mercoledì 30 settembre 2015

REGIONE - SI' ALLA RISTRUTTURAZIONE DELLA REGIONE SU DUE AMBITI FUNZIONALI E ISTITUZIONALI!


 
TRIESTE
CITTA' METROPOLITANA
E
FRIULI 
(PROVINCIE DI UD, PN E GO) 
 PROVINCIA AUTONOMA?


SI', ALLA RISTRUTTURAZIONE
 
DELLA REGIONE SU DUE AMBITI

 FUNZIONALI E ISTITUZIONALI!!


...........................
 

(…) Viene da sospettare che il problema non sia tanto la Trieste Città Metropolitana (TCM) quanto ciò che ne conseguirebbe e cioè, come giustamente fa presente Gianfranco D’Aronco richiamando Sergio Cecotti, una ristrutturazione della Regione su due grandi ambiti funzionali e istituzionali: Trieste e Friuli.

Non solo il Presidente della Provincia di Udine ma anche numerosi circoli autonomisti e friulanisti (oltre che triestini) hanno da tempo metabolizzato l’idea e la coniugano con una nuova, più chiara e funzionale definizione della Regione FVG: da una parte, appunto, la TCM e, dall’altra, una, chiamiamola per ora, “provincia” autonoma del Friuli. Non è, quindi, una cosa nuova. Se ne parla da tempo. Il momento può essere o non essere opportuno ma si tratta di una proposta seria con cui ha senso misurarsi (…)

24 settembre 2015 - Prof. Sandro Fabbro



RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO



Chi ha paura di Trieste

città metropolitana?


di Sandro Fabbro (*)

Che le iniziative del senatore triestino Francesco Russo pro “Trieste città metropolitana” (d’ora in poi TCM) possano creare un po’ di inquietudine nel suo partito ed anche in Consiglio Regionale è comprensibile. Soprattutto in chi è seriamente preoccupato per le minacce nazionali alla specialità regionale. Ma non si può certo dar torto ad un parlamentare triestino di fare il suo mestiere. Ciò che convince meno è il fatto che il Consiglio Regionale ed altre istituzioni reagiscano quasi esorcizzando il problema invece che affrontandolo e discutendolo. Viene da sospettare che il problema non sia tanto la TCM quanto ciò che ne conseguirebbe e cioè, come giustamente fa presente Gianfranco D’Aronco richiamando Sergio Cecotti, una ristrutturazione della Regione su due grandi ambiti funzionali e istituzionali: Trieste e Friuli.
 
Non solo il Presidente della Provincia di Udine ma anche numerosi circoli autonomisti e friulanisti (oltre che triestini) hanno da tempo metabolizzato l’idea e la coniugano con una nuova, più chiara e funzionale definizione della Regione FVG: da una parte, appunto, la TCM e, dall’altra, una, chiamiamola per ora, “provincia” autonoma del Friuli. Non è, quindi, una cosa nuova. Se ne parla da tempo. Il momento può essere o non essere opportuno ma si tratta di una proposta seria con cui ha senso misurarsi.

Certamente ci sono, però, delle condizioni a priori che andrebbero fissate:

  • si discuta sì di TCM ma, al contempo, si discuta anche di questo nuovo Friuli inteso, propongo io, come federazione di territori. E qui la stampa locale ha certamente un ruolo fondamentale.
  • il Friuli inoltre, inteso come friulani e non solo come istituzioni, non se ne stia alla finestra a guardare ma partecipi a questo confronto con una propria proposta collocata allo stesso livello di ambizioni e prospettive della TCM.

Per cominciare a discuterne, devo dire intanto che, se le ragioni del sì sono tutte da mettere a fuoco, le ragioni del no mi sembrano francamente deboli: la TCM (ma, leggasi, un diverso assetto della Regione) sarebbe contro il policentrismo regionale delle UTI e favorirebbe la contrapposizione (o la non cooperazione) tra Trieste ed il resto del territorio regionale. Sono argomenti deboli perché:

