mercoledì 30 maggio 2012

MINORANZE, SBILANCIAMENTI REGIONALI E IL CASO "RADIO ONDE FURLANE"




MINORANZE,
SBILANCIAMENTI REGIONALI
E IL CASO
“RADIO ONDE FURLANE”

La nostra Regione ha recentemente finanziato con quasi un milione di euro la minoranza linguistica italiana che vive in Slovenia e Croazia (circa 25.000 persone), aree esterne dunque al territorio di competenza diretta del Friuli – Venezia Giulia.

Nessun politico regionale ha sollevato obiezioni né arricciato il naso adducendo ragioni di esiguità di risorse disponibili o altre delle motivazioni che così spesso vengono evocate quando si parla di finanziamenti per altre comunità minorizzate.

Certamente non lo faremo noi che riteniamo il sostegno alle minoranze un elemento importante di democrazia.

Non possiamo tuttavia non chiederci come mai la politica regionale e l’attuale Giunta guidata da Renzo Tondo in particolare, continuino ad essere avare di finanziamenti a favore della comunità linguistica friulana che si vede destinataria di finanziamenti che definire “miserevoli” è un eufemismo.


PERCHE’ QUESTO INCREDIBILE
SBILANCIAMENTO A SFAVORE DELLA comunità LINGUISTICA STORICA FRIULANA?


Perchè i 600 mila friulanofoni, la seconda minoranza linguistica storica dello stato italiano – in termini numerici – che costituisce il 50% della popolazione regionale e produce redditi importanti per la formazione del PIL regionale, sono sistematicamente discriminati dalla politica regionale?


DOI PÊS

E DÔS MISURIS?


La Redazione del Blog

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IL CASO


ONDE FURLANE

TAGLIA GIORNALISTI

“SENZA FONDI,

COSTRETTI A FARLO”


La cooperativa ha dovuto lasciare a casa un dipendente, gli altri sette si sono ridotti lo stipendio. Il Presidente Cantarutti: dalla Regione meno contributi, la Provincia non ci dà neanche un euro.

Che la crisi ci sia lo sappiamo tutti. Che colpisca anche radio, televisioni e il mondo dell’informazione in genere spesso passa sottotraccia. Anche perché, forse, c’è un certo pudore a parlarne, per mille motivi. Ma l’ultimo caso ha toccato una voce storica dell’autonomismo friulano, “Radio Onde Furlane”, un network molto conosciuto e radicato nel territorio. La cooperativa editrice è stata infatti costretta a licenziare un giornalista, Piero Cargnelutti, che da una settimana è a casa. Uno dei sei in organico, oltre a due tecnici. Il motivo? La Regione centellina i fondi, la Provincia non eroga neanche un euro. E così ne fanno le spese i dipendenti.

E’ lo stesso presidente della cooperativa e voce familiare di “Onde Furlane”, Paolo Cantarutti, a spiegare la situazione. «Purtroppo e a malincuore abbiamo dovuto privarci di un giornalista - racconta -. Cargnelutti aveva uno dei contratti più onerosi, da 26 ore settimanali, a tempo indeterminato. Era stato assunto quando le cose andavano a gonfie vele, nessuno di noi avrebbe mai immaginato che si finisse in questa grave difficoltà finanziaria. Del resto per due anni di fila abbiamo subito l’azzeramento dei contributi regionali sulle trasmissioni in lingua friulana, quest’anno li hanno ripristinati, ma in piccola parte. In più la Regione ha cancellato i fondi per le trasmissioni che seguivano i lavori del consiglio regionale, proprio il settore specifico di competenza del professionista licenziato. Per non parlare della Provincia, che non garantisce neanche un soldo, a parte forse mille euro destinati al “Premio Friuli”. Così davvero non si poteva più andare avanti».

Il taglio dell’organico non è stato però un fulmine a ciel sereno. «Certo prima di mandare a casa la gente abbiamo preso altri provvedimenti - allarga le braccia Cantarutti -. Nel 2011 tutti i dipendenti sono stati in cassa integrazione a turno, ma la misura non si è rivelata sufficiente. Da quest’anno chi è rimasto si è ridotto il compenso. Al momento sopravviviamo, ma chi può prevedere il futuro, in queste condizioni?

Davvero non lo sappiamo se il personale resterà quello attuale o se ci saranno altre riduzioni. Eppure noi crediamo di avere un ruolo, un significato. Facciamo almeno 10 ore in marilenghe ogni giorno, comprese domeniche e festivi. In più presentiamo libri, dischi, andiamo nelle scuole. Adesso tocca alla Regione e in generale alle istituzioni decidere se è più opportuno finanziare i calendari di paese in friulano, come accade, o la comunicazione radio e televisiva di un certo tipo, che noi garantiamo. I 60 mila euro annui della Regione non bastano».

