domenica 30 dicembre 2018

"LAGO DI CAVAZZO: il bypass è un’opera che si deve fare”- Intervento dell'Ing. Dino Franzil


 
 
Lago di Cavazzo

(foto di Roberta Michieli)
 
 
RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO



Egregi Signori,
Vi invio l'allegato scritto dell'ing. Dino Franzil con viva preghiera di darne diffusione. Riveste particolare importanza in un momento in cui, a fronte del rafforzarsi della coscienza e della necessità della rinaturalizzazione del lago, consolidati interessi extraregionali vogliono far credere che sia lo scarico della centrale idroelettrica A2A di Somplago a garantire la sopravvivenza del lago, mentre è vero l'opposto: lo scarico con le acque gelide e fangose ha sconvolto il lago e lo trasformerà in una palude.
Ringraziando porgo i migliori Auguri di Buon Anno Nuovo.
Franceschino Barazzutti, per il Comitato Tutela Acque del Bacino Montano del Tagliamento

 

ORIGINE ED AUTONOMIA VITALE

DEL LAGO DI CAVAZZO

di 
Ing . Dino Franzil 
 

Membro del C.D.S.L. Comitato Difesa Sviluppo
del Lago tre Comuni

 

Dagli studi dei nostri geologi, fra cui M.Gortani ed F.Feruglio, risulta che, un tempo lontano, nella valle del Lago di Cavazzo, alias, Lago dei Tre Comuni, vi era il mare ed in seguito il Grande Lago della piana di Osoppo. Dalla fine del Tilaventino, ultima era glaciale di diecimila anni fa, il Tagliamento ha iniziato l’inghiaiamento di quel lago ed i torrente ”Leal e Palar”, in primis, coadiuvati dalle deiezioni delle montagne franose circostanti, chiusero il fondo valle. In seguito, il Palar trasportò ghiaia verso est formando la morena su cui posa Alesso e confinò il nostro Lago che visse fiorente fino alla costruzione della centrale idroeletrica a metà del secolo scorso. 

Le conseguenze di questo devastante impianto sono state evidenziate dai recenti studi, del sottoscritto, in “Lago-Energia-Ambiente” e dai rilievi dell’Istituto di Scienze Marine (ISMAR) di Bologna del Consiglio Nazionale Ricerche (C.N.R.).
 
Risulta che, per colpa della centrale idroelettrica di Somplago, che da oltre mezzo secolo scarica acque fredde e limose, il fango trasportato ha ricoperto abbondantemente il fondale seppellendo le alghe ed assieme al freddo ha fatto estinguere quasi totalmente la vita biologica lacustre ed anche quella ittica che un tempo era molto varia ed abbondante. Inoltre, è stato valutato che “il Lago scomparirà” tristemente in meno di cento anni, perché lo stesso fango lo riempirà e lo trasformerà in una palude attraversata da un canale

Deviando lo scarico della centrale, con tubi o galleria, il Lago non solo diventerà più caldo, ma riacquisterà anche la sua “antica autonomia vitale”, come ora dimostrerò analizzando i fattori che la determinano, ossia la piovosità, l’evaporazione e l’apporto idrico diretto.
 
I rilievi pluviometrici dicono che nella Valle del Lago, sui 21kmq del bacino imbrifero montano, negli ultimi decenni sono caduti in media 2800mm/anno d’acqua, equivalenti a 230/235mm/mese, e che mediamente è stata rilevata una temperatura di 16 C° ed un’umidità del 72%.
 
Ora, considerando la conformazione geologica del sito, si stima che il 25% dell’acqua piovana, filtrando, vada nelle falde freatiche e che i rimanenti 43 milioni di metri cubi/anno arrivino nel Lago in parte con veloce scorrimento superficiale, ed in parte lentamente attraverso le numerose sorgive del fondale ancora attive. A questi si aggiunge l’apporto diretto della pioggia sul bacino valutato di 3,25 milioni/mc anno.
 
Poi vi è anche il contributo continuo del rio Scjasazze, che con un minimo di 200 litri al secondo, versa almeno 6,3 milioni/mc anno. Allora, sommando, l’apporto complessivo nel Lago si aggira sui 52,5 milioni/mc anno, ma da questi occorre detrarre l’acqua di evaporazione.
 
