mercoledì 30 gennaio 2013

50° ANNIVERSARIO DELLO STATUTO DI AUTONOMIA - PER LE LINGUE MINORIZZATE NON E' ANCORA TEMPO DI FESTEGGIARE





STATUTO SPECIALE DI AUTONOMIA
FRIULI – VENEZIA GIULIA
Art. 3

Nella  Regione e' riconosciuta parita' di diritti e di trattamento a tutti i cittadini, qualunque  sia  il  gruppo linguistico al quale appartengono, con la salvaguardia delle rispettive caratteristiche etniche e culturali.
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Dal sito internet
del Comitato 482



E l'articul 3
dal Statût di Autonomie?

Ai 31 di Zenâr a colin i 50 agns dal Statût di Autonomie de Regjon Friûl - Vignesie Julie. Al è in gracie di cheste autonomie che la nestre tiere e à podût fâ pas indenant une vore impuartants, pas che forsit in dì di vuê tancj a dan par scontâts cence domandâsi in ce condizions che o saressin se no vessin vût cheste autonomie e cence domandâsi in ce stâts che o finiressin se o vessin di pierdile.
Vuê forsit plui che in altris moments, ancje par vie de apatie di tancj di lôr, la nestre autonomie e je sot atac. Par difindile e par incressile però no bastin lis peraulis. Di une bande al covente savêle esercitâ no par garantî cualchi privileç, ma par ufrî un model di guvier che al permeti ai citadins e aes comunitâts che si aministre di vivi miôr (sul front dai dirits, dal ambient, dai servizis, dal lavôr e v.i.). Di chê altre bande al covente motivâle, ven a dî spiegâ il parcè de nestre specialitât. Une specialitât che no si fonde plui su lis resons che a podevin jessi 50 agns indaûr, ma che in dì di vuê si fonde dome suntun element: la presince, ancjemò maioritarie, di comunitâts che a fevelin intune lenghe divierse di chê dal stât.
Su chest secont pont però la Regjon in chescj agns e à fat pardabon pôc, par no dî che e je lade di chê altre bande...
La prossime legjislature no podarà fâ di mancul di frontâ chest grop, almancul che no si vueli riscjâ di pierdi la nestre autonomie.
Intai 50 agns dal Statût, duncje, il Comitât 482 adun cu la associazion slovene Edinost al à dât fûr un comunicât stampe, inviât ancje a ducj i conseîrs regjonâi, là che si riclame la atenzion su chest aspiet. Un aspiet che al è leât prin di dut al articul 3 dal Statût di Autonomie che, in buine sostance, al reste ancjemò dome su la cjarte. Il test integrâl dal comunicât lu cjatais intal spazi dai coments e sul nestri sît internet.

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COMUNICÂT STAMPE

Comitât – Odbor – Komitaat – Comitato 482
Edinost družbeno politično društvo

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50° anniversario dello Statuto di Autonomia

per le lingue minorizzate
non è ancora tempo di festeggiare


Il 31 gennaio 2013 il Consiglio regionale festeggerà i cinquant’anni dello Statuto speciale della Regione autonoma Friuli - Venezia Giulia.
Si tratta indubbiamente di un’occasione importante per evidenziare i cambiamenti e le opportunità di crescita che la Carta fondativa della Regione ha permesso in questo mezzo secolo di storia ai cittadini del Friuli - Venezia Giulia. Sarebbe però un errore cadere nella trappola della retorica dimenticando quanto, di quello Statuto, rimane ancora lettera morta.
È il caso dell’articolo 3 dello Statuto regionale, relativo alla tutela dei diritti delle minoranze linguistiche, cui si è data e si continua a dare un’interpretazione tanto restrittiva che la stessa Corte Costituzionale nella sentenza n. 15 del 1996 si era sentita in dovere di denunciare tale carenza legislativa.
A chi si chiedesse il perché di una tale affermazione, basterebbe ricordare che ai quindici anni di ritardo rispetto agli Statuti speciali della Valle d’Aosta e del Trentino - Alto Adige e al mancato rispetto della X disposizione transitoria che stabiliva l’immediata applicazione della “tutela delle minoranze linguistiche in conformità con l’art. 6”, si sono infatti aggiunte prima l’assenza e poi la violazione delle norme riguardanti l’uso delle lingue minoritarie nell’insegnamento, nella pubblica amministrazione, nei mezzi di comunicazione, nella toponomastica.
In un periodo in cui la nostra Regione si trova al centro di ripetuti attacchi tesi a ridurne, quando non a cancellarne completamente l’autonomia, tale tematica assume  una rilevanza ancora maggiore considerato che l’unica ragione che ancora ci permette di considerarci una Regione speciale nell’ambito dello Stato italiano è la presenza maggioritaria di comunità linguistiche e nazionali diverse da quella italiana.
Riteniamo pertanto opportuno, nel 50° anniversario della promulgazione dello Statuto regionale, richiamare l’attenzione su questo tema. Questa legislatura regionale è ormai agli sgoccioli, ma crediamo sia fondamentale per chi siederà nel prossimo Consiglio regionale assumere tale questione come centrale non solo per dare corpo a quanto enunciato dall’articolo 3 dello Statuto di Autonomia, ma anche per dare finalmente una risposta alle ripetute violazioni delle norme statali e regionali di tutela delle minoranze,  per ridare senso alla specialità e all’autonomia del Friuli - Venezia Giulia rispondendo così a quanti ne vorrebbero celebrare il funerale.