Ma in questo quadro così cupo c’è qualche segnale di speranza. Vale a dire la solidarietà e l’appoggio concreto della gente, degli ascoltatori, degli affezionati di “Radio Onde”. «Sul nostro sito Internet ci sono le modalità per darci una mano - osserva ancora il presidente della cooperativa - come devolvere il 5 per mille del 730, per esempio.

La gente ci sta aiutando, il finanziamento popolare sta dando i suoi frutti. E l’anno scorso la festa per raccogliere contributi, a Mortegliano, ha visto la presenza di 1.500 persone, un successo. Il nostro pubblico è fedele e affezionato e non finiamo di ringraziarlo.

Negli ultimi tempi stiamo lavorando tanto nelle scuole, medie e superiori, con i ragazzi che ci stanno dando tante soddisfazioni. Andiamo negli istituti e facciamo “lezione” in friulano, illustrando video, fumetti, siti Internet in marilenghe. Anche queste, per noi, sono strade alternative per trovare fondi. Per andare avanti e non morire».

Da “IL MESSAGGERO VENETO” di Udine – 25 maggio 2012


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domenica 27 maggio 2012

Elettrodotto Redipuglia-Udine ovest: il "Comitato per la Vita del Friuli Rurale" presenta una segnalazione alle Procure della Repubblica.


 

Elettrodotto

Redipuglia-Udine ovest

e dintorni


Riceviamo dal
"Comitato per
la Vita del Friuli Rurale",

e publichiamo.

La Redazione del Blog
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COMUNICATO STAMPA

 N. 112    24/5/2012

Elettrodotto

 Redipuglia-Udine ovest e dintorni


GLI INDUSTRIALI LO INVOCANO PER BATTERE CASSA, LA TERNA MINACCIA IL BLACK-OUT, CIRIANI LO RIANIMA E TONDO LO PROMETTE A GRAN VOCE

MA LUI

NON DA PIU’ SEGNI

DI VITA


PER IMPORRE L’ECOMOSTRO REDIPUGLIA-UDINE OVEST LE HANNO PROVATE TUTTE. SONO SCESI IN CAMPO I PARLAMENTARI E IL PARTITO DI MAGGIORANZA. E’ STATO PROMOSSO IL SILENZIO DEGLI AMBIENTALISTI E DELLE ASSOCIAZIONI DI CATEGORIA, POI, VISTO CHE NON SONO RIUSCITI A GABBARE I SINDACI E IL COMITATO, E’ STATA MESSA IN GIOCO UNA CAMPAGNA PUBBLICITARIA STRARIPANTE E, CON ESSA, IL GURU DELLE INDAGINI DEMOSCOPICHE, MA ANZICHE’ TACITARE IL DISSENSO HANNO FINITO PER SOLLEVARE UN POLVERONE, INASPRIRE IL CONFRONTO E DILATARE LA SENSIBILITA’ DELLA GENTE.

Poi, nel disperato tentativo di tappare la bocca al Comitato sono passati all’azione penale e, visto che non sono riusciti nell’intento, gli industriali di casa nostra hanno cominciato a strapparsi le vesti e ad attribuire, senza un nesso di causa, la patriottica volontà di andarsene al mancato realizzo della linea.

Allora, il presidente Tondo, che pure aveva benedetto la fuga in Serbia, ha promesso di accontentarli e Ciriani ha persino dato vita ad un paradossale tavolo tecnico che si è risolto in una mezza farsa, snobbata e screditata persino dalla stessa TERNA.

Così, mentre il ministro Clini benedice tutto ciò che ha favorito in dieci anni di direttore generale al Ministero dell’Ambiente, a Roma si accorgono che il tempo è scaduto, che dopo tre anni trascorsi dalla TERNA a fare muro contro le richieste di Regione, Comuni e Comitato, è saltato il vincolo della inedificabilità lungo il tracciato.

Quel vincolo frettolosamente imposto all’antivigilia di Natale del 2008 da uno zelante funzionario che, accogliendo senza battere ciglio il progetto dell’elettrodotto dichiarava, seduta stante, l’avvio del procedimento e quindi la sospensione di ogni edificabilità: sotto le feste, quando si conta sulla fisiologica distrazione della gente.

Oggi, quello stesso dirigente, sollecitato da chissà chi (!), in un rinnovato eccesso di zelo torna alla carica, e dovendo ammettere che il giocattolo si è rotto e che da cinque mesi sono scaduti i termini di legge, cerca di passare la patata bollente ai sindaci, e li spinge di andare oltre la legge e di estendere il divieto contro l’interesse della cittadinanza, già danneggiata da un congelamento dei propri immobili durato per più di tre anni. Ma per sua sfortuna il Comitato per la Vita del Friuli Rurale non dorme e, prontamente, segnala la cosa agli organi giudiziari affinché possano verificare il dolo e le complicità del caso!     

