domenica 29 dicembre 2013

L'ACQUA RESTI UN BENE COMUNE E STRATEGICO !


L’ACQUA RESTI
UN BENE
COMUNE E STRATEGICO !

(…) con la scusa dell’efficienza si vuole fare dell’acqua, bene comune e strategico, un oggetto di profitto e di potere delle grandi multiutility e società vicendevolmente legate alla politica.
Le spa più che a portare l’acqua ai cittadini sono interessate a portarla a quotare in borsa! (…)

Franceschino Barazzutti

………….

Riceviamo e pubblichiamo

“Egregi signori,
ho inviato ai Consiglieri Regionali, alla Presidente Serracchiani ed ai Sindaci dei Comuni dell'Alto Friuli l'allegato breve mio saggio sul servizio idrico nella montagna friulana allegando, a titolo di esempio della particolarità dello stesso, il sistema degli acquedotti in quel di Ovaro. Ve lo giro ritenendo che l'argomento sia importante di per sè e tanto più nel momento in cui persino il latte di Latterie Friulane corra il rischio di finire lontano al colosso bolognese Granarolo.
AugurandoVi Buon Natale ed un Felice Anno Nuovo, porgo distinti saluti.

Franceschino Barazzutti,
già presidente del Consorzio del Bacino Imbrifero Montano (BIM) Tagliamento;
presidente del comitato per la tutela delle acque del bacino montano del Tagliamento”


Acqua del rubinetto:
sempre più lontana!

….Correvano gli anni ’50 quando il “potere” di fatto (e la “gestione”) sulle acque del Tagliamento, Lumiei, Degano, Vinadia furono messi nelle mani della Sade, finendo dalla Carnia a Venezia per poi essere spostati a Roma all’Enel con la nazionalizzazione dell’energia elettrica, ed infine, con la privatizzazione della stessa, finire a Milano ad Edipower, cioè nelle mani dei Comuni di Milano, Brescia, Bergamo (attraverso l’azionista multiutilityA2A), di Torino, Genova, Parma, Piacenza, Reggio Emilia (attraverso l’azionista multiutility IREN), delle Province Autonome di Trento e di Bolzano (attraverso le azioniste Dolomiti Energia e SEL rispettivamente). Comuni e Province queste, che iscrivono all’attivo dei propri bilanci i profitti realizzati dalle loro società per azioni sfruttando le acque degli altri Comuni, come i nostri..
    Mentre la corrente elettrica – anch’essa - fu portata lontano, alla Carnia rimasero 80 km di gallerie, altrettanti km di alvei desertificati, uno sconquasso idrogeologico, l’obolo dei sovracanoni al Consorzio BIM, che qualcuno al Governo vorrebbe sopprimere per tenersi anche quell’obolo.
   Allora questo accadeva, e tuttora è in essere per l’acqua della Carnia mandata nelle turbine.
   Ora, proprio in questi ultimi anni, qualcosa di analogo è  avvenuto con l’acqua del rubinetto di casa. Infatti, il potere è passato dalla Carnia (Comuni) ad Udine all’Ambito Territoriale Ottimale (ATO) per finire a Milano all’Autorità per l’Energia Elettrica ed il Gas (AEEG), che decide tutte le regole –  tariffe comprese - mentre la gestione del servizio idrico dai Comuni è passata a Tolmezzo (Carniacque spa) da dove, tra non molto, verrà messa in viaggio per Udine, possedendo AMGA già il 34% di Carniacque,  per poi proseguire per Bologna, dove la potentissima multiutility HERA, la cui missione è aggregare e sé tutto il nordest, ora fa la corte proprio ad AMGA dopo avere assorbito Acegas Trieste ed APS Padova, eseguendo gli ordini del governo ben riassunti dal titolo del giornale “Affari e Finanza” del 23 settembre 2013 “Utilities, contrordine del governo. Ora le grandi mangino le piccole”.

    I sindaci dei nostri Comuni montani, fautori di Carniacque spa, hanno la pesante responsabilità  di non aver utilizzato il disposto dell’art.148 comma 5 del Dls 152/2006  che, riconscendo le peculiarità dei territori montani, prevede che “l’adesione alla gestione unica del servizio idrico integrato è facoltativa per i comuni con popolazione fino a 1.000 abitanti inclusi nel territorio delle comunità montane” e di avere invece portato i loro cittadini in bocca ai pescecani.

    A questo è servita e serve Carniacque spa, a spogliare e traghettare i Comuni verso le grandi multiutility. Anche nel caso in cui i Comuni rilevino le quote di Amga in Carniacque, quest’ultima sarà prima o poi preda di qualche pesce più grande di lei., mentre, al contrario, il servizio idrico autonomo dei tanti singoli comuni montani non sarebbe preda appetibile in quanto frammentata.

