venerdì 27 settembre 2013

"CORMÔR SALVADI" A MORTEAN



CORMÔR SALVADI
A MORTEAN
dal 27 e 28 di Settembre 2013

sino al 13 ottobre




CORMÔR SALVADI. Da domani a Chiasiellis al via i tre weekend di ritmi e cultura.
UNA DUB ARENA IN FRIULI

Tra le bands ospiti i Digitron Soundsystem, Jimmy Barbiani Band e Jules dei Mellow Mood valore aggiunto all'evento "La Storia del Rock in 200 copertine", curata da Angelo Tomasin
Arriva l'autunno e torna «Cormôr Salvadi». Alla faccia di chi crede che non esistano più le mezze stagioni e per il bene di tutti gli amanti del rock, del blues, del folk, del reggae e delle loro innumerevoli espressioni e filiazioni, il circolo culturale "II Cantîr" di Mortegliano propone anche quest’anno tre lunghi weekend di suoni, di ritmi, di socialità e di cultura.
Sede principale della manifestazione, sorella minore della ancor più celebre "Festintenda" che da trent'anni segna la primavera in Friuli, l'area demaniale di Chiasiellis. Da domani sino al 13 ottobre sotto il tendone allestito in quello spazio che fino a pochi anni fa era un campo di esercitazioni militari si alterna una assortita serie dì concerti ed appuntamenti, forse meno "salvadis" di qualche anno fa, ma in ogni caso di sicuro interesse.
Domani e dopodomani, secondo una consolidata tradizione che per la zona è pari a quella della "blave di Mortean", protagonista principale sarà il reggae, in particolare nella sua rilettura che tende ad amplificarne bassi, echi e vibrazione. II tendone di Chiasiellis, infatti, si trasforma in una "Dub Arena" con due appuntamenti di ispirazione anglogiamaicana e "rastafurlane".
Domani sera si fa festa per gli otto anni di attività del Warrior Charge Soundsystem, impegnato a diffondere in Friuli e non solo il gioioso virus del dub e dei ritmi in levare. Per l'occasione ci sarà anche Jules dei Mellow Mood, reggae band del Friuli occidentale che negli ultimi anni si è fatta apprezzare sia in Italia che altrove. L'inizio è fissato ufficialmente alle 21 ed è prevista la possibilità di campeggiare "free". Sabato 28 settembre invece, la festa continua con l'ensemble croato Digitron Soundsystem e il "mismas" tra dub e reggae roots proposto dai nostrani Cultural Redemption.

La prossima settimana «Cormôr Salvadi» si allarga anche al centro di Mortegliano. Proprio qui, nei locali della Villa Di Varmo, in Via Cavour, alle 20.30 si inaugura la mostra "La Storia del Rock in 200 copertine", curata da Angelo Tomasin, storico collaboratore di Radio Onde Furlane, che dopo la première primaverile di Gemona del Friuli approda al confine tra il Medio Friuli e la Bassa Friulana.
Sabato 5 ottobre si ritorna Chiasiellis, dove dalle 21 in avanti è in programma il doppio live di Prehistoric Pigs e Jimmy Barbiani Band, con la partecipazione di Gianni Massarutto.
Il terzo weekend di «Cormôr Salvadi» si svilupperà tra sabato 12 e domenica 13 ottobre. Dalle 17 a Chiasiellis ci sarà un stage formativo di percussioni con Luca Colussi , protagonista anche della serata, dal titolo "Nuovi percorsi di espressione creativa", in trio con il pianista e compositore Glauco Venier e il contrabassista Alessandro Turchet, che dopo le 21 si confronteranno insieme, alla loro maniera, tra jazz, bues e altri suoni, con il repertorio di Tom Waits. Per finire, domenica 13, presso la palestra comunale di via Leonardo da Vinci a Mortegliano, classico appuntamcnto con la Fiera del Disco.
Marco Stolfo
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Articolo pubblicato sul quotidiano IL QUOTIDIANOFVG (Ud) giovedì 26 settembre 2013

venerdì 20 settembre 2013

NO, A MODIFICHE DELLO STATUTO REGIONALE SENZA REFERENDUM POPOLARE!



NO A MODIFICHE
DELLO STATUTO REGIONALE
SENZA
REFERENDUM POPOLARE!