A maggior ragione stupisce l’ennesima esternazione (accolta sempre con grande dispiegamento mediatico) della ABS quando pretende l’elettrodotto, pena la sua fuga in Serbia o in Croazia, (Messaggero Veneto del 25 maggio) senza però spiegare quale sia il nesso fra quella linea elettrica, il ridotto uso delle centrali elettriche di casa nostra, la operatività dell’azienda e, tanto meno, il dichiarato crollo del portafoglio ordini.

Si è parlato di contribuzioni di denaro pubblico e, in proposito, lo zelo della Seganti esibito per l’occasione la dice lunga.

Così, mentre nulla impedisce che l’elettrodotto si possa costruire interrato e che i lavori possano iniziare seduta stante con grande beneficio per la qualità della nostra terra, nulla vieterebbe all’ABS di accedere a quelle facilitazioni deliberate dalla Comunità Europea a favore delle imprese energivore.

La Commissione europea ha infatti approvato un piano con cui si propone di sostenere gli impegni ambientali con misure rigorosamente paritarie tra gli stati affinché sia scoraggiata la delocalizzazione delle industrie e la altrettanto dannosa esportazione della anidride carbonica.

Non resta che scegliere fra il modello europeo o quello balcanico, dove la mano d’opera costa un quarto e l’ambiente è un lusso che non si vogliono permettere…….

Aldevis Tibaldi
Comitato per la Vita del Friuli Rurale
Via Volta 10 Porpetto UD cap 33050

ALLEGATO al Comunicato Stampa:
Elettrodotto a 380 kV in DT “Udine Ovest-Redipuglia”ed opere connesse.
Segnalazione alle Procure della Repubblica in relazione al sollecito emesso dal MISE, Rif DG-ENRE prot. n. 0009876-17/05/2012.


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giovedì 24 maggio 2012

ATTACCHI POLITICI AL TEATRO GIOVANNI DA UDINE !




ATTACCHI POLITICI

AL

TEATRO GIOVANNI DA UDINE



Visto che si è aperto un forte  dibattito sul Teatro Giovanni da Udine, essendo un uomo libero e non legato a nessun carrozzone nè politico nè istituzionale, vorrei esprimere un mio parere sul nuovo caso. (…)

(…) L’ultima sceneggiata è stata imbastita dal giornalista Tommaso Cerno (…)

(…) L’ultima presa di posizione in difesa del suo amico giornalista Pellizzari, va oltre le righe di un’etica professionale, in quanto il detto giornalista non è un “precario”, ma un libero professionista con tanto di partita IVA, che svolgeva assieme ad altri incarichi anche l’addetto stampa al Teatro Giovanni da Udine, con professionalità.

Il giro di tagli alle spese che il Presidente Mizzau, ha dovuto fare visto il momento difficile, come succede in tutte le istituzioni, non riguarda solo l’addetto stampa, ma anche i grafici e tutte le ditte e cooperative che danno un servizio al Teatro; e visto il momento difficile hanno accettato di buon grado. (…)

Vorrei vedere se a qualche giornalista “precario” gli fosse offerta la possibilità di 2.000 euro al mese; certamente firmerebbe subito il contratto. Ho l’impressione che una buona parte di questa categoria non viva da nababbo.

Già che sono vorrei aggiungere  che i tagli sono stati anche  fatti al budget sia per la prosa che per la musica, riducendoli considerevolmente.

L’unica cosa che il Presidente Mizzau non ha ridotto,  nemmeno al Consiglio, è il gettone di presenza ! Mi dimenticavo.….., tutto il Consiglio lavorava già gratuitamente.(…)

BEPI AGOSTINIS


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LEGGI

TUTTA LA LETTERA

di

BEPI AGOSTINIS



Visto che si è aperto un forte  dibattito sul Teatro Giovanni da Udine, essendo un uomo libero e non legato a nessun carrozzone nè politico nè istituzionale, vorrei esprimere un mio parere sul nuovo caso.

E’ da anni che seguo il campo teatrale udinese, soprattutto per la mia battaglia  affinché anche il Friuli potesse avere un suo Teatro Stabile in lingua friulana, ma visto i tempi di crisi, sono riuscito ad avere una Compagnia Stabile fatta da professionisti del Teatro. Dunque sono anni che seguo il Teatro in particolare in città.

Dalla nascita del Teatro Giovanni da Udine, quando l’allora sindaco Zanfagnini decise di costruire il nuovo Teatro, già i due schieramenti principali di “operatori del teatro in città”, iniziarono le proteste affinché il Teatro non sorgesse, dicevano che non serviva, mentre io assieme a pochi altri, fra cui la cantante Mirna Pecile, il notaio Chiara Contursi raccogliemmo in nemmeno un mese, se non erro 5.000 firme che vennero consegnate al Sindaco Zanfagnini, con le quali la cittadinanza era favorevole alla costruzione.

La petizione ha evidentemente avuto i suoi buoni frutti; prova ne è che il Teatro è stato costruito.