Edinost družbeno politično društvo
Samo Pahor

Comitât – Odbor – Komitaat – Comitato 482
Carlo Puppo

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sabato 26 gennaio 2013

28 GENNAIO 2013: CONFERENZA STAMPA DI "RADIO ONDE FURLANE" E "RADIO SPAZIO 103"






Conferenza stampa
di Radio Onde Furlane
e Radio Spazio 103

sugli effetti dei tagli
alle risorse
per la lingua friulana
nella radiofonia



INVITO


La finanziaria regionale 2013 prevede un nuovo azzeramento delle risorse per i programmi radiotelevisivi in friulano e tagli pesanti per gli enti riconosciuti di primaria importanza per la promozione di tale lingua. Si tratta di decisioni che colpiscono duramente le politiche linguistiche per il friulano in particolare nel settore della radiofonia, dove operano due tra le realtà più attive nella promozione del friulano: Radio Onde Furlane e Radio Spazio 103.

Per questo le due emittenti hanno organizzato per:

lunedì 28 gennaio
alle ore 12.00

presso la sala “Svevo”
del palazzo della Regione di
via Sabbadini, a Udine,

una conferenza stampa in cui illustreranno la problematiche legate a questa situazione.

Oltre agli interventi di Paolo Cantarutti, presidente della cooperativa Informazione Friulana editrice di Onde Furlane, e di Roberto Pensa, direttore di Radio Spazio 103, interverranno Lorenzo Zanon, presidente dell'ARLeF, e Carlo Puppo, portavoce del Comitato 482, che inseriranno le problematiche specifiche della radiofonia nel quadro più ampio delle politiche per il friulano.

Alla conferenza sono stati invitati anche i rappresentanti degli  enti di primaria importanza per la promozione della lingua.

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Il sît internet di RADIO ONDE FURLANE

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Il sît internet di RADIO SPAZIO 103
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FINANZIARIA 2013
E LINGUE MINORITARIE:
LE CIFRE PARLANO DA SOLE....

(…) Effetti della crisi – si dirà – per cui, solo a titolo di raffronto, ricordiamo che nella medesima finanziaria regionale si prevede una spesa di un milione e 840mila euro per l’ente autonomo del teatro comunale Verdi di Trieste (da non confondersi con il milione attribuito alla Fondazione Teatro Lirico Verdi di Trieste) (…)



 


giovedì 24 gennaio 2013

MINORANZE LINGUISTICHE: FRIULANI E SLOVENI, E IL "DIVIDE ED IMPERA" DELLA POLITICA.