La sovranità è del popolo
che deve poter decidere
su modifiche così importanti.
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Comunicati Agenzia Consiglio Notizie

V Comm: rinviato parere su 4 ddl cost. di modifica dello Statuto

18 Settembre 2013, ore 15:50

(ACON) Trieste, 18 set - AB –
La V Commissione del Consiglio regionale, presieduta da Vincenzo Martines (PD) e alla presenza dell'assessore Paolo Panontin, ha deciso di approfondire i contenuti di quattro disegni di legge costituzionale di modifica dello Statuto di Autonomia del Friuli Venezia Giulia, depositati a Palazzo Madama, prima di esprimere il previsto parere, considerata la grande rilevanza che hanno i loro contenuti.
I primi due - il n. 42 a firma dei senatori del Trentino-Alto Adige Zeller e Berger, entrambi della SVP e il n. 363 a firma del senatore SVP Francesco Palermo e di altri colleghi sempre di SVP, ma anche di Vallee D'Aoste e PD - intendono introdurre in tutte le Regioni a Statuto speciale l'istituto dell'intesa, che viene espressa dai rispettivi Consigli regionali sui progetti di modifica degli Statuti che vengono approvati da Camera e Senato dopo la prima lettura. Il diniego alla proposta d'intesa può essere manifestato entro tre mesi dalla trasmissione del testo con voto a maggioranza dei due terzi del Consiglio regionale. Decorso tale termine senza che sia stato espresso il diniego, le Camere possono approvare la legge costituzionale.
Il terzo (n. 43), sempre dei due senatori della SVP Zeller e Berger, vuol modificare solo lo Statuto della Regione Friuli Venezia Giulia nella parte che riguarda la minoranza slovena. Così, nel testo si legge che il Consiglio regionale del FVG è eletto a suffragio universale, diretto, libero, uguale e segreto, secondo le norme stabilite con legge regionale, che deve garantire l'elezione di almeno un rappresentante della minoranza slovena.
L'ultimo (n. 77) è d'iniziativa del senatore PD del FVG Carlo Pegorer, e intende modificare lo Statuto della nostra Regione eliminando le Province e prevedendo che l'ordinamento degli enti locali si basi sui Comuni, anche nella forma di Città metropolitane, quali enti autonomi obbligatori con propri statuti, poteri e funzioni, secondo i principi fissati dalla Costituzione e dallo Statuto di autonomia. La Regione può prevedere, nell'ambito della propria potestà legislativa, in tutto il suo territorio o solo in parte di esso, forme di gestione o altri enti locali di area vasta, con organi non eletti direttamente dai cittadini, per le funzioni sovracomunali.
……….
DISEGNO DI LEGGE COSTITUZIONALE N 77
d’iniziativa del senatore PEGORER
COMUNICATO ALLA PRESIDENZA IL 15 MARZO 2013
Modifiche allo Statuto speciale della regione Friuli-Venezia Giulia,
di cui alla legge costituzionale 31 gennaio 1963, n.1,
in materia di ordinamento degli enti locali nella regione

Onorevoli Senatori. -- Il Friuli-Venezia Giulia, in forza dell'articolo 116 della Costituzione, dispone di forme e condizioni particolari di autonomia secondo lo Statuto speciale adottato con legge costituzionale 31 gennaio 1963, n.1. (…)

Le province hanno avuto un ruolo fondamentale nella storia d'Italia e anche nel Friuli-Venezia Giulia. Sono state l'articolazione che ha permesso il formarsi di uno Stato moderno, unendo le istanze dei vari territori del Paese all'organizzazione decentrata dei poteri e uffici governativi statali. Ma hanno completato il loro compito ultrasecolare.

La nascita delle regioni e in seguito l'evoluzione soprattutto di questi ultimi anni spingono con sempre maggiore urgenza verso una semplificazione dei livelli di governo obbligatori indicati in Costituzione, anche per ragioni di sostenibilità ordinamentale, funzionale e finanziaria.

Proprio per rendere maggiormente esigibili i diritti fondamentali dei cittadini è indispensabile un uso più «attento» sia degli strumenti ordinamentali che delle risorse, partendo dall'architettura dei poteri pubblici locali. (…)


DISEGNO
DI LEGGE COSTITUZIONALE N. 77

Art. 1.