Negli anni c’è sempre stato un susseguirsi di scontri ad ogni iniziativa che il Teatro portasse avanti, personalmente credo che le avversità più che sul campo culturale, che veniva preso come scusa, fossero politiche, e in questo modo contrastare chi dirigeva il Teatro nei vari anni.

L’ultima sceneggiata è stata imbastita dal giornalista Tommaso Cerno, e non è la prima volta che tale personaggio, dalla sua residenza romana, critica l’operato in Friuli, in particolare contro noi friulani, che vogliamo difendere la nostra lingua e autonomia, dunque un anti friulanista.

L’ultima presa di posizione in difesa del suo amico giornalista Pellizzari, va oltre le righe di un’etica professionale, in quanto il detto giornalista non è un “precario”, ma un libero professionista con tanto di partita IVA, che svolgeva assieme ad altri incarichi anche l’addetto stampa al Teatro Giovanni da Udine, con professionalità.

Il giro di tagli alle spese che il Presidente Mizzau, ha dovuto fare visto il momento difficile, come succede in tutte le istituzioni, non riguarda solo l’addetto stampa, ma anche i grafici e tutte le ditte e cooperative che danno un servizio al Teatro; e visto il momento difficile  hanno accettato di buon grado.

Mi sembra che tutti hanno capito la situazione in cui stiamo vivendo, e pur di lavorare hanno accettato la riduzione del loro stipendio. Solo il giornalista non ha accettato che il suo assegno annuale di 31 mila euro fosse ridotto a 24 mila, dunque 2.000 ero al mese: non è che dovesse timbrare il cartellino ogni giorno, ma senz’altro  lui può vivere dignitosamente  con gli altri introiti della sua libera professione, dunque non è un “precario”.

Vorrei vedere se a qualche giornalista “precario” gli fosse offerta la possibilità di lavorare per 2.000 euro al mese;  certamente firmerebbe subito il contratto. Ho l’impressione che una buona parte di questa categoria non viva da nababbo.

Già che sono vorrei aggiungere che i tagli sono stati anche fatti al budget sia per la prosa che per la musica, riducendoli considerevolmente.

L’unica cosa che il Presidente Mizzau non ha ridotto, nemmeno al Consiglio, è  il gettone di presenza ! Mi dimenticavo….., tutto il Consiglio lavora gratuitamente.

Un Presidente che deve gestire e decidere la complessità della  gestione di un  Teatro, gratuitamente e da buon friulano con onestà e competenza, mi pare che sia una persona da rispettare.

La raccolta di firme con quella maglietta di poco gusto, mi fa capire ancor di più che è tutto un gioco politico.

Riguardo le critiche sulla presenza del direttore artistico Cesare Lievi in Teatro, mi pare che quando vi è la necessità è sempre presente, sistemate le cose magari ne segue altre; è la stessa cosa di un primario d’ospedale abituato a fare operazioni importanti, finita l’operazione dopo alcuni giorni di controllo, lascia ai suoi assistenti il proseguo della convalescenza. Penso che anche  il direttore artistico abbia in Teatro dei buoni e validi assistenti per il prosegue del suo lavoro.

Riguardo i 300 mila euro per la coproduzione del “principe di Homburg”, opera per la quale finalmente il nostro Teatro non è solo un contenitore, ma anche un Teatro di produzione, mi sembra un ottima iniziativa, visto che farà la tournèe nei Teatri italiani, portando il nome di Udine, come un luogo di cultura, e sono certo che ne trarrà anche benefici finanziari, che ritorneranno nelle casse dal Teatro, come è successo per “il vecchio e il cielo”, e sembra che anche l’ultima produzione, abbia molte richieste. Calcolando sempre i rischi che ci sono: può andare male, ma può andare anche bene e guadagnarci qualcosa.

E per finire, visto che il giornalista Cerno da quando risiede a Roma frequenta i salotti televisivi romani, faccia pure bella mostra di sè e della sua eloquenza, continui pure: è un’ottima pubblicità per farsi conoscere, ma affronti i problemi di quella trasmissione, e lasci tranquillo il Friuli, se lo fa solo per criticare.

Bepi Agostinis
Udine,18 maggio 2012


martedì 22 maggio 2012

SALVIAMO IL LAGO DI CAVAZZO: UNA PROPOSTA DEI COMITATI.


Lago di Cavazzo
....oggi!


SALVIAMO

IL LAGO

DI CAVAZZO !



