domenica 30 novembre 2014

STATUTO SPECIALE E "VIRTUOSITA'" - UNA "FESSERIA" CHE HA FATTO SCUOLA!



STATUTO SPECIALE
 
E "VIRTUOSITA' " 
 

UNA "FESSERIA" CHE

HA FATTO SCUOLA!


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Dal sito internet

del settimanale

LA VITA CATTOLICA



La Lombardia vuole la specialità per sé ma non per il Friuli-V.G.
 
"Una prospettiva che, a suo giudizio, non va in contraddizione con il progetto di referendum consultivo per dare alla Lombardia proprio lo Statuto speciale, la cui discussione in commissione è iniziata questa settimana. "Anche la proposta di referendum in Lombardia è lo strumento adeguato per affrontare la questione", ha detto il presidente del Pirellone, perché se devono rimanere Regioni a Statuto speciale, "allora deve essere utilizzata da chi ha dimostrato di essere in grado di saperla usare, con comportamenti virtuosi", come la Lombardia.”

LEGGI TUTTO L'ARTICOLO
 

 
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REGIONE A

STATUTO SPECIALE
 
PERCHE'

"REGIONE VIRTUOSA"?
 
????
 

giovedì 27 novembre 2014

RIFORMA ENTI LOCALI, SERVONO SINDACI CHE PENSINO IN GRANDE


 
 
RIFORMA ENTI LOCALI,

SERVONO SINDACI

CHE PENSINO IN GRANDE

di ROBERTO MEROI


Giovedì 13 Novembre 2014,

Il Gazzettino (Ud)



In Friuli ci sono 211 comuni e, quindi, 211 sindaci. Non sono pochi.
 
Tuttavia, l'opinione pubblica regionale sente intervenire questi sindaci solo raramente su questioni che non siano di stretta pertinenza comunale. Impegnatissimi ad amministrare, si dirà.
 
Sarà pure così, ma c'è da sottolineare che essi sono stati votati ed eletti dai cittadini e che, pertanto, a tutti gli effetti sono dei politici. Politici di questa regione, politici in buona parte con radici friulane e di lingua madre friulana.

Ognuno di essi potrebbe essere chiamato a comporre quelle nuove unioni territoriali intercomunali secondo lo schema di disegno dell'ipotizzata riforma di ordinamento degli enti locali che la giunta regionale intenderebbe far calare sulle teste del milione di cittadini che compongono quelle che sono le province di Gorizia, Pordenone e Udine.

I cittadini vorrebbero che i sindaci degli attuali comuni friulani facessero davvero i politici. Vorrebbero sentirli esprimere il loro parere anche su temi di politica regionale.

Certamente, perché sono loro i politici di oggi, ma soprattutto perché adesso spetta  a loro delineare quale sarà l'assetto futuro dell'intero Friuli, Trieste a parte.

Una eventuale riforma stabilita dalla Regione potrebbe decidere le sorti dell'intero Friuli per i prossimi 50 anni, se non per l'intero secolo XXI.

La giunta regionale non può pensare di fare tutto da sola legiferando allegramente su un tema così importante per lo sviluppo futuro di questo piccolo lembo di terra, ma deve ascoltare il parere anche di tutti i sindaci del Friuli, perché essi sono i rappresentanti del popolo friulano.

I sindaci del Friuli, a loro volta, devono prendersi le loro responsabilità e rendersi conto che il destino di centinaia di migliaia di persone passerà anche attraverso le loro  convinzioni e la loro azione politica. Riflettano, dunque, molto bene tutti i sindaci del Friuli! Si preparino adeguatamente a dire dei no convinti, se occorre.
 
Non accettino passivamente le direttive del partito.

Pensino sì al loro comune, grande o piccolo che sia, ma guardino, in un'ottica più vasta, intercomunale, anche alle problematiche future di tutto il Friuli. Comincino a pensare in grande.