    E’ il caso di precisare l’itinerario, già percorso e quello futuro, dell’acqua del nostro rubinetto, sia riguardo al “potere” su tale acqua, sia alla “gestione” della stessa.

    Storicamente, per ovvi motivi di configurazione del territorio montano, i nostri vecchi ubicarono gli abitati per lo più subito a valle di sorgenti – numerose in montagna -  da cui portarono l’acqua nella fontana, luogo centrale, di grande socialità ed unione del paese. Ne è risultato un grande numero di acquedotti autonomi, di breve lunghezza per ridurre la possibilità di perdite   Il “potere” su tale acqua  e la “gestione” di essa furono esercitati per secoli da un unico soggetto: la Vicinia del villaggio, uno strumento di autogoverno locale, di grande partecipazione, di solidarietà, di identità comunitaria, di democrazia diretta, di amministrazione dei beni collettivi. In Carinzia nei borghi della Lesachtal in Comune di Mauthen-Kötschach il servizio idrico è tuttora gestito dalle locali Vicinie.

    Successivamente, alla Vicinia subentrò il Comune, il cui Consiglio – organo di democrazia delegata – ha esercitato sia il “potere” su tale acqua, sia la “gestione” di essa, portando l’acqua non solo alla fontana, ma anche ai rubinetti dei vari edifici e la rete fognaria ai depuratori.

    Il modello della Vicinia e quello del Comune nel contesto territoriale montano hanno sempre garantito agli abitanti acqua buona, sana, gratuita la Vicinia, a costi modesti il Comune. Acqua dagli abitanti dei borghi montani considerata, anche psicologicamente, bene collettivo cui è dovuto grande rispetto.

    Alla fine degli anni ’90  questo collaudato sistema viene sconvolto prima dalla Legge Galli del 1994 poi dal Dls 152 del 2006, con cui lo Stato, pur continuando a riscuotere tasse crescenti, impose l’autofinanziamento del servizio idrico da parte degli utenti ed il trasferimento del “potere” all’ATO a Udine e la “gestione” a Carniacque a Tolmezzo, lontano dagli abitati montani, dalla gente, sminuendo il ruolo del Comune, aumentando sensibilmente i costi e le tariffe. Iniziava  così un lungo viaggio che continua.

    In verità l’art. 148, comma 5 del Dls 152/2006, riconoscendo la specificità della montagna, prevede che i Comuni montani con popolazione sino a 1.000 possano continuare a gestire autonomamente ed in proprio il servizio idrico. In forza di tale previsione solo i Comuni di Cercivento, Forni Avoltri e Ligosullo hanno scelto di continuare a gestire autonomamente con il consenso dei cittadini-utenti il servizio idrico, nonostante l’ATO – unico in Italia - si sia opposto.

   Con Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 20 luglio 2012 il “potere” sull’acqua del nostro rubinetto riprende a viaggiare allontanadosi sempre di più. Infatti viene trasferito dall’ATO di Udine all’AEEG di Milano, alla quale sono attribuiti tutti i poteri in materia di servizio idrico con la conseguenza che la tariffa viene fissata da detta Autorità e non  più dall’assemblea dei sindaci dell’Ato, che  così sono stati spogliati di ogni potere.E’ così accaduto che i Sindaci dell’Alto Friuli, chiamati il 09.07.2013 ad esprimere un voto solo consultivo, sotto il ricatto che l’AEEG  avrebbe potuto decidere un aumento del 20-30%,  - avendo il potere autonomo di farlo  -  hanno reso parere favorevole per il 2012-2013 ad un aumento della tariffa del 6,5%, mentre AEEG ritiene possibili futuri aumenti sino al 43,5%. Lo strapotere dell’AEEG si è spinto sino a prevedere nell’allegato A della propria deliberazione 585/2012 che  la gestione delle acque meteoriche e di drenaggio urbano nonché le attività di pulizia e la manutenzione delle caditoie stradali sono considerati facenti parte del SII , cioè del Servizio Idrico Integrato e, quindi da caricare sulla bolletta.

   Anche la “gestione” si appresta a viaggiare. Non si fermerà a Tolmezzo in Carniacque dal momento che circa il 34% della stessa è già a Udine nelle mani di Amga e che quest’ultima si unirà al Consorzio Acquedotto del Friuli Centrale (CAFC spa) ed è corteggiata da Hera, la multiutility dei Comuni di Bologna e della Romagna, la quale si ritiene investita, anche dal governo, del ruolo di aggregatrice di quel nordest che costituisce anche eurocollegio elettorale. Tant’è che già  “Affari e Finanza” del 18 febbraio 2013 sotto il titolo “L’Hera post fusione punta sulle reti” completava detto titolo con la precisa affermazione dell’amministratore delegato Tommasi “Siamo polo aggregatore”. Come se questo non fosse sufficientemente chiaro, l’articolista Luca Pagni scriveva”..non c’è dubbio che il gruppo Hera si sia già portato avanti. Con una operazione con cui si è candidata  a diventare il polo di aggregazione tra le società del Nord-Est” , citando l’udinese Amga tra queste.