Calcolandola con la formula di Vicentini per i piccoli laghi, dall’attuale superficie lacustre stimata di 1.115.000 mq, con una media termica dell’aria di 16 C° ed umidità del 72%, l’evaporazione asporta una quantità d’acqua prossima a 1,5 milioni/mc anno.
 
Quindi, arrotondando i valori, nel Lago arrivano, per statistica, non meno di 51 milioni/mc d’acqua/anno, ossia circa 140.000 mc/giorno.
 
Questo potrebbe portare ad un aumento di livello dell’acqua del Lago di ben 12,5 cm/giorno e, come un tempo, con le grandi piogge, “las montanas”, defluire nell’antico canale “Taj”. Oggi, ciò non può avvenire perché quest’acqua naturale è costretta a scaricarsi nell’emissario artificiale della centrale. Quindi, si può immaginare che il suo deflusso continuo sia come una roggia che trasporta 1,6 mc/sec. Non è poi tanto se la centrale scarica giornalmente ben 1.900.800 mc, ossia 22 mc/sec.
 
Inoltre, non bisogna dimenticare che, nel contributo d’apporto, non è stato considerato quello del “Palar”, difficile da valutare, ma continuo. L’acqua del torrente Palar, che scorre ad ovest in un letto ben 40m più in alto, passa sotto Alesso, filtra nella citata morena alluvionale ed alimenta il Lago con le famose sorgive di fondale chiamate “Busins” di forma circolare e conica, a me note sin dall’infanzia.
 
Infine, analizzando bene gli studi dei citati geologi si scopre che “il bacino del Lago” fa parte di quell’antico, profondo e ben più grande bacino che oggi configura le faglie freatiche.
 
Detto questo, si conclude che l’affermazione gratuita “Il Lago scompare se manca l’acqua di scarico della centrale”, fatta da noti personaggi locali, non può essere altro che una penosa bufala speculativa. Infatti, la “Scienza” afferma il contrario: “Il nostro Lago non si prosciugherà mai, a meno che non smetta di piovere ed anche avverte che se non verrà costruito un bypass per isolare la centrale, il bacino si trasformerà in una putrida palude in circa 95 anni!”. 

 Si deduce che il bypass è un’opera che “si deve fare”.

 Il Lago è un bene inestimabile da salvare, rendere fruibile e da tramandare sano! “Rinaturalizzarlo” è ritenuto un dovere per i governanti dabbene, ai quali, tale opera, non può non provocare uno stimolo morale per spingerli a porre rimedio, almeno in parte, ai noti ingenti disastri causati all’ambiente ed all’economia della Valle, da concessioni, progetti ed opere inique, che da più di mezzo secolo trasferiscono altrove le risorse locali e quelle del Friuli.
 

Ing. Dino Franzil

Membro del C.D.S.L. Comitato Difesa Sviluppo del Lago tre Comuni

Tarcento 28/12/2018
 
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mercoledì 26 dicembre 2018

L'ASSESSORE REGIONALE ALESSIA ROSOLEN DISCRIMINA E PENALIZZA I PARCHI SCIENTIFICI FRIULANI !


 
 
Regione Friuli-VG

PARCHI SCIENTIFICI E TECNOLOGI

"FRIULI INNOVAZIONE"

CRESCE

MA L'ASSESSORE REGIONALE ROSOLEN

RICONOSCE SOLO SCIENCE PARK!!

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dal quotidiano IL MATTINO di Padova 

20 dicembre 2018
 
 
 Friuli Innovazione,
più che positivo il bilancio 2018
 
Le previsioni per il prossimo anno sono di un fatturato che sfiorerà i 3 milioni di ricavi, raddoppiati i progetti europei, nuova strategia e team in crescita.


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ma per la "super-triestinissima" assessore regionale Alessia Rosolen, Giunta regionale del Friuli–Venezia Giulia, Presidente Massimiliano Fedriga, l'INNOVAZIONE dev'essere un FEUDO TRIESTINO!!
 