Roberto Meroi

lunedì 24 novembre 2014

REGIONE - RIFORMA ENTI LOCALI - "AREE METROPOLITANE? PERCHE' NO? TRIESTE E LE ALTRE" DI GIORGIO CAVALLO



REGIONE

RIFORMA ENTI LOCALI

"SPECIALE"

SOLO TRIESTE?

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Aree metropolitane?

Perché no? Trieste e le altre.


di GIORGIO CAVALLO


In questi giorni a Trieste ci si azzanna per la definizione di una specificità legislativa da introdurre nella legge di riforma delle autonomie locali in  discussione nel Consiglio Regionale del F-VG.

L'obiettivo è quello di far approvare una forma più o meno palese di città metropolitana con poteri diversificati rispetto alle Unioni Intercomunali previste dalla legge e in grado comunque di evitare una soppressione delle identità comunali delle località esterne alla città di Trieste fortemente caratterizzate dalla presenza della minoranza slovena.

Sono in ballo soprattutto le volontà di mantenere alcune funzioni attualmente in capo alla Provincia e trasferire poteri di governo dell'economia e dello sviluppo, come ad esempio quelli connessi alla portualità ed alla EZIT (ente Zona Industriale di Trieste), ad un soggetto istituzionale territoriale particolare.

Per motivi politici la questione Trieste troverà soluzione in sede di approvazione della legge di “riforma” da parte del Consiglio Regionale.

Ma questo, a mio parere, apre una questione più ampia che per coerenza dovrebbe ugualmente trovare risposta. Perché Udine, Pordenone e Monfalcone, che pure hanno caratteristiche di sistemi urbani, non possono usufruire di uno strumento istituzionale analogo, magari graduato per le diverse realtà, che faccia carico al sistema urbano stesso di poteri particolari di governo ed al tempo stesso non reprima le soggettività delle aree esterne alla città che ne integrano la funzionalità di centro ordinatore di un modello di sviluppo territoriale?

Sia chiaro, questo ragionamento non ha nulla a che vedere con il conflitto eterno che contrappone Trieste al Friuli, a partire dal forzato matrimonio imposto dalla Costituzione, ma è una indicazione di modernizzazione che prende atto di un quadro insediativo profondamente mutato negli ultimi cinquanta anni.

Mi pare che giorni fa alcune caute prospettive in questa direzione siano state avanzate dai sindaci di Udine e Pordenone. Peraltro immediatamente zittite dal quadro politico troppo preoccupato di non scatenare il malcontento di una pluralità di sindaci a rischio coinvolgimento con la paura di essere divorati dal pesce più grosso ed anche per la difficoltà di aggiustare una legge già piena di buchi e di difficile conduzione.

Ma il tema esiste. E da un bel po' di anni.

Se il governo dei sistemi urbani costituisce un momento specifico di interpretazione della realtà non riconducibile unicamente alla efficienza ed al risparmio nella fornitura di servizi ma elemento essenziale di rafforzamento della competitività dei territori, limitarsi ad esaudire la legittima aspettativa della città immediata dell'Impero mi pare sia un errore.

Forse qualcuno non si è ancora accorto che attualmente le piattaforme insediative e logistiche di Udine e Pordenone non solo sono gli assi portanti del sistema economico e produttivo regionale su cui comunque puntare per affrontare la crisi, ma hanno anche numeri paragonabili e probabilmente superiori a quelli di Trieste.

Infine non va dimenticato che il Decreto Legislativo 2 gennaio 1997 n.9 che definisce le norme di attuazione dello Statuto Speciale di autonomia in materia di Enti Locali e relative Circoscrizioni è ancora in vigore e non è da buttare via. Usiamolo fin che siamo in tempo.

 
Giorgio Cavallo
 

Udine 18 novembre 2014
 
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Il documento a firma di Giorgio Cavallo è stato pubblicato giovedì 20 novembre 2014 sul quotidiano dell'Arcidiocesi di Udine LA VITA CATTOLICA, con il significativo titolo di “SPECIALE SOLO TRIESTE?”
 
