 

giovedì 12 ottobre 2017

L'ITALIA "DEMOCRATICA" COME LA COREA DEL NORD?


LEGGE ELETTORALE

ROSATELLUM 2.0

L'ITALIA

"DEMOCRATICA"

COME LA COREA DEL NORD?
 
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Dal Blog di Felice Besostri - 11 ottobre 2017

   
(…) Non si fermano davanti a niente, ce l’hanno nel dna. In nessun altro Paese d’Europa succede che un parlamento approvi tre leggi elettorali incostituzionali. Qui possono fare quel che vogliono perchè sono impuniti. Ieri ho sentito Fiano criticare la Corte Costituzionale perchè in un Paese normale le leggi le fa il Parlamento e non la Consulta. Io dico che in un Paese normale il Parlamento non fa leggi incostituzionali. (...)

Senatore-Avvocato FELICE BESOSTRI
   


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COSI' SI VOTA
NELLA COREA DEL NORD:
 
Si può votare solo "sì" o "no"
all'unico candidato
per ciascun collegio 
  



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COMMENTO:

Con questa terza legge elettorale incostituzionale, ben i due terzi dei parlamentari italiani saranno NOMINATI da una ristretta oligarchia composta dai “padroni” dei partiti politici, negando al “popolo sovrano” il diritto di scegliere chi li deve rappresentare in parlamento.

E grazie al “voto di fiducia” vietato per le leggi elettorali dall'articolo 72 – ultimo comma - della Costituzione italiana che prevede per questa tipologia di leggi la procedura normale, il Governo Gentiloni e il Partito Democratico di Matteo Renzi, in questo momento – giovedì 12 ottobre 2017 - stanno impedendo al Parlamento di poter dibattere in aula una legge elettorale di iniziativa parlamentare!!


Così recita l'art. 72 della Costituzione italiana:


Se questa è democrazia...

LA REDAZIONE DEL BLOG
 

mercoledì 11 ottobre 2017

"FRIULI DOC - UNA FORMA RESISTENZIALE E IDENTITARIA, ORGOGLIOSAMENTE TERRIGNA" DI ANGELO FLORAMO



FRIULI DOC 2017

è  già un ricordo
 
ma ugualmente riproponiamo
 
questa  splendida riflessione di
 
Angelo Floramo

in attesa di FRIULI DOC 2018

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Assaggiare un territorio

è un’esperienza che deve poter


coinvolgere tutti i sensi.

 
di

 
ANGELO FLORAMO

Assaggiare un territorio è un’esperienza che deve poter coinvolgere tutti i sensi, in un attraversamento errante che sappia e voglia seguire solamente il fiuto del momento, le suggestioni dell’appetito e i profumi che alle volte prendono di sorpresa. Nei taccuini dei viandanti golosi le annotazioni sono intinte nel gusto e nel sapore, ma la ricerca implica tempo e fatica. Bisogna poter raggiungere malghe e casere, dotati di fiato oltre che di ventresca, e ovviamente aver contezza di osterie, quelle vere, benedette dalla tradizione e nobilitate da un’anima ruvida e sincera, o ancora conoscere amici depositari di cantine che promettono assaggi da meditazione, dove si affinano nella penombra vini e soppresse, liquori e formaggi. Non tutti godono di un tale privilegio.
 
Ma ci sono circostanze in cui il gioco si fa più facile perché - in virtù di una felice intuizione - il Friuli nella sua molteplice varietà, si materializza nei borghi di una sola città. E’ quanto avviene a Udine in questi giorni consacrati alle liturgie di una rassegna che non è affatto l’orgia enogastronomica e promozionale del momento, la “madre di tutte le sagre”, moda fin troppo diffusa. Friuli DOC è piuttosto una forma resistenziale e identitaria, orgogliosamente terrigna, nel senso nobile del concetto, dal momento che nasce dalla terra che l’ha partorita e che così bene sa rappresentare. Per questo resta pervicacemente e meravigliosamente popolare e giustamente ambisce ad essere la festa di un popolo che orgogliosamente sbandiera al mondo la sua sapienza alimentare, dietro la quale aleggiano gli zefiri della storia, dell’arte e della cultura. Sì, perché nel sugo di un piatto o nell’abboccato di un calice non si trova soltanto ciò che dà soddisfazione al piloro, ma si imbandisce una sapienza secolare in cui si squadernano i paesaggi stessi, naturali e umani, di questa nostra terra da sempre plurale e colorata. Ci faccia caso chi è intenzionato a farne esperienza nelle prossime ore. Si accorgerà che la topografia urbana per tre giorni si smaterializzerà in un intreccio di sapide peregrinazioni e di fortunati incontri, dal momento che qui i multiversi dettati da secoli di tradizione si intersecheranno, nell’alternanza dei portici e delle androne, dei vicoli e delle piazze, trasfigurandone scorci e prospettive. Udine potrà godere di un “urbario” completamente rinnovato nei nomi e negli indirizzi, esploso nella mappa simbolica che ciascun assaggiatore saprà tracciare a suo personalissimo ed indiscutibile giudizio, riscoprendo che il formaggio e il miele, l’olio d’oliva e la ribolla gialla hanno già preso dimora tra i monumenti e le scale, le belle facciate delle chiese e il segreto freschissimo dei giardini, pretendendo in qualche modo diritto di abitanza in quella che la tradizione ha deciso essere la capitale del Friuli: non più una città dunque, ma un microcosmo policromo di toponimi da assaporare, mordicchiando le cenge del Montasio, che sanno di fieno fin dal primo boccone, annusando i boschi della Valcanale, con il loro respiro di mirtilli o di funghi di ceppaia; inebriandosi con le acque della laguna, tutte zampilli di pesce che regalano esultanze salmastre ad ogni degustazione. Il consiglio è quello di prendersela comoda, regalandosi tutto il tempo necessario a condividere con gli altri il tempo della festa.
 
Una cosa è certa: se la cultura si mangia e i suoi accenti sono quelli della lingua madre in cui essa si esprime, allora il buon appetito sia davvero declinato in lingua friulana.
 
ANGELO FLORAMO
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 L'articolo a firma di Angelo Floramo è stato pubblicato sul quotidiano il Messaggero Veneto (Udine), venerdì 8 settembre 2017 a pagina 19, in occasione di Friuli doc a Udine, rubrica "La mia festa".
 
La Redazione del blog  - nel complimentarsi con l'autore per la sua ottima riflessione su Friuli Doc e "i sapori" del Friuli - lo ringrazia per averle concesso la pubblicazione dell'articolo stesso.