 
 
Dal sito del Gruppo Consiliare
 "Patto per l'Autonomia" 

 

Il Friuli tagliato fuori

dalle scelte

della Giunta Fedriga 

 

https://www.pattoperlautonomia.eu/notizie/9-gruppo-consiliare/252-il-friuli-tagliato-fuori-dalle-scelte-della-giunta-fedriga

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P.S  Agrusti (Pn), questa volta protesterà o resterà zitto come risulta fare sempre quando ad essere favorita è Trieste?

Leggi anche:

http://comitat-friul.blogspot.com/2018/01/friuli-innovazione-protagonista_29.html

La Redazione del Blog


domenica 16 dicembre 2018

POLITICA REGIONALE: LA SINDROME DEL "NON A UDINE!"


 

 
 
Comitât pe Autonomie e pal Rilanç dal Friûl


Comunicato stampa

16 dicembre 2018
 
 
 
"Non a Udine"

Tra piazza Unità e piazza Oberdan, a Trieste, nei palazzi della politica che conta, c'è un virus che colpisce indistintamente tutti: è la sindrome del “non a Udine”.
A Udine arriveranno contributi per risistemare un museo o una piazza ma evidentemente non si possono proporre investimenti nel campo della ricerca, innovazione, logistica, ovvero nei settori fondamentali per la crescita del manifatturiero regionale. Quello della piccola e media industria, centrata sull'asse Udine - Pordenone ovviamente, poiché sia Fincantieri a Monfalcone e Electrolux a Pordenone hanno dimensioni tali che fanno da soli.
Qualunque imprenditore o politico non colpito dalla sindrome “non a Udine” centrerebbe gli istituti di ricerca e innovazione in area baricentrica rispetto alla stragrande maggioranza delle imprese, collegata con il mondo imprenditoriale, facilmente raggiungibile da ogni parte del territorio, in particolare di quello montano, ma il “non a Udine” e nemmeno nelle vicinanze, imperversa e quindi Area Science Park di Trieste da centro di ricerca puro creato con i fondi del terremoto del Friuli del 1976 diventerà Fondazione che servirà a gestire i progetti complessi per la valorizzazione della ricerca, il trasferimento tecnologico e lo sviluppo dell'innovazione, con funzione anche di coordinamento degli altri attori del sistema regionale scientifico e dell'innovazione ridimensionando il ruolo dei Centri scientifici del Friuli, per altro da sempre trascurati e sotto finanziati.

Intanto a Udine si parla di tram e musei: bello, ma il futuro dov'è?

"Non a Udine" ?


Comitato per l'Autonomia e il Rilancio del Friuli
il presidente
Paolo Fontanelli
 
 

venerdì 14 dicembre 2018

Friuli-VG: gastronomia regionale - la "VERA" jota non esiste!


Friuli- VG
Gastronomia regionale
 

"JOTA: QUANDO LA PAROLA

SI FA MINESTRA"

LA “VERA” JOTA

NON ESISTE!!

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Dallo splendido e documentatissimo saggio di Enos Costantini pubblicato sulla rivista edita dalla Regione Friuli-Venezia Giulia “TiereFurlane/Terra Friulana” 5 - Anno 2 Numero 2 del giugno 2010 da pagina 67 a pagina 72:

JOTA: QUANDO LA PAROLA SI FA MINESTRA”

Dalla Carnia all'Istria, da cibo per i poveri a emblema di una grande città

La prima attestazione della Jota in Friuli risale al 1432: nei cividalesi quaderni dei Battuti di quell'anno possiamo leggere fa uno buino iottho “fare una buona jota”. La -o finale non desti meraviglia: nel cividalese dell'epoca le parole femminili si chiudevano con questa vocale, esattamente come ancora succede a Rigolato (…).

