mercoledì 28 novembre 2012

CONFERENZA TUTELA LINGUA FRIULANA - 24 NOVEMBRE 2012 - CEMÛT ISE LADE?


CONFERENZA
TUTELA LINGUA FRIULANA
24 NOVEMBRE 2012
FATTI O SLOGAN ?
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CEMÛT ISE LADE?

L’opinione di chi c’era…

TUTELA LINGUA FRIULANA
GLI SLOGAN DEGLI ASSESSORI
di
Roberta Michieli

Sabato 24 novembre all’Auditorium della Regione a Udine, il consiglio regionale ha ottemperato a quanto previsto da una norma contenuta nella legge regionale 29/2007 – tutela lingua friulana –  ossia ha organizzato un Convegno che “avrebbe dovuto” fare il punto sulla situazione attuativa di questa legge.
Premesso che non era chiaro se il Convegno fosse aperto a tutti o solamente “agli addetti ai lavori” elencati nella norma di legge, mi risulta che non pochi di coloro che erano a conoscenza del Convegno lo abbiano disertato perché era evidente che sarebbe stato nulla di più che una passerella farsesca pre-elettorale della maggioranza regionale di governo.
E così puntalmente si è infatti verificato. Da parte degli assessori Molinaro e De Anna, del Presidente dell’Assemblea regionale Maurizio Franz e anche dello stesso Presidente dell’ARLeF Lorenzo Zanon, c’è stata solo una lunga elencazione auto-referenziale di ciò che era stato, a loro dire, fatto. Non una parola sulla realtà oggettiva della situazione attuativa: la legge reg. 29/2007 è ancora oggi quasi totalmente disattesa perchè priva di quasi tutti i previsti regolamenti. E non parliamo poi della miseria dei finanziamenti erogati dalla regione dal 2008 ad oggi, che, per alcuni settori fondamentali come i media, risultano pari  a zero per ben due anni di seguito. Questa la realtà che poi nel pomeriggio del 24 novembre è stata denunciata con forza dalle realtà associative più consapevoli della gravità della situazione.
Del resto nel 2008, appena eletto, il Presidente Renzo Tondo aveva chiaramente fatto capire di considerare la tutela della lingua friulana un “costo” da evitare perché la tutela della seconda – sul piano numerico - minoranza linguistica storica che vive in Italia e maggioranza linguistica in regione, per lui non era “una priorità”. Ed è stato accontentato dai suoi assessori De Anna e Molinaro che si sono ben guardati dal dare adeguata attuazione a questa legge regionale di tutela della lingua friulana.
E oggi hanno pure il coraggio di indire un Convegno, sia pure previsto dalla legge stessa, per raccontarci quanto sono stati bravi a fare “quasi” nulla e solamente verso la fine della legislatura?
Ma “di cosa stanno parlando”? Ma pensano veramente che tutti i Friulani credano ai loro ripetuti slogan a cui non sono mai seguiti i fatti?
Nel 2013 fortunatamente si vota per rieleggere il Consiglio regionale e un nuovo Presidente della Regione. E votiamo anche noioneri aggiuntienon priorità.
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La lettera sopra riportata è stata pubblicata dal quotidiano IL GAZZETTINO (Ud) martedì 27 novembre 2012, e dal settimanale LA VITA CATTOLICA (Ud) giovedì 29 novembre 2012 (rubrica Giornale aperto)

 

domenica 25 novembre 2012

VERSO UN NUOVO PARADIGMA NELLA POLITICA LINGUISTICA E CULTURALE - di SILVANA SCHIAVI FACHIN




VERSO UN NUOVO PARADIGMA

NELLA POLITICA

LINGUISTICA E CULTURALE

di

Silvana Schiavi Fachin

del gruppo di ricerca

del Centro Internazionale sul Plurilinguismo dell’Università di Udine


Il 18 ottobre scorso, nella sala “ Altiero Spinelli” del Parlamento Europeo di Bruxelles, il gruppo europeo di ricerca EUNoM (European Universities’ Network on Multilingualism) ha presentato ad un pubblico di specialisti provenienti da tutta Europa, di europarlamentari e di rappresentanti del Consiglio d’Europa i risultati di un lavoro triennale di ricerca su Globalizzazione, modernità e conoscenza: Opportunità e sfide in un mondo multilingue“.