I Comitati che si battono per la salvezza del lago di Cavazzo contro il progetto di pompaggio dell’Edipower, che condannerebbe a morte il lago oltre a creare altre criticità, hanno tenuto lunedì 21 maggio una conferenza stampa in cui hanno avanzato una proposta alternativa al progetto Edipower, anche in relazione al fatto che altri, oltre a Edipower, vogliono utilizzare le acque del lago. (…)

I Comitati hanno presentato la proposta alternativa elaborata dall’ing. Dino Franzil che ha lo scopo di utilizzare - in maniera complessiva e logica - (sono parole del portavoce dei Comitati Franceschino Barazzutti ) le acque della Carnia e  del lago per produrre energia, prodotti agricoli, turismo. (…)


LEGGI TUTTO IL COMUNICATO STAMPA DEI COMITATI


COMUNICATO STAMPA

DEI COMITATI

(lunedì 21 maggio 2012)

I Comitati che si battono per la salvezza del lago di Cavazzo contro il progetto di pompaggio dell’Edipower, che condannerebbe a morte il lago oltre a creare altre criticità hanno tenuto lunedì 21 maggio una conferenza stampa in cui hanno avanzato una proposta alternativa al progetto Edipower, anche in relazione al fatto che altri, oltre a Edipower, vogliono utilizzare le acque del lago.

Infatti, non basta che il lago di Cavazzo sia al centro dell'attività di  Edipower, ora sul lago dei tre comuni sono in programma nuovi interventi.

Il Consorzio per lo sviluppo industriale di Tolmezzo ha presentato un progetto per la costruzione nei pressi dello scarico del lago di una centrale, che non crea impatti, con due turbine che utilizzerebbe 12,5 metri cubi di acqua al secondo.

Inoltre il Consorzio Ledra Tagliamento dovrebbe utilizzare lo scarico del lago per far derivare 10 metri cubi di acqua al secondo, per eventuali problemi di siccità, da convogliare nel canale Ledra tra Gemona e Osoppo.

I Comitati hanno presentato la proposta alternativa elaborata dall’ing. Dino Franzil che ha lo scopo di utilizzare - in maniera complessiva e logica - (sono parole del portavoce dei Comitati Franceschino Barazzutti ) le acque della Carnia e del lago per produrre energia, prodotti agricoli, turismo.

Al centro di tutto devono esserci la conservazione del lago di Cavazzo ed il suo ripristino allo stato naturale.

PROPOSTA

La proposta prevede che due delle tre turbine funzionanti attualmente 8 ore al giorno per complessive 24 ore al giorno, siano invece utilizzate 24 ore su 24, complessivamente per 48 ore al giorno, dando una maggiore produzione.

La terza turbina - continua Barazzutti - andrebbe sostituita con una reversibile pompante, pescante non dal lago, ma dal pozzo di scarico delle due turbine con il conseguente invio al bacino di Verzegnis di circa 22 metri cubi al secondo.

I residui 22 metri cubi vanno intubati e portati allo scarico del lago con l'uscita al bivio di Avasinis. In quel punto 10 metri cubi di acqua possono essere derivati dal Consorzio Ledra Tagliamento ed i rimanenti 12 metri cubi alimenteranno la centrale Cosint, il cui scarico a sua volta alimenta il torrente Leale e quindi il Tagliamento.

Poiché il bacino di Verzegnis riceve 22m cubi dal pompaggio e 22 mc dalla Carnia , è in grado di mantenere un livello costante.

Il lago di Cavazzo non ricevendo più lo scarico della centrale si stabilizza nel livello, nelle condizioni biologiche e ritorna alla sua vita naturale .

E secondo l'ingegnere Dino Franzil che ha eseguito uno studio approfondito sul territorio ed ha elaborato la proposta, non serve nemmeno una nuova galleria per il pompaggio da Somplago a Verzegnis che potrebbe compromettere le sorgenti alimentanti gli acquedotti di Cesclans, Mena, Somplago, Interneppo e Bordano.

Non serve a questo punto neanche una discarica abbattendo i costi per Edipower, garantendo al tempo stesso un aumento degli utili.

Per i Comitati
Franceschino Barazzutti


domenica 20 maggio 2012

LETARE VIERTE di Pre Roberto Bertossi, bons. di Vençon, al DALAI LAMA in visite a Udin



“Torna a Udine, a quattro anni dalla sua precedente visita, Sua Santità Tenzin Gyatso, il XIV Dalai Lama. Martedì 22 e mercoledì 23 (maggio n.d.r.) sarà protagonista di tre incontri, due aperti al pubblico e il terzo rivolto agli studenti dell’Università. La massima autorità spirituale del buddismo tibetano ha accolto con entusiasmo l’invito rivoltogli, come nella precedente occasione, dal Centro Balducci di Zugliano e dal centro buddista Cian Ciub Cio Ling di Polava. Arriverà nel capoluogo friulano dopo avere toccato Klagenfurt e Salisburgo e prima di visitare Vienna”

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“Se o volês la pâs, rispietait lis minorancis, scomençant di
chês di cjase nestre”

pre Roberto Bertossi,
bons. di Vençon
Vicepresident di “GLESIE FURLANE”
dal sît internet
A metât di Mai, la vuide spirituâl dal Tibet e torne in Friûl a distance di 5 agns. Cun chest messaç scrit di pre Roberto Bertossi, bons. di Vençon, o fasìn un apel al Primi Nobel pe Pâs 1989.