 

domenica 23 novembre 2014

COMUNICATO STAMPA - PLURALITA' E INFORMAZIONE - LA SOLIDARIETA' DEL COMITATO ALLA REDAZIONE DEL GAZZETTINO DI UDINE


 
COMITATO PER L'AUTONOMIA

E IL RILANCIO DEL FRIULI


COMUNICATO STAMPA

 
 
Pluralità e informazione



Ogni giorno assistiamo alla scomparsa di specie animali e vegetali, alla perdita di lingue e di culture, perchè meravigliarsi se la proprietà di un giornale ristruttura e riduce ai minimi termini la propria redazione udinese, vecchia di oltre cento anni?

E' certamente un periodo difficile per la carta stampata, sostituita sempre più frequentemente da televisione, social networks, stanchezza dei lettori e voglia di un rassicurante monopolio ma il monopolio non è mai rassicurante, la pluralità dell'informazione è un elemento fondativo della democrazia e la riduzione a presenza appena simbolica di un quotidiano locale come il Gazzettino, a Udine e nella sua provincia, non può che destare rammarico e preoccupazione. 

Se consideriamo poi che Udine si troverà con la direzione delle pagine del Friuli a Pordenone e, in prospettiva, la direzione dell'altro quotidiano locale a Trieste, ben comprendiamo il livello di perdita di peso politico ed economico della capitale del Friuli. 

Alla redazione di Udine del Gazzettino il nostro sostegno e solidarietà, alla proprietà del giornale l'invito ad essere lungimiranti, a tutti noi friulani l'invito a difendere la pluralità, in ogni campo.

19 novembre 2014



COMITATO PER L'AUTONOMIA

E IL RILANCIO DEL FRIILI

Il presidente

Paolo Fontanelli


venerdì 21 novembre 2014

"Il diavolo fa le pentole ma non i coperchi. Un 2 novembre per il Friuli" di Giorgio Cavallo

 
RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO:


Il diavolo fa le pentole

ma non i coperchi.
 
Un 2 novembre per il Friuli.

 
di

Giorgio Cavallo


Finalmente, con il fondo del 2 novembre, il nuovo direttore del Messaggero Veneto ha svelato il suo programma di regista del coro.

"Affidiamo per il momento a Debora Serracchiani la difesa possibile dell'Autonomia “virtuosa” e prepariamoci a lavorare per la macroregione del Nord in cui anche il Friuli potrà trovare la sua giusta collocazione."

Chi conosce fin da piccolo il direttore del MV sa bene che è una persona intelligente e volpina nel costruire scenari attribuendo ad altri le argomentazioni a supporto delle proprie idee. In questo caso approfitta di una iniziativa denominata “plebiscito per l'indipendenza“ del Friuli, cerimoniosamente autenticata dal suo predecessore, e che in realtà era, come si è accorto chi ne abbia approfondito le caratteristiche, nulla di più che una originale e fantasiosa propaganda digitale per la costituzione di una associazione e per l'elezione del suo direttivo.

Per Cerno tutto ciò che ha a che fare con l'identità friulana è in odore di retrò: per carità salviamo pure la lingua ma non sprechiamo soldi, e prepariamoci perciò ad affrontare seriamente il mondo dal punto di vista della Padania delle infrastrutture e delle reti. E costruiamo su questa prospettiva il nostro modello istituzionale per il futuro.

Giorni fa, in occasione del resoconto di Marco Di Blas (blog del MV e del Piccolo del 26 ottobre) sulla disastrosa situazione dell'esercito austriaco, ho mandato ad alcuni amici uno scritto in cui proponevo di approfittare della situazione facendo inviare dall'Italia al nostro vicino un ultimatum con minaccia di invasione se non accettava, a cento anni dall'inizio della I Guerra mondiale, di riprendersi il Sud Tirolo, il Trentino, Trieste e il Friuli, non solo quello della Contea di Gorizia e Gradisca ma proprio tutto, anche per garantirsi un po' di continuità territoriale.
 
