sabato 28 gennaio 2017

REGIONE FRIULI - LETTERA APERTA ALL'ASSESSORE TORRENTI


 
 
 


Lettera aperta
all'assessore Torrenti


Summum ius, summa iniuria

Il regolamento per la distribuzione dei contributi regionali alla cultura è preciso, dettagliato e, all'apparenza equo ma, summus ius, summa iniuria, come diceva Cicerone, realizza una vera ingiustizia!

Notiamo che:
  • a Trieste va il 37% dei finanziamenti con il 19% di popolazione;
  • a Udine va il 23% col 44% della popolazione.

Che si scriva che "la fetta più grossa va a Udine" pare una visione un po' particolare della matematica. In pratica ogni istituzione culturale triestina riceve quasi il doppio di quanto gli spetterebbe se si usasse il criterio di una ripartizione proporzionale sul territorio mentre quelle udinesi (e provincia) ricevono la metà.

Alla faccia dell'equa divisione delle risorse!

Il regolamento regionale è sicuramente bellissimo, caro assessore, ma assolutamente ingiusto
 
....e triestinocentrico!



per il Comitato per l'Autonomia
e il Rilancio del Friuli

il presidente

Paolo Fontanelli

 

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Il Comunicato stampa è stato pubblicato mercoledì 1 febbraio 2017 sul settimanale della Arcidiocesi di Udine, LA VITA CATTOLICA, rubrica “Giornale aperto” con il significativo titolo “Cultura, a ogni triestino il doppio che un friulano”.


martedì 24 gennaio 2017

AEROPORTO REGIONALE RONCHI DEI LEGIONARI - POLO INTERMODALE: IL GRANDE BLUFF?



FRIULI
 
AEROPORTO REGIONALE

DI RONCHI DEI LEGIONARI

"POLO INTERMODALE:

IL GRANDE BLUFF?"

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dal quotidiano

IL MESSAGGERO VENETO (Ud)

24 gennaio 2017

articolo a firma di Maurizio Cescon



(….) Il nodo più importante da sciogliere, una volta che il polo sarà realtà, è legato proprio all’accordo con Rfi e Trenitalia.

Anche in questo caso  Serracchiani  è ottimista. "Abbiamo già avviato contatti con i dirigenti delle Ferrovie – afferma - per inserire i vari treni nel piano del traffico. Prima di tutto sarà necessario che la stazione esista, il nostro obiettivo è far fermare i regionali, ma anche i convogli veloci, una volta che la linea sarà modernizzata, provenienti da Venezia o da altre località italiane".

(…) Chiaramente garantire una connessione rapida via treno con Venezia, meta turistica tra le più ambite del mondo, renderebbe appetibile molto più di oggi, per tante compagnie aeree, atterrare o decollare da Ronchi.

Senza naturalmente dimenticare che con il treno si raggiungeranno in un attimo Trieste e Gorizia. Per Udine e Pordenone, invece, il collegamento più veloce sarà assicurato via gomma, con 16 stalli dedicati ai pullman, sempre all’interno del polo intermodale. (...)

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Domande

a cui vorremmo una risposta

dalla Presidente Serracchiani



DOMANDA “NUMERO UNO”:

il polo intermodale dell'aeroporto di Ronchi – via treno – è al servizio della sola città di Trieste ( e di Gorizia)? Pare proprio di Sì....


Ossia avremo un treno veloce al servizio della sola Trieste, mentre il restante 90% del territorio regionale continuerà ad essere escluso dal servizio ferroviario veloce (linea ferroviaria Mestre - Pordenone - Udine -  Ronchi aeroporto, del tutto dimenticata e sostituita con pullman!!)?

DOMANDA “NUMERO DUE”:

una stazione ferroviaria per essere tale deve avere treni che si fermano: c'è già un accordo con Trenitalia?

E se l'accordo, come risulta da articoli di stampa, sarà limitato ai soli treni Venezia – Trieste, non stiamo parlando di “un polo intermodale al servizio dell'intera regione (SIC!)” ma di un "polo intermodale al servizio della sola Trieste"!!
 