(Modifiche allo Statuto speciale della regione Friuli-Venezia Giulia)

1. Allo Statuto speciale della regione Friuli-Venezia Giulia, di cui alla legge costituzionale 31 gennaio 1963, n.1, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) all'articolo 7, primo comma, numero 3), dopo le parole: «di nuovi Comuni» sono inserite le seguenti: «, anche in forma di città metropolitane»;
b) nel titolo II, capo I, dopo l'articolo 7 è aggiunto il seguente:
«Art. 7-bis. L'ordinamento degli enti locali nella Regione Friuli-Venezia Giulia si basa sui comuni, anche nella forma di città metropolitane, quali enti autonomi obbligatori con propri statuti, poteri e funzioni, secondo i princìpi fissati dalla costituzione e dal presente Statuto.
La Regione, nell'ambito della propria potestà legislativa, può prevedere, in tutto il suo territorio o solo in una parte di esso, forme di gestione o altri enti locali di area vasta, con organi non eletti direttamente dai cittadini, per le funzioni sovracomunali»;
(…)

Leggi tutto il testo del disegno di legge e il testo introduttivo del senatore Pegorer 



martedì 17 settembre 2013

IL LAGO DI CAVAZZO NON E' SOLO UN SERBATOIO D'ACQUA !


                                                                                            


IL LAGO DI CAVAZZO

NON E’ SOLO

UN SERBATOIO D’ACQUA!



LAGO DI CAVAZZO
(foto di Roberta Michieli)

Alesso, 9 settembre 2013


Comunicato stampa del Comitato a difesa e sviluppo del Lago:

IL LAGO NON E’

SOLO UN SERBATOIO D’ACQUA!


Il ”Progetto Grifoni” realizzato nella vicina Cornino, oltre  alla reintroduzione di questi splendidi volatili, ultimamente deve aver risvegliato anche l’atavico istinto predatorio in qualche mente umana.

Solo così riusciamo a spiegarci i recenti articoli apparsi sulla stampa locale da parte della Coldiretti regionale e del suo Presidente Sig. Dario Ermacora.

Missive congegnate e dosate scientemente con cui, prendendo spunto dal recente periodo di siccità, si avanzano due proposte distinte: il potenziamento delle captazioni idriche ad uso irrigazione e il ristoro economico dei danni derivanti dal solleone.

L’acqua c’é, basta andare a prenderla”, già disse un  illustre predecessore del Sig. Ermacora, riferendosi al Lago di Cavazzo!

Nonostante anni di dura battaglia contro Edipower, oltre al materiale tecnico dato alla luce e reso pubblico dai Comitati, è deludente constatare che ancora ci si limiti alla sopra citata affermazione.

Molto probabilmente anche per il Sig. Ermacora la bussola del mordi e fuggi col bottino, segna sempre lo stesso punto cardinale: “la Val del Lago”! Uno strumento che nel tempo seppe indirizzare anche i capostipite Sade, Enel, Siot, Autostrada, Edipower ecc. ecc.

Noi non entriamo nel merito delle legittime richieste di aiuto economico per le perdite dei raccolti, ma non possiamo non rilevare la superficialità e la protervia con cui il maggior  rappresentante di una categoria qual è la Coldiretti regionale, si limita a valutare solo la soluzione di un loro problema, a fronte della delicatezza che comporta invece un corretto sfruttamento delle risorse idriche.

Bene avrebbe fatto invece ad usare l’elementare educazione nel chiedere il permesso prima di fare i conti in casa altrui e, solo dopo aver studiato o quantomeno sbirciato le nostre pubblicazioni tecniche sul  problema lago, fare proposte serie che fossero degne di attenzione da parte di tutti.

Tanto per chiarirci subito, noi non abbiamo mai detto NO a prescindere! Ma un fermo NO allo sfruttamento indiscriminato di una risorsa che non appartiene solo a noi, ma di tutto il Friuli, cercando soluzioni non solo alla produzione dell’energia elettrica, ma anche e soprattutto al recupero ambientale del lago oltre, ma guarda un po’, alla captazione delle acque a scopo irriguo.

La nostra proposta non è certo quella sua semplicistica di andare a prenderla dal rubinetto, ma quella di captarla alla fonte dove la Centrale scarica nel lago le acque gelide dell’alto Tagliamento e della Carnia intera: altra terra martoriata!

Captando direttamente l’acqua allo scarico della centrale (non del lago!) e convogliandola con idonea condotta a valle del lago si risolverebbe sia il problema della rinaturalizzazione del lago che la fornitura al sistema irriguo del Consorzio Ledra Tagliamento. E’ quindi inaccettabile che si pretenda di risolvere il problema dell’irrigazione con ulteriore danno alla già martoriata Valle del Lago. A meno che non si voglia andare ad un duro scontro tra l’intera montagna e la pianura. E’ questo che la Coldiretti vuole?

Tra voraci consumatori d’acqua, con Edipower dovreste certamente trovare un facile accordo!