L'aspetto geografico

La jota è, o era, nota da Collina di Forni Avoltri fino a Rijeka/Fiume. Per l'uomo della strada si tratta, ora, di un cibo caratteristico soprattutto della Carnia e di Trieste. In realtà era di tutto il Friuli e di tutta l'Istria. (…)

L'aspetto linguistico

Il nome sembra friulano, e a questa lingua viene assegnato dal Rosamani nel suo Vocabolario giuliano, e ad essa rimanda il Pinguentini nel Nuovo Dizionario del Dialetto triestino (…) . La parola in questione passò, quindi, dal friulano al veneto coloniale, e non fu certo l'unica. Passò pure allo sloveno (…). L'origine della jota, insomma è molto lontana. E' chiaro che la parola celtica è passata al latino ed è continuata nel friulano (…).

L'aspetto culinario

Le divagazioni geografiche e linguistiche di cui sopra ci portano a concludere che non si può parlare di una paternità della jota, né si può dire quella che è la “vera jota. (…). Quando alla jota “vera” non esiste; tutte le jota sono vere (…): Se guardiamo la ricetta della jota triestina “classica” non vi vediamo grosse differenze con la ricetta della jota istriana: si tratta sempre di fagioli, patate, capucci garbi (crauti), costine di maiale....(...). E non è molto diversa dalla jota goriziana o da certe jote carniche. (…)

LEGGI TUTTO IL SAGGIO

da pagina 67 a pagina 72
 

……………
 
 
BUON APPETITO
 
con la minestra "Jota",
comunque sia cucinata!

E complimenti all'autore del saggio, Enos Costantini, per averci raccontanto la storia di questa antichissima minestra, nata povera e senza padri, con una grande ed esauriente chiarezza espositiva e per la grande mole di documenti presentati nel suo saggio.
 
La Redazione del blog 

lunedì 10 dicembre 2018

GLI APPETITI DI TRIESTE E LA CANCELLAZIONE DEL FRIULI ORIENTALE


Comitato per l'autonomia
e il rilancio del Friuli

COMUNICATO STAMPA

10 dicembre 2018


Gli appetiti di Trieste
 
e la cancellazione del Friuli orientale


Isontino Giuliana: si chiamerà così l'azienda sanitaria che si occuperà della salute delle ex-province di Trieste e Gorizia.
 
Prossimamente si chiamerà così, crediamo, anche l'ATER mentre già l'aeroporto di Ronchi è diventato “di Trieste”.
 
L'on. Saro, in una recente intervista, parla giustamente della disgregazione del FRIULI-VG per l'abolizione delle province e della crisi (economica ed istituzionale) della Regione. Analisi sicuramente condivisibile, questo Comitato ha denunciato più volte lo spezzatino che si stava compiendo ma con una differenza: lo spezzatino è stato fatto sul Friuli (dal Timavo al Livenza) e non su Trieste la cui UTI è esattamente identica alla vecchia Provincia. Avevamo detto che le UTI erano funzionali a potenziare il ruolo della capitale a scapito delle strutture amministrative del Friuli ma lungo l'Isonzo, allora, nessuno ha voluto prestare attenzione, e poco anche dalle parti del Tagliamento.

Solo adesso Ziberna e Cisint protestano, ma con quali proposte?
 
Sembra molto improbabile un ritorno alle vecchie province, l'allargamento delle ATER, Azienda Sanitaria, Ente Porto ecc. da Trieste su Gorizia e Monfalcone (per non parlare del collegio elettorale) è troppo importante per la capitale e per i suoi appetiti, mentre l'uso sistematico, ossessivo, antistorico e fraudolento del termine Isontino al posto di Friuli orientale, è servito a creare una barriera mentale a ovest, verso quel Friuli policentrico che rappresenterebbe l'unica soluzione amministrativa funzionale a Monfalcone, porto del Friuli, ed a Gorizia a cui sarebbe evitato il vassallaggio e la funzione di “donatrice di sangue” verso Trieste.
 
Certo bisognerebbe ripescare la proposta delle due aree autonome, Friuli e Trieste, come bisognerebbe rinegoziare competenze e risorse da Roma. Per ora vediamo solo il proseguire di un piccolo gioco a Risiko locale dalla capitale a danno di pezzi del Friuli.

Nota: per i molti consiglieri regionali che hanno giurato in friulano: si poteva fare almeno un emendamento per chiamare l'azienda sanitaria Trieste-Friuli orientale.

per il “Comitato per l'autonomia e il rilancio del Friuli” 
Il Presidente
Paolo Fontanelli   

 

sabato 8 dicembre 2018

PromoTurismoFVG cancella il FRIULI!


