lunedì 17 novembre 2014

FRIULI: SOLO UNA ESPRESSIONE GEOGRAFICA?


COMUNICATO STAMPA

Friuli: solo una
espressione geografica?

La riforma degli Enti Locali dell'ex leghista Panontin, ora assessore della Serracchiani, sta arrivando al dunque ed il risultato finale sarà tutto a danno del Friuli.

Ci sarà una delega alle Unioni dei comuni per la tutela dello sloveno, la dichiarazione priva di pudore dell'assessore che Intendiamo comunque dare dignità all’area giuliana” per surrogare la mancata area metropolitana per Trieste e lo spezzatino del Friuli.

Al di là di tutti i dubbi sulla funzionalità ed economicità questa riforma penalizzerà il Friuli, discrimina tra la minoranza friulana e quella slovena e farà lo spezzatino del Friuli stravolgendone la rappresentanza istituzionale.

In questa situazione resta gravissimo il silenzio dei consiglieri eletti in Friuli, forse preoccupati più di tutelare un ipotetico interesse delle loro aree di riferimento in contrapposizione a Udine (priva comunque di poteri e di peso politico) che di subire l'ulteriore peso discriminatorio di Trieste e di questa politica incentrata su una capitale imposta al Friuli nel 1963.

Avevamo chiesto che almeno si prevedesse l'Assemblea delle Unioni dei comuni del Friuli, con specifiche competenze e par di capire che ciò sia spacciato come una operazione di accentramento su Udine.

In realtà quello che si vuole è negare ogni minima rappresentanza amministrativa e politica unitaria del Friuli. E non è casuale che Panontin appartenga alla realtà pordenonese più visceralmente anti-friulana.

Bisogna dunque spiegare che una Assemblea di Unioni comunali, più o meno di pari peso demografico/geografico, è una struttura federativa, in cui gli interessi di ciascuno hanno ugual peso.

Una capitale con tante piccole Unioni è invece una struttura piramidale in cui le Unioni di Sacile o di Latisana, piuttosto che quella di Gorizia, conteranno come quella di Udine, cioè niente.

Se questa sarà l'esito della riforma il Friuli potrà essere considerato meno di una “espressione geografica”, più presente nella memoria dei nostri emigranti che nelle intenzioni di chi vi abita o nei progetti politici di chi dovrebbe dargli dignità politica.

E la società civile friulana dovrà chiedersi fino a quando sopportare questa prospettiva.

12 novembre 2014


Comitato per l'Autonomia e il Rilancio del Friuli

Il presidente

Paolo Fontanelli

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Il Comunicato Stampa a firma di Paolo Fontanelli è stato pubblicato sul settimanale della Arcidiocesi di Udine - LA VITA CATTOLICA - giovedì 13 novembre 2014, con in calce questo commento di Roberto Pensa, Direttore responsabile del settimanale citato:
 
 
"Caro Fontanelli, visto come vanno le cose c'è da  sperare che il Friuli rimanga almeno una espressione geografica, visto che da tempo il Friuli Orientale  è diventato (specie sui mass media) "Isontino", il Friuli Occidentale "Destra Tagliamento" e spopolano espressioni come " il Palmarino", "il Latisanese", ecc...
 
La stessa Regione sui giornali ormai è ridotta all'inespressivo e irritante acronimo di FVG.
 
Solo la Rai, suo malgrado, ogni tanto deve pronunciare per esteso il nome della Regione perché, fortunatamente, nel parlato ancora nessuno osa abbreviarlo.
 
Per controbilanciare questo slancio "friulanista", la Rai però attribuisce sempre al Friuli-Venezia Giulia temi che sono esclusivamente friulani.
 
L'espressione più ridicola è "la montagna del Friuli-Venezia Giulia", come se nella Venezia Giulia ci fosse territorio montano.
 
A dire il vero fino a non pochi anni fa sul Carso c'era pure la comunità montana, ma poi il tempo delle regalie che trasformava il ciglione carsico in vetta alpina per godere dei relativi privilegi è finito.
 
(R.P.)"
 