MINORANZE LINGUISTICHE:
FRIULANI E SLOVENI,
E
IL “DIVIDE ED IMPERA”
DELLA POLITICA

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LETTERA ALLA STAMPA A FIRMA DI REMO BRUNETTI

Per lungo tempo la minoranza friulana e la minoranza slovena hanno convissuto a fianco a fianco in molte aree di questa regione ignorando le loro storie e i loro reciproci diritti e doveri.
Sia nelle scuole del regno d’Italia, che in quelle della Repubblica Italiana, è stata loro negata per lunghi anni la reciproca conoscenza cancellando contemporaneamente anche la consapevolezza dei loro diritti. La riforma Gentile del 1923, definita da Mussolini “la più fascista delle riforme”, aveva bandito fino al 1962 e oltre tutto ciò che non era italiano dall’insegnamento scolastico.
La presenza massiccia dell’esercito italiano posto a difesa della cortina di ferro contribuì inoltre ad approfondire il solco dell’indifferenza tra le due comunità minoritarie alimentando spesso anche sentimenti di diffidenza e di ostilità. Anche alla presenza di centinaia di migliaia di giovani militari può essere imputato infatti il ritardo con il quale si manifestò la lotta per l’emancipazione linguistica e culturale di queste comunità.
Accadde però che friulani e sloveni si ritrovassero nelle manifestazioni pacifiste che chiedevano la fine della guerra fredda e il superamento delle divisioni tra Europa occidentale ed Europa orientale. Si può affermare che fu anche grazie alla partecipazione a queste lotte che crebbe tra sloveni e friulani la percezione di essere entrambi vittime del colonialismo italiano.
Così dagli anni settanta a oggi i friulani più numerosi e gli sloveni, più agguerriti, collaborarono insieme ad un comune risorgimento.
Nel 1999, la legge 482 accomunò entrambe le popolazioni in un unico riconoscimento.  Così, se nel Consiglio Regionale poteva anche accadere che alcuni consiglieri sloveni difendessero la causa della minoranza friulana, poteva anche succedere  che a marciare e  a manifestare per la scuola bilingue di San Pietro al Natisone ci fossero anche dei friulani.
Purtroppo lo Stato italiano, maestro nel “divide et impera, in questi ultimi tempi, è riuscito a creare altre barriere tra friulani e sloveni .
Mentre agli sloveni ha concesso, sebbene decurtati, i finanziamenti previsti dalle leggi statali, ha progressivamente ridotto le risorse per la comunità friulanofona, forte di 500-600 mila persone, fino quasi ad azzerarla. E anche l’amministrazione Tondo non ha certo fatto di meglio. Da una parte ha assunto comportamenti omissivi e persecutori con la comunità friulana paralizzando la legge 29 del 2007 per cinque anni e dall’altra, per bocca dei suoi assessori, criticato i troppi soldi previsti per la tutela, favorendo anche le polemiche sulle varietà dello sloveno.
Di conseguenza l’alleanza tra friulani e sloveni che aveva portato al riconoscimento dei rispettivi diritti, sta mostrando segnali di debolezza che non possono non preoccupare.
Da una parte assistiamo alle dichiarazioni di certi circoli sloveni che affermano, essere la loro l’unica  vera minoranza linguistica di questa regione. E sul versante friulano si leggono le sconsiderate considerazioni sui troppi soldi erogati agli sloveni, (come se questi soldi, tolti agli sloveni che hanno tutti i diritti di averli, potessero entrare nelle nostre tasche), oltre a sostenere quanti negano la slovenità delle varietà parlate nella Slavia friulana.
È dunque importante che da parte friulana finiscano gli attacchi contro gli sloveni sia sul fronte dei fondi ottenuti (in ogni caso insufficienti a garantire pienamente i diritti di questa comunità), sia per quanto riguarda la loro appartenenza linguistica (ognuno è libero di sentirsi ciò che vuole, ma scientificamente non vi sono dubbi sul fatto che le varietà linguistiche parlate in provincia di Udine sono slovene).
Sarebbe  altrettanto auspicabile, nel comune interesse, che gli sloveni di questa nostra regione, intervenissero con i loro rappresentanti in favore dei diritti costituzionali della comunità friulana. Perché i friulani sono sì numerosi, ma molto divisi e soprattutto non possono  purtroppo contare sulla forza persuasiva dei loro attuali rappresentanti nelle assemblee legislative.

Remo Brunetti
(Cavazzo Carnico)
21 gennaio 2013

domenica 20 gennaio 2013

FINANZIARIA 2013 E LINGUE MINORITARIE: LE CIFRE PARLANO DA SOLE....