Santitât,
nus onore vêlu ospit in cheste sô seconde visite in Friûl.
O cognossìn il so grant impegn pal popul tibetan, che al reclame i dirits fondamentâi de autonomie politiche e de libertât religjose.
O cognossìn la sô testemoneance di sorestant in esili, tignût lontan de sô patrie e de sô int.
O preseìn la sô assesi spirituâl cussì ben armonizade cu la sô ativitât publiche sul plan internazionâl pe justizie, pe dignitât e pe libertât dai popui tibiâts dai prepotents e pe pâs.

Cheste letare e je ispirade unichementri dal fat che, cjalant e considerant la storie passade, resinte e il presint dal nestri popul, il popul furlan, une etnie minoritarie intal stât talian, e lis vicendis dal so popul tibetan, o viodìn che tancj aspiets nus fasin someâ e nus unissin.

Inte storie passade, fin dal 1600 il Tibet al è stât guviernât dal Dalai Lama, riferiment spirituâl e politic unic.
Ancje il popul furlan dal 1077 fint al 1420 al à vude une uniche autoritât politiche e religjose intal Patriarcje di Aquilee.
Il popul tibetan tal 1957 al à pierdude la autonomie politiche e al è stât perseguitât pe sô fede religjose.

Ancje il nestri popul, dopo sei passât sot il paron venezian tal 1420, pierdint cussì la sô autonomie politiche, al à patît une ofese insopuartabil sul plan religjôs e spirituâl cu la injuste e prepotente sopression dal milenari Patriarcjât di Aquilee. E orepresint i furlans in Italie a saran no dome une etnie minoritarie, ma ancje “minorizade”, fintant che i lôr dirits naturâi – un par ducj: la pussibilitât di esprimisi inte lenghe dal cûr –, dome in teorie e su la cjarte ricognossûts, no deventaran adimplen praticabii e no vignaran metûts in opare, seti sul plan civîl che gleseastic.

Chestis vicendis storichis e chescj aspiets che a rivuardin il rispiet de dignitât umane nus fasin sintî solidaris e in sintonie cu la sô int dal Tibet tal reclamâ cence violence e prepotence ma in maniere ferme e decise i dirits naturâi di fonde di ogni persone e di ogni popul.

Lis stessis resons che nus fasin reclamâ la libertât, la justizie e la pâs par la sô patrie, tant lontane dal Friûl, nus fasin berlâ – e o voressin fâlu ancje cu la sô vôs – ai sorestans dal stât talian e a chei de nestre regjon: “se o volês la pâs, rispietait lis minorancis, scomençant di chês di cjase nestre”.

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A metà maggio, la guida spirituale del Tibet ritorna, dopo cinque anni, in Friuli. Con questo messaggio di don Roberto Bertossi, monsignore di Venzone, rivolgiamo un appello al Premio Nobel per la Pace 1989.

Santità,
siamo onorati di averla ospite in questa sua seconda visita in Friuli.
Conosciamo il suo grande impegno a favore del popolo tibetano, che rivendica i diritti fondamentali dell’autonomia politica e della libertà religiosa.
Conosciamo la sua testimonianza di capo di governo in esilio, allontanato dalla sua patria e dalla sua gente.
Apprezziamo la sua ascesi spirituale così ben armonizzata con la sua attività pubblica sul piano internazionale per la giustizia, per la dignità e libertà dei popoli oppressi dai prepotenti e per la pace.

Questa lettera è ispirata unicamente dal fatto che, guardando e considerando la storia passata, recente ed attuale del nostro popolo, il popolo friulano, un’etnia minoritaria nello stato italiano, e le vicende del suo popolo tibetano, vediamo che sono molti gli aspetti che si assomigliano e ci accomunano.

Nella storia passata, fin dal 1600 il Tibet è stato governato dal Dalai Lama, riferimento spirituale e politico unico.
Anche il popolo friulano dal 1077 al 1420 ha avuto un’unica autorità politica e religiosa nella figura del Patriarca di Aquileia.
Il popolo tibetano nel 1957 ha perso l’autonomia politica ed è stato perseguitato per la sua fede religiosa.

Anche il nostro popolo, dopo essere passato sotto il dominio veneziano nel 1420, perdendo così la sua autonomia politica, ha patito un’offesa insopportabile sul piano religioso e spirituale con l’ingiusta e prepotente soppressione del millenario Patriarcato di Aquileia. Ora i friulani in Italia saranno non solo un’etnia minoritaria, ma anche “minorizzata”, finché i loro diritti naturali – uno per tutti: la possibilità di esprimersi nella lingua del cuore –, riconosciuti solo teoricamente e sulla carta, non diventeranno pienamente praticabili e non saranno effettivamente attuati sul piano civile come su quello ecclesiastico.