  • è assolutamente vero che una Regione articolata in una TCM forte ed in altre 17 UTI sarebbe squilibrata ed inaccettabile. Trieste assumerebbe nuove competenze a differenza del rimanente territorio che rimarrebbe ancorato al modello UTI. Il “policentrismo” delle UTI (ammesso che si venga a capo dei vari contenziosi in atto) rappresenta l’attuale equilibrio nella gestione del territorio regionale. Ma le UTI, come ho già avuto modo di scrivere, senza poteri e finanziamenti veri, sono, nel migliore dei casi, solo un tentativo di riorganizzazione, in area più vasta, dei servizi esistenti. Assolvono, cioè, a compiti gestionali e non di sviluppo. Accoppiare TCM da una parte e UTI dall’altra sarebbe semplicemente offensivo del resto del territorio regionale. Diventerebbe pertanto inevitabile sia pensare ad un consolidamento istituzionale del restante territorio regionale sia ripensare completamente il ruolo della Regione che dovrebbe occuparsi meno di territorio e più di grandi strategie e di internazionalizzazione. Non c’è dubbio, quindi, che la TCM innesca un effetto domino che costringe, in ultima analisi, proprio la Regione a innovare profondamente sé stessa. E’ di questo, quindi, che si sta veramente discutendo!
  • TCM da una parte ed un nuovo Friuli dall’altra, non sarebbero, inoltre, per nulla contro la cooperazione infraregionale ed anche interregionale. Il mio Rettore, il prof. Alberto De Toni, in una intervista sul Piccolo di Trieste, sembra paventare questo rischio. Ma vorrei rassicurarlo. Il porto-regione da lui stesso richiamato nell’intervista, è un concetto, strategico e tecnico assieme, coniato ed elaborato in un recente libro curato da chi scrive assieme al collega M. Maresca (“FVG-Europa: Ultima Chiamata. Un Porto-Regione tra Mediterraneo e Centro Europa”, Forum, Udine, 2014) che si basa sul mettere al lavoro, in un ampio processo di cooperazione economico-territoriale, tutte le economie territoriali ma anche le istituzioni da quelle più locali fino al livello europeo, superando necessariamente, ma senza pensare di eliminarli, confini e poteri amministrativi comunali, provinciali, regionali ed anche nazionali. Il porto-regione è, quindi, semmai, proprio un grande esempio di federazione territoriale che implica forti processi di cooperazione tra Enti ed Istituzioni diversi ma fortemente autonomi e capacitati dal punto di vista strategico ed operativo.

Credo, infine, che il Friuli non debba temere la TCM anche per ragioni più profonde. Il “modello Friuli” nato dalla ricostruzione -e che si andrà a celebrare nel 2016 in occasione del quarantennale del terremoto, è un grande modello di sussidiarietà (verticale ed orizzontale), di visione strategica, di autonomia operativa e partecipazione dal basso. Purtroppo, quel modello, come sostengo da tempo e documenterò in un prossimo libro, è, da anni, in forte crisi! Una prima cosa da fare per il quarantennale è, quindi, ristudiarlo per rilanciarlo e non per obnubilarlo ancor di più. Un Friuli che recuperi quello spirito e quelle basi concettuali ed operative non può sentirsi minacciato dalla TCM, ma, semmai, spronato, nel suo ruolo unico e storicamente fondato, di salvaguardia e promozione di diversità, autonomie, identità e capacità locali di fare e di cooperare. Al Friuli, quindi, nel segno della specialità regionale ma anche di quel suo modello da rigenerare, il compito di prospettare una più ampia sintesi strategica del dibattito in corso.


(*) Sandro Fabbro, professore di Urbanistica e Pianificazione Territoriale, è stato delegato del Rettore Cristiana Compagno ai rapporti con il territorio. Nel 2008 ha coordinato per l’Università, assieme al Comitato di Arnaldo Baracetti, il Patto Università-Territori del Friuli che è stato sottoscritto da 32 istituzioni friulane.
 
.................... 
 
L'articolo a firma del prof. Sandro Fabbro, che ringraziamo per averci autorizzati a pubblicare il suo documento sul nostro Blog,  è stato pubblicato sul quotidiano il Messaggero Veneto (Ud) giovedì 24 settembre 2015 a pagina 13,  con il titolo "Il Friuli sappia raccogliere la sfida"
 

I COLORI E IL GRASSETTO
SONO DELLA REDAZIONE DEL BLOG


 

domenica 27 settembre 2015

MACROREGIONE "DELLE VENEZIE"? NO, GRAZIE!



MACROREGIONE

"DELLE VENEZIE (SIC!)"

(FRIULI -VG , VENETO,

TRENTINO - ALTO ADIGE)?



NO GRAZIE!


ANCHE VENEZIA VUOLE ORA FARE SHOPPING FUORI DEI SUOI CONFINI REGIONALI? DA ANNI STA INFATTI TENTANDO DI METTERE LA "ZAMPA" DEL LEONE VENEZIANO SU IL TRENTINO-ALTO ADIGE E IL FRIULI-VENEZIA GIULIA.

MA ALLORA E' UN VIZIO DELLE CITTA' DI MARE (LEGGI TRIESTE) FARE SHOPPING FUORI DAI PROPRI CONFINI.. 


La Repubblica di Venezia  nella "Patria del Friuli" non ha lasciato un buon ricordo di  visto che  per Venezia il Friuli fu solo un territorio da sfruttare, un cuscinetto geografico per proteggerla dalle armate nemiche e nulla fece per favorirne lo sviluppo economico e culturale, anzi né bloccò lo sviluppo economico in tutti i settori concorrenziali con Venezia e sfruttò in via esclusiva il legname delle foreste friulane.

Così infatti si legge in "Il Friuli-Venezia Giulia", in Enciclopedia tematica, Touring Club italiano, Milano, 2006 secondo volume, La storia. Pagina 150:

" (...) L'arrivo di Venezia non favorì in alcun modo un cambiamento in positivo nelle sorti del Friuli. Al contrario, coincise con una delle fasi storiche più buie che il territorio si trovò ad affrontare. Per Venezia, le terre friulane rappresentavano semplicemente una fonte di introiti fiscali e una sorte di Stato cuscinetto tra la capitale e il confine nordorientale: ben poco fu quindi fatto per farle tornare allo splendore di un tempo  (...)"  