   Con il trasferimento del “potere” all’ AEEG da un lato e le aggregazioni societarie sulla “gestione”dall’altro lato, la tenaglia sull’acqua del nostro rubinetto si chiude. Perché tutto questo? Perché con la scusa dell’efficienza si vuole fare dell’acqua, bene comune e strategico, un oggetto di profitto e di potere delle grandi multiutility e società vicendevolmente legate alla politica.

   Sono state proprio le grandi multiutility (A2A, Iren. Hera, Acea, ecc.) a sollecitare il governo a trasferire i pieni poteri all’AEEG, dove, a differenza dei sindaci della montagna, loro sono di casa. Sono di casa a tal punto che “Affari e Finanza del 18 novembre 2013  a proposito della multiutility A2a scriveva “al momento il consiglio di sorveglianza è presieduto dall’ex presidente dell’Autorità per l’energia, Pippo Ranci, molto vicino a Pisapia, mentre il consiglio di gestione è guidato da Graziano Tarantini, presidente di Banca Akros”.

     Sono state proprio le grandi società multiutility ad invocare presso il ministro Passera un aumento della tariffa dell’acqua per compensare i mancati introiti dalla vendita di elettricità da loro prodotta, causati dalla crisi. Ed il ministro Passera, ex dirigente di banca creditrice, ha ovviamente accolto l’invocazione dei debitori. Ma finchè il potere di “governo” del servizio idrico – e quindi di fissazione della tariffa – restava in capo agli ATO, cioè all’assemblea dei sindaci, l’aumento delle tariffe sarebbe stato difficile per la comprensibile opposizione dei sindaci, preoccupati di perdere consenso presso i propri cittadini. Ecco allora la trovata di spogliare gli ATO – e quindi i sindaci  - del “governo” del servizio idrico per portarlo in capo all’AEEG.. 

   A questo punto ci sovviene che i nomi delle multiutility A2a ed Iren ci riportano a quello a noi più noto di Edipower, di cui sono i principali azionisti. Sono i nomi in cui confluisce sia l’acqua da turbinare per produrre kw, sia quella del rubinetto. Così l’accerchiamento si completa! Se poi consideriamo che le grandi multiutility  distribuiscono anche il gas e si accupano del servizio di raccolta e trattamento dei rifiuti urbani, allora non resta che concludere che questi sono i signori, monopolisti, che spremono le famiglie con le bollette sui servizi irrinunciabili.

   Da questo accerchiamento si esce facendo valere la nostra montanità. Per non finire sudditi di questi potentati bisogna far valere ed attuare il già citato comma 5 dell’art. 148 del Dls 152/2006: la gestione autonoma in proprio del servizio idrico nei Comuni montani, estendendola a tutti questi comuni  - indipendentemente dal numero degli abitanti -  con la prossima  revisione della legge  regionale sul servizio idrico. I sindaci, che hanno favorito o che si sono adeguati alla centralizzazione del “potere” e della “gestione” dell’acqua del rubinetto, che ora si vedono spogliati di ogni potere e colpevolizzati  per decisioni assunte dall’AEEG, devono riconsiderare le scelte fatte: errare humanum est, autem perseverare diabolicum.

  Ci auguriamo che la Presidente Serracchiani, detentrice della delega alla montagna, non pensi di risolvere i problemi dei territori montani con culture e strumenti urbani: per gestire l’acquedotto ed il depuratorino di Ligosullo non servno Carniacque spa di Tolmezzo, Amga spa di Udine, Hera spa diBologna e neppure la ventilata spa gestrice unica regionale.. Le spa più che a portare l’acqua ai cittadini  sono interessate a portarla a quotare in borsa!

   E’ tempo di prendere atto che la gestione centralizzata di Carniacque del servizio idrico nell’Alto Friuli comporta costi elevati a causa della vastità del territorio, della sua orografia, dell’elevato numero di piccoli abitati, della loro ubicazione in quota, ma ricavi bassi a causa dei pochi abitanti e , quindi, di utenti, con conseguenti carenze del servizio e difficoltà finanziarie. Allora dovrebbe essere logico decentrare la gestione ai Comuni o alle loro Associazioni, tanto più che le gestioni comunali nella nostra montagna hanno sempre garantito presenza, accessibilità ed interventi immediati e fornito a costi contenuti una buona acqua, percepita dai cittadini come “la loro acqua”.