Comitât – Odbor – Komitaat – Comitato 482

Comitato per l'autonomia
e il rilancio del Friuli

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Finanziaria 2013
e lingue minoritarie:
le cifre parlano
da sole…


Le recenti conferenze regionali su friulano e sloveno sono state l’occasione per ricordare l’importanza di queste lingue e la loro centralità per la difesa e la riqualificazione dell’autonomia del Friuli – Venezia Giulia, già da tempo sotto attacco. Che le dichiarazioni in tal senso fatte da esponenti di primo piano dell’attuale amministrazione regionale fossero tuttavia lontane dai fatti sembrava già evidente allora, ma la legge finanziaria regionale per il 2013 chiarisce ancora meglio la distanza tra parole e fatti. La lettura dei bilanci regionali, per quanto arida e ostica per i non addetti ai lavori, offre infatti il quadro esatto del valore che la Giunta guidata da Renzo Tondo attribuisce alle lingue proprie del Friuli - Venezia Giulia.

Risorse per la comunità linguistica friulana

Per quanto riguarda la lingua friulana, l’investimento più consistente presente nel bilancio di previsione per il 2013 si riferisce ai 950mila euro per l’uso curricolare della lingua propria del Friuli nelle scuole e presenta una riduzione di 50mila euro rispetto alle risorse stanziate per il 2012.

Ben altra entità hanno invece i fondi per il friulano gestiti dall’assessore Elio De Anna. Vengono infatti azzerate le risorse per i programmi radiotelevisivi in lingua friulana (-150mila euro) e quelle per le attività dedicate a tale lingua dalla biblioteca Joppi (-30mila), mentre riduzioni pesanti interessano gli stanziamenti per l’Agjenzie Regjonâl pe Lenghe furlane (-370mila), la Società Filologica Friulana (-90mila) e gli enti riconosciuti di primaria importanza per il friulano (-60mila). Si tratta di un taglio del 49,6% rispetto al 2012 che lascia appena 710mila euro a disposizione dei principali soggetti pubblici e privati che operano per la promozione della lingua friulana.

In totale, insegnamento compreso, la Regione ha stanziato per il friulano un milione e 660mila euro, il 45% in meno dell’anno scorso, e poco più dello 0,02% dell’intero bilancio regionale. Questo, al netto delle dichiarazioni e degli slogan, è il valore attribuito alla lingua propria di oltre 600 mila cittadini del Friuli – Venezia Giulia.

Effetti della crisi – si dirà – per cui, solo a titolo di raffronto, ricordiamo che nella medesima finanziaria regionale si prevede una spesa di un milione e 840mila euro per l’ente autonomo del teatro comunale Verdi di Trieste (da non confondersi con il milione attribuito alla Fondazione Teatro Lirico Verdi di Trieste)…

Un caso emblematico per capire meglio la situazione è quello della cooperativa Informazione Friulana, società editrice di Radio Onde Furlane. Tra le realtà che operano per e con la lingua friulana è quella con più posti di lavoro e la cui attività è costante e facilmente verificabile (diverse ore di programmazione radio in friulano ogni giorno, organizzazione di eventi sul territorio, produzioni musicali ed editoriali, ecc.). Nonostante la promessa di sostenere con più decisione le realtà che danno occupazione, la cooperativa si ritrova con uno stanziamento in finanziaria di 40.100 euro, oltre il 40% in meno dello scorso anno, e con l’ennesimo azzeramento delle risorse per i programmi radiotelevisivi in friulano (il terzo operato in finanziaria dalla Giunta Tondo). Tutto ciò mentre scorrendo le voci che compongono la finanziaria si trovano contributi straordinari per i soggetti più disparati che mal si conciliano con la ristrettezze di bilancio, e che non si tratti solo degli effetti della crisi lo si evince anche dal fatto che dalla finanziaria del 2009 all’attuale la cooperativa ha subito tagli continui che ammontano ormai a quasi il 60% della cifra iniziale.

Risorse per la comunità linguistica slovena

Sembrerebbe migliore la situazione per la comunità slovena dove per gli enti e le organizzazioni della minoranza si prevedono 2 milioni 745mila euro (-300mila rispetto al 2012), mentre altri 516mila euro andranno agli Enti locali per lo sviluppo dei territori della comunità slovena. In realtà si parla di fondi statali che la Regione si limita a girare ai diretti interessati. Sempre legati alla legge statale 38 del 2001, sono poi i 300mila euro per le organizzazioni di riferimento della comunità e i 28mila per il Comitato paritetico.
Di provenienza non specificata sono invece 50mila euro per l’istituto bilingue di S. Pietro al Natisone e 40mila per la parità scolastica, mentre da risorse regionali provengono sicuramente i 165mila per il Teatro Stabile Sloveno di Trieste e 40mila per il resiano e le altre varietà slovene parlate in provincia di Udine (voce di spesa attivata più per ragioni ideologiche che di necessità, visto che per tali varietà si potevano già utilizzare le risorse della legge statale e di quella regionale per gli sloveni).