...................... 
 
 
NOTA DELLA REDAZIONE
 
DEL BLOG
 

La "Assemblea dei comuni friulani" va a sostituire la "Assemblea delle Provincie friulane" (Ud, Pn e Go) già a suo tempo costituita ai sensi dell'articolo 29 della legge regionale 1 del 2006.

Assemblea la cui istituzione fu sempre "ostacolata" dalla politica regionale triestinocentrica che ha fatto della unità regionale un totem indiscutibile e che rifiuta il riconoscimento istituzionale amministrativo della millenaria Regione  Friuli (tutta la Regione meno la Provincia di Trieste) sia pur all'interno della regione costituzionale Friuli - Venezia Giulia. 

Il riconoscimento della realtà duale della regione Friuli - Venezia Giulia non piace a una Trieste che ambisce ad essere il "solo" fulcro e centro di una Regione artificiale inventata nel 1947 ed istituita nel 1963.

E neppure piace ad una politica regionale triestinocentrica che insegue dal 1963 la cancellazione del Friuli, considerato un ostacolo ad una "omologazione regionale" che non rispetta le differenze tra Friuli e Trieste.

Ma nel momento in cui si vanno a svuotare le province di Udine, Pordenone e Gorizia (Friuli centrale - occidentale - orientale) trasformando il Friuli in uno "spezzatino", è indispensabile istituire una "realtà istituzionale di area vasta" in cui i Friulani possano riconoscersi e che abbia tutte le competenze necessarie e indispensabili per autonomamente decidere il destino economico, ambientale, culturale, linguistico, infrastrutturale, del Friuli multilingue e pluriculturale.

Trieste e il Friuli sono due realtà che possono convivere all'interno della stessa regione, ma solo se ci sarà il riconoscimento della realtà duale della Regione Friuli - Venezia Giulia all'interno di una "regione leggera" che si limita a legiferare e non pretende di diventare un "mostro amministrativo" come invece IMPONE la riforma degli enti locali "targata Panontin", violando così anche l'art. 11 della legge costituzionale nr. 1 del 1963 (Statuto speciale della regione autonoma Friuli-Venezia Giulia).

PIACCIA O NON PIACCIA all'ex leghista Panontin e alla Presidente Serracchiani, la "QUESTIONE FRIULANA" esiste e potrebbe esplodere mettendo così fine a questa regione posticcia.

Il ribellismo friulano è "carsico" e da sempre presente nel dna dei Friulani....


 

1 commento:

  1. Da il quotidiano IL PICCOLO di Trieste

    “ (…) Nella mia legge di riforma degli enti locali non c’è la città metropolitana, perché non c’è nella legge statutaria che abolisce le province dopo un voto quasi unanime dell’aula consiliare, compreso il M5S. Gli unici astenuti furono i Cittadini» spiega l’assessore regionale alle Autonomie locali Paolo Panontin.

    «Nella mia riforma non parlo di città metropolitana perché c’era quel voto da rispettare.

    INTENDIAMO COMUNQUE DARE DIGNITA' ALL'AREA GIULIANA.

    Qualche idea c’è» aggiunge Panontin. Non sarà la città metropolitana immaginata da Delrio.

    «IL PROBLEMA E' DI FORMA PIU' CHE SOSTANZA. NOI VOGLIAMO DARE ALL'AREA GIULIANA TUTTE LE PREROGATIVE DI UN'AREA METROPOLITANA», insiste l’assessore.
    (…)”

    di Fabio Dorigo

    4 novembre 2014

    http://ilpiccolo.gelocal.it/trieste/cronaca/2014/11/08/news/citta-metropolitana-esclusa-dallo-statuto-regionale-1.10274513

    …............................

    DOMANDA AI CONSIGLIERI REGIONALI ELETTI IN FRIUL E ALL'ASSESSORE REGIONALE PANONTIN:

    E IL RESTO DELLA REGIONE (PROVINCE DI UDINE, PORDENONE E GORIZIA), OSSIA IL FRIULI?

    Solo una corda per impiccarsi?

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