Il documento finale analizza le profonde implicazioni che i processi di globalizzazione e di modernizzazione hanno avuto sulla nozione di lingua e sui conseguenti cambiamenti che generano sugli apprendimenti e sugli insegnamenti linguistici in tutti i paesi del mondo. Il multilinguismo, il multiculturalismo e la multietnicità sono diventati ormai un tratto universale del nostro tempo. La mobilità dei gruppi umani si è particolarmente accentuata e quindi il contatto di diverse lingue e diverse culture è ormai caratteristico di quasi tutte le aree del mondo. Anche il concetto di stato-nazione, nonostante le persistenti resistenze di alcuni Stati come l’Italia, va perdendo l’originaria forza e vigoria con la conseguente, graduale devoluzione da parte dell’Unione Europea di competenze alle autonomie regionali. IL rapido sviluppo di un’economia della conoscenza sta infine ponendo l’accento su ampi settori del mondo del lavoro che vengono svolti sempre più spesso in contesti dove operano gruppi di lavoro e che poggiano su alti livelli di  innovazione e di conoscenza e  richiedono  quindi il possesso di buoni livelli di competenze. Anche linguistiche e culturali.
Entro questo quadro di riferimento i ricercatori e gli specialisti che hanno contribuito ad approfondire i temi fondamentali del progetto EUNoM ed in particolare la formazione professionale dei docenti di lingue; la dimensione  interculturale degli insegnamenti linguistici; la revisione curricolare dei sistemi scolastici  dalla prima infanzia all’età adulta; la ricerca e l’uso delle tecnologie  dell’informazione e della comunicazione (T.I.C.) ecc., si sono posti l’obiettivo di formulare una serie di raccomandazioni da inserire nel nuovo programma 2014 -2020 in elaborazione presso la Commissione Europea.

Cercherò qui di sintetizzare i punti di maggiore rilievo del documento, sui quali dovremmo poter costruire un programma di politica linguistica efficace in Italia e in Friuli - Venezia Giulia.

L’importanza del  contesto .

1.     Ogni processo di educazione plurilingue non dovrebbe prescindere dall’analisi dei bisogni  e dai desideri comunicativi orali e scritti degli apprendenti, dall’infanzia all’età adulta .
1.1                       Se pensiamo, ad esempio, ai bambini o agli adolescenti della nostra regione , ci rendiamo immediatamente conto che le lingue di contatto diverse dall’italiano non possono che essere il friulano,  lo sloveno  e il tedesco nelle loro diverse varianti locali o standard, essendo queste ultime le lingue dei paesi confinanti. E’ infatti il possesso – anche limitato - di queste lingue che permette agli allievi un uso delle lingue anche al di fuori della scuola , nei contatti con parlanti che vivono o visitano la nostra regione o che possono incontrare facilmente andando in Austria e  in Slovenia. Un’oculata  programmazione linguistica regionale permetterebbe a tutte le nostre scuole di promuovere un efficace quadrilinguismo di base come già si fa nelle Province di Bolzano e di Trento e di avviare tutta la popolazione scolastica a percorrere quella fase dell’educazione linguistica che ha come obiettivo primario di “ imparare ad imparare le lingue”, un presupposto cardine, secondo la ricerca più accreditata, per  il raggiungimento di un poliglottismo anche in altre lingue in età adulta. L’introduzione obbligatoria dell’inglese in età precoce finisce per confinare la lingua all’interno delle materie  scolastiche con poche  o nessuna occasione per usarla come strumento vivo di scambio e privandola del contatto con i contesti  culturali autentici dei popoli che la usano.  Anche le lingue della nuova immigrazione (l’albanese, il cinese, l’arabo, ecc.) potrebbero rappresentare in questa fase un ulteriore potenziamento dell’educazione plurilingue di base  se la politica linguistica regionale prevedesse una diffusa sensibilizzazione delle famiglie e dell’opinione pubblica, una sistematica collaborazione con l’università per la creazione di strumenti adeguati e per la formazione professionale dei docenti.
1.2                        All’ingresso della secondaria superiore gli studenti, guidati da un opportuno orientamento, potrebbero già essere in grado di scegliere le lingue (almeno due) o una lingua che desiderano  approfondire per conseguire più alti livelli di competenza orale e scritta o in una  nuova lingua che vogliono imparare. Le scelte potranno derivare da  interessi personali e/o dalle esigenze dell’indirizzo di studi prescelto e dalle domande del mondo del lavoro.
1.3                       Anche l’educazione plurilingue degli adulti andrebbe progettata e proposta tenendo presenti i loro concreti bisogni di interagire nella comunità e nel loro ambiente di lavoro.
Questa prospettiva degli insegnamenti linguistici prevede che la regione, analogamente a quanto hanno fatto le province di Bolzano e di Trento, chieda e ottenga dallo Stato la competenza primaria sull’istruzione e sia quindi in grado di legiferare e quindi risolvere uno dei nodi, a mio avviso particolarmente cruciali, dell’organizzazione scolastica: la possibilità di strutturare un curricolo nel quale siano inserite tutte le lingue areali e nel quale tutti i docenti concorrono ad un unico progetto di educazione linguistica e permettono di sviluppare tutta una serie di analisi comparative tra le varie lingue e tra i diversi contenuti culturali che sono i pilastri  dell’educazione plurilingue e interculturale.