Per la comunità slovena del Friuli - Venezia Giulia dunque l’esecutivo regionale ha messo a disposizione (calcolando anche le voci di spesa di provenienza incerta) in tutto appena 295mila euro, decisamente di meno di quanto è stato concesso alla Promotur per l’acquisizione dei diritti delle tappe del Giro d’Italia in programma nella nostra regione nel 2013 e 2014.

Risorse per la comunità di lingua tedesca e altri fondi

Per le comunità in cui si parlano varietà tedesche la cifra in bilancio è di 150mila euro. Cifra che, considerato il rapporto tra risorse e numero di parlanti, potrebbe sembrare più “generosa” rispetto a quanto stanziato per le altre due comunità minorizzate, ma che in realtà è molto lontana dal garantire delle politiche linguistiche degne di tale nome.
Nel bilancio di previsione per il 2013 ci sono anche un milione e 300mila attribuiti agli Enti locali per garantire ai cittadini una serie di servizi nelle lingue minorizzate tutelate dalla legge statale 482/99, ma in questo caso non è possibile risalire né alla percentuale di fondi statali che contribuiscono a tale voce e nemmeno alla suddivisione interna di tali risorse tra friulano, sloveno e tedesco. In ogni caso, decisamente poco per cambiare il quadro fino a qui illustrato.

Alcune (amare) conclusioni

In conclusione, anche sommando fondi regionali e di provenienza statale, l’esecutivo guidato da Renzo Tondo ha messo in bilancio per friulano, sloveno e tedesco – unico appiglio ormai per difendere l’autonomia e la specialità del Friûli - Venezia Giulia – una cifra che non raggiunge nemmeno lo 0,1% delle risorse a disposizione.

Si tratta di un dato che non necessita di commenti e che, prendendo in prestito proprio le parole del presidente della Regione in un commento sulle politiche messe in atto dal suo esecutivo per il friulano, lascia che a parlare siano i fatti.

Le elezioni regionali però sono vicine e, nel turbinio di parole che sicuramente si spenderanno anche su questo tema, ci sarà modo e occasione di ricordare più e più volte ai cittadini di lingua friulana, slovena o tedesca quali sono i fatti – quelli veri – che l’Amministrazione Tondo ha loro riservato. A rendere ancora più amaro il boccone è che questa politica miope e autolesionistica rischia di distruggere l’unico appiglio che rimane al Friuli - Venezia Giulia per difendere e riqualificare la propria specialità e autonomia, con conseguenze che saranno pagate da tutti i cittadini della nostra regione, anche quelli che non parlano friulano, sloveno o tedesco.

Comitato per l'autonomia e il rilancio del Friuli
       Prof. Gianfranco D'Aronco

Comitato 482
Carlo Puppo

14 gennaio 2013
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Dal sito internet del Comitato 482


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Dal Blog “Lidrîs e butui”



giovedì 17 gennaio 2013

ACCIAIO, TRALICCI E CAMBIALI DA PAGARE di ROBERTO PENSA


ACCIAIO, TRALICCI
E
CAMBIALI DA PAGARE

Editoriale di ROBERTO PENSA
Settimanale dell'Arcidiocesi di Udine
LA VITA CATTOLICA
giovedì 10 gennaio 2013


Arriva la fine della legislatura, ed è tempo di riscuotere le cambiali di consenso a suo tempo firmate dai politici.
Così il 2013 si è aperto con una esplicita dichiarazione del cavaliere del lavoro Andrea Pittini, prontamente diffusa dai più importanti mass media regionali senza alcun tipo di contradditorio: «Non ci fanno realizzare l'elettrodotto Würmlach-Somplago - ha detto in estrema sintesi fondatore delle acciaierie di Rivoli di Osoppo - e per questo l'energia costa troppo. Potremmo delocalizzare alcune produzioni».
Il monito colpisce nel segno. Passano pochi giorni - poche ore...- e l'assessore regionale Sandra Savino assicura che l'ok tecnico della Regione all'elettrodotto che attraverserà la frontiera italo-austriaca arriverà entro metà gennaio.