   Per sapere come gestire bene il servizio idrico in montagna la Presidente Serracchiani farebbe bene a telefonare al suo collega Presidente della Provincia di Trento, dove il territorio e gli insediamenti abitativi sono simili ai nostri, dove il servizio di depurazione e quello fognario esterno agli abitati sono gestiti da apposita agenzia provinciale, mentre ai 217 Comuni è affidato sia il “potere” che la “gestione” delle rispettive reti idriche e della rete fognaria interna agli abitati, che 20 Comuni gestiscono in forma consortile ed i rimanenti 197 autonomamente ed in proprio.

   I problemi della montagna si devono affrontare con una cultura caratterizzata da forte montanità, che permette, attorno al bene acqua, di recuperare nei borghi montani quel senso di appartenenza, di socialità,  di solidarietà, di partecipazione alle decisioni,  di autogoverno che ha permesso in tempi molto difficili, ma illuminati da ideali  la costituzione della Secab, delle cooperative di lavoro e di consumo, delle latterie sociali,  delle case del popolo, delle casse rurali, delle società di mutuo soccorso.  Staremo a vedere se la presidente Serracchiani, che detiene anche la delega alla montagna, si atterrà alla cultura montanara, ad iniziare dal servizio idrico, o se preferirà quella “imported” urbana  in versione bolognese, con tanti saluti all’ ”âgo frescjo di Ludario”.

18 dicembre 2013

Franceschino Barazzutti, del Comitato per la tutela delle acque del bacino montano del Tagliamento - Tolmezzo (Udine)    
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venerdì 27 dicembre 2013

BASTA UNA NEVICATA E LE LINEE ELETTRICHE AEREE VANNO IN TILT


RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO

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COMUNICATO STAMPA 333, 26/12/2013


BLACKOUT



E’ stata sufficiente una nevicata, nemmeno eccezionale, per mettere al buio il Bellunese e l’alta valle del Tagliamento. Trenta linee staccate, di cui sei nel Bellunese.
   

Ci vuole poco per capire che le linee aeree sono più esposte ai capricci delle condizioni meteo. Ma quando lo abbiamo sostenuto perché fosse favorita la soluzione interrata, la Terna e i suoi accoliti hanno fatto fuoco e fiamme per non ammetterlo.

Eppure, di casi a sostegno delle nostra tesi ne potremmo enumerare a decine, a partire da quell’albero, impertinente e misterioso, caduto in Svizzera il 28 settembre del 2003. Evento cui fu addebitata la colpa di aver messo in ginocchio l’intera Penisola ma che per altri versi ebbe il compito di inaugurare la stagione della perenne emergenza, con il pretesto di garantire la sicurezza del sistema Italia, ovvero di un paese che ha continuato a navigare a vista sotto la regia del monopolio energetico. Eclatante fu anche il caso verificatosi in Canada negli anni novanta e non meno disastroso fu il 2004 per la Francia.

Poteva essere la giornata buona per rifarsi da una stagione andata storta, invece il blackout di Santo Stefano e la mania di fare gli elettrodotti aerei hanno messo nei guai gli operatori e tenuti alla larga i turisti. E dire che si erano vantati di aver migliorato la sicurezza energetica con una nuova linea di collegamento fra l’alta valle del Tagliamento e il Cadore!

Con la cultura che si sta facendo alla scuola della TERNA, la responsabile nazionale per le infrastrutture non mancherà di darci il suo oracolo.

Speriamo almeno che Debora si trattenga dal dire che l’ultimo blackout è stato causato dal Comitato per la Vita del Friuli Rurale, dalla mancanza di una magliatura, dal ritardato inizio del Redipuglia-Udine ovest, dell’Okroglo-Udine ovest, del Divacia-Salgareda, del Wurmlach-Somplago, della centrale di Somplago… Adesso che Asquini non è più consigliere, simili stupidaggini le lasci dire a chi di queste cose se ne intende per davvero, a Belci, a Tonon o alla Assessora all’energia.