La revisione curricolare dei sistemi scolastici

Le leggi sull’autonomia scolastica e le buone pratiche condotte in altri paesi dicono che sia l’organizzazione del curricolo, sia le modalità degli insegnamenti dovrebbero essere lasciate alla responsabilità dei collegi docenti che dovrebbero adeguarle alle risorse umane, alle risorse materiali e ambientali disponibili. Nel settore delle lingue, la ricerca ha tuttavia messo in evidenza le seguenti linee guida: a) ogni insegnante (anche di matematica, fisica, storia, ecc. ) è un insegnante di lingua; b) la progettazione dei contenuti curricolari dovrebbe quindi essere progettata e coordinata  almeno da tutti gli insegnanti di una certa fascia d’età  con sistematici riferimenti tra i diversi contenuti e le diverse lingue veicolari; c) l’uso veicolare delle lingue native, seconde e straniere secondo la modalità CLIL (Content and Language Integrated Learning”) proposto in moduli adeguati al livello di competenza raggiunto dagli apprendenti e alla difficoltà dei contenuti disciplinari.

La formazione professionale degli insegnanti

Anche gli insegnanti sentono da qualche tempo il bisogno di riorganizzare sia l’azione linguistica , sia i contenuti culturali per adeguarli ai nuovi contesti nei quali si trovano ad operare  e che sono, ad un tempo, multilingui, multiculturali e multietnici. Bisognerà dunque ristrutturare la loro preparazione professionale sia iniziale che in servizio per offrire a tutti e non soltanto a quelli di una lingua particolare (l’italiano, il tedesco, il francese, l’inglese, ecc.) un soddisfacente armamentario di teorie linguistiche e di teorie dell’apprendimento  che evidenzino anche le implicazioni emozionali, culturali e sociali dell’uso delle lingue cosicché, invece di promuovere nei loro studenti,  soltanto la correttezza formale, sappiano farne dei  comunicatori plurilingui, capaci di interagire empaticamente con l’interlocutore .  
Per trarre alcune brevi conclusioni, mi sento di affermare che si tratta di un potenziale ancora largamente inesplorato che ci chiede di risolvere alcuni nodi strutturali e che richiede un urgente e sistematico coinvolgimento dell’intero tessuto sociale, dalle famiglie sino alle rappresentanze politiche che hanno nelle loro mani le redini per produrre i necessari cambiamenti per realizzare un progetto di grande levatura politica  che accrescerà la qualità delle relazioni tra le persone e quindi il loro benessere, investendo soprattutto nell’elevazione delle competenze dei cittadini e quindi nell’innalzamento culturale della società.
E’ una sfida: solo se noi adulti, nei nostri diversi ruoli, saremo in grado di avviare un percorso ben strutturato e profondamente innovativo avremo svolto correttamente e onestamente un compito che la ricerca ci affida e che recherà beneficio soprattutto alle giovani generazioni. 

SILVANA SCHIAVI FACHIN 

Educazione Plurilingue/Educazion Plurilengâl/Plurilingual Education

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La Redazione del Blog,
ringrazia
la Prof.ssa SILVANA SCHIAVI FACHIN
per averci dato l'opportunità di pubblicare
questo importante documento.  

giovedì 22 novembre 2012

CONFERENZA TUTELA LINGUA FRIULANA - 24 NOVEMBRE 2012: FATTI O SLOGAN ?