DOMANDA “NUMERO TRE”:


Per le province di Udine e Pordenone (solamente l'80% del territorio regionale e un milione di abitanti!!) dall'articolo del Messaggero Veneto, risultano previsti pullman a cui saranno dedicati ben 16 stalli all'interno del polo intermodale.

I pullman e 16 stalli? Suvvia non prendiamo in giro l'80% della popolazione regionale dichiarando "giornata storica, il Friuli ora è raggiungibile"! Il Friuli..... non è la città di Trieste!


E smettiamola una buona volta con il ridicolo slogan:

Chiaramente garantire una connessione rapida via treno con Venezia, meta turistica tra le più ambite del mondo, renderebbe appetibile molto più di oggi, per tante compagnie aeree, atterrare o decollare da Ronchi”.

Chi vuole andare a Venezia atterra all'aeroporto “Marco Polo Tessera” e non certo a Ronchi dei Legionari....


LA REDAZIONE DEL BLOG
 
 
 

venerdì 20 gennaio 2017

L'IDROELETTRICO E LA NOSTRA AUTONOMIA SPECIALE di FRANCESCHINO BARAZZUTTI


 REGIONE FRIULI - VG

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO


L’IDROELETTRICO

E LA NOSTRA

AUTONOMIA SPECIALE

di

Franceschino Barazzutti



Nell’aprile del 2015 in sede di esame del DDL 82 “Disciplina organica in materia di difesa del suolo e di utilizzo delle acque” uno schieramento trasversale di Consiglieri regionali (Revelant, Riccardi, Colautti, Boem, Dal Zovo, Lauri, Violino, Edera) presentava il seguente emendamento:

Art.35 bis (Società Energia Friuli Venezia Giulia) che al comma 1 così recitava L’Amministrazione regionale è autorizzata, entro sei mesi dall’entrata in vigore della presente legge, a costituire una Società di capitali denominata "Società energia Friuli Venezia Giulia – SEFVG", nella forma ritenuta più confacente all’oggetto sociale, totalmente partecipata della Regione FVG, che abbia ad oggetto l’organizzazione dei mezzi tecnici, economici, finanziari ed umani per le attività di ricerca, produzione, trasporto e distribuzione di energia al fine di raggiungere l’autonomia energetica del Friuli Venezia Giulia tutelandone nel contempo l’ambiente”.

Questo opportuno e coraggioso emendamento non finì nel testo approvato della legge, ma ….nel nulla!

Ad esso seguì la ritirata su un flebile Ordine del Giorno (presentatori Revelant, Riccardi, Colautti, Boem, Shaurli, Lauri, Paviotti, Ciriani, Piccin, Frattolin, Barillari) accolto dalla Giunta, che la impegnava “a presentare al Consiglio regionale entro 12 mesi un disegno di legge recante la disciplina delle concessioni di derivazione d’acqua a scopo idroelettrico”.

A quasi due anni da allora tale impegno è inevaso. Nel frattempo, operatori energetici “foresti” hanno sguazzato a loro piacere nell’idroelettrico del Friuli.

Vediamo chi e come. Alla fine del 2015 veniva portata a termine un’operazione finanziaria che ha cambiato profondamente l’assetto proprietario del settore idroelettrico in Friuli. L’operazione è avvenuta nel disinteresse della Regione, degli enti locali, degli imprenditori e della società friulana. I protagonisti di tale operazione sono stati:

Edipower spa, nel cui assetto azionario figuravano a quel tempo la controllante potente multiutility A2A dei comuni di Milano e Brescia per 79,5%, alcune banche per l’11,96%, la Società Elettrica Altoatesina (SEL) per l’8,54%. Edipower allora era proprietaria di ben 26 centrali idroelettriche in regione localizzate sull’asta del Cellina, sul canale derivato dall’Isonzo, sul canale Ledra e in Carnia le centrali Tramba, di Luincis, di Arta e – le più importanti - di Ampezzo e di Somplago.

Società Elettrica Altoatesina (SEL), allora controllata dalla Provincia Autonoma di Bolzano, avente partecipazioni con Edison nelle società Hydros (60%) e in Seledison (58%) proprietarie di centrali idroelettriche in Alto Adige, nonché in Edipower (8,54%) come suesposto.