Tibaldi Aldevis - Comitato per la Vita del Friuli Rurale

giovedì 26 dicembre 2013

ELETTRODOTTO TERNA "REDIPUGLIA-UDINE OVEST" - TRA IL 15 E IL 17 GENNAIO ATTESO PRONUNCIAMENTO DEL TAR DEL LAZIO



Dal sito internet del settimanale
“LA VITA CATTOLICA”
20.12.2013

Al Tar del Lazio
scontro decisivo
sugli elettrodotti

L'udienza prevista tra il 15 e il 17 gennaio. Tante le frecce nell'arco dei «Forconi friulani»

È atteso tra il 15 e il 17 gennaio prossimi il pronunciamento del Tar del Lazio sul ricorso di 7 comuni e circa 200 cittadini contro il progetto dell'elettrodotto Redipuglia-Udine Ovest.
E proprio per l'udienza decisiva, gli oppositori al progetto hanno preparato dei «rendering» molto eloquenti (costruiti con rigore scientifico) dell'impatto visivo della mega linea elettrica, soprattutto nei punti in cui essa costituirà il triste biglietto da visita della regione per circa 14-15 milioni di persone che transitano sulla A4 sul ponte sull'Isonzo, nelle vicinanze del sacrario di Redipuglia, oppure i turisti che visiteranno il futuro sito Unesco di Palmanova.
Lo rende noto Aldevis Tibaldi, leader del Comitato per la vita del Friuli rurale che è il «catalizzatore» delle proteste contro l'elettrodotto. Anzi, è d'obbligo dire, gli elettrodotti. Tre giorni dopo il via libera (l'11 ottobre) definitivo della Regione alla grande infrastruttura di trasporto dell'energia che attraverserà 14 Comuni della Bassa Friulana, la Commissione europea dava il disco verde a 248 progetti prioritari (cioé strategici) di prossima attuazione, di cui ben 4 in Friuli, ha ricordato Tibaldi: oltre al Redipuglia-Udine Ovest, il Würmlach-Somplago (lungo tutta la valle del Bût), l'Okroglo-Udine Ovest (che attraverserà Cividale e le Valli del Natisone) e poi una novità assoluta, il Divača-Salgareda, 150 km di lunghezza dal Veneto alla frontiera slovena, «di cui in Regione non esiste uno straccio di progetto o di tracciato, mentre in Veneto tutto è già definito nei dettagli», ha denunciato Tibaldi. Tra l'altro, questa linea dovrebbe essere completamente interrata, mentre Terna ha fino ad ora negato ogni possibilità di interramento aggrappandosi a confusi e nebulosi presunti «impedimenti tecnici». (…)

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Sul sito del settimanale
La Vita Cattolica


lunedì 23 dicembre 2013

LINGUA FRIULANA, "RADIO ONDE FURLANE" E POLITICA REGIONALE





LINGUA FRIULANA
“RADIO ONDE FURLANE”
E
POLITICA REGIONALE

 
Onde Furlane ha una funzione di servizio pubblico in Friuli: per la promozione della lingua, per l’informazione e per la creatività giovanile. «Eppure questo nostro ruolo non è adeguatamente riconosciuto – osserva Cantarutti –, nonostante le previsioni di legge, per esempio quelle sulle minoranze linguistiche, e sebbene la nostra sia una cooperativa che dà lavoro a sei persone e che avrebbe bisogno di far lavorare con maggiore continuità almeno alcuni dei nostri tanti collaboratori».


PERCHE' ?

Perchè la Regione snobba le ragioni della sua specialità: la massiccia presenza di minoranze linguistiche che vivono in regione (friulanofoni, slovenofoni e germanofoni), minoranze riconosciute e tutelate ai sensi degli art. 3 e 6 della Costituzione italiana.

Per il teatro lirico Verdi di Trieste, teatro con un buco di bilancio spaventoso, la Giunta Serracchiani ha trovato in un pomeriggio ben 14 milioni di euro; alla minoranza linguistica friulana (oltre la metà della popolazione regionale) ha invece concesso per la sua tutela - costituzionalmente garantita - solo la miseria dello 0,02% del bilancio finanziario regionale 2014 e l’elemosina di 400 mila euro per la tutela della lingua friulana a scuola.
La Redazione del Blog
……………