FATS O SLOGANS?

Conferenza tutela
lingua friulana:
24 novembre 2012

Udine, Auditorium
della sede della Regione,
Via Sabbadini 31

inizio ore 9.00
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Comunicati Agenzia Consiglio Notizie

(ACON) Udine, 16 nov - AB - Questo, in linea di massima, il programma della prima Conferenza regionale sulla tutela della minoranza linguistica friulana, che si terrà a Udine, nell'Auditorium della sede della Regione, in via Sabbadini 31, sabato 24 novembre. (…)

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dal sît internet del
COMITÂT 482

Comitât – Odbor – Komitaat – Comitato 482

Metude in vore
de leç regionâl
su la lenghe furlane:
FATS O SLOGANS?


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Sabato 24 novembre si terrà a Udine la prima Conferenza regionale sulla lingua friulana. Si tratta di un appuntamento previsto dalla legge regionale 29/2007 per la tutela, la promozione e la valorizzazione della lingua friulana come occasione per verificare l’attuazione delle legge stessa. Considerato che l’ordine fissato per gli interventi relega al pomeriggio, poco prima della conclusione dei lavori, gli spazi a disposizione dei rappresentanti dell’associazionismo e dei soggetti impegnati quotidianamente per la promozione del friulano e per la difesa dei diritti linguistici dei friulani, riteniamo utile anticipare il quadro di attuazione della legge 29/2007 che emerge dall’attività di monitoraggio svolta in questi anni dal Comitato 482.
Occupandoci esclusivamente dell’applicazione della legge 29/2007 tralasceremo invece gli altri punti critici che minacciano il friulano. Ci scusiamo fin da ora per la lunghezza del testo, ma visto che non partecipiamo alla campagna elettorale preferiamo siano i fatti a parlare – e un’analisi puntuale dei fatti richiede un minimo di approfondimento – lasciando ad altri l’uso di slogan.

PoliticA linguisticA

In base alla legge le priorità d’intervento avrebbero dovuto essere stabilite attraverso tre tipi di piani: un Piano Generale di Politica Linguistica quinquennale predisposto dall’amministrazione regionale su proposta dell’ARLeF; dei Piani con le priorità d’intervento per raggiungere gli obiettivi annuali; e dei Piani Speciali di Politica Linguistica quinquennali che Regione, enti locali e concessionari di servizi pubblici avrebbero dovuto darsi per delineare la propria azione a favore del friulano. Per quanto ne sappiamo nessuno di questi Piani è stato predisposto. Ciò impedisce inoltre di verificare il reale grado di applicazione della legge nelle diverse amministrazioni locali e nei soggetti concessionari di servizi pubblici.
Alla Giunta si richiede di presentare ogni anno in Consiglio regionale una relazione sui progressi nell’attuazione della legge e, ogni cinque anni, un rapporto sui risultati ottenuti. Se per la presentazione di quest’ultimo documento attendiamo fiduciosi la Conferenza di sabato, non abbiamo ancora visto nessuna delle relazioni annuali che pure dovrebbero essere rese pubbliche.
Per sviluppare gli indirizzi di politica linguistica, l’ARLeF avrebbe dovuto contare sul contributo di una Commissione per l’uso sociale della lingua friulana, nominata con decreto del presidente della Regione, ma questa Commissione non è mai stata istituita.
Tra gli strumenti fondamentali per una politica linguistica seria, la legge 29/2007 prevede anche la certificazione linguistica. Modalità, criteri e requisiti per ottenere la certificazione dovevano essere fissati con un regolamento regionale da emanare entro sei mesi dall’entrata in vigore della legge ma, passati più di quattro anni e mezzo, tale regolamento non è ancora stato emanato.

SCUOLA

Per dare avvio in modo continuativo all’insegnamento del e in friulano, la legge regionale richiedeva: un regolamento con il piano operativo di sistema per le scuole; un regolamento per definire le competenze per l’insegnamento del e in friulano; l’istituzione di una Commissione permanente per l’insegnamento della lingua friulana. Per predisporre tali strumenti l’amministrazione regionale ha impegnato diversi anni con il risultato che l’anno scolastico 2012-2013 è il primo in cui la legge 29/2007 inizia ad essere parzialmente attuata. È stato affermato che tale ritardo dipende dall’impugnazione di alcuni commi della legge, ma la sentenza della Corte Costituzionale in proposito risale al maggio 2009: stiamo dunque parlando, nella migliore delle ipotesi, di oltre tre anni di ritardo.
Per facilitare l’apprendimento della lingua anche al di fuori dei percorsi scolastici tradizionali, la legge prevedeva l’istituzione presso l’ARLeF di un registro dei volontari per l’insegnamento della lingua friulana, registro che non è ancora stato istituito.