Ma non bastasse il funesto ex-colonialismo veneziano durato ben tre secoli, ricordiamo che la Regione Friuli – Venezia Giulia è una regione, a differenza della Regione Veneto, dove altissima è la presenza di cittadini appartenenti a minoranze linguistiche riconosciute ai sensi dell'art.6 della Costituzione italiana: 600 mila friulanofoni, circa 50 mila slovenofoni e qualche migliaio di germanici.

Giova inoltre ricordare che i  Friulanofoni della Regione Veneto risulta siano pochissimo e malissimo tutelati dalla politica regionale veneta.

Oddionon è che se la passino granchè bene nemmeno i Friulanofoni della nostra Regione visto che si devono accontentare di una miseria di finanziamenti che più miseria non si può!

E nessuno che offra ai friulanofoni abbonamenti quasi gratis sui Bus: consigliere regionale Bruno Marini, ci dà una mano così non lasciamo soli in questo "costosissimo" privilegio gli esuli istriani? 

Ma, anche nell'ottica della eventuale proposta  nazionale di una assurda macroregione del NORD-EST,  la politica regionale pare non aver ancora capito che l'unico ASSO PESANTE che ha in mano per difendere l'autonomia speciale regionale - a vantaggio di tutti, inclusi i cittadini non minoranza linguistica - sono le  tre minoranze linguistiche storiche che vivono in regione: oltre il 50% della popolazione regionale!

Pur di non riconoscere questa realtà evidentissima la politica regionale si inventa assurdità come:

1) abbiamo diritto all'autonomia speciale perché siamo VIRTUOSI (SIC!!!)
2) siamo una regione di confine (forse il Piemonte e la Liguria non lo sono?)
3) piattaforma logistica (come tante altre regione italiane!).

LA "MACROREGIONE" PROPOSTA DA LUCA ZAIA E MATTEO SALVINI, CON MATTEO RENZI PARE CONSENZIENTE E GRADITA AL CAPO GRUPPO ALLA CAMERA DEL PD, IL TRIESTINO SUPER.DOC ETTORE ROSATO, SIGNIFICHEREBBE ANNACQUARE LE MINORANZE LINGUISTICHE SLOVENA, FRIULANA  E GERMANICA DELLA NOSTRA REGIONE  IN "UN MARE" DI MONOLINGUI ITALIANI!

UNA CHIARA OPERAZIONE DI "PULIZIA ETNICA" DENUNCIABILE ALLA CORTE DI GIUSTIZIA EUROPEA E ALL'ONU!

Una operazione di pulizia etnica a mezzo "annacquamento etnico", già effettuata in passato dallo Stato italiano in Istria e nel Carso triestino.

Per annacquare sloveni e croati (erano troppi!), in Istria, dal 1918 al 1940, furono utilizzati i regnicoli italiani che poi ci risultano conteggiati come "profughi istriani" dopo il 1947 pur essendo vissuti in Istria non più di 20 anni e avendo poi fatto ritorno nella loro regione di origine in Italia; con la medesima finalità nel Carso triestino slovenofono, dopo il 1947, si crearono consistenti insediamenti di profughi istriani nel bel mezzo di realtà territoriali comunali "interamente" slovenofone.  Lo scopo era sempre quello: la pulizia etnica.

Per saperne di più, su un tema sicuramente ignorato dalla quasi totalità dell'opinione pubblica regionale e nazionale, in primis i politici locali, si consiglia la lettura della ottima ricerca storica pubblicata dallo storico triestino Piero PURINI:

METAMORFOSI ETNICHE - I cambiamenti di popolazione a Trieste, Gorizia, Fiume e in Istria 1914-1975 - di Piero Purini - edito dalla Casa editrice KappaVu nel 2010.

In conclusion,
la macroregjon
 
NO SI PUES FÂ!
 
LA REDAZIONE DEL BLOG




mercoledì 23 settembre 2015

LA OLIGARCHIA POLITICA DI PORDENONE NON RAPPRESENTA IL FRIULI OCCIDENTALE (PROVINCIA DI PORDENONE).


LA OLIGARCHIA POLITICA
DI PORDENONE 
NON RAPPRESENTA
IL FRIULI OCCIDENTALE
(Provincia di Pordenone)

..............................

(…) le esternazioni ricorrenti a Pordenone su possibili passaggi al Veneto (altro è la collaborazione sempre auspicabile) appaiono più boutades che dibattiti costruttivi. E allora lasciate che anch’io ne butti una: “Poiché alcuni vorrebbero trasferire Pordenone nel Veneto e visto che i comuni del Portogruarese (San Michele a Tagliamento, Cinto Caomaggiore,…) hanno scelto democraticamente con referendum di passare nella regione Friuli- Venezia Giulia, accontentiamo gli uni e gli altri con uno scambio alla pari”. Sempre che i cittadini di Pordenone condividano, a maggioranza qualificata (come nel Portogruarese) l’aspirazione a cambiare regione (...).
UBALDO MUZZATTI

(Friulano della Provincia di Pordenone)

.........



RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO


LA COLLOCAZIONE DI PORDENONE

E DEL FRIULI OCCIDENTALE

di

Ubaldo Muzzatti


Quando ero attivo professionalmente, ho avuto modo di operare anche in Veneto, tra cui nel Portogruarese e nell’entroterra veneziano. Ricordo bene le traversie e le difficoltà per il disbrigo di pratiche che comportavano il raggiungimento di sedi (Tribunale, Camera di Commercio e altre) ubicate nella splendida città lagunare. Perciò, so per certo che l’accorpamento degli Uffici giudiziari a Pordenone, invece che a Venezia, è stato salutato positivamente da utenti e professionisti della zona. Mi domando, pertanto, se quanti – a fronte delle previste soppressioni di enti e istituzioni a Pordenone – vorrebbero fare “atto di dedizione a Venezia” si rendono conto delle difficoltà logistiche e dei costi aggiuntivi che caricherebbero sugli utenti di Pordenone e del Friuli occidentale.

Avendo la Regione (e lo Stato) deciso di sopprimere le Province (tutte e non una), per pura casualità (e non per trame) la prima a iniziare l’iter di dismissione è stata quella di Pordenone. E già allora ci fu chi evocò il trasloco in Veneto. Dimenticando che in quella regione ci sono almeno una decina di città consimili (Bassano, San Donà, Schio, Castelfranco, Conegliano, …) che non sono mai state capoluogo di provincia. Pordenone lo è stata grazie alla Regione Autonoma Friuli - Venezia Giulia. E ne ha tratto i benefici conseguenti: uffici regionali, enti dello stato, sovra-finanziamenti legati al ruolo che le hanno permesso di dotarsi di strutture, contenitori e contenuti pregevoli, spesso sovradimensionati per l’utenza urbana e d’area vasta.
Talché i Pordenonesi  dovrebbero erigere un monumento agli autonomisti friulani (Tessitori e Pasolini in testa) che hanno voluto e ottenuto una regione autonoma, distinta dal Veneto. Altro che bramare di traslocarvi.

La prefettura, poi, è un’istituzione dello Stato che ne decide le sorti in piena autonomia. Fa sorridere che, all’annunciata soppressione di quella Pordenonese, ancora una volta, si minacci l’abbandono della Regione, che nulla c’entra e poco potrà fare in materia. Che dire poi della “mossa del cavallo” tesa a saltare la casella di Udine, per accasarsi con Gorizia e Trieste? Siamo sicuri che utenti e associati, in grande maggioranza del territorio e non solo della città, sarebbero lieti di essere separati dal loro ambito naturale: il Friuli?

Si ha l’impressione, infatti, che Enti e Associazioni, a valenza sovra comunale, che hanno sede a Pordenone, dimentichino che non sono espressione della sola città, ma di quella che è ancora una provincia friulana. Così almeno finché non sarà portato a termine il progetto di riordino delle autonomie locali in corso. Ma poi, con le Unioni intercomunali, non si può pensare che cittadini e imprese di Sanvitese, Spilimberghese, Maniaghese, vogliano seguire strade che li allontanerebbero dalla loro collocazione storica e geografica.

Nella sua apprezzata analisi delle pulsioni pordenonesi, Mario Quaia, qualche giorno fa su queste pagine, invitava la classe dirigente (non solo politica) a dedicarsi ai progetti e non alla difesa dei simboli. Mi permetterei di aggiungere che bisognerà anche abituarsi alla riduzione dei privilegi. Lo sviluppo delle città e dei territori sarà sempre più legato all’operato dei rispettivi cittadini e amministratori e non alle rendite di posizione. Ciascuno dovrà fare con le risorse che genera da se stesso e la quota parte di quelle pubbliche che gli competono in base a parametri oggettivi. Soppressa la Provincia, verranno meno il ruolo di capoluogo e i relativi bonus. Questa è una delle due preoccupazioni che assilla la dirigenza pordenonese. Sulla seconda, possiamo … sopra-sedere.

Alla luce di quanto detto, le esternazioni ricorrenti a Pordenone su possibili passaggi al Veneto (altro è la collaborazione sempre auspicabile) appaiono più boutades che dibattiti costruttivi. E allora lasciate che anch’io ne butti una: “Poiché alcuni vorrebbero trasferire Pordenone nel Veneto e visto che i comuni del Portogruarese (San Michele a Tagliamento, Cinto Caomaggiore, …) hanno scelto democraticamente con referendum di passare nella regione Friuli Venezia Giulia, accontentiamo gli uni e gli altri con uno scambio alla pari”. Sempre che i cittadini di Pordenone condividano, a maggioranza qualificata (come nel Portogruarese) l’aspirazione a cambiare regione.




Ubaldo Muzzatti

...........