Dal quotidiano IL MESSAGGERO VENETO – lunedì 23 dicembre 2013

LA MARATONA
DI ONDE FURLANE

Lunga vigilia radiofonica

di Natale


DIAMO VOCE AL FRIULI,
LA REGIONE CI AIUTI


Se fosse una pièce teatrale potrebbe intitolarsi La lungje vilie di Nadâl. In realtà è l’appuntamento del 24 dicembre, sulle frequenze di Radio Onde Furlane (90 Mhz in gran parte del Friuli; 90.200 e 106.500 Mhz in Carnia; 96.600 Mhz a Colonia Caroya, in Argentina, e in tutto il mondo all’indirizzo web www.ondefurlane.eu), nel quale la vigilia di Natale diventa un momento speciale di festa e confronto tra la radio libare dai furlans, il suo pubblico e tutto quel mondo di cultura, socialità e volontariato per il quale l’emittente è un punto di riferimento per 365 giorni l’anno.
L’apertura degli auguri è affidata già la sera del 23, alle 21, a Buio Omega 5, puntata speciale del consueto Hybrida Radio Show, che approfitta del solstizio d’inverno per offrire un concentrato di musiche sperimentali con alcuni ospiti in studio, a partire dai noti manipolatori di suoni Cristiano Deison e Steve Nardini.
Il cuore dei festeggiamenti è previsto per martedì 24 al mattino. Dalle 10 a mezzogiorno il direttore di Onde Furlane, Mauro Missana, con la complicità dei Cjastrons, coordinerà le operazioni, tra brindisi, saluti e consuntivi dell’anno che volge al termine. Accanto a commenti e opinioni ci sarà uno spazio riservato, secondo una tradizione consolidata, alla musica dal vivo. Il concerto di Natale offerto quest’anno è quello del Progjet Marilenghe, gruppo formato dalla cantante e ricercatrice Marisa Scuntaro, dalla violinista Lucia Clonfero e dal chitarrista Michele Pucci: musica popolare friulana viva, immune da tradizionalismi.
Si continuerà nel pomeriggio, dalle 15 alle 18, con GabriTerapia OneLove Edition, uno speciale del classico appuntamento del martedì con l’hip hop a cura di Gabriellina. Per l’occasione negli studi udinesi di via Volturno sono attesi tutti gli esponenti della scena hip hop: se non del Friuli intero, almeno della sua parte centrale. Mc’s, dj’s, producers, writers e b-boy’s della vecchia e della nuova scuola per la prima volta riuniti all’interno di uno show radiofonico. E per finire in bellezza, alle 19 comincia la sesta edizione di Piotrethon, la maratona di musica e parole guidata da Piotre. Protagonisti dell’evento, tra gli altri, i vincitori del Premi Friûl 2013, Aldo Sbadiglio e la famiglia Ananas in vacanza a Dresda, l’hardrock di Mountain Shack, la cantautrice Priska, Captain Love, Diablues, Ines e Lavinia Siardi, che si alterneranno ai dj set firmati da Mara, SuperEzio e Sister Blister Noise Radicale.
«Quest’anno ci siamo dati particolarmente da fare. È un segnale di vitalità della radio, di partecipazione da parte dei nostri collaboratori e di condivisione con la società friulana alla quale diamo voce quotidianamente», commenta il direttore Mauro Missana. Gli fa eco Paolo Cantarutti, presidente della cooperativa Informazione Friulana che di Onde Furlane è la società editrice: «È la rappresentazione di ciò che siamo e che facciamo tutti i giorni. Ci sono l’informazione, l’intrattenimento, le lingue del Friuli e del mondo, il microfono aperto per raccontare l’attualità. E c’è anche la radio oltre la radio: gli artisti, i musicisti, i creativi e chi opera nel sociale, nella scuola, nel territorio».
Onde Furlane ha una funzione di servizio pubblico in Friuli: per la promozione della lingua, per l’informazione e per la creatività giovanile. «Eppure questo nostro ruolo non è adeguatamente riconosciuto – osserva Cantarutti –, nonostante le previsioni di legge, per esempio quelle sulle minoranze linguistiche, e sebbene la nostra sia una cooperativa che dà lavoro a sei persone e che avrebbe bisogno di far lavorare con maggiore continuità almeno alcuni dei nostri tanti collaboratori».
Così il bilancio presenta luci e ombre: «Tra produzioni radiofoniche come Salustri, manifestazioni come Premi Friûl e Suns, le collaborazioni con i media della minoranza slovena e le relazioni con i friulani nel mondo – aggiunge – abbiamo molti motivi di soddisfazione. Per quanto attiene ai conti e in particolare al sostegno pubblico, che è fondamentale per una realtà no profit come la nostra, siamo preoccupati. Ci attendevamo un cambio di passo da parte della nuova amministrazione regionale, dato che negli ultimi anni è stato fatto strame di diritti, lingue, cultura e lavoro. Siamo ancora in attesa, augurando al Friuli e a noi stessi un 2014 migliore».

domenica 22 dicembre 2013

REGIONE - BASTA SANARE SOLO I DEBITI DEI TEATRI TRIESTINI !




REGIONE
BASTA SANARE
SOLO I DEBITI
DEI TEATRI TRIESTINI !

“Un pinocchio gigante accoglierà questo pomeriggio, alle 17, al teatro nuovo Giovanni da Udine, gli invitati al concerto di Natale offerto, gratuitamente, dai 40 musicisti dell’Orchestra sinfonica del Friuli rimasti senza lavoro.

Saranno proprio loro a posizionare il burattino all’esterno del teatrone in segno di protesta contro la Regione rea di aver sanato con 14 milioni di euro solo le criticità di bilancio del teatro Verdi di Trieste, e di non aver voluto affrontare la situazione dell’Orchestra sinfonica regionale chiusa nel 2009 quando i musicisti avevano maturato i requisiti per l’assunzione a tempo indeterminato.