MEDIA

Anche per gli interventi di sostegno nel settore dei mezzi di comunicazione la Regione era tenuta a predisporre un regolamento. Tale documento è stato emanato appena alla fine del 2011, ma si occupa solamente di radio e televisioni tralasciando carta stampata e internet.
Tale settore tuttavia in questi anni è stato pesantemente penalizzato. Le leggi finanziarie regionali per il 2010 e il 2011 avevano infatti azzerato i finanziamenti per il settore, finanziamenti ripristinati dopo numerose proteste solo con le variazioni di bilancio del 2011, ma con una riduzione del 25% rispetto alla cifra originaria. Inoltre, a quanto ci risulta, i programmi realizzati grazie ai fondi per il 2011 sono stati saldati solamente questo novembre, mentre alle domande presentate in gennaio per i fondi per il 2012 (che al 75% dovrebbero andare alle televisioni, penalizzando così il settore radiofonico che in questi anni è stato il più costante e vivace nell’uso e nella promozione della lingua) non è ancora stata data nessuna risposta.

REALTà ASSOCIATIVE

La 29/2007 prevede inoltre che la Regione finanzi, in proporzione all’attività svolta, quei soggetti dotati di un’organizzazione e di una struttura stabile che svolgono un’attività qualificata e continuativa per la lingua friulana. Da anni ormai l’Esecutivo regionale annuncia l’intenzione di fissare dei criteri oggettivi per la selezione di tali soggetti e per il riparto delle risorse stanziate, ma alle parole per ora non sono ancora seguiti i fatti. Gli unici fatti visti sono una progressiva riduzione delle risorse, in atto già da diversi anni e attuata con tagli lineari che non tengono minimamente conto né della proporzione delle attività svolte, né della qualità e della continuità delle stesse, e nemmeno dell’organizzazione e della struttura dei diversi soggetti. Inoltre, se verrà confermato un taglio lineare del 50% delle risorse per tutti i soggetti riconosciuti, si darà un colpo mortale proprio alle realtà che lavorano quotidianamente per il friulano e che per farlo necessitano di dipendenti e strutture stabili.

DIVISIONE DELLE COMPETENZE

A complicare ancora di più la situazione ha contribuito la divisione delle competenze sulla lingua friulana tra due Assessorati (Cultura e Istruzione) e la riduzione progressiva delle capacità operative dell’ufficio che un tempo rappresentava il Servizio regionale per le identità linguistiche.
L’ARLeF, che dovrebbe rappresentare l’organismo di riferimento per la politica linguistica per il friulano, in questi anni si è trovata spesso in difficoltà a causa di un organico precario e numericamente insufficiente. Il nuovo statuto dell’Agjenzie fino ad ora non sembra aver dato un grande contributo alla soluzione di tale problema, ma ha invece trasformato il Comitato Tecnico Scientifico (che non dipende da nomina politica diretta) in un mero organismo a chiamata, senza alcuna possibilità concreta d’intervento.

CONCLUSIONI

Per quanto abbiamo potuto verificare questo è lo stato d’attuazione della legge 29/2007. Le problematiche qui esposte sono state segnalate più e più volte senza ricevere per altro alcuna risposta diretta da parte dell’Amministrazione regionale. È un quadro – crediamo – che non ha bisogno di ulteriori commenti.

Udin, 19.11.2012
Il portavoce del Comitato 482
Carlo Puppo
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I COLORI E IL GRASSETTO
SONO DELLA REDAZIONE DEL BLOG

domenica 18 novembre 2012

TERZA CORSIA AUTOSTRADA A4 VENEZIA-TRIESTE: UN PROGETTO TROPPO ONEROSO PER LE CASSE DELLA REGIONE ?


TERZA CORSIA
AUTOSTRADA A4
VENEZIA – TRIESTE

Un progetto
troppo oneroso
per le casse
della Regione?
 