Il documento a firma di Ubaldo Muzzatti – che ringraziamo per l'invio – è stato pubblicato sul quotidiano IL MESSAGGERO VENETO - edizione di Pordenone , il 23 settembre 2015
...............

Numero Comuni della Provincia di Pordenone in cui è riconosciuta ufficialmente la presenza della minoranza linguistica friulana ai sensi della legge 482/99 e dell'art. 6 della Costituzione italiana: 36 COMUNI su 50 !

Peccato che l'oligarchia politica che comanda a Pordenone "centro storico" straparli  di  una inesistente  "identità pordenonese" (SIC! SIC!) nel mentre non solo non fa nulla per la tutela della minoranza linguistica friulana, maggioritaria nella Provincia di Pordenone, ma perfino risulti essere friulanofobica e contro i diritti linguistici dei friulanofoni .

Che fine hanno fatto i fondi che l'amministrazione regionale ha dato negli anni all'amministrazione provinciale di Pn per la tutela della minoranza linguistica friulana? Quanti cartelli stradali bilingui (italiano - friulano) ci sono nelle strade gestite dalla Provincia di Pn? E a Pordenone città quanti friulanofoni del retroterra si sono inurbati in questa cittadina e sono stati privati dal Comune di Pordenone di ogni ben che minima tutela, come se il Comune di Pordenone fosse una città della Regione Lazio e non il capoluogo del Friuli occidentale?

LA REDAZIONE DEL BLOG



domenica 20 settembre 2015

REGIONE - LE MINORANZE LINGUISTICHE SONO TRE E NON UNA SOLA!


REGIONE

LE MINORANZE LINGUISTICHE

SONO TRE

E NON UNA SOLA!



 
 
"2 marzo 2015 - In breve nel tratto dell’autostrada A23 Palmanova-Tarvisio che attraversa la Valcanale saranno apposti cartelli indicatori bilingui italiano-sloveno. Lo informa una nota del vicepresidente del Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia, Igor Gabrovec. A lui si è rivolta la ditta alla quale la società concessionaria ha commissionato i nuovi cartelli per verificare la loro correttezza e le località dove andranno installati. «La notizia che la società concessionaria (Autostrade per l’Italia, ndr) si stia adeguando alla legge di tutela è positiva – evidenzia Gabrovec –. Da tempo la presidente della Giunta regionale, Debora Serracchiani, ha sottoscritto il decreto attuativo, perciò ogni dilazionamento è ingiustificabile».”

 

...............

COMMENTO
 
 
"Più correttamente"  perchè nella Val Canale - tratto autostradale - non sono stati previsti cartelli trilingui o bilingui (friulano - sloveno - tedesco) accanto al nome in italiano invece di limitarsi al bilinguismo "italiano-sloveno"?  E le minoranze linguistiche tedesca e friulana di Tarvisio? E la minoranza linguistica friulana di Pontebba? Il cartello trilingue o bilingue, costa quanto il cartello monolingue italiano, neanche un centesimo in più!
 
Il problema non è dunque il costo del cartello trilingue o bilingue, ma ideologico e la responsabilità è tutta della politica regionale che sistematicamente si dimentica che le minoranze linguistiche che vivono in regione sono tre e non una sola. Quanto volte dobbiamo ancora ricordare che, come da sentenze della Corte Costituzionale, non è ammesso discriminare tra minoranze linguistiche riconosciute e tutelate ai sensi dell'art. 6  della Costituzione italiana?

Troppo spesso la politica regionale dimentica che oggi l'unico motivo di specialità della nostra regione è la presenza massiccia di minoranze linguistiche (600 mila friulanofoni, circa 50 mila slovenofoni e qualche migliaio di germanici): tutelarle adeguatamente significa difendere l'autonoma speciale della nostra regione.

Significa anche trasformarle in un importante motore dell'economia regionale capace di creare molti posti di lavoro, in particolare nei settori "turistico, agroalimentare e culturale/mass-media".

Un prodotto agroalimentare con l'etichetta bilingue è difficile da copiare e attrae l'attenzione del consumatore!  Un cartello stradale bi-trilingue incuriosisce il turista che si interroga sulla storia del territorio che sta visitando. E il trilinguismo friulano-sloveno-germanico,  potrebbe mettere in moto tutto il settore culturale, (stampa/editoria, produzioni radio-televisive, ecc.) con importanti ricadute economiche come è successo in Galles. In regione non c'è solo il Porto di Trieste!

 Ricordiamo infine che è l'Unione Europea che considera la "AMMINISTRAZIONE AUTONOMA" uno strumento fondamentale nella tutela delle minoranze linguistiche ("Raccomandazione 1201" dell'Assemblea Parlamentare del Consiglio d'Europa del 1993)

Omettere la tutela delle minoranze linguistiche è una forma sottile di politica di assimilazione e di pulizia etnica in contrasto con i diritti dell'uomo!  
 

 

LA REDAZIONE DEL BLOG
  

venerdì 18 settembre 2015

COMUNICATO STAMPA - QUANDO SI GOVERNA INSEGUENDO LE MODE....