In questo modo l'Italia potrebbe risolvere gran parte dei problemi di dissipazione gestionale e finanziaria legati alle Regioni a statuto speciale del nord e, lo penso ora dopo aver letto il pensiero di Cerno, avviare un serio federalismo del Nord Padano senza intralci di nostalgici.

Per la verità io credevo di fare dell'ironia approfittando della poca dimestichezza dei friulani con i paradossi, mentre Cerno, che ha conosciuto il Friuli soprattutto nei locali alla moda di Udine e nei passi perduti del Consiglio regionale, di quanto scrive immediatamente se ne convince.

Sarà opportuno cambiare prospettiva e cominciare a guardare il mondo non più da Google ma di nuovo da Aquileia. 

Non allego contenuti seri a questo messaggio, sono altre le sedi in cui farlo, ma spero che, come auspica il neurolinguista Franco Fabbro, poiché i giovani non hanno né tempo né forze per occuparsi delle politiche e del Friuli, lo facciano i pensionati friulani, di cielo di terra e di mare, assieme ai percettori di vitalizi, fintanto che lo stato italiano non dichiarerà fallimento. Poi, per forza, dovranno occuparsene i giovani, le donne e gli immigrati.


Giorgio Cavallo

2 novembre 2014

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mercoledì 19 novembre 2014

REGIONE - RIFORMA ENTI LOCALI: AL FRIULI SOLO UNA CORDA PER IMPICCARLO !!


REGIONE

Disegno di legge regionale 68

di riordino degli enti locali

"Panontin"

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A TRIESTE I POTERI
DELL'AREA METROPOLITANA


LA REGIONE
"ASSO PIGLIA TUTTO"  

AL FRIULI
(PROVINCE DI UD, PN E GO)
 SOLO
UNA CORDA PER IMPICCARLO !!!

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Dal sito internet

del settimanale LA VITA CATTOLICA (Ud)




FORTE INVOLUZIONE DELLA REGIONE. 

BUTTATI 50 ANNI DI AUTONOMIA


"Un disegno ancora fortemente accentratore che vede la Regione protagonista a danno dei territori svuotati di autonomia e potere decisionale.

I sindaci nei loro Comuni e nelle Unioni saranno meri esecutori materiali e per di più con risorse ancora tutte da scoprire”.
 
Nella grande ed evidente confusione che caratterizza il disegno di legge 68 di riordino degli enti locali è questa, secondo il presidente dell’Upi (Unione province italiane) del Friuli-V.G., Pietro Fontanini, l’unica preoccupante certezza per il destino della Regione che, dopo 50 anni di applicazione dei principi di autonomia e decentramento, si appresta a un’inversione di rotta: Regione sola al comando ed enti locali marginalizzati.
 
Altro che sfida culturale per gli amministratori locali, per usare le parole dell’assessore Panontin – aggiunge Fontanini –: sarà la Regione a dettare tutte le regole mentre i primi cittadini avranno le mani legate e dovranno fare i conti soprattutto con le penalizzazioni finanziarie in caso di non adesione all’Unione e di performance finanziarie lontane dai risultati che sarà sempre la Regione a decidere”.
 
Vicenda travagliata quella del ddlr 68 e non ancora conclusa. La conferma arriva dal presidente della V Commissione Vincenzo Martines che, a lavori conclusi, si è affrettato a definire il testo licenziato “un cantiere aperto”.
 
Fontanini tuona contro la mancanza di una seria analisi e della necessaria ponderatezza con cui una materia così importante è stata affrontata negli ultimi mesi. “Alla prima versione del disegno di legge ne sono seguite svariate altre – commenta il presidente dell’Upi regionale – un segnale tangibile e imbarazzante per una Regione che vuole fregiarsi del titolo di ‘laboratorio delle riforme’, e che evidenzia l’inadeguatezza dell’estensore del provvedimento e degli uffici regionali che lo affiancano nella gestione di una tematica così delicata. Il futuro che attende gli amministratori locali è pieno di incognite”. 