Detto ciò mi permetta infine un’ultima osservazione.

Noi del Comitato iniziammo il nostro lavoro con una seria autocritica e ponendoci innanzitutto queste domande: “Come mai tutti vengono a pescare nella Val del Lago? Come mai si è permesso questo indiscriminato sfruttamento?” Dandoci così anche delle risposte.

Anche Lei allora dovrebbe fare altrettanto chiedendosi: “Non è che le terre coltivate a mais e soia non sono proprio quelle adatte a queste coltivazioni? Non è che in passato abbiamo commesso grossolani errori nella progettazione delle reti per l’irrigazione idrica, sprecando inoltre importanti risorse economiche tra cui anche quelle derivanti dal terremoto?”

Potremmo anche continuare, ma intanto cominci a darsi le risposte a questi quesiti e, per favore, come anche per le Casse d’Espansione sul Tagliamento, non si cerchi di sfruttare sempre e solo quelle terre che, pur essendo politicamente ed economicamente deboli, ormai sono erudite quanto Lei ed il resto della Regione, perciò capaci di opporsi usando per bene gli strumenti democratici a disposizione.

La nostra è un’opposizione aperta a tutte le soluzioni, soprattutto per sanare difficoltà e necessità di altri meno fortunati,  pronti a dividere quel poco che abbiamo chiedendo in cambio solo una cosa:

IL RISPETTO
DELLA NOSTRA TERRA!!!


Per il Comitato a difesa e sviluppo del Lago
DINO RABASSI
(già Sindaco di Trasaghis)


mercoledì 11 settembre 2013

TRIESTE, "PARCO DEL MARE" - LETTERA APERTA ALLA PRESIDENTE DEBORA SERRACCHIANI


TRIESTE
“PARCO DEL MARE”,
BASTA SPRECARE
FONDI PUBBLICI !



(…) Una “due diligence” per verificare il nuovo progetto del Parco del mare nell’ultimo nuovo sito previsto, quello di Porto Vecchio, valutare le capacità di autosostentamento finanziario della struttura e la conseguente opportunità di confermare o meno il contributo di 17 milioni di euro.

La promuoverà la Regione su iniziativa della stessa presidente Debora Serracchiani dopo l’incontro in cui assieme al sindaco Roberto Cosolini si è vista illustrare l’ultima versione di un progetto, che sta per compiere dieci anni e che ha già cambiato sede per quattro o cinque volte, dai due proponenti: la Camera di commercio e la Fondazione CrTrieste.

I due presidenti Antonio Paoletti e Massimo Paniccia forse contavano di uscire dal colloquio con il contributo pubblico praticamente in tasca, ma così non è stato e, sebbene la stessa Serracchiani abbia definito particolarmente allettante la possibilità di avere una struttura di questo tipo a Trieste che potrebbe costituire un indubbio richiamo turistico da un ampio perimetro territoriale, (…)

Da IL PICCOLO di Trieste – 6 settembre 2013 – articolo a firma di Silvio Maranzana

…………


LETTERA APERTA
ALLA PRESIDENTE
DEBORA SERRACCHIANI

Udine è da oltre 10 anni che aspetta di avere un “museo di storia naturale” (oggi tanti preziosissimi reperti sono ancora inscatolati e non visibili al pubblico essendo da anni Udine priva in un museo di Storia naturale); sono stati ridotti finanziamenti regionali essenziali (sanità, lavoro, scuola, cultura, lingue minoritarie, disoccupazione, ecc.); e a Trieste c’è ancora chi insiste con il “Parco del mare”?

Alleghiamo il link del "Dossier Aquario Trieste", uno studio dell'ENPA - Ufficio Cattività - anno 2009, di Giovanni Guadagna, con prefazione di Margherita Hack, che siamo certi sarà prezioso nell’analisi della fattibilità di questo progetto.


Le priorità sono ben altre: basta sprecare fondi pubblici in progetti fallimentari!


LA REDAZIONE DEL BLOG

domenica 8 settembre 2013

FRIULI, "REGIONE PUNTO" O "REGIONE PONTE" ?