Edison spa, controllata da Electricité de France (EdF), con SEL è azionista nelle società bolzanine Hydros (40%) e Seledison (42%), è proprietaria in Friuli delle 5 centrali dell’asta del Meduna (Valina, Chievolis, Meduno, Colle, Istrago con concessioni in scadenza nel 2020-21)) e della centrale turbogas di Torviscosa.

L’operazione finanziaria tra questi tre protagonisti si è attuata in due fasi.

La prima fase riguarda il rapporto tra SEL ed Edipower ed è esposta nel comunicato stampa di A2A del 28.12.2015: “Per effetto dell’operazione, viene assegnato a Cellina Energy srl, società interamente partecipata da Società Elettrica Altoatesina spa (SEL) , il compendio costituito dal complesso di impianti idroelettrici di titolarità di Edipower costituenti il cd. “Nucleo di Udine”, fatta eccezione per gli impianti idroelettrici di Ampezzo e Somplago e le opere ad essi inerenti, insieme ai rapporti giuridici attivi e passivi ad essi funzionali e cassa per complessivi 38,5 milioni di ero, previa acquisizione da parte di SEL, titolare di una partecipazione in Edipower pari all’8,54 del capitale sociale, delle restanti partecipazioni detenute in Edipower dai soci Finanziari Banca Popolare di Milano S.c.a.r.l., Fondazione Cassa di risparmio di Torino e mediobanca – Banca di Credito Finanziario Spa, pari all’11,96 del capitale sociale di Edipower. La scissione avrà efficacia il 1 gennaio 2016; è previsto un meccanismo di aggiustamento in relazione alla situazione patrimoniale del compendio scisso al 31 dicembre 2015. Per effetto dell’operazione A2A deterrà il !00% del capitale sociale di Edipower”. E così la quota azionaria di SEL è liquidata con il trasferimento in proprietà alla stessa di 24 centrali idroelettriche di Edipower in Friuli.

La seconda fase riguarda i rapporti tra SEL ed Edison. La politica energetica della Provincia Autonoma di Bolzano punta al potenziamento di SEL escludendo dal proprio territorio operatori esterni, Edison compresa. Pertanto SEL ha liquidato le quote azionarie di Edison in Hydros ed in Seledison trasferendo ad Edison le 24 centrali friulane ricevute da Edipower, diventando così proprietaria al 100% di Hydros e di Seledison. Nel 2016 SEL e la energetica altoatesina AEW si sono fuse nella nuova società Alperia, a seguito di che il presidente della Provincia Arno Kompatscher poteva dichiarare "L'energia è in mani altoatesine" e un grande passo avanti dal punto di vista della nostra autonomia….che porterà tariffe ancora più competitive a beneficio di imprese e famiglie”. Ciò che la presidente Serracchiani non può, purtroppo, affermare relativamente alla situazione nella nostra regione.

E così lor signori si sono tutti sistemati: la Lombarda multiutility A2A ha potuto assorbire in sé Edipower essendone diventata l’unica proprietaria e conservare le grandi centrali di Ampezzo e Somplago, oltre alla termoelettrica di Monfalcone. SEL si è liberata dalla presenza dell’esterna Edison. Edison, che già deteneva le 5 centrali del Meduna e quella termogas di Torviscosa ha acquisito attraverso SEL altre 24 centrali idroelettriche in Friuli, diventandovi una presenza dominante. Così, il suo amministratore delegato Bruno Lescoeur dichiarava: “Edison si rafforza nell’idroelettrico e allunga la vita media del proprio portafoglio idroelettrico riducendo i rischi legati ai rinnovi delle concessioni”.

Già, le concessioni! In assenza (voluta?) della sopracitata società energetica regionale, che possa concorrere all’assegnazione o all’acquisizione delle concessioni, la Giunta regionale continua a concedere i rinnovi agli stessi concessionari.

Di fronte all’operazione Edipower-SEL-Edison del valore di 230 milioni circa, eseguita sotto gli occhi (bendati o che guardavano altrove?) dei nostri governanti, al disinteresse dei friulani, al quadro che ne è risultato la nostra autonomia speciale ne esce umiliata: non è accettabile che in Friuli società “foreste” se la facciano da padrone assolute nell’idroelettrico. Così non va!