Solo un cenno, di sfuggita, dell'assessore, sulla grande mobilitazione di migliaia di persone contro il progetto di questa infrastruttura aerea che modificherà  per 35 km il paesaggio della valle del Bût con tralicci alti anche 60 metri: «Nell’ultima finanziaria noi abbiamo previsto un piano di compensazioni ben preciso per i territori che subiscono impatti ambientali per lo sviluppo delle infrastrutture energetiche », taglia corto Savino.

Si tratta di un metodo ben tristemente noto in Italia, a cui tanto deve l'attuale crisi. Quando un'industria o un settore economico ha un problema, non si va ad analizzarne e ad aggredirne le cause, ma si cerca di assicurare per vie traverse compensazioni e rendite di posizione che possano rimediare in «altra» maniera agli svantaggi di competitività, per convincere gli imprenditori a «tenere duro». Il settore dell'auto è emblematico: da decenni l'industria nazionale arranca a star dietro alla qualità e ai costi dei concorrenti, ma invece di agire sulle cause (il mercato del lavoro, la ricerca, la qualità, la logistica...), si è preferito «dopare» la domanda di auto «made in Italy» con «incentivi ecologici», incentivi «per lo sviluppo del Sud» e così via...

La politica energetica del Friuli-Venezia Giulia segue questo disastroso assioma. A partire dal fatto che la Regione non conosce nemmeno i termini reali del problema: non esiste, infatti, un Piano energetico regionale che analizzi la situazione e detti scelte strategiche. È come se la Saf affidasse il servizio di trasporto pubblico regionale ad autisti che guidano bendati... girando il volante solo sulla base del loro istinto o dei suggerimenti dei passeggeri seduti in prima fila!

Così, di fronte ad un problema reale (in Italia l'energia costa il 30% in più che all'estero), nell'impossibilità e/o nell'incapacità di incidere realmente su di esso, si inventano le «scorciatoie»: i nostri imprenditori continuino pure a pagare le loro bollette stratosferiche, la politica gli assicurerà un modo «facile» di fare utili su un altro versante in modo da compensarli.

Tutti sanno che l'elettrodotto Würmlach-Somplago non può incidere in alcun modo sul costo dell'energia. Il realizzatore dell'infrastuttura, per ovvie regole di contrasto alla concorrenza sleale tra imprese, non potrà utilizzare direttamente o vendere alle imprese del Friuli-Venezia Giulia l'elettricità più a buon mercato importata dall'Austria. Queste quantità andranno vendute alla borsa elettrica italiana: gioveranno sicuramente al sistema complessivo, ma essendo molto piccole rispetto al fabbisogno nazionale, provocheranno solo una piccola diminuzione dei costi dell'energia che si «spalmerà» su tutti i compratori, dalla Sicilia all'Alto Adige.

Perché allora Pittini, Fantoni e Burgo, insieme all'Enel, insistono tanto per questo elettrodotto? Perché è un investimento che darà a loro - ma solo a loro, e non al sistema economico friulano nel suo complesso - una buona redditività, e questo servirà a «compensarli» dello svantaggio in termini di bolletta energetica rispetto ai concorrenti esteri.

Nulla di male, né tanto meno di illegale, dal punto di vista di un imprenditore. Disastroso, invece, sul versante della politica.

Per rendere bene e velocemente, l'elettrodotto va fatto nel modo più semplice e meno costoso. Quindi aereo, ignorando invece le tecniche interrate che ormai sono uno «standard», specie nelle valli alpine con potenzialità turistiche e paesaggistiche, come è senza dubbio quella del Bût.

Costano di più, è vero, ma sono assolutamente sostenibili dal punto di vista economico, anche considerando che l'Unione Europea «premierebbe» una scelta ambientalmente più sostenibile aumentando la durata della concessione ai privati dell'elettrodotto (che, dopo un certo numero di anni, stabiliti dalla Ue, deve tornare infrastruttura pubblica).

Ma bisogna fare cassa, presto e tanto.

Quindi la politica sceglie di essere forte coi deboli (i territori della montagna) e debole coi forti (la grande impresa).