Quegli stessi musicisti, oggi, sono senza contratto e per questo anche dal palco del teatrone richiameranno i politici agli impegni assunti in campagna elettorale quando tutti promettevano un futuro diverso agli orchestrali (…)

(…) in un pomeriggio sono stati trovati 14 milioni per il Verdi (…)

Convinti che si tratti di un problema politico, i musicisti invitano gli amministratori locali e regionali a ripartire dal 2009 per riprendere in mano un progetto che non è in contraddizione con il Verdi: «Noi lavoriamo sul territorio, copriamo spazi che il Verdi non copre». E così oggi, in teatro, i protagonisti saranno i professori d’orchestra che si esibiranno senza direttore. L’ingresso è libero.

Dal quotidiano IL MESSAGGERO VENETO – Ud
Articolo a firma di Giacomina Pellizzari
22 dicembre 2013

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Dal Messaggero Veneto – 23 dicembre 2013
 
LE FOTOGRAFIE DELLA PROTESTA

(Foto Petrussi - riproduzione riservata)
 

giovedì 19 dicembre 2013

MINORANZE LINGUISTICHE - A IMBRATTARE TABELLE SI RISCHIA IL CARCERE


MINORANZE LINGUISTICHE

A imbrattare tabelle
si rischia il carcere

Il Tribunale di Trieste ha prefigurato il reato di «intolleranza etnica»

Avvertimento importante per coloro che hanno il brutto vezzo di imbrattare o danneggiare i cartelli stradali bilingui: rischiate il carcere.

Nel procedimento, in corso al Tribunale di Trieste, contro due persone accusate di aver coperto con della vernice le scritte in sloveno sulle tabelle di San Giovanni in Tuba/OEtivan, il pubblico ministero Antonio Miggiani ha chiesto e ottenuto dal giudice per le indagini preliminari Marco Casasvecchia di aggiungere al reato di danneggiamento della pubblica proprietà quello ben più grave di intolleranza etnica.

La pena va dai 9 mesi ai 4 anni e mezzo di reclusione. È proprio la legge statale di tutela della minoranza slovena, la 38 del 2001, a stabilire che la convenzione internazionale sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazione razziale (legge 645/75) e il decreto in materia di discriminazione razziale, etnica e religiosa (legge 205/93) «si applicano anche ai fini di prevenzione e di repressione dei fenomeni di intolleranza e di violenza nei confronti degli appartenenti alle minoranze linguistiche» (art. 23).

È la prima volta che quell’articolo viene applicato.

Di conseguenza, oltre al Comune di Duino Aurisina proprietario dei cartelli stradali danneggiati, al processo sono stati ammessi quali parti danneggiate, anche il cicolo sloveno «Timava» e le due organizzazioni più rappresentative della minoranza slovena, lo Sso e la Skgz.

Anche nella Slavia i cartelli bilingui sono stati più volte imbratti. La vicenda più recente è quella della tabella sulla statale all’ingresso di S. Pietro, ripulita da volontari marzo, dopo che la scritta in sloveno era rimasta coperta per qualche anno, ma risporcata dopo poche settimane. L’autore o gli autori del reato non sono stati mai scoperti.

Di certo dopo le decisioni del Tribunale di Trieste dormono sonni meno tranquilli.
M. Z.
(Dom, 15. 10. 2013)
Da SLOVIT 
Anno XV n° 10 del 31 ottobre 2013
http://www.dom.it/wp-content/uploads/slovit-10-2013.pdf
................

Legge 38/2001
Art. 23.
(Integrazioni alla legge 15 dicembre 1999,
n. 482, in materia di tutela penale delle
minoranze linguistiche)

1. Dopo l'articolo 18 della legge 15 dicembre 1999, n. 482, è inserito il seguente:
«Art. 18-bis. - 1. Le disposizioni di cui all'articolo 3 della legge 13 ottobre 1975, n. 654, e successive modificazioni, ed al decreto-legge 26 aprile 1993, n. 122, convertito, con modificazioni, dalla legge 25 giugno 1993, n. 205, si applicano anche ai fini di prevenzione e di repressione dei fenomeni di intolleranza e di violenza nei confronti degli appartenenti alle minoranze linguistiche».
 

martedì 17 dicembre 2013

FINANZIARIA REGIONALE 2014 - REGALATI 14 MILIONI DI EURO AL TEATRO LIRICO DI TRIESTE - VERGOGNA ! !



GIUNTA REGIONALE
SERRACCHIANI

UNICA PRIORITA’
SALVARE DAL FALLIMENTO
IL TEATRO LIRICO VERDI
DI TRIESTE ?