Io vorrei che, come Kompatscher, anche una/un Presidente della nostra Regione potesse quanto prima affermare "L'energia è in mani friulane" e che ciò costituisce “un grande passo avanti dal punto di vista della nostra autonomia”.

Sì, perché l’autonomia, per essere veramente tale e non solo teorica, va realizzata (e ampliata!) nel concreto, utilizzando (e disponendo!) a loro vantaggio le risorse dei territori, di cui l’idroelettrico è fondamentale particolarmente in quelli montani.

Purtroppo non lo si è fatto sinora, ma non è mai troppo tardi per imparare dalle positive esperienze dell’Alto Adige e del Trentino, per iniziare un percorso partecipato che, attraverso la costituzione della Società energia Friuli Venezia Giulia, realizzi l’acquisizione in capo alla stessa del maggior numero di concessioni, comprese quelle delle centrali di Ampezzo e Somplago, sui dissesti ambientali delle quali necessita un intervento. Un percorso in cui un ruolo importante devono avere sin dall’inizio gli operatori idroelettrici locali quali la Società Elettrica Cooperativa Alto But, la Società Cooperativa Idroelettrica di Forni di Sopra, la Comunità Montana della Carnia, l’Idroelettrica Valcanale Sas e altri produttori minori.
  
Un percorso che attui il passaggio dall’attuale situazione di “acque nostre ma centrali, kilowatt e profitti loro” ad una nuova di “acque nostre quindi centrali, kilowatt e redditi pure nostri!”.

Franceschino Barazzutti

già presidente del Consorzio del Bacino Imbrifero Montano (BIM) Tagliamento, già sindaco di Cavazzo Carnico 1977-1995

domenica 15 gennaio 2017

E' DEMOCRATICO, ETICO E COSTITUZIONALE "RICATTARE" I COMUNI?



REGIONE FRIULI-VG

UNIONI TERRITORIALI INTERCOMUNALI (UTI)


E' DEMOCRATICO, ETICO

E COSTITUZIONALE
 
RICATTARE I COMUNI?
 
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Dalla stampa della
minoranza linguistica slovena
della Provincia di Udine
 

DOM – 15 gennaio 2017 - pag. 8

 
Servizio di

Luciano Lister



1) I comuni delle Valli
 
 si sono arresi

tutti nell'Unione del Natisone



Alla fine, nella nuova Uti del Natisone ci sono dovuti entrare tutti. Le parole del sindaco di San Leonardo/Svet Lienart, Antonio Comugnaro, riassumono bene lo spirito con cui il fronte dei ricorrenti ha compiuto questa scelta. "Abbiamo compiuto questo passo assieme agli altri Comuni ricorrenti perché le risorse a disposizione per attuare i progetti erano limitate. Eravamo già rimasti fuori da riparti che per noi erano fondamentali per poter proseguire (...)".

(…) "si richiedeva la creazione di ambiti omogenei dal punto di vista culturale, economico e storico. L'Uti del Natisone non ha alcuna di queste caratteristiche" (…)



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2) Il lungo percorso

verso l'ingresso



(Il sindaco di San Pietro al Natisone ha ripercorso le principali tappe dei Comuni che hanno fatto ricorso)

Durante la seduta consiliare di approvazione dello statuto dell'Uti del Natisone del 27 dicembre, il sindaco di San Pietro al Natisone, Mariano Zufferli, ha ripercorso in un documento, condiviso nelle recenti sedute di approvazione dello statuto anche a Pulfero, San Leonardo, Drenchia e Grimacco, la strada che ha portato all'adesione al nuovo ente (Uti del Natisone n.d.r.) (….)

Di tutte le 17 Uti costituite, è stata, così, fissata la meno omogenea, che mette insieme pianura e montagna, conformazioni demografiche, sociali, economiche e culturali diverse. Per le regole di funzionamento, è stato subito evidente che i piccoli comuni delle Valli sarebbero stati fagocitati. Le amministrazioni di Drenchia, Grimacco, Pulfero, San Leonardo e Torreano hanno deliberato di impugnare la legge facendo ricorso al Tar. (….)