FRIULI,
“REGIONE PUNTO”
E NON
“REGIONE PONTE”

(…) La domanda sulle priorità sorge spontanea anche in altri casi, in tutto lo stato italiano: da una parte la scuola, i servizi sociali, la qualità della vita e, come recentemente sperimentato, la prevenzione ed il contrasto degli incendi; dall'altra Tav e F35. Eppure quello delle “grandi opere”, spesso utili solo a chi le costruisce, resta un tema all'ordine del giorno, in particolare in Friuli, dove si rilancia l'idea ormai logora della “regione ponte”, di un territorio sempre più consumato da infrastrutture, che agevolano il passaggio, veloce, di merci e persone, ma escludono chi ci vive sia dalla sua progettazione che dai suoi benefici.
Perché invece non si prova a fare altro, per esempio una “regione punto”: dove si passa ma soprattutto ci si ferma (punto di incontro), dove si fa innovazione tanto nella progettazione, nella produzione e nella distribuzione, quanto nella garanzia di diritti, nelle relazioni con l'esterno e nell'offerta di servizi (punto di riferimento) (…)?
Serve “più Friuli” per combattere la crisi e per essere più aperti al mondo, più competivi e più sostenibili.

Novi Matajur – 28 agosto 2013
…….
Dal settimanale
Novi Matajur
leggi tutto l'articolo


Da “regione ponte”
a “regione punto”,
per un Friuli
più aperto e più sostenibile

Passano gli anni, mutano gli scenari, si creano anche nuove possibilità, ma per la classe dirigente politica ed economica sembra che la dimensione territoriale del Friuli, l'utilizzo delle sue risorse ed il suo sviluppo sociale ed economico debbano dipendere sempre e solo da aspettative e interessi altrui. Dopo aver già sacrificato anima e corpo, con danni irreparabili a cultura, società e territorio, tanto alle servitù militari quanto a un modello di sviluppo che già da tempo mostra le sue forti contraddizioni e lascia sul campo morti e feriti, purtroppo non solo in senso metaforico, per certi “sorestants” la musica suonata in Friuli deve rimanere la stessa: uno spartito fatto di acciaio, cemento e asfalto e di decisioni prese altrove, sulla testa e alle spalle delle comunità locali. Alla faccia della sostenibilità economica e ambientale, della partecipazione civica, dell'economia della conoscenza, del patrimonio culturale come risorsa e della assai spesso dichiarata volontà di valorizzare ciò che rende unico e speciale questo territorio.
Quelle che altrove sono linee strategiche, dalle nostre parti paiono essere solo semplici parole prive di contenuto. Si stenta, per esempio, a trovare un nesso coerente tra gli impattanti elettrodotti aerei che si intende costruire nel Friuli orientale ed il riconoscimento di Cividale come patrimonio dell'umanità, l'analoga azione promossa presso l'Unesco per Palmanova e le prospettive di sviluppo legate alle due iniziative.
La domanda sulle priorità sorge spontanea anche in altri casi, in tutto lo stato italiano: da una parte la scuola, i servizi sociali, la qualità della vita e, come recentemente sperimentato, la prevenzione ed il contrasto degli incendi; dall'altra Tav e F35. Eppure quello delle “grandi opere”, spesso utili solo a chi le costruisce, resta un tema all'ordine del giorno, in particolare in Friuli, dove si rilancia l'idea ormai logora della “regione ponte”, di un territorio sempre più consumato da infrastrutture, che agevolano il passaggio, veloce, di merci e persone, ma escludono chi ci vive sia dalla sua progettazione che dai suoi benefici.
Perché invece non si prova a fare altro, per esempio una “regione punto”: dove si passa ma soprattutto ci si ferma (punto di incontro), dove si fa innovazione tanto nella progettazione, nella produzione e nella distribuzione, quanto nella garanzia di diritti, nelle relazioni con l'esterno e nell'offerta di servizi (punto di riferimento)?
In questo scenario alternativo, insieme a nuove tecnologie, cultura e informazione, hanno un ruolo specifico il profilo multilingue del Friuli e l'attuazione di un'azione di tutela delle minoranze coerente e positiva. Una seria politica linguistica, infatti, richiede – e quindi crea – professionalità nuove e specializzate, da impiegare sia nel settore pubblico che in quello privato e giova alla qualità  dei servizi per l'intera comunità, concorrendo al perseguimento di quegli obiettivi di progresso e coesione sociale che, a livello europeo, si trovano per esempio nella cosiddetta “Agenda territoriale 2020”.
Serve “più Friuli” per combattere la crisi e per essere più aperti al mondo, più competivi e più sostenibili.
28 AGOSTO 2013

giovedì 5 settembre 2013

PROGETTO TAV TRIESTE-VENEZIA ARCHIVIAMO IL PROGETTO E AMMODERNIAMO L'ESISTENTE !


PROGETTO
T A V
(Treno ad alta velocità)
TRIESTE – VENEZIA
ARCHIVIAMO IL PROGETTO
E AMMODERNIAMO
LA LINEA ESISTENTE!