 
PromoTurismoFVG

cancella il FRIULI!!

Nel mentre verrà proposto un brand turistico esclusivo per la città di Trieste, il Friuli con la "sua" identità, la "sua" storia, la "sua" particolare cultura, le "sue" lingue, i "suoi" vini conosciuti in tutto il mondo, il "suo" ricco patrimonio agroalimentare, il "suo" grandissimo patrimonio storico e turistico (castelli, città d'arte, ecc.), la "sua" squadra di calcio in serie A, l'Udinese calcio, diventa tutto FVG!

E lo stadio di calcio in cui gioca l'Udinese si chiama "Stadio Friuli" e non "Dacia Arena"!

BASTA CANCELLARE
IL FRIULI!!

Si crei un brand esclusivo anche
per il Friuli!!
 

E  si utilizzi  nei  messaggi  promozionali   turistici anche la lingua friulana: è un diritto delle minoranze linguistiche sancito dalla legge 482/99 e da trattati internazionali europei ratificati anche dall'Italia.

O forse PromoTurismoFVG non lo sa che i friulani sono minoranza linguistica riconosciuta e tutelata dalla Repubblica italiana ai sensi dell'art. 6 della Costituzione italiana?
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venerdì 7 dicembre 2018

TRIESTE VUOLE ALLARGARE IL SUO MINI GIARDINO? NESSUN PROBLEMA AD ACCONTENTARLA! PAROLA DI MASSIMILIANO FEDRIGA.


TRIESTE

VUOLE ALLARGARE

IL SUO MINI GIARDINO?

NESSUN PROBLEMA!


LA GIUNTA REGIONALE LE REGALA

IL FRIULI ORIENTALE

(LA EX-PROVINCIA DI GORIZIA)!!!



IN COMUNE DI GORIZIA ABBIAMO 25 COMUNI IN TUTTO

così suddivisi sulla base della presenza delle minoranze linguistiche friulana e slovena:

Comuni di lingua friulana in Provincia di Gorizia: 15 Comuni

PROVINCIA DI GORIZIA

Capriva del Friuli, Cormons, Dolegna del Collio, Farra d'Isonzo, Gorizia, Gradisca d'Isonzo, Mariano del Friuli, Medea, Monfalcone, Moraro, Mossa, Romans d'Isonzo, Sagrado, San Lorenzo Isontino, Villesse.

Denominazione in lingua friulana

Caprive, Cormons, Dolegne dal Cuei, Fare, Gurize, Gardiscje, Marian, Migjee, Monfalcon, Morâr, Mosse, Romans dal Lusinç, Segrât, Sant Lurinç dal Lusinç, Vilès.

Fonte: Regione autonoma Friuli-VG



Comuni di lingua slovena in Provincia di Gorizia: 8 Comuni

PROVINCIA DI GORIZIA

GORIZIA - Gorica

CORMONS - Krmin

DOBERDO' DEL LAGO - Doberdob

MONFALCONE - Tržič

RONCHI DEI LEGIONARI - Ronke

S. FLORIANO DEL COLLIO - Števerjan

SAVOGNA D'ISONZO - Sovodnje

SAGRADO – Zagraj

(Nomi in lingua italiana e in lingua slovena

Fonte: Regione autonoma Friuli-VG


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CORTESE ATTENZIONE
PRESIDENTE MASSIMILIANO FEDRIGA
E CONSIGLIERI REGIONALI 

1) Qualcuno ha chiesto ai cittadini della Provincia di Gorizia ( dati ISTAT al 30 settembre 2017: 139.346 abitanti)  se sono d'accordo nella cancellazione della storica ex-Contea di Gorizia e del  Friuli goriziano per FUSIONE nella città di Trieste (dati al 31.12.2017: 204.338 abitanti), città che con i suoi 200 mila abitanti farà il bello e il cattivo tempo nella nuova area amministrativa?

2) E il divieto -  sottoscritto anche dall'Italia - di annacquare le minoranze linguistiche in aree amministrative più ampie?