La Giunta regionale ha, quindi, voluto indurre i comuni ribelli all'adesione per via finanziaria, con penalizzazioni nei trasferimenti dei fondi regionali per i non aderenti. (...)

 
Nel documento la Giunta viene definita impassibile davanti alla richiesta di delimitazione territoriale (…).

(...) Nel documento è, infine, fissato nero su bianco che l'adesione all'Uti dei cinque comuni ricorrenti parte dal ricatto economico  (…)


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DUE DOMANDE

alla Presidente di regione

Debora Serracchiani

e all'Assessore Paolo Panontin
 
 
1) Nel  Friuli-VG  (regione ad autonomia speciale!)  viene rispettato l'art. 1 della Costituzione italiana o il popolo che vive in questa regione è stato espropriato  del diritto di esercitare  il principio costituzionale della "sovranità popolare"?

Chi in regione detiene la maggioranza di governo può "fare come gli pare" per cinque anni senza tener conto del territorio e delle richieste che questo esprime? E' questo che prevede la Carta Costituzionale?
 
2) Da articoli di stampa risulta che l'assessore regionale Paolo Panontin abbia ribadito più volte che "le leggi possono anche non piacere, ma vanno comunque rispettate".
 

Anche l'art. 1 e l'art. 5 della Costituzione italiana possono non piacere (e infatti non piacevano all'ex-governo di Matteo Renzi che ha tentato di manometterli!), ma vanno comunque rispettati perché sono le fondamenta della democrazia nella Repubblica italiana.

Con la resa i Comuni della Valle del Natisone  forse  oggi  risolvono un loro grave problema finanziario causato esclusivamente dalla politica finanziaria regionale ricattatoria e discriminante, ma si apre però in regione un  problema gravissimo: la tragica assenza di democrazia, di etica e di rispetto del territorio da parte di chi ha l'onore e l'onere di governare... 

Con i ricatti e le imposizioni non si governa ma si violenta la democrazia e la Carta Costituzionale!
 
 
La Redazione del blog
 

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COSTITUZIONE ITALIANA

 

PRINCIPI FONDAMENTALI
 
ART. 1.
 
L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.

La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.



(...)


 
ART. 5. 
 
La Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali; attua nei servizi che dipendono dallo Stato il più ampio decentramento amministrativo; adegua i principî ed i metodi della sua legislazione alle esigenze dell’autonomia e del decentramento.
 

 

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venerdì 13 gennaio 2017

"TULLIO DE MAURO E LA BRAURE DI JESSI FURLANS" de professore Silvana Schiavi Fachin


 
Il prof. Tullio De Mauro, al è stât
un grant amì dai Furlans e dal Friûl,
di dutis lis minorancis linguistichis
e un dai plui granç inteletuâi dal Nufcent.

Un gracie ae Professore
Silvana Schiavi Fachin/Silvana Spajota dal Sclâs

pal ricuart di Tullio De Mauro
che nus regale

Gracie Silvana!
 
Zenâr 2017
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Tullio De Mauro

e la braure di jessi furlans


di Silvana Schiavi Fachin

/ Silvana Spajota dal Sclâs



Te zornade di Sabide stât, ai 7 di Zenâr dal 2017, la stampe nus faseve cognossi i ultins dâts ISTAT sul nivel culturâl che si cjatin a vê i talians vuê intant che, te aule magne de Universitât “ La Sapienza” di Rome si tignivin i discors par memoreâ il prof. Tullio De Mauro, che nus veve lassâts a bot e sclop doi dîs prime. Che un talian su cinc nol leiedi mai un gjornâl e nol vierzi nancje un libri ad an come che l’Istat nus mostre, no son purtrop des novitâts ma o soi sigure che la sô vôs si sarès sintude a fuart come che par agnôrums al à fat par sburtâ ancjemò la politiche, l’academie, la intelighenzie e la scuele a progjetâ e programâ in maniere serie la incressite linguistiche e culturâl de popolazion.