A preoccupare non è solo il ddlr 68 in sé ma la strategia ispiratrice di fondo: la spoliazione dell’autonomia dei territori.

 
"I cittadini - chiarisce Fontanini - eleggeranno sindaci e consiglieri che non gestiranno più le funzioni e le risorse del loro territorio: saranno le Unioni e quindi i loro componenti più forti o gli accordi sopra o sottobanco, a decidere.
 
Non avranno voce in capitolo nemmeno per gli acquisti dei propri Comuni visto che entrerà a regime la centrale unica di committenza regionale”.
 
Nessun margine d’azione nemmeno sul versante degli investimenti “perché - aggiunge Fontanini – la Regione, anche per i prossimi tre anni, con il protocollo firmato con lo Stato, ha confermato le attuali restrittive regole del patto di stabilità, che il resto d’Italia a breve potrebbe non applicare più”.

In questo contesto, le Province saranno presto smembrate di funzioni. “La gran parte delle competenze – commenta Fontaniniin perfetta sintonia con un neocentralismo imperante, saranno assegnate alla Regione e quindi lontano dai cittadini e dalle imprese, con conseguente aumento di inefficienza, burocrazia, tempi e livello di spesa.
 
Fontanini definisce ridicole le funzioni rimaste in capo alle Province, “un affronto per enti virtuosi nella spesa ed efficaci nei servizi riconosciuti a livello nazionale ma scomodi in Friuli-V.G.”. 

La riforma che si appresta all’esame del Consiglio regionale rappresenta, secondo Fontanini, “un clamoroso passo indietro, un’involuzione per la nostra Regione che, proprio esercitando in modo virtuoso l’autonomia e favorendo il protagonismo dei territori, ha raggiunto obiettivi importanti in svariati settori.
 
Autonomia che permea tutto il sistema degli enti locali e che viene ora sacrificata nel nome di un risultato propagandistico ben lontano dalle reali esigenze di sviluppo, di ammodernamento e di competitività del Friuli-Venezia Giulia”.

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Da il quotidiano
 
IL PICCOLO di Trieste

“ (…) Nella mia legge di riforma degli enti locali non c’è la città metropolitana, perché non c’è nella legge statutaria che abolisce le province dopo un voto quasi unanime dell’aula consiliare, compreso il M5S. Gli unici astenuti furono i Cittadini» spiega l’assessore regionale alle Autonomie locali Paolo Panontin.
«Nella mia riforma non parlo di città metropolitana perché c’era quel voto da rispettare.
 
INTENDIAMO COMUNQUE DARE DIGNITA' ALL'AREA GIULIANA.

Qualche idea c’è» aggiunge Panontin. Non sarà la città metropolitana immaginata da Delrio.

«IL PROBLEMA E' DI FORMA PIU' CHE SOSTANZA. NOI VOGLIAMO DARE ALL'AREA GIULIANA TUTTE LE PREROGATIVE DI UN'AREA METROPOLITANA», insiste l’assessore.(…)”

 
di Fabio Dorigo  - 4 novembre 2014


lunedì 17 novembre 2014

FRIULI: SOLO UNA ESPRESSIONE GEOGRAFICA?


COMUNICATO STAMPA

Friuli: solo una
espressione geografica?

La riforma degli Enti Locali dell'ex leghista Panontin, ora assessore della Serracchiani, sta arrivando al dunque ed il risultato finale sarà tutto a danno del Friuli.

Ci sarà una delega alle Unioni dei comuni per la tutela dello sloveno, la dichiarazione priva di pudore dell'assessore che Intendiamo comunque dare dignità all’area giuliana” per surrogare la mancata area metropolitana per Trieste e lo spezzatino del Friuli.