Con questa fusione con Trieste, la minoranza linguistica friulana, ora consistente nella provincia di Gorizia, viene marginalizzata e diventa irrisoria la sua presenza nella nuova area amministrativa "TRIESTINA"   proposta dalla Giunta Fedriga. Oltre tutto è notorio il pesantissimo  orientamento FRIULANOFOBICO della città di Trieste.
 

CHI LO PROPONE (On.le Saro e il suo movimento politico, la Giunta regionale di Massimiliano Fedriga) LO SA CHE TRATTATI INTERNAZIONALI DELL'UNIONE EUROPEA DI TUTELA DELLE MINORANZE LINGUISTICHE, RATIFICATI ANCHE DALLO STATO ITALIANO, LO PROIBISCONO?
 
 
O NON GLIENE IMPORTA
UN BEL NIENTE?
 



lunedì 3 dicembre 2018

48° PALIO TEATRALE STUDENTESCO "CITTA' DI UDINE"

 
 


RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO
 
TEATRO CLUB UDINE
Con il sostegno di
REGIONE AUTONOMA FVG – COMUNE DI UDINE – FONDAZIONE FRIULI – SOCIETA’ FILOLOGICA FRIULANA – ENTE REGIONALE TEATRALE DEL FVG – BANCATER
 
e la collaborazione di
TEATRO NUOVO GIOVANNI DA UDINE – MESSAGGERO VENETO SCUOLA  – COMPAGNIA AREAREA – ASSOCIAZIONE MATEARIUM – CIRCOLO ARCI CCFT – ARTEVENTI – CIVICA ACCADEMIA DI ARTE DRAMMATICA NICO PEPE – VICINO/LONTANO – COMPAGNIA ECO DI FONDO – COMPAGNIA GIANTEATRO – TSU TEATRO SOSTA URBANA – ASSOCIAZIONE CULTURALE BLUD – EFFE RADIO
 
presenta il
 

48° PALIO TEATRALE STUDENTESCO ‘CITTA’ DI UDINE’

DEDICATO AD ANGELA FELICE, RODOLFO CASTIGLIONE, CIRO NIGRIS
UDINE – 27 APRILE / 28 MAGGIO 2019
TEATRO PALAMOSTRE
 
Il Palio Teatrale Studentesco è la più antica manifestazione teatrale cittadina. Esiste da prima che fosse costruito il Teatro Nuovo Giovanni da Udine, da prima che molte delle strutture udinesi che oggi si muovono a livello regionale e nazionale fossero fondate. Da prima. Possiamo dire che dal Palio ha preso avvio tutta la cultura teatrale cittadina di oggi? Forse sì, possiamo dirlo. Il Palio Teatrale ha ‘cambiato la vita’ a decine di giovani friulani e friulane che sul palcoscenico del Palio hanno mosso i primi passi della loro vita di artisti e artiste, (attori, attrici, registi e registe, sceneggiatori e sceneggiatrici, certo), ma non solo, anche di direttori di scuole e di compagnie, organizzatori teatrali, tecnici, operatori della cultura. Persone che nella cultura udinese e friulana ancora operano, rappresentando l’ossatura della civiltà culturale cittadina. (…)
Di seguito le prossime date per i laboratori teatrali dedicati ai ragazzi del Palio Teatrale Studentesco
 
LABORATORIO INTRODUTTIVO
sabato 24 novembre, 1, 15, 22 dicembre,
ore 15.00/17.30
con Aida Talliente e Ornella Luppi,
Teatro Nuovo Giovanni da Udine
 
LABORATORI TEATRALI LINGUA FRIULANA
27, 28 e 29 dicembre, ore 10.30/13.00
con Carlo Tolazzi,
Società Filologica Friulana, via Manin 18 (UD)
3, 4 e 5 gennaio ore 14.30/17.00
con Marta Riservato,
Società Filologica Friulana, via Manin 18 (UD)
 
LABORATORIO SULLO STUDIO DELLO SPAZIO
dall’11 gennaio, ore 14/15.30
ogni venerdì con Arearea,
Lo Studio, via Fabio di Maniago 15 (UD)

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