Cognossût in dut il mont , al è stât un dai plui granç inteletuâi dal Nufcent e nus à lassât contribûts fondamentâi intune schirie di ambits unevore largje: des siencis dal lengaç, ae centralitât dal lengaç te vite sociâl, te esperience educative, te partecipazion ae vite civîl e democratiche tal nestri Paîs, in Europe e tal mont. Une vision umanistiche che e travane ducj i siei studis, ducj i siei intervents, dutis lis sôs publicazions, des plui specialistichis ai tescj e discors di divulgazion par un public gjeneric, no specialistic indulà che contignûts e concets complès a vegnin pandûts cun espressions semplicis e peraulis che si puedin capî cence dificoltât. Une vision tal stes timp culturâl, filosofiche, politiche, linguistiche e democratiche che ancjemò tal lontan 1975 al à metût dentri tes Dieci Tesi per l’educazione linguistica democratica che a forin discutudis e adotadis subit dal GISCEL (Gruppo di Intervento e di Studio nel Campo dell’Educazione Linguistica) un grup operatîf di linguiscj e insegnants nassût dentri de SLI (Società di Linguistica Italiana) .

Lis dîs tesis a son un piçul compendi di principis di fonde par une politiche linguistiche che a partî de scuele “sia pure una scuola profondamente rinnovata e socializzata, seiadî ancje inclusive che no esclût nissun e duncje democratiche e à di cjapâ dentri dutis lis istituzions che “attivano (o dovrebbero attivare) la vita culturale di massa”: le academie in primis e lis istituzions publichis, dai comuns fintremai a lis regjons, al Parlament e al Guvier e ai sistemis di informazion e di comunicazion di masse. Parvie che di dutis chestis istituzions, sevi in maniere direte, sevi indirete e àn une grande responsabilitât tal nudrî il nestri lengaç verbâl . “ Il linguaggio verbale, al scrîf Tullio De Mauro te tesi I s, è di fondamentale importanza nella vita sociale e individuale perché, grazie alla padronanza sia ricettiva (capacità di capire) sia produttiva di parole e fraseggio, possiamo intendere gli altri e farci intendere (usi comunicativi); ordinare e sottoporre ad analisi l’esperienza (usi euristici e cognitivi); intervenire e trasformare l’esperienza stessa (usi emotivi, argomentativi, ecc.).

E un dai dovês fondamentâi de scuele, a disin plui indenant lis 10 Tesis, al è chel di svilupâ une pedagogjie linguistiche eficace, valevule e duncje democratiche daûr dai principis costituzionâi, in particolâr chei dai articui 3 e 6 che “hanno come traguardo il rispetto e la tutela di tutte le varietà linguistiche, (siano esse idiomi diversi o usi diversi dello stesso idioma) a patto che ai cittadini della Repubblica sia consentito di non subire tali differenze come ghetti e gabbie di discriminazione, come ostacoli alla parità. Cfr. Tesi n.IV

Cheste peraule, democratiche, che De Mauro al zonte no a câs e stabilis un dirit educatîf che al è di ducj cence diferencis di classe sociâl e cence “distinzions di lenghe” come che e dîs apont ancje la nestre Costituzion. Principis e concets che al à tornât a esponi e a scrivi in mût acanît in dutis lis sôs funzions e i siei rûi.

Culture e politiche si son di fat incrosadis in mût salt te sô ativitât lungje e vivarose. Al è stât un grant linguist e un grant om public, un mestri che al à simpri trasmetût l’idee che il lengaç nol è une entitât neutre si ben al à simpri dai riflès sociâi e politics.

Sevi come professor universitari, sevi come Ministri, sevi come scritôr, editorialist, lessicolic e lessicograf al à simpri considerât lis peraulis come fats concrets. Le parole, al scriveve, sono esse stesse fatti, e fatti politicamente rilevanti . E ancje i studis sui vocabui e lis locuzions che a formin un setor dal sisteme linguistic a facilitin o a impedissin la comprension dal mont. Un fîl rouge che al à traviersât dut il so lavôr sul vocabolari. Al percor fûr par fûr il GRADIT ( Grande dizionario italiano dell’uso) in sîs volums e CD ROM , publicât de UTET e che si pues ancje consultâ online.