Al di là di tutti i dubbi sulla funzionalità ed economicità questa riforma penalizzerà il Friuli, discrimina tra la minoranza friulana e quella slovena e farà lo spezzatino del Friuli stravolgendone la rappresentanza istituzionale.

In questa situazione resta gravissimo il silenzio dei consiglieri eletti in Friuli, forse preoccupati più di tutelare un ipotetico interesse delle loro aree di riferimento in contrapposizione a Udine (priva comunque di poteri e di peso politico) che di subire l'ulteriore peso discriminatorio di Trieste e di questa politica incentrata su una capitale imposta al Friuli nel 1963.

Avevamo chiesto che almeno si prevedesse l'Assemblea delle Unioni dei comuni del Friuli, con specifiche competenze e par di capire che ciò sia spacciato come una operazione di accentramento su Udine.

In realtà quello che si vuole è negare ogni minima rappresentanza amministrativa e politica unitaria del Friuli. E non è casuale che Panontin appartenga alla realtà pordenonese più visceralmente anti-friulana.

Bisogna dunque spiegare che una Assemblea di Unioni comunali, più o meno di pari peso demografico/geografico, è una struttura federativa, in cui gli interessi di ciascuno hanno ugual peso.

Una capitale con tante piccole Unioni è invece una struttura piramidale in cui le Unioni di Sacile o di Latisana, piuttosto che quella di Gorizia, conteranno come quella di Udine, cioè niente.

Se questa sarà l'esito della riforma il Friuli potrà essere considerato meno di una “espressione geografica”, più presente nella memoria dei nostri emigranti che nelle intenzioni di chi vi abita o nei progetti politici di chi dovrebbe dargli dignità politica.

E la società civile friulana dovrà chiedersi fino a quando sopportare questa prospettiva.

12 novembre 2014


Comitato per l'Autonomia e il Rilancio del Friuli

Il presidente

Paolo Fontanelli

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Il Comunicato Stampa a firma di Paolo Fontanelli è stato pubblicato sul settimanale della Arcidiocesi di Udine - LA VITA CATTOLICA - giovedì 13 novembre 2014, con in calce questo commento di Roberto Pensa, Direttore responsabile del settimanale citato:
 
 
"Caro Fontanelli, visto come vanno le cose c'è da  sperare che il Friuli rimanga almeno una espressione geografica, visto che da tempo il Friuli Orientale  è diventato (specie sui mass media) "Isontino", il Friuli Occidentale "Destra Tagliamento" e spopolano espressioni come " il Palmarino", "il Latisanese", ecc...
 
La stessa Regione sui giornali ormai è ridotta all'inespressivo e irritante acronimo di FVG.
 
Solo la Rai, suo malgrado, ogni tanto deve pronunciare per esteso il nome della Regione perché, fortunatamente, nel parlato ancora nessuno osa abbreviarlo.
 
Per controbilanciare questo slancio "friulanista", la Rai però attribuisce sempre al Friuli-Venezia Giulia temi che sono esclusivamente friulani.
 
L'espressione più ridicola è "la montagna del Friuli-Venezia Giulia", come se nella Venezia Giulia ci fosse territorio montano.
 
A dire il vero fino a non pochi anni fa sul Carso c'era pure la comunità montana, ma poi il tempo delle regalie che trasformava il ciglione carsico in vetta alpina per godere dei relativi privilegi è finito.
 
(R.P.)"
 
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NOTA DELLA REDAZIONE
 
DEL BLOG
 

La "Assemblea dei comuni friulani" va a sostituire la "Assemblea delle Provincie friulane" (Ud, Pn e Go) già a suo tempo costituita ai sensi dell'articolo 29 della legge regionale 1 del 2006.

Assemblea la cui istituzione fu sempre "ostacolata" dalla politica regionale triestinocentrica che ha fatto della unità regionale un totem indiscutibile e che rifiuta il riconoscimento istituzionale amministrativo della millenaria Regione  Friuli (tutta la Regione meno la Provincia di Trieste) sia pur all'interno della regione costituzionale Friuli - Venezia Giulia. 

Il riconoscimento della realtà duale della regione Friuli - Venezia Giulia non piace a una Trieste che ambisce ad essere il "solo" fulcro e centro di una Regione artificiale inventata nel 1947 ed istituita nel 1963.

E neppure piace ad una politica regionale triestinocentrica che insegue dal 1963 la cancellazione del Friuli, considerato un ostacolo ad una "omologazione regionale" che non rispetta le differenze tra Friuli e Trieste.

Ma nel momento in cui si vanno a svuotare le province di Udine, Pordenone e Gorizia (Friuli centrale - occidentale - orientale) trasformando il Friuli in uno "spezzatino", è indispensabile istituire una "realtà istituzionale di area vasta" in cui i Friulani possano riconoscersi e che abbia tutte le competenze necessarie e indispensabili per autonomamente decidere il destino economico, ambientale, culturale, linguistico, infrastrutturale, del Friuli multilingue e pluriculturale.

Trieste e il Friuli sono due realtà che possono convivere all'interno della stessa regione, ma solo se ci sarà il riconoscimento della realtà duale della Regione Friuli - Venezia Giulia all'interno di una "regione leggera" che si limita a legiferare e non pretende di diventare un "mostro amministrativo" come invece IMPONE la riforma degli enti locali "targata Panontin", violando così anche l'art. 11 della legge costituzionale nr. 1 del 1963 (Statuto speciale della regione autonoma Friuli-Venezia Giulia).

PIACCIA O NON PIACCIA all'ex leghista Panontin e alla Presidente Serracchiani, la "QUESTIONE FRIULANA" esiste e potrebbe esplodere mettendo così fine a questa regione posticcia.

Il ribellismo friulano è "carsico" e da sempre presente nel dna dei Friulani....


 

venerdì 14 novembre 2014

REGIONE - STATUTO DI AUTONOMIA : QUANDO LA REGIONE DARA' ATTUAZIONE ALL'ARTICOLO UNDICI?


REGIONE
FRIULI-VENEZIA GIULIA

STATUTO SPECIALE

ARTICOLO 11

UN ARTICOLO MAI ATTUATO
 DALLA POLITICA REGIONALE
E ORA "VIOLENTATO"
DALLA RIFORMA ENTI LOCALI
TARGATA "PANONTIN" !
 
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Statuto speciale della Regione autonoma
 
Friuli - Venezia Giulia


Legge costituzionale
 
31 gennaio 1963, n. 1
 
e successive modifiche e integrazioni


Art. 11
 

La Regione esercita normalmente le sue funzioni amministrative delegandole alle Province ed ai Comuni, ai loro consorzi ed agli altri enti locali, o avvalendosi dei loro uffici.

I provvedimenti adottati nelle materie delegate sono soggetti al controllo stabilito nell’articolo 58.

Le spese sostenute dalle Province, dai Comuni e da altri enti per le funzioni delegate sono a carico della Regione.

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COMMENTO

 
Questo articolo, con la riforma degli enti locali "imposta" dall'alto dall'Assessore regionale Paolo Panontin e dalla Presidente Serracchiani, sarà – nei fatti - definitivamente cancellato dalla legge costituzionale 31 gennaio 1963, n. 1, in quanto questa riforma prevede che tutte le più importanti competenze ora in capo alle Provincie vengano accentrate nelle mani della Regione che così diventerà un mostro amministrativo!

Invece di delegare le funzioni amministrative agli enti locali più vicini ai cittadini riservandosi solo la funzione legislativa e l'alta programmazione, la Regione accentra ancora di più tutto nelle sue mani, violando così l'art. 11 della legge Costituzione 31 gennaio 1963 n. 1!

E i politici eletti in Friuli, i Sindaci dei 211 Comuni friulani, perché non protestano? Gli ordini del partito vengono prima della difesa della comunità friulana? Pare proprio di sì!

 
LA REDAZIONE DEL BLOG