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DOSSIER

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 Eravamo il 25 giugno 2012

www.repubblica.it

 
Autostrade, ingorgo sui cantieri tassi alti, banche in fuga, lavori stop

DALLA BREBEMI ALLE DUE PEDEMONTANE FINO ALLA VENEZIA-TRIESTE: OPERE PER 20 MILIARDI RISCHIANO IL FERMO PERCHÉ LO SPREAD STA FACENDO SALTARE I PIANI FINANZIARI E I SOCI PUBBLICI NON HANNO LE RISORSE NECESSARIE. MOLTI PROGETTI ERANO CARENTI DALL’ORIGINE

di Paolo Possamai


Milano - E se pure i cantieri che hanno avuto la benedizione del parroco, il taglio del nastro come da cerimonia, la banda del paese e il ministro in ghingheri si fermassero? Ipotesi tutt’altro che fantasiosa, il blocco delle grandi opere in Italia. Per dirla con Fabrizio Palenzona, presidente dell’Aiscat, la grande crisi ha quasi eliminato la materia prima per le infrastrutture: i quattrini. (…)
Merita un capitolo a parte la vicenda del finanziamento per la terza corsia della A4 Venezia-Trieste, che vale oltre 2 miliardi. Il concessionario si chiama Autovie Venete, di proprietà all’84% della finanziaria Friulia, a sua volta all’80% della Regione Friuli Venezia Giulia e per la parte rimanente in capo a vari istituti di credito. Data al 5 ottobre 2010 la lettera con cui Autovie invitava 23 banche a partecipare alla gara per il finanziamento. Il 31 marzo 2011 un unico pool composto da Biis, Unicredit, Centro Banca, Credit Agricole, Mediobanca, Natixis, Mps, Deutsche Bank ha presentato un’offerta con scadenza 15 novembre 2011.

Da allora, buio totale. Salvo apprendere un paio di settimane fa dalle pagine del “ Piccolo” di Trieste, che le banche avevano posto una serie di condizioni ritenute evidentemente inaccettabili da chi governa la Regione Friuli Venezia Giulia.

Tra queste condizioni, a parte il pegno sulle azioni di Autovie, anche l’esclusione della distribuzione degli utili di Autovie fino al 2017, la disponibilità a ricapitalizzare in determinati casi e la necessità dell’assenso delle banche stesse a che Autovie possa partecipare alla gara per il rinnovo della concessione, in scadenza appunto nel 2017.

Peccato che tutta l’attività di Friulia, stramba merchant bank pubblica, sia storicamente stata sostenuta appunto dai profitti di Autovie.

Il governatore Renzo Tondo e il suo assessore ai Lavori pubblici, Riccardo Riccardi, che è pure commissario ad acta per la terza corsia, giurano che i soldi saranno garantiti da Banca Europea degli Investimenti e Cassa Depositi e Prestiti. La prima ha dichiarato di poter garantire un miliardo. La seconda avrebbe disponibilità per 900 milioni.

Ma a quale tasso? Se l’erogazione di Cdp fosse agganciata al rendimento dei Btp decennali, il piano finanziario di Autovie potrebbe reggere?

Lapidario il commento di Federico Marescotti, fino a un anno fa amministratore delegato di Friulia e consigliere di Autovie: il piano finanziario della concessionaria poteva essere sostenibile fino a tassi del 6%, oggi siamo al 7% e oltre.

Attualmente sono in corso i lavori sul primo lotto, da Quarto d’Altino a San Donà, perché Autovie aveva da anni in cassa i 450 milioni per pagare. Sul resto, solo interrogativi. Un nuovo bando per il finanziamento rivolto alle banche sarà pubblicato a luglio. E nel frattempo, il crono-programma ha accumulato almeno due anni di ritardi. A lato, un cantiere per la realizzazione di una autostrada. Solo i lavori per la Venezia -Trieste valgono investimenti per 2 miliardi.

(25 giugno 2012)

LEGGI TUTTO L’ARTICOLO
SUL SITO INTERNET
ECONOMIA & FINANZIA
www.repubblica.it

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E OGGI ?