Comitât pe Autonomie
e pal Rilanç dal Friûl

Comitato per l'Autonomia e il Rilancio del Friuli

 
COMUNICATO STAMPA
 

Quando si governa

inseguendo le mode...

16 settembre 2015


Sono passati appena un paio d'anni da quando l'opinione pubblica debitamente sollecitata da giornali in cerca di scoop, vedeva nelle province e nei vari enti ad esse collegati una realtà di sprechi, duplicazioni e inefficienze. A due anni di distanza, iniziato lo smantellamento di questi enti ed uffici, ci si accorge che “se peso il tacon del buso”.

A Trieste non si pongono il problema poiché la loro UTI è esattamente la copia della Provincia triestina e si magnificano future città metropolitane che inglobino Monfalcone e chissà cos'altro, a Gorizia la situazione di città di confine permette ancora qualche respiro, a Udine si deve ancora capire cosa sta succedendo lasciando la Provincia agonizzante in uno “splendido” isolamento mentre invece Pordenone scalpita rumorosamente perché adesso sembra inaccettabile l'idea che il processo di fusione dei vari enti (CCIAA, Prefetture, ecc.) converga su Udine.

Senza alcuna logica si vaneggia di unificare enti con Venezia o Trieste piuttosto che con Udine, forse pensando che la distanza e la discontinuità territoriale imporrà di lasciare le cose come sono. Ci pare una ipotesi senza prospettiva!

Perchè non chiedere invece di unire Pordenone a Udine con una superstrada o bretella autostradale ipotizzando connessioni veloci e uno sviluppo dell'asse tra le due città a beneficio dell'intera regione? E' troppo difficile?

O forse dobbiamo ipotizzare che la borghesia veneta di “Pordenone città”, spesso immigrata negli anni 60 dalla provincia di Treviso grazie ai tanti posti di lavoro che la Zanussi aveva creato, in realtà non rappresenti adeguatamente tutto il Friuli occidentale ove, giova ricordalo, ben 36 Comuni su 50 si sono dichiarati di minoranza linguistica friulana?

A Pordenone dovrebbero guardare un po' oltre la punta dei piedi ricordando che la città dovrebbe porsi l'obiettivo di rappresentare tutta l'attuale provincia, compresa la montagna (ahi! Si chiamano Dolomiti friulane e a Pordenone, con i soldi per la tutela delle lingua friulana hanno fatto “altro”) e non esclusivamente il centro storico di Pordenone.

Straparlare di associarsi alla Camera di Commercio di Venezia ricorda il marito che si taglia i suoi “gioielli “ per far rabbia alla moglie!
 
Invece serve la capacità di individuare, anche in questa fase confusa, le possibili opportunità per tutto il Friuli!

 

Il presidente del Comitato

Paolo Fontanelli

 

mercoledì 16 settembre 2015

ALLA LOBBY POLITICA TRIESTINA PIACE MOLTO FARE SHOPPING IN FRIULI!


ALLA

“LOBBY POLITICA TRIESTINA”

PIACE MOLTO

FARE SHOPPING IN FRIULI!




Così, sul quotidiano  IL PICCOLO, risulta aver dichiarato il sindaco di Trieste Cosolini:

"Per me l’area metropolitana deve necessariamente andare oltre i confini dell’attuale provincia, altrimenti non avrebbe granché significato strategico."



COMMENTO

DELLA REDAZIONE DEL BLOG

Dopo il collegio elettorale triestino extra-large, avremo anche una città metropolitana triestina taglia “XXL” allargata al Friuli orientale (Friuli goriziano) e magari anche a parte della Provincia di Udine?

Al sindaco di Trieste Cosolini, la provincia di Trieste pare andare troppo stretta..... meglio allargarsi in Friuli, terra di conquista per il municipalismo alabardato.......
  
Ricordiamo al Sindaco di Trieste Cosolini che l'Unione Europea "TUTELA l'INTEGRITA' TERRITORIALE" del territorio in cui vive una minoranza linguistica storica, soprattutto se maggioritaria nel territorio in cui da sempre vive, come nel caso della minoranza linguistica friulana.

Che per la lobby politica triestina la minoranza linguistica friulana (definita dall'Unione Europea con il termine giuridico equivalente di "minoranza nazionale", termine giuridico che  non significa affatto "minoranza linguistica con Stato") non sia meritevole di tutela e riconoscimento legislativo/costituzionale, che ogni centesimo di euro di finanziamento stanziato dalla Regione a favore della sua tutela sia uno "spreco di denaro pubblico"  e come tale sistematicamente denunciato con incredibili polemiche e grandissima enfasi a livello mediatico e politico, è cosa nota.

Difficile per i Friulani dimenticare che il Consiglio comunale di Trieste, a suo tempo ha deliberato CONTRO l'insegnamento della lingua friulana a scuola nei "Comuni friulanofoni", con una interferenza politica al limite del razzismo linguistico.

Alla luce di quanto sopra esposto, l'area metropolitana triestina, se costituita, non può dunque superare i confini dell'attuale Provincia di Trieste, piaccia o non piaccia alla lobby politica triestina sempre prontissima a fare shopping in Friuli ignorando sistematicamente le minoranze linguistiche che ivi ci vivono da oltre un millennio....
 