Cuant che finalmentri la Regjon e à concedût un finanziament, cjapant come model di riferiment il GRADIT, al è partît il lavôr di costruzion dal Grant Dizionari Bilengâl Talian Furlan ( GDB TF) in version eletroniche e di cjarte (in 6 volums). Il prof. De Mauro al à simpri seguît il lavôr dai nestris ricercjadôrs e al è vignût in Friûl plui voltis a presentâlu. In gracie sô il GDB TF lu àn cognossût ancje i linguiscj de Societât di Linguistiche Taliane (SLI) che nus à invidâts a partecipâ a un congrès te Universitât de Tuscia, e tal forest che il dipartiment di linguistiche taliane de Universiât di Stocolme nus à invidâts par discuti la costruzion di un vocabolari svedês-talian sul model di chel furlan.

Ogni peraule tal GRADIT e tal GDB TF e à une marche che identifiche i vocabui di massime frecuence ( FO), di alt ûs, di ûs leterari, tecnic, sientific, e v.i. Une struturazion preziose ancje par insegna/imparâ la lenghe. E jude difat a controlâ il percors che ogni arlêf al fâs, passant dal furlan patrimoniâl/fondamentâl – il cûr vitâl di ogni lessic – leât ae vite di ogni dì, aes usancis e costums de tradizion, a peraulis plui specifichis leadis a ambits particolârs, come chel leterari, sientific, tecnic, matematic, tecnologjic, e v.i.

No dismentearai mai che al è stât Tullio De Mauro a fâmi cognossi a fonts la grande personalitât dal nestri grant linguist Graziadio Isaia Ascoli ( 1829-1907), nassût a Gurize di famee ebraiche. Lu vevi studiât par cont gno, o vevi sintût esperts tes cunvignis ma in gracie sô o soi lade a cjatâ fûr il toc che o ripuarti sotvie e che nissun prime mi veve segnalât:

Così ci parlano del gran danno che sia il mantenere i nostri figliuoli quasi bilingui, lasciando loro cioè il dialetto materno e costringendoli a studiare, al modo che si fa d’un idioma estraneo, la lingua che si dice nostra, con tanto spreco, aggiungono, delle loro intelligenze, (…), come se la scienza e l’esperienza non dimostrassero in cento maniere, che è anzi una condizione privilegiata, nell’ordine dell’intelligenza, questa dei figliuoli bilingui, e come se in casa nostra fosse affatto chiaro che l’incremento della cultura stia in ragion diretta della prossimità o della maggior vicinanza fra parola parlata e parola scritta, laddove il vero è precisamente l’opposto (cfr. Archivio Glottologico Italiano, Saggi Ladini, 1873, PROEMIO , XXVIII )

Cuant che al è vignût a Udin par fâ la prolusion al prin Symposium internazionâl di ricercje sul multilinguisim, l’educazion plurilengâl e la formazion dal docents, tal Setembar dal 2010, fevelant di “Le lingue dell’insegnamento: qualche nota preliminare. /Teaching languages: some preliminary notes, nus à ancjemò une volte, fasint riferiment al grant glotolic gurizan, trasmetût la braure di jessi furlans e l’incitament a custodî e a svilupâ il nestri patrimoni.

Al disè: “In rapporto con queste idee e forse anche per la sua formazione giovanile nella multilingue Gorizia e nel multilingue Impero austroungarico, Ascoli fu anche attento alle lingue ‘lesser used’: dobbiamo ai suoi studi l’individuazione dell’autonomia e specificità delle parlate franco-provenzali e ladine.
L’amore per la patria maggiore faceva tutt’uno con l’amore per le piccole patrie, lui che di sé diceva in friulano: «I soi nassût a Guriza di gjenitôrs israelits, i soi fi dal Friûl e mi glori di chest».
(…). Nel 1975, quando pochi in Europa parlavano di linguistic education, i linguisti della Società di linguistica italiana tradussero quelle idee in un documento adottato collettivamente, le“Dieci tesi per una educazione linguistica democratica”.
Eppure…dall’alta cultura intellettuale e specialistica e nonostante l’impegno di molti giovani linguisti le idee di una educazione linguistica imperniata sul riconoscimento del multilinguismo e plurilinguismo hanno trovato resistenza nella mezza cultura, nel giornalismo, in politici di vario orientamento, negli insegnanti.
Dopo molti anni di lavoro della Società di Linguistica e dei suoi gruppi, si calcola che soltanto un quarto degli insegnanti conosce e condivide le Dieci tesi. L’approvazione di una legge di tutela delle lesser used languages (l. n.482 del dicembre 1999) è stata preceduta e seguita da polemiche spesso prive di ogni fondamento, che qua e là ancora rigurgitano.”