Queste vicende storiche e questi aspetti che riguardano il rispetto della dignità umana ci fanno sentire solidali e in sintonia con la sua gente del Tibet nel reclamare senza violenza e prepotenza ma in maniera ferma e decisa i basilari diritti naturali di ogni persona e di ogni popolo.

Le stesse ragioni che ci fanno reclamare la libertà, la giustizia e la pace per la sua patria, tanto lontana dal Friuli, ci fanno urlare – e vorremmo farlo anche con la sua voce – ai governanti dello stato italiano e a quelli della nostra regione: se volete la pace, rispettate le minoranze, iniziando da quelle di casa nostra”.



venerdì 18 maggio 2012

JUDE "RADIO ONDE FURLANE" !


JUDE
RADIO ONDE FURLANE !



Intal to modul pe declarazion dai redits tu cjatarâs un ricuadri destinât aes Onlus.

Scrivilu al è sempliç:

Firmâ intal ricuadri dit: “Sostegno delle organizzazioni non lucrative di utilità sociale
Meti sot de tô firme il codiç fiscâl de Associazion Lenghis dal Drâc – Amîs di Onde Furlane.


 
Par cui nol à oblic di presentazion de declarazion dai redits, al bastarà, cence nissune cjame de bande dal contribuent, consegnâ a une bancje o a un ufici postâl la schede integrative pal 5 par mil contignude intal CUD in buste sierade di aplicâ la scrite “sielte pe destinazion dal 5 par mil de IRPEF“, cun indicazion di non, cognon e codiç fiscâl dal contribuent.




lunedì 14 maggio 2012

QUANTI APPETITI SUL FRIULI ! - di Alberto Fabris




QUANTI APPETITI

SUL FRIULI !

di
Alberto Fabris




Un assordante ed imbarazzato silenzio da parte dei politici nostrani fa da risonanza alle proposte del pordenonese Isidoro Gottardo, responsabile regionale del PDL, di riforma delle Autonomie locali.

La nuova provincia della Venezia Giulia che dovrebbe nascere dalla fusione della provincia di Gorizia con quella di Trieste ha scatenato gli appetiti dei soliti noti. Alcuni auspicano di inglobare in essa anche il mandamento di Cervignano del Friuli perché appartenente alla giurisdizione ecclesiastica della Diocesi di Gorizia, altri anche del mandamento di Cividale del Friuli e, i più laici, chiedono di comprendere i territori regionali dove vige il sistema tavolare, Tarvisiano compreso.

Far scomparire il Friuli è sempre stata l'aspirazione di taluni in nome dei martiri o dei patrioti o dell'economicità o dei traffici o dei commerci.

Non sono state registrate riserve da parte del tolmezzino e Pdl Tondo.

Quella di superare “improduttive parcelizzazioni e divisioni” non dispiace al Presidente della CCIAA di Udine e dell'Unioncamere Friuli-Vg, (Tolmezzino anche lui) che recentemente ad un molto opportuno intervento della Sig.ra Roberta Michieli ed in perfetta sintonia con i programmi dell'Assessore regionale ai trasporti e Commissario per l'emergenza in A4, ha caldamente sostenuto la necessità di puntare sullo “sviluppo di una portualità e di una logistica intercorrelata e integrata che abbiano come fulcro necessariamente Trieste”, perché, sostiene Da Pozzo, ”l'estensione regionale è piccola e ristretta per le nostre imprese che si trovano a competere con il mondo intero” e pertanto non giova all'impresa la “contrapposizione decisamente superata Friuli-Trieste” .

Insomma l'intrapresa dovrebbe sempre fare i conti con il criterio dell'estensione del territorio in cui operano. Se ne potrebbe dedurre che questa sia la ragione per cui la più grande impresa di Buttrio abbia deciso di effettuare investimenti produttivi all'estero.

Sempre secondo la stessa logica il passaggio di alcuni Comuni dalla Regione Emilia Romagna alle Marche avrebbe determinato, rendendo più piccola la Regione d'origine, la chiusura di uno storico stabilimento di Faenza ed il suo trasferimento in Serbia. L'intero territorio italiano potrebbe essere stato giudicato inadeguato, talmente modesto in estensione da spingere la più grande fabbrica italiana di automobili a dirottare investimenti, se pur solennemente promessi, verso altri continenti.

Eppure, a dispetto delle paventate difficoltà o penalizzazioni dovute alla ristrettezza territoriale, per il 2011 l'export di Trieste ha segnato un + 16,86% contro un +11,8% di Udine, un +8,93% di Pordenone e un -18,55% di Gorizia, contro una media nazionale dell'export dell'11% (dati della CCIAA di Udine).