Friulani, Sloveni e Germanici della nostra regione, devono forse essere costretti a rivolgersi alla "Corte di Giustizia europea" per denunciare i soprusi a loro danno della Lobby politica triestina e del governo regionale triestinocentrico?
 

Elenco Comuni in cui è riconosciuta ufficialmente la presenza della minoranza linguistica friulana ai sensi della legge 482/99 e dell'art. 6 della Costituzione italiana.

 

PROVINCIA DI GORIZIA:

15 COMUNI SU 25
 

PROVINCIA DI PORDENONE:

36 COMUNI SU 50
 
PROVINCIA DI UDINE:
125 COMUNI SU 136

 
A cui poi vanno aggiunti i Comuni regionali in cui è stata ufficialmente riconosciuta la presenza delle minoranze linguistiche slovena e germanica. 
 
 
BASTA SHOPPING
 
IN FRIULI !! 
 
..................
 

DA “WWW.LAVITACATTOLICA.IT”

 
www.lavitacattolica.it


16.09.2015

TITOLO - Il Pd giuliano: «Il sogno della Grande Trieste non è morto»
 
SOTTOTITOLO - Il Consiglio regionale ha detto no, ma in 3 si dissociano: «Tutto da discutere nel merito»
   

"Attenti alla Grande Trieste. Il Comitato per l'autonomia e il rilancio del Friuli lancia l'allarme: vogliono ridurre istituzionalmente il Friuli a contado della «metropoli» portuale. Lo spunto è una dichiarazione alla stampa (al quotidiano «Il Piccolo» per l'esattezza) del sindaco di Trieste Roberto Cosolini: «Per me l’area metropolitana deve necessariamente andare oltre i confini dell’attuale provincia, altrimenti non avrebbe granché significato strategico». (…)
Emblematico delle tante divisioni, ambiguità e anche ipocresie all'interno del Partito Democratico è anche un comunicato diffuso ieri dai tre consiglieri regionali del Pd eletti a Trieste Franco Codega, Franco Rotelli e Stefano Ukmar a commento dell'emendamento approvato la scorsa settimana che ribadisce la potestà primaria del Consiglio regionale nelle modifiche dello Statuto, rigettando al mittente l'emendamento del senatore triestino del Pd Francesco Russo che aveva introdotto a Palazzo Madama un emendamento che introduce la Città metropolitana triestina. In sostanza i tre consiglieri dicono che quell'atto non conta nulla: "Negli ultimi giorni le cronache locali hanno ripetutamente affermato che il Consiglio regionale, rispetto al tema della Città metropolitana avrebbe bocciato, nell'ultima seduta, il progetto di una sua realizzazione a Trieste. Nulla di più falso, il Consiglio regionale si è limitato a ribadire la propria autonomia decisionale in materia e la necessità, per ogni modifica allo Statuto regionale, di un'intesa tra Consiglio regionale e Parlamento", dicono i tre dem.(...)
Insomma la lobby trasversale triestina è al lavoro e nei prossimi mesi ne vedremo delle belle.
Roberto Pensa     
LEGGI TUTTO L'ARTICOLO


domenica 13 settembre 2015

CITTA' METROPOLITANA, LEGGE REGIONALE n.1/2006 (LEGGE IACOP) E LA LOBBY DEI POLITICI TRIESTINI.


 
CITTA' METROPOLITANA,

 LEGGE REGIONALE

NR. 1/2006

(LEGGE IACOP)


 E LA LOBBY

 DEI POLITICI TRIESTINI

............

Comunicati Agenzia

Consiglio Notizie

 
Pd: Codega, città metropolitana, precisazioni
12 Settembre 2015, ore 11:29


(ACON)Trieste, 12 set - COM/MPB - Il consigliere regionale del Pd Franco Codega, a proposito delle due mozioni discusse in Consiglio regionale relative all'emendamento Russo sulla città metropolitana, interviene per precisare - a fronte di quanto pubblicato sulla stampa locale - che "l'emendamento Russo al Senato è stato il pretesto per mettere a fuoco un tema di fondo di portata ben più vasta ossia quale debba essere la procedura per il cambiamento dello statuto della nostra regione che al contempo sia rispettosa sia del ruolo del Parlamento sia della autonomia regionale. Non a caso il dispositivo finale, votato all'unanimità da tutti non accennava minimamente al tema dell'emendamento Russo, ma al contrario impegnava "il presidente del Consiglio e il presidente della Regione a ribadire nelle sedi istituzionali competenti le prerogative del Consiglio regionale rispetto ai progetti di modifica statutaria proposti dal Governo e dal Parlamento".

"Centrale - sottolinea Codega - era ribadire il metodo dell'intesa tra Consiglio e Parlamento come l'unico metodo rispettoso dei rispettivi ruoli. E su questo si è trovata l'unanimità.