Un compit che, par onorâLu, ancje nô furlans o varessin di puartâ indenant in dutis lis sedis - publichis o privadis - par scombati chê “mieze culture” che purtrop a travane ancjemò la nestre societât.


Silvana Schiavi Fachin
/ Silvana Spajota dal Sclâs

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giovedì 12 gennaio 2017

UNIVERSITA' DEL FRIULI - LETTERA APERTA ALLA POLITICA REGIONALE - COMUNICATO STAMPA


 
 
e pal Rilanç dal Friûl




UNIVERSITA' DEL FRIULI
 
 
 
Lettera aperta

alla politica regionale



Comunicato stampa



In questi giorni di lutto per il mondo autonomista friulano che vede la grave perdita di Marzio Strassoldo, Alberto di Caporiacco ed anche di Tullio de Mauro di cui rimpiangeremo a lungo la competenza e attenzione rivolta alla lingua friulana, vogliamo ricordarli riprendendo un argomento fondamentale per il Friuli ovvero la difesa e valorizzazione della sua università.
E' di questi giorni la pubblicazione della lista dei fondi statali agli atenei da cui risulta che, questa volta, quello di Udine subirà una riduzione, tra il 2015 ed il 2016, per 2,7 ml (cfr http://www.roars.it/online/dati-ufficiali-ffo-premiale-messina-37-catanzaro-33-milano-statale-9-udine-14-siena-39/) .
La perdita finanziaria effettiva si ferma a 1,1 ml solo perché non può andare sotto la soglia del -2,25% del fondo totale. Ma la perdita di qualità della ricerca a Udine, se è avvenuta ed è di quella entità, è un problema serio. E’ davvero così? E se è così perché ciò è avvenuto? Il Rettore De Toni dovrebbe chiarire questo punto.
Nel confronto con Trieste, inoltre, risulta che Udine avrà ben 14 ml in meno di fondo statale.
Udine, purtroppo, a livello nazionale, nonostante la quota premiale e la quota perequativa, sarà sempre penalizzata nei confronti di Trieste perché, la gran parte del fondo statale è ancora assegnato su base storica (Udine 49 ml; Trieste 60 ml) e cioè non sulla dimensione attuale, che è pressoché simile, ma su quella che avevano gli atenei diversi anni fa (quando Udine era più piccola di Trieste). Bisogna premere, quindi, affinché, a livello nazionale, i finanziamenti vengano attribuiti sulla base dei costi standard e del numero attuale degli studenti. Ma c’è anche un altro strumento che può e deve essere usato subito e cioè l’art. 6, comma 3, lettera d, della legge regionale 97/2011 (quella sul sistema universitario regionale) che prevede appunto la “perequazione dei finanziamenti ministeriali”.
Quella clausola doveva consentire all’Università del Friuli di avere, dalla Regione, qualche milione in più ogni anno a compensazione delle minori entrate ministeriali.
Forse il modo migliore per ricordare Marzio Strassoldo e tutte le voci che in questi decenni si sono levate per il Friuli non sono le occasionali lacrime di cordoglio, in particolare da parte di assessori e consiglieri regionali friulani, ma l’applicazione dell’art. 6 comma 3 della legge regionale 97/2011 – comma 3 lettera d – fino ad oggi mai applicato.
Udine, 8.1.'17
Il presidente
Paolo Fontanelli
 
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La "Lettera aperta alla politica regionale" a firma di Paolo Fontanelli, Presidente del "Comitât pe autonomie e il rilanç dal Friûl" è stata pubblicata mercoledì 11 gennaio 2017 sul settimanale della Arcidiocesi di Udine, LA VITA CATTOLICA, nella rubrica "Giornale aperto" e con il significativo titolo "Che succede all'Università?"