Questo merita di essere un tema centrale nell'imminente campagna elettorale. Ma non si pensi che basti non votare alle prossime elezioni l'attuale giunta regionale. Quella precedente di centrosinistra, guidata dall'industriale Riccardo IIly, esprimeva le stesse posizioni; Lodovico Sonego, il battagliero assessore all’Energia di quel tempo, convintamente pro elettrodotti, è candidato ai primi posti nelle liste del Pd alle prossime elezioni parlamentari.

A proposito, volete sapere davvero perché l'energia costa tanto in Italia?

A parte discorsi già noti come la struttura ancora oligopolistica della distribuzione nazionale del gas, guardatevi su internet (www.report.rai.it) la puntata di «Report» del 16 dicembre scorso, dal titolo «Ritardi con Eni».

Il nostro paese consuma 78 miliardi di metri cubi di gas all'anno, 20 dei quali ci arrivano dalla Russia. E ci costano molto. Tra i principali imputati i contratti di lungo termine con la Russia, i cosiddetti «take or pay», conclusi per motivi politici più che economici.

Il 10 ottobre scorso è stato comunicato al Senato che il «take or pay», la clausola per cui prenoti il gas, ma se non lo ritiri lo paghi lo stesso, costa 1,5 miliardi di euro all'Eni. Il cui presidente Scaroni ha proposto che parte di questa cifra gravi sui conti dello Stato.

roberto pensa


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E QUESTA LA RISPOSTA
DELLA
MONTAGNA FRIULANA

Il no dei sindaci all'elettrodotto nella Valle del But
«Vogliamo il bene del nostro territorio e della nostra gente»

Comunicato dei Sindaci dei Comuni della valle del But

Sull’elettrodotto Würmlach-Somplago la stampa locale ha recentemente riportato
alcune dichiarazioni di un anonimo responsabile del procedimento, dell’Assessore all’ambiente , energia e politiche della montagna Sandra Savino e del cavaliere Andrea Pittini.

Tali dichiarazioni ci hanno sorpreso in quanto abbiamo saputo dal giornale ciò che in un corretto rapporto istituzionale, quali Sindaci legittimi rappresentanti di un territorio attraversato dall’elettrodotto, avremmo dovuto sapere anticipatamente e direttamente dall’Istituzione Regione.

Tale modo è offensivo ed un segnale di uno scorretto modo di agire improntato al centralismo.

Circa le citate dichiarazioni ed al progetto di elettrodotto aereo noi Sindaci abbiamo alcune domande da porre ed alcune cose da dichiarare.

L’anonimo responsabile del procedimento ha affermato che la Regione ha tutta l’intenzione di dare il parere favorevole e – addirittura - che “lo studio presentato da Stefano Filacorda, dell’Università di Udine ha dimostrato che l’impatto dell’impianto sulla fauna selvatica tende allo zero. Dunque daremo il parere favorevole”

Ci chiediamo come mai tale parere favorevole venga anticipato da un tecnico e non dal responsabile politico della Regione.

Dall’Università di Udine, nata dal terremoto per volontà dei friulani perché fosse al servizio del Friuli, ci saremmo aspettati che studiasse più l’impatto dell’elettrodotto-mostro sul nostro territorio e sulla popolazione che quello sulla “fauna selvatica”!

Circa le dichiarazioni dell’Assessore Savino sulle “esigenze dei territori, che devono essere gratificati” precisiamo, quali legittimi rappresentanti dei cittadini e dei territori dei nostri Comuni, che né detti territori né detti cittadini sono a disposizione degli interessi di un imprenditore privato che vuole costruirsi un “merchand line” e tantomeno sono in vendita.

Abbiamo apprezzato la dichiarazione del cavaliere Pittini di elogio dei suoi dipendenti, di voler loro bene, di non tradirli mai.

Ebbene, anche noi Sindaci, tanto più per aver ricevuto con il voto la fiducia dei nostri cittadini, elogiamo l’operosità passata e presente degli abitanti della nostra valle,
dichiariamo di voler bene anche noi al nostro territorio ed alla nostra gente e di non tradirla.

Gente che merita tutto il rispetto nostro, dei governanti della Regione, dello Stato, dello stesso cavaliere Pittini.

Gente che ripetutamente, fermamente e civilmente ha espresso la propria volontà: che l’elettrodotto, aereo non si deve fare.

Valle del But, 05 gennaio 2013

I Sindaci di Cercivento, Ligosullo, Treppo C.co, Arta Terme, Sutrio, Paluzza

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