(…) Il naufragio di questo progetto è palese, riconosciuto da tutti, in primis da coloro che poco credibilmente lo ripresentano ancora una volta e oltretutto sconfessato dallo stesso commissario straordinario Mainardi. Sia archiviato dunque al più presto e si dia inizio ad una nuova fase progettuale che tenga conto delle reali necessità di sistemazione della linea esistente, trovando soluzioni meno impattanti possibile per gli interventi sulle strozzature che, una volta risolti potranno garantire una portata più che adeguata alle necessità di traffico future.
Legambiente FVG 

COMUNICATO STAMPA
Legambiente
del Friuli - Venezia Giulia

Udine, 31 agosto 2013
Procedure irregolari e progetti carenti per la TAV Venezia-Trieste
Legambiente del Friuli Venezia Giulia denuncia la violazione da parte di RFI-Italferr delle procedure previste dalla VIA (valutazione di impatto ambientale) per aver escluso gli interessati (in particolare i cittadini e le associazioni) dalla consultazione sugli elaborati integrativi con cui RFI ottempera alle richieste della Commissione Tecnica di Verifica dell’Impatto Ambientale sul progetto della nuova linea Alta Velocità/Alta Capacità Venezia-Trieste.
La corposa documentazione, che comprende l’analisi costi-benefici che mancava nella documentazione del 2010 e nel 2012, è stata consegnata solamente alla Regione Friuli-Venezia Giulia, che a sua volta l’ha trasmessa ai Comuni ed alle Province interessate. In questi giorni gli enti locali si stanno pronunciando, in modo assai critico e spesso negativo, sulle integrazioni presentate da RFI, ma i cittadini e le associazioni sono state deliberatamente escluse da questo processo.
Per tale motivo Legambiente si rivolge ai rappresentanti politici e soprattutto ai ministri dell’Ambiente e dei Beni culturali perché inducano RFI a rispettare la normativa vigente in materia di VIA.
In ogni caso, balza subito in evidenza il paradosso che nei documenti presentati, RFI continua ad ignorare quanto è noto a tutti, cioè che nel Veneto il progetto cosiddetto “balneare” del 2010 è stato respinto da tutti gli enti coinvolti (Regione, Province, Comuni) e soprattutto che lo stesso Commissario straordinario per la TAV Mestre-Trieste, Bortolo Mainardi, ha proposto una soluzione alternativa basata sull’ammodernamento della linea esistente e sull’eliminazione dei colli di bottiglia. E’ del tutto evidente che anche la parte del progetto riguardante la nostra regione deve tener conto delle scelte fatte nel Veneto.
Va sottolineato anche che la nuova linea AV/AC avrebbe una tensione di 25 kV ca, mentre quella esistente è a 3 kV cc. Una nuova linea a 25 kV limitata alla tratta Trieste-Portogruaro non avrebbe alcun senso.
Preoccupa inoltre il fatto che il progetto RFI preveda un esercizio misto merci/passeggeri, mentre sappiamo che dal 2005, cioè dall’attivazione delle prime linee AV o AV/AC in Italia, su tali linee non è mai transitato un solo treno merci o un carro merci, ma solo ed esclusivamente treni passeggeri. E’ noto che i binari per l’alta velocità devono essere sempre in condizioni perfette per garantire la sicurezza e l’uso di carri merci tradizionali avrebbe un impatto devastante sui binari; non pare ipotizzabile la costruzione ex novo di nuovi carri merci speciali da dedicare alle linee ad alta velocità.
Nonostante questi problemi e la probabile maggiore durata e complessità della manutenzione necessaria per i binari, RFI presenta studi trasportistici, e quindi previsioni di traffico e una conseguente analisi costi-benefici, che non considerano le possibili conseguenze dell’esercizio misto merci/passeggeri su linea ad alta velocità, il che rende poco credibili gli studi e le analisi stesse.
Il naufragio di questo progetto è palese, riconosciuto da tutti, in primis da coloro che poco credibilmente lo ripresentano ancora una volta e oltretutto sconfessato dallo stesso commissario straordinario Mainardi. Sia archiviato dunque al più presto e si dia inizio ad una nuova fase progettuale che tenga conto delle reali necessità di sistemazione della linea esistente, trovando soluzioni meno impattanti possibile per gli interventi sulle strozzature che, una volta risolti potranno garantire una portata più che adeguata alle necessità di traffico future.

Legambiente FVG