Intanto il Governo ha autorizzato investimenti per 132 milioni di euro per la piattaforma logistica del porto di Trieste. Mi si permetta di dubitare fortemente che questi investimenti possano servire a rimettere in moto il mercato interno “pressoché fermo”, dato che i traffici provenienti dal nord per raggiungere l'agognato porto viaggeranno su rotaia e i più in autostrada sulla “Regione ponte” dispensando al Friuli solo un po' di inquinamento. Quello sì.

Il mercato interno forse segue altre logiche. Mi permetto anche di dubitare che i traffici da nord abbandonino gli attuali corridoi percorsi per raggiungere i porti di Capodistria e Fiume decisamente più competitivi del porto di Trieste (così come per la Svizzera il porto di Marsiglia costa meno di quello di Genova...).

Non sono un economista, ma a me pare che l'economia si muova liberamente e spregiudicatamente senza tener conto minimamente dei confini e le distanze intercontinentali degli stati e neanche del tipo di regime politico in vigore in certe aree, figuriamoci delle ripartizioni amministrative interne ad una Regione...

Se l'aggregazione alla nascitura provincia del mandamento di Cervignano del Friuli viene giustificata dall'appartenenza alla diocesi di Gorizia, allora perché Sappada, appartenente alla Arcidiocesi di Udine, e per giunta con il positivo e plebiscitario esito referendario, ancora attende, e noi con lei, il passaggio alla provincia di Udine? E il Comune di Cinto Caomaggiore che rivendicando una comune radice, ancora non è stato aggregato alla Provincia di Pordenone? Si tratta in ambo i casi di pronunciamenti democratici, che comporterebbero, seppur di poco, l'ampliamento dell'area regionale in perfetta aderenza agli auspici di ampliamenti territoriale palesati dal Presidente della CCIAA e dell'Unioncamente Regionale!!!

Con l'appendice che proprio le resistenze poste dalla Regione confinante dovrebbero essere rimosse perché non giovano a “superare divisioni che nulla hanno a che fare con la realtà dell'economia di oggi” ammesso, e qualche volta purtroppo non concesso, che la sovranità appartenga al popolo, come sta scritto nella Carta Costituzionale.

La sorte di Gorizia è nelle sue mani. Giova ancora ricordare che la sua adesione alla Assemblea delle Provincia Friulane, con attribuzioni istituzionali, garantirebbe la sua sopravvivenza e la sua peculiarità: ora rischia di essere cancellata ed assorbita da Trieste, in cambio di un paio di uffici per appagare le aspettative di qualche assessore comunale di Gorizia.

Ma nella stanza dei bottoni si giocano altre partite. La Fondazione Cassa di Risparmio di Trieste per vedersi garantito il raddoppio del suo peso in seno al Mediocredito del Friuli-V.G. non ha ancora versato la sua quota pari a 8 milioni di euro scaduta a novembre 2011. Per la ricapitalizzazione di Mediocredito, ordinata dagli ispettori della Banca d'Italia, sono già confluiti 30 milioni di euro dalla Regione per rinsanguare quelle esauste finanze. Da notare che il Presidente di Mediocredito e della Fondazione Cassa di Risparmio di Trieste sono la stessa persona: che si tratti di un conflitto di interessi?
In questo turbinio di idee scoordinate pare difficile calare e declinare l'affermazione di un giornalista direttore che il 1° aprile u.s. (!) così chiuse un suo intervento di esordio: “Perché non ci si deve distrarre in dispute, che pure sono vitali, su dove poggiano i confini del Friuli. Il Friuli è uno e indivisibile ma questa sola consapevolezza non può bastare a costruire il nostro futuro“.

Dai politici, imprenditori e finanzieri non sono ancora venute risposte serie.

Alberto Fabris – Osoppo
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Lettera pubblicata sul settimanale dell'Arcidiocesi di Udine, "La Vita Cattolica", giovedì 10 maggio 2012

venerdì 11 maggio 2012

NO, ALL'UNIONE MONTANA DELLA CARNIA !


NO
ALL’UNIONE MONTANA
DELLA CARNIA!

NO
ALLA LEGGE REGIONALE
14/2011 !

No all’Unione montana della Carnia. È una posizione chiara quella dei sacerdoti della forania di San Pietro in Carnia-Paluzza, che si dichiarano «contrari all’unanimità» alla legge regionale 14/2011 «Razionalizzazione e semplificazione dell’ordinamento locale in territorio montano. Istituzione delle Unioni dei comuni montani».
E «non perché non si debba pensare a una razionalizzazione e semplificazione dell’ordinamento degli enti locali», anzi. Ma «per il modo discriminatorio (non riguarda tutte le realtà regionali) e irrispettoso nei confronti dei cittadini delle zone montane (per un problema così vivo, importante, si doveva ricorrere a un referendum regionale)» con cui è stata fatta la legge (…)

LEGGI TUTTO L’ARTICOLO
SUL SITO INTERNET
DELL’ARCIDIOCESI DI UDINE
“LA VITA CATTOLICA”


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