"Del resto, la discussione sulla opportunità o meno di introdurre esplicitamente in Statuto regionale la possibilità della città metropolitana era una discussione del tutto oziosa per il semplice fatto che la condizione attuale, che non vede appunto nello Statuto Regionale la esplicitazione di tale possibilità, non ha impedito a suo tempo l'approvazione della L.R. n.1/2006 (Legge Iacop) che prevedeva proprio l'istituzione delle città metropolitane. Legge tuttora in vigore.
 
"Si farà Trieste città metropolitana? Solo se e quando il Consiglio regionale deciderà. Non dimentichiamoci però - conclude Codega - che ora abbiamo da portare a casa la Riforma degli Enti Locali".
..............



LEGGE REGIONALE
del 09/01/2006, N. 001
 

PRINCIPI E NORME FONDAMENTALI DEL SISTEMA REGIONE - AUTONOMIE LOCALI NEL FRIULI VENEZIA GIULIA

http://lexview-int.regione.fvg.it/fontinormative/xml/xmlLex.aspx?anno=2006&legge=1&lista=1&fx=#

 

(omissis)
 
Art. 2  

(Pluralismo istituzionale)

1. Le comunita’ locali del Friuli Venezia Giulia, ordinate in Comuni e Province, sono autonome e rappresentano il pluralismo istituzionale e l’insieme delle relazioni umane e sociali dei territori costituenti la regione.

2. Nel Friuli Venezia Giulia i Comuni, le Province e la Regione, quali espressioni della sovranita’ popolare, hanno pari dignita’ istituzionale e ispirano la propria azione ai principi di leale collaborazione e di responsabilita’, nel rispetto delle proprie peculiarita’

 

3. Nel riconoscere il pluralismo storico, culturale e  linguistico del Friuli Venezia Giulia, quale elemento fondante della comunita’ regionale, gli enti locali e la Regione tutelano e valorizzano le caratteristiche delle comunita’locali presenti nel territorio, per concorrere allo sviluppo della societa’.     

 
(omissis)

    

TITOLO II
 
SISTEMA ISTITUZIONALE
DEI POTERI PUBBLICI

Capo I
Regione, Province e Comuni

Art. 5

(Sussidiarieta’, differenziazione
e adeguatezza)
 

1. Nella regione Friuli Venezia Giulia, le funzioni amministrative sono conferite a Comuni e Province secondo i principi di sussidiarieta’, differenziazione e adeguatezza, al fine di favorirne l'assolvimento da parte dell'ente territorialmente e funzionalmente piu’ vicino ai cittadini interessati.


(omissis)


Art. 6

(Obiettivi strategici nell'esercizio delle funzioni Amministrative)
 
(omissis)

 

4. La Regione esercita funzioni di alta pogrammazione secondo le modalita’ previste dalla legge, al fine di perseguire lo sviluppo omogeneo dell'intera comunita’
regionale.

(omissis)

.................


 
COMMENTO
 
DELLA REDAZIONE DEL BLOG
 
 

A noi pare che l'attuale riforma degli enti locali targata Panontin/Serracchiani, stravolga totalmente i principi giuridici e costituzionali che erano alla base della precedente legge regionale nr. 1/2006 (legge Iacop).
Legge regionale Iacop,  che dava piena attuazione all'art. 114 della Costituzione italiana e all'art. 11 dello Statuto di autonomia speciale della Regione Friuli - Venezia Giulia.
 
A noi pare che il "colpo di mano" del senatore TRIESTINO Francesco Russo sia un attacco gravissimo all'autonomia regionale e che il dibattito politico sulla possibile istituzione della città metropolitana di Trieste sia un dibattito "fondamentale" per il futuro istituzionale della Regione.
Se non altro perché la sua istituzione OGGI  (nel 2006 era molto diverso!) "penalizzerebbe" in maniera abnorme la regione Friuli (Provincie di Udine, Pordenone e Gorizia), salvo che non si istituisca una pari realtà istituzionale anche per il Friuli (prospettiva che pare essere oggi esclusa dalla politica regionale).  
 
Nel 2006 l'autonomia e i compiti delle provincie (enti locali di zona vasta) della nostra regione erano stati rafforzati dalla legge Iacop e i Comuni vedevano garantita la loro autonomia costituzionale.

Oggi al posto delle Provincie, democraticamente elette dai cittadini, abbiamo 18 UTI "imposte" dalla Regione a forza di "commissariamenti", prive di elezione diretta, senza alcun potere contrattuale politico e  con  i Sindaci  che  non contano più nulla: siamo nello sfascio più totale della democrazia....
 
E' in questo quadro politico che si inserisce la proposta della istituzione della città metropolitana di Trieste...
 
Il pessimo (per il Friuli!) quadro istituzionale che si va delineando con la riforma degli enti locali targata Panontin/Serracchiani, non può essere dimenticato nel momento in cui c'è chi sta proponendo la città metropolitana di Trieste, ossia concretizzando privilegi, super-autonomia  e super-finanziamenti per la SOLA città alabardata: che poi è questo che pretendono il senatore Francesco Russo e tutta la lobby politica triestina....
 
E il Friuli?
Prego.... come dice?
 
..............