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mercoledì  31 ottobre 2012
dal Messaggero Veneto - Ud


EPITAFFIO AL PROGETTO FARAONICO

da un editoriale a firma di

FULVIO MATTIONI


(…) E’ una favola, infatti, che lo Stato italiano mostri qualche interesse nei suoi confronti perché, in realtà, non ci investe un euro ed è una favola che sia indispensabile agli indigeni visto che siamo la minoranza degli utenti, meno del 27%. E’ un mistero la triplicazione dei suoi costi originari, è un mistero che un inquilino in affitto su un tratto autostradale – la Regione tramite Autovie Venete Spa – provi l’irrefrenabile desiderio di investire una cifra sbalorditiva a fronte di uno sfratto esecutivo nel 2017. E’ mistero profondo sul perché si siano avviati lavori della terza corsia faraonica senza le adeguate coperture finanziarie. E’ un mistero che non vi sia una folla di banche smaniose di fare un buon affare anticipando la liquidità necessaria a fronte dell’avvenuta acquisizione delle garanzie da parte della Bei e della Cassa depositi e prestiti e di un piano finanziario, si favoleggia, a prova di bomba. (…)  
(…) l'opacità dell'informazione istituzionale che grava sull'intero progetto. Era doveroso spiegare - dati alla mano - come stia in equilibrio un piano finanziario che dal 2007 al 2009 sconta un raddoppio dei costi delle opere e come mantenga l'equilibrio a fronte di tassi di interesse triplicati da applicare alla provvista finanziaria. Come possa realizzarsi l'obbligo di legge imposto ad Autovie Venete di restituire i capitali presi in prestito alimentandoli con i propri profitti i quando, in realtà, non sarebbe sufficiente allo scopo nemmeno il valore del suo fatturato nonostante sia 7 volte più grande degli utili.
E, ancora, spiegare come si concilia con l'equilibrio finanziario il calo patito dal flusso di traffico effettivo rispetto a quello ipotizzato nel piano finanziario, con un divario negativo pari all'8% nel solo 2011/2012. E con una tendenza al peggioramento da brivido: la crisi economica e lo scarso entusiasmo degli utenti per gli aumenti tariffari, infatti, hanno portato ad un calo del 9,3% del traffico nel periodo più recente, ovvero nel primo semestre del 2012 rispetto a quello del 2011.
Ma poiché le spiegazioni sarebbero oramai tardive e poiché la realtà ha sancito l'impossibilità di realizzare la terza corsia faraonica, concludo qui, serenamente, il suo epitaffio.
FULVIO MATTIONI
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Chi pagherà

la terza corsia della A4?

Intanto non sprecare 80 milioni di euro in opere inutili come il collegamento Manzano - Palmanova
Legambiente FVG ritiene irrealistico pensare che possa essere la sola tariffa autostradale a finanziare il pagamento dei mutui e dei relativi interessi necessari per la costruzione della terza corsia autostradale, tanto più che non risulta sia mai stata resa nota una previsione delle tariffe applicabili a regime per i diversi utenti autostradali. Se il ricorso alla fiscalità generale diventerà necessario, questo non può ricadere sui soli cittadini-contribuenti del Friuli Venezia Giulia ma deve coinvolgere lo Stato vista la scala europea dell’opera.
In un momento economico come l’attuale, la Regione, insieme allo Stato, dovrebbe rivedere e selezionare investimenti e progetti di viabilità e concentrare gli stessi sulla terza corsia, anche per alleggerire l’impatto finanziario complessivo dell’opera.
Legambiente FVG ricorda che, sempre gestita direttamente dal Commissario straordinario per la A4, sta per partire, avendo concluso l’iter di approvazione, la costruzione di un secondo collegamento stradale tra l’area della sedia e l’autostrada, da Manzano a Palmanova, sostanzialmente inutile, se non per l’immagine pubblica ed il ruolo di alcuni Sindaci ed imprenditori dell’area, che costerà ben 80 milioni di euro.
Questa cifra equivale a più di un terzo del costo dell’attuale tratta in costruzione della terza corsia tra Quarto d’Altino e S. Donà di Piave (225 milioni circa per quasi 19 chilometri).
Chiediamo alla politica regionale, di governo e di opposizione, di ragionare come un “buon padre di famiglia” nei momenti di crisi, rinviare le spese superflue e di rappresentanza, concentrarsi sugli investimenti ritenuti essenziali: nel caso vuol dire chiedere allo Stato, che mette 65 degli 80 milioni, di ricontrattare l’oggetto dell’investimento dirottandolo sulla terza corsia.
LEGA AMBIENTE