V E R GO G N A !

 

“ Senza l’imbarazzo di alcuno e nella comprensibile gioia di molti il Consiglio regionale ha cancellato un debito di 14 milioni di euro che il teatro Verdi di Trieste avrebbe dovuto restituire in rate annue di un milione ciascuna. Quattordici milioni quattordici. (…)”

15 dicembre 2013

Ma quale la realtà del teatro lirico Verdi di Trieste, salvato dal fallimento con i soldi di tutti i corregionali?

(…) Senza nulla togliere al quinto posto del Verdi, LA SITUAZIONE CAMBIA PARECCHIO SE SI ANALIZZANO LE ALZATE DI SIPARIO: 161 quelle di Trieste con 13 opere contro le 283 del Regio Torino (con 11 opere) e le 183 di Bologna (con 8 opere). NOTTE FONDA INSOMMA.

NON VA MEGLIO CON IL PUBBLICO PAGANTE: 70.553 presenze nel 2012, la metà di Torino, Napoli e Venezia. Il Verdi è superato persino da Cagliari (79.213), Genova (93.741) e Palermo (90.063).

TRIESTE, DEL RESTO, RISULTA (dati 2012) TRA I TEATRI PIU’ COSTOSI NEL RAPPORTO TRA ALZATE DI SIPARIO E COSTO DEL LAVORO: 117mila euro contro i 39mila della Fenice che è la più economica. Il Verdi è anche il teatro che vanta tra i più bassi contributi dei privati: 600mila euro conto gli oltre 3 milioni di Venezia e Torino. (…)

18 maggio 2013
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A CHI E’ STATO TOLTO
PER REGALARE 14 MILIONI
AL LIRICO DI TRIESTE ?


Briciole al Fondo montagna:
da 6,5 milioni a 840 mila euro

I sindaci già in rivolta: da riserva indiana diventeremo area desertica
di  Alessandro Cesare

TOLMEZZO. La Regione chiude i rubinetti e la montagna resta a secco. Con l’approvazione della Finanziaria, i fondi per le “terre alte” del Fvg calano bruscamente, passando dai 6,3 milioni del 2013 agli 840 mila del 2014. Una decisione a cui non ha potuto opporsi nemmeno il consigliere regionale del Pd Enzo Marsilio, e che fa infuriare i sindaci dell’Alto Friuli. Anche perché i fondi tagliati sono quelli destinati a Comuni e Comunità montane per investimenti (per progetti di sviluppo o per il sostegno ai piccoli esercizi commerciali). (…)

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Tutela lingua friulana
(…) Che sia in virtù di tale sensibilità che lo stanziamento per l’insegnamento della lingua friulana è passato dai 950.000 euro della giunta Tondo ai 450 della giunta Serracchiani?(…)
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SCUOLE PUBBLICHE
A GESTIONE PRIVATA  (SCUOLE PARITARIE)
Azzerati i fondi
nella legge Finanziaria regionale 2014
MENO 800 MILA EURO !

12.12.2013 Nelle votazioni per la legge Finanziaria 2014 in corso oggi in Consiglio regionale, all'articolo 7, il consigliere Giovanni Barillari (Gruppo Misto) ha presentato un emendamento per ripristinare i fondi, pari a 800 mila euro, a favore delle scuole paritarie. La maggioranza lo ha respinto nonostante le numerose proteste e prese di posizione di molte famiglie del Friuli-V.G. (…)
«È bene ricordare - aggiunge Barillari - che la legge 62/2000 prevede che la scuola paritaria svolga un servizio pubblico nell'interesse del bene comune al pari delle scuole statali, (…) ».
Costituzione italiana
Art. 3

Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.

È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

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Musicisti di Udine senza contratto.
«Ma al Verdi 14 milioni»

La rabbia dei 40 componenti dell’Orchestra sinfonica: solo promesse disattese «Dopo 13 anni siamo ancora dipendenti precari delle associazioni»


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Ospedale di Cividale, 
tagli per tre milioni

L'ipotesi nella bozza del piano regionale di riorganizzazione, l’allarme del sindaco Balloch
CIVIDALE. Déjà vu, certo. Ma non solo: allo spauracchio pronto soccorso - che per l'ennesima volta corre il rischio di una drastica compressione di funzionalità: da 24 ore a 12, solo in fascia diurna - si accostano, adesso, anche le ipotesi di trasferimento dell'intera day surgery a Udine, di chiusura del reparto di degenza per acuti e di revisione della rete di assistenza d'area vasta. Il tutto per consentire un risparmio di 3 milioni di euro rispetto alla situazione in essere.


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PUO’ BASTARE ?