RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO:
Il
diavolo fa le pentole
ma
non i coperchi.
Un
2 novembre per il Friuli.
di
Giorgio
Cavallo
Finalmente,
con il fondo del 2 novembre, il nuovo direttore
del Messaggero Veneto ha svelato il suo
programma di regista del coro.
"Affidiamo
per il momento a Debora Serracchiani la difesa possibile
dell'Autonomia “virtuosa” e prepariamoci a lavorare per la
macroregione del Nord in cui anche il Friuli potrà trovare la sua
giusta collocazione."
Chi
conosce fin da piccolo il direttore del MV sa bene che è una persona
intelligente e volpina nel costruire scenari attribuendo ad altri le
argomentazioni a supporto delle proprie idee. In questo caso
approfitta di una iniziativa denominata “plebiscito
per l'indipendenza“ del Friuli, cerimoniosamente autenticata dal
suo predecessore, e che in realtà era, come si è accorto chi ne
abbia approfondito le caratteristiche, nulla di più che una
originale e fantasiosa propaganda digitale per la costituzione di una
associazione e per l'elezione del suo direttivo.
Per
Cerno tutto ciò che ha a che fare con l'identità friulana è in
odore di retrò:
per
carità salviamo pure la lingua ma non sprechiamo soldi, e
prepariamoci perciò ad affrontare seriamente il mondo dal punto di
vista della Padania delle infrastrutture e delle reti. E costruiamo
su questa prospettiva il nostro modello istituzionale per il futuro.
Giorni
fa, in occasione del resoconto di Marco Di Blas (blog del MV e del
Piccolo del 26 ottobre) sulla disastrosa situazione dell'esercito
austriaco, ho mandato ad alcuni amici uno scritto in cui proponevo di
approfittare della situazione facendo inviare dall'Italia al nostro
vicino un ultimatum con minaccia di invasione se non accettava, a
cento anni dall'inizio della I Guerra mondiale, di riprendersi il Sud
Tirolo, il Trentino, Trieste e il Friuli, non solo quello della
Contea di Gorizia e Gradisca ma proprio tutto, anche per garantirsi
un po' di continuità territoriale.
In
questo modo l'Italia potrebbe risolvere gran parte dei problemi di
dissipazione gestionale e finanziaria legati alle Regioni a statuto
speciale del nord e, lo
penso ora dopo aver letto il pensiero di Cerno, avviare un serio
federalismo del Nord Padano senza intralci di nostalgici.
Per
la verità io credevo di fare dell'ironia approfittando della poca
dimestichezza dei friulani con i paradossi, mentre Cerno, che ha
conosciuto il Friuli soprattutto nei locali alla moda di Udine e nei
passi perduti del Consiglio regionale, di quanto scrive
immediatamente se ne convince.
Sarà opportuno cambiare prospettiva e cominciare a guardare il mondo non più da Google ma di nuovo da Aquileia.
Sarà opportuno cambiare prospettiva e cominciare a guardare il mondo non più da Google ma di nuovo da Aquileia.
Non
allego contenuti seri a questo messaggio, sono
altre le sedi in cui farlo, ma spero che, come auspica il
neurolinguista Franco Fabbro, poiché i giovani non hanno né tempo
né forze per occuparsi delle politiche e del Friuli, lo facciano i
pensionati friulani, di cielo di terra e di mare, assieme ai
percettori di vitalizi, fintanto che lo stato italiano non dichiarerà
fallimento. Poi, per forza, dovranno occuparsene i giovani, le donne
e gli immigrati.
Giorgio Cavallo
2
novembre 2014
............
Il 2 novembre è la giornata del ricordo dei defunti....
RispondiEliminaAnche il Friuli "defunto"? Per Tommaso Cerno pare proprio che questo debba essere il suo destino: morto per incorporazione in